Pietranera è un luogo sperduto e bellissimo, affogato nel verde selvaggio della Valdorbora, valletta laterale della Valceno, a pochi chilometri dal capoluogo Bardi.
Pietranera, come si intuisce dal nome, è un massiccio di origine antica, un ofiolite che ci porta notizie della crosta oceanica del Giurassico, un memento della nostra stessa storia sulla Terra.
Pietranera è una cava, da anni utilizzata per produrre ghiaia. Centinaia di tonnellate di materiali che sono scesi a valle per rifornire cementifici e altre industrie di trasformazione.
L'ofiolite è ormai nota per la presenza di fibre di amianto, annegate in queste rocce verdi-nerastre.
Fibre che con la demolizione vengono liberate in ambiente in gran quantità.
Ma che anche nel momento dell'utilizzo mettono a rischio lavoratori e fruitori degli stessi materiali.
I rischi per le popolazioni residenti sono quindi evidenti eppure la cava è ancora in attività e si stenta a scegliere la strada della precauzione e della salute anche a costo di misure severe e impositive da parte dell'amministrazione locale.
Lo scorso novembre a Salsomaggiore un convegno dell'Isde, con relatori i medici per l'ambiente Maria Cirelli e Manrico Guerra hanno testimoniato la negazione del problema a livello regionale.
Nonostante l'evidenza del problema, da decine a centinaia di microgrammi di amianto emessi per ogni chilogrammo di pietra scavata, le cave di ofiolite sono ancora al loro posto e attive.
E' la stessa regione a quantificarle: 12 in tutto, ma di queste 10 nella nostra provincia, di cui 8 nella valli di Taro e Ceno.
Uno studio del 2004 che ha permesso di evidenziare le popolazioni a rischio ma che non ha portato alcun cambiamento o decisione in merito.
A Bardi lo scorso luglio è nato il comitato “Cave all'Amianto no grazie” (
www.caveallamiantonograzie.info ) che intende difendere la salute del territorio e raccogliere i due anni di lotta sottobosco, cercando di porre la parola fine a questo ennesimo insensato sfruttamento del territorio.
Lettere al sindaco di Bardi Giuseppe Conti, interrogazioni, proposte: per ora è il silenzio a coprire i danni di questo insensato carpire pietra e spargere amianto. Un silenzio pesante e inaccettabile.
Pietranera è un esempio tra i tanti di gestione insensata del territorio e delle sue risorse.
Ci fa capire come non ci siano confini all'errore e alla semplificazione, al far finta di niente e al tentennare di fronte al rischio sanitario e ambientale.
Ogni camion di pietra uscito dalla cava corrisponde a 20 tonnellate circa di prodotto che ci porta a calcolare un margine giornaliero di emissione di amianto tra il chilo e i dieci chili.
Ogni giorno, sulla strada per Pietranera.
Stiamo assistendo inermi ad un modello di sviluppo che porta alla distruzione delle risorse, all'accumulo di vantaggi economici per pochi, all'impoverimento dei più.
Una disattenzione totale nei confronti dell'unico pianeta disponibile che chiama all'appello tutti i cittadini di buona volontà, tutta la cittadinanza attiva che si muove su linee nuove di pensiero, per dare un futuro al nostro territorio.
E' forse giunto il momento di un confronto aperto tra questi nuovi Cavalieri della Food Valley, per cominciare a pensare seriamente a un dialogo ed a una collaborazione che permetta efficacia nella libertà, dialogo nel rispetto.
Un riconoscimento del comune traguardo che potrebbe portare a scenari inaspettati.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 agosto 2010
-633 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+73 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
L'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR - dal 2006 si è mossa per impedire la costruzione di un nuovo inceneritore a Parma, a 4 km da piazza Duomo, a fianco di Barilla e Chiesi, Ikea e ParmaRetail. Un mostro che brucerà 130 mila tonnellate di rifiuti all'anno e che inquinerà il nostro territorio per il futuro a venire.
giovedì 12 agosto 2010
Trentino Pulito
E' il Trentino virtuoso, che secondo l'ex presidente di Enia Allodi, è a favore dell'inceneritore, avanti nel futuro e al passo con i tempi e a braccetto con i forni.
Oggi invece scopriamo che la realtà è un pochino differente da come ce l'avevamo presentata ed anche a Trento le persone con gli occhi aperti e le orecchie allenate ci sono eccome e non si fanno gabbare dal primo venuto.
Ecco che allora esce allo scoperto Trentino Pulito, un coordinamento di associazioni e cittadini che come a Parma si mette di traverso al progetto di costruzione di un nuovo inceneritore, che andrebbe a gravare irrimediabilmente sull'ambiente trentino.
Trentino pulito lancia la sfida e prevede ad ottobre una grande manifestazione contro il progetto locale.
Anche a Trento è la provincia sul banco degli imputati, con in testa il presidente Allai, un organo definito “incapace di ascoltare i cittadini” e sono gli agricoltori i primi a rispondere all'appello ed a scaldare i motori dei loro trattori, per sfilare sotto le finestre degli amministratori.
Sono gli agricoltori, come a Parma, i primi bersagli delle emissioni che ogni camino di qualunque tipo di inceneritori si tratti, vecchio, nuovo, spaziale, spara nell'aria e fa ricadere sui suoli spesso agricoli che circondano gli impianti diossine, metalli pesanti, furani.
L'appello degli amici trentini è rivolto alla gente, oltre 4.000 le firme già raccolte, ma anche ai comuni, che possono dire la loro e far sentire le ragioni all'organo amministrativo provinciale. Oltre che naturalmente impegnarsi in un modo più virtuoso di gestire i rifiuti che è quello di una raccolta spinta e ragionata, un itinerario che rispetti appieno le direttive europee che impostano le politiche
dei rifiuti sulle 4 R, riduzione, riuso, riciclo, recupero, lasciando solo all'ultimo scalino il trattamento del residuo.
Trentino Pulito si pone di traverso ad un progetto che prevede la costruzione di un inceneritore da 103 mila tonnellate, che metterebbe in ginocchio non solo le produzioni agricole di qualità, ma anche la stessa gestione virtuosa dei rifiuti, mettendo al palo la raccolta differenziata, che ovviamente è in contrasto con l'incenerimento.
Gli attivisti di Trentino Pulito, tra i quali Franco Piffer, il presidente Ottorino Pilati, Emanuela Varisio, Massimo Tosca ricordano le parole dette dall'allora vicesindaco Alessandro Andretta, che oggi siede sulla poltrona del primo cittadino: “Sopra il 70% di rifiuti differenziati l'inceneritore non serve”.
L'associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma parteciperà e sosterrà la manifestazione trentina del prossimo autunno.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 agosto 2010
-633 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+73 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Oggi invece scopriamo che la realtà è un pochino differente da come ce l'avevamo presentata ed anche a Trento le persone con gli occhi aperti e le orecchie allenate ci sono eccome e non si fanno gabbare dal primo venuto.
Ecco che allora esce allo scoperto Trentino Pulito, un coordinamento di associazioni e cittadini che come a Parma si mette di traverso al progetto di costruzione di un nuovo inceneritore, che andrebbe a gravare irrimediabilmente sull'ambiente trentino.
Trentino pulito lancia la sfida e prevede ad ottobre una grande manifestazione contro il progetto locale.
Anche a Trento è la provincia sul banco degli imputati, con in testa il presidente Allai, un organo definito “incapace di ascoltare i cittadini” e sono gli agricoltori i primi a rispondere all'appello ed a scaldare i motori dei loro trattori, per sfilare sotto le finestre degli amministratori.
Sono gli agricoltori, come a Parma, i primi bersagli delle emissioni che ogni camino di qualunque tipo di inceneritori si tratti, vecchio, nuovo, spaziale, spara nell'aria e fa ricadere sui suoli spesso agricoli che circondano gli impianti diossine, metalli pesanti, furani.
L'appello degli amici trentini è rivolto alla gente, oltre 4.000 le firme già raccolte, ma anche ai comuni, che possono dire la loro e far sentire le ragioni all'organo amministrativo provinciale. Oltre che naturalmente impegnarsi in un modo più virtuoso di gestire i rifiuti che è quello di una raccolta spinta e ragionata, un itinerario che rispetti appieno le direttive europee che impostano le politiche
dei rifiuti sulle 4 R, riduzione, riuso, riciclo, recupero, lasciando solo all'ultimo scalino il trattamento del residuo.
Trentino Pulito si pone di traverso ad un progetto che prevede la costruzione di un inceneritore da 103 mila tonnellate, che metterebbe in ginocchio non solo le produzioni agricole di qualità, ma anche la stessa gestione virtuosa dei rifiuti, mettendo al palo la raccolta differenziata, che ovviamente è in contrasto con l'incenerimento.
Gli attivisti di Trentino Pulito, tra i quali Franco Piffer, il presidente Ottorino Pilati, Emanuela Varisio, Massimo Tosca ricordano le parole dette dall'allora vicesindaco Alessandro Andretta, che oggi siede sulla poltrona del primo cittadino: “Sopra il 70% di rifiuti differenziati l'inceneritore non serve”.
L'associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma parteciperà e sosterrà la manifestazione trentina del prossimo autunno.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 agosto 2010
-633 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+73 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
mercoledì 11 agosto 2010
Il bavaglio di Oppimitti
Se tutto va bene, se tutto è sotto controllo, se nulla è successo, cos'è questo opprimente silenzio e questa grave censura sui fatti di Borgotaro?
Domenica scorsa è andato a fuoco, per cause ancora da chiarire, un capannone della ditta Oppimitti di Borgotaro, in pieno centro.
Un colonna nerissima di fumo ha pervaso l'aria per ore in città e nei dintorni.
Il fumo acre ancora si sente, a due giorni di distanza, impregnare l'aria del Borgo.
Una schiera di vigili del fuoco ha lavorato per ore per circoscrivere l'incendio e per giorni per avere ragione del rogo.
Cosa è bruciato? Carta, plastica, cartone, riportano le scarse notizie.
Problemi, rischi ambientali e per la salute? Nessuno, si affrettano a dire Arpa e dintorni.
Fanno però una conferenza stampa dove quasi anticipano le conclusioni rassicuranti, ma di particolari se ne san pochi.
Lunedì il Partito della Rifondazione Comunista di Borgotaro emette un comunicato stampa e si pone alcune lecite domande sulla salute e sui doverosi riscontri in tema di autorizzazioni, impianti di sicurezza etc.
Ma ecco scattare rapida la censura. La tv locale, RTA, non trasmette il comunicato e si rifiuta di dare spazio a questa voce, che ha diritto di farsi sentire.
Poi si scopre che la ditta Oppimitti ha la mani in pasta nell'emittente locale e allora capiamo tutto e ritorniamo ai soliti discorsi all'italiana.
Possibile che siamo ancora ridotti così male per cui dei giornalisti non possano fare il mestiere di giornalisti ma solo quello degli scrivani?
Forse è già in vigore la legge bavaglio?
Cosa si nasconde dietro quell'incendio? Cosa c'è dietro che non si possa mettere alla luce del sole?
A questo punto viene da pensare che il magazzino non fosse pienamente a norma ed in regola.
Davvero era in possesso di tutte le autorizzazioni? Detenendo ingenti quantità di materiali infiammabili aveva il nulla osta dei vigili del fuoco? Il certificato di prevenzione incendi è stato ottenuto? C'era un impianto di spegnimento adeguato per rispondere alle emergenze come quella di domenica? Può essere autorizzato in un centro abitato questo tipo di magazzino?
Sciogliamo il bavaglio.
Il Comunicato rifiutato
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 agosto 2010
-634 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+72 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Domenica scorsa è andato a fuoco, per cause ancora da chiarire, un capannone della ditta Oppimitti di Borgotaro, in pieno centro.
Un colonna nerissima di fumo ha pervaso l'aria per ore in città e nei dintorni.
Il fumo acre ancora si sente, a due giorni di distanza, impregnare l'aria del Borgo.
Una schiera di vigili del fuoco ha lavorato per ore per circoscrivere l'incendio e per giorni per avere ragione del rogo.
Cosa è bruciato? Carta, plastica, cartone, riportano le scarse notizie.
Problemi, rischi ambientali e per la salute? Nessuno, si affrettano a dire Arpa e dintorni.
Fanno però una conferenza stampa dove quasi anticipano le conclusioni rassicuranti, ma di particolari se ne san pochi.
Lunedì il Partito della Rifondazione Comunista di Borgotaro emette un comunicato stampa e si pone alcune lecite domande sulla salute e sui doverosi riscontri in tema di autorizzazioni, impianti di sicurezza etc.
Ma ecco scattare rapida la censura. La tv locale, RTA, non trasmette il comunicato e si rifiuta di dare spazio a questa voce, che ha diritto di farsi sentire.
Poi si scopre che la ditta Oppimitti ha la mani in pasta nell'emittente locale e allora capiamo tutto e ritorniamo ai soliti discorsi all'italiana.
Possibile che siamo ancora ridotti così male per cui dei giornalisti non possano fare il mestiere di giornalisti ma solo quello degli scrivani?
Forse è già in vigore la legge bavaglio?
Cosa si nasconde dietro quell'incendio? Cosa c'è dietro che non si possa mettere alla luce del sole?
A questo punto viene da pensare che il magazzino non fosse pienamente a norma ed in regola.
Davvero era in possesso di tutte le autorizzazioni? Detenendo ingenti quantità di materiali infiammabili aveva il nulla osta dei vigili del fuoco? Il certificato di prevenzione incendi è stato ottenuto? C'era un impianto di spegnimento adeguato per rispondere alle emergenze come quella di domenica? Può essere autorizzato in un centro abitato questo tipo di magazzino?
Sciogliamo il bavaglio.
Il Comunicato rifiutato
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 agosto 2010
-634 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+72 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
M'ama non m'ama
“Copiamo gli esempi virtuosi”, “Noi come Bolzano”, “Guardiamo a Nord”, l'ex presidente Allodi ci ammaliava di queste immagini fiorite, arie di montagna, virtuosismi, modernità.
Dobbiamo insomma copiare da chi è più avanti di noi.
Bene, siamo d'accordo.
Peccato che Iren faccia un copia incolla a modo suo e la margherita la sfogli secondo il suo tornaconto, scartando i petali non graditi.
Nella foto allegata l'evidenza di come in Trentino, e non siamo a sud, intendano la raccolta differenziata della parte umida, e come seriamente la perseguano.
“NO SACCHETTI DI PLASTICA!” recita la scritta e il punto esclamativo vorrà dire pur qualcosa.
Anche a Parma ci mostriamo apparentemente virtuosi ma poi vai a vedere e cosa scopriamo?
Che i sacchetti per l'organico distribuiti da Enia-Iren sono di plastica, lo polietilene che verrà tolto dai supermercati per ridurre l'inquinamento!
Tutto ciò nonostante un piano dettagliato del Consorzio Priula, che esprime a chiare lettere la necessità del sacchetto in mater bi, e una delibera del consiglio comunale di Parma.
Invece in città pare sia sufficiente una scritta sulla fiancata di un camioncino, a far diventare virtuosa una raccolta solo abbozzata e mal gestita.
Almeno si abbia il buon gusto di non paragonare se stessi ai virtuosi esempi del nord, dove invece per l'umido hanno particolare attenzione.
In modo magari da non prendere in giro i cittadini.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 agosto 2010
-634 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+72 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Dobbiamo insomma copiare da chi è più avanti di noi.
Bene, siamo d'accordo.
Peccato che Iren faccia un copia incolla a modo suo e la margherita la sfogli secondo il suo tornaconto, scartando i petali non graditi.
Nella foto allegata l'evidenza di come in Trentino, e non siamo a sud, intendano la raccolta differenziata della parte umida, e come seriamente la perseguano.
“NO SACCHETTI DI PLASTICA!” recita la scritta e il punto esclamativo vorrà dire pur qualcosa.
Anche a Parma ci mostriamo apparentemente virtuosi ma poi vai a vedere e cosa scopriamo?
Che i sacchetti per l'organico distribuiti da Enia-Iren sono di plastica, lo polietilene che verrà tolto dai supermercati per ridurre l'inquinamento!
Tutto ciò nonostante un piano dettagliato del Consorzio Priula, che esprime a chiare lettere la necessità del sacchetto in mater bi, e una delibera del consiglio comunale di Parma.
Invece in città pare sia sufficiente una scritta sulla fiancata di un camioncino, a far diventare virtuosa una raccolta solo abbozzata e mal gestita.
Almeno si abbia il buon gusto di non paragonare se stessi ai virtuosi esempi del nord, dove invece per l'umido hanno particolare attenzione.
In modo magari da non prendere in giro i cittadini.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 agosto 2010
-634 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+72 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Dieci domande a Iren
Dieci domande a Iren, esercizio utile per ottenere 10 non-risposte. Ecco i quesiti alle quali Iren non risponderà mai.
1. Se è vero che Iren è impegnata nella raccolta differenziata della plastica come mai prevede al 2012 un calo della raccolta della stessa che arriverà al 17% contro le stime indicate dal Piano Provinciale che prevede il 59,7%?
2. Se è vero che Iren è impegnata nella raccolta dell'umido come mai vengono distribuiti ai cittadini sacchetti di plastica che rovinano la qualità dell'organico con uno scarto fino al 26%?
3. Se è vero che Iren è impegnata nella raccolta differenziata come mai ci sono ancora i cassonetti stradali che tutti gli esperti tacciano come tombe di materiali nobili riciclabili?
4. Se è vero che Iren rispetta gli impegni presi con l'amministrazione comunale di Parma nel 2006, e quindi con i cittadini, come mai non fornisce tutta il Piano Economico Finanziario del Pai di Parma, rendendo disatteso un impegno basilare dell'accordo?
5. Se è vero che Iren è sincera nei rapporti con il territorio come mai l'ingegner Ferrari ha affermato il falso dicendo in una trasmissione televisiva che le cassette di plastica vengono riciclate al 99,99%?
6. Se è vero che Iren dichiara che l'impianto di Ugozzolo avrà un impatto zero sull'ambiente come mai vengono assegnate compensazioni ai comuni limitrofi per un importo annuo di 1 milione 500 mila euro?
7. Se è vero che l'impianto di Ugozzolo non peggiorerà lo stato dell'ambiente come mai la stessa azienda dichiara un apporto annuo di oltre 3 tonnellate di Pm10 emesse
dall'inceneritore anche tenendo conto delle migliaia di caldaie che forse si spegneranno?
