8
piccoli inceneritori in provincia di Parma
Nella
nostra montagna le centrali termiche, costruite o approvate ed in
costruzione, sono ormai 8.
Milioni
di euro di fondi FAS, di finanziamenti Regionali, di finanziamenti
Provinciali e di debiti, contratti dai comuni stessi, sono andati ad
alimentare l'industria dei combustori e dei cogeneratori,
senza
creare alcun posto di lavoro in montagna e senza contribuire a
ricostruirvi un tessuto economico.
Soldi
sottratti alla ristrutturazione dei borghi per il risparmio
energetico, unico vero volano di lavoro per la ripresa dell'edilizia
e del turismo.
Gli
amministratori sostengono che una centrale termica a cippato inquina
meno di tante stufe, in quanto la combustione è ottimizzata e i fumi
vengono trattati prima di essere emessi in atmosfera.
Non
è vero.
Forse
lo era per vecchie stufe e camini aperti, ma in montagna oggi si
usano stufe a pellet o miste pellet-legna di moderna concezione e
basse emissioni.
Una
stufa a pellet da 20Kw di potenza costa 1900 euro, detraibili dalle
tasse al 55% e scalda 150 m2 con poco più di 1000 euro in un anno.
Si
chieda al comune di Palanzano che, dopo aver provato il cippato,
nella centrale (700 Kw di potenza) è passato a bruciare pellet per
non avere le emissioni e i quantitativi di cenere di prima.
Non
si dice che, mentre il combustibile delle stufe in montagna è legna
stagionata due anni, quello della centrale termica è cippato fresco
di sfalci di bosco.
Il
cippato, che appena tagliato ha un'umidità del 50-60%, viene
commercializzato fresco con umidità del 35-40% (potere calorifico
indicativo di 2.500 kcal/kg, corrispondenti a 2 Kw/Kg, e con un
elevato tenore di corteccia perché da cippatura di ramaglie o di
piante di piccola taglia. Paradossalmente dà meno cenere ed
inquinanti la stufa che non la centrale, la quale arriva fino al 3%
di ceneri pesanti.
Non
si dice, altresì, che quel tipo di centrali termiche (fino ad 1 Mw)
hanno come unico sistema di filtraggio il multiciclone, che abbatte
solo la fuliggine, cioè la cenere volante, quella più leggera, ma
non gli inquinanti.
Lo stesso Francescato, direttore di
AIEL (azienda italiana energia dal legno) afferma che nel caso di
impiego di pellet e legna idonei, pellet di qualità certificata e
legna con contenuto idrico
maggiore del 20%, cioè legna
stagionata due anni, l'emissione di particolato si attesta su circa
45 mg/Nm3.
Mentre col solo multiciclone si hanno
emissioni effettive di polveri tra i 75 e i 150 mg/Nm3.
Questo perché, in pratica, tali
centrali termiche non hanno un sistema di depurazione fumi.
Il multiciclone di cui sono dotate, per
intenderci, non abbatte neanche i PM 10.
Ci sarebbe bisogno di un filtro a
maniche o ancor meglio di un filtro elettrostatico, capace di
abbattere polveri fino ai PM 2,5.
Mentre
col solo multiciclone si hanno emissioni effettive di polveri tra i
75 e i 150 mg/Nm3.
Questo
perché, in pratica, tali centrali termiche non hanno un sistema di
depurazione fumi.
Il
multiciclone di cui sono dotate, per intenderci, non abbatte neanche
i PM 10.
Ci
sarebbe bisogno di un filtro a maniche o ancor meglio di un filtro
elettrostatico, capace di abbattere polveri fino ai PM 2,5.
Ma
le PM 1 e quelle ancora più fini non le abbatte nessun filtro.
Le
emissioni di elevate quantità di polveri ultra sottili sono il
principale problema dei biocombustibili solidi.
Ma
una volta che una centrale termica sopra i 500 Kw di potenza è
impiantata è difficile che un'amministrazione non le applichi una
turbina per produrre elettricità ed intascare gli incentivi.
Gli
incentivi sono commisurati ai kWh elettrici prodotti e questo
criterio – valido per gli impianti eolici, fotovoltaici, idraulici
– è inadeguato e controproducente nel caso delle biomasse.
Perché
le biomasse non sono solo energia grezza trasformabile in
elettricità, come quella del vento, ma sono la totalità delle
sostanze vegetali, con infiniti usi e funzioni, sempre con ricadute
energetiche ed ambientali.
Qualche
amministratore gioca sulla convinzione sballata che la combustione
della legna provochi solo l'emissione di vapore acqueo e poco altro.
Sbagliato.
La
combustione di biomasse legnose provoca emissioni di vapore acqueo e
CO2, ma soprattutto di sostanze pericolose come monossido di carbonio
(tossico), ossidi di azoto (tossici, irritanti) idrocarburi
(cancerogeni), e particolato (le poveri a diversa granulometria)
composto fondamentalmente da metalli e residui inorganici che
adsorbono e trasportano diossine e furani.
I
metalli ambientalmente più pericolosi (piombo, zinco, cadmio)
finiscono nelle ceneri volanti e sono maggiori nelle ceneri di
corteccia.
Per
poter essere usato come fertilizzante, il contenuto di metalli
pesanti non deve oltrepassare certi valori della cenere derivante
dalla combustione di legna allo stato naturale. La cenere raccolta
nei cicloni di impianti funzionanti con cippato di legna già supera
i limiti indicati e non può essere utilizzata come ammendante.
La
legna, nella categoria «biomasse», è stata inclusa nella lista Ue
di energie rinnovabili a bassa emissione di Co2 presumendo che la Co2
prodotta dalla sua combustione sia compensata dalla Co2 catturata
dagli alberi cresciuti al posto di quelli tagliati.
In
realtà bruciare la legna è a basse emissioni di CO2 solo a certe
condizioni, a seconda della velocità di crescita degli alberi.
Ma
la pubblicistica scientifica del settore forestale afferma che un
bosco ceduo sottoposto a taglio recupera la stessa capacità di
catturare CO2 precedente il taglio solo dopo circa tre anni.
Secondo
l'Agenzia europea per l'ambiente, supporre «che la combustione di
biomasse sarebbe intrinsecamente a emissioni zero ignora il fatto che
usare il terreno per produrre piante per l'energia significa che
questo terreno non sta producendo le piante per altri scopi, compresa
la
cattura
di Co2».
L'Ue,
con le centrali a legna, ha creato un incentivo che costa molto,
probabilmente non riduce le emissioni e non stimola neppure
l'adozione di nuove tecnologie energetiche.
Perché
allora nella nostra provincia ed in tutto l'Appennino Tosco-Emiliano
stanno sorgendo come funghi centrali termiche a cippato?
Il
motivo è semplice: una volta impiantate le centrali, le
amministrazioni si chiederanno perché non utilizzarle anche per
produrre elettricità ed intascare incentivi, come ha già fatto il
comune di Monchio.
Ci
racconteranno che visto che ormai ci sono, varrà la pena farci un
po' di soldi anche se,
visto
il ridicolo rendimento (a Monchio è del 10%, detto dal sindaco),
occorrerà bruciarne dieci volte tanto e tagliare ancor più i
boschi, già rimaneggiati dalla speculazione sulla legna da ardere.
Questo
il progetto per il futuro che ci prospettano amministrazioni e
governo: produrre elettricità bruciando i boschi.
Peccato
che le ceneri non si mangino né si respirino.
Giuliano
Serioli
Rete
Ambiente Parma
7
novembre 2013
comitato
pro
valparma
-
comitato
ecologicamente
-
comitato
rubbiano
per
la
vita
-
comitato
cave
all’amianto
no
grazie
-
associazione
gestione
corretta
rifiuti
e
risorse
– no
cava
le
predelle
–
associazione
per
l'informazione
ambientale
a
san
secondo
parmense
comitato
associazione
giarola
e
vaestano
per
il
territorio