sabato 29 giugno 2013

Comune di Parma, no all'avvio del forno

Irricevibile la richiesta di Iren di esercizio provvisorio

In relazione alla richiesta avanzata da Iren di procedere all'accensione dell'impianto a partire da sabato 29 giugno il Comune di Parma, per parte sua, non può considerare ricevibile l'istanza di agibilità provvisoria presentata il 28 giugno, anche in considerazione del rigetto delle varianti in corso d'opera presentate il 18 giugno scorso per modifiche intervenute sul progetto.



Si tratta di 7 faldoni i cui contenuti interessano la materia ambientale, energetica (relazione L. 10/91), sismica (rapporto con le istanze sismiche presentate) e viabilistica e per cui è stata comunicata la manifesta irricevibilità, inammissibilità e improcedibilità della domanda.
Si ritiene pertanto non opportuno procedere all'avvio in esercizio previo ricezione delle dovute autorizzazioni. (Comune di Parma)

Il no del comune di Parma a Iren è secco.
Irricevibile l'istanza di esercizio provvisorio.
La variante proposta da Iren, 7 faldoni di documenti che spaziano dalla tematica ambientale, a quella viabilistica, a quella energetica, a quella sismica, è improcedibile.
Così il pallino viene ancora una volta rimandato dall'altra parte, in quel piazzale della Pace dove l'ente Provincia governa il procedimento del Paip dalla sua nascita e dove nel 2008 fu emessa l'autorizzazione integrata ambientale.
La storia dell'inceneritore di Parma, sempre più ricca di colpi di scena, registra un ulteriore tassello di difficile collocazione.
Il cantiere non è terminato, le modifiche apportate al progetto definitivo sono ingenti, è in corso un procedimento per la decadenza del titolo edilizio, non è possibile consegnare la bandiera del via al gestore.
La popolazione di Parma è contraria al progetto, anche se non è stato consentito di farla esprimere attraverso il referendum, negato all'unanimità dall'allora consiglio comunale.
La decisione torna nelle mani dell'assessore Castellani, del presidente Bernazzoli, del responsabile unico del procedimento Alifraco.
Quello che succederà nelle prossime ore e nei prossimi giorni rimane avvolto dal mistero, nubi nere che hanno preceduto di molto gli sbuffi di aria inquinata che presto o tardi usciranno dal camino di Ugozzolo, per tingere Parma di nuovi grigi colori.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


Biomasse, quando la green economy è grigia

Un convegno intenso quello sulla combustione delle biomasse organizzato ieri sera al Toscanini da Gcr e Rete Ambiente Parma, con il patrocinio dei comuni di Parma, Langhirano e Montechiarugolo.
Un fitto elenco di relatori per richiamare l'attenzione sul mito delle green economy e sulle sue negative applicazioni nella realtà del nostro territorio parmense.



A partire dal cogeneratore Citterio, un impianto imponente che metterà a rischio le qualità ambientali di Poggio Sant'Ilario. A parlarne con i dettagli del caso Giuliano Serioli di Rete Ambiente Parma, che ha seguito in questi mesi la vicenda di Felino sospingendo la riflessione e l'attivazione dei comitati della pedemontana, per opporsi a questi ulteriori progetti che impattano su ambiente e salute dei cittadini, oltre che mettere a rischio l'agroalimentare di qualità.
Manrico Guerra, medico Isde, ha portato l'attenzione sulle emissioni di questi impianti, veri e propri piccoli inceneritori che minano l'ambiente per la qualità delle molecole in uscita dai camini. I tassi di incremento di malattie gravi come il tumore sono in forte aumento sul nostro territorio e l'attenzione dovrebbe rivolgersi a ridurre inquinanti in atmosfera e non certo ad incrementare le emissioni con nuove installazioni.
Stefano Bovis, sindaco di Langhirano, che di fronte al rischio di un raddoppio del problema di Felino ha posto il veto con una norma del Rue, ha sollecitato l'intervento legislativo per permettere ai comuni di decidere per i loro territori senza temere i ricorsi delle aziende proponenti, spesso interessate più al profitto che ad una reale intenzione di risolvere il ciclo dei rifiuti.
L'assessore ambiente di Montechiarugolo Maurizio Olivieri ha sviluppato il tema delle energie rinnovabili e delle occasioni per le amministrazioni locali di coniugare il vantaggio economico con la salvaguardia del territorio, in particolare con la produzione di biogas da immettere in rete.
Gabriele Folli, assessore ambiente del comune di Parma ha sottolineato le tante occasioni pulite che il tema delle rinnovabili offre, a partire dal risparmio energetico e il recupero degli edifici per ridurne le necessità energetiche.
Riccardo Dagli Alberi ha portato la testimonianza del comitato ambiente di Langhirano, messo in allarme dal progetto di cogeneratore poi stoppato dall'amministrazione. E' necessaria la collaborazione degli enti locali con i cittadini e le loro istanze, dando priorità all'informazione.
E di un inceneritore già attivo ha parlato Luca Ori del comitato Rubbiano per la Vita, alle prese con il camino di Laterlite, che dal 2000 brucia oli esausti ed emulsioni oleose, con un forte impatto sul territorio, un inquinamento a norma di legge che non ha impedito ad Arpa di riscontrare livelli di tossicità delle emissioni molto alti, con presenza di sostanze mutagene, rilievi che però non hanno portato ad alcun intervento.
Da Monchio l'esperienza del consigliere ed ex assessore Pier Luigi Ricci. Una possibilità di sviluppo per la montagna ormai disabitata è proprio quella di investire nel risparmio energetico e nel corretto utilizzo delle fonti rinnovabili, che possono creare un circuito virtuoso con grandi vantaggi anche per le economie locali ormai in affanno.
Da Sala Baganza è Massimo Bacchi a portare l'esperienza del comitato Sala Ambiente che sottolinea la pericolosità dei progetti di centrali a biomassa che vanno anche contro la direttiva aria della comunità europea.
L'ombra dell'inceneritore di Parma si aggirava anche ieri sera in sala, tra domande dei giornalisti e interventi del pubblico. Partirà? E quando?
Curiosa la posizione di Bovis, contrario alla centrale a biomassa, ma ancora favorevole all'inceneritore di Parma, che in realtà non risolve e chiude il ciclo dei rifiuti ed è in sostanza un trasformatore di materia, con enormi ricadute ambientali ben superiori alle centrali di cui si parlava.
Dal pubblico la sollecitazione a trattare con attenzione anche le centrali a biogas visti i recenti problemi in Germania dati dall'enorme numero di impianti presenti.
Il territorio preso a singoli comuni e comitati può fare poco contro l'assalto del profitto camuffato da green economy.
Occorre formare una forte rete a livello provinciale che metta davanti a tutto e tutti la salvaguardia del territorio sotto il profilo ambientale e della salute, una rete innanzitutto dei cittadini attraverso la collaborazione e il dialogo tra i comitati, ma anche un patto tra i sindaci che rivendichi la superiorità dell'interesse locale e degli amministrati sopra ogni proposta o progetto imprenditoriale che metta a rischio beni comuni come la salute o la salvaguardi ambientale.
Si fa ancora fatica a superare l'orto del proprio comune per guardare al territorio circostante.
Basterebbe pensare al comportamento dell'aria, impermeabile ad ogni confinamento e democratica nel dispensare molecole buone o cattive, secondo le scelte che si fanno a monte.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


