sabato 21 agosto 2010

La verità viene sempre a galla

Le finzioni di Enia-Iren sull'inceneritore svaniscono come neve al sole, giorno dopo giorno. Non ci voleva molto a capirlo, eppure il GCR era considerato oscurantista e anti moderno, quando andava dicendo che la fusione Iride-Enia avrebbe messo in minoranza Parma nelle decisioni strategiche.
Puntualmente ci troviamo con un nuovo CdA Torino-centrico, in cui l'unica carica "parmigiana" in seno al consiglio è stata affidata con criteri "spartitocratici" (avete letto bene!) all'uomo dai mille impegni Luigi Giuseppe Villani, che scopriamo essere, oltre che medico, coordinatore del Pdl, consigliere regionale, presidente del Rugby Crociati.
Un'altra cosa stiamo dicendo da tempo: l'inceneritore di Parma è sovrastimato... non è che ci troveremo a bruciare i rifiuti degli altri?



Tra 2 anni sarà operativo il nostro impianto e verrà spento invece quello di Reggio Emilia e al suo posto i cugini reggiani attiveranno un impianto a freddo TMB (Trattamento Meccanico Biologico) a valle di un processo di riduzione, riciclaggio e differenziazione.
Puntualmente, sulle pagine di un quotidiano locale, leggiamo che l'assessore reggiano all'ambiente Roberto Ferrari ha affermato che il discorso rifiuti non può riguardare solo la provincia di Reggio, essendo loro favorevoli ad una programmazione regionale e che solo quando sarà operativo l'impianto di TMB potranno rendersi conto davvero delle loro necessità e capire se avranno bisogno di esportare rifiuti.
Anche perché il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio ha appena stoppato l'allargamento del porta a porta al centro città, mantenendo il sistema a cassonetto, rifiuti tutti insieme appassionatamente.
I camion di Enia che da Parma andavano a Reggio stanno per invertire il senso di marcia?
L'assessore non ha detto che avremo il dovere di smaltire i loro rifiuti, ma è pur vero - e questo viene più volte sottolineato - che in momenti di emergenza, loro non si sono sottratti ad una logica di solidarietà fra territori, una solidarietà per altro che ha fruttato soldi.
Andrea Allodi, ex ex ex, in una diretta televisiva poco dopo la manifestazione nazionale di Parma dello scorso aprile contro gli inceneritori, aveva spergiurato che mai e poi mai la nostra città avrebbe importato rifiuti da altre province. Allora era presidente di Enia, ora...
Si sa, le promesse fanno molta presa sul pubblico e soprattutto sono gratis. "Utili idioti" ci aveva definiti un poco misterioso “lettera firmata” scrivendo ad un giornale. Inutile e dannoso è stato il contributo allo sviluppo economico e ambientale di Parma, dei suoi cittadini e delle sue aziende , di chi poteva invece fare tanto e meglio.
Allodi se ne andrà in pensione e ci riesce difficile immaginare che investirà la liquidazione comprando casa all'ombra dell'inceneritore, come aveva suggerito ai parmigiani in televisione, là nel “cerchio dei dannati”.
Barilla, Greci, Chiesi, Ikea, ci resteranno invece, insieme alle altre aziende e ai circa 10.000 lavoratori che si recheranno ogni giorno a respirare fumi, diossine, furani e metalli pesanti, nella zona definita "scarsamente abitata" dallo studio di impatto ambientale di Enia, firmata tra l'altro dalla nostra Università, Istituto di Igiene, Carlo Signorelli.
Su una cosa concordiamo appieno con l'assessore reggiano: occorre una logica interprovinciale anzi regionale.
L'Emilia Romagna ha già 9 inceneritori, assurdo pensare di doverne costruire un altro.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 21 agosto 2010
-624 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+82 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai

venerdì 20 agosto 2010

Inceneritori ed emissioni

In risposta alla lettera di Iren sulle grandi performance del nuovo inceneritore in costruzione, vorremmo sottolineare che 50 picogrammi (pg) di diossine a metro cubo di fumi, moltiplicati per i 144mila metri cubi/ora (2 linee da 72 mila metri cubi ora) fa la bellezza di 172 milioni e 800 mila picogrammi di diossine al giorno emesse in atmosfera.



