venerdì 15 aprile 2011

Controlli e finzioni

Sempre più spesso al GCR viene chiesto se intende far parte di un comitato di controllo del costruendo inceneritore.
Come è possibile far parte di un comitato di controllo di un progetto completamente sbagliato, sotto tutti gli aspetti? Questa è la domanda che come Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse ci stiamo ponendo.



L’elenco dei motivi per cui non intraprendere la soluzione incenerimento, costruendo un impianto insalubre che peggiorerà di molto lo stato già grave del nostro ambiente è lungo.
Gli inceneritori pongono un rischio ambientale: le sostanze contaminanti emesse per via diretta o indiretta inquinano l’aria, il suolo e le falde acquifere.
Nonostante i moderni sistemi di abbattimento degli inquinanti riescano a limitare ma non abbattere completamente le dispersioni atmosferiche, molto spesso gli stessi inquinanti si ritrovano rilasciati in forma solida. La natura della maggior parte degli inquinanti emessi è tale da porre problemi anche a bassa concentrazione e la loro caratteristica di resistenza alla degradazione naturale ne determina un progressivo accumulo nell’ambiente.
Gli inceneritori pongono un rischio sanitario. Molti degli inquinanti emessi come le diossine e i furani sono composti cancerogeni e altamente tossici. L’esposizione al cadmio può provocare patologie polmonari ed indurre tumori all’apparato urinario e ai polmoni. Il mercurio è dannoso al sistema nervoso centrale ed è riconosciuto come possibile cancerogeno.
Gli inceneritori non eliminano il problema delle discariche. Nonostante la diminuzione di volume dei rifiuti prodotti, il destino delle ceneri e di altri rifiuti tossici prodotti da un inceneritore è comunque lo smaltimento in discarica per rifiuti speciali, ulteriori impianti costosi e pericolosi.
Gli inceneritori non risolvono le emergenze. La costruzione di un impianto di incenerimento richiede diversi anni di lavoro (almeno 4-6 anni) e pertanto non può essere considerato una soluzione all’emergenza rifiuti.
Gli inceneritori richiedono ingenti investimenti economici. Sono impianti altamente costosi, a bassa efficienza, che necessitano di un apporto di rifiuti continuo, in netta opposizione ad ogni intervento di prevenzione della loro produzione e riduzione del residuo.
Gli inceneritori disincentivano la raccolta differenziata. I due sistemi (raccolta differenziata e inceneritori) si fanno la guerra tra di loro, puntano entrambi ai materiali nobili, carta, plastica, A Brescia, dopo 10 anni di inceneritore, la Rd è sotto il 40%.
Gli inceneritori non creano occupazione. La costruzione e l’esercizio di un impianto determina un livello occupazionale inferiore al personale impiegato nelle industrie del riciclaggio dei materiali pubbliche e private che potrebbe offrire dai 200.000 ai 400.000 posti di lavoro nell’Unione europea. Per ogni occupato all'inceneritore se ne creano 15 nella raccolta differenziata domiciliare.
Gli inceneritori non garantiscono un alto recupero energetico. Il risparmio di energia che si ottiene dal riciclare più volte un materiale o un bene di consumo è molto superiore all’energia prodotta dalla combustione dei rifiuti.
Già in partenza il progetto di controllo degli inquinanti emessi dall’inceneritore di Parma è assolutamente inadeguato, nonostante l’enfasi utilizzata nel presentarlo.
Il problema non è solo nella verifica dell'aria che uscirà dal camino, ma è fondamentale attuare un piano di monitoraggio anche sulle matrici animali, suoli e su sangue umano prima dell'accensione e poi a distanza di un anno e a due anni dall'accensione del forno, su un campione rappresentativo della comunità, raffrontato ad un punto bianco (lontano da emissioni nocive).
Il Gcr continua la sua battaglia per spegnere l'impianto anche prima che lo si accenda, lo farà come associazione di cittadini, come lo hanno fatto a Pietrasanta, dove sono riusciti a mettere i sigilli ad un impianto simile a quello di Parma, ma molto pericoloso, nonostante tutte le rassicurazioni che erano state date a suo tempo dagli organi competenti.
L’impianto di Pietrasanta, uno dei tanti sequestrati in Italia, era stato rinnovato secondo le così tanto acclamate B.A.T. (Best Available Technologies) solo nel 2007, ricevendo anche la certificazione in accordo con la norma di riferimento MSR 1999:2 pubblicata da Swedish Environmental Management Council, è stato chiuso per sversamento di diossine (14 volte oltre i limiti di legge) solo 1 anno dopo la segnalazione.
Parma deve cambiare strategia, fare una svolta positiva per dare una speranza di futuro ai suoi concittadini.
Abbandonare la finzione e guardare in faccia alla realtà.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 15 aprile 2011
-387 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+319 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Nessun commento:

Posta un commento