venerdì 28 giugno 2013

Piatti e bicchieri di plastica? Nel sacco giallo!

Giungono in questi giorni diverse segnalazioni dai quartieri dove è stata avviata la raccolta porta a porta spinta dei rifiuti.
Messaggi sbagliati stampigliati sugli stessi sacchetti gialli di Iren che invitano i cittadini a gettare piatti e bicchieri di plastica nell'indifferenziato.
Errore.



Dallo scorso anno questi materiali sono entrati nel circuito Conai e perciò perfettamente riciclabili insieme agli altri imballaggi di plastica.
Cosa è successo?
Sono rimaste in magazzino di Iren alcune vecchie partite di sacchi, di quando ancora piatti e bicchieri non erano entrati a far parte del circuito Conai.
Il dubbio: se utilizzare questi sacchi “vecchi” oppure creare altro rifiuto introducendo direttamente i nuovi sacchetti?
La scelta è stata quella meno impattante, cioè distribuire lo stesso i sacchi con i messaggi errati, con evidenti contro indicazioni, ma evitando così di produrre inutile ulteriore rifiuto e spreco di risorse.
Iren ha poi comunicato sui media il corretto riciclo di questi materiali, che vanno messi nel sacco giallo liberi da residui di cibo o altre sostanze estranee.
Alla vigilia delle sagre estive cittadini e comitati di quartiere possono tranquillamente riciclare piatti e bicchieri di plastica (anche se sono preferibili stoviglie riutilizzabili o compostabili), mentre sono ancora da destinare all'indifferenziato le posate o i bastoncini plastici, non ancora entrati nel circuito di riciclo del Conai.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


Buio su Laterlite

Buio su Laterlite
Il grido di Rubbiano per la Vita

E’ tornato il buio pesto sul co-inceneritore Laterlite di Rubbiano.
Un impianto privato che brucia oltre 60 mila tonnellate all’anno di rifiuti speciali pericolosi con l’emissione di fumi contenenti metalli pesanti, ossidi di azoto e zolfo, diossine, idrocarburi policiclici, ecc..



Un impianto che, per stessa ammissione degli organi competenti (Arpa, Ausl) ha un impatto ambientale, e quindi sanitario, non trascurabile.
L’autorizzazione al co-incenerimento, concessa dalla Provincia, è scaduta nell’ottobre 2012.
La procedura di rinnovo è terminata lo scorso dicembre, ma nonostante questo, dopo sei mesi, non esiste ancora il documento ufficiale, il rinnovo dell’AIA.
Riteniamo grave questo prolungato ritardo ed esortiamo quindi i sindaci dei comuni coinvolti a pretendere che si faccia luce su una vicenda dai contorni foschi che mette in estremo imbarazzo tutti i cittadini coinvolti.
Abbiamo chiesto cose semplici, banali.
Un’indagine epidemiologica, per capire la situazione sanitaria del territorio circostante lo stabilimento in confronto ai dati medi generali.
Un’indagine prevista dal piano di zona dell’AUSL del 2010, firmato dai Sindaci e mai applicato. Abbiamo chiesto il monitoraggio delle matrici ambientali, prodotti alimentari, carne, vegetali, per capire quali inquinanti ogni giorno ingeriamo.
Nulla di fatto, annunci e promesse, ma poi tutto si arena silenziosamente.
Abbiamo chiesto più controlli, ritenendo che sostanze cancerogene come le diossine, in uscita dal camino, vadano monitorate costantemente e non una volta all’anno.
Abbiamo chiesto ad Arpa di ripetere un test di mutagenesi sulle matrici ambientali del territorio, test che nel 2007 diede esiti preoccupanti ma che è stato provvidenzialmente riposto nel cassetto. Abbiamo semplicemente chiesto che gli amministratori, i sindaci di Fornovo, Solignano, Medesano e Varano Melegari, le autorità sanitarie del territorio, si spendano per ciò che è il loro compito, tutelare la salute della popolazione.
Azioni che gli enti, ad esempio, hanno imposto al gestore del costruendo inceneritore di Parma, senza tanti tentennamenti.
Perché a Rubbiano no?
L’incenerimento di rifiuti pericolosi in un impianto obsoleto e riadattato è meno pericoloso di quello dei rifiuti urbani in un impianto nuovo e tecnologicamente avanzato?
Crediamo che sia vero il contrario.
Il comitato chiede che fine abbia fatto il Tavolo Tecnico, presentato come strumento a disposizione dell’Osservatorio Ambientale e incaricato di studiare soluzioni tecniche e programmi di miglioramento, insieme all’azienda.
Dopo molti mesi, purtroppo non abbiamo idea di quali obbiettivi si intendano perseguire, con quali strategie e con quale tempistica.
Ci pare che la politica sia sorda alle richieste dei cittadini, che in centinaia hanno affollato negli ultimi mesi e anni gli incontri organizzati dal Comitato, l’ultimo dei quali si è tenuto come confronto fra i candidati sindaco per le elezioni comunali di Solignano.
Ma noi cittadini non ci fermiamo, non ci accontentiamo come se fossimo asini a cui viene offerto il proverbiale zuccherino. Proseguiremo nel nostro lavoro di divulgazione, di denuncia, di richiesta e, nel frattempo, continuiamo a sperare in una politica più vicina alle persone e meno attenta ai sondaggi e alle logiche di opportunità

Comitato Rubbiano per la Vita
28 giugno 2013

Rete Ambiente Parma

www.reteambienteparma.org - info@reteambienteparma.org
comitato pro valparma - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita -
comitato cave allamianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorseno cava le predelle
associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense
comitato associazione giarola e vaestano per il territorio



giovedì 27 giugno 2013

Risorse naturali e sviluppo sostenibile

Domani sera il convegno sulle biomasse
Urge un territorio unito contro le speculazioni e i danni all'ambiente

Negli ultimi vent'anni l'espressione sviluppo sostenibile è stata fatta propria sempre più spesso dai politici.
Perché dà loro carta bianca nel rapporto tra economia ed ambiente.
Consente, infatti, di fissare degli obiettivi ma perseguendo qualsiasi strategia.
La debolezza di tale concetto sta proprio nel fatto che non dice cosa bisogna fare e cosa non fare.
Invece di ripromettersi uno sviluppo sostenibile sarebbe meglio affrontare una per volta le cose insostenibili.
Per risolverle.



Meglio che stilare progetti di PAES che rischiano di rimanere astratti, non applicati.
Con le energie rinnovabili e la green economy l'espressione sviluppo sostenibile è diventata di uso comune.
Proprio per questo a noi interessa soprattutto ciò che è insostenibile per l'ambiente, per combatterlo.
Insostenibile è principalmente consumare le risorse naturali.
Consumare vuol dire anche usare male, ma significa soprattutto ridurre.
Tale cattivo uso è particolarmente evidente quando si vuole ricavare energia dalle biomasse.
Se si pensa di produrre energia dalla combustione degli scarti di risorse naturali si commette un doppio errore.
Da una parte si immettono nell'aria inquinanti pericolosi per la salute e per l'ambiente che si sommano a quelli già esistenti, dall'altra è fatale che si tenda a generalizzare tale metodo di produzione arrivando a consumare direttamente le risorse naturali quando gli scarti non bastino più. E' il caso delle centrali a cippato di legna vergine che dipenderanno sempre più dal consumo di superficie fogliare dei boschi.
O come quello degli scarti animali sottratti sempre più all'industria del pet-food per la produzione di grasso colato da bruciare in impianti tipo quello di Citterio di Sant'Ilario Baganza.
Similare è l'esito della produzione di biocombustibili da coltivazioni dedicate, perché così si sottraggono ettari alla produzione di alimenti e, con la concimazione chimica e i diserbanti, si consuma la risorsa naturale suolo, reso infertile dalla mancanza di elementi organici.
Oggi tale utilizzo è in mano alla speculazione ed alle mafie.
Essi non si preoccupano dei danni che possono arrecare all'ambiente ed alla salute dei cittadini
La ricerca di innovazione, infatti, si è concentrata soprattutto sulle tecnologie della combustione: inceneritori di rifiuti, centrali a cippato di legna, centrali ad oli vegetali, ad oli animali, pirogassificatori.
Le amministrazioni locali, dal più piccolo comune fino a Province e Regioni, quando non del tutto escluse dal processo e ridotte a mere esecutrici del dettato governativo, ricalcano tale dinamica convogliando finanziamenti anche europei solo su tagli boschivi industriali ed impianti combustori, invece di puntare ogni euro disponibile sul risparmio energetico, vero volano del coinvolgimento diretto dei cittadini e della ripresa occupazionale nell'edilizia.
Gli incentivi pubblici vanno a premiare principalmente la cosiddetta cogenerazione fatta da tali inceneritori grandi e piccoli che producono energia elettrica fuori mercato e che il più delle volte disperdono in aria l'energia termica, cioè tanta CO2.
Altresì, premiano centinaia di centrali a biogas alimentate non con effettivi scarti agricoli o con reflui di allevamenti animali, ma principalmente con insilati di mangimi vegetali da coltivazioni dedicate il cui effetto è sia di inquinare ulteriormente la Pianura Padana, sia di inquinare il mercato dell'affittanza agraria.
Se gli incentivi premiano principalmente la speculazione, le normative le spalancano la porta accontentandosi di limiti di emissioni solo formali, cartacei e per di più autocertificati, mai realmente controllati dagli organi preposti.
Ma, soprattutto, nessuna normativa vigente prevede la coagulabilità delle emissioni in essere con lo stato dell'inquinamento già esistente, quasi che nessun ente autorizzante sappia che l'aria della Pianura Padana è un coacervo di inquinanti, impregnata di polveri sottili e di ossidi di azoto.
Oggi la UE arriva a bocciare i cogeneratori a biomassa nel nostro paese dove la direttiva aria risulti violata, cioè in aree che già superano i valori limite, tipo il cogeneratore Citterio nel Comune di Felino.
Nostro compito è denunciare e combattere tale insostenibilità.
Per questo il convegno sulle Biomasse.
Per far incontrare amministrazioni e comitati di cittadini e condividere la finalità della salvaguardia ambientale del territorio, per condurre una battaglia comune che abbia come scopo ultimo quel bene comune spesso in bocca a tanti, ma poi malamente concretizzato in azioni concrete.

https://www.facebook.com/events/477284015682312/?fref=ts

Rete Ambiente Parma
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di ParmaGCR


Inceneritore di Vienna, un'altra verità

Lettera aperta di Giovanni Vantaggi, medico di famiglia e referente ISDE per l'Umbria, all'assessore all'ambiente umbro Lamberto Bottini

L’inceneritore di Spittellau (Vienna) che so, con quello di Monaco, essere stato oggetto di una sua visita, è stato stato costruito nel 1969, vicino ad un ospedale, per “sfruttarne” il calore prodotto (teleriscaldamento).
A quei tempi nessuno pensava agli effetti deleteri legati all’incenerimento. Ma oggi, secondo lei, i Viennesi rifarebbero la stessa scelta?



E’ sicuro che l’inceneritore di Vienna è destinato ad esaurire la sua funzione entro 20 anni. Il periodo necessario per recuperare i costi di: costruzione, manutenzione e ammodernamento.
Altri dati: a Spittellau si inceneriscono circa 250.000 ton/anno di rifiuti (praticamente “solo” il 10% di quello che rimane dalla raccolta differenziata che a Vienna, oltre 1.600.000 ab, raggiunge il 90%).
Perfettamente nei parametri di legge, il bel camino progettato da Friedensreich Hundertwasser, ogni giorno emette circa 8 kg di polveri e 122 milioni di picogrammi di diossine, quanti ne bastano per coprire la dose tollerabile giornaliera di 870.000 viennesi. (Si veda la relazione di Federico Valerio sull'inceneritore di Vienna).
Ovviamente anche l'inceneritore di Spittelau rispetta la legge di conservazione di massa (legge di Lavoisier) per cui, per ogni tonnellata di rifiuto “termovalorizzato” produce 280 chili di rifiuti solidi che, in vagoni coperti, sono mandati nell'impianto di trattamento rifiuti di Rinterzelt.
Qui dopo ulteriori “trattamenti” (recupero di ferro, circa 24 chili per tonnellata di rifiuti trattati), le ceneri pesanti sono mescolate al cemento e utilizzate per realizzare i muri di sostegno della discarica di rifiuti solidi di Vienna.
Quindi se qualcuno ancora crede che i “termovalorizzatori” eliminano le discariche, se non lo sapeva, ora sa che non è vero e all’inceneritore le discariche servono eccome e non sono solo a Vienna, ma anche a Copenhagen, a Brescia, etc.
Proprio non so cos’altro si debba fare: comitati, cittadini, associazioni e anch’io come Referente per l’Umbria dei Medici per l’Ambiente, per cercare di far diventare l’Umbria il vero “cuore verde” dell’Italia.
Certamente conosce le preoccupazioni delle popolazioni e meglio di me conosce le conclusioni dell’ottimo documento della Regione: “La Geografia della mortalità in Umbria. 1978-2005” dove a pag 37 si conclude che lo studio ”…ha evidenziato, per specifiche cause di morte, situazioni a più alto rischio, che vale la pena di approfondire, nei comuni del nord della Regione, della Valnerina…”
Se permette, da tecnico della salute (da oltre 31 anni sono medico di famiglia) vorrei sottoporre alla sua attenzione alcune considerazioni:
Dall’Art.15 della Dichiarazione di RIO giugno 1992 (16 anni fa!), ratificato dall’ Unione Europea: “Quando una attività crea possibilità di fare male alla salute o all’ambiente, misure precauzionali dovrebbero essere prese, anche se alcune relazioni di causa-effetto non sono stabilite con certezza dalla scienza”
Dalle parole del Prof Lorenzo Tomatis (fondatore e direttore dello IARC di Lione dal 1981 al 1994): “…adottare il Principio di Precauzione e quello di Responsabilità significa anche accettare il dovere di informare, impedire l' occultamento di informazioni su possibili rischi , evitare che si consideri l' intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali sperimentare tutto quanto è in grado di inventare il progresso tecnologico...
Invece di accettare una società che sta diventando sempre meno democratica, in cui le scelte sfuggono ormai completamente agli individui e domina il Principio della crescita economica ad ogni costo, si può pensare ad uno sviluppo che si attui sui principi di Precauzione e Responsabilità, dando priorità alla qualità della vita e all'equità sociale e ponendo il mantenimento della Salute al di sopra dell'interesse economico".
La soluzione dell’incenerimento non risolve e non risolverà mai il problema dei rifiuti, come non l’ha risolto in nessun’altra parte del mondo. Affermo questo con forza, perché se gli inceneritori avessero risolto il problema dei rifiuti, come mai: Germania, Austria, Svizzera, altri paesi europei, gli stessi Stati Uniti e Israele puntano fortemente sulla raccolta differenziata, più spinta possibile e attuano la raccolta porta a porta?
E perché questi Paesi hanno capito che i rifiuti sono la nuova risorsa su cui investire per ricavarne materie prime da reimmettere sul mercato e l’Umbria-l’Italia, invece no? (l’Italia è il 3° acquirente di materie prime cosiddette seconde cioè recuperate dai rifiuti).
Ribadisco: la materia e quindi anche i rifiuti non si eliminano, non scompaiono, e l’inceneritore li trasforma soltanto, e non in qualcosa di innocuo, ma in sostanze, altre, come: Diossine, Furani, Policlorobifenili, Metalli pesanti.
La beffa è che per rendere i rifiuti così pericolosi si spendono pure molti milioni di euro (quanto costa un inceneritore? Quanti posti di lavoro da?) Perché l’Italia è l’unico paese al mondo in cui si premia chi brucia i rifiuti? Nel resto del mondo chi incenerisce i rifiuti paga e molto salato!
Perché i mass media mai parlano di quelle esperienze che costano molto, ma molto meno di un inceneritore e non producono emissioni pericolose per la salute? Realtà già operanti in alcune regioni d’Italia ma assolutamente ignorate:
Bolzano ha già in funzione un sistema che utilizza il processo di Digestione Anaerobica e produce Biogas-metano: 1.200.000 mc/anno (sto pensando ai “preziosi” liquami di Bettona!).
Treviso: Centro Riciclo Vedelago (58 dipendenti, l’inceneritore di Brescia ne ha 77) dove, con l’Università di Padova, hanno messo a punto un sistema, tutto italiano, basato sull’estrusione per attrito; sistema (infinitamente meno costoso di un inceneritore) che vengono ad acquistare dall’estero (Corea, Germania ecc) ma ignorato dai tanti cosiddetti “esperti” italiani.
E pensare che a Vedelago riciclano, tutto quel materiale secco, considerato fino a qualche anno fa irriciclabile e che finiva in discarica o all’inceneritore. Ora quel materiale diviene sabbia sintetica, preziosa per l’edilizia o per la costruzione di mobili e manufatti per esterno. Nessuna combustione, nessuna discarica! Nessuna emissione dannosa.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


mercoledì 26 giugno 2013

La Regione ha deciso: nell'inceneritore di Parma rifiuti da tutta l'Emilia Romagna

Da Parma Quotidiano

http://www.parmaquotidiano.info/2013/06/25/la-regione-ha-deciso-nellinceneritore-di-parma-rifiuti-da-tutta-lemilia-romagna/

Aveva ragione Federico Pizzarotti: nell’inceneritore di Ugozzolo arriveranno rifiuti da tutta l’Emilia-Romagna.
Dopo settimane di trattative, le Province hanno trovato un’intesa sui criteri di fondo del prossimo Piano regionale di gestione dei rifiuti: la Giunta Errani eliminerà il principio di autosufficienza dei territori provinciali, sulla base del quale era stabilito che a Parma si bruciasse solo l’immondizia di Parma. 



Ora invece i rifiuti potranno viaggiare da Rimini a Piacenza, considerando l’Emilia-Romagna un unico grande bacino. La Provincia di Parma ha cercato di bloccare questa scelta, ma alla fine si è arresa alla maggioranza.
La Regione ha comunicato che il sottosegretario alla presidenza della Regione Alfredo Bertelli, l’assessore regionale all’Ambiente Sabrina Freda e i presidente delle Province hanno condiviso l’esigenza di “ragionare in un’ottica di governo di area vasta di ambito regionale”.
Il tavolo ha anche accettato di procedere con una graduale chiusura delle discariche e successivamente degli inceneritori, da sostituire con “prevenzione dei rifiuti e incremento del recupero e riduzione dello smaltimento”. Il Piano regionale indicherà “criteri che individuino modalità per procedere ad una graduale riduzione dell’impiantistica tradizionale regionale esistente a partire dalle discariche e, quindi, ai termovalorizzatori”.
Proprio per avvicinarsi a questo traguardo, sarà necessario che gli impianti che non chiuderanno per primi possano smaltire i rifiuti anche dei territori che resteranno senza camini e discariche.
Parma, che un inceneritore ancora da spianare, l’ultimo costruito in regione, certamente non sarà fra le città che vedranno per primi applicata la strategia Rifiuti Zero.

*

Attendiamo la smentita dell'assessore Castellani e del presidente Bernazzoli.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


lunedì 24 giugno 2013

Trivellazioni: sala piena a Sanluri per Maria Rita D’Orsogna

Nuovo appuntamento in Sardegna per Maria Rita D'Orsogna, a Parma lo scorso 5 giugno per la questione trivellazioni e rischi ambientali correlati

http://www.arrexini.info/trivellazioni-sala-piena-a-sanluri-per-maria-rita-dorsogna/

La sala dell’ex Montegranatico di Sanluri ha faticato a contenere le oltre 200 persone presenti ieri al convegno “Trivelle in Campidano: Lo stravolgimento del territorio e del sottosuolo sardo”, organizzato dal Comitato No Igia e Siliqua per informare la popolazione sui rischi dei progetti di trivellazione che interessano una porzione crescente di territorio sardo.



Relatrice di punta della serata la fisica Maria Rita D’Orsogna, docente presso l’Università di Los Angeles che da anni si occupa dei danni provocati dalle ricerche di idrocarburi e gas naturali, in Italia e nel mondo.
La studiosa ha illustrato ad una platea attenta il processo di estrazione di idrocarburi dal sottosuolo, dalle indagini sismiche conoscitive allo smaltimento dei residui di lavorazione, evidenziando come ad ogni fase siano legate forme di inquinamento dell’ambiente e conseguenti rischi per la salute.
A seguire la relazione del dott. Vincenzo Migaleddu, dell’Associazione Medici per l’Ambiente, che ha incentrato il suo intervento sulla situazione dello stato di salute della popolazione sarda, già fortemente compromesso dall’inquinamento.
Non poteva mancare l’intervento del Comitato No Eleonora, che non solo ha coinvolto nella battaglia contro il progetto della Saras la popolazione di Arborea, ma ha portato all’ordine del giorno il tema delle trivellazioni in Sardegna.

E tanta strada ha fatto il Comitato No Igia e Siliqua da quando, solo pochi mesi fa nella stessa sala dell’ex Montegranatico denunciava le ipotesi di trivellazione ancora sconosciute. La minaccia ora è avvertita in maniera concreta, soprattutto grazie alla volontà e all’impegno dei comitati popolari.

Legambiente Piacenza, no inceneritori

Piacenza Sera

"Soddisfazione per la decisione della Regione di prevedere la chiusura dell’impianto di incenerimento di Piacenza entro il 2020". A esprimerla "senza entrare nel merito dei rapporti comunicativi tra Regione, Provincia e Comune di Piacenza e nemmeno dell’insieme del Piano Regionale dei Rifiuti", è il Circolo Legambiente di Piacenza “ Emilio Politi".



"Per quel che ci riguarda - si legge in una nota - siamo sempre stati contrari alla realizzazione di un inceneritore, non solo per la sua ubicazione ed il carico inquinante che inevitabilmente comporta – anche tenuto conto del grave livello della qualità dell’aria della nostra città, fra i più elevati d’Italia - ma anche perché, fin dagli anni ‘90, esistevano già – e noi le avevamo in più occasioni segnalate e proposte - soluzioni alternative che, altrove, sia all’estero che in Italia, avevano trovato concreta applicazione, rendendo superfluo il ricorso a impianti di incenerimento".
"Tra i problemi, mai risolti, degli inceneritori vi sono quelli delle scorie, dei costi di funzionamento e gestione a cui si è fatto fronte solo caricando sulle spalle dei cittadini le spese relative (vedi cip6, certificati verdi) considerando, in “barba” alle direttive europee, i rifiuti tali e quali come fonte di energia rinnovabile. Per non parlare della strana e contraddittoria posizione di un gestore, IREN, che dovrebbe potenziare al massimo la raccolta differenziata ed il conseguente riciclo, ma che, al tempo stesso, è anche partecipe di Tecnoborgo, società che guadagna solo se continua a bruciare quella quantità di rifiuti prevista più di 12 anni fa, e fa di tutto, nella comprensibile logica aziendalistica, per aumentare la potenzialità dell’impianto e per aumentare i profitti".
"Tutto ciò - si legge ancora - mentre la quantità di rifiuti prodotti è in continua diminuzione (circa - 4,5% solo nel 2012), e la raccolta differenziata nonché il conseguente riciclo - nonostante il contraddittorio connubio gestionale fra IREN e Tecnoborgo - possono e devono raggiungere gli obbiettivi minimi di legge del 70% e oltre.
È possibile chiudere l’inceneritore di Piacenza, come è possibile arrivare a non avere più rifiuti da bruciare o conferire in discarica, le strade sono la riduzione della produzione di rifiuti, la raccolta differenziata porta a porta spinta ed il ricorso al trattamento meccanico biologico. Molte città già lo stanno facendo in Europa e, fatto non da poco, con un notevole beneficio a livello occupazionale dal momento che queste soluzioni creano molti nuovi posti di lavoro".

"Pertanto - conclude il comunicato - auspichiamo che da una apertura della Regione alla partecipazione e a un dibattito più costruttivo, che cerchi di superare situazioni di contrapposizione preconcetta, possano emergere tutti gli strumenti concreti e le strategie - purtroppo oggi carenti nel Piano rifiuti proposto - idonee per il raggiungimento dei possibili obbiettivi che rendano superfluo il ricorso agli inceneritori, anche prima della scadenza del 2020".

domenica 23 giugno 2013

Ispra e rifiuti, la lotta agli inceneritori continua

di Rossano Ercolini

Sarebbe bene che ISPRA fosse più sintetica nel descrivere i trends della gestione dei rifiuti.
Quello che c’è da dire lo dicono le cifre, quindi occorrerebbe far parlare quelle anziché riempire di diagrammi e di commenti peraltro semplificatori (i rifiuti a sentire ISPRA calerebbero solo per effetto della crisi).
Ecco le cifre: i rifiuti calano (rispetto al 2010) del 7,7% scendendo al di sotto dei 30.000.000 di tonnellate. E’ come se una intera regione della dimensione della Toscana avesse azzerato i rifiuti. Questi calano di 2.500.000 tonnellate ritornando a livelli di 10 anni fa.



Certamente la crisi ha il suo peso in questo ma anche la buone pratiche del porta a porta, della tariffazione puntuale e delle iniziative volte ad azzerare i rifiuti riducendoli alla fonte cominciano a lasciare il segno.
Infatti la RD arriva ormai al 40% (39,9%) e nel nord supera il 50% con punte (Veneto, Friuli e Trentino AA) oltre il 62%. Ma forse le performance più efficaci arrivano da regioni come la Sardegna, Le Marche e dalla vituperata Campania. Nelle prime due si sfiora o si va oltre il 50% mentre nella popolosissima Campania province come Salerno, Benevento, Avellino e la stessa provincia di Napoli portano ad un buon 41,5% il risultato, denotando un dinamismo che vede nelle pressioni della cittadinanza il motore principale.
I quadri più stagnanti li osserviamo nel Lazio, in Toscana e in Liguria. Qualche segnale anche dalla Calabria (che pure è in una crisi della gestione dei rifiuti spaventosa) e dalla Sicilia che seppure a (poche) macchie di leopardo cominciano ad esprimere delle “eccellenze”.
Nello smaltimento calano le discariche (40% è lo smaltimento che ancora vi finisce ma ormai sotto nettamente la fatidica soglia del 50%) e gli inceneritori (-3,9%) lasciando sul tappeto quello che fu l’aggressiva pretesa della truffa della “termovalorizzazione”.
Gli inceneritori dichiarati attivi scendono a 45 (ma tale cifra è discutibile perché nel computo vengono considerati anche 3 inceneritori toscani che sono ormai chiusi).
Per la prima volta tornano sotto la soglia dei 50 e se non fosse per i 13 messi a segno alla fine degli anni ‘90 in Lombardia rischierebbero di apparire per quello che sono: una tecnologia residuale ancora più obsoleta a fronte della crisi dell’inciviltà dell’usa e getta.
Certo, lo ripetiamo: la battaglia è tutt'altro che vinta e le “Stalingrado” di Firenze, Parma, Torino a cui va aggiunta la foggiana Borgo Tressanti dell’inceneritore Marcegaglia sono lì a testimoniarlo.
Ma che la “trippa” stia scarseggiando è ormai evidente. Se a tutto ciò aggiungiamo che i trend dell’anno in corso confermano riduzioni di un altro 4% (anche se il dato è ovviamente provvisorio) nella produzione dei rifiuti capiamo perché il partito trasversale dell’incenerimento stia dando segni di aggressivo nervosismo come in Toscana e nelle “Stalingrado” di cui sopra.
Il prossimo anno ci attendiamo che decollino in modo irreversibile le RD nel Centro e nel sud a partire dall’importante comune di Napoli che rappresentano le cartine di tornasole di questo durissimo braccio di ferro fra lobbies dell’incenerimento (e dei cementieri / pirogassificatori vari) e il movimento italiano Rifiuti Zero (Spreco Zero).
Avanti allora con le vertenze locali, con i comuni/comunità rifiuti zero, con la raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare detta “legge rifiuti zero”.
Rossano Ercolini
Presidente ZW Europe

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


Dove si firma per Rifiuti Zero

A Parma il Comune ha messo a disposizione gli uffici per la raccolta firme della proposta di legge popolare Rifiuti Zero.
Andiamo a firmare!

Nella città a rifiuti zero, qui l'immondizia è oro

A Capannori, in Toscana, dove la differenziata supera l'80 per cento.
Il sindaco: "Le nostre tasse sulla spazzatura la meno cara della Regione".
Raccolta porta a porta con sessanta addetti, tutti giovani e assunti in forma stabile

di Jenner Meletti

http://www.repubblica.it/ambiente/2013/06/23/news/nella_citt_a_rifiuti_zero_qui_l_immondizia_oro-61677418/?ref=HREC1-11

CAPANNORI (LUCCA) - Tutto merito di un "mago". Solo nel paese delle meraviglie infatti si possono vedere scene come questa: alla stessa ora tutti i cittadini escono di casa e portano fuori quella che in troppa parte d'Italia si chiama "spazzatura" e che qui invece è stata ribattezzata "risorsa". Lia ed Elisa escono dal loro cancello in via Casalino, posano il sacchetto e si guardano intorno: tutti hanno fatto il loro dovere, non c'è uscio senza il sacchetto marrone dell'organico. Domani toccherà al "multimateriale leggero", poi al "non riciclabile", arriverà il giorno della carta... Meglio tenere il calendario in bella vista, per non sbagliare. Se dimentichi la consegna, non puoi buttare tutto nel cassonetto, magari di notte. I cassonetti, a Capannori, non ci sono più. Meglio essere puntuali con i ragazzi e le ragazze che arrivano davanti a casa, con un'Ape car a metano, a "prendere la consegna".



Si mette a ridere, Rossano Ercolini, maestro elementare. "Sì, i miei alunni mi chiamavano mago. È successo nel 1995, quando c'era una lotta in tutto il paese contro la proposta di un inceneritore. Io compresi che non bastava dire no, bisognava offrire soluzioni. E così andai nella mia classe con un sacco nero di spazzatura e la rovesciai sulla cattedra. Ecco - dissi - plastica e bucce di banana, torsoli di mela, carta, insalata, legno, pasta avanzata... Tutta assieme, questa è spazzatura. Se invece facciamo una cernita e cominciamo a dividere - bucce con torsoli, plastica con vetro... - diventa una risorsa. La spazzatura non c'è più". "Sei un mago", esclamarono i bambini.
Tanti di loro adesso hanno messo su famiglia e quando preparano il sacco per l'Ape car ricordano che tutto cominciò allora. Il loro maestro-mago è diventato famoso. In aprile ha ricevuto negli Stati Uniti il Goldman Environmental Prize, definito il "Nobel per l'ambiente". Centocinquantamila dollari subito impegnati nell'associazione Zero rifiuti e nel relativo centro studi. "Il nostro lavoro - dice Rossano Ercolini - non è stato facile. Come comitato del no all'inceneritore facemmo assemblee in città e in tutte le quaranta frazioni. Se eliminiamo gran parte dei rifiuti - questo fu il nostro slogan - non ci sarà bisogno dell'inceneritore. La strada è stata avviata: solo dal 2005 ad oggi il peso dei rifiuti è diminuito del 37,7 per cento".
In un'Italia dove contro discariche e inceneritori ci sono state tante barricate e pochissime proposte, la storia di Capannori dovrebbe essere studiata a scuola. "Io penso che nel mio Comune - racconta il sindaco Giorgio Del Ghingaro - ci sia stata una rivoluzione culturale. Si doveva risolvere un problema e un territorio si è trovato unito: adesso 47 mila cittadini fanno cose mai fatte prima. C'è una forte partecipazione civica per fare il bene del proprio Comune. E questa per me è la politica".
Capannori nel 2007 è stato il primo Comune ad iscriversi all'associazione Zero Waste, rifiuti zero. La raccolta differenziata con raccolta porta a porta arriva oggi all'82 per cento, con punte del 90. "Arriveremo a zero - dice il sindaco - nel 2020. Da sei mesi abbiamo iniziato anche con la "tariffa puntuale": ogni sacco per l'indifferenziata consegnato ai cittadini ha un chip con il codice dell'utente. Meno rifiuti consegni, meno paghi. Ci dicevano che avremmo speso troppo, con questo progetto. E invece le nostre tariffe sono fra le più basse della Toscana - per un appartamento di 100 mq con tre persone la tassa è di 150 euro all'anno - e siamo riusciti ad assumere i sessanta giovani che fanno il porta a porta".
I rifiuti qui sono una miniera. Puoi portare ciò che non serve più in un centro raccolta e già all'ingresso c'è una cernita. Da una parte ciò che è davvero da buttare (e va smontato per recuperare il rame delle lavatrici, il metallo, il legno...), dall'altra tutte le cose che possono servire agli altri. Ci sono abiti, mobili, libri, frigoriferi, giocattoli che, tramite la Caritas, vanno gratuitamente a chi ha bisogno. Il progetto Zero Waste coinvolge già anche i privati. C'è un negozio, Effecorta, che non usa imballaggi non riciclabili. Olio, vino, olio vengono imbottigliati sul posto. Se vuoi il miele, ti porti il vaso. Anche detersivi e shampoo sono sfusi.
Ora i Comuni italiani Zero Waste sono 134 e fra loro c'è anche Napoli. "Si sono impegnati nella differenziata - dice Rossano Ercolini - Per ora interessa 250 mila cittadini su un milione. Il sindaco Luigi De Magistris ha detto che sarà allargata ad altri 200 mila entro la fine di giugno. Gli impegni vanno mantenuti". L'ultima battaglia è contro le cialde per il caffè. "Se ne consumano un miliardo all'anno, nove tonnellate solo qui a Capannori. Ogni capsula contiene dodici grammi di polvere che sarebbero utilissimi in agricoltura. In California giovani imprenditori ci hanno fatto i soldi coltivando funghi. Abbiamo chiesto alle aziende di fare capsule diverse, perché ciò che non è riciclabile o riusabile è un errore del produttore". Le risposte stanno arrivando. A chiedere la "rivoluzione" ora non c'è più solo quel "mago" che ancora oggi insegna alle elementari.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR