sabato 24 agosto 2013

A Casalmaggiore l'ecofiera a misura di bambino

Il 7 e 8 settembre in riva al Po l'ambiente è protagonista

Una fiera studiata a misura di bambino, ma con tanti eventi ed iniziative anche per i più grandi.


Il 7 e 8 Settembre 2013 a Casalmaggiore, Cremona, presso il Parco della Posta si terrà la seconda edizione dell'"Ecofiera Oglio Po", manifestazione organizzata dal Gasalasco Oglio Po, Associazione Gruppo di Acquisto Solidale, formato da circa 200 famiglie, che opera tra le province di Mantova e Cremona.
La manifestazione, patrocinata dal Comune e dalla ProLoco di Casalmaggiore, dal Gal Oglio Po Terre d'Acqua e, da quest'anno, entrata a far parte delle manifestazioni direttamente pubblicizzate e promosse da Regione Lombardia, comprenderà una parte espositiva con stand suddivisi per tematiche: cibo biologico a Km zero, tessile e calzature sostenibili, mobilità ciclabile, commercio Equo e Solidale, editoria Green e di settore, Movimenti e Associazioni. I Bambini: per loro la parte più importante studiata ad hoc per la fiera.
Numerosissimi i Giochi e i Laboratori tra cui una Falegnameria all’aperto di Gino Chabod di Aosta,
Ludobus con giochi in legno tradizionali e trottole con l’Associazione Il Tarlo, Riciclo di materiali con la Ludoteca Comunale l’Isola che non c’era, Ri-giocattoli e Degustazione dell’acqua con Chiara Storci, Lanterne artigianali con Elisa Zanacchi.
Laboratori per sperimentare e per giocare con intelligenza. Anche gli adulti avranno a loro disposizione Laboratori di Scartoria, Tessitura manuale, Pasta madre, Cosmesi e Detergenza Bio. Nell'Anfiteatro all'interno del Parco della Posta si terranno, nella due giorni dedicata all'Ambiente ed alla promozione di una Nuova Economia Sostenibile, sei Dibattiti: Nessuno lo farà al posto tuo: Partecipazione, Transizione e Mobilità ciclabile; un nuovo modello di agricoltura contadina: la Via Campesina incontra Salviamo il Paesaggio; Viaggio (in camper) nell’Italia che stà cambiando; Organizzare il futuro, Città e Paesi in Decrescita Felice; Dieci passi per zero rifiuti; E’ l’ora della Finanza etica?
Due le presentazioni dei progetti del gruppo Gasalasco: Guerrilla Parking, recupero dei parchi pubblici dal degrado; Ogliopopartecipa, democrazia e partecipazione dal basso. Fra i Relatori di importanza nazionale spicca la presenza di Maurizio Pallante, Presidente del Movimento Decrescita Felice, ed Alessio Ciacci, Uomo Ambiente Italia 2012.
Saranno inoltre presenti: Marco Boschini, responsabile Associazione Comuni Virtuosi, Stefano Stortone, esperto di bilanci partecipativi, Michele Ferrari, responsabile dell'Ufficio Biciclette del comune di Ferrara, Francesco Benciolini, responsabile di associazione Rurale Italiana e Via Campesina Europa, Maria Grazia Bonfante di Salviamo il paesaggio, Andrea Bertaglio, giornalista de 'Il Fatto Quotidiano' e vice presidente di Decrescita Felice, Enzo Favoino, tecnico esperto di rifiuti zero, Marco Gallicani, Consorzio Caes e fondatore di Banca Etica, Fabrizio Zago, autore di www.biodizionario.it, Daniel Tarozzi, direttore de ilcambiamento.it, Stefania Rossini, blogger di fama nazionale.
La cena di Sabato 7 ed il pranzo/cena di Domenica 8 saranno allietati dal Catering Bio della Cooperativa "Il Ciottolo" di Parma con Baby Menù e Famiglia e vegetariano.
Sabato sera concerto jazz con i Riverside Jazz 5tet. Domenica Sera invece sarà il turno della bravissima Marina Santelli, Dosolese e capace di strappare ovazioni a The Voice in Svizzera. Aperitivi e Spuntini assicurati da Birra alla Spina, Bio-Pizza con forno a legna itinerante, Gelato Artigianale con materie prime del mercato equo e solidale.
Tra i produttori alimentari presenti in fiera figurano tra l'altro: Coop Iris di Calvatone (CR), Cavalli Valter di Casalmaggiore (CR), Candiabio di Torrile (PR), Corte Pagliare Verdieri di Commessaggio (MN), La Giustrela Soc. Agricola di Monchio (PR), Panificio Borlenghi di Colorno (PR), la
Bottega Eureka di Bozzolo (MN), Agribirrificio Luppolajo d Castel Goffredo (MN), Rob del Bosco Scuro di Cavriana (MN), Bottega Nonsolonoi di Cremona, Fattoria sul Po di Mezzani (PR), Coop. Soc. La Vigna di Montecalvo Versiggia (PV), Fattoria della Mandorla di Toritto (BA), Oro del Parco di Santeramo in Colle (BA), Agriturismo Ca de Alemanni di Malagnino (CR), Az Agricola Le Rose di San Martino del Lago (CR). Per il tessile sostenibile: Nicoletta Fasani, Laboratorio Lavgon, Ecogeco, Dis Moi Oui, Kecam Vestiti, Ecologina, Baciditrama, Cadocap, Le Calze Natura, Ragioniamo con i piedi, Marruca, Altrescarpe, Cammina Leggero, Ekru, Pannolino Felice, Equi(X)eden, La Babsi, Quagga. Per la mobilità ciclabile: Cargobike di Crema, Dinamo Ciclo di Milano, Ricicli e Restauri di Guastalla. Per la Casa: Terreecolori, Zuccaluffa. Stand anche di Altreconomia, Terranuova, Bioecogeo, Salviamo il Paesaggio, Parco Regionale Oglio Sud, Associazione Arya Cremona, Consorzio Caes, Coop Palm W & P onlus.
La manifestazione aprirà sabato 7 Settembre dalle ore 15 alle 23, mentre domenica 8 sarà aperta dalle 10 alle 22,30.
Ingresso Gratuito.
Per il programma completo l'invito è a collegarsi a www.ecofiera.gasalasco.org

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 24 agosto 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
475

giorni fa

venerdì 23 agosto 2013

L'ignoranza rovina il mondo

Se Parma è sporca conosciamo i responsabili

Lo spettacolo di queste settimane nei quartieri del porta a porta ha dato l'immagine di cittadini maleducati e irrispettosi delle regole.
Verso i rifiuti c'è sempre stato un sentimento di ripulsa, che saliva dentro di noi dai tempi che furono, da quando i rifiuti erano una poltiglia informe senza identità.


I rifiuti erano il pattume, il secchio nero, da tenere a distanza, i malcapitati addetti erano sfortunati cittadini minori, costretti a quell'impiego dalle necessità della vita.
Sovviene il ricordo, in un paese della nostra montagna, del tipico bidone per i rifiuti.
Ci si buttava dentro tutto senza sacco, era lasciato vicino al cancello e a frequenza cadenzata passava il buon uomo addetto alla nettezza urbana, che gettata tutto nel cassone del camioncino, che una volta colmo veniva portato alla discarica, fuori paese, in un luogo pressoché nascosto ed invisibile, dove tutto si accumulava anno dopo anno, lontano dagli occhi, lontano dai cuori e soprattutto lontano dai nasi.
Lo spazzino quasi non aveva nome, era semplicemente “u spasòn”.
Il rifiuto era un qualche cosa da cui stare alla larga, di cui parlare il meno possibile, un argomento poco dignitoso e puzzolente solo a discorrerne, un non argomento.
Da allora però sono passati tanti anni.
Sono cresciuti i rifiuti, è cresciuta la consapevolezza, il problema si è fatto serio.
Oggi sembrano passati anni luce.
Eppure ancora un certo numero di cittadini mantiene lo stesso atteggiamento di allora.
Provano un sentimento di disgusto nei confronti degli scarti che loro stessi producono.
Li devono tenere a distanza, liberarsene nel minor tempo possibile e nel modo più semplice.
Anche gettandoli a casaccio per le strade.
Non si sentono responsabili delle loro produzioni né del decoro della loro città.
Non si sentono obbligati a farsene carico, perché “deve pensarci il comune” a cui pagano la bolletta.
Come se l'uso corretto e le regole da rispettare non facessero parte anch'esse dell'accordo.
E' come se avendo sottoscritto un contratto per l'energia pretendessimo che il gestore venisse a casa nostra ad accendere e spegnere le luci alla bisogna, visto che paghiamo la bolletta...
Ovviamente non è così e la maggior parte dei cittadini lo ha capito.
Fanno ancora errori, si dimenticano dei giorni e degli orari di esposizione, criticano alcuni aspetti organizzativi, ma hanno capito che si deve fare, che quella è la strada giusta, e la percorrono.
Sono la Parma che amiamo.
Rimangono gli irriducibili, forse gli stessi che gettano i mozziconi di sigaretta sui marciapiedi, gli stessi che dalla tangenziale irrorano di rifiuti i bordi strada, lanciando ogni genere di oggetti dal finestrino, gli stessi che si divertono a sporcare i muri e appiccicarvi avvisi e manifesti, abbandonano nei parchi e sui prati bottiglie, lattine, resti di cibo, plastica varia, quelli insomma che contribuiscono a rendere Parma meno pulita, meno civile, meno europea, quelli che lasciano traccia del loro passaggio, i novelli Attila.
Situazioni da condannare senza remora alcuna.
L'essere cittadini di questa città significa allora e soprattutto anche rispettarla.
Significa trattarla come il nostro tinello, la nostra cucina, il nostro bagno.
Non diciamo pulirla come facciamo a casa, ma semplicemente non lordarla, come cerchiamo di fare nel nostro domicilio.
Chi se non i cittadini di Parma sono i primi protagonisti della scena che presentiamo al mondo?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 agosto 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
474

giorni fa

A Torino inceneritore ko, è la quarta volta in pochi mesi

Si bloccano le pompe, inceneritore ko
E Legambiente preoccupata attacca
La società di gestione (Trm): “Emissioni minime”

di Alessandro Mondo
La Stampa


E quattro. Nuovo fermo impianto per il termovalorizzatore del Gerbido, che lungi dall’andare in ferie continua a far parlare di sé.
Il guasto
L’ultimo episodio, verificatosi tra il 10 e il 12 agosto alla linea due, rimanda al blocco della pompa che porta l’acqua, necessaria per generare vapore durante la combustione, alla grande caldaia. A quanto pare di capire, l’abbassamento della pressione, seguito dallo stop automatico del componente, sarebbe stato causato da un eccesso di vibrazioni. Sollecitazione che probabilmente rimanda al malfunzionamento di qualche valvola. Peccato che non siano subentrate le pompe di riserva.
Lo stop
Conclusione: l’impianto è stato immediatamente fermato ma la combustione è proseguita per inerzia: un’ora, un’ora e mezza con emissioni di monossido di carbonio superiori alla norma (le temperature ottimali per la combustione devono superare i 900 gradi). Superiori di quanto? Niente di che, replicano da Trm. Mauro Pergetti, ingegnere e direttore generale, risponde con un esempio: «Ogni ora in tangenziale transitano 16 mila veicoli. E’ come se ne avessimo aggiunti 27».
Anche così, meglio farne a meno. È il motivo che non solo ha prodotto il fermo impianto (durerà fino al 28 agosto) e la segnalazione ad Arpa Piemonte e Provincia di Torino, ma impone di cercare l’origine del guasto: se sarà il caso, e non ci sono dubbi, perfezionando i sistemi di sicurezza.
Trm rassicura
«A scanso di equivoci - precisa Pergetti con riferimento all’allarme sui siti «No inceneritore»-, parlare di diossina è un nonsenso, per una ragione molto semplice: non esistono strumenti in grado di monitorarla in continuo. Ci basiamo su campionature, tramite filtri smontati e analizzati una volta al mese. Dato che l’attività dell’impianto è agli inizi, non abbiamo ancora smontato le cartucce». «Nessun danno ambientale - rassicura Paolo Foietta, presidente Ato rifiuti -. Giusto agire con la massima sollecitudine e trasparenza, ma senza allarmi infondati. Parliamo di una struttura sofisticata e quasi del tutto automatizzata in fase di esercizio provvisorio, per impianti di questo genere i fermi sono nell’ordine di decine. La fase di testing serve proprio perchè permette di perfezionare i problemi: normalmente servono da 6 mesi a un anno per mettere a regime un impianto nuovo che lavorerà per altri 20».
Legambiente attacca
Il che non consola i cittadini e il fronte ambientalista: anzi. «Questo susseguirsi di problemi tecnici ci preoccupa anche perché non sono per nulla chiare le conseguenze sul fronte delle emissioni inquinanti - , replica per Legambiente Piemonte Fabio Dovana, il presidente -. Il monitoraggio previsto fino a oggi è da rimettere in discussione per contare su quadro completo e chiaro di quanto sta accadendo: questo perchè il periodo di rodaggio dell’inceneritore si sta svolgendo in un’atmosfera molto nebulosa».
Al contrario, per Dovana servono maggiore informazione e trasparenza nei confronti dei cittadini, che hanno tutto il diritto di sapere quanto sta accadendo.» A maggior ragione, aggiunge, a fianco di una società dove la quota privata è diventata prevalente. Da qui le preoccupazioni: «Preoccupazioni che difficilmente cesseranno dopo il periodo di rodaggio».

*
Gcr
Parma, Torino, il destino lega queste due città.
Un inceneritore in avviamento, stessa società di gestione.
A Torino è il quarto blocco dell'inceneritore dal suo recentissimo avvio e giustamente la popolazione è preoccupata.
Sono macchine pericolose, fragili, di difficile gestione, potenzialmente capaci di immettere in atmosfera quantità di inquinanti imponenti.
Spaventano inoltre alcune considerazioni come quella di Pergetti che sostiene non esistano sistemi di monitoraggio in continuo delle diossine.
Sistemi che invece esistono eccome.
Il sistema modello DMS (DIOXINMONITORING SYSTEM) consente il campionamento in continuo di diossine (PCDD), furani (PCDF), Policlorobifenili (PCBs) e Idrocarburi Policiclici aromatici (PAHs) nei gas in emissione secondo l’applicazione del metodo della diluizione (Dilution method) contemplato dal metodo UNI EN 1948-1.
Mettiamo anche un allegato che spiega i dettagli tecnici.
Non varrebbe forse la pena applicare anche a Parma il monitoraggio in continuo delle diossine?
Tra l'altro questo sistema consenta anche di impostare il blocco automatico in caso di malfunzionamento e superamento dei limiti emissivi.
Vista la grande preoccupazione della popolazione e la certezza del gestore di avere a disposizione un impianto di ultima generazione sicuro al 100% perché non adottare questo ulteriore controllo?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 agosto 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
474

giorni fa

giovedì 22 agosto 2013

Differenziata al 53%, ancora ampi margini di miglioramento


Di oggi la conferenza stampa dell'assessore all'ambiente Gabriele Folli per comunicare il traguardo del 53% di raccolta differenziata cittadina.


Cominciano a farsi sentire le cure del porta a porte nel sistema di raccolta dei rifiuti di Parma.
I dati parlano chiaro: +9% di organico, +170% di plastica e barattolame, +626% di vetro.
Quanto spreco lasciamo alla nostre spalle, considerando che è bastato togliere i cassonetti dalle strade e consegnare qualche bidone in più per rivoluzionare i numeri.
In poche settimane dall'adozione dei sistemi porta a porta la percentuale di Rd schizza al 70%, il traguardo medio complessivo che la nostra città può raggiungere, una volta completato il passaggio al porta a porta per tutti i cittadini.
Al 70% e oltre sono già quei quartieri dove il porta a porta integrale + già adottato.
Ovvio che si poteva fare prima, risparmiando balzelli per i cittadini e costi per il comune.
Parma era avanti con il progetto del porta a porta elaborato al consorzio Priula, ma poi si è improvvisamente fermata, non sappiamo perché, mantenendo modalità di gestione dei rifiuti antiquata e poco produttive, con gli enormi cassonetti stradali in cui gettare materiali riciclabili che invece finivano nelle discariche e negli inceneritori.
Finalmente con la nuova giunta la situazione è cambiata.
Una volta completata la messa a regime del nuovo sistema potremo finalmente adottare la tariffazione puntuale, che significa pagare solo per i rifiuti indifferenziati che si producono e non per il resto.
Ci sono però ancora ulteriori margini di miglioramento che si possono introdurre.
Stiamo alludendo ad esempio alle plastiche eterogenee, la plastiche dure, oggi considerate rifiuti solo perché per questi materiali non vengono pagati i contributi Conai, ma che possono tranquillamente essere riciclate come materia prima secondo ed essere impiegate per produrre altri beni, mantenendo il loro valore.
Lo stanno già facendo in Toscana, dove la Revet ricicla ogni anno migliaia di tonnellate di questi materiali, che vengono recuperati e rivalorizzati,
Parma deve fare lo stesso, copiare modelli virtuosi già attivi altrove che funzionano e danno risultati eclatanti.
La strada è tracciata e basta affinare la tecnica.
I rifiuti, in natura, sono un concetto sconosciuto.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 22 agosto 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
473

giorni fa

Inceneritore di Modena, aperto ai rifiuti d'Italia

E' questo il destino di Ugozzolo?

di Davide Miserendino
Il Resto del Carlino
http://goo.gl/PH0yEu

Un salto di qualità per l’inceneritore che, però, potrebbe tradursi in uno «svantaggio per i modenesi».
E’ la denuncia di Vittorio Ballestrazzi, di Modena salute e ambiente.


L’ex consigliere comunale ieri ha diffuso una determina provinciale del 14 agosto scorso, in cui si parla di una ‘modifica non sostanziale all’autorizzazione integrata ambientale’. Quello che il documento certifica, di fatto, è il passaggio di categoria dell’impianto di via Cavazza. Prima, visto che la sua efficienza energetica era inferiore a un determinato valore (0,6), era considerato un impianto di smaltimento. Ora, superata quella soglia, il ‘camino’ diventa di recupero. In parole povere, è considerato più sostenibile. Il balzo apre nuove porte a Hera e al suo termovalorizzatore. Un impianto di questo tipo, infatti, può bruciare anche i rifiuti urbani che arrivano da fuori (anni fa aveva fatto rumore il caso di Napoli), a patto che non oltrepassi il tetto massimo fissato dalla Provincia, nel nostro caso 240mila tonnellate all’anno. Fino a poche settimane fa, quando l’inceneritore ‘militava’ ancora nella categoria inferiore, gli unici rifiuti ‘extra territoriali’ che potevano entrare nel forno erano quelli speciali.
Questi i passaggi fondamentali della determina. Si legge: ‘Gli attuali quantitativi di rifiuti urbani provenienti dal bacino provinciale (127mila tonnellate circa all’anno) corrispondono al 53% del quantitativo massimo autorizzato». Quindi il posto c’è. Secondo punto: ‘La classificazione di recupero energetico R1 vede di fatto il decadere del vincolo autorizzativo che obbliga l’ingressamento all’impianto dei soli rifiuti solidi urbani prodotti nell’ambito territoriale ottimale (...) Si esprime parere favorevole al cambio di classificazione, con indicazione all’Autorità competente che nella modifica dell’atto autorizzativo sia inserita la raccomandazione al gestore in merito alla necessità che il termovalorizzatore di via Cavazza continui a garantire in modo permenente e assolutamente prioritario il trattamento dei rifiuti urbani prodotti nell’ambito provinciale modenese, ovvero il trattamento di questi fino al soddisfacimento completo del fabbisogno provinciale». I rifiuti da fuori, insomma, non rubino il posto ai nostri.
Dice Ballestrazzi: «L’inceneritore dal 14 agosto 2013 è un impianto di recupero R1. La modifica permette di incenerire i rifiuti urbani provenienti da altre province e da altre regioni e di fare andare a pieno regime un impianto che era chiaramente sovradimensionato per la provincia di Modena. Visto che Hera paga al Comune di Modena, ogni anno, più di un milione di euro per il ‘disagio ambientale’, cioè il fatto di ospitare sul suo suolo un inceneritore, vorrei sapere — chiede provocatoriamente — se questa ‘indennità’ è destinata ad aumentare oppure no».

*
Sappiamo che anche l'inceneritore di Parma ha una capacità di incenerimento eccessiva rispetto ai quantitativi raccolti in provincia. Ne deduciamo che la strada dei cugini di Modena sarà adottata a breve anche nella città ducale. Parma pattumiera d'Italia.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 22 agosto 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
473

giorni fa

mercoledì 21 agosto 2013

Rifiuti, se li conosci non li produci

Raccolta differenziata, un gesto di buonsenso
I rifiuti, prima di essere gettati, erano oggetti. E rimangono tali.

Fare bene la raccolta differenziata è semplice e comodo perché i diversi materiali vengono direttamente prelevati a casa nostra, due volte la settimana.
La raccolta differenziata porta a porta separa i materiali scartati in questi gruppi: organico, (bidoncino marrone), plastica e barattolame (sacco giallo), vetro (campana stradale verde), residuo (bidoncino grigio).
Praticando correttamente la raccolta differenziata si riducono i rifiuti da smaltire, contribuendo così anche a diminuire le spese per il comune, recuperando materiali che altrimenti andrebbero persi.
Alcune indicazioni utili.


Riduciamo i rifiuti: al momento dell'acquisto è preferibile scegliere prodotti con imballaggi riciclabili o biodegradabili, evitando quelli con doppia confezione. Meglio scegliere prodotti sfusi, che consentono di riutilizzare più volte lo stesso contenitore. Rifiutiamo gli imballaggi inutili, invitando chi ci vende i prodotti a non aggiungerne. Evitiamo di acquistare prodotti “usa e getta”.
Prima di gettare qualsiasi cosa verifichiamo se l'oggetto, se ancora funzionante, potrebbe essere venduto in un mercatino dell'usato o donato ad associazioni del territorio.
Per la spesa utilizziamo borse riutilizzabili: sono più capienti e robuste e possiamo usarle in continuazione, senza comperarne delle nuove.
Separiamo sempre la parte organica dal resto degli scarti. Il rifiuto residuo diventa così molto più leggero, non emana cattivi odori, non produce liquidi. L'organico a sua volta si trasformerà in compost che fertilizzerà i nostri terreni.
Preferiamo l'acqua del rubinetto di casa: è buona, controllata, economica. Non deve essere trasportata, non ha bisogno di bottiglie sempre nuove, che diventano subito rifiuti.
I materiali ingombranti devono essere portati ai Centri di Raccolta: a Parma ce ne sono quattro: in via Toscana (centro), in via Barbacini (nord), alla rotatoria del Campus (sud) e in via Bonomi (ovest).
Abbiamo un televisore rotto, una lavatrice che non funziona, un armadio vecchio da smaltire, rifiuti ingombranti che non sappiamo come trasportare al centro di raccolta?
Basta telefonare al numero verde 800-212-607 e verranno ritirati direttamente davanti a casa, gratuitamente.
Schiacciamo le bottiglie di plastica (longitudinalmente) prima di metterle nel sacco giallo: occupano meno spazio. Le bottiglie sporche, e i contenitori in genere, vanno risciacquati, per evitare odori sgradevoli. Anche le lattine, i barattoli, le vaschette per alimenti e i vasetti di yogurt vanno risciacquati prima di metterli nei rispettivi contenitori.
Non mischiamo le raccolte. Ad esempio non mettiamo plastica nel contenitore della carta. Separiamo i componenti di diverso materiale. I tappi di metallo non vanno nel vetro con la bottiglia.
Non abbandoniamo rifiuti accanto ai cassonetti stradali. Non gettiamo rifiuti riciclabili nei cestini stradali e nemmeno gettiamo rifiuti per strada. Sono comportamenti sanzionabili e causano un danno economico alla città.
Ricordiamolo sempre. Qualunque cosa getti per la strada, sarò io a pagare il suo recupero. Non è meglio tenersi quei soldi nel portafoglio e usarli per uno scopo più piacevole?
Sei straniero e fai fatica a capire come funziona la raccolta differenziata? È disponibile un libretto multilingue, che puoi ritirare al punto informativo di via Terracini (zona sud), presso la sede del Teatro Europa, dove sono disponibili il materiale informativo, il rifiutologo, i contenitori da sostituire ed i sacchi aggiuntivi eventualmente necessari a praticare la raccolta differenziata.
Gli abiti, gli indumenti, le scarpe usate, le borse, possono essere regalati alle associazioni onlus del territorio o conferiti nei contenitori stradali gialli dedicati. Oppure portati ai Centri di Raccolta.
I rifiuti residui se li conosci li eviti. Il residuo è un rifiuto che costa e inquina. Sia che finisca nella discarica che in un inceneritore l'indifferenziato provoca un danno ambientale, che possiamo evitare con una corretta gestione dei nostri materiali post utilizzo.
Dubbi su dove collocare certi oggetti?
Consultiamo il rifiutologo, scaricabile anche dal sito www.irenemilia.it.
Possiamo anche chiedere informazioni via mail all’indirizzo ambiente.pr@gruppoiren.it o telefonare al numero verde 800-212-607 ed al numero di comune amico 0521-4-0521, per chiarimenti o segnalazioni.
E poi il sito www.gestionecorrettarifiuti.it contiene un sacco di informazioni e notizie utili.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 21 agosto 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
472

giorni fa

Il ministro Orlando, stop ai termovalorizzatori

E' il viale del tramonto per i forni

di Natalia Andreani
Il Mattino Padova
http://goo.gl/anAoPF


Pochi soldi, tanti guai. Ma la volontà di fare non manca al ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando. Allora ministro. Questi cento giorni di governo sul filo del rasoio non devono essere stati facili. «No ma le posso dare subito una notizia che riguarda il Sistri. A breve presenteremo in Consiglio dei ministri una modifica al sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi che ridurrà fortemente il complesso carico di incombenze per aziende e imprese. Senza intaccare la base informatica a tutela del ciclo. Sarà una rivoluzione».
Tre impegni per i prossimi cento giorni? «Fortissima accelerazione delle bonifiche industriale su cui si traccheggia da anni con conferenze dei servizi che non approdano a nulla. Approvazione del ddl sul consumo del suolo appena varato. Rafforzamento delle norme sul riuso e il riciclo dei rifiuti. E, se posso aggiungere, sto valutando una moratoria sulla costruzione di nuovi termovalorizzatori oltre a quelli già previsti. Quelli già esistenti sono ampiamente sottoutilizzati».
In Campania, intanto, nella “terra dei fuochi” continuano i sequestri di terreni avvelenati da discariche abusive. «Anche là abbiamo fatto molto. Abbiamo fatto un protocollo per la raccolta dei copertoni utilizzati come letto per i roghi. Abbiamo introdotto un emendamento che vieta alla Regione di importare rifiuti industriali. Con la Sanità abbiamo esteso i protocolli tumori alla provincia di Napoli e con l’Agricoltura abbiamo avviato un censimento dei terreni agricoli “puliti”, esenti da forme di inquinamento. Poi abbiamo fatto un bando per dare contributi ai commissari dei comuni sciolti per mafia, fondi destinati alla realizzazione della raccolta differenziata dei rifiuti. In più abbiamo attivato una presenza molto forte dei carabinieri del Noe sul territorio che sarà controllato anche dal cielo».
In che senso? «Che nella guerra alle discariche della camorra impiegheremo anche droni e satelliti. Stiamo lavorando a un’integrazione».
Passiamo al capitolo Costa Concordia. A settembre la nave potrà veramente lasciare l’Isola del Giglio? «Ad oggi mancano alcuni elementi da chiarire. Ci sono alcune incognite in attesa di risposte tecniche».
Può indicarcene alcune? «Ad esempio in relazione al piano di trattamento delle acque interne alla nave e al collaudo della piattaforma sul quale lo scafo dovrà poggiare una volta raddrizzato. Poi manca un piano di rimozione dei sedimenti da terra e manca un cronoprogramma degli ultimi dieci giorni del piano di raddrizzamento. Siamo in attesa di una relazione zoom».
Un piano per trainare via lo scafo una volta rigalleggiato, invece, l’armatore lo ha consegnato? «No, per il momento no». Restano le polemiche sul porto di destinazione. A Piombino sono in corso lavori di dragaggio i cui tempi potrebbero non coincidere con la tabella di marcia del cantiere. «Non appena sarà pronto per essere portato via il relitto della nave lascerà il Giglio per raggiungere il più vicino porto disponibile. La vicinanza è stata il solo criterio che ha reso Piombino la meta possibile, ma non vincolante».
Passiamo al capitolo prospezioni petrolifere, una minaccia non indifferente per le coste italiane. I comitati antitrivelle si moltiplicano. Il ministero che fa? «Il ministero non può prescindere dalle leggi in vigore. Personalmente sono convinto che il nostro petrolio sia il mare, ma che la ricerca possa andare avanti seppure a precise condizioni».
Abbiamo ottomila chilometri di coste e le isole più belle del Mediterraneo. Davvero possiamo mettere a rischio Pantelleria per una risorsa non rinnovabile dai costi ambientali altissimi? «Lungi da noi il pensare che l’eventuale ritrovamento di un giacimento possa risolvere i problemi energetici del Paese, questo sia chiaro. Ma penso che il punto corretto di equilibrio sia quello di sia imporre vincoli alla ricerca, ad esempio sulla distanza dalle coste che va vista al ribasso. La materia va inoltre discussa in Europa. Credo che la Ue sia la sede più giusta per sviluppare un modello di governance».
Un’ ultima domanda su Venezia, patrimonio dell’umanità. E mai possibile che ancora oggi le grandi navi continuino a entrare in Laguna? «A ottobre vareremo una normativa che in attesa della soluzione definitiva - come indicato dal decreto rotte - ridurrà progressivamente il numero dei passaggi. Nel frattempo abbiamo chiesto all’Autorità portuale di prendere misure per ridurre il rischio».

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 21 agosto 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
472

giorni fa

martedì 20 agosto 2013

Rifiuti, la ghigliottina degli inceneritori

di Marco Boschini
Il Fatto Quotidiano


I numeri dicono che l’Emilia Romagna è tra le realtà più virtuose in fatto di raccolta differenziata dei rifiuti. Non siamo la regione migliore, ma è indubbio che, da tempo, rappresentiamo un punto di riferimento importante nella gestione di una partita così delicata come quella rappresentata dagli scarti del nostro modello di sviluppo onnivoro e invasivo.


I quattro milioni e mezzo di residenti producevano nel 2011 673 Kg./ab all’anno (con una diminuzione del 3,5% rispetto all’anno precedente). In totale sono stati prodotti 3 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui ben il 38% nei 9 capoluoghi di provincia. L’obiettivo che la regione intende darsi di qui al 2020 è il raggiungimento del 70% di raccolta differenziata, cosa ampiamente possibile visti gli esempi virtuosi di alcune province (Reggio Emilia e Parma su tutte).
L’errore che si continua a fare però è quello di non escludere dalla strategia impiantistica e dalle azioni da mettere in campo per eliminare il problema, la possibilità di incenerire le materie prime seconde.
Nel Documento preliminare al Piano Regionale Gestione Rifiuti si parla di riduzione e prevenzione, riciclo e riuso. Ma poi si inciampa poche righe più avanti nelle solite discariche e nei sempreverdi inceneritori. Si cita addirittura la Risoluzione del 24 maggio 2012 nella quale il Parlamento europeo invita la Commissione a presentare proposte entro il 2014, allo scopo di introdurre gradualmente un divieto generale dello smaltimento in discarica e di abolire progressivamente, entro la fine di questo decennio, l’incenerimento dei rifiuti riciclabili e compostabili, salvo poi ammettere candidamente che di quei 3 milioni di tonnellate ancora oggi oltre un milione finisce nelle 16 discariche attive e 960 mila tonnellate negli 8 impianti che bruciano risorse (dati 2011).
Ora, il momento è assolutamente decisivo visto che si sta rivedendo il Piano Regionale dei Rifiuti che condizionerà le scelte di enti locali e multiutility per i prossimi anni. E allora la sfida che la politica deve darsi è quella di immaginare un orizzonte diverso, possibile perché già ampiamente sperimentato a livello locale (si vedano a questo proposito le eccellenze di Ponte nelle Alpi – BL, Capannori – LU e della Provincia di Treviso con il Corsorzio Priula).
Costruire cioè una strategia industriale, e una conseguente filiera delle azioni e degli impianti a livello locale, libera dalla ghigliottina dell’incenerimento, che rappresenta un passato da superare. E’ ormai assodato che bruciare i rifiuti non conviene a nessuno: inquina, spreca materia, toglie consenso, non crea occupazione, costa troppo.
La speranza è che il Presidente Errani sorprenda tutti, e voglia fare dell’Emilia Romagna la prima regione d’Italia che sceglie chiaramente una strada diversa per la gestione dei rifiuti, abbandonando il passato di tecnologie obsolete e scegliendo un futuro fatto di riduzione, prevenzione, riuso e differenziazione.
Chiudere i camini e le discariche, oggi, è possibile. Serve una politica all’altezza del compito.

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Ovviamente, Gcr sottoscrive parola per parola l'intervento di Marco Boschini.
E' ora di togliere la maschera della finzione e di scegliere finalmente la strada del riciclo totale.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 20 agosto 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
471

giorni fa

lunedì 19 agosto 2013

La grande partita dei rifiuti in Emilia Romagna

di Roberto Balzani, sindaco di Forlì
da
Il Fatto Quotidiano

La partita che si sta giocando in Emilia-Romagna, in questi mesi, va osservata con attenzione. Rispetto alle realtà del Paese ancora alle prese con l’emergenza – discariche, termovalorizzatori ipotizzati o in costruzione, esportazione di ecoballe -, qui siamo di sicuro un passo avanti; ma proprio perché lo siamo, l’impostazione di un approccio in linea con la politica europea diviene, a mio giudizio, inevitabile. 


I fatti.
L’Emilia-Romagna ha scelto per tempo la via dell’incenerimento, quando essa appariva un’opzione ambientalmente più accettabile dei pessimi sistemi di smaltimento precedenti (il seppellimento dei rifiuti, tanto per esser chiari). Le multiutility del territorio hanno investito in impianti assai costosi e poi li hanno via via ammodernati nel corso degli anni, inserendosi in uno dei business pubblici fra i più rilevanti e redditizi.
I problemi sono sorti quando la sensibilità dei cittadini nei confronti della questione ambientale è progressivamente cresciuta, influenzando le politiche dei partiti e delle amministrazioni. Da percezioni “di nicchia” si è passati a orientamenti più vasti e diffusi: col risultato che gli eletti incaricati di reggere le sorti dei comuni, per convinzione o per convenienza, hanno cominciato ad inserire nei loro programmi di mandato obiettivi più ambiziosi: il potenziamento della differenziata fino alla domiciliare, il recupero di materia, la riduzione della quota da incenerire, l’idea – in particolare – che il rifiuto sia una risorsa e non una maledizione biblica. Questa opinione, del resto, non è solo nostrana: in Europa, essa è già largamente condivisa e ha dato origine a veri e propri distretti e a filiere economicamente strutturate. Qual è il punto? Il punto è la proprietà del rifiuto.
Se, come accade oggi in molte regioni e largamente in Emilia-Romagna, le multiutility che si occupano dello smaltimento hanno in mano pure la raccolta, il ciclo successivo sarà definito dai piani industriali delle medesime società, partecipate dal pubblico ma sovente quotate in borsa e quindi di fatto (e giustamente, dal loro punto di vista) orientate al soddisfacimento dei desiderata di azionisti e investitori. Se si separa la raccolta dallo smaltimento, allora gli enti locali avranno maggiore possibilità di decidere dell’uso di questa risorsa, senza delegarlo in toto.
Ma tutto ciò, per non essere il frutto casuale di singole volontà periferiche, ha senso sia inserito in un quadro coerente. Per questo, insieme con il sindaco Pizzarotti di Parma e con altri sindaci e amministratori emiliano-romagnoli, ho pensato di proporre alcune modifiche al Piano regione per la gestione dei rifiuti, attualmente all’esame della Regione. Frutto delle ricerche di specialisti dell’Università di Modena e Reggio, le nostre osservazioni vanno proprio nella direzione di rafforzare la lettura previsionale indirizzata verso il riciclo e il recupero, in primo luogo di materia. Sono riflessioni, crediamo, non particolarmente rivoluzionarie e dotate di un buon livello di attendibilità, anche in un’ottica comparata. Eppure, si sono già levati scudi e scomuniche da parte di tutti gli attori – politici e industriali – ostili, perché cointeressati al mantenimento dello status quo. Reputo assai positivo questo dibattito: ognuno scopre le sua carte, dice da che parte sta, si fa chiaramente riconoscere dagli elettori. I quali, poi, decideranno.

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Il commento di Gcr.
Balzani è sindaco del Pd ma ha affrontato i temi amministrativi con franchezza.
Di conseguenza sui rifiuti non ha che potuto trovarsi in perfetto accordo con il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, in un approccio che guarda prima di ogni altra cosa, al vantaggio per i cittadini, a costo di trovarsi contro le posizioni delle multiutility. Come poi il Pd preferisca il vantaggio delle multiutility al vantaggio dei cittadini è un mistero che a Parma ancora stiamo cercando di scandagliare, alla ricerca affannosa di una spiegazione.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 19 agosto 2013

domenica 18 agosto 2013

Verona, il gestore dice no all'inceneritore

Agsm pensa allo stop di Ca' del Bue. L'attacco: "I vertici si dimettano"
Per il presidente di Agsm, Paolo Paternoster, la crisi avrebbe ridotto sensibilmente il flusso dei rifiuti necessari per alimentare costantemente i forni del termovalorizzatore.

Da Verona Sera

“Le sorprese per quanto riguarda la gestione delle aziende del Comune di Verona non mancano davvero mai. Ora, infatti, si scopre da dichiarazioni rilasciate a giornalisti che il presidente di Agsm Paolo Paternoster sarebbe pronto a far si che quello del termovalorizzatore di Ca' del Bue resti solo un progetto. L'incredibile è che quando nel 2012 io avevo chiesto di non effettuare l'appalto per la realizzazione dei forni perché, come già allora dimostravano i dati, non ci sarebbero stati rifiuti sufficienti a garantirne il funzionamento nessuno mi ha ascoltato. Adesso il presidente di Agsm dice quello che io avevo detto allora e spiega che potrebbero esserci penali di milioni di euro per appalti a cui non si darà più corso, trovando come unica, improponibile, giustificazione per tutto questo la crisi”.


Così Stefano Valdegamberi, consigliere regionale di Futuro Popolare, commenta il colpo di scena avvenuto alla vigilia di Ferragosto per quanto riguarda il già tormentato affaire Ca' del Bue. Paternoster aveva messo in dubbio giorni fa la possibilità di far entrare in funzione i forni di Ca' del Bue. Secondo il numero uno di Agsm la crisi avrebbe "rallentato" la produzione di immondizia da parte dei veronesi.
I cassonetti della indifferenziata non conterrebbero, cioè, quel "flusso costante" di rifiuti in grado di alimentare a pieno regime l'inceneritore. Sarebbero dunque più che le spese dei guadagni. Sarebbe fuori discussione, per Comune e Agsm, andare a richiedere rifiuti al Sud per importarli nell'impianto di San Michele.
“Altro che crisi, qui ci sono delle responsabilità chiare ed evidenti. Le responsabilità di chi non ha voluto ascoltare in tempo chi stava cercando di evitare l'avvio di un'operazione che avrebbe provocato esborsi evitabili che alla fine dovranno pagare i cittadini. Per questo il Consiglio di amministrazione di Agsm, per primo il presidente Paternoster, ed i funzionari che hanno portato avanti questo progetto confermatosi sbagliato ora dovrebbero dimettersi. Comunque posso anticipare che c'è un gruppo di professionisti che sta studiando la questione dal punto di vista giuridico-finanziario perché non è giusto che gli effetti di errori così clamorosi finiscano per pesare sulle tasche della gente. Su questo darò maggiori informazioni nei prossimi giorni”.
“La nuova posizione di Agsm dimostra che lo studio commissionato dai Comuni contrari all’impianto alla Scuola Agraria di Monza, che documenta come non si siano sufficienti i rifiuti da bruciare per un quarto impianto in Veneto, pone dubbi fondati e rilancia il progetto del Polo Ambientale Integrato. Oggi ci sono le condizioni affinché venga attuato”.
Il sindaco del Comune di San Martino Buon Albergo, Valerio Avesani, accoglie con soddisfazione le dichiarazioni del presidente di Agsm Paolo Paternoster, ma fissa già il nuovo obiettivo del fronte contro l’inceneritore: “L’auspicio è che l’assessore regionale all’Ambiente Maurizio Conte ci convochi quanto prima per presentare insieme ai tecnici l’indagine della Scuola Agraria”. Sono tredici le amministrazioni comunali firmatarie del documento, che vede il Comune di San Martino Buon Albergo capofila: San Giovanni Lupatoto, Zevio, Bovolone, Illasi, Oppeano, Sorgà, Isola della Scala, Buttapietra, Pescantina, Castel D’Azzano, Lavagno ed Erbè.
“Alla luce dei nuovi dati sulla raccolta differenziata, Agsm ha finalmente fatto bene i calcoli e si è resa conto che non è più sostenibile il progetto dell’inceneritore. Le critiche che avevamo mosso anni fa ad Amia insieme agli allora sindaci di San Giovanni Lupatoto e Zevio Fabrizio Zerman e Paolo Lorenzoni hanno dato i loro frutti, nonostante il direttore generale di Agsm in più occasioni avesse affermato che in città la raccolta non potesse essere migliorata. Mi fa piacere che anche l’assessore all’Ambiente del Comune di Verona Enrico Toffali, strenuo sostenitore dell’inceneritore, si stia ricredendo”, continua Avesani, che sottolinea: “Dopo le dichiarazioni di Paternoster ritorna di grande attualità il Polo Ambientale Integrato per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti solido urbani, che sosteniamo dal 2008. Chiederemo a Paternoster che ci convochi per discutere di alternative serie all’incenerimento, che metterebbero Agsm nelle condizioni di diventare un’azienda all’avanguardia”.
Secondo il vicesindaco Franco De Santi “la nuova posizione di Agsm è un importante passo in avanti, ma non bisogna abbassare la guardia. Ogni Comune deve fare di più su questo tema. L’auspicio è che la Provincia apra un tavolo per migliorare ulteriormente la percentuale della raccolta nel Veronese, rafforzando ulteriormente il risultato. Il nostro Comune ha aumentato dal 58 al 76% la percentuale di differenziazione in pochi anni, diventando il secondo Comune più virtuoso della provincia. Questa è la strada da seguire”.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 18 agosto 2013