I limiti raccomandati da OMS e UE sono di 2 pg/kg di peso corporeo al giorno, per cui un individuo adulto di 70 kg dovrebbe assumere giornalmente al max 140 pg. Tutti possono fare una divisione e verificare che Iren dichiara una quantità giornaliera di diossine pari alla dose massima di un milione e 230mila adulti di 70 kg. Parma e Provincia contano circa 440 mila abitanti tra cui non vi sono solo adulti in quanto annoveriamo migliaia di bambini, senza dimenticare i feti nei grembi materni, i quali, come ha ricordato il professor Veronesi, hanno sistemi cellulari di difesa vulnerabili e molto più fragili di quelli di un adulto.
La leggerezza con cui si affronta questo tema è insostenibile. Ecco per quale motivo dall'Inventario della Commissione Europea, rapporto finale del 31.12.2000, 3° volume pagina 69, emerge che il 64% delle diossine in Italia scaturisce dagli impianti di incenerimento, mentre i trasporti stradali (oltre 30 milioni di autovetture, senza tener conto degli altri autoveicoli) contribuiscono solo per un 1,1% (no comment).
Inoltre, è doveroso ricordare che nelle zone calde di fiamma del forno si ha sì una parziale dissociazione delle molecole di diossina, ma nelle zone via via più fredde, e addirittura fuori dall'inceneritore, le reazioni chimico-fisiche ricondensano le molecole clorurate e bromurate (Origin and Health Impacts of Emissions of Toxic By-Products and Fine Particles from Combustion and Thermal Treatment of Hazardous Wastes and Materials. Stephania A. Cormier, Slawo Lomnicki, Wayne Backes, and Barry Dellinger - Environ Health Perspect, Vol 114 (6) June 2006).
Il problema pertanto persiste. Senza contare il particolato ultrafine, secondario ecc. ecc.
Come ricorda Albert Einstein, il mondo non uscirà dal presente stato di crisi se non abbandonerà il modo di pensare che lo ha generato. Oggi ci sono più veleni in ambiente di ieri. Domani ci saranno più veleni di oggi. Fermiamoci!
Dobbiamo chiudere progressivamente tutti i rubinetti dei veleni senza aprirne di nuovi. La Comunità di Parma calerà il sipario su un passato caratterizzato da progetti dissennati che hanno ferito gravemente il nostro ambiente e ne alzerà uno dedicato ai cuccioli di tutte le specie, per sempre.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 20 agosto 2010
-625 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+81 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai

Tutti tranne uno

Soffiano i venti di crisi, spirano gelati refoli, fin dentro gli anfratti delle più solide aziende.
Tutti a caccia di lavori, anche piccoli, anche al ribasso.
E' la crisi mondiale peggiore, forse dal '29 a questa parte, e non accenna a scemare.
Ma all'orizzonte padano si profila una speranza.
E che speranza!
Un appalto da 43,8 milioni di euro, mica bruscolini.
Un lavoro non lontano, comodo, sicuro, sicuramente pagato.
Solo un piccolo problema, una corale sarabanda per corteggiare l'avvenente signora, una sequela di flauti di Corelli, a convincere e orientare, a strappare il trofeo, una trama intricata me lineare.
Una gara insomma.
Per quarantatré milioni di euro e passa, val la pena dare il meglio e, soprattutto, partecipare.



E' certo che ci sarà la fila, lunga e compatta e, soprattutto, ben organizzata.
Succede così che nel marzo del 2009 Enia Spa, emette gara europea per il bando delle opere civili di completamento del Pai di Parma, l'inceneritore targato food valley.
Trombe al vento, scendete a frotte voi che volete proporvi e dare il meglio di voi stessi.
La gara si chiude nell'aprile del 2010, Enia comunica il risultato ma, udite udite, il pubblico è scarso, la rosa secca, i petali appassiti.
Imprese partecipanti uguali a una.
Quarantatré milioni di euro quasi quarantaquattro per un partecipante unico che, suspence, vince?
Come vince? Con un ribasso, atterrando a 42.841.904,14, giusto un milione di meno, una bella cifra tonda tonda.
Ma vi chiederete chi ha partecipato e vinto questo ben di Dio.
Ma già lo sapete perché già ha vinto a Parma e quindi è di casa.
Si tratta del costituendo raggruppamento temporaneo d'imprese cui fanno capo la CCC Soc.Coop. - la Sices Construction SpA di Varese, la polacca Mark ProjektSp.zo.o. la bolognese Tecnopolis.
Ovviamente la sede è quella della CCC di Bologna.
E' la stessa CCC che ha vinto la gara di appalto della metropolitana, finito come sappiamo e con tutti gli strascichi che ancora invece aspettiamo di conoscere. E dentro CCC ci sono 137 soci cooperative, che spaziano in lungo e in largo per l'Italia, ed in particolare a Reggio e Parma con nomi che tornano familiari: Coopsette, Gesin, Coopservice, 5 soci a Parma, 4 a Piacenza, 14 a
Modena, 32 a Bologna (tra cui Manutencoop).
Insomma una sfilza di Nomi e Contronomi, il gotha emiliano romagnolo.
Ma la curiosità principale rimane insoddisfatta.
Come si fa a sputare su un piatto da 40 milioni di euro con la crisi che tira sberloni?
Chi si tirerebbe indietro da una gara così appetitosa?
Sembrerebbe tutti, tranne uno.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 19 agosto 2010
-626 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+80 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai

Il cerchio dei dannati

Senza troppa fretta ci avviamo verso il 2012 e l'accensione del grande forno. Il calor nero si sprigionerà verso maggio di quell'anno per non affievolirsi più per 25 anni.
Non so se ci rendiamo conto a sufficienza di che cosa significhi questa cifra, 25 lunghi anni.
Diverse famiglie che abitano ancora oggi i terreni espropriati da Enia avranno già concluso la loro diaspora, cacciati da casa, chissà con quali conseguenze su equilibrio e benessere.



In tanti si stanno preparando a seguire volontariamente la loro sorte.
Porre molti chilometri tra i loro cari e il mostro: molte persone danno per scontato che se il cancro valorizzatore si farà, la loro permanenza a Ugozzolo ha già oggi una data di scadenza, un profilo temporale ben definito per migrare altrove.
Così lo Spip e l'area di Ugozzolo si avviano a diventare un non luogo, un deserto abitativo, così come scrive Enia nel suo lucido piano, una zona scarsamente abitata...
Chi non si potrà spostare sono gli stabilimenti, perché non hanno ali e non si trovano offerte sugli inserti compro/offro casa.
Lo stabilimento pastificio della Barilla, migliaia di dipendenti, il centro commerciale Parma Retail, sarà specializzato nel tempo libero (!), speriamo abbiano previsto finestre ermetiche e filtri ben dimensionati per l'aria condizionata, Greci, i pomodori li acquisteranno ancora dai campi limitrofi?,
il centro ricerche di valenza mondiale della Chiesi Farmaceutici, 70 milioni di euro di investimento, un tiro di schioppo dal camino (ci sarà un albero di 70 metri che possa coprire la ciminiera come illustrano le foto patinate e lussureggianti proposte da Iren?), Ikea, tutto un programma da green economy che va a farsi benedire.
Ci sono a Parma zone di serie A e di serie B? Forse.
Dal 2012, anche da prima, ci sarà una terza zona abitativa, quella di serie C.
Sarà il quartiere dei poveri e dei meno abbienti, di coloro che non hanno alternativa, un ghetto di natura economica che aggiungerà un altro tassello all'ipotesi che il benessere ambientale oggi sia un fatto anche di ceto.
Permettersi una zona sana è diventato un lusso, non più un diritto.
Il cerchio dei dannati. Parma Nord, dopo l'autostrada del sole. Orizzonte e isola di calore, che brucerà le nostre vene 8000 ore all'anno, strappandoci il sangue. Moderno vampiro che raccolte sacche prenderà la via del Piemonte e della Liguria.
E ci avevano spergiurato che era per il nostro bene.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 18 agosto 2010
-627 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+79 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai

Inceneritori, se li studi, li eviti

“Nessuna evidenza che gli inceneritori facciano male”, “contributo inquinante uguale a zero”, “i vecchi impianti facevano male ma i nuovi...”, i fautori dell'incenerimento hanno piena la bocca di queste amenità e le urlano a gran voce a chi è scettico e impaurito, di fronte all'ipotesi di costruire un nuovo impianto di incenerimento sul proprio territorio.
Magari sorretti da qualche titolo accademico, fino a quando (sempre) non si scopre chi finanzia il loro studi, che guarda caso sono sempre dei costruttori o dei gestori di inceneritori.
Ci siamo presi la briga di evidenziare gli studi che invece analizzano i dati epidemiologici, e cifre alla mano, manifestano l'allarme che il problema comporta.
Sbarchiamo nell'isola britannica per andare a vedere cosa succede a Kirklees, dove un inceneritore è operativo nello Yorkshire. La tabella allegata è frutto di uno studio sul tasso di mortalità dei bambini che risiedono sottovento o sopravento all'impianto sotto accusa. Anche gli amici inglesi hanno qualche grattacapo a fidarsi troppo dell'industria dei rifiuti, che hanno trasformato in business
un problema complesso e delicato come la gestione dei materiali post consumo.
Nella tabella si evince che chi abita sottovento porta con sé un rischio di mortalità dieci volte superiore ai residenti nelle aree sopravento.
Se il caso di Kirklees è abbastanza conosciuto forse non è stato reso noto un altro approfondimento sui dati sanitari riferiti a Coventry, cittadina inglese delle West Midlands nota soprattutto per un terribile bombardamento subito dall'aviazione inglese nel 1940, uno degli eventi più tragici della seconda guerra mondiale.
Anche in questo caso i colori della mappa allegata aiutano a mettere in evidenza una mortalità del 8,7 per mille con l'evidenza di 50 decessi, contro zero decessi dell'area verde.
In Italia piuttosto noto lo studio nella regione Veneto condotto da ricercatori come Paola Zambon, Paolo Ricci, Emanuela Bovo, Alessandro Casula, Massimo Gattolin, Anna Rita Fiore, Francesco Chiosi e Stefano Guzzinati.
La ricerca ha mostrato un significativo aumento dei rischio di contrarre sarcomi con una esposizione prolungata nel tempo alla diossina o diossino simili.
La popolazione presa in esame era residente per il 40% entro 2 chilometri e per il 60% entro 5 chilometri da un inceneritore.
Il dato maggiormente preoccupante è che il tempo di latenza per l'insorgenza di queste tipologie è di 15 anni, con buona pace per chi sostiene che i nuovi impianto non facciano male. Per forza, hanno appena iniziato il loro lavoro di morte!
Tornando all'estero a Becançon, Francia, uno studio del 2000 ha evidenziato la correlazione tra residenza nei pressi di un inceneritore e il maggior rischio di contrarre linfomi non Hodgin, tumori delle ghiandole linfatiche.
Recentissimo il caso di Montale, Pistoia, dove le analisi condotte in modo indipendente su un campione di latte materno hanno evidenziato un tasso fuori norma di concentrazione di diossine. Le mamme sono ovviamente residenti nei pressi dell'inceneritore, già al centro di casi recenti di diossina nei polli. E l'inceneritore è l'unico impianto industriale presente nella zona.
Il caso storico italiano è però quello di Brescia, dove un inceneritore gigantesco, 800 mila tonnellate di rifiuti incenerite all'anno, sta causando non pochi problemi. In uno studio commissionato dalla stessa azienda che lo gestisce, la A2A, ma poi tenuto gelosamente nei cassetti, l'Istituto Mario Negri di Milano ha certificato livelli di diossine e metalli pesanti presenti nell'area limitrofa all'impianto sono il doppio di quanto rilevato in città, mentre il dato per gli idrocarburi è superiore al valore medio di ben dieci volte.
L'8 luglio scorso l'inceneritore targato Veolia di Pietrasanta, Lucca, che si trova a 2 km dalla spiaggia di Marina di Pietrasanta è stato posto sotto sequestro dalla magistratura per inquinamento dei due torrenti che passano a fianco dell'impianto: diossine e metalli pesanti sversati nei canali senza nessun trattamento ne depurazione, da oltr eun anno. Un impianto che era stato appena rinnovato, con le migliori tecnologie, nel 2008, un impianto certificato Iso 14001 dal Loyd's
Register Quality Assurance sulla gestione ambientale. Un bijoux.
Questi sono ovviamente solo alcuni dei tanti studi che in questi anni hanno evidenziato l'importanza di questi impianti nella produzione di inquinanti ambientali. Non sono certo le grigliate a cui faceva riferimento in un infelice paragone l'assessore all'ambiente (sic!) del comune di Parma, che forse
non aveva presente ancora bene nei particolari di che cosa stiamo parlando.
Macchine enormi e di difficilissima gestione, costosi monumenti alla distruzione finta, perché in natura nulla si fa sparire, tutto si trasforma, spesso in peggio.
L'infinitamente piccolo prodotto dagli inceneritori è un infinitamente grande in termini di pericolosità.
Se li conosci, li eviti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 17 agosto 2010
-628 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+78 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
GCR

Il calderone di Amelia

Nel 1995 Jay K. and Stieglitz L. si sono presi la briga di condurre uno studio scientifico sui composti emessi da un impianto di incenerimento dei rifiuti. Con molta pazienza hanno catalogato tutte le tipologie di sostanze emesse.
“Identification and quantification of volatile organic components in emissions of waste incineration plants. Chemosphere” porta anche nel titolo una considerazione che deve farci riflettere.



Atmosfera chimica, stiamo modificando il contenuto stesso dell'aria che respiriamo aggiungendo sostanze che nulla hanno a che fare con la salute e il benessere.
Il quadro che esce da questo studio è oltre che monumentale, preoccupante, che per dirlo in poche parole significa questo. L'inceneritore è un incubatore di sostanze, un grande calderone di Amelia, dove si buttano a casaccio innumerevoli sostanze. Il calore provoca un rimescolamento generale non controllabile. Succede così che come da un alambicco si distillano nuove sostanze, nuovi elementi vengono ogni giorni emessi in atmosfera, miriadi di sostanze chimiche non presenti in
natura vengono forgiate nei forni, e poi liberate.
Si dirà “ci sono i filtri”. Teniamo conto di due cose, anche il filtro da qualche parte andrà messo, oppure crediamo che il filtro faccia sparire gli inquinanti come per magia? Amelia permettendo?
Il secondo aspetto riguarda l'efficienza dei filtri a maniche, sicuramente uno dei metodi migliori come sistema di abbattimento ma che per forza di cose ha il limite della dimensione.
Questa tipologia di filtraggio consiste in una maglia molto stretta che intercetta le sostanze. Le maglie hanno ovviamente una dimensione e il foro più piccolo è di 6 micron. Fino a quella dimensione c'è speranza che, mantenendo in piena efficienza il sistema, le molecole di dimensione maggiore siano bloccate.
Purtroppo i “moderni” inceneritori, proprio per ridurre la produzione di diossine, hanno aumentato le temperature di esercizio. Così facendo è aumentata la pericolosità dei composti perché all'aumentare delle temperature diminuisce la dimensione dei particolati e, scienza insegna, più una sostanza è fine maggiore è la sua “attività”.
Siamo così di fronte ad emissioni ultrafini che raggiungono dimensioni ben più ridotte rispetto ai 6 micron. 5 micron, 2,5 micron, addirittura particelle che scendono al di sotto dell'unità.
Con queste misure è come se tentassimo di parare una pallina da ping ping con una rete da calcio.
Il risultato è scontato.
Ecco l'elenco delle sostanza emesse da un inceneritore.
Pentano, triclorofluorometano, acetonitrile, acetone, iodometano, diclorometano, 2-metil-2-propanolo, 2-metilpentano, cloroformio, etil acetato, 2,2-dimetil-3-pentanolo, cicloesano, benzene 2-metilesano, 3-metilesano, 1,3-dimetilciclopentano, 1,2-dimetilciclopentano, tricloroetano, eptano
metilcicloesano, etilciclopentano, 2-esanone, toluene, 1,2-dimetilcicloesano, 2-metilpropil acetato, 3-metilen eptano, paraldeide, ottano, tetracloroetilene, etil butirrato, butil acetato, etilcicloesano, 2-metilottano, dimetildiossano, 2-furancarbossialdeide, clorobenzene, metil esanolo, trimetilcicloesano, etil benzene, acido formico, xilene, acido acetico, composti carbonilici alifatici,
etilmetilcicloesano, 2-eptanone, 2-butossietanolo, nonano, isopropil benzene, propilcicloesano, dimetilottano, acido pentancarbosslico, propil benzene, benzaldeide, 5-metil-2-furan, carbossialdeide, 1-etil-2-metilbenzene, 1,3,5-trimetilbenzene, trimetilbenzene, benzonitrile, metilpropilcicloesano, 2-clorofenolo, 1,2,4-trimetilbenzene, fenolo, 1,3-diclorobenzene, 1,4-
diclorobenzene, decano, acido esanoico, 1-etil-4-metilbenzene, 2-metilisopropilbenzene, alcol benzilico, 1-metil-3-propilbenzene, 2-etil-1,4-dimetilbenzene, 2-metilbenzaldeide, 1-metil-2-propilbenzene, metil decano, 4-metilbenzaldeide, 1-etil-3,5-dimetilbenzene, 1-metil-(1-propenil)benzene, bromoclorobenzene, 4-metilfenolo, metil benzoato, 2-cloro-6-metilfenolo,
etildimetilbenzene, undecano, acido eptanoico, 1-(clorometil)-4-metilbenzene, 1,3-dietilbenzene, 1,2,3-triclorobenzene, alcol 4-metilbenzilico, acido etilesanoico, etil benzaldeide, 2,4-diclorofenolo, 1,2,4-triclorobenzene, naftalene, decametil ciclopentasilossano, metil acetofenone, 1-(2-
butossietossi) etanolo, 4-clorofenolo, benzotiazolo, acido benzoico, acido ottanoico, 2-bromo-4-clorofenolo, 1,2,5-triclorobenzene, dodecano, bromoclorofenolo, 104 2,4-dicloro-6-metilfenolo, diclorometilfenolo, idrossibenzonitrile, tetraclorobenzene, acido metilbenzoico, triclorofenolo,
acido 2-(idrossimetil) benzoico, 1,2,3,4-tetraidro-2-etilnaftalene, 2,4,6-triclorofenolo, 4-etilacetofenone, 2,3,5-triclorofenolo, acido 4-clorobenzoico, 2,3,4-triclorofenolo, 1,2,3,5-tetraclorobenzene, 1,1'-bifenil (2-etenil-naftalene), 3,4,5-triclorofenolo, acido clorobenzoico, 2-idrossi-3,5-diclorobenzaldeide, 2-metilbifenile, 2-nitrostirene (2-nitroetenilbenzene), acido decanoico, idrossimetossibenzaldeide, idrossicloroacetofenone, acido etilbenzoico, 2,6-dicloro-4-nitrofenolo, acido solfonico (p.m. 192), 4-bromo-2,5-diclorofenolo, 2-etilbifenile, bromodiclorofenolo, 1(3H)-isobenzofuranone-5-metile, dimetilftalato, 2,6-di-tert-butil-pbenzochinone, 3,4,6-tricloro-1-metil-fenolo, 2-tert-butil-4-metossifenolo, 2,2'-dimetilbifenile, 2,3'-dimetilbifenile, pentaclorobenzene, bibenzile, 2,4'-dimetilbifenile, 1-metil-2-fenilmetilbenzene,
fenil benzoato, 2,3,4,6-tetraclorofenolo, tetraclorobenzofurano, fluorene, acido dodecanoico estere ftalico, 3,3'-dimetilbifenile, 3,4'-dimetilbifenile, esadecano, benzofenone, acido tridecanoico, esaclorobenzene, eptadecano, fluorenone, dibenzotiofene, pentaclorofenolo, acido solfonico (p.m.
224), fenantrene, acido tetradecancarbossilico, ottadecano, estere ftalico, acido tetradecanoico isopropil estere, caffeina, acido 12-metiltetradecacarbossilico, acido pentadecacarbossilico, metilfenantrene, nonedecano, acido 9-esadecen carbossilico, antrachinone, dibutilftalato, acido esadecanoico, eicosano, acido metilesadecanoico, fluoroantene, pentaclorobifenile, acido eptadecancarbossilico, ottadecadienale, pentaclorobifenile, ammidi alifatiche, acido ottadecancarbossilico, esadecanammide, docosano, esaclorobifenile, benzilbutilftalato, diisoottilftalato, acido esadecanoico esadecil estere, colesterolo.
Ok, ok, li abbiamo contati noi, sono più di 200.
Un po' più dannoso di una grigliata, non credete?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 agosto 2010
-629 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+77 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai

Modello insostenibile

Rispondiamo con un no alla proposta del Dr. Vincenzo Pellegrini, che vuole vendere rifiuti alla Germania per salvarci dalle diossine. Purtroppo i conti non tornano.
Stiamo imponendo un andamento lineare a un pianeta che possiede un andamento circolare, dove lo scarto di un sistema biologico diventa materia prima per un altro sistema biologico.
Noi invece estraiamo materia per poi disperderla in atmosfera, manca il punto di ritorno.
In un pianeta finito con risorse finite stiamo perdendo materia per non poterla recuperare mai più.
Dobbiamo deliberare ricordandoci delle generazioni che verranno dopo di noi.
Tutta la plastica che i fautori dell'incenerimento vogliono bruciare, riprende nuova vita con l'estrusore di Vedelago, che la ricicla al 100%.
Simultaneamente dobbiamo iniziamo a progettare e a costruire e a vivere "Dalla Culla alla Culla" (vedi Blu Edizioni), impostando la produzione in modo che non ci sia scarto alcuno.
In tempo di guerra convertimmo l' industria civile in industria bellica dall'oggi al domani.
In tempo di pace, è dovere civile e morale operare un cambiamento produttivo e di stili di vita altrettanto celere.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 14 agosto 2010
-631 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+75 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai

Andate in pace

Diossina è un vocabolo che in Italia fa immediatamente pensare a Seveso e alla sua fabbrica di morte, la Icmesa, che nel 1976 causò una enorme nube tossica con la quale ancora oggi dobbiamo fare i conti.
Le diossine sono una classe di composti organici a base di cloro altrimenti conosciute come TCDD, tetra cloro di benzo p diossine, con 210 tipi diversi di composizione tra diossine vere e proprie e furani.
A livello di tossicità equivalente sono gli inceneritori i maggiori produttori di diossine con un punteggio di 1641, seguite dalle fonderie con 1125.
Uno studio della Commissione Europea del 2000 dava agli inceneritori italiani il 64% della produzione totale di diossine del Belpaese.
Una delle problematiche maggiori legate all'emissione di diossine è la stabilità del composto e il suo accumulo e incremento costanti sui terreni.
Uno studio inglese su campo aperto ha dimostrato come in 130 anni la presenza di diossina sul terreno sia aumentata del 300%.
Ovviamente se contaminiamo i terreni anche l'erba su cui cresce è colpita dall'inquinamento.
Ed è attraverso gli erbivori che la catena alimentare porta questi composti all'uomo, dove sono depositati nelle parti adipose, nei grassi.
Il passaggio ai neonati avviene attraverso il latte materno che per l'appunto è una secrezione grassa.
Le mamme si “liberano” delle diossine trasmettendole ai loro figli.
La quantità di diossina riscontrata nell'uomo ha un livello maggiore rispetto agli animali essendo l'uomo l'ultimo anello della catena, che diventa a sua volta un bio accumulatore, anche per la sua longevità.
Per il 95% le diossine sono assorbite attraverso il consumo di carne, pesce e latticini.
Mortalità prenatale, riduzione della crescita, disfunzione di organi quali quello nervoso centrale, alterazioni come quelle dell'apparato genitale maschile sono gli effetti della contaminazione sull'uomo.
Ma quanta diossina produrrà l'inceneritore di Parma?
Il calcolo lo si effettua sulla base dei dati dichiarati da progetto.
Le due linee dell'inceneritore di Ugozzolo emetteranno ogni ora in atmosfera 144 mila metri cubi di fumo, non proprio cristallino e di montagna come ci racconta nonno Allodi.
La migliore prestazione di un inceneritore è quella di una concentrazione per metro cubo di 0,04 nanogrammi di diossina, una concentrazione che a seconda dell'efficienza è per lo meno 80 volte maggiore a quella dell'aria ambiente.
Il nanogrammo corrisponde ad un miliardesimo di grammo (10-9) e questa misura ci fa capire l'estrema pericolosità del composto, tale da considerare queste minuscole quantità, quasi non riscontrabili dagli strumenti.
E' su questa “minuscoleria” che i fautori degli inceneritori giocano irresponsabilmente le loro carte migliori, quando affermano che l'inquinamento è praticamente non riscontrabile.
Ignoranza? O calcolo?
L'Europa virtuosa, alla quale tanto si appellano, quando fa comodo, i fautori del sì, è anche la stessa che ha posto limiti e misure certe per quantificare la dose massima accettabile di diossina.
Come gli Stati Uniti dove addirittura questa misura è ridotta di dieci volte.
Ma quanto fanno male le diossine?
La dose massima ammessa è di 0,02 nanogrammi per chilo di peso.
Pensate alle dimensioni di cui stiamo parlando, 0,02 nanogrammi sono in pratica 2 picogrammi.
Il picogrammo è la miliardesima parte del milligrammo.
La nostra testa fa perfino fatica a seguire il discorso.
Questo significa che una persona adulta di 70 chili può assorbire al giorno al massimo 0,14 nanogrammi.
E' sulla base di questi dati certi che possiamo affermare senza smentite che l'inceneritore di Parma, emettendo in atmosfera, al giorno, 138.240 nanogrammi di diossina, farà uscire dal camino dosi massime per 987.428 adulti, quando la popolazione della Provincia assomma a 433.000 abitanti.
Se facessimo il calcolo per i bambini le dosi massime emesse al giorno dall'inceneritore saranno 1.974.857, praticamente dosi per 2 milioni di bambini.
Ma i nostri felici ammiratori degli impianti sostengono che l'inceneritore avrà un apporto nullo sull'ambiente.
Andate in pace.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 14 agosto 2010
-631 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+75 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai

Inceneritore che vai, sequestro che trovi

Saranno anche impianti sicuri e moderni, come ce li presentano i loro sostenitori, ma la cronaca italiana è piena di sequestri, chiusure, drammi legati all'inquinamento: dell'ambiente e di conseguenza dell'uomo.
L'ultimo in ordine di apparizione è stato l'inceneritore di Falascaia, noto come Pollino, attivo fino all'8 luglio 2010 a Pietrasanta (Lucca), 2 km dalla spiaggia della Versilia. Questo impianto, di proprietà di Veolia (che ha rilevato Tev) è sotto accusa per l'inquinamento a due torrenti limitrofi, in cui ha sversato acqua contaminata da diossine e metalli pesanti. L'inceneritore non era nuovo a
questa problematica visto che già nel 2008 era stato oggetto di aggiornamento tecnologico per lo stesso problema. Dall'evidenza dell'acqua avvelenata alla chiusura dell'impianto è trascorso un anno e mezzo. Della serie “controlli severi e massima collaborazione”, altro cavallo di battaglia dei fautori dell'incenerimento.
Lo scorso marzo 2010 è Arezzo protagonista con il sequestro dell'inceneritore della Chimet. Un intero territorio avvelenato da selenio, fiumi, terre coltivate. Un'impresa, la Chimet, blasonata da tutte le certificazioni del caso, che ha continuato ad avvelenare per anni l'ambiente circostante.
A gennaio di quest'anno, 2010, sono sempre i carabinieri a sequestrare a Taranto l’impianto di incenerimento dei rifiuti cimiteriali ubicato all’interno del cimitero in località Tamburi, gestito dalla “Amiu Spa”. Il provvedimento di sequestro è scattato a seguito di un controllo ambientale, effettuato dal Noe dopo diverse segnalazioni di esalazioni maleodoranti, durante il quale i carabinieri hanno accertato che l’impianto era sprovvisto delle autorizzazioni provinciali al
trattamento ed all’incenerimento dei rifiuti e di quelle relative alle emissioni in atmosfera.
Il grande botto lo fecero i due inceneritori di Colleferro (Roma). 13 arresti, 25 avvisi di garanzia, per sigillare l'intera attività che includeva tra l'altro traffico illecito di rifiuti pericolosi e truffa ai danni dello stato. Il procuratore di Velletri aveva messo in evidenza l'associazione a delinquere,
l'immissione in atmosfera di veleni, l'accesso abusivo a sistemi informatici per taroccare i dati delle emissioni. Rifiuti speciali e pericolosi trattati come Cdr per incrementare guadagni e contributi.
Eravano nel marzo del 2009.
I carabinieri del Noe hanno colpito a Brindisi sempre nel 2009 sequestrando l'inceneritore a Veolia con annessi il sistema di monitoraggio e controllo delle emissioni, 8 serbatoi verticali da 35 metri cubi contenenti rifiuti liquidi e 1000 fusti accatastati nel piazzale. Il loro contenuto? Nessuna indicazione sui serbatoi...
Siamo nel gennaio del 2008 quando un duro colpo per il comune di Terni: il sindaco Paolo Raffaelli, il Consiglio di Amministrazione dell’Azienda Speciale Multiservizi ed alcuni tecnici, in tutto nove persone, hanno ricevuto dalla procura un'informazione di garanzia in relazione a tredici presunti reati ambientali connessi al funzionamento dell’inceneritore municipale. Nel contempo l’inceneritore, la stazione di trasferenza e gli impianti connessi sono stati posti sotto sequestro.
L'inceneritore targato Marcegaglia, attuale presidente di Confindustria, è stato sequestrato dalla Procura di Bari nel 2008. Si tratta di un impianto che era in costruzione a Modugno, in area a vincolo paesaggistico, con autorizzazioni incomplete o false, con progetti che prevedevano anche altezze degli edificio superiori ai limiti imposti dalla vicinanza con l'aeroporto.
Nel novembre del 2008 tocca a Malagrotta (Roma). L'impianto è risultato privo della
certificazione di prevenzione incendi e di altri requisiti di legge e non è giunto nemmeno all'inaugurazione.
Fra febbraio e giugno del 2007 è l'inceneritore di Trieste a essere posto sotto sequestro per il superamento dei limiti di legge riguardanti le emissioni di diossine, superiori anche di 10 volte il limite autorizzato.
Taranto ancora al centro dell'attenzione. Militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza hanno posto sotto sequestro preventivo l'inceneritore di Taranto sulla base di un provvedimento emesso dal sostituto procuratore. Secondo il magistrato, sulla base di accertamenti compiuti dai finanzieri, l'impianto, che ò gestito da un gruppo di imprese capeggiato dalla 'Termomeccanica ecologica', inquinerebbe l'atmosfera. E' il maggio 2006.
La Lombardia al centro dell'operazione Grisù (maggio 2005). Posto sotto sequestro l'inceneritore ACCAM di Busto Arsizio (Varese) l’impianto che smaltiva i rifiuti non differenziati per un consorzio di 27 comuni nell’area del basso varesotto e dell’alto-milanese. Gli arresti (con custodia cautelare o arresti domiciliari) hanno riguardato ben 19 persone tra cui il direttore tecnico dell’inceneritore assieme a titolari, dirigenti e/o amministratori di diverse società di
raccolta/smaltimento di rifiuti, Pietrasanta, Brindisi, Colleferro, Trieste, Taranto, Busto Arsizio, Arezzo.
Giro giro tondo, casca il mondo...

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 13 agosto 2010
-632 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+74 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai