sabato 5 ottobre 2013

Jack Macy, rifiuti zero face to face

Il sindaco Federico Pizzarotti e l'assessore all'ambiente Gabriele Folli hanno ricevuto venerdì sera in Municipio Jack Macy, responsabile del progetto "rifiuti zero" della città di San Francisco, accompagnato dai rappresentanti del Comitato GCR.
L'incontro - che trae spunto da una lettera che il sindaco della città californiana scrisse nel 2009 al sindaco di Parma - si inserisce nell'ambito della manifestazione "Trashed, verso rifiuti zero", organizzata dal comitato Gestione Corretta Rifiuti con il patrocinio del Comune di Parma, che si tiene sabato pomeriggio al cinema’Astra.



L’ospite ha descritto l’esperienza di San Francisco, che dopo decenni di assiduo impegno è arrivata a riciclare l’80% dei rifiuti prodotti nella grande città californiana.
“La raccolta differenziata spinta al più alto livello possibile è la soluzione migliore per gestire i rifiuti – ha affermato Macy – e non credo che sia necessario ricorrere all’incenerimento”.
“Il nostro problema – ha affermato Federico Pizzarotti – è la resistenza al cambiamento, ma se la strategia è giusta arriveremo al risultato, anche utilizzando forme promozionali, come potrebbe essere ad esempio un premio per il quartiere più “riciclone”.
“Quello di San Francisco – ha rilevato Francesco Barbieri del GCR – è un modello etico ed economico, un esempio da seguire in tutto il mondo”.
L’assessore Gabriele Folli ha illustrato all’ospite il progetto di raccolta differenziata che si sta realizzando a Parma: “Siamo al 53,5% - ha constatato Folli – per cui abbiamo ampi margini di miglioramento. Cercheremo di raggiungere la città californiana. A metà dell’anno prossimo in tutta Parma spariranno i cassonetti dell’indifferenziato, e il rifiuto residuo sarà notevolmente ridotto. La raccolta differenziata – ha concluso Folli parafrasando Macy – fa bene all’ambiente e all’economia”.

Il tema verrà approfondito nel convegno organizzato da Comune e CGR, che si tiene sabato pomeriggio al Cinema Astra, dove Jack Macy spiegherà nei dettagli il sistema “made in California”.

giovedì 3 ottobre 2013

Choc Versilia, l'inceneritore killer

Ormai è più di un sospetto,
quell’inceneritore era un sicario
La diossina emessa dal vecchio impianto di Falascaia, tra Pietrasanta e Camaiore, dal 1974 al 1988 avrebbe causato una scia di lutti in tante famiglie, migliaia di morti per tumori alle vie respiratorie

di Matteo Tuccini
Il Tirreno



C’è l’ombra dell’inquinamento dietro quasi tremila casi di tumore diagnosticati negli ultimi 40 anni tra Pietrasanta e Camaiore.
È quanto emerge dall’indagine dell’Asl di Viareggio a proposito degli effetti nefasti del vecchio impianto di incenerimento dei rifiuti, attivo nella zona di Falascaia - al confine tra i due territori comunali - tra il 1974 e il 1988.
Indagine che punta a chiarire il collegamento tra questo impianto, le sue emissioni di diossina e polveri fini nell’aria (fatto accertato dall’Arpat in uno studio collegato) e 2.777 ricoveri di pazienti pietrasantini e camaioresi, affetti da tumore. Storie di sofferenza, e di lutti: più di mille di loro sono morti.
Nello stessa inchiesta, tra l’altro, c’è una parte collegata al nuovo inceneritore, aperto nel 2004 al posto del vecchio, ma non più attivo dal 2010 dopo un’indagine della Procura della Repubblica di Lucca: nel patteggiamento che ha concluso la vicenda giudiziaria si è ammesso che i tecnici della società che lo gestiva (la multinazionale francese Tev Veolia) taroccavano i dati delle emissioni
di anidride carbonica.
Proprio a proposito di quel lasso di tempo, 2004-10, sono state prese in esame 354 nascite nei due
territori comunali interessati, su cui l’Asl sta indagando per capire se ci sia una correlazione
tra eventuali problemi nelle gravidanze (malformazioni, parti prematuri) e le emissioni di polveri nell’aria.
Resta il fatto che tra le due gestioni dell’incenerimento dei rifiuti, la prima e la seconda, non c’è alcuna relazione.
Perché è la vecchia struttura, che nel ricordo dei cittadini della zona era una specie di mostro circondato dalle fiamme, ad avere la responsabilità di un’immissione di veleni nell’aria durata quindici anni.
Diossina, polveri fini, metalli pesanti: schifezze che - ha rivelato lo studio di Arpat - si sono
depositate nell’ambiente circostante e quasi certamente anche nei polmoni e nell’apparato
respiratorio delle persone. E non solo quelle che abitavano nei dintorni. All’inizio, infatti, l’inchiesta - seguita dal Dipartimento di prevenzione dell’Asl con la collaborazione di Arpat
e dall’Istituto regionale per lo studio e la prevenzione oncologica di Firenze - doveva limitarsi
a un raggio di un chilometro attorno all’inceneritore.
Poi siè scoperto che i veleni si erano diffusi ben oltre questi confini immaginari. E a quel punto gli
studiosi si sono visti costretti a esaminare tutte le cartelle cliniche di pazienti pietrasantini e
camaioresi affetti da tumori dell’apparato respiratorio: polmone, cavo orale, laringe.
Quasi 9mila casi, da cui sono stati scremati nel corso di questi due anni poco meno di 3mila.
Ci sono voluti quasi due anni, e la pazienza dei cittadini, per avere questi primi risultati.
Comunicati ufficialmente ieri dopo che uno di loro aveva rivolto un appello - tramite lettera
ai giornali - all’Asl e ai sindaci, dopo aver conosciuto il dolore della mamma di un giovane
ammalato di tumore.
Ma la vera rabbia, adesso, è tutta per la gente del Pollino.
Siamo nel Comune di Pietrasanta, ma qui la Piccola Atene della scultura e del mangiar bene
è lontana: il Pollino è una specie di paese a sé stante, dove tutti si conoscono e fanno
base alla Capannina, il ristorante locale.
Da qui è partita tanti anni fa la battaglia ambientalista contro il vecchio e il nuovo “termovalorizzatore”.
Perché qui, in mezzo a queste case, ci sono più morti di tumore che in qualsiasi altra zona della Versilia.
Un record certificato dallo studio del laboratorio sanità del Sant’Anna di Pisa.
Ci sono persone, in queste vie, che hanno perso entrambi i genitori, figli, fratelli e sorelle.
A lungo hanno raccontato a questa gente che le loro pauree i loro dolori avevano a che fare
soprattutto con la fatalità.
«Sono tutte fandonie, i danni degli inceneritori».
Poi si è ammesso che qualcosa che non andava c’era,ma non si poteva provare.
Poi c’è stato lo studio del Sant’Anna, da cui emergeva che in Versilia si moriva di più di tumore che nel resto della Toscana. Dal 1987 al 1993, lungo la costa descritta dal cinema e dalla letteratura, si moriva di più che in tutto il resto della regione per cancro alla laringe, polmoni, fegato. Sia uomini
che donne. E adesso che sta per essere fatta chiarezza, ci si chiede se queste tragedie saranno mai risarcite.

***

Nel luglio del 2010 eravamo andati per un servizio a Pietrasanta, in occasione del sequestro dell'inceneritore di Falascaia, http://gestionecorrettarifiuti.it/sito/modules/news/article.php?storyid=374
Con immagini al seguito: http://goo.gl/dJ8dsF
I sigilli posti dalla Procura di Lucca avevano messo la parola fine ad un incubo che durava da decenni e di cui oggi, con un ritardo inaccettabile, cominciamo a conoscerne i clamorosi dettagli.
L'inceneritore sequestrato nel 2010 era quello “nuovo”, con tanto di certificato di qualità ambientale, che nonostante le “best technologies” aveva inquinato di diossina e metalli pesanti i torrenti a fianco dell'impianto, rii che sfociano pochi km più a valle direttamente sulla spiaggia della Versilia.
Bastano queste poche parole a far capire la situazione drammatica e la lezione che ci lascia questo impianto: una scia di morte e disperazione tra le famiglie del luogo.
La rassicurazioni dei “tecnici”, gli inni alla modernità, la parole vuote spese per sostenere l'opportunità di quell'impianto si sono oggi sbriciolate sotto il peso di una muraglia di dolore.
Sono situazioni inaccettabili che dimostrano l'assurdità della scelta dell'incenerimento.
La scrematura tra macchine vetuste o luccicanti poco cambia di fronte al rischio che mettiamo sul piatto della bilancia, specie quando le alternative eco compatibili sono a portata di mano.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 3 ottobre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
36

giorni fa

mercoledì 2 ottobre 2013

Trashed, verso rifiuti zero, una due giorni promossa da Gcr con il patrocinio del Comune

La due giorni vuole essere un’occasione, anche a fronte del recente avvio del forno inceneritore di Parma, per approfondire e riflettere sul tema dei rifiuti, un argomento strategico per il futuro di Parma e dell’Italia. L’esperienza americana della città di San Francisco costituisce un utile termine di paragone in questo senso.



L’iniziativa vede, infatti, il coinvolgimento di Jack Macy, responsabile “Rifiuti Zero” della città di San Francisco in California che si incontrerà con il sindaco, Federico Pizzarotti, e l’assessore all’ambiente Gabriele Folli, alle 18 di venerdì 4 ottobre in municipio, accompagnato dai rappresentanti del Gcr, per siglare una sorta di “gemellaggio” tra due città che si stanno impegnando fortemente nella gestione dei rifiuti.
“E’ una testimonianza importante – ha sottolineato l’assessore all’Ambiente Gabriele Folli – quella di Jack Macy, dal momento che San Francisco è oggi una delle città all'avanguardia in tema di raccolta differenziata”.
E’ la seconda città degli Stati Uniti per densità urbana e persegue da 15 anni un intenso programma di raccolta rifiuti volto a raggiungere, entro il 2020, l'ambizioso programma di zero rifiuti - 100% raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti prodotti in città.
E Jack Macy ha contribuito in modo significativo nelle politiche ambientali della città americana proprio in qualità di coordinatore commerciale di Zero Waste della SF Environment, l'organizzazione comunale che gestisce il sistema di rifiuti di San Francisco.
“In questo momento – ha aggiunto Francesco Barbieri, rappresentante del Gcr – Parma deve dimostrare di sapersi evolvere e di essere un’eccellenza anche nell’accogliere e sviluppare la green economy: un’opportunità culturale ed economica per il nostro territorio”.
Sabato mattina, alle 10, verrà proiettato per le scuole al cinema Astra il lungometraggio di Jeremy Irons, “Trashed, verso rifiuti zero”, presentato quest’anno al festival di Cannes. La pellicola è un documentario che misura lo stato di salute della Terra attraverso i siti più inquinanti e maltrattati del mondo, una storia che racconta il problema globale dei rifiuti.
Alle 16, sempre all’Astra, è in programma la seconda proiezione del film di Jeremy Irons, “Trashed, verso rifiuti zero”, la visione è aperta all’intera cittadinanza. A seguire, verso le 17.30, sempre all’Astra, l’assessore all’Ambiente Gabriele Folli e il presidente di Iren Emilia, Raphael Rossi, presenteranno il progetto di tariffazione puntuale con sistema di raccolta differenziata porta a porta che porterà la città a diventare un punto di riferimento in Italia per la gestione dei rifiuti.
A questo si aggiunge l’intervento di Jack Macy incentrato sul tema: “Sognando California – La via americana allo spreco zero”, a cui seguirà un dibattito con Raphael Rossi ed Enzo Favoino, ricercatore della Scuola di Agraria di Monza e collaboratore dell’Amministrazione comunale per il progetto di raccolta differenziata.

Le buone pratiche attuate dai cittadini con la raccolta differenziata hanno dato riscontri positivi, e i dati lo dimostrano, il dibattito permetterà di approfondire ulteriormente gli aspetti legati a questa importante tematica ed a suoi sviluppi futuri.

Consegnate alla Boldrini le firme Rifiuti Zero

La Presidente della Camera: “Quella delle discariche e degli inceneritori è una strada senza uscita”.

La Presidente della Camera Laura Boldrini, ha ricevuto a Montecitorio i promotori della campagna "Rifiuti Zero", che hanno consegnato alla Camera le 80.000 firme raccolte a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare.
La campagna si propone di massimizzare il riuso e il riciclo dei rifiuti, contrastando il ricorso allo smaltimento in discarica e all'incenerimento. "E' un processo di vera sostenibilità - ha affermato Massimo Piras, primo firmatario della proposta - che può far ripartire il ciclo economico e creare, a regime, 500.000 posti di lavoro".


"L'Europa ormai riconosce che il cassonetto è una vera 'miniera urbana' - ha aggiunto Rossano Ercolini, recente vincitore del premio per l'ambiente 'Golden Environmental Prize' - e chiede che l'industria manifatturiera sia in grado di riutilizzare i rifiuti, anziché bruciarli".
La Presidente della Camera si è congratulata coi promotori per il loro impegno e per le firme raccolte: "E' un segno della voglia di partecipare della società italiana, che indica anche fiducia nell'Istituzione parlamentare. La proposta di iniziativa popolare è un importante intervento diretto nel processo legislativo, ma fin qui è stato troppo spesso trascurato, dimenticando i testi nei cassetti del Parlamento. Per questo alla Camera stiamo lavorando intensamente ad una riforma del regolamento che, tra le altre cose, assicuri alle proposte di legge di iniziativa popolare tempi certi e procedure trasparenti per il loro esame".
Quanto al contenuto della campagna "rifiuti zero", la Presidente Boldrini ha sottolineato che quella dei rifiuti è diventata una grande sfida su cui si è aperto un serrato confronto anche a livello internazionale.
Una grande questione ambientale, ma anche economica, civile e di lotta ai poteri criminali: "Bisogna riconoscere che quella delle discariche e degli inceneritori è una strada senza uscita e occorre dunque progettare un'altra strategia. E' sempre più necessario ragionare su modelli di sviluppo sostenibile e in linea con i parametri e gli standard previsti dalle norme europee".

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 2 ottobre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
35

giorni fa

martedì 1 ottobre 2013

Inceneritore Pordenone, piano fallito

Liquidata Naonis energia, costituita per realizzare un termovalorizzatore

di Stefano Polzot
Messaggero Veneto



Del progetto di realizzare un termovalorizzatore in provincia di Pordenone sono rimasti solo i cocci e a pagare le spese, tra gli altri, è stata Atap, l’azienda del trasporto pubblico locale che dopo aver messo i soldi nella costituzione di Naonis energia, nel bilancio approvato dai soci qualche mese fa ha dovuto inserire la perdita conseguente all’azzeramento del capitale ma anche del credito infruttifero che aveva concesso alla società nella speranza che quell’inceneritore si potesse fare.
La storia ha inizio nel 2006 quando viene costituita Naonis energia, società frutto di una joint venture tra Acegas-Aps, l’azienda pubblica sull’asse Padova-Trieste, con una quota del 56 per cento, Snua (5 per cento) e Atap (39 per cento). L’accordo politicamente trasversale era finalizzato a “chiudere” il ciclo dei rifiuti per l’appunto con la realizzazione dell’inceneritore.
Presidente venne nominato Luigino Vador, residente a San Quirino, ex manager Zanussi, quindi dirigente di impresa e consulente aziendale, indicato, come tecnico, dall’allora presidente della Provincia, Elio De Anna. Nel primo consiglio anche il direttore dell’Atap, Vincenzo Milanese, espresso da Mauro Vagaggini, e l’ex presidente della Coldiretti, Claudio Filippuzzi. Capitale iniziale 100 mila euro, con l’obiettivo, attraverso la raccolta di finanziamenti bancari, di realizzare un impianto da 60 milioni di euro.
In realtà è il primo passo di un progetto destinato a finire male. La prima localizzazione dell’impianto, con una capacità di 75 mila tonnellate, è ad Aviano. Un piano che incontra subito opposizioni: dei comitati di cittadini, da parte della sinistra, ma anche da amministratori del centro-destra che si chiedono perché non sfruttare i cementifici già presenti nel territorio o l’inceneritore Mistral di Spilimbergo. A nulla valgono gli incontri pubblici e le visite ai termodistruttori di Silea e Milano per dimostrare che incenerire senza inquinare è possibile.
Compreso che l’operazione deve avere gambe più solide, scatta l’accordo con Exe, la società pubblica per lo smaltimento dei rifiuti di Udine. Così nel 2009 Exe acquista il 20,5 per cento del capitale, modificando l’assetto societario che vede Acegas-Aps al 54 per cento, Atap al 20,5 e Snua al 5 per cento. Ridisegnata l’intesa serve un sito: accantonata l’ipotesi Aviano e nonostante un fronte sempre più consistente che s’oppone all’operazione, supportato anche dall’altra società pubblica del Friuli occidentale, Ambiente Servizi di Isaia Gasparotto, si tenta la carta Spilimbergo, a due passi dal confine con la provincia di Udine, ma crolla anche questa.
L’ultima chances è San Vito al Tagliamento, ma anche in questo caso è un buco nell’acqua. Intanto della necessità di un termovalorizzatore nessuno parla più e i sogni di gloria di costruire da parte di Naonis energia un impianto in Bosnia restano sulla carta. Così nel maggio scorso, dopo 7 anni dalla costituzione, la società va in liquidazione e a pagarne le spese sono i soci.
Atap, come certificato nel suo bilancio, svaluta interamente il capitale (20 mila 500 euro) e anche il credito per il finanziamento infruttifero di 32 mila 847 euro. D’altronde l’ultimo bilancio di Naonis energia evidenziava un patrimonio netto negativo di 144 mila 982 euro e una perdita di 195 mila 972. Euro in fumo, così come il progetto di incenerire i rifiuti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 1 ottobre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
34

giorni fa

lunedì 30 settembre 2013

Un inceneritore nel cuore della food valley

A Parma è allarme inquinamento

Il 28 agosto scorso è stato acceso a Parma il nuovo inceneritore dei rifiuti, un'enorme fornace che brucerà 130 mila tonnellate di materia all'anno, il doppio della produzione di indifferenziato residuo della provincia parmense.

La Certosa di Parma, a pochi passi dall'inceneritore

Siamo nel cuore della food valley, la terra di produzione di eccellenze gastronomiche, in particolare per quanto riguarda la lavorazione del maiale e del latte, tutte famose nel mondo.
E' la terra di Giuseppe Verdi, di Maria Luigia.
E' la food valley, il cuore della food valley.
Qui il cibo è diventato l'accompagnamento perfetto per le liriche del teatro Regio, la sublimazione del buon vivere e del vivere bene.
Eppure questo patrimonio insostituibile, prezioso, invidiabile, potrebbe essere messo a rischio da un impianto di incenerimento extra large, posto a pochi km dal centro storico, di fronte ad un avanzatissimo centro studi sulle malattie respiratorie, a fianco di uno dei pastifici più famosi al mondo, davanti al negozio svedese del mobile trendy, affiancato all'autostrada del Sole.
E' un biglietto da visita poco invidiabile per i milioni di automobilisti che transitano di lì ogni anno.
L'inceneritore è ora nella fase di esercizio provvisorio, un periodo di rodaggio alla fine del quale sarà data la patente per funzionare a pieno regime per lunghi anni, troppi per i rischi che si corrono.
Il problema di queste macchine è che non risolvono il problema dei rifiuti ma semplicemente lo trasferiscono, complicandolo.
L'inceneritore non è altro che un trasformatore di materia
La legge di Lavoisier non lascia scampo, nulla può essere distrutto e improvvisamente sparire. Se facciamo entrare nel forno una quantità di materia pari a 100, uscirà per forza dal camino una quantità pari a 100, seppur modificata nella forma. Anzi, per essere precisi, il volume è aumentato per tutta l'aria che abbiamo aggiunto nella fase di combustione.
Allora dove vanno allora a finire i rifiuti?
Vengono intanto fortemente compattati perché l'acqua in essi contenuta viene eliminata dal calore.
Ma i rifiuti rimangono. Circa il 30% di ciò che entra nel forno esce sotto forma di scorie, ceneri pesanti e leggere che hanno bisogno di una discarica speciale che sul territorio di Parma non esiste.
L'altro problema riguarda la pericolosità di ciò che esce dal camino.
L'inceneritore sposta il problema dei rifiuti dalla terra al cielo.
Ciò che prima veniva nascosto sotto terra nelle discariche ora viene ridotto in un pulviscolo infinitesimale liberato in aria e disperso per decine di km secondo l'indirizzo dei venti, con il conseguente suo deposito sui terreni e sui prodotti ivi coltivati.
I filtri che sono sistemati a valle del processo di incenerimento non riescono infatti a trattenere le polveri ultrafini che l'incenerimento ad altissime temperature produce in quantità.
Anzi l'attuale normativa non prevede la loro misurazione, come se non esistessero.
Così il gioco è fatto, l'inceneritore non inquina, basta non misurare tutto.
L'inceneritore di Parma non prevede, come altri impianti italiani, il controllo delle diossine in continuo ma soltanto per 4 volte all'anno per un totale di 32 ore su 8000 di funzionamento.
La diossina è una delle più pericolose molecole esistenti al mondo.
Tutti ricordano l'episodio tragico di Seveso, dove l'Icmesa, che produceva concimi chimici, liberò in atmosfera una enorme quantità di diossina causando danni irreparabili all'ambiente ed alle persone.
Ora che l'impianto di Parma è acceso, nonostante la forte opposizione della popolazione, oltre alla lotta per la sua chiusura il prima possibile, bisogna anche occuparsi di ottenere il rigido controllo delle emissioni.
E' per questo che si sta chiedendo a più voci che il gestore provveda a misurare le diossine in continuo, 24 ore al giorno, in modo da poter monitorare in tempo reale il funzionamento dell'impianto, riuscendo così contemporaneamente a tenere sotto controllo anche altri inquinanti tipici e pericolosi per la salute come i metalli pesanti
La soluzione dell’incenerimento dei rifiuti messa in atto a Parma non porterà alcun vantaggio al territorio.
I costi si mantengono, nonostante le false promesse riduzioni, a livelli molto alti.
Servirà evidentemente materiale da bruciare in quantità costante anche se la percentuale di raccolta differenziata è in forte aumento, a dimostrare anche l'impegno dei cittadini verso soluzioni ambientalmente compatibili.
Così al forno mancare combustibile e vivremo in diretta l'importazione di rifiuti da fuori provincia, nonostante le rassicurazioni degli organi di controllo.
I terreni attorno all'impianto subiranno evidenti deprezzamenti e sarà difficile proseguire le coltivazioni agricole ignorando l'impatto del forno sulla zona limitrofa.
Eppure la soluzione alternativa all'incenerimento era a portata di mano.
Reggio Emilia, pochi chilometri da Parma, ha spento lo scorso anno il vecchio inceneritore, si è orientata al trattamento meccanico e freddo dei rifiuti, dicendo di no ad un nuovo impianto a caldo.
Invece a Parma tutti i partiti, tranne poche eccezioni, hanno sostenuto il progetto dell'inceneritore come se costituisse un vanto di modernità per la città ducale.
Sinistra e destra all'unanimità hanno anche respinto il referendum consultivo che i cittadini avevano richiesto a gran voce. Tutti chiusi nelle loro torri d'avorio con le orecchie ben tappate.
Intanto la food valley è sotto attacco e rischia di diventare una smog valley.
Già oggi la Padania è considerata il quinto territorio più inquinato al mondo.
Chi crederà ancora alla qualità dei nostri prodotti?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 30 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
33

giorni fa

domenica 29 settembre 2013

Trashed, verso rifiuti zero

A Parma San Francesco con San Francisco, edizione 2013

Una due giorni dedicata al mondo dei rifiuti, alle migliori gestioni del mondo, ad un film cult per gli ecologisti come Trashed, il lungometraggio di Jeremy Irons presentato al Festival di Cannes, alla presentazione della fase finale del progetto rifiuti di Parma, la tariffazione puntuale.
Luogo dell'evento sarà il cinema Astra, dove verrà proiettato il film il prossimo 5 ottobre, al mattino per le scuole, il pomeriggio a favore della cittadinanza.



“Trashed, verso Rifiuti Zero” è organizzato dall'associazione GCR con il patrocinio e la co organizzazione del comune di Parma, assessorato Ambiente, l'adesione di Zero Waste Europe e del Movimento Rifiuti Zero di Torino.
Venerdì 4 ottobre arriverà a Parma Jack Macy, responsabile rifiuti zero della città di San Francisco, e incontrerà il sindaco Pizzarotti e l'assessore Folli, che vogliono rispondere positivamente alla proposta di collaborazione giunta dagli States.
Il sabato mattino all'Astra la proiezione del film Trashed a favore delle scuole, a cui seguirà il dibattito tra i ragazzi e Macy, con la presenza di Francesco Barbieri di Gcr.
Il pomeriggio alle 16 la proiezione del film per la città, al quale seguirà il dibattito, sempre con Jack Macy e la presentazione della tariffazione puntuale a cura di Raphael Rossi, presidente di Iren Emilia.
San Francesco con San Francisco intende portare a Parma le migliori esperienze al mondo di gestione corretta dei rifiuti per indicare la strada che ha portato la grande metropoli californiana a raggiungere l'80% di raccolta differenziata.
Verso rifiuti zero è oggi una realtà variegata ed importante, a cui hanno aderito migliaia di comunità sparse per il mondo, dopo la proposta di Paul Connett. In Italia la strategia rifiuti zero, sostenuta da Capannori e da Rossano Ercolini, premiato di recente con il Goldman Enviroment Prize, è stata sottoscritta da oltre 140 comuni con una popolazione equivalente di oltre 3,5 milioni di abitanti.
Ora che l'impianto è acceso dobbiamo impegnarci affinché la sua vita sia più breve possibile.
Raccolta differenziata ottimale, ampliamento dei materiali riciclati, riciclo delle plastiche dure, lo scopo è quello di ridurre al lumicino la quantità di residuo indifferenziato.
Contemporaneamente va sviluppato il settore della gestione a freddo dei rifiuti, in modo da avere preso a disposizione tutti i sistemi disponibili come l'estrusore per il plasmix, il trattamento sul territorio della frazione organica, possibilmente anche il riciclo e la lavorazione di tutti i materiali recuperati.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 29 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
32

giorni fa