sabato 8 giugno 2013

Buondì Pd

Buondì Pd
Bratti affonda la lama, Bernazzoli isolato sul camino di Ugozzolo
Il deputato Pd: ora vi è un'altra sfida da affrontare

I democratici si risvegliano no termo: buongiorno Pd, ben ri-svegliato.
Così l'agenzia Dire.



"Il documento degli Assessori provinciali riguardo alla proposta del Piano dei rifiuti regionale va tenuto in grande considerazione". Si inserisce anche il deputato Pd Alessandro Bratti, membro della commissione ambiente e responsabile ambiente ed energia del Pd regionale nello scontro tra le Province sul futuro degli inceneritori in Emilia Romagna. Ieri, dopo un vertice nella sede dell'Upi, l'Unione province regionale, il presidente di Parma, Vincenzo Bernazzoli, alle prese con la battaglia sul camino di Ugozzolo, ha chiesto e ottenuto il congelamento del testo preparato dagli assessori di quasi tutte le province dell'Emilia Romagna. Un testo avverso al piano regionale dei rifiuti e fortemente critico verso gli inceneritori.
Per Bratti però "la gestione integrata dei rifiuti ha sempre visto, in Italia, la Regione Emilia-Romagna ai primi posti per capacità impiantistica e processi virtuosi. Ora vi è un'altra sfida da affrontare che riguarda il passaggio da un sistema industriale a monte, basato su discariche ed inceneritori, ad uno a valle che comprende impianti di recupero e riciclaggio". Parole chiare contro le eccezioni di Parma, anche se Bratti diluisce un po' il concetto parlando di "non adeguato coinvolgimento dei territori e dei suoi amministratori" nel confronto aperto dall'Assessore regionale.
"Proprio dalla nostra Regione conclude il deputato Pd devono partire dei segnali concreti in questa direzione, considerando le esperienze positive già esistenti ma andando verso una vera pianificazione regionale che superi la logica ormai obsoleta dei bacini provinciali".

L'aggettivo “obsoleto” lo traduciamo noi.
Significa rifiuti a zonzo per la regione ed in particolare diretti in quel di Parma, strada della Lupa.
Ma se la stagione degli inceneritori volge comunque al termine rimane un grosso problema ancora da affrontare, quello cioè di capovolgere la gerarchia del trattamento dei rifiuti.
Al primo posto va messa la R di ricerca.
Senza la svolta dell'eco design, senza l'imposizione di legge all'industria per far sì che ogni grammo di merce prodotta sia riciclabile al 100% (o compostabile alla stessa percentuale), non arriveremo mai all'obiettivo rifiuti zero o riciclo totale.
Il riciclo totale della materia, il famoso ciclo chiuso che imita i cicli naturali, dove non esistono né combustioni (se non accidentali) né scarti, dalla culla alla culla, passa inevitabilmente attraverso la fase della produzione sostenibile.
Finché verranno immessi in commercio merci non riciclabili o di difficile recupero lotteremo contro un mulino a vento.
Giunge il tempo della grande riforma del Conai, non deve bastare brindare ad un alto tasso di raccolta differenziata, ma il riferimento deve diventare l'indice di riciclo.
Quanta plastica differenziata finisce poi in discarica o in inceneritori?
Questi sono dati che vorremmo venissero alla luce.
Questi sono i temi su cui anche l'Anci, l'unione dei comuni italiani, si dovrebbe battere per garantire fra l'altro la giusta remunerazione degli sforzi dei cittadini virtuosi.
Ridurre, riusare, riciclare, ma soprattutto ricercare.
E' l'unica strada possibile.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


venerdì 7 giugno 2013

La disfida ora è dentro il Pd

L'inceneritore deflagra tra i democratici
La nostra hola per Mirko Tutino

Apprendo dalla stampa che il Presidente dell’UPI Bernazzoli ha chiesto (a tre giorni dalla scadenza dei tempi previsti per le osservazioni e dopo che gli Assessori delegati e competenti in materia avevano già passato settimane a scrivere un documento firmato da tutti gli assessori ad eccezione di quello di Parma) di redigere “un documento unitario delle province”.



Comprendo che al Presidente della Provincia di Parma non piaccia l’idea di essere rimasto l’unico a sostenere l’autosufficienza delle province nello smaltimento dei rifiuti. Ma al di là del fatto che il tema è superato dalle valutazioni di sostenibilità ambientale (razionalizzare gli impianti è l’unica strada per ridurre gli impatti ambientali ed anteporre la salute ed il recupero dei materiali agli interessi di chi gestisce gli inceneritori), la posizione di Bernazzoli arriva fuori tempo massimo: 18 mesi dopo la scelta della Regione di costituire un unico ambito regionale.
La Regione, grazie alla Vicepresidente Saliera e ad un voto dell’Assemblea Legislativa avvenuto nel dicembre 2011, ha già compiuto questa scelta e lo ha fatto con un ampio percorso di condivisione. I dibattiti di queste ore, al contrario, dimostrano come non ci sia stata la stessa capacità sui temi ambientali.
Come si può chiedere, allo scopo di giustificare un dibattito politico interno ad una provincia che peraltro ha già visto, con le elezioni del 2012, un esito politico chiaro, alle altre otto province di stare ferme e non proporre una politica virtuosa di gestione dei rifiuti?
E sia chiaro: Reggio ha ospitato per anni rifiuti da altre province ed oggi sta progettando e realizzando un sistema capace di evitare il ricorso ad inceneritori di altre province.
Proprio in questi giorni sono stato in Friuli a vedere diversi impianti di trattamento rifiuti finalizzati a recuperare materia. In Friuli ci sono 4 province: 3 hanno ottimi dati di raccolta differenziata (tra il 50 ed il 70%), una è ferma intorno al 20%: l’unica che ha un inceneritore. L’Emilia-Romagna ne ha otto. Prendiamo ad esempio dal programma della Serracchiani o di Marino a Roma: lasciamoci alle spalle i grandi impianti di smaltimento e puntiamo su un nuovo modo di concepire le raccolte differenziate e di sviluppare un’economia sul trattamento e sul recupero dei materiali.
Impegnarsi perché si cambi rotta non è una scelta che ha un colore politico. Una politica ambientale virtuosa è interesse del nostro ecosistema e delle prossime generazioni che vivranno in in Emilia-Romagna. Dovrebbe essere l’abc di qualsiasi forza politica moderna. Su questi argomenti abbiamo già perso troppo tempo e troppe opportunità, penso si debba cambiare rotta”.
Mirko Tutino
Assessore provinciale all'Ambiente Reggio Emilia.

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Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


giovedì 6 giugno 2013

Trivellazioni, suicidio italiano

Nel mondo decine di terremoti causati dal fracking
La situazione di Parma. Basta alla petrolizzazione dello Stivale

Non poteva esserci migliore serata per onorare la giornata mondiale per l'ambiente.
All'auditorium Toscanini di via Cuneo, con il patrocinio del comune di Parma e la presenza dell'assessore Folli, il comitato No Triv e il collettivo Uomo Ambiente di Guastalla, rappresentato da Gianfranco Aldrovandi, hanno organizzato il convegno dedicato alle ricerche petrolifere nel sottosuolo emiliano-romagnolo.



Maria Rita D'Orsogna, docente italo americano della California State University di Los Angeles, ha squarciato il velo di silenzio e sussurri che circonda il tema della ricerca di idrocarburi nel sottosuolo della food valley, facendo emergere in modo evidente ogni tipo di rischio correlato.
Il numero di progetti di estrazione, a dispetto della quasi totale ignoranza da parte dei cittadini, sono davvero innumerevoli, nella regione sono 514, e uno di essi tocca anche Parma, quello denominato “Sorbolo”.
La ricerca di idrocarburi nel sottosuolo è accompagnata da diverse tipologie di inquinamento che accompagnano tutto l'iter delle lavorazioni fin dalla fase di saggio dei terreni, veri e propri attentati ambientali che segnano profondamente il territorio.
Le trivellazioni sono accompagnate da immissione nel sottosuolo di miscele di sostanze pericolose tra le quali bario, mercurio, cromo, toloene, benzene, di fanghi che favoriscano il lavoro delle trivelle.
Ne sa qualcosa la regione Basilicata, “sacrificata” alle trivellazioni petrolifere senza ottenere alcuna ricchezza in cambio, da 15 anni soggetta alle perforazioni, con zone anche in parchi naturali dove sono state chiuse sorgenti
No, non ci saranno mai sceicchi made in Italy.
L'Italia si pone fanalino di coda anche in fatto di royalties e fa pensare il confronto con Paesi come la Libia, dove il 90% delle royalties rimane sul territorio mentre lo Stivale si accontenta di un misero 5%.
Nemmeno sul fronte della qualità del prodotto ci sarebbe da festeggiare.
Il petrolio italiano è scarso, di pessima qualità, necessita di lavorazioni successive per liberarlo dall'eccesso di zolfo, è difficilmente raggiungibile visto che necessita dai 3 ai 5 km di profondità dei pozzi
Cosa allora spinge alla corsa all'oro nero nel nostro Paese?
Senza dubbio la facilità con cui queste compagnie, quasi nella maggior parte dei casi sono straniere, raggiungono lo scopo della loro attività, con costi bassi e divieti quasi inesistenti. E in ogni caso il grande margine di guadagni. Il costo del prodotto è soltanto il 10% del prezzo di vendita.
Un Eldorado che si trasforma in inferno per i cittadini.
Sul fronte terremoti la D'Orsogna ha mostrato decine di casi sparsi per il globo nei quali si è riscontrato il diretto collegamento tra lo sfruttamento petrolifero e i sismi, con studi spesso commissionati dalle stesse compagnie petrolifere, le quali in alcune situazioni hanno addirittura e volontariamente rimborsato i cittadini per i danni causati.
In Uzbekistan, un territorio classificato come non sismico si sono verificati terremoti sino al 6 à7° grado della scala Richter a seguito di campagne di trivellazione.
I territori di Parma e Reggio sono in allarme dallo scorso ottobre. I comitati No Triv si sono attivati per fare pressione sulle amministrazioni comunali affinché difendano il territorio della food valley da questo ennesimo scempio. Tanti i consigli comunali che hanno deliberato lo stop di studi e trivellazioni, in attesa del pronunciamento di una commissione tecnica regionale.
Ovvio ci si aspetti che l'organo deputato sia indipendente, libero dalle pressioni delle lobbies, in grado di giudicare sulla base della casistica non solo italiana ma mondiale che evidenzia come andare a stuzzicare le profondità metta in moto situazioni che poi si rivelano ingestibili mettono poi i territori e le persone a rischio anche di gravi malattie derivanti da un inquinamento dalle sostanze che vengono utilizzate in queste tecniche e dalla difficoltà a smaltire le enormi quantità di rifiuti pericolosi prodotti.
Gabriele Folli ha confermato l'iter in corso a Parma per portare anche il capoluogo a fare la propria parte nel contrasto a questi pericolosi progetti.
Il geologo Olinto Bonori, da uomo dell'altro fronte per il suo passato proprio nel campo della perforazioni, ha illustrato la composizione della valle padana, rimarcandone la fragilità e sottolineando l'ineludibilità della reazione della Terra ad ogni tipo di sollecitazione forzata.
Negli Stati Uniti 1000 pozzi d'acqua sono stati inquinati a seguito di queste trivellazioni, 750 solo nel New Mexico.
In Italia lo scoppio della stazione petrolifera di Trecate nel 1994, Novara.
Nella zona le risaie furono sommerse da giorni e giorni di pioggia di petrolio e la bonifica andò avanti per anni.
Non vogliamo fare questa fine.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


La Provincia nel cul de sac

Parma e l'autoflagellazione di piazzale della Pace,
tra sentenze favorevoli e scenari neri

Non invidiamo le doti calcistiche della Provincia, che è riuscita nell'impresa di farsi espellere dalla città un'altra volta dopo la debacle elettorale del 2012.
Non deve essere stato semplice.