8. Se è vero che Iren ha seguito pedissequamente il Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti come mai in Provincia continuano a giungere richieste di raddoppio delle linee dell'inceneritore per passare a 260 mila tonnellate annue di rifiuti incenerito?
9. Se è vero che Iren ritiene questi impianti sicuri cosa pensa dei sequestri degli inceneritori di Pietrasanta (Lucca), Colleferro 1 e 2 (Roma), Malagrotta (Roma), Gioia Tauro (Reggio Calabria), Modugno (Bari), Terni, Taranto, Trieste?
10. Se è vero che Iren ha intenzione di preservare l'ambiente come mai prevede il monitoraggio di soli 3 inquinanti mentre il Piano Provinciale di Piano Provinciale Tutela e Risanamento della qualità dell'aria (delibera provinciale 46 del 26.05.2006 e con con Dlgs 4.08.1999 351) prevede la valutazione della qualità dell’aria con monitoraggio di molti altri microinquinanti notoriamente emessi dagli inceneritori?
A braccia aperte verso il cancrovalorizzatore
Ora provate a contare, da oggi, i giorni di silenzio di Iren.
Vi stancherete presto, però potrebbe essere un comodo mantra se il sonno non giunge.
Mica sono tenuti, a Genova o a Torino, a rispondere a dei cittadini di Parma, no?
Parma dove?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 agosto 2010
-634 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+72 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
1. Se è vero che Iren è impegnata nella raccolta differenziata della plastica come mai prevede al 2012 un calo della raccolta della stessa che arriverà al 17% contro le stime indicate dal Piano Provinciale che prevede il 59,7%?
2. Se è vero che Iren è impegnata nella raccolta dell'umido come mai vengono distribuiti ai cittadini sacchetti di plastica che rovinano la qualità dell'organico con uno scarto fino al 26%?
3. Se è vero che Iren è impegnata nella raccolta differenziata come mai ci sono ancora i cassonetti stradali che tutti gli esperti tacciano come tombe di materiali nobili riciclabili?
4. Se è vero che Iren rispetta gli impegni presi con l'amministrazione comunale di Parma nel 2006, e quindi con i cittadini, come mai non fornisce tutta il Piano Economico Finanziario del Pai di Parma, rendendo disatteso un impegno basilare dell'accordo?
5. Se è vero che Iren è sincera nei rapporti con il territorio come mai l'ingegner Ferrari ha affermato il falso dicendo in una trasmissione televisiva che le cassette di plastica vengono riciclate al 99,99%?
6. Se è vero che Iren dichiara che l'impianto di Ugozzolo avrà un impatto zero sull'ambiente come mai vengono assegnate compensazioni ai comuni limitrofi per un importo annuo di 1 milione 500 mila euro?
7. Se è vero che l'impianto di Ugozzolo non peggiorerà lo stato dell'ambiente come mai la stessa azienda dichiara un apporto annuo di oltre 3 tonnellate di Pm10 emesse
dall'inceneritore anche tenendo conto delle migliaia di caldaie che forse si spegneranno?
8. Se è vero che Iren ha seguito pedissequamente il Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti come mai in Provincia continuano a giungere richieste di raddoppio delle linee dell'inceneritore per passare a 260 mila tonnellate annue di rifiuti incenerito?
9. Se è vero che Iren ritiene questi impianti sicuri cosa pensa dei sequestri degli inceneritori di Pietrasanta (Lucca), Colleferro 1 e 2 (Roma), Malagrotta (Roma), Gioia Tauro (Reggio Calabria), Modugno (Bari), Terni, Taranto, Trieste?
10. Se è vero che Iren ha intenzione di preservare l'ambiente come mai prevede il monitoraggio di soli 3 inquinanti mentre il Piano Provinciale di Piano Provinciale Tutela e Risanamento della qualità dell'aria (delibera provinciale 46 del 26.05.2006 e con con Dlgs 4.08.1999 351) prevede la valutazione della qualità dell’aria con monitoraggio di molti altri microinquinanti notoriamente emessi dagli inceneritori?
A braccia aperte verso il cancrovalorizzatore
Ora provate a contare, da oggi, i giorni di silenzio di Iren.
Vi stancherete presto, però potrebbe essere un comodo mantra se il sonno non giunge.
Mica sono tenuti, a Genova o a Torino, a rispondere a dei cittadini di Parma, no?
Parma dove?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 agosto 2010
-634 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+72 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
martedì 10 agosto 2010
Fuochi fatui?
Domenica scorsa un capannone della Oppimitti, azienda che si occupa di rifiuti, è andato a fuoco nel pieno centro di Borgotaro.
Un'enorme colonna di fumo nero ha colmato la visuale del paese per diverse ore e ci sono voluti due giorni per arrivare al completo spegnimento del rogo.
E' bruciata carta, cartone e plastica a cielo aperto per ore.
Naturalmente l'Arpa rassicura la popolazione invitandola a stare tranquilla
Gli inceneritori bruciano gli stessi materiali andati a fuoco domenica da Oppimitti, eppure per queste combustioni sono previsti sistemi di filtraggio imponenti, vista l'imponenza degli inquinanti che si formano.
Teniamo anche presente che sono le temperature il fattore determinante per la eventuale produzione di diossina. Sotto i 1000 gradi si sprigionano che è una bellezza, in particolare se siamo in presenza di cloro, una delle sostanze presenti nella plastica, che è appunto bruciata domenica e lunedì.
Eppure leggiamo che ci si deve preoccupare perchè è in atto la combustione di materiale “non tossico”. Che significa tutto e niente. Sono andati forse a vedere se la plastica conteneva cloro, hanno verificato forse che le temperature fossero belle calde per evitare la produzione di diossine?
Se la matematica non ci riserva sorpresa dell'ultimo momento, se la plastica va bruciata a 1000 gradi sennò provoca diossina, a Borgotaro è stata prodotta diossina a iosa.
“I controlli comunque continuano e e mi pare vi sia stata tutta l'attenzione possibile su questo fronte per contenere e porre sotto sorveglianza questa problematica di tipo igienico sanitario”.
Sono le parole del sindaco del capoluogo della Valtaro Oppo, che di tranquillizzante hanno ben pco con tutti quei “mi pare”, “contenere”, “porre sotto sorveglianza”, tanti giri di parole per dire che non si sa cosa è stato messo in atmosfera e speriamo bene.
Tanto ci pensa il vento a disperdere, che non significa però fare sparire ma semplicemente spostare altrove.
Nel frattempo in paese, in particolare nel quartiere di San Rocco, “si respirava un fastidioso odore di fumo”, che significa “si inalava tutto ciò che c'era dentro” e facciamo i dovuti scongiuri.
Delle due una. O a bruciare plastica si producono schifezze, con tutti i filtri del caso, quindi cosa è successo a Borgotaro tutti lo intuiamo, oppure ognuno dietro l'aia si faccia i falò suoi, così almeno risparmiamo tutti questi soldi a costruire inceneritori superdotati e inutili.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 agosto 2010
-635 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+71 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Un'enorme colonna di fumo nero ha colmato la visuale del paese per diverse ore e ci sono voluti due giorni per arrivare al completo spegnimento del rogo.
E' bruciata carta, cartone e plastica a cielo aperto per ore.
Naturalmente l'Arpa rassicura la popolazione invitandola a stare tranquilla
Gli inceneritori bruciano gli stessi materiali andati a fuoco domenica da Oppimitti, eppure per queste combustioni sono previsti sistemi di filtraggio imponenti, vista l'imponenza degli inquinanti che si formano.
Teniamo anche presente che sono le temperature il fattore determinante per la eventuale produzione di diossina. Sotto i 1000 gradi si sprigionano che è una bellezza, in particolare se siamo in presenza di cloro, una delle sostanze presenti nella plastica, che è appunto bruciata domenica e lunedì.
Eppure leggiamo che ci si deve preoccupare perchè è in atto la combustione di materiale “non tossico”. Che significa tutto e niente. Sono andati forse a vedere se la plastica conteneva cloro, hanno verificato forse che le temperature fossero belle calde per evitare la produzione di diossine?
Se la matematica non ci riserva sorpresa dell'ultimo momento, se la plastica va bruciata a 1000 gradi sennò provoca diossina, a Borgotaro è stata prodotta diossina a iosa.
“I controlli comunque continuano e e mi pare vi sia stata tutta l'attenzione possibile su questo fronte per contenere e porre sotto sorveglianza questa problematica di tipo igienico sanitario”.
Sono le parole del sindaco del capoluogo della Valtaro Oppo, che di tranquillizzante hanno ben pco con tutti quei “mi pare”, “contenere”, “porre sotto sorveglianza”, tanti giri di parole per dire che non si sa cosa è stato messo in atmosfera e speriamo bene.
Tanto ci pensa il vento a disperdere, che non significa però fare sparire ma semplicemente spostare altrove.
Nel frattempo in paese, in particolare nel quartiere di San Rocco, “si respirava un fastidioso odore di fumo”, che significa “si inalava tutto ciò che c'era dentro” e facciamo i dovuti scongiuri.
Delle due una. O a bruciare plastica si producono schifezze, con tutti i filtri del caso, quindi cosa è successo a Borgotaro tutti lo intuiamo, oppure ognuno dietro l'aia si faccia i falò suoi, così almeno risparmiamo tutti questi soldi a costruire inceneritori superdotati e inutili.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 agosto 2010
-635 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+71 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Iren e la fine tecnica del copia e incolla
Siamo proprio arrivati alla frutta o - meglio e più consono - alla canna del gas.
Per controbattere un comunicato non si trova di meglio che ridursi al copia e incolla.
Lo ammettiamo, la nostra produzione informativa non conosce crisi, ma è anche indubbio che ogni giorno ci viene offerto materiale a palate, dalla stessa concorrenza.
La settimana scorsa avevamo appena emesso l'ennesimo comunicato stampa, per mettere a conoscenza la cittadinanza di quante aziende siano situate a pochi passi dall'inceneritore (la zona “poco abitata di “Allodini ricordi”), guadagnandosi così il titolo di soci del girone infernale, che Iren rispondeva con prontezza e con l'ausilio di un emerito ricercatore della Bocconi.
Il titolo era eloquente: “Quel pregiudizio che brucia la modernità”, a firma di Antonio Massarutto, dell'Università Bocconi.
Scopriamo subito che il suo ambito di ricerca è finanziato dalle stesse aziende che gestiscono gli inceneritori, A2A, Hera, Iride, Acea, e sulla indipendenza del giudizio, da quale campana!, non andiamo oltre, ma il bello, come è uso dire, doveva ancora venire.
Succede che il Massarutto prende carta e penna e scrive al mondo, per smentire di aver rilasciato a Iren, stampa o chicchessia alcuna dichiarazione, opinione, intervista, fiato.
Il re è nudo e mostra tutte le sue lacune.
Iren non è più in grado di rispondere e lascia spazio al genio delle tastiere che rispolvera il vecchio trucco: copie e incolla. Manco si ingegnano di comunicare al malcapitato che useranno il suo guardaroba a mo' di puzzle per ricostruire una parvenza di risposta, con dentro il verbo risolutore, la parola magica “modernità”, che ammalia meglio di Amelia l'opinione pubblica, pronta, secondo loro, a bersi qualunque cosa, purché ci sia il sigillo di una qualche università o logoro vessillo.
Tornando a bomba sull'ormai lontanissima Iren, di stanza a Genova, Torino e mai e poi mai a Parma, che ricorderà al limite nei registri di scarico delle immondizie immonde che ci spediranno, ci chiediamo sempre più spesso nelle nostre quotidiane elucubrazioni di cittadini di Parma.
A cosa sarebbe servita questa fusione?
Ci spieghino i vantaggi cui vanno incontro i cittadini di Parma, di Reggio, di Piacenza, dall'aver deposto nelle mani della grande multi-utility piemontese-ligure tutto quel ben di Dio di energia elettrica, acqua, gas, rifiuti, che a quanto pare fanno gemere dalla gioia i nuovi padroni.
Ci spieghino le maestranze da noi delegate con il voto al bene comune, al benessere delle nostre terre, cosa ci guadagniamo.
Fremiamo nell'attesa.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 agosto 2010
-635 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+71 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Per controbattere un comunicato non si trova di meglio che ridursi al copia e incolla.
Lo ammettiamo, la nostra produzione informativa non conosce crisi, ma è anche indubbio che ogni giorno ci viene offerto materiale a palate, dalla stessa concorrenza.
La settimana scorsa avevamo appena emesso l'ennesimo comunicato stampa, per mettere a conoscenza la cittadinanza di quante aziende siano situate a pochi passi dall'inceneritore (la zona “poco abitata di “Allodini ricordi”), guadagnandosi così il titolo di soci del girone infernale, che Iren rispondeva con prontezza e con l'ausilio di un emerito ricercatore della Bocconi.
Il titolo era eloquente: “Quel pregiudizio che brucia la modernità”, a firma di Antonio Massarutto, dell'Università Bocconi.
Scopriamo subito che il suo ambito di ricerca è finanziato dalle stesse aziende che gestiscono gli inceneritori, A2A, Hera, Iride, Acea, e sulla indipendenza del giudizio, da quale campana!, non andiamo oltre, ma il bello, come è uso dire, doveva ancora venire.
Succede che il Massarutto prende carta e penna e scrive al mondo, per smentire di aver rilasciato a Iren, stampa o chicchessia alcuna dichiarazione, opinione, intervista, fiato.
Il re è nudo e mostra tutte le sue lacune.
Iren non è più in grado di rispondere e lascia spazio al genio delle tastiere che rispolvera il vecchio trucco: copie e incolla. Manco si ingegnano di comunicare al malcapitato che useranno il suo guardaroba a mo' di puzzle per ricostruire una parvenza di risposta, con dentro il verbo risolutore, la parola magica “modernità”, che ammalia meglio di Amelia l'opinione pubblica, pronta, secondo loro, a bersi qualunque cosa, purché ci sia il sigillo di una qualche università o logoro vessillo.
Tornando a bomba sull'ormai lontanissima Iren, di stanza a Genova, Torino e mai e poi mai a Parma, che ricorderà al limite nei registri di scarico delle immondizie immonde che ci spediranno, ci chiediamo sempre più spesso nelle nostre quotidiane elucubrazioni di cittadini di Parma.
A cosa sarebbe servita questa fusione?
Ci spieghino i vantaggi cui vanno incontro i cittadini di Parma, di Reggio, di Piacenza, dall'aver deposto nelle mani della grande multi-utility piemontese-ligure tutto quel ben di Dio di energia elettrica, acqua, gas, rifiuti, che a quanto pare fanno gemere dalla gioia i nuovi padroni.
Ci spieghino le maestranze da noi delegate con il voto al bene comune, al benessere delle nostre terre, cosa ci guadagniamo.
Fremiamo nell'attesa.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 agosto 2010
-635 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+71 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
L'amore di Giulia per Amburgo
La signora Giulia Battaglia segnala sulla Gazzetta di Parma del 10 agosto che ad Amburgo ci sono 4 inceneritori. E tutti sono felici e contenti.
Per dovere di informazione vorremmo far notare che la normativa in Germania sulle emissioni di diossina prevede una quantità per metro cubo di 1 picogrammo, una dimensione che equivale a un miliardesimo di milligrammo.
Bene, in Italia la norma prevede una soglia cento volte maggiore, facendo così che nei fumi si possono arrivare anche a 100 picogrammi per metro cubo di fumi.
La modalità di calcolo delle diossine è messa fortemente in discussione perché la pericolosità non è data tanto dalla sua concentrazione ma dalla quantità complessiva emessa.
Il mondo scientifico sta chiedendo di modificare il sistema di rilevamento per passare dalla concentrazione alla massa.
Le diossine infatti si accumulano nei terreni essendo poco solubili e per effetto della bio magnificazione le ritroviamo concentrate negli animali da pascolo come le mucche e di conseguenza al culmine della catena alimentare, nell'uomo.
Il 90% delle diossine assorbite dall'uomo provengono dalla alimentazione e non dalla respirazione.
Ecco perché bisogna porre molta cautela nei limiti di soglia ammissibili.
Per quanto riguarda gli inceneritori tedeschi questa normativa stringente fa sì che le temperature di utilizzo di questi impianti siano molte più alte di quelle italiane, circa 1300 gradi, contro quelle nostrane che si aggirano tra gli 850 e i 1000.
A temperature così alte la produzione di diossina è molto bassa ed è per questo che gli impianti tedeschi riescono a mantenere performance così elevate.
Di contro con temperature di questo ordine il pulviscolo che deriva dalla distruzione delle molecole diventa assai più piccolo e di conseguenza più attivo e difficilmente intercettabile dai filtri.
Ma è ora anche di sfatare il mito della Germania virtuosa in tema di rifiuti.
In Germania sono attivi 60 inceneritori e vengono bruciati 15 milioni di rifiuti.
Uno studio dell'associazione ambientalista Nabu ha evidenziato che nel Paese sono stati costruiti troppi inceneritori e che oggi la Germania vada a caccia di rifiuti in giro per il mondo visto che per raggiungere un bilancio economico in pareggio ne servono altri 2 milioni.
La Germania è il più grande importatore di rifiuti tossici al mondo.
Il quotidiano Der Spiegel ha fornito un elenco parziale: rifiuti delle fabbriche di armi svedesi, pesticidi della Colombia, amianto dagli USA, solventi dalla Cina, acido delle batterie dal Montenegro. Gli olandesi pagano 900 e a tonnellate e persino dall'Australia arrivano rifiuti altamente cancerogeni contenenti esaclorobenzene.
Un modello da copiare?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 agosto 2010
-635 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+71 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Per dovere di informazione vorremmo far notare che la normativa in Germania sulle emissioni di diossina prevede una quantità per metro cubo di 1 picogrammo, una dimensione che equivale a un miliardesimo di milligrammo.
Bene, in Italia la norma prevede una soglia cento volte maggiore, facendo così che nei fumi si possono arrivare anche a 100 picogrammi per metro cubo di fumi.
La modalità di calcolo delle diossine è messa fortemente in discussione perché la pericolosità non è data tanto dalla sua concentrazione ma dalla quantità complessiva emessa.
Il mondo scientifico sta chiedendo di modificare il sistema di rilevamento per passare dalla concentrazione alla massa.
Le diossine infatti si accumulano nei terreni essendo poco solubili e per effetto della bio magnificazione le ritroviamo concentrate negli animali da pascolo come le mucche e di conseguenza al culmine della catena alimentare, nell'uomo.
Il 90% delle diossine assorbite dall'uomo provengono dalla alimentazione e non dalla respirazione.
Ecco perché bisogna porre molta cautela nei limiti di soglia ammissibili.
Per quanto riguarda gli inceneritori tedeschi questa normativa stringente fa sì che le temperature di utilizzo di questi impianti siano molte più alte di quelle italiane, circa 1300 gradi, contro quelle nostrane che si aggirano tra gli 850 e i 1000.
A temperature così alte la produzione di diossina è molto bassa ed è per questo che gli impianti tedeschi riescono a mantenere performance così elevate.
Di contro con temperature di questo ordine il pulviscolo che deriva dalla distruzione delle molecole diventa assai più piccolo e di conseguenza più attivo e difficilmente intercettabile dai filtri.
Ma è ora anche di sfatare il mito della Germania virtuosa in tema di rifiuti.
In Germania sono attivi 60 inceneritori e vengono bruciati 15 milioni di rifiuti.
Uno studio dell'associazione ambientalista Nabu ha evidenziato che nel Paese sono stati costruiti troppi inceneritori e che oggi la Germania vada a caccia di rifiuti in giro per il mondo visto che per raggiungere un bilancio economico in pareggio ne servono altri 2 milioni.
La Germania è il più grande importatore di rifiuti tossici al mondo.
Il quotidiano Der Spiegel ha fornito un elenco parziale: rifiuti delle fabbriche di armi svedesi, pesticidi della Colombia, amianto dagli USA, solventi dalla Cina, acido delle batterie dal Montenegro. Gli olandesi pagano 900 e a tonnellate e persino dall'Australia arrivano rifiuti altamente cancerogeni contenenti esaclorobenzene.
Un modello da copiare?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 agosto 2010
-635 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+71 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
L'autorevolezza del Massarutto
Isde Italia scrive a Antonio Massarutto la cui opinione era stata pubblicata sulla stampa locale a sostegno degli impianti di incenerimento
(vedi Polis5agosto.pdf)
o
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Polis5agosto.pdf
Il Massarutto aveva in seguito smentito di avere scritto alcunché ai giornali pur confermando le tesi riportate nel pezzo pubblicato che in pratica era un copia incolla di un suo approfondimento.
(vedi Massarutto.doc)
o
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Massarutto.pdf
Ecco oggi la replica di Isde.
*
Gentile Signore,
abbiamo ricevuto la sua risposta, da Lei indirizzataci per conoscenza. Non abbiamo il piacere di conoscerLa, anche se abbiamo letto l’articolo a Sua firma pubblicato su Polis Quotidiano di Parma del 5 agosto c.a., trasmessoci per conoscenza.
Apprendiamo che tale articolo sarebbe frutto di un’iniziativa abusiva del suddetto quotidiano da Lei non autorizzata. Ce ne rammarichiamo per Lei e ci permettiamo di suggerirLe una smentita ufficiale dell’autenticità del pezzo pubblicato, in quanto simili operazioni di taglia-incolla rischiano di mettere in cattiva luce la serietà scientifica dell’autore degli articoli originali.
Poiché viceversa la sua lettera è autentica, essa sicuramente esprime il Suo sentire, ed è ad essa che vogliamo fare riferimento.
Poiché la Sua lettera, prima ancora che ai sottoscritti - tutti professionisti che esercitano, ognuno nel proprio ambito, la professione medica - è indirizzata ad un organo di stampa, La invitiamo a chiarire innanzitutto a chi precisamente si riferisce, quando attribuisce ai Suoi interlocutori “il vecchio vizio
di conferire Patenti di Autorevolezza con tanto di maiuscole agli studi che confermano le proprie ipotesi, bollando a prescindere come venduti, corrotti, superficiali e ispirati dal demonio gli studi che invece giungono a conclusioni diverse”. In nessuno degli scritti pervenutici abbiamo trovato affermazioni che giustificassero simili accuse, né tanto meno con i termini da Lei usati nel passo citato e nel suo seguito, al punto che la Sua reazione sembra scaturire da un’incomprensibile moto di rabbia che Le ha fatto perdere la razionale obiettività che ci si aspetta da un Ricercatore quale Lei è.
Ci auguriamo poi che parlando di Patenti di Autorevolezza (le maiuscole sono Sue) non volesse riferirsi alla figura citata dal dottor Miserotti (l’unico riferimento “con tanto di maiuscole” che abbiamo trovato), ossia al prof. Tomatis, perché se così fosse, sarebbe da parte Sua una chiara ammissione di incompetenza quantomeno nell’ambito della cancerogenesi chimica ed ambientale.
Vorremmo poi aggiornare alcune Sue conoscenze - alquanto approssimative - in relazione ai meccanismi di assimilazione degli inquinanti ambientali, cosa del resto del tutto naturale in un economista che non è tenuto ad essere un esperto di medicina: Lei afferma, infatti, nella Sua lettera, che “gli inquinanti che contano sono quelli che si respirano”.
Ci dispiace di doverla contraddire, ma per molti inquinanti particolarmente pericolosi, prodotti sicuramente anche dagli inceneritori in quantità considerevoli (in relazione alla loro tossicità), la via prevalente di assunzione per l’uomo è quella alimentare: è il caso di numerose molecole persistenti e bioaccumulabili, che subiscono un processo di biomagnificazione (ovvero di concentrazione
progressiva) lungo la catena alimentare. Un esempio classico sono le diossine e altre molecole con meccanismi di azione similari, come furani e policlorobifenili cosiddetti dioxin-like, ma non solo: anche diversi metalli pesanti, anch’essi contenuti nelle emissioni degli inceneritori. Oltre agli inquinanti immessi in atmosfera, che non solo respiriamo, ma che anche mangiamo, in quanto,
ricadendo al suolo possono entrare nella catena alimentare, dobbiamo preoccuparci anche di quelli contenuti, in concentrazioni ben maggiori, nelle ceneri e nei residui di trattamento dei fumi, che, quando finiscono in discariche speciali, possono ugualmente, a lungo andare, contaminare l’ambiente. Del resto, stante la loro pericolosità, richiedono sistemi di confinamento estremamente costosi (per cui la tentazione di seguire “scorciatoie” meno onerose è sempre in agguato) e mai del
tutto o definitivamente sicuri, a causa della particolare persistenza dei suddetti inquinanti.
Ci sembra quindi del tutto fuori luogo la sua battuta “a meno che qualcuno non si metta a sniffare le ceneri al posto della cocaina”.
Non vogliamo farla tanto lunga, né pensiamo che si possa svolgere un dibattito costruttivo quando si parte, come Lei fa con questa lettera, con la prevenzione nei confronti dei Suoi interlocutori che chiaramente traspare dal tono sprezzante ed irrispettoso con cui li apostrofa.
Nel campo della ricerca nessuno è depositario di verità assolute ed inconfutabili e anche nei campi meno opinabili vi è sempre spazio per opinioni diverse e in certi casi divergenti, ma non vi può essere dialogo quando non vi è il rispetto.
La prosecuzione di un dialogo tra sordi è solo un’oziosa perdita di tempo, soprattutto quando manca la materia su cui dialogare. Lei è competente in campo economico e noi in campo sanitario: non che i due aspetti siano affatto estranei l’uno all’altro, ma quando si pretende di invadere le competenze altrui, si rischia solo di fare delle brutte figure, come, ci dispiace dirlo, ci sembra abbia fatto Lei con questa Sua lettera.
Per concludere, un ultima ma certamente non secondaria annotazione: non sappiamo cosa dica, a proposito di conflitto di interessi, il codice deontologico dei Direttori di ricerca in ambito economico, sempre che un tale codice esista. Sembrerebbe, tuttavia, che a Lei non risulti ben chiaro il vero significato di conflitto di interessi. Sentirsi soggettivamente indipendenti ed autonomi nel
proprio operato dai condizionamenti che possono esserci da parte di chi finanzia la propria attività di ricerca è cosa ben diversa dall’assenza oggettiva di conflitti di interessi.
Può negare che l’Istituto di cui è Direttore annoveri tra i suoi membri e, per statuto, suoi finanziatori, Società impegnate direttamente o indirettamente nella costruzione e nella gestione di impianti di incenerimento, quali ACEA, A2A, Hera, Iride Energia solo per citare le più conosciute?
Cordiali Saluti
Patrizia Gentilini
Manrico Guerra
Giuseppe Miserotti
Roberto Romizi
Isde Italia
Associazione Medici per l'Ambiente www.isde.it
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 9 agosto 2010
-636 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+70 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
(vedi Polis5agosto.pdf)
o
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Polis5agosto.pdf
Il Massarutto aveva in seguito smentito di avere scritto alcunché ai giornali pur confermando le tesi riportate nel pezzo pubblicato che in pratica era un copia incolla di un suo approfondimento.
(vedi Massarutto.doc)
o
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Massarutto.pdf
Ecco oggi la replica di Isde.
*
Gentile Signore,
abbiamo ricevuto la sua risposta, da Lei indirizzataci per conoscenza. Non abbiamo il piacere di conoscerLa, anche se abbiamo letto l’articolo a Sua firma pubblicato su Polis Quotidiano di Parma del 5 agosto c.a., trasmessoci per conoscenza.
Apprendiamo che tale articolo sarebbe frutto di un’iniziativa abusiva del suddetto quotidiano da Lei non autorizzata. Ce ne rammarichiamo per Lei e ci permettiamo di suggerirLe una smentita ufficiale dell’autenticità del pezzo pubblicato, in quanto simili operazioni di taglia-incolla rischiano di mettere in cattiva luce la serietà scientifica dell’autore degli articoli originali.
Poiché viceversa la sua lettera è autentica, essa sicuramente esprime il Suo sentire, ed è ad essa che vogliamo fare riferimento.
Poiché la Sua lettera, prima ancora che ai sottoscritti - tutti professionisti che esercitano, ognuno nel proprio ambito, la professione medica - è indirizzata ad un organo di stampa, La invitiamo a chiarire innanzitutto a chi precisamente si riferisce, quando attribuisce ai Suoi interlocutori “il vecchio vizio
di conferire Patenti di Autorevolezza con tanto di maiuscole agli studi che confermano le proprie ipotesi, bollando a prescindere come venduti, corrotti, superficiali e ispirati dal demonio gli studi che invece giungono a conclusioni diverse”. In nessuno degli scritti pervenutici abbiamo trovato affermazioni che giustificassero simili accuse, né tanto meno con i termini da Lei usati nel passo citato e nel suo seguito, al punto che la Sua reazione sembra scaturire da un’incomprensibile moto di rabbia che Le ha fatto perdere la razionale obiettività che ci si aspetta da un Ricercatore quale Lei è.
Ci auguriamo poi che parlando di Patenti di Autorevolezza (le maiuscole sono Sue) non volesse riferirsi alla figura citata dal dottor Miserotti (l’unico riferimento “con tanto di maiuscole” che abbiamo trovato), ossia al prof. Tomatis, perché se così fosse, sarebbe da parte Sua una chiara ammissione di incompetenza quantomeno nell’ambito della cancerogenesi chimica ed ambientale.
Vorremmo poi aggiornare alcune Sue conoscenze - alquanto approssimative - in relazione ai meccanismi di assimilazione degli inquinanti ambientali, cosa del resto del tutto naturale in un economista che non è tenuto ad essere un esperto di medicina: Lei afferma, infatti, nella Sua lettera, che “gli inquinanti che contano sono quelli che si respirano”.
Ci dispiace di doverla contraddire, ma per molti inquinanti particolarmente pericolosi, prodotti sicuramente anche dagli inceneritori in quantità considerevoli (in relazione alla loro tossicità), la via prevalente di assunzione per l’uomo è quella alimentare: è il caso di numerose molecole persistenti e bioaccumulabili, che subiscono un processo di biomagnificazione (ovvero di concentrazione
progressiva) lungo la catena alimentare. Un esempio classico sono le diossine e altre molecole con meccanismi di azione similari, come furani e policlorobifenili cosiddetti dioxin-like, ma non solo: anche diversi metalli pesanti, anch’essi contenuti nelle emissioni degli inceneritori. Oltre agli inquinanti immessi in atmosfera, che non solo respiriamo, ma che anche mangiamo, in quanto,
ricadendo al suolo possono entrare nella catena alimentare, dobbiamo preoccuparci anche di quelli contenuti, in concentrazioni ben maggiori, nelle ceneri e nei residui di trattamento dei fumi, che, quando finiscono in discariche speciali, possono ugualmente, a lungo andare, contaminare l’ambiente. Del resto, stante la loro pericolosità, richiedono sistemi di confinamento estremamente costosi (per cui la tentazione di seguire “scorciatoie” meno onerose è sempre in agguato) e mai del
tutto o definitivamente sicuri, a causa della particolare persistenza dei suddetti inquinanti.
Ci sembra quindi del tutto fuori luogo la sua battuta “a meno che qualcuno non si metta a sniffare le ceneri al posto della cocaina”.
Non vogliamo farla tanto lunga, né pensiamo che si possa svolgere un dibattito costruttivo quando si parte, come Lei fa con questa lettera, con la prevenzione nei confronti dei Suoi interlocutori che chiaramente traspare dal tono sprezzante ed irrispettoso con cui li apostrofa.
Nel campo della ricerca nessuno è depositario di verità assolute ed inconfutabili e anche nei campi meno opinabili vi è sempre spazio per opinioni diverse e in certi casi divergenti, ma non vi può essere dialogo quando non vi è il rispetto.
La prosecuzione di un dialogo tra sordi è solo un’oziosa perdita di tempo, soprattutto quando manca la materia su cui dialogare. Lei è competente in campo economico e noi in campo sanitario: non che i due aspetti siano affatto estranei l’uno all’altro, ma quando si pretende di invadere le competenze altrui, si rischia solo di fare delle brutte figure, come, ci dispiace dirlo, ci sembra abbia fatto Lei con questa Sua lettera.
Per concludere, un ultima ma certamente non secondaria annotazione: non sappiamo cosa dica, a proposito di conflitto di interessi, il codice deontologico dei Direttori di ricerca in ambito economico, sempre che un tale codice esista. Sembrerebbe, tuttavia, che a Lei non risulti ben chiaro il vero significato di conflitto di interessi. Sentirsi soggettivamente indipendenti ed autonomi nel
proprio operato dai condizionamenti che possono esserci da parte di chi finanzia la propria attività di ricerca è cosa ben diversa dall’assenza oggettiva di conflitti di interessi.
Può negare che l’Istituto di cui è Direttore annoveri tra i suoi membri e, per statuto, suoi finanziatori, Società impegnate direttamente o indirettamente nella costruzione e nella gestione di impianti di incenerimento, quali ACEA, A2A, Hera, Iride Energia solo per citare le più conosciute?
Cordiali Saluti
Patrizia Gentilini
Manrico Guerra
Giuseppe Miserotti
Roberto Romizi
Isde Italia
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Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 9 agosto 2010
-636 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+70 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Iren, gli esami non finiscono mai
Apprendiamo dai giornali che finalmente l'inceneritore di Ugozzolo viene messo in discussione, una bella soddisfazione. E' di ieri infatti la notizia che il Comune di Parma affiderà al Dipartimento di Ingegneria Ambientale del Politecnico di Milano uno studio finalizzato a rilevare la compatibilità del progetto di Parma col il ciclo di raccolta differenziata e con l'ambiente circostante
Un ambiente circostante l'inceneritore che nel raggio di 2 km incappa in grandi aziende come Barilla, Greci, Chiesi, Althea, lo SPIP, Ikea, 3 caseifici del consorzio Parmigiano-Reggiano, 2 asili e
un mega-centro commerciale (Parma Retail), la stessa area che lo studio di impatto ambientale di Enia definisce “a bassa densità abitativa”.
All'associazione Gestione Corretta Rifiuti piacerebbe conoscere da subito chi si occuperà, all'interno del Politecnico di Milano, di questo studio, per evitare, come in passato è già accaduto, di trovarci di fronte a professori, ingegneri ed economisti le cui ricerche sono finanziate da grossi gruppi del settore incenerimento.
Il recente contributo di Antonio Massarutto, che si firma come “Università Bocconi”, e poi si scopre fare parte di un ente finanziato da A2A (inceneritore di Brescia), Hera (inceneritori di Modena, Forli, Rimini, Ferrara e Ravenna), Iride (inceneritore di Piacenza e appunto Parma) è un esempio lampante di come l'opinione pubblica può venire fuorviata da un commento che si presenta come autorevolissimo ma che, se vai a scavare un pochettino, qualche problema di parzialità lo pone.
Il Comune di Parma (cioè tutti noi) spenderà 20.000 Euro per lo studio del Politecnico, quindi sarebbe buona cosa conoscere a chi vengono dati questi soldi, per capire se saranno spesi bene.
Senza convocare studi di ingegneria di grido, possiamo affermare senza tema di smentita che un nuovo impianto di incenerimento rifiuti a Parma non migliorerà la qualità dell'aria della città.
Sarebbe dunque auspicabile che il Comune, oltre che per valutare se è inutile procedere con la costruzione del forno, commissionasse anche una ricerca per valutare l'analisi di fattibilità prodotta dal GCR insieme al gruppo di ingegneri messo a disposizione - in modo volontario - dalla Commissione Sostenibilità dell'Ordine degli Ingegneri di Parma.
Studio che è stato definito serio e condiviso da tecnici di comune e provincia ma che non si capisce perché non si voglia approfondire e considerare, visto che in questo caso la qualità dell'aria di Parma non verrebbe certamente peggiorata.
Quello di cui abbiamo bisogno oggi è un inversione di tendenza in termini di sfruttamento delle risorse, sostenibilità ambientale e diminuzione delle emissioni.
Tutto il mondo ci sta provando. Proviamoci anche a Parma!
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 agosto 2010
-635 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+71 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai di Parma
Un ambiente circostante l'inceneritore che nel raggio di 2 km incappa in grandi aziende come Barilla, Greci, Chiesi, Althea, lo SPIP, Ikea, 3 caseifici del consorzio Parmigiano-Reggiano, 2 asili e
un mega-centro commerciale (Parma Retail), la stessa area che lo studio di impatto ambientale di Enia definisce “a bassa densità abitativa”.
All'associazione Gestione Corretta Rifiuti piacerebbe conoscere da subito chi si occuperà, all'interno del Politecnico di Milano, di questo studio, per evitare, come in passato è già accaduto, di trovarci di fronte a professori, ingegneri ed economisti le cui ricerche sono finanziate da grossi gruppi del settore incenerimento.
Il recente contributo di Antonio Massarutto, che si firma come “Università Bocconi”, e poi si scopre fare parte di un ente finanziato da A2A (inceneritore di Brescia), Hera (inceneritori di Modena, Forli, Rimini, Ferrara e Ravenna), Iride (inceneritore di Piacenza e appunto Parma) è un esempio lampante di come l'opinione pubblica può venire fuorviata da un commento che si presenta come autorevolissimo ma che, se vai a scavare un pochettino, qualche problema di parzialità lo pone.
Il Comune di Parma (cioè tutti noi) spenderà 20.000 Euro per lo studio del Politecnico, quindi sarebbe buona cosa conoscere a chi vengono dati questi soldi, per capire se saranno spesi bene.
Senza convocare studi di ingegneria di grido, possiamo affermare senza tema di smentita che un nuovo impianto di incenerimento rifiuti a Parma non migliorerà la qualità dell'aria della città.
Sarebbe dunque auspicabile che il Comune, oltre che per valutare se è inutile procedere con la costruzione del forno, commissionasse anche una ricerca per valutare l'analisi di fattibilità prodotta dal GCR insieme al gruppo di ingegneri messo a disposizione - in modo volontario - dalla Commissione Sostenibilità dell'Ordine degli Ingegneri di Parma.
Studio che è stato definito serio e condiviso da tecnici di comune e provincia ma che non si capisce perché non si voglia approfondire e considerare, visto che in questo caso la qualità dell'aria di Parma non verrebbe certamente peggiorata.
Quello di cui abbiamo bisogno oggi è un inversione di tendenza in termini di sfruttamento delle risorse, sostenibilità ambientale e diminuzione delle emissioni.
Tutto il mondo ci sta provando. Proviamoci anche a Parma!
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 agosto 2010
-635 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+71 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai di Parma
Impegnamoci per il futuro
Volentieri rispondiamo alle considerazioni del consigliere comunale di Impegno per Parma, Mario Taliani, pubblicate da Parmadaily il 5 agosto.
L'inquinamento di cui parla è percepito eccome!
Siamo profondamente preoccupati per questa coltre di polvere nella quale viviamo immersi e nella quale cresciamo i nostri figli.
Purtroppo sappiamo bene che queste polveri sono genotossiche e rappresentano una minaccia per la salute e la vita, presente e futura.
Proprio per questo abbiamo il dovere morale e civile di chiudere al più presto i rubinetti dei veleni, senza aprirne altri.
E' proprio perché il contesto risulta fortemente compromesso che non ce la sentiamo di continuare a sovraccaricare la nostra terra, la nostra acqua, la nostra aria.
Sono le sostanze che mangiamo, beviamo, respiriamo!
L' inceneritore emetterà 3 tonnellate di PM10 in più ogni anno (senza considerare il particolato ultrafine, assai più copioso e pericoloso) rispetto alla già drammatica situazione attuale, pur considerando lo spegnimento delle caldaie cittadine con l'avvento del tanto lodato teleriscaldamento.
Non possiamo nemmeno dimenticare una serie di inquinanti "tipici" degli inceneritori, non confrontabili, per qualità e quantità, con le emissioni dei mezzi di trasporto.
A titolo di esempio ricordiamo l'Inventario della Commissione Europea, rapporto finale del 31.12.2000, 3° volume pagina 69, dal quale emerge che il 64% delle diossine in Italia scaturisce dagli impianti di incenerimento, mentre i trasporti stradali (oltre 30 milioni di autovetture, senza tener conto degli altri autoveicoli) contribuiscono solo per un 1,1%.
Il commento viene da sé.
E' possibile così comprendere l'impegno e l'abnegazione che mettiamo nel cercare di impedire l'apertura di nuove emissioni inquinanti, specie quando, come nel caso dell'inceneritore di Parma, ci sono soluzioni alternative efficaci, meno costose, meno inquinanti.
Se il consigliere Taliani non ci vedrà come nemici, comprenderà che la nostra attenzione non solo è rivolta al tema dei materiali post-consumo (impropriamente chiamati rifiuti), ma anche a quello più ampio delle risorse.
La nostra associazione infatti si chiama Gestione Corretta Rifiuti e Risorse.
Ci stiamo impegnando per convertire i nostri veicoli come ha fatto Markus Friedly.
Ci stiamo impegnando per avere una mobilità dolce e leggera, con quartieri senza auto,come Friburgo (a proposito, il consigliere ci aiuterà nel promuovere le zone 30 o ci ostacolerà come hanno fatto tanti suoi colleghi?).
Ci stiamo impegnando per dire basta al consumo di territorio.
Ci stiamo impegnando per una rete internet libera e gratuita in tutta la città, come a Pordenone, non per navigare a costo zero, ma per stimolare il telelavoro, evitando così tanti spostamenti inutili da una parte all'altra della città.
Ci stiamo organizzando per avere una distribuzione energetica orizzontale e non più verticale in cui ogni edificio diventa produttore e consumatore di energia, come hanno fatto a Schonau.
Ci stiamo organizzando per trasformare i nostri edifici come ha fatto la Solvis con la sua eco fabbrica.
Ci stiamo organizzando con le 1000 famiglie dei gruppi di acquisto solidali per sviluppare un'economia locale con prodotti di stagione, a chilometro zero, con coltivazioni naturali che preservino e migliorino la fertilità della nostra terra.
Il consigliere, impegnato per Parma, si impegnerà per dare una mano a realizzare tutti questi progetti?
Noi ci speriamo, perché qui non è in gioco una tangenziale con o senza semaforo.
Sul piatto c'è il futuro delle generazioni che verranno dopo di noi.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 9 agosto 2010
-636 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+70 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
L'inquinamento di cui parla è percepito eccome!
Siamo profondamente preoccupati per questa coltre di polvere nella quale viviamo immersi e nella quale cresciamo i nostri figli.
Purtroppo sappiamo bene che queste polveri sono genotossiche e rappresentano una minaccia per la salute e la vita, presente e futura.
Proprio per questo abbiamo il dovere morale e civile di chiudere al più presto i rubinetti dei veleni, senza aprirne altri.
E' proprio perché il contesto risulta fortemente compromesso che non ce la sentiamo di continuare a sovraccaricare la nostra terra, la nostra acqua, la nostra aria.
Sono le sostanze che mangiamo, beviamo, respiriamo!
L' inceneritore emetterà 3 tonnellate di PM10 in più ogni anno (senza considerare il particolato ultrafine, assai più copioso e pericoloso) rispetto alla già drammatica situazione attuale, pur considerando lo spegnimento delle caldaie cittadine con l'avvento del tanto lodato teleriscaldamento.
Non possiamo nemmeno dimenticare una serie di inquinanti "tipici" degli inceneritori, non confrontabili, per qualità e quantità, con le emissioni dei mezzi di trasporto.
A titolo di esempio ricordiamo l'Inventario della Commissione Europea, rapporto finale del 31.12.2000, 3° volume pagina 69, dal quale emerge che il 64% delle diossine in Italia scaturisce dagli impianti di incenerimento, mentre i trasporti stradali (oltre 30 milioni di autovetture, senza tener conto degli altri autoveicoli) contribuiscono solo per un 1,1%.
Il commento viene da sé.
E' possibile così comprendere l'impegno e l'abnegazione che mettiamo nel cercare di impedire l'apertura di nuove emissioni inquinanti, specie quando, come nel caso dell'inceneritore di Parma, ci sono soluzioni alternative efficaci, meno costose, meno inquinanti.
Se il consigliere Taliani non ci vedrà come nemici, comprenderà che la nostra attenzione non solo è rivolta al tema dei materiali post-consumo (impropriamente chiamati rifiuti), ma anche a quello più ampio delle risorse.
La nostra associazione infatti si chiama Gestione Corretta Rifiuti e Risorse.
Ci stiamo impegnando per convertire i nostri veicoli come ha fatto Markus Friedly.
Ci stiamo impegnando per avere una mobilità dolce e leggera, con quartieri senza auto,come Friburgo (a proposito, il consigliere ci aiuterà nel promuovere le zone 30 o ci ostacolerà come hanno fatto tanti suoi colleghi?).
Ci stiamo impegnando per dire basta al consumo di territorio.
Ci stiamo impegnando per una rete internet libera e gratuita in tutta la città, come a Pordenone, non per navigare a costo zero, ma per stimolare il telelavoro, evitando così tanti spostamenti inutili da una parte all'altra della città.
Ci stiamo organizzando per avere una distribuzione energetica orizzontale e non più verticale in cui ogni edificio diventa produttore e consumatore di energia, come hanno fatto a Schonau.
Ci stiamo organizzando per trasformare i nostri edifici come ha fatto la Solvis con la sua eco fabbrica.
Ci stiamo organizzando con le 1000 famiglie dei gruppi di acquisto solidali per sviluppare un'economia locale con prodotti di stagione, a chilometro zero, con coltivazioni naturali che preservino e migliorino la fertilità della nostra terra.
Il consigliere, impegnato per Parma, si impegnerà per dare una mano a realizzare tutti questi progetti?
Noi ci speriamo, perché qui non è in gioco una tangenziale con o senza semaforo.
Sul piatto c'è il futuro delle generazioni che verranno dopo di noi.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 9 agosto 2010
-636 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+70 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
A Reggio l'inceneritore è stanco, Parma preparati
Il cerchio si stringe attorno a Parma. I cugini di Reggio hanno in inceneritore vecchio, obsoleto, claudicante. Giovedì scorso la seconda linea ha sforato i limiti di emissione di ossidi di carbonio.
Rilevato il dato Iren ha deciso di sospendere l'alimentazione della linea senza spegnere il forno.
Ora l'inceneritore viaggia a una sola velocità e per metà i rifiuti non vengono inceneriti.
Arpa, Usl, Provincia, Comune, tutti allertati e al capezzale dell'infermo con insistenti richieste al gestore di capire perché e di porre rimedio.
Lo sforamento dei limiti ha portato le emissioni di CO a 68,8 mg per metro cubo contro i 50 del limite di legge.
Anteprime d'estate del processo che porterà i rifiuti di Reggio a bruciare a Parma.
Per anni siamo stati noi a esportare oltre Enza, fra poco toccherà al nostro territorio ripagare il favore.
Il tutto in barba alle ripetute rassicurazioni della Provincia che per bocca di Bernazzoli da sempre esclude ogni arrivo da fuori provincia anche di pochi grammi di rifiuti.
Peccato che la regione stia per cancellare gli Ato, gli ambiti territoriali ottimali, che obbligavano ogni territorio a gestirsi in casa la materia. A fine anno gli Ato spariranno e così tutto verrà rimesso in discussione, con gli esiti prevedibili di cui sopra.
Non dimentichiamo poi che oggi sul ponte id comando di Iren non c'è Parma e non c'è Reggio.
Si staglia autorevole la mole antonelliana, a dare gli indirizzi corretti alla gestione locale del settore ambiente. Torino, oppur Genova, decideranno per noi cosa bruciare.
In Piemonte come in Liguria non aspettano altro di avere un impianto nuovo di zecca su cui far confluire tonnellate di oscura materia da bruciare.
A Reggio hanno già deliberato di non costruire un nuovo inceneritore, dedicandosi, giustamente, ad un impianto di trattamento meccanico biologico che garantirà una netto calo del residuo.
Per la quantità in esubero la strada è già tracciata e si ferma ad Ugozzolo.
Una grande pattumiera da cui uscirà tanto ben di Dio a concimare la food valley parmigiana.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 agosto 2010
-637 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+69 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Rilevato il dato Iren ha deciso di sospendere l'alimentazione della linea senza spegnere il forno.
Ora l'inceneritore viaggia a una sola velocità e per metà i rifiuti non vengono inceneriti.
Arpa, Usl, Provincia, Comune, tutti allertati e al capezzale dell'infermo con insistenti richieste al gestore di capire perché e di porre rimedio.
Lo sforamento dei limiti ha portato le emissioni di CO a 68,8 mg per metro cubo contro i 50 del limite di legge.
Anteprime d'estate del processo che porterà i rifiuti di Reggio a bruciare a Parma.
Per anni siamo stati noi a esportare oltre Enza, fra poco toccherà al nostro territorio ripagare il favore.
Il tutto in barba alle ripetute rassicurazioni della Provincia che per bocca di Bernazzoli da sempre esclude ogni arrivo da fuori provincia anche di pochi grammi di rifiuti.
Peccato che la regione stia per cancellare gli Ato, gli ambiti territoriali ottimali, che obbligavano ogni territorio a gestirsi in casa la materia. A fine anno gli Ato spariranno e così tutto verrà rimesso in discussione, con gli esiti prevedibili di cui sopra.
Non dimentichiamo poi che oggi sul ponte id comando di Iren non c'è Parma e non c'è Reggio.
Si staglia autorevole la mole antonelliana, a dare gli indirizzi corretti alla gestione locale del settore ambiente. Torino, oppur Genova, decideranno per noi cosa bruciare.
In Piemonte come in Liguria non aspettano altro di avere un impianto nuovo di zecca su cui far confluire tonnellate di oscura materia da bruciare.
A Reggio hanno già deliberato di non costruire un nuovo inceneritore, dedicandosi, giustamente, ad un impianto di trattamento meccanico biologico che garantirà una netto calo del residuo.
Per la quantità in esubero la strada è già tracciata e si ferma ad Ugozzolo.
Una grande pattumiera da cui uscirà tanto ben di Dio a concimare la food valley parmigiana.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 agosto 2010
-637 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+69 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Il ratto dell'insalata
La foto allegata è stata scatta sabato mattino (7 agosto 2010) in zona Ghiaia, piazzale San Bartolomeo, pieno centro storico di Parma. Nella sua evidenza ci racconta di come in realtà Iren tenga alla raccolta differenziata, una cifra molto vicina allo zero. Questi cassonetti neri dovrebbero contenere infatti il rifiuto indifferenziato, mentre invece straboccano di cassette di plastica, di legno,
di cartone, derivanti dal mercato che si tiene in zona.
Sono tutti materiali nobili, che possono essere facilmente recuperabili e reintrodotti nei cicli produttivi. E che invece saranno bruciati dopo il primo uso. Un inno allo spreco.
Qual'è infatti la sorte di queste cassette? Compattate dentro il camion di Iren Ambiente (scusate la parola grossa) verranno portate all'impianto del Cornocchio dove, una volta tolto un po' di organico, prenderanno la via di qualche inceneritore fuori provincia.
Iren lamenta gli alti costi di gestione causati, sostiene, dallo smaltimento in impianti “terzi”.
Qui c'è la dimostrazione che invece l'azienda gioca su questo argomento per incrementare i materiali da bruciare all'inceneritore di Parma.
Questa plastica, legno, cartone, che potrebbero essere recuperati generando utili, vengono invece sistematicamente e con evidente decisione da parte dell'azienda, portati ad incenerimento, generando così un costo che Iren caricherà sui bilanci comunali e di conseguenza sui “nostri” bilanci.
Questi materiali invece vengono richiesti a gran voce integri dalle aziende del settore riciclo, così come annunciato in un comunicato congiunto di Assocarta e Assofer, associazioni di categoria iscritte a Confindustria che hanno chiarito la loro posizione a favore del recupero di materia.
Ma Iren non solo distrugge materia, con tutte le conseguenze sanitarie ed economiche relative, ma afferma anche di non farlo, in diretta tv. Claudio Ferrari di Enia, ora Iren, aveva pubblicamente precisato che queste cassette venivano riciclate al 99,99% (al link il video che riporta fedelmente le sue affermazioni - http://tinyurl.com/cassettine ).
Se le parole hanno ancora valore ecco cosa diceva esattamente Ferrari: “Questi prodotti senz'altro non vengono portati in discarica ma recuperati come plastica nel circuito Conai, probabilità 99,99%”. E ancora insisteva “porteremo a vedere” con tanto di atteggiamento spocchioso di superiorità, evidente dalle immagini della trasmissione, nella quale perfino il conduttore, assolutamente indifferente alle affermazioni del rappresentante del GCR, era tornato in sé per dire:
“questo è importante! Allora queste cassette non vengono bruciate!”.
Nel video “Le bugie di Enia”, preparato da GCR TV, si può anche gustare una chicca casuale, che proprio per la sua spontaneità la dice lunghissima sulla saggezza dei cittadini che, se informati, sanno benissimo come comportarsi. Il clamoroso intervento del pensionato “salva” l'insalata dalle fauci dell'inceneritore, e porta cibo fresco alle galline: dovremmo ringraziarlo per averci tolto un po'
di tasse dalle nostre tasche.
Quando Iren ci dimostrerà che tutto ciò che racconta, andando anche in diretta tv, ha la parvenza del vero? Come facciamo a credere a un'azienda che si permette davanti ai telespettatori di dire cose non vere?
Come abbiamo fatto a svendere la gestione di acqua, gas, energia e rifiuti ad una azienda i cui diktat arrivano da Genova e da Torino?
Cui prodest?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 agosto 2010
-637 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+69 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
di cartone, derivanti dal mercato che si tiene in zona.
Sono tutti materiali nobili, che possono essere facilmente recuperabili e reintrodotti nei cicli produttivi. E che invece saranno bruciati dopo il primo uso. Un inno allo spreco.
Qual'è infatti la sorte di queste cassette? Compattate dentro il camion di Iren Ambiente (scusate la parola grossa) verranno portate all'impianto del Cornocchio dove, una volta tolto un po' di organico, prenderanno la via di qualche inceneritore fuori provincia.
Iren lamenta gli alti costi di gestione causati, sostiene, dallo smaltimento in impianti “terzi”.
Qui c'è la dimostrazione che invece l'azienda gioca su questo argomento per incrementare i materiali da bruciare all'inceneritore di Parma.
Questa plastica, legno, cartone, che potrebbero essere recuperati generando utili, vengono invece sistematicamente e con evidente decisione da parte dell'azienda, portati ad incenerimento, generando così un costo che Iren caricherà sui bilanci comunali e di conseguenza sui “nostri” bilanci.
Questi materiali invece vengono richiesti a gran voce integri dalle aziende del settore riciclo, così come annunciato in un comunicato congiunto di Assocarta e Assofer, associazioni di categoria iscritte a Confindustria che hanno chiarito la loro posizione a favore del recupero di materia.
Ma Iren non solo distrugge materia, con tutte le conseguenze sanitarie ed economiche relative, ma afferma anche di non farlo, in diretta tv. Claudio Ferrari di Enia, ora Iren, aveva pubblicamente precisato che queste cassette venivano riciclate al 99,99% (al link il video che riporta fedelmente le sue affermazioni - http://tinyurl.com/cassettine ).
Se le parole hanno ancora valore ecco cosa diceva esattamente Ferrari: “Questi prodotti senz'altro non vengono portati in discarica ma recuperati come plastica nel circuito Conai, probabilità 99,99%”. E ancora insisteva “porteremo a vedere” con tanto di atteggiamento spocchioso di superiorità, evidente dalle immagini della trasmissione, nella quale perfino il conduttore, assolutamente indifferente alle affermazioni del rappresentante del GCR, era tornato in sé per dire:
“questo è importante! Allora queste cassette non vengono bruciate!”.
Nel video “Le bugie di Enia”, preparato da GCR TV, si può anche gustare una chicca casuale, che proprio per la sua spontaneità la dice lunghissima sulla saggezza dei cittadini che, se informati, sanno benissimo come comportarsi. Il clamoroso intervento del pensionato “salva” l'insalata dalle fauci dell'inceneritore, e porta cibo fresco alle galline: dovremmo ringraziarlo per averci tolto un po'
di tasse dalle nostre tasche.
Quando Iren ci dimostrerà che tutto ciò che racconta, andando anche in diretta tv, ha la parvenza del vero? Come facciamo a credere a un'azienda che si permette davanti ai telespettatori di dire cose non vere?
Come abbiamo fatto a svendere la gestione di acqua, gas, energia e rifiuti ad una azienda i cui diktat arrivano da Genova e da Torino?
Cui prodest?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 agosto 2010
-637 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+69 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Bocconi indigesti
A contrastare le affermazioni dell'Associazione Gestione Corretta Rifiuti sulla pericolosità degli inceneritori, nei giorni scorsi è uscita sulla stampa una opinione a firma di Antonio Massarutto, dell'Università Bocconi.
Leggiamo nell'articolo che “mancano studi riferiti al reale impatto di un inceneritore moderno” e restiamo subito un po' meravigliati: come facciamo ad avere studi su un inceneritore “moderno” se gli effetti sulla popolazione si potranno rilevare dopo 10-15 anni?
Quand'è che un inceneritore si può definire “moderno”?
Quello di Pietrasanta, costruito nel 2002, rinnovato con le ultime tecnologie nel 2008, sequestrato dalla procura l’8 luglio scorso per sversamento di diossine e metalli pesanti nel torrente Baccatoio, lo consideriamo “moderno”?
Oppure lo classifichiamo di vecchia generazione?
Constatiamo comunque che ciò che oggi è di ultima generazione, domani sarà considerato obsoleto.
Antonio Massarutto prosegue poi nel discorso consigliando per il calcolo delle emissioni la sottrazione di quelle “risparmiate con lo spegnimento delle caldaie domestiche grazie al teleriscaldamento”.
Siamo di nuovo sbigottiti. Vorremmo far timidamente notare che lo stesso progetto di Enia dichiara 3,2 tonnellate di PM10 in più, appunto spegnendo le suddette caldaie e considerando nel calcolo la sottrazione di queste emissioni.
Forse Iren non ha molto informato l'accademico sulla situazione di Parma...
Leggiamo più avanti e vediamo che la valutazione della costruzione dell'impianto va fatta “tenendo conto dei ricavi derivanti dalle tariffe per il riscaldamento e dei rifiuti”.
Ma come, Iren non ci vuole dare il Piano Economico Finanziario e il professore evoca proprio le tariffe, coperte da segreto e a conoscenza di una ristretta cerchia di eletti?
Come è nostra abitudine siamo andati a vedere il profilo di Antonio Massarutto.
Professore associato di Economia Pubblica presso l'Università di Udine è direttore di ricerca presso lo IEFE (Istituto di economia e politica dell'energia e dell'ambiente) che fra gli associati annovera Iride, A2A, ACEA, HERA, ENI e molte altre aziende che gestiscono impianti di incenerimento.
Lasciamo a voi che ci leggete ogni possibile commento, visto che queste sigle finanziano con degli esborsi consistenti gli studi dello Iefe.
Invece di far intervenire professori bocconiani, che non conoscono il caso di Parma, crediamo sarebbe opportuno studiare l'Analisi di Fattibilità del progetto alternativo all'inceneritore che il GCR ha presentato a Provincia e Comune, che il Sindaco ha definito una “proposta seria” e che è stata condivisa nei numeri dai tecnici della provincia.
Proposta esaminata anche davanti al Sindaco Vignali e a Mario Grosso del Politecnico di Milano, i quali hanno confermato che non ci sono i numeri per costruire un inceneritore a Parma.
Ci piacerebbe che un comitato di tecnici indipendente e senza legami con l'una o l'altra parte valutasse la nostra proposta ed esprimesse un'opinione, libera, scientifica, inattaccabile.
Il titolo dell'intervento di Massarutto era: “Quel pregiudizio che brucia la modernità”.
Noi ci sentiamo di affermare che la verità sia l'esatto contrario: sono gli inceneritori a bruciare la modernità. E il nostro futuro.
Il futuro che invece un sistema di gestione alternativo dei rifiuti ci garantisce.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 7 agosto 2010
-638 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+68 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Leggiamo nell'articolo che “mancano studi riferiti al reale impatto di un inceneritore moderno” e restiamo subito un po' meravigliati: come facciamo ad avere studi su un inceneritore “moderno” se gli effetti sulla popolazione si potranno rilevare dopo 10-15 anni?
Quand'è che un inceneritore si può definire “moderno”?
Quello di Pietrasanta, costruito nel 2002, rinnovato con le ultime tecnologie nel 2008, sequestrato dalla procura l’8 luglio scorso per sversamento di diossine e metalli pesanti nel torrente Baccatoio, lo consideriamo “moderno”?
Oppure lo classifichiamo di vecchia generazione?
Constatiamo comunque che ciò che oggi è di ultima generazione, domani sarà considerato obsoleto.
Antonio Massarutto prosegue poi nel discorso consigliando per il calcolo delle emissioni la sottrazione di quelle “risparmiate con lo spegnimento delle caldaie domestiche grazie al teleriscaldamento”.
Siamo di nuovo sbigottiti. Vorremmo far timidamente notare che lo stesso progetto di Enia dichiara 3,2 tonnellate di PM10 in più, appunto spegnendo le suddette caldaie e considerando nel calcolo la sottrazione di queste emissioni.
Forse Iren non ha molto informato l'accademico sulla situazione di Parma...
Leggiamo più avanti e vediamo che la valutazione della costruzione dell'impianto va fatta “tenendo conto dei ricavi derivanti dalle tariffe per il riscaldamento e dei rifiuti”.
Ma come, Iren non ci vuole dare il Piano Economico Finanziario e il professore evoca proprio le tariffe, coperte da segreto e a conoscenza di una ristretta cerchia di eletti?
Come è nostra abitudine siamo andati a vedere il profilo di Antonio Massarutto.
Professore associato di Economia Pubblica presso l'Università di Udine è direttore di ricerca presso lo IEFE (Istituto di economia e politica dell'energia e dell'ambiente) che fra gli associati annovera Iride, A2A, ACEA, HERA, ENI e molte altre aziende che gestiscono impianti di incenerimento.
Lasciamo a voi che ci leggete ogni possibile commento, visto che queste sigle finanziano con degli esborsi consistenti gli studi dello Iefe.
Invece di far intervenire professori bocconiani, che non conoscono il caso di Parma, crediamo sarebbe opportuno studiare l'Analisi di Fattibilità del progetto alternativo all'inceneritore che il GCR ha presentato a Provincia e Comune, che il Sindaco ha definito una “proposta seria” e che è stata condivisa nei numeri dai tecnici della provincia.
Proposta esaminata anche davanti al Sindaco Vignali e a Mario Grosso del Politecnico di Milano, i quali hanno confermato che non ci sono i numeri per costruire un inceneritore a Parma.
Ci piacerebbe che un comitato di tecnici indipendente e senza legami con l'una o l'altra parte valutasse la nostra proposta ed esprimesse un'opinione, libera, scientifica, inattaccabile.
Il titolo dell'intervento di Massarutto era: “Quel pregiudizio che brucia la modernità”.
Noi ci sentiamo di affermare che la verità sia l'esatto contrario: sono gli inceneritori a bruciare la modernità. E il nostro futuro.
Il futuro che invece un sistema di gestione alternativo dei rifiuti ci garantisce.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 7 agosto 2010
-638 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+68 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
L'inceneritore che minaccia la vita
“Maternal residence near municipal waste incinerators and the risk of urinary tract birth defects” è uno studio, l'ennesimo, condotto nella regione del Sud Est della Francia, Paese che nel 2000 ha incenerito 11 milioni di tonnellate di rifiuti, il 26% della produzione.
E' stato condotto da una equipe Università di Lione, di Rennes e dal Registro delle Malformazioni del Rhone-Alpes, la zona dove sono emersi picchi di malformazioni nei nuovi nati, che non trovano giustificazione.
Si tratta di 304 neonati che hanno evidenziato difetti all'apparto genitale. In particolare problemi renali e di uropatia ostruttiva.
Sylvaine Cordier, Anne Lehebel, Emmanuelle Amar, Lucie Anzivino-Viricel, Martine Hours, Christine Monfort, Cecile Chevrier, Mireille Chiron, Elisabeth Robert-Gnansia, sono le donne scienziate che hanno approfondito con passione ed attenzione il problema, giungendo a delle conclusioni prevedibili quanto preoccupanti.
“Gli inceneritori dei rifiuti” recita il trattato “rilasciano una miscela di sostanze chimiche persistenti con un forte potenziale tossico per l'embrione, inclusi metalli pesanti e diossine/furani, nell'atmosfera”.
Stiamo parlando proprio degli inceneritori, quelli che fanno meno male di una grigliata, a sentire parlare la nostra scienziata locale, nonché assessore all'ambiente del comune di Parma.
“Abbiamo trovato una associazione tra il vivere in prossimità di un inceneritore e il rischio di difetti all'apparato urinario dei nuovi nati” è la lapidaria conclusione dello studio che sottolinea come anche il consumo di prodotti locali modifichi il rischio di malattie per la capacità di bioaccumulo per esempio nel latte vaccino e nei derivati (formaggi).
Un evidente monito a non consumare prodotti che sono cresciuti in prossimità di questi impianti.
Tra qualche anno allora occhio alle insalate made in Ugozzolo, salvo quella di nonno Allodi, che ancora ci tiene all'oscuro della localizzazione della sua nuova residenza all'ombra del camino.
Gli inceneritori sono i massimi responsabili dell'emissione di diossine nell'ambiente.
In Francia il primato è del 52% dell'emissione totale, con 202 grammi di dosi tossiche equivalenti (I-TEQ) all'anno. Oltre le diossine questi impianti emettono tutta una serie di composti estremamente pericolosi: policlorobifenili, policiclici aromatici, metalli pesanti come cadmio, arsenico, cromo, mercurio, particolati volanti come PM10, ossidi di zolfo, insomma la solita ricetta indigesta.
La zona censita ha attivi 21 inceneritori di rifiuti, mentre sono 70 gli impianti che dal 1988 hanno operato per almeno un anno nella regione.
Lo studio si è concentrato in un raggio di 10 km dal camino di emissione, considerato l'ambito più pericoloso e soggetto a ricadute.
Lo studio non ha sottovalutato le altre fonti emissive che sono state calcolate caso per caso.
I modelli emissivi sono stati condotti scientificamente in base alle dichiarazioni dei gestori, quindi sull'emissione media degli impianti.
Lo studio è disponibile sul nostro sito all'indirizzo: http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/maternal.pdf
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 5 agosto 2010
-640 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+66 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
E' stato condotto da una equipe Università di Lione, di Rennes e dal Registro delle Malformazioni del Rhone-Alpes, la zona dove sono emersi picchi di malformazioni nei nuovi nati, che non trovano giustificazione.
Si tratta di 304 neonati che hanno evidenziato difetti all'apparto genitale. In particolare problemi renali e di uropatia ostruttiva.
Sylvaine Cordier, Anne Lehebel, Emmanuelle Amar, Lucie Anzivino-Viricel, Martine Hours, Christine Monfort, Cecile Chevrier, Mireille Chiron, Elisabeth Robert-Gnansia, sono le donne scienziate che hanno approfondito con passione ed attenzione il problema, giungendo a delle conclusioni prevedibili quanto preoccupanti.
“Gli inceneritori dei rifiuti” recita il trattato “rilasciano una miscela di sostanze chimiche persistenti con un forte potenziale tossico per l'embrione, inclusi metalli pesanti e diossine/furani, nell'atmosfera”.
Stiamo parlando proprio degli inceneritori, quelli che fanno meno male di una grigliata, a sentire parlare la nostra scienziata locale, nonché assessore all'ambiente del comune di Parma.
“Abbiamo trovato una associazione tra il vivere in prossimità di un inceneritore e il rischio di difetti all'apparato urinario dei nuovi nati” è la lapidaria conclusione dello studio che sottolinea come anche il consumo di prodotti locali modifichi il rischio di malattie per la capacità di bioaccumulo per esempio nel latte vaccino e nei derivati (formaggi).
Un evidente monito a non consumare prodotti che sono cresciuti in prossimità di questi impianti.
Tra qualche anno allora occhio alle insalate made in Ugozzolo, salvo quella di nonno Allodi, che ancora ci tiene all'oscuro della localizzazione della sua nuova residenza all'ombra del camino.
Gli inceneritori sono i massimi responsabili dell'emissione di diossine nell'ambiente.
In Francia il primato è del 52% dell'emissione totale, con 202 grammi di dosi tossiche equivalenti (I-TEQ) all'anno. Oltre le diossine questi impianti emettono tutta una serie di composti estremamente pericolosi: policlorobifenili, policiclici aromatici, metalli pesanti come cadmio, arsenico, cromo, mercurio, particolati volanti come PM10, ossidi di zolfo, insomma la solita ricetta indigesta.
La zona censita ha attivi 21 inceneritori di rifiuti, mentre sono 70 gli impianti che dal 1988 hanno operato per almeno un anno nella regione.
Lo studio si è concentrato in un raggio di 10 km dal camino di emissione, considerato l'ambito più pericoloso e soggetto a ricadute.
Lo studio non ha sottovalutato le altre fonti emissive che sono state calcolate caso per caso.
I modelli emissivi sono stati condotti scientificamente in base alle dichiarazioni dei gestori, quindi sull'emissione media degli impianti.
Lo studio è disponibile sul nostro sito all'indirizzo: http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/maternal.pdf
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 5 agosto 2010
-640 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+66 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Telenovela Iren, ultima puntata per il Sindaco
Il 31 maggio scorso la nostra associazione fece richiesta a Enia di ricevere il Piano Economico Finanziario relativo all'inceneritore di Parma.
Con un quasi comico batti e ribatti a tutt'oggi di questo documento non si hanno notizie.
E pensare che la trasparenza degli atti era uno dei capisaldi dell'accordo sottoscritto da Enia con il comune di Parma, all'atto della delibera del Consiglio Comunale del 2005.
L'ultima puntata di questa telenovela nostrana reca la data del 28 luglio.
Andrea Viero, amministratore delegato di Iren Ambiente, scrive al sindaco di Parma Pietro Vignali in risposta al suo sollecitare la consegna del Piano ai cittadini.
Ancora una volta si tratta di una difficile arrampicata (sugli specchi) condita di bugie. “Iren ha già messo a disposizione del pubblico i documenti inerenti...” ma del piano economico finanziario in quell'armadio di strada Santa Margherita non vi è traccia.
Viero a un certo punto passa finalmente a parlare del problema, affermando che il piano economico finanziario non è un atto deliberato, ma solo una stima economico finanziaria soggetta a molte variazioni nel tempo.
Eccoci al punto: il documento esiste eccome e a noi interessa poco in quale forma sia stato scritto, con quale data di scadenza, scritta in dialetto o in inglese, vogliamo semplicemente leggere cosa c'è scritto.
A maggior ragione che non essendo documento deliberato non si capisce quale sia il cruccio di Iren nel fornire ai cittadini le stime di ammortamento del Pai, visto che si tratta di una questione pubblica che ha a che fare con le nostre tasche di contribuenti.
In soldoni ai cittadini interessa perché li sta scritto come faranno a recuperare l’investimento di 180 milioni che hanno fatto sull’inceneritore. Da questo piano si deduce una cosa molto semplice: quanto pagheremo in bolletta per il teleriscaldamento, quanto pagheremo in bolletta per i rifiuti.
Nel finale della lettera finalmente Viero arriva al dunque e, “al fine di evitare di dare l'impressione che vi siano zone d'ombra o, ancor peggio, una scarsa collaborazione da parte di questa Società” inoltra al primo cittadino il Piano, “in forma strettamente riservata”.
Il dato è tratto, e non è un refuso.
Viero pone speranza di avere risposto alle aspettative di Vignali.
Noi abbiamo speranza che ora il documento sia reso finalmente pubblico, in modo da mettere la parola fine a questo drammone che perdura dal 31 maggio, 65 giorni fa.
Se il documento è del sindaco è di tutti noi. O la Polis è una parola buttata lì a caso?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 4 agosto 2010
-641 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+65 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Con un quasi comico batti e ribatti a tutt'oggi di questo documento non si hanno notizie.
E pensare che la trasparenza degli atti era uno dei capisaldi dell'accordo sottoscritto da Enia con il comune di Parma, all'atto della delibera del Consiglio Comunale del 2005.
L'ultima puntata di questa telenovela nostrana reca la data del 28 luglio.
Andrea Viero, amministratore delegato di Iren Ambiente, scrive al sindaco di Parma Pietro Vignali in risposta al suo sollecitare la consegna del Piano ai cittadini.
Ancora una volta si tratta di una difficile arrampicata (sugli specchi) condita di bugie. “Iren ha già messo a disposizione del pubblico i documenti inerenti...” ma del piano economico finanziario in quell'armadio di strada Santa Margherita non vi è traccia.
Viero a un certo punto passa finalmente a parlare del problema, affermando che il piano economico finanziario non è un atto deliberato, ma solo una stima economico finanziaria soggetta a molte variazioni nel tempo.
Eccoci al punto: il documento esiste eccome e a noi interessa poco in quale forma sia stato scritto, con quale data di scadenza, scritta in dialetto o in inglese, vogliamo semplicemente leggere cosa c'è scritto.
A maggior ragione che non essendo documento deliberato non si capisce quale sia il cruccio di Iren nel fornire ai cittadini le stime di ammortamento del Pai, visto che si tratta di una questione pubblica che ha a che fare con le nostre tasche di contribuenti.
In soldoni ai cittadini interessa perché li sta scritto come faranno a recuperare l’investimento di 180 milioni che hanno fatto sull’inceneritore. Da questo piano si deduce una cosa molto semplice: quanto pagheremo in bolletta per il teleriscaldamento, quanto pagheremo in bolletta per i rifiuti.
Nel finale della lettera finalmente Viero arriva al dunque e, “al fine di evitare di dare l'impressione che vi siano zone d'ombra o, ancor peggio, una scarsa collaborazione da parte di questa Società” inoltra al primo cittadino il Piano, “in forma strettamente riservata”.
Il dato è tratto, e non è un refuso.
Viero pone speranza di avere risposto alle aspettative di Vignali.
Noi abbiamo speranza che ora il documento sia reso finalmente pubblico, in modo da mettere la parola fine a questo drammone che perdura dal 31 maggio, 65 giorni fa.
Se il documento è del sindaco è di tutti noi. O la Polis è una parola buttata lì a caso?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 4 agosto 2010
-641 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+65 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
La mappa del tesoro
Questa che alleghiamo è una semplice mappa ricavata da internet in cui abbiamo inserito i principali insediamenti produttivi in un area di 2 chilometri di raggio intorno all’inceneritore.
Come già noto all’opinione pubblica nella zona trovano posto alcune delle più note aziende alimentari del territorio quali Barilla e Greci, conosciute in tutto il mondo, ma fa un certo effetto vedere i marchi di quello che tutti noi consideriamo il tesoro della Food Valley accostato e così vicino all’area dove sta sorgendo, inesorabile, l’inceneritore voluto da Enia.
Da luglio, ahinoi, questo impianto è in gestione a Iren, multi utility trans-regionale con sedi a Torino e Genova e in cui il comune di Parma ha voce in capitolo solo per il 6%.
L’avevamo già sottolineato qualche tempo fa: lo studio di impatto ambientale di Enia considera quest’area scarsamente abitata! Come si fa a non tenere conto dei circa 10.000 lavoratori che tutti i giorni dell’anno spenderanno 8-10 ore della propria vita all’ombra del camino?
E i clienti di tutte questi insediamenti commerciali?
SPIP, Ikea, Chiesi Farmaceutici, Parma Retail, sono solo alcuni dei logo che abbiamo evidenziato in questa mappa, ma avremmo potuto anche inserirne altri, come i tanti produttori del Parmigiano-Reggiano DOP.
Il nostro formaggio-tesoro che tutto il mondo ci invidia e che invece sarà messo a rischio dalle emissioni di PM10, diossine, furani e metalli pesanti, dichiarate non da quei pazzi del GCR, ma dallo stesso studio di impatto ambientale di Enia, che ormai abbiamo letto e riletto fino alla nausea.
Nei mesi scorsi Barilla, Chiesi e lo stesso sindaco di Parma Vignali, hanno espresso preoccupazione verso i vertici di Enia, parlando all’allora presidente Andrea Allodi, e forse qualche sussulto lo hanno suscitato, se non altro per il curriculum di Allodi, già amministratore delegato della stessa Barilla.
Ora che potere potranno avere i pur influenti Barilla e Chiesi sul nuovo gruppo dirigente di Iren?
Che margine di trattativa potranno avere con Roberto Bazzano, attuale Presidente di Iride, oppure con l’Amministratore Delegato Roberto Garbati o con Direttore Generale Andrea Viero?
Chi ha mai visto questi signori per le vie di Parma?
Che ne sanno loro delle nostra industria agro-alimentare e, soprattutto, cosa gliene importa?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 3 agosto 2010
-642 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+64 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Gestione Corretta
Come già noto all’opinione pubblica nella zona trovano posto alcune delle più note aziende alimentari del territorio quali Barilla e Greci, conosciute in tutto il mondo, ma fa un certo effetto vedere i marchi di quello che tutti noi consideriamo il tesoro della Food Valley accostato e così vicino all’area dove sta sorgendo, inesorabile, l’inceneritore voluto da Enia.
Da luglio, ahinoi, questo impianto è in gestione a Iren, multi utility trans-regionale con sedi a Torino e Genova e in cui il comune di Parma ha voce in capitolo solo per il 6%.
L’avevamo già sottolineato qualche tempo fa: lo studio di impatto ambientale di Enia considera quest’area scarsamente abitata! Come si fa a non tenere conto dei circa 10.000 lavoratori che tutti i giorni dell’anno spenderanno 8-10 ore della propria vita all’ombra del camino?
E i clienti di tutte questi insediamenti commerciali?
SPIP, Ikea, Chiesi Farmaceutici, Parma Retail, sono solo alcuni dei logo che abbiamo evidenziato in questa mappa, ma avremmo potuto anche inserirne altri, come i tanti produttori del Parmigiano-Reggiano DOP.
Il nostro formaggio-tesoro che tutto il mondo ci invidia e che invece sarà messo a rischio dalle emissioni di PM10, diossine, furani e metalli pesanti, dichiarate non da quei pazzi del GCR, ma dallo stesso studio di impatto ambientale di Enia, che ormai abbiamo letto e riletto fino alla nausea.
Nei mesi scorsi Barilla, Chiesi e lo stesso sindaco di Parma Vignali, hanno espresso preoccupazione verso i vertici di Enia, parlando all’allora presidente Andrea Allodi, e forse qualche sussulto lo hanno suscitato, se non altro per il curriculum di Allodi, già amministratore delegato della stessa Barilla.
Ora che potere potranno avere i pur influenti Barilla e Chiesi sul nuovo gruppo dirigente di Iren?
Che margine di trattativa potranno avere con Roberto Bazzano, attuale Presidente di Iride, oppure con l’Amministratore Delegato Roberto Garbati o con Direttore Generale Andrea Viero?
Chi ha mai visto questi signori per le vie di Parma?
Che ne sanno loro delle nostra industria agro-alimentare e, soprattutto, cosa gliene importa?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 3 agosto 2010
-642 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+64 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Gestione Corretta
Ceneri e diossine, una coppia d'assi
Nessuno si mette mai a contare quante diossine sono presenti nelle ceneri prodotte dagli inceneritori.
Si da per scontato che siano esenti da inquinanti e che tutto sia stato “tolto” nel processo di incenerimento o di filtraggio.
Addirittura si propone l'utilizzo delle ceneri pesanti nel campo dell'edilizia mettendo a rischio inquinamento le nuove costruzioni. E’ un fatto certo e documentato che gli inceneritori con recupero energetico producano rifiuti speciali e rifiuti tossici, che restano sul fondo del forno o che sono intercettati dalla depurazione dei fumi.
Si tratta di rifiuti molto più pericolosi dei rifiuti urbani trattati, che occorre smaltire in sicurezza e con grande attenzione. Non è affatto un problema secondario, dato che le quantità di ceneri in gioco non sono per niente trascurabili.
Prendendo ad esempio l'inceneritore delle meraviglie di Brescia, nel 2005 ha prodotto complessivamente oltre 167 mila tonnellate di ceneri (136 mila tonnellate di ceneri pesanti e 31 mila tonnellate di ceneri leggere), una quota che corrisponde a 882 chili di rifiuti per ciascun abitante del comune di Brescia. E pensare che c'è ancora qualcuno che sostiene che gli inceneritori fanno “sparire” i rifiuti.
Studi su inceneritori italiani e spagnoli hanno evidenziato da 2 a 7 microgrammi di diossine nelle ceneri pesanti e da 2 a 11 microgrammi nelle ceneri leggere.
Nelle ceneri, insieme alle diossine, si trovano diversi metalli tossici e cancerogeni come gli idrocarburi policiclici aromatici, in concentrazione superiore a quelli misurati nei rifiuti inceneriti.
L’idea di risolvere il problema, come è stato fatto nel recente passato in paesi come la Danimarca, usando le ceneri pesanti per riempimenti stradali e per asfalto e utilizzando le ceneri leggere per fare manufatti in cemento, è una scelta davvero imprudente.
Ovvio che sarebbe più saggio rinunciare all’incenerimento e puntare decisamente a modelli di produzione e consumo a “rifiuti zero”, una scelta tutt’altro che utopica.
Per quantificare il problema delle diossine nelle ceneri, ricordiamo che nel 2006 in Italia abbiamo incenerito “solo” 4 milioni di tonnellate di rifiuti e ipotizzando una produzione media di 5 microgrammi di diossine per ogni tonnellata incenerita, in quello stesso anno abbiamo prodotto circa 20 grammi di diossine.
Le diossine sono sostanze molto tossiche. Sono poco volatili per via del loro elevato peso molecolare, poco o nulla solubili in acqua, ma sono più solubili nei grassi, dove tendono ad accumularsi. Proprio per la loro tendenza ad accumularsi nei tessuti viventi, anche un'esposizione prolungata a livelli minimi può recare danni.
La diossina è talmente tossica che viene misurata in picogrammi (pg). Questo valore corrisponde ad un miliardesimo di grammo.
La dose massima per l'uomo adulto è di 20 picogrammi per kg di peso corporeo a giorno,corrispondenti a 140 pg. per la media di 70 kg.
L'inceneritore di Parma emetterà dal camino una quantità di diossine corrispondenti alla dose massima per 987.428 persone adulte.
Uno dei massimi esperti in Italia di diossine e di inquinamento è Federico Valerio dal cui sito abbiamo colto ampie riflessioni qui in parte riportate.
Una miriade di notizie e di materiali che potete anche voi ritrovare qui
http://tinyurl.com/federicovalerio
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 02 agosto 2010
-643 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+63 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Si da per scontato che siano esenti da inquinanti e che tutto sia stato “tolto” nel processo di incenerimento o di filtraggio.
Addirittura si propone l'utilizzo delle ceneri pesanti nel campo dell'edilizia mettendo a rischio inquinamento le nuove costruzioni. E’ un fatto certo e documentato che gli inceneritori con recupero energetico producano rifiuti speciali e rifiuti tossici, che restano sul fondo del forno o che sono intercettati dalla depurazione dei fumi.
Si tratta di rifiuti molto più pericolosi dei rifiuti urbani trattati, che occorre smaltire in sicurezza e con grande attenzione. Non è affatto un problema secondario, dato che le quantità di ceneri in gioco non sono per niente trascurabili.
Prendendo ad esempio l'inceneritore delle meraviglie di Brescia, nel 2005 ha prodotto complessivamente oltre 167 mila tonnellate di ceneri (136 mila tonnellate di ceneri pesanti e 31 mila tonnellate di ceneri leggere), una quota che corrisponde a 882 chili di rifiuti per ciascun abitante del comune di Brescia. E pensare che c'è ancora qualcuno che sostiene che gli inceneritori fanno “sparire” i rifiuti.
Studi su inceneritori italiani e spagnoli hanno evidenziato da 2 a 7 microgrammi di diossine nelle ceneri pesanti e da 2 a 11 microgrammi nelle ceneri leggere.
Nelle ceneri, insieme alle diossine, si trovano diversi metalli tossici e cancerogeni come gli idrocarburi policiclici aromatici, in concentrazione superiore a quelli misurati nei rifiuti inceneriti.
L’idea di risolvere il problema, come è stato fatto nel recente passato in paesi come la Danimarca, usando le ceneri pesanti per riempimenti stradali e per asfalto e utilizzando le ceneri leggere per fare manufatti in cemento, è una scelta davvero imprudente.
Ovvio che sarebbe più saggio rinunciare all’incenerimento e puntare decisamente a modelli di produzione e consumo a “rifiuti zero”, una scelta tutt’altro che utopica.
Per quantificare il problema delle diossine nelle ceneri, ricordiamo che nel 2006 in Italia abbiamo incenerito “solo” 4 milioni di tonnellate di rifiuti e ipotizzando una produzione media di 5 microgrammi di diossine per ogni tonnellata incenerita, in quello stesso anno abbiamo prodotto circa 20 grammi di diossine.
Le diossine sono sostanze molto tossiche. Sono poco volatili per via del loro elevato peso molecolare, poco o nulla solubili in acqua, ma sono più solubili nei grassi, dove tendono ad accumularsi. Proprio per la loro tendenza ad accumularsi nei tessuti viventi, anche un'esposizione prolungata a livelli minimi può recare danni.
La diossina è talmente tossica che viene misurata in picogrammi (pg). Questo valore corrisponde ad un miliardesimo di grammo.
La dose massima per l'uomo adulto è di 20 picogrammi per kg di peso corporeo a giorno,corrispondenti a 140 pg. per la media di 70 kg.
L'inceneritore di Parma emetterà dal camino una quantità di diossine corrispondenti alla dose massima per 987.428 persone adulte.
Uno dei massimi esperti in Italia di diossine e di inquinamento è Federico Valerio dal cui sito abbiamo colto ampie riflessioni qui in parte riportate.
Una miriade di notizie e di materiali che potete anche voi ritrovare qui
http://tinyurl.com/federicovalerio
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 02 agosto 2010
-643 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+63 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
GCR, no grazie
Sabato 24 luglio abbiamo riunito i nostri associati e simpatizzanti per una bella festa. Momento di svago ma anche frequentatissimo incontro per riassumere 4 anni di attività e di proposte alternative all'inceneritore di Parma. Per questa iniziativa abbiamo avuto l'ospitalità della Fattoria di Vigheffio, nello spazio gestito dalla cooperativa Avalon.
Ci è sembrato doveroso ringraziare i vari soggetti che hanno prestato la loro opera gratuitamente: dal gruppo Antonio Benassi Band, al fonico Riccardo Puglia con Ignazio fino alla cooperativa Avalon e dunque alla cooperativa La Giunchiglia che occupa alcune aree all'interno della fattoria, le cui insegne campeggiavano un po' ovunque nella zona.
Errore gravissimo!
La cooperativa Giunchiglia, nella persona del presidente Marco Carretta, ha smentito
categoricamente che avesse appoggiato l'iniziativa “politica” del GCR, prendendo carta e penna e mandando una lettera alla Gazzetta di Parma, spiegando che mai è poi mai ha ricevuto mandato dai suoi associati e dai suoi dipendenti di ricevere un grazie dal GCR.
Ringraziamo Marco Carretta per la revoca del ringraziamento, anche se non abbiamo capito perché tanta solerzia nel voler smentire pubblicamente un grazie dato per sbaglio.
Mica abbiamo la rabbia o il colera, Marco!
Sarà forse perché la cooperativa la Giunchiglia tra le attività (leggiamo dal loro sito) “effettua la manutenzione di aree di verde pubblico nel Comune di Parma... si occupa della custodia e pulizia di impianti sportivi in convenzione con la Provincia di Parma… svolge attività di gestione di Isole Ecologiche nel Comune di Parma” cioè, guarda caso, proprio coloro contro cui il GCR ha combattuto in questi anni, per contrastare il progetto dell'inceneritore.
Caro Marco, noi siamo semplici cittadini e questi intrecci proprio non li capiamo.
Se una cooperativa lavora per un ente pubblico, il suo presidente dovrebbe poter avere la libertà intellettuale di pensarla diversamente in materia di salute e tutela dell'ambiente. O comunque anche se è di parere contrario può soprassedere se qualcuno lo ha ringraziato (per sbaglio) di aver contribuito alla riuscita di una bella festa campestre, magari proprio per evitare rifiuti e inquinamento.
Già per la festa di via Sidoli del maggio scorso il Pd aveva tuonato in consiglio comunale chiedendo conto del perché fosse stato concesso un spazio al GCR. Non sia mai che il Pd sia a favore dell'ambiente!
Non è che tutti quanti ve la state prendendo un po' troppo?
La nostra associazione sta solo facendo proposte e chiede che siano ascoltate e valutate, non siamo ne bombaroli, ne black block ne antagonisti di cui aver paura, anche solo per avervi appiccicato un semplice grazie.
Tutto questo fastidio ci insospettisce.
C'è qualcosa di più di quello che si vede in superficie?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 1° agosto 2010
-644 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
Ci è sembrato doveroso ringraziare i vari soggetti che hanno prestato la loro opera gratuitamente: dal gruppo Antonio Benassi Band, al fonico Riccardo Puglia con Ignazio fino alla cooperativa Avalon e dunque alla cooperativa La Giunchiglia che occupa alcune aree all'interno della fattoria, le cui insegne campeggiavano un po' ovunque nella zona.
Errore gravissimo!
La cooperativa Giunchiglia, nella persona del presidente Marco Carretta, ha smentito
categoricamente che avesse appoggiato l'iniziativa “politica” del GCR, prendendo carta e penna e mandando una lettera alla Gazzetta di Parma, spiegando che mai è poi mai ha ricevuto mandato dai suoi associati e dai suoi dipendenti di ricevere un grazie dal GCR.
Ringraziamo Marco Carretta per la revoca del ringraziamento, anche se non abbiamo capito perché tanta solerzia nel voler smentire pubblicamente un grazie dato per sbaglio.
Mica abbiamo la rabbia o il colera, Marco!
Sarà forse perché la cooperativa la Giunchiglia tra le attività (leggiamo dal loro sito) “effettua la manutenzione di aree di verde pubblico nel Comune di Parma... si occupa della custodia e pulizia di impianti sportivi in convenzione con la Provincia di Parma… svolge attività di gestione di Isole Ecologiche nel Comune di Parma” cioè, guarda caso, proprio coloro contro cui il GCR ha combattuto in questi anni, per contrastare il progetto dell'inceneritore.
Caro Marco, noi siamo semplici cittadini e questi intrecci proprio non li capiamo.
Se una cooperativa lavora per un ente pubblico, il suo presidente dovrebbe poter avere la libertà intellettuale di pensarla diversamente in materia di salute e tutela dell'ambiente. O comunque anche se è di parere contrario può soprassedere se qualcuno lo ha ringraziato (per sbaglio) di aver contribuito alla riuscita di una bella festa campestre, magari proprio per evitare rifiuti e inquinamento.
Già per la festa di via Sidoli del maggio scorso il Pd aveva tuonato in consiglio comunale chiedendo conto del perché fosse stato concesso un spazio al GCR. Non sia mai che il Pd sia a favore dell'ambiente!
Non è che tutti quanti ve la state prendendo un po' troppo?
La nostra associazione sta solo facendo proposte e chiede che siano ascoltate e valutate, non siamo ne bombaroli, ne black block ne antagonisti di cui aver paura, anche solo per avervi appiccicato un semplice grazie.
Tutto questo fastidio ci insospettisce.
C'è qualcosa di più di quello che si vede in superficie?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 1° agosto 2010
-644 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
lunedì 9 agosto 2010
La giornata mondiale contro l'incenerimento
Si è celebrata lo scorso 30 settembre la giornata mondiale contro l’incenerimento dei rifiuti.
Il mondo è sottoposto quotidianamente all’azione degli inquinanti prodotti dall’uomo e sta vivendo la tragedia dei cambiamenti climatici.
Mentre si osserva con grande preoccupazione l’aumento di malattie cronico-degenerative, i nostri amministratori hanno deciso di risolvere la questione rifiuti con la costruzione di un inceneritore, che brucerà 130.000 tonnellate di rifiuti all'anno, peggiorando la già grave situazione ambientale del
nostro territorio.
Un'idea malsana per il futuro del nostro territorio.
La scelta di costruire un inceneritore a Parma, decisione che inciderà sulla qualità dell’ambiente locale e sulla salute di chi lo abita, come sulla qualità dei prodotti agroalimentari, è completamente sbagliata e contro la logica della preservazione della materia, contraria agli sforzi che tutto il mondo
sta facendo per ridurre l’impronta ecologica dell’uomo sul nostro pianeta.
Solo un malinteso senso dello sviluppo economico può far ritenere che la politica dei rifiuti debba essere risolta bruciandoli.
In molti paesi d’Europa e del mondo il metodo dell'incenerimento è in progressivo abbandono.
In questi Paesi si va in altra direzione, per motivi economici e per motivi sanitari e ambientali.
La via maestra è quella di ridurre i rifiuti globalmente intesi, riusare i materiali per quanto possibile, per poi praticare una raccolta differenziata porta a porta seria, puntuale e operativa in tutto il territorio, in cui il cittadino sia responsabilizzato nel ben separare i rifiuti prodotti.
Arrivare ad una raccolta differenziata del 90% non è utopia, ma semplice pratica corretta, così come non lo è pensare ad una società capace di riciclare il 100% dei propri scarti.
Il ciclo dei rifiuti può essere chiuso con impianti di trattamento a freddo, molto meno costosi, molto meno inquinanti e con tempi di realizzazione assai più brevi rispetto ad un inceneritore.
L'inceneritore invece dovrà funzionare per oltre 25 anni, vanificando così la raccolta differenziata, visto che sono impianti che funzionano solo se si bruciano carta e plastiche, dato il loro alto potere calorifero.
La minaccia è certa se solo pensiamo a quanto questi impianti producono in termini di emissioni tossiche. Dal camino escono più di 250 sostanze chimiche note, che rappresentano però solo il 10% del totale, e moltissime di loro sono classificate dagli istituti scientifici ufficiali come cancerogene.
Sabato 17 ottobre il Coordinamento Gestione Corretta dei Rifiuti ha organizzato una manifestazione contro il progetto inceneritore e per l'alternativa del trattamento meccanico a freddo.
Ci ritroveremo alle ore 16 davanti al Duc (viale Mentana) con tutti quelli che pensano al futuro della città, al futuro della nostra economia, minacciata dal progetto dell'inceneritore.
Si darà vita ad un corteo che si snoderà per le vie della città terminando in piazza Garibaldi, per dire un no fermo alla decisione di Comune e Provincia di costruire a Parma un nuovo inceneritore di rifiuti, chiedendo di prendere in considerazione le soluzioni alternative che già ci sono ed in altre
parti d'Italia già hanno adottato.
L'invito è rivolto a tutti, cittadini, associazioni, famiglie.
Numerosi per il nostro futuro.
Parma 11 ottobre 2009
Il mondo è sottoposto quotidianamente all’azione degli inquinanti prodotti dall’uomo e sta vivendo la tragedia dei cambiamenti climatici.
Mentre si osserva con grande preoccupazione l’aumento di malattie cronico-degenerative, i nostri amministratori hanno deciso di risolvere la questione rifiuti con la costruzione di un inceneritore, che brucerà 130.000 tonnellate di rifiuti all'anno, peggiorando la già grave situazione ambientale del
nostro territorio.
Un'idea malsana per il futuro del nostro territorio.
La scelta di costruire un inceneritore a Parma, decisione che inciderà sulla qualità dell’ambiente locale e sulla salute di chi lo abita, come sulla qualità dei prodotti agroalimentari, è completamente sbagliata e contro la logica della preservazione della materia, contraria agli sforzi che tutto il mondo
sta facendo per ridurre l’impronta ecologica dell’uomo sul nostro pianeta.
Solo un malinteso senso dello sviluppo economico può far ritenere che la politica dei rifiuti debba essere risolta bruciandoli.
In molti paesi d’Europa e del mondo il metodo dell'incenerimento è in progressivo abbandono.
In questi Paesi si va in altra direzione, per motivi economici e per motivi sanitari e ambientali.
La via maestra è quella di ridurre i rifiuti globalmente intesi, riusare i materiali per quanto possibile, per poi praticare una raccolta differenziata porta a porta seria, puntuale e operativa in tutto il territorio, in cui il cittadino sia responsabilizzato nel ben separare i rifiuti prodotti.
Arrivare ad una raccolta differenziata del 90% non è utopia, ma semplice pratica corretta, così come non lo è pensare ad una società capace di riciclare il 100% dei propri scarti.
Il ciclo dei rifiuti può essere chiuso con impianti di trattamento a freddo, molto meno costosi, molto meno inquinanti e con tempi di realizzazione assai più brevi rispetto ad un inceneritore.
L'inceneritore invece dovrà funzionare per oltre 25 anni, vanificando così la raccolta differenziata, visto che sono impianti che funzionano solo se si bruciano carta e plastiche, dato il loro alto potere calorifero.
La minaccia è certa se solo pensiamo a quanto questi impianti producono in termini di emissioni tossiche. Dal camino escono più di 250 sostanze chimiche note, che rappresentano però solo il 10% del totale, e moltissime di loro sono classificate dagli istituti scientifici ufficiali come cancerogene.
Sabato 17 ottobre il Coordinamento Gestione Corretta dei Rifiuti ha organizzato una manifestazione contro il progetto inceneritore e per l'alternativa del trattamento meccanico a freddo.
Ci ritroveremo alle ore 16 davanti al Duc (viale Mentana) con tutti quelli che pensano al futuro della città, al futuro della nostra economia, minacciata dal progetto dell'inceneritore.
Si darà vita ad un corteo che si snoderà per le vie della città terminando in piazza Garibaldi, per dire un no fermo alla decisione di Comune e Provincia di costruire a Parma un nuovo inceneritore di rifiuti, chiedendo di prendere in considerazione le soluzioni alternative che già ci sono ed in altre
parti d'Italia già hanno adottato.
L'invito è rivolto a tutti, cittadini, associazioni, famiglie.
Numerosi per il nostro futuro.
Parma 11 ottobre 2009
Manifestazione contro l'inceneritore
Sabato 17 ottobre il Coordinamento Gestione Corretta dei Rifiuti ha organizzato una
manifestazione contro il progetto inceneritore e per l'alternativa del trattamento meccanico a freddo. Il corteo partirà dal DUC alle ore16 in direzione di Piazza Garibaldi.
La scelta di costruire un inceneritore a Parma, decisione che inciderà sulla qualità dell’ambiente locale e sulla salute di chi lo abita, come sulla qualità dei prodotti agroalimentari, è completamente sbagliata e contro la logica della preservazione della materia, contraria agli sforzi che tutto il mondo sta facendo per ridurre l’impronta ecologica dell’uomo sul nostro pianeta.
Mentre si osserva con grande preoccupazione l’aumento di malattie cronico-degenerative, i nostri amministratori hanno deciso di risolvere la questione rifiuti con la costruzione di un inceneritore,
che brucerà 130.000 tonnellate di rifiuti all'anno, peggiorando la già grave situazione ambientale del nostro territorio. Un'idea malsana per il nostro futuro.
L'inceneritore dovrà funzionare per oltre 25 anni, vanificando così la raccolta differenziata, visto che sono impianti che funzionano solo se si bruciano carta e plastiche, dato il loro alto potere calorifero. La minaccia è certa se solo pensiamo a quanto questi impianti producono in termini di emissioni tossiche. Dal camino escono più di 250 sostanze chimiche note e moltissime di loro
sono classificate dagli istituti scientifici ufficiali come cancerogene.
Il mondo è sottoposto quotidianamente all’azione degli inquinanti prodotti dall’uomo e sta vivendo la tragedia dei cambiamenti climatici. Solo un malinteso senso dello sviluppo economico può far ritenere che la politica dei rifiuti debba essere risolta bruciandoli.
In molti paesi d’Europa e del mondo il metodo dell'incenerimento è in progressivo
abbandono. In questi Paesi si va in altra direzione, per motivi economici e per motivi sanitari e ambientali.
La via maestra è quella di ridurre i rifiuti globalmente intesi, riusare i materiali per quanto possibile, per poi praticare una raccolta differenziata porta a porta seria, puntuale e operativa in tutto il territorio, in cui il cittadino sia responsabilizzato nel ben separare i rifiuti prodotti.Arrivare ad una
raccolta differenziata del 90% non è utopia, ma semplice pratica corretta, così come non lo è pensare ad una società capace di riciclare il 100% dei propri scarti.Il ciclo dei rifiuti può essere chiuso con impianti di trattamento a freddo, molto meno costosi, molto meno inquinanti e con tempi di realizzazione assai più brevi rispetto ad un inceneritore.
Si darà vita ad un corteo che si snoderà per le vie della città terminando in piazza Garibaldi, per dire un no fermo alla decisione di Comune e Provincia di costruire a Parma un nuovo inceneritore di rifiuti, chiedendo di prendere in considerazione le soluzioni alternative che già ci sono ed in altre parti d'Italia già hanno adottato.
La manifestazione vuole essere apartitica. L'invito è rivolto a tutti, cittadini, associazioni, famiglie.
Numerosi per il nostro futuro.
Parma 11 ottobre 2009
manifestazione contro il progetto inceneritore e per l'alternativa del trattamento meccanico a freddo. Il corteo partirà dal DUC alle ore16 in direzione di Piazza Garibaldi.
La scelta di costruire un inceneritore a Parma, decisione che inciderà sulla qualità dell’ambiente locale e sulla salute di chi lo abita, come sulla qualità dei prodotti agroalimentari, è completamente sbagliata e contro la logica della preservazione della materia, contraria agli sforzi che tutto il mondo sta facendo per ridurre l’impronta ecologica dell’uomo sul nostro pianeta.
Mentre si osserva con grande preoccupazione l’aumento di malattie cronico-degenerative, i nostri amministratori hanno deciso di risolvere la questione rifiuti con la costruzione di un inceneritore,
che brucerà 130.000 tonnellate di rifiuti all'anno, peggiorando la già grave situazione ambientale del nostro territorio. Un'idea malsana per il nostro futuro.
L'inceneritore dovrà funzionare per oltre 25 anni, vanificando così la raccolta differenziata, visto che sono impianti che funzionano solo se si bruciano carta e plastiche, dato il loro alto potere calorifero. La minaccia è certa se solo pensiamo a quanto questi impianti producono in termini di emissioni tossiche. Dal camino escono più di 250 sostanze chimiche note e moltissime di loro
sono classificate dagli istituti scientifici ufficiali come cancerogene.
Il mondo è sottoposto quotidianamente all’azione degli inquinanti prodotti dall’uomo e sta vivendo la tragedia dei cambiamenti climatici. Solo un malinteso senso dello sviluppo economico può far ritenere che la politica dei rifiuti debba essere risolta bruciandoli.
In molti paesi d’Europa e del mondo il metodo dell'incenerimento è in progressivo
abbandono. In questi Paesi si va in altra direzione, per motivi economici e per motivi sanitari e ambientali.
La via maestra è quella di ridurre i rifiuti globalmente intesi, riusare i materiali per quanto possibile, per poi praticare una raccolta differenziata porta a porta seria, puntuale e operativa in tutto il territorio, in cui il cittadino sia responsabilizzato nel ben separare i rifiuti prodotti.Arrivare ad una
raccolta differenziata del 90% non è utopia, ma semplice pratica corretta, così come non lo è pensare ad una società capace di riciclare il 100% dei propri scarti.Il ciclo dei rifiuti può essere chiuso con impianti di trattamento a freddo, molto meno costosi, molto meno inquinanti e con tempi di realizzazione assai più brevi rispetto ad un inceneritore.
Si darà vita ad un corteo che si snoderà per le vie della città terminando in piazza Garibaldi, per dire un no fermo alla decisione di Comune e Provincia di costruire a Parma un nuovo inceneritore di rifiuti, chiedendo di prendere in considerazione le soluzioni alternative che già ci sono ed in altre parti d'Italia già hanno adottato.
La manifestazione vuole essere apartitica. L'invito è rivolto a tutti, cittadini, associazioni, famiglie.
Numerosi per il nostro futuro.
Parma 11 ottobre 2009
Classifica di Legambiente: ecosistema in crisi
Il comune di Parma ha colto nella classifica Legambiente sull'ecosistema urbano una ottima posizione. Ad oggi, però. Con la costruzione dell’inceneritore in che posizione scenderà Parma?
La classifica Legambiente non evidenzia le criticità e propone una situazione che non corrisponde alle reali condizioni ambientali del nostro territorio.
Crediamo che i cittadini meritino un quadro più completo, che riporti i dati che interessano maggiormente lo stato di salute e la reale situazione sulla via della prevenzione delle malattie. L’ecosistema Parma è già in crisi e peggiorerà con l’impianto di incenerimento.
Parma è al 57esimo posto per valori medi annui di polveri sottili (dietro Taranto e Palermo), al 44esimo posto per le emissioni di biossido di azoto tra i capoluoghi di provincia, al 50esimo per il rischio ozono (media del numero dei giorni di sforamento), al 33esimo posto per auto circolanti in città (60 auto ogni
100 abitanti), al 33esimo posto (su un totale di 103) per l'estensione di verde fruibile pro capite in area urbana, al 18esimo per le politiche energetiche (risparmio e fonti rinnovabili) dietro Modena, Bologna, Piacenza e Ferrara (per restare in regione), al 24esimo per produzione annua pro capite di rifiuto: 568,6
chili per abitante, 82esima posizione con 196,1 litri per abitante al giorno per il consumo di acqua: e ne perdiamo il 35%.
Le conclusioni che derivano dalle posizioni menzionate affermano senza ombra di dubbio quale sia davvero la qualità dell'eco sistema Parma.
Gli studi epidemiologici che in questi anni hanno confermato il legame fra inquinamento e malattie dell’uomo, specie dei bambini: negli anni 2002-2004 il numero dei morti imputabili all’inquinamento da traffico veicolare si è aggirato sulle 8000 unità (Dato OMS).
Il nostro pensiero non può non andare al 2012, quando sarà operativo l’inceneritore da 130.000 tonnellate di rifiuto bruciate all'anno, che, come si legge nella valutazione di impatto ambientale di Enìa stessa, redatto in occasione della Conferenza dei Servizi, aumenterà la quantità di polveri sottili emesse in atmosfera.
Cosa ne sarà allora della classifica Legambiente?
Cosa ne sarà della salute dei parmigiani?
La classifica Legambiente non evidenzia le criticità e propone una situazione che non corrisponde alle reali condizioni ambientali del nostro territorio.
Crediamo che i cittadini meritino un quadro più completo, che riporti i dati che interessano maggiormente lo stato di salute e la reale situazione sulla via della prevenzione delle malattie. L’ecosistema Parma è già in crisi e peggiorerà con l’impianto di incenerimento.
Parma è al 57esimo posto per valori medi annui di polveri sottili (dietro Taranto e Palermo), al 44esimo posto per le emissioni di biossido di azoto tra i capoluoghi di provincia, al 50esimo per il rischio ozono (media del numero dei giorni di sforamento), al 33esimo posto per auto circolanti in città (60 auto ogni
100 abitanti), al 33esimo posto (su un totale di 103) per l'estensione di verde fruibile pro capite in area urbana, al 18esimo per le politiche energetiche (risparmio e fonti rinnovabili) dietro Modena, Bologna, Piacenza e Ferrara (per restare in regione), al 24esimo per produzione annua pro capite di rifiuto: 568,6
chili per abitante, 82esima posizione con 196,1 litri per abitante al giorno per il consumo di acqua: e ne perdiamo il 35%.
Le conclusioni che derivano dalle posizioni menzionate affermano senza ombra di dubbio quale sia davvero la qualità dell'eco sistema Parma.
Gli studi epidemiologici che in questi anni hanno confermato il legame fra inquinamento e malattie dell’uomo, specie dei bambini: negli anni 2002-2004 il numero dei morti imputabili all’inquinamento da traffico veicolare si è aggirato sulle 8000 unità (Dato OMS).
Il nostro pensiero non può non andare al 2012, quando sarà operativo l’inceneritore da 130.000 tonnellate di rifiuto bruciate all'anno, che, come si legge nella valutazione di impatto ambientale di Enìa stessa, redatto in occasione della Conferenza dei Servizi, aumenterà la quantità di polveri sottili emesse in atmosfera.
Cosa ne sarà allora della classifica Legambiente?
Cosa ne sarà della salute dei parmigiani?
Parma supera i limiti di Pm 10
Il Comune di Parma ha già superato i limiti di polveri fini, altro che classifica Legambiente.
Abbiamo in questi giorni della buona posizione che il comune di Parma ha colto nella classifica Legambiente sull'ecosistema urbano. Dati importanti che tuttavia mancano di importanti precisazioni.
Sulla qualità dell'aria Parma risulta essere 57a per i valori delle polveri fini, 50a per il rischio ozono, 44a per le emissioni di biossido di azoto tra i capoluoghi di provincia.
Cifre allarmanti, che la dicono lunga sul reale stato di salute del nostro territorio sotto il punto di vista della qualità dell'aria, dell'aria che tutti noi, ogni giorno, ogni ora, respiriamo.
Basta provare a osservare i dati in tempo reale sulla qualità dell'aria in città all'indirizzo internet www.lamiaria.it
Provate a inserire Parma e scoprirete che i valori sono talmente preoccupanti da consigliare a bambini e anziani di non uscire di casa.
E' questa la nostra vittoria?
La nostra vittoria è aver sforato i 35 giorni oltre i 35 microgrammi di polveri fini oltre i quali un comune è considerato dal Dm 60/02 fuori legge?
E' una vittoria sforare i limiti di polveri fini ben 4 giorni di fila dal 26 ottobre scorso?
Di questo dobbiamo portare vanto?
Da questa base di partenza, tutt'altro che rassicurante, il nostro Comune e la nostra Provincia, intendono costruire un inceneritore a ridosso del centro città.
Ad Ugozzolo, 4 km dall'angioletto fulminato l'altra notte.
Quando il camino comincerà ad eruttare fumi anche la buona posizione in classifica Legambiente sarà un lontano ricordo perché il balzo nella parte bassa del tabellone sarà automatico e l'aria assumerà le sembianze di una nube tossica.
Allora sarebbe il caso di avvertire i cittadini, di dire loro la verità, di far conoscere il loro destino.
Dire che a Brescia attorno all'inceneritore migliore del mondo le aziende agricole e zootecniche non possono vendere i loro prodotti perché i controlli hanno riscontrato valori di diossina fuori norma.
O a Parma i controlli non sono previsti?
L'alternativa all'inceneritore c'è.
E' un impianto di selezione meccanica dei rifiuti che unito ad una corretta raccolta differenziata porta il residuo a valori ben al di sotto dei rifiuti prodotti dall'inceneritore.
Perché anche affermare che l'inceneritore risolverà i problemi delle discariche è una bufala.
L'inceneritore di Parma ci regalerà ogni anno 30.000 tonnellate di ceneri tossiche da stoccare in discariche speciali. Trentamilatonnellate, avete idea di che montagna di rifiuti stiamo parlando?
L'alternativa invece, non avendo ne camini ne combustioni, non solo non produce CO2 e tutti gli altri veleni dell'inceneritore, ma porta la percentuale di riciclo dei rifiuti urbani al 95%.
Cosa rimane? Il 5% su cui ancora si sta lavorando.
Queste tipologie di impianti sono già attive in altri territori, italiani e non.
L'incenerimento dei rifiuti è una pratica del passato e Parma dovrebbe guardare al futuro.
Non sono questi gli slogan tanto amati dal Palazzo? Non siamo la città dell'avanguardia?
Abbiamo in questi giorni della buona posizione che il comune di Parma ha colto nella classifica Legambiente sull'ecosistema urbano. Dati importanti che tuttavia mancano di importanti precisazioni.
Sulla qualità dell'aria Parma risulta essere 57a per i valori delle polveri fini, 50a per il rischio ozono, 44a per le emissioni di biossido di azoto tra i capoluoghi di provincia.
Cifre allarmanti, che la dicono lunga sul reale stato di salute del nostro territorio sotto il punto di vista della qualità dell'aria, dell'aria che tutti noi, ogni giorno, ogni ora, respiriamo.
Basta provare a osservare i dati in tempo reale sulla qualità dell'aria in città all'indirizzo internet www.lamiaria.it
Provate a inserire Parma e scoprirete che i valori sono talmente preoccupanti da consigliare a bambini e anziani di non uscire di casa.
E' questa la nostra vittoria?
La nostra vittoria è aver sforato i 35 giorni oltre i 35 microgrammi di polveri fini oltre i quali un comune è considerato dal Dm 60/02 fuori legge?
E' una vittoria sforare i limiti di polveri fini ben 4 giorni di fila dal 26 ottobre scorso?
Di questo dobbiamo portare vanto?
Da questa base di partenza, tutt'altro che rassicurante, il nostro Comune e la nostra Provincia, intendono costruire un inceneritore a ridosso del centro città.
Ad Ugozzolo, 4 km dall'angioletto fulminato l'altra notte.
Quando il camino comincerà ad eruttare fumi anche la buona posizione in classifica Legambiente sarà un lontano ricordo perché il balzo nella parte bassa del tabellone sarà automatico e l'aria assumerà le sembianze di una nube tossica.
Allora sarebbe il caso di avvertire i cittadini, di dire loro la verità, di far conoscere il loro destino.
Dire che a Brescia attorno all'inceneritore migliore del mondo le aziende agricole e zootecniche non possono vendere i loro prodotti perché i controlli hanno riscontrato valori di diossina fuori norma.
O a Parma i controlli non sono previsti?
L'alternativa all'inceneritore c'è.
E' un impianto di selezione meccanica dei rifiuti che unito ad una corretta raccolta differenziata porta il residuo a valori ben al di sotto dei rifiuti prodotti dall'inceneritore.
Perché anche affermare che l'inceneritore risolverà i problemi delle discariche è una bufala.
L'inceneritore di Parma ci regalerà ogni anno 30.000 tonnellate di ceneri tossiche da stoccare in discariche speciali. Trentamilatonnellate, avete idea di che montagna di rifiuti stiamo parlando?
L'alternativa invece, non avendo ne camini ne combustioni, non solo non produce CO2 e tutti gli altri veleni dell'inceneritore, ma porta la percentuale di riciclo dei rifiuti urbani al 95%.
Cosa rimane? Il 5% su cui ancora si sta lavorando.
Queste tipologie di impianti sono già attive in altri territori, italiani e non.
L'incenerimento dei rifiuti è una pratica del passato e Parma dovrebbe guardare al futuro.
Non sono questi gli slogan tanto amati dal Palazzo? Non siamo la città dell'avanguardia?
Cari amministratori, l'alternativa all'inceneritore esiste
GENTILE SINDACO
GENTILI ASSESSORI
GENTILI CONSIGLIERI COMUNALI
Enia Spa, con l'avvallo del Comune di Parma e della Provincia di Parma, è in procinto di costruire a Ugozzolo, a 4 chilometri dal centro di Parma, un enorme forno inceneritore da 130.000 tonnellate di rifiuti bruciati in un anno.
La soluzione che noi, del Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti, proponiamo porterebbe enormi vantaggi sotto ogni punto di vista.
Si tratta di un progetto di centro riciclo sulla falsariga di quello in funzione a Vedelago (Treviso).
E' un sistema di trattamento meccanico della frazione residua che combinato con una buona raccolta differenziata porta a porta arriva a riciclare il 95% del rifiuto urbano.
Il trattamento meccanico a freddo della frazione indifferenziata dei rifiuti urbani produce solo il 5% di residuo, da conferire in discarica. Si tratta di residuo secco, stabile, che non contiene veleno ne tanto meno è da trattare in discariche speciali. Questa frazione è di gran lunga inferiore (5%) al 30% di scorie pericolose (ceneri pesanti e ceneri volatili) prodotta da un impianto di
incenerimento.
Il costo dell'inceneritore di Parma è stimato in 180 milioni di euro, 25 gli anni in cui dovrà continuare a bruciare rifiuti per poter arrivare alla copertura dell'investimento.
La capienza dell'impianto è di circa il doppio del rifiuto residuo urbano prodotto dal nostro territorio e si prefigura da subito la probabilità che nel forno verranno portati rifiuti anche speciali provenienti anche da fuori Provincia.
Siamo ancora in tempo a fermare tutto questo e a virare il progetto verso un trattamento meccanico dei rifiuti, che non comporta alcuna combustione, costa molto meno (10 milioni di euro), è operativo in 6 mesi (contro i 3 anni e passa dell'inceneritore).
Dal 1995 gli Stati Uniti hanno vietato la costruzione di nuovi inceneritori, considerata la loro ormai provata pericolosità per la salute umana. Da 10 anni in Europa non si costruiscono più inceneritori andando alla dismissione di quelli ancora attivi.
L'impatto sanitario sul territorio di questo inceneritore sarà davvero importante.
La Pianura Padana, già in crisi per la qualità dell'aria, subirà un ulteriore e netto peggioramento quando il camino comincerà ad eruttare i suoi fumi e le sue ceneri sul territorio.
La nostra terra ha ancora la fortuna di essere considerata come la culla del buon vivere e del buon mangiare, con una serie di prodotti Dop che tutti ci invidiano. Non buttiamo al vento questa patrimonio.
Lo sapete che a Brescia, dove c'è un inceneritore del tutto simile a quello che si vuole costruire qui, 9 aziende hanno subito l'esclusione del proprio latte per eccesso di diossina? E che 59 aziende agricole bresciane attorno all'inceneritore hanno un latte con percentuali di diossina che hanno superato il limite di azione?
Che fine farà la food valley?
Che ne sarà delle importanti industrie agroalimentari piccole, medie e grandissime che insistono sul territorio?
E' una scelta che segnerà per sempre il futuro della nostra terra.
Non facciamo finta di niente.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
Parma, 3 novembre 2009
GENTILI ASSESSORI
GENTILI CONSIGLIERI COMUNALI
Enia Spa, con l'avvallo del Comune di Parma e della Provincia di Parma, è in procinto di costruire a Ugozzolo, a 4 chilometri dal centro di Parma, un enorme forno inceneritore da 130.000 tonnellate di rifiuti bruciati in un anno.
La soluzione che noi, del Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti, proponiamo porterebbe enormi vantaggi sotto ogni punto di vista.
Si tratta di un progetto di centro riciclo sulla falsariga di quello in funzione a Vedelago (Treviso).
E' un sistema di trattamento meccanico della frazione residua che combinato con una buona raccolta differenziata porta a porta arriva a riciclare il 95% del rifiuto urbano.
Il trattamento meccanico a freddo della frazione indifferenziata dei rifiuti urbani produce solo il 5% di residuo, da conferire in discarica. Si tratta di residuo secco, stabile, che non contiene veleno ne tanto meno è da trattare in discariche speciali. Questa frazione è di gran lunga inferiore (5%) al 30% di scorie pericolose (ceneri pesanti e ceneri volatili) prodotta da un impianto di
incenerimento.
Il costo dell'inceneritore di Parma è stimato in 180 milioni di euro, 25 gli anni in cui dovrà continuare a bruciare rifiuti per poter arrivare alla copertura dell'investimento.
La capienza dell'impianto è di circa il doppio del rifiuto residuo urbano prodotto dal nostro territorio e si prefigura da subito la probabilità che nel forno verranno portati rifiuti anche speciali provenienti anche da fuori Provincia.
Siamo ancora in tempo a fermare tutto questo e a virare il progetto verso un trattamento meccanico dei rifiuti, che non comporta alcuna combustione, costa molto meno (10 milioni di euro), è operativo in 6 mesi (contro i 3 anni e passa dell'inceneritore).
Dal 1995 gli Stati Uniti hanno vietato la costruzione di nuovi inceneritori, considerata la loro ormai provata pericolosità per la salute umana. Da 10 anni in Europa non si costruiscono più inceneritori andando alla dismissione di quelli ancora attivi.
L'impatto sanitario sul territorio di questo inceneritore sarà davvero importante.
La Pianura Padana, già in crisi per la qualità dell'aria, subirà un ulteriore e netto peggioramento quando il camino comincerà ad eruttare i suoi fumi e le sue ceneri sul territorio.
La nostra terra ha ancora la fortuna di essere considerata come la culla del buon vivere e del buon mangiare, con una serie di prodotti Dop che tutti ci invidiano. Non buttiamo al vento questa patrimonio.
Lo sapete che a Brescia, dove c'è un inceneritore del tutto simile a quello che si vuole costruire qui, 9 aziende hanno subito l'esclusione del proprio latte per eccesso di diossina? E che 59 aziende agricole bresciane attorno all'inceneritore hanno un latte con percentuali di diossina che hanno superato il limite di azione?
Che fine farà la food valley?
Che ne sarà delle importanti industrie agroalimentari piccole, medie e grandissime che insistono sul territorio?
E' una scelta che segnerà per sempre il futuro della nostra terra.
Non facciamo finta di niente.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
Parma, 3 novembre 2009
Inceneritori sotto accusa
A Forlì sono in funzione 2 inceneritori alimentati con rifiuti, e questi impianti, a quanto pare, hanno cominciato ad uccidere.
Lo scenario è quello con cui anche Parma dovrà cominciare a relazionarsi se il progetto inceneritore andrà avanti: gli inceneritori sono contro la vita.
Il nostro territorio deve fare una scelta netta e decidere da che parte stare.
Le alternative all'incenerimento ormai ci sono e funzionano.
Non ci sono più motivi per non imboccare la via alternativa all'inceneritore.
Ecco il resoconto di Maurizio Burnacci, giornalista del Resto del Carlino.
Il titolo è lapidario: morto di tumore a 12 anni: inceneritori sotto accusa.
Il bambino viveva a Coriano, quartiere della città dove si trovano i due inceneritori di Hera e
Mengozzi, e nel 2006 era stato colpito da tumore alla prostata. Per i genitori la malattia sarebbe stata causata dai fumi degli impianti. Aveva 12 anni e la luce del cielo attaccata agli occhi. È morto per un tumore alla prostata: «Patologia rarissima a quell’età» dicono i medici. La vita e ora la morte del piccolo sono da tre anni il nucleo di una battaglia legale che da questo momento, se possibile,
acutizzerà tutti i suoi angoli. I genitori puntano il dito contro le emissioni in atmosfera della coppia di inceneritori di Coriano — Hera e Mengozzi — accusati in tribunale d’essere alla base della malattia del figlio (residente proprio lì, nel quartiere dei due camini).
L’accusa formalizzata dal pm Filippo Santangelo — che dal disperato esposto della madre e del padre del bambino malato ha elaborato un procedimento ancora in fase introduttiva — è quella di lesioni colpose. Ma adesso è facile supporre che Santangelo muterà l’ipotesi in omicidio colposo.
Così la sfida processuale inasprirà i toni, perché gli attori della lizza — giudici, avvocati e periti — non conoscono la pietà di una vita ammutolita a 12 anni. Vita che rischia di assurgere a simbolo, un prezioso dono offerto all’altare di una battaglia civile. L’itinerario penale è alla stazione di raccolta
delle prove ‘irripetibili’ (incidente probatorio). Il giudice Michele Leoni ha riunito attorno a un tavolo quattro esperti e ha ordinato di passare al setaccio ogni aspetto dell’attività dei due inceneritori. Due gli indagati (15 le parti offese, tra cui i genitori del piccolo, Wwf e il ClanDestino): Claudio Dradi, 56 anni, di Hera, ed Enzo Mengozzi, di 62, titolare dell’omonima ditta. L’accusa è abuso d’ufficio, falso ideologico, lesioni personali colpose e getto pericoloso di
cose (ipotesi legata alle emissioni in atmosfera). I quattro luminari delegati dal giudice (Roberto Montagnani, Davide De Dominicis, Livio Scatto e Mauro Sanna) hanno lavorato per un anno e mezzo. E adesso spiegano in aula lo stato di salute dei due comignoli sotto accusa. Ci sono state tre udienze. E il dato fondamentale che è emerso è che gli impianti sarebbero stati «anomali prima del 2005». Da alcune indiscrezioni sembra che gli esperti abbiano escluso collegamenti di causa-effetto
tra fumi e tumore. Ma altri studi direbbero il contrario.
Il processo contro gli inceneritori di Forlì, accusato di aver causato la morte di un bambino di 11 anni per una rara forma di tumore delle parti molli, il "rabdomia sarcoma" ha visto svolgersi l'udienza di incidente probatorio davanti al gip Leoni. Per circa due ore è stato interrogato il perito del tribunale incaricato di individuare i possibile nessi tra le emissioni dell'inceneritore e la malattia
del piccolo, che abitava a Coriano. Si entra così nel vivo delle accuse, vale a dire la parte sanitaria.
Nel corso dell'udienza si è preso atto della morte recente del bambino (era la prima udienza dopo questo triste evento) e il pm Filippo Santangelo ha tramutato l'accusa da lesioni colpose ad omicidio colposo.
L'interrogatorio dell'esperto nominato dal gip Michele Leoni è stato aggiornato all'udienza del 24 ottobre. Gli indagati sono il responsabile della divisione ambiente Romagna per il gruppo Hera, il 55enne Claudio Dradi, ed il responsabile dell'inceneritore di rifiuti ospedalieri, Enzo Mengozzi.
Lo scenario è quello con cui anche Parma dovrà cominciare a relazionarsi se il progetto inceneritore andrà avanti: gli inceneritori sono contro la vita.
Il nostro territorio deve fare una scelta netta e decidere da che parte stare.
Le alternative all'incenerimento ormai ci sono e funzionano.
Non ci sono più motivi per non imboccare la via alternativa all'inceneritore.
Ecco il resoconto di Maurizio Burnacci, giornalista del Resto del Carlino.
Il titolo è lapidario: morto di tumore a 12 anni: inceneritori sotto accusa.
Il bambino viveva a Coriano, quartiere della città dove si trovano i due inceneritori di Hera e
Mengozzi, e nel 2006 era stato colpito da tumore alla prostata. Per i genitori la malattia sarebbe stata causata dai fumi degli impianti. Aveva 12 anni e la luce del cielo attaccata agli occhi. È morto per un tumore alla prostata: «Patologia rarissima a quell’età» dicono i medici. La vita e ora la morte del piccolo sono da tre anni il nucleo di una battaglia legale che da questo momento, se possibile,
acutizzerà tutti i suoi angoli. I genitori puntano il dito contro le emissioni in atmosfera della coppia di inceneritori di Coriano — Hera e Mengozzi — accusati in tribunale d’essere alla base della malattia del figlio (residente proprio lì, nel quartiere dei due camini).
L’accusa formalizzata dal pm Filippo Santangelo — che dal disperato esposto della madre e del padre del bambino malato ha elaborato un procedimento ancora in fase introduttiva — è quella di lesioni colpose. Ma adesso è facile supporre che Santangelo muterà l’ipotesