mercoledì 4 agosto 2010

Al fuoco, brucia l'inceneritore

Un enorme incendio -con colonne di fumo nero visibili in tutto il sud di Parigi- è divampato mercoledì sera presso l'inceneritore dismesso di Issy-les-Molineaux, alle porte della capitale francese. L'allerta è scattata verso le 19 quando 29 automezzi anti-incendio sono stati inviati sul posto con 96 pompieri. Il bilancio dei danni ancora non è certo e le fiamme dopo una notte di intervento sono state domato. Gli abitanti segnalano una enorme nube nera che per ore è fuoriuscita dall'inceneritore e che ha reso l'aria irrespirabile. In tutta la zona vicina all'impianto i cittadini sono stati invitati a rimanere nelle proprie case ed a non aprire le finestre nel timore di una contaminazione. Non si conoscono infatti ancora i risultati delle analisi sul fume acre che si è sprigionato dall'impianto. Nel novembre scorso, l'oncologo francese Dominique Belpomme, parlando del nuovo inceneritore di Issy, lo aveva definito “un vero e proprio scandalo sanitario”.
Gli inceneritori, industrie insalubri di classe prima, sono del resto anche dalla normativa considerati impianti pericolosi che non possono essere costruiti in zone ad alta vocazione agricola dove sono presenti marchi Dop e Igp di particolare pregio.
Non si capisce allora come mai sia stato individuata una zona del territorio di Parma vocata all'agricoltura come luogo di costruzione del nuovo impianto di incenerimento. Nonostante oggi ci siano alternative valide e meno costose alla distruzione di materie prime come causa l'inceneritore, ancora si persegue nella strada del passato, non prendendo in considerazioni i danni anche di immagine che potrebbe subire la food valley e il comparto agro alimentare che vanta 7500 aziende
agricole, 1400 aziende con quindicimila addetti, 850 imprese di impiantistica con 8500 addetti.
Sul caso di Issy ecco il link al video: www.tinyurl.com/incendioissy

Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse
Parma, 19 marzo 2010
-779 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fermarlo!

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