Sbiadimenti

Pagano, Bernazzoli & C., il fatto di essere irrimediabilmente invischiati nella querelle del forno.
Oggi, da estremi e fideisti supporters, si atteggiano ad arbitri apparentemente inflessibili.
La presa di posizione delle 7 sorelle (7 province emiliano romagnole su 9 criticano il piano regionale sui rifiuti, l'Upi regionale chiede stop inceneritori tranne Parma) ha fatto emergere ancora una volta la posizione fuori dal coro di Parma, incerta tra dire e non dire, tra il fare e il disfare.
In curva nord a favore del camino, si è trovata in seno un Comune non più incline ai nì, ed è stata costretta, obtorto collo, a diventare improvvisamente rigida e ferma sulle posizioni dell'autorizzazione ambientale e delle prescrizioni del Paip.
Senza, al momento, concedere sconti.
Arrivando addirittura a intimare e diffidare il gestore al rispetto di tutti gli impegni presi, bloccando di fatto l'ultimo miglio che avrebbe permesso di stappare le bottiglie di spumante e varare la grande e luccicante nave di strada della Lupa.
Mettendosi insomma di traverso, scatenando le ire di strada Santa Margherita.
Ogni giorno una nuova pietra colpisce l'infante di Ugozzolo e sempre più spesso la firma è quella dell'ente che fino a ieri sosteneva il progetto.
L'ultimo aggiornamento cronologico riguarda il ricorso al Tar Lazio contro il provvedimento che nega il titolo di impianto capace di raccogliere i cospicui incentivi statali, i cosiddetti certificati verdi, senza i quali il progetto è morto prima ancora di partire.
Ma il fulcro del tornado rimane il luogo di comando di Bernazzoli e Castellani.
Al centro delle tempeste in natura vi è calma piatta, invece nella realtà quotidiana piazzale della Pace subisce i riflettori e scompostamente manifesta il proprio disagio, anche a colpi proibiti a gamba tesa.
Parma si è fatta onore alle Olimpiadi regionali della raccolta differenziata superando tutti gli altri territori in bravura e risultati.
Ci si sarebbe aspettati una ferma presa di distanza da un piano regionale che non fa onore agli sforzi dei parmensi, ma vive di grigiori e livelli mediocri più amati dai gestori dei rifiuti che dai cittadini virtuosi.
L'Emilia Romagna è azzoppata dai troppi impianti di smaltimento a caldo e l'unica strada possibile è quella di progettarne la dismissione o riconversione che dir si voglia.
Oggi Bernazzoli tuona contro i colleghi delle province limitrofe, convoca e preannuncia momenti di tensione per difendere ancora una volta quell'impianto che nelle stesse ore sta contrastando.
Un avvitamento senza pari, meglio delle Frecce Tricolori.
Non basta certo il rifiuto della Cassazione di entrare nel merito della richiesta di sequestro del cantiere dell'inceneritore, perché da allora è passata tanta acqua sotto i ponti di Parma e la situazione del forno oggi, se possibile, è ancora più intricata di ieri,
Il caos regna sulla città, e ora c'è anche la firma di Bernazzoli.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

mercoledì 5 giugno 2013

Noi non ci saremo

Il 15 giugno si svolgerà una manifestazione contro l'inceneritore.
Noi non ci saremo.
Abbiamo collaborato per una certo tratto di strada, poi ci siamo resi conti di una incompatibilità irreversibile tra il movimento Gcr e i ragazzi che compongono questa assemblea permanente.
Nella storia di questi lunghi anni di lotta abbiamo sempre cercato di mantenere fuori i partiti da ogni nostra attività e iniziativa.



Ciò non significa che non si sia appoggiato a volte scelte di questi o di quei partiti, se nel programma c'era una franca presa di posizione contro l'impianto.
Abbiamo però sempre chiesto di abbassare le bandiere di partito e di partecipare alle nostre fiaccolate con il proprio cuore, quello che accomuna tutti i no termo, a qualunque schieramento si appartenga.
In questi anni si è cercato, allo scopo di delegittimare l'azione contro l'impianto di Ugozzolo, di affibbiarci etichette che non avevamo.
Accusati di essere di destra, di sinistra, grillini etc etc.
Certamente abbiamo alla luce del sole consigliato di scegliere tra il Bernazzoli a favore del camino e Pizzarotti contro il secondo e siamo ancora convinti della bontà della nostra scelta.
La corsa dei no termo dell'ultima ora invece ha altre per noi incompatibili impostazioni e visioni.
Si attacca a volte senza costrutto nel mucchio, ad esempio indicando responsabilità nell'attuale giunta di Parma che invece, secondo noi, si batte dal 2012 per far vincere la corretta gestione dei rifiuti e non altro.
Si è data alla lotta una forte impronta politica mentre noi consideriamo la battaglia per la salute una scelta dei cittadini da non consegnare alle compagini di partito.
Tutto lecito, ma che non si pretenda che Gcr sottoscriva.
Noi non sventoliamo altra bandiera se non quella pirata no termo.
Continueremo a modo nostro a batterci contro l'inceneritore e i suoi effetti dannosi sulla salute e l'ambiente, convinti che far entrare la politica dei partiti dalla porta maestra sia un errore grave.
Con ciò ogni movimento può scegliere il proprio cammino nelle modalità che ritiene più opportune per cercare di portare a casa il risultato voluto.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


martedì 4 giugno 2013

La gallina dalle uova d'oro

La gallina dalle uova d'oro
Folli, piano poco ambizioso, condivido le critiche
I gestori hanno paura che scappi dall'aia il loro prezioso pargolo

In merito all’articolo apparso sul Resto del Carlino di oggi (edizione di Reggio Emilia) in cui si anticipavano i contenuti fortemente critici di un documento condiviso da ben 7 Province sul nuovo Piano Regionale Gestione Rifiuti (tutte eccetto Parma e Modena) l’Assessore all’Ambiente del Comune di Parma Gabriele Folli prende posizione.



“Premesso che ho la massima stima per lo sforzo fatto dall’Assessore Freda, che credo abbia lavorato per ottenere un piano più ambizioso di quello portato alle osservazioni degli enti, ritengo che gli obiettivi attuali del PRGR siano decisamente non efficaci, se si vuole andare oltre alla gestione dei rifiuti basata sull’incenerimento come è stato fatto finora in Emilia-Romagna”
E’ stato più volte dichiarata la sovra-capacità di impianti presenti nel nostro territorio (quasi uno per ogni provincia) ma ora che abbiamo l’occasione per tradurre in concreto le dichiarazioni d’intenti si propone un documento debole, privo di obiettivi concreti che premino i comuni virtuosi, che si impegnano nella raccolta differenziata, e che tolga carburante agli inceneritori. Comprendo il timore dei gestori degli impianti che temono di vedersi scappare dall’aia la gallina dalle uova d’oro, ma ritengo che anche puntando su impianti alternativi di riciclo si possano avere ottime occasioni per fare business e produrre ricchezza per i territori senza impattare sull’ambiente.
In ogni modo gli enti pubblici devono poter decidere liberamente della pianificazione senza subire influenze degli operatori che sono comunque aziende private che rispondono a logiche diverse da chi deve gestire la cosa pubblica.
Il Comune di Parma condivide in massima parte i contenuti del documento proposto dalle Province di Piacenza, Reggio Emilia, Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini, Ferrara e sta lavorando per contribuire con proprie osservazioni al miglioramento del Piano entro il termine previsto del 10 giugno”.

Gabriele Folli
Assessore all'Ambiente del Comune di Parma
Residenza municipale, 4 giugno 2013

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


Sette Province bocciano il piano rifiuti Emilia Romagna

Sette sorelle no termo
E Parma? Naturalmente Bernazzoli e Castellani tacciono

Dal Resto del Carlino di oggi

Poca innovazione, pochi contenuti e nessuna strategia operativa». Il giudizio sul nuovo Piano regionale di gestione rifiuti proposto dall'assessore regionale all'ambiente, Sabrina Freda e deliberato dalla Giunta a fine marzo è lapidario e multiplo.
A stroncarlo, sette assessori provinciali all'ambiente: sono quelli di Bologna, Ferrara, Piacenza, Forlì-Cesena, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini.



Mancano solo Parma e Modena, a salvare così la Regione da un clamoroso 'cappotto' politico.
Ma quel documento resterà agli atti come l'inusitata ribellione che strappa il tessuto del consenso. «Dopo nove mesi – attaccano i firmatari - di incontri, avremmo voluto vedere molto di più».
E invece gli obiettivi sono superati in partenza e le strategie per raggiungerli, velleitarie. A partire
dall'obiettivo della raccolta differenziata al 70% entro il 2020. «Come raggiungerlo?» si chiedono i sette assessori? «Come contabilizzare seriamente la quantità di rifiuti avviata a recupero e quella smaltita anche se raccolta in modo differenziato?».
E ancora: «Non c'è un bilancio complessivo della raccolta della materia, non viene promosso alcuno strumento per valutare l'impatto sulla salute». «Il tema del pretrattamento fotografa l'esistente senza
considerare che province di questa regione stanno investendo su impianti a massimo recupero che non vengono però mai citati».
E per finire, gli inceneritori. «Il piano ne riduce il ruolo solo in minima parte e non precisa come avviare lo smantellamento di quelli inutili».

E' un vero e proprio stroncamento senza appello quello della quasi totalità del territorio regionale che boccia totalmente il piano regionale proposto dall'assessore Freda.
Spiccano fuori dal coro Parma e Modena, e per Parma sappiamo bene come la pensano i vertici del Pd locale, da sempre assatanati sostenitori dei camini, quasi in spregio alla svolta verde che invece l'Europa ha deciso con la prospettiva al 2020 di vietare l'incenerimento di materiali riciclabili e compostabili.
Intanto perà il cantiere di Ugozzolo è stato limitato e viene impedita ogni attività di pre accensione.
Il caos regna.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


Trivellazioni e rischio sismico

Un convegno a Parma con la D'Orsogna

Anche Parma è coinvolta nel progetto di trivellazioni denominato Sorbolo, assieme ai comuni di Torrile, Mezzani, Colorno e appunto Sorbolo.



Questi cinque comuni, con altri dieci del reggiano, Poviglio, Gualtieri, Castelnuovo Sotto, Novellara, Brescello, Guastalla, Boretto, Cadelbosco Sopra, Gattatico, Bagnolo in Piano, costituiscono l'area conivolta dal progetto di ricerca di idrocarburi nonché di stoccaggio di gas.
Connesso a questo tipo di ricerche un rischio ambientale non indifferente e da non sottovalutare.
Rischio sismico e di sibsidenza che spinge a considerare prioritario il principio di precauzione.
Dall'ottobre del 2012 i cittadini delle due province hanno cominciato a muoversi per far prendere coscienza agli amministratori del rischio di arrecare danno ai loro territori attraverso questo ti po di progetti.
Qualche risposta dalle istituzioni è arrivata e diversi consigli comunali si sono mossi approvando delibere di stop a tutti gli esperimenti e trivellazioni preventive in atto o in progettazione.
Specie nel reggiano dove quasi tutti i consigli comunali e insieme a loro il consiglio provinciale hanno espresso la loro contrarietà .
Pure nel Parmense qualche consiglio comunale si è mosso in questa direzione e la Provincia ed il resto dei comuni dovrebbe farlo a breve.
Dall'ottobre scorso una fitta opera di informazione ha portato i territori interessati alla conoscenza approfondita della materia, favorendo così una presa di coscienza decisiva per la deliberazioni delle istituzioni.
Domani, mercoledì 5 giugno, Maria Rita D'Orsogna, studiosa italo americana, docente di fisica in California, in lotta contro i rischi e le conseguenze delle perforazioni petrolifere, sarà a Parma all'auditorium Toscanini, alle ore 21, in un convegno che ha il patrocinio del comune di Parma.
Sarà affiancata da Olinto Bonori, geologo esperto di bonifiche ambientali ed conoscitore dei territori di Parma e Reggio.
Parteciperà anche l'assessore all'ambiente del comune di Parma Gabriele Folli.

Coordinamento No Triv
Gianfranco Aldrovandi

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse
Aldo Caffagnini


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

lunedì 3 giugno 2013

Iren ricorre al Tar Lazio contro Provincia e Gse

E' guerra totale per l'inceneritore di Parma

Il 17 maggio scorso (registrato al numero 4524. sezione 3t) Iren Ambiente Spa ha depositato al Tar Lazio un ricorso contro la decisione del Gse (Gestore Servizi Energetici) nazionale di non considerare l'inceneritore di Parma come un impianto cogenerativo.



L'istanza riguarda quindi un passaggio fondamentale del progetto di Parma e cioè il riconoscimento a favore del camino di Ugozzolo dei cosiddetti certificati verdi, incentivi statali fondamentali per sorreggere economicamente il progetto di Parma, un moloch da 200 milioni di euro con evidenti difficoltà di prospettiva.
Ma la questione eclatante è che sia stata la Provincia di Parma ad emettere la sentenza contro l'inceneritore, andando a smontare uno dei mattoni portanti del progetto.
Ovviamente non respira un'aria tanto leggera in quel di strada Santa Margherita, visto che la vista sul cantiere continua ad essere ofuscata ogni giorno che passa da nuovi inciampi e difficoltà.
L'inceneritore sta diventando un miraggio?
Quali sono i ragionamenti in corso a Reggio Emilia, a Genova, a Torino, riguardanti il futuro del Paip di Parma e poi anche dell'inceneritore del Gerbido (Torino).
E' forse plausibile cominciare a pensare che ci sia stato un grave errore di visione sul futuro di questa società e che putnare tutto il banco sull'incenerimento si stia manifestando come un vero e proprio errore strategico di quelli da mandare in tilt una società intera?
Mentre il cantiere arranca a Ugozzolo, saranno ancora i giudici a doversi occupare della vicenda, e non solo quelli del Tar del Lazio, ma anche la sezione della Cassazione che si deve esprimere sulla richiesta di sequestro del cantiere avanzata dalla Procura di Parma.
Anche per il camino delle meraviglie la primavera stenta ad arrivare.
E sul piatto della bilancia giacciono ora 30 milioni di euro di certificati verdi. Ce la farà il gestore ad incamerarli o è un sogno infranto?
E soprattutto il bilancio economico dell'inceneritore con il suo piano di rientro legato proprio agli incentivi statali ha fatto una brutta fine.
Chi paga il conto?
Non certo i cittadini che già ora hanno costi altissimi.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


CLAMOROSO - Il Gse boccia l'inceneritore di Parma

PARMA. INCENERITORE, NEGATA QUALIFICA DI IMPIANTO DA FONTI RINNOVABILI
IREN RICORRE AL TAR DEL LAZIO CONTRO PROVINCIA E GSE; INCENTIVI A RISCHIO?



(DIRE) Parma, 3 giu. - Una nuova tegola cade su Iren per l'inceneritore di Ugozzolo alle porte di Parma. Dopo le indagini pendenti della magistratura sull'iter autorizzativo dell'impianto, e i rilievi di Comune e Provincia alle prove di combustione (sollevati il 5 e il 24 maggio) che hanno portato ad una momentanea sospensione delle attività, ad essere messi in discussione sono ora gli incentivi statali di cui l'azienda ha fatto richiesta per il termovalorizzatore. La vicenda, estremamente intricata sotto il profilo legale, ha un punto fermo nel ricorso presentato il 17 maggio scorso da Iren al Tar del Lazio contro la Provincia di Parma e il Gestore dei Servizi Energetici Gse, spa, società con socio unico nel Ministero dell'Economia e delle Finanze che, tra le altre attività, "valuta e certifica i risparmi conseguiti dai progetti di efficienza energetica nell’ambito del meccanismo dei certificati bianchi, anche noti come “Titoli di Efficienza Energetica” (Tee), e promuove la produzione di energia termica da fonti rinnovabili (Conto Termico)". L'istanza rivolta dalla multiutility ai giudici amministrativi è infatti volta a far annullare una nota del 25 febbraio 2013 con cui Gse ha espresso parere negativo alla qualifica del termovalorizzatore di Parma di "impianto alimentato da fonti rinnovabili (Iafr)" ai sensi del decreto del ministero dello Sviluppo economico del 18 dicembre 2008 che disciplina la materia dei certificati ambientali. Iren, da quanto emerge dal ricorso, avrebbe chiesto di qualificare l'impianto di Ugozzolo come "impianto ibrido termoelettrico con una potenza nominale media annua pari a 17,32 Megawatt". Per il momento i giudici del Tar del Lazio non hanno fissato alcuna udienza. Resta invece da sciogliere il nodo se gli eventuali incentivi siano stati già conteggiati da Iren nel piano economico del termovalorizzatore e come, qualora le risorse derivanti non dovessero arrivare, verranno compensate.
(Agenzia Dire)

L'Ue boccia i cogeneratori a biomassa

Stop agli impianti dove la Direttiva Aria risulta violata

Il tema tocca anche Parma,
dove fioriscono impianti in ogni angolo della provincia

La Commissione europea bacchetta l’Italia e invita le autorità competenti ad imporre tutte le misure di attenuazione nel rispetto della Direttiva Aria 2008/50/CE.
È la risposta del Commissario Ue all’Ambiente, Janez Potočnik, all’eurodeputato Andrea Zanoni. «Ancora una volta, le autorità locali venete, con il sostegno della Regione, hanno approvato opere che guardano al passato invece che al futuro non facendo altro che inquinare ancora di più l’aria che respiriamo tutti i giorni».
«Nell’autorizzare nuovi impianti di combustione, le autorità competenti in Italia dovrebbero prendere nella dovuta considerazione l’impatto sulla qualità dell’aria e imporre tutte le opportune misure di attenuazione, in particolar modo se l’installazione degli impianti è autorizzata in aree che già superano i valori limite fissati per la protezione della salute umana dalla Direttiva 2008/50/CE».



Il Commissario Ue all’Ambiente, Janez Potočnik, risponde così all’interrogazione presentata il 3 aprile scorso da Andrea Zanoni, eurodeputato ALDE (Alleanza dei Liberali e Democratici Europei) e membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo. «Adesso vediamo se le autorità locali faranno finalmente la scelta responsabile di tutelare sia l’ambiente che la salute degli abitanti della zona. L’Ue ha bocciato i cogeneratori a biomassa di Pederobba, Treviso».
Zanoni aveva denunciato in Europa il rischio sanitario derivante dall’autorizzazione della Regione Veneto a due nuovi cogeneratori a biomasse a Pederobba (TV). «Un impianto sarebbe alimentato a oli vegetali da 999 kW di potenza e uno a legno e tralci di vite da 490 kW, nonostante nella zona siano già presenti numerose aziende di stampaggio plastica e un’industria insalubre di classe 1 (cementificio/co-inceneritore) autorizzata a bruciare 60.000 tonnellate di petcoke e 60.000 tonnellate di pneumatici triturati annui, impianti che già immettono in atmosfera ingenti quantità di prodotti della combustione».
L’eurodeputato, nell’interrogazione presentata, aveva ricordato che l’autorizzazione all’installazione dei due nuovi impianti è avvenuta senza considerare l’inquinamento di aria e suolo già presente nel territorio, rilevato da uno studio dell’Agenzia regionale per la Prevenzione e Protezione ambientale del Veneto (ARPAV) tra il 2008 e il 2010: i valori di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) cancerogeni e interferenti endocrini sono risultati i più alti del Veneto.
«Trattandosi di impianti con una potenza inferiore ad 1 MW, la normativa italiana non prevede nessuna Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) e, in questo modo, non si considera l’effetto cumulativo con gli altri impianti esistenti già fonte di inquinamento per l’aria e il suolo della zona. In questo grave contesto di inquinamento ricordo che il 19 dicembre 2012 l’Italia è stata condannata dalla Corte di giustizia europea per violazione della Direttiva Aria, a seguito dei superamenti dei limiti di legge di più inquinanti che continuano a verificarsi in quest’area».
Il Commissario all’Ambiente Ue ha riconosciuto che l’area dei cogeneratori di Pederobba rientra proprio nei casi dove sono già stati superati «i valori limite fissati per la protezione della salute umana dalla Direttiva 2008/50/CE come indicato nella sentenza della Corte di giustizia del 19 dicembre 2012 presentata alla Commissione con riferimento al particolato e al biossido di azoto. I dati dimostrano in modo sempre più evidente che la combustione del legno contribuisce ad aumentare i livelli di particolato (PM) presente in atmosfera».
Infine, Janez Potočnik ha sottolineato che «in seguito alla sentenza della Corte di giustizia la Commissione ha avviato l’adozione di ulteriori misure per far sì che le autorità italiane pongano fine alla persistente violazione degli articoli 13 e 23 della Direttiva Aria 2008/50/CE».
«Purtroppo, ancora una volta, ci vuole l’intervento dell’Europa per spingere le autorità locali italiane ad agire per tutelare la salute dei cittadini. Dopo questa risposta della Commissione europea mi pare evidente che ogni nuovo progetto di cogeneratore e impianto a biomassa possa essere autorizzato senza problemi solo nel momento in cui l’aria che respiriamo rientrerà nei parametri fissati dalla Direttiva sulla qualità dell’aria», ha concluso Zanoni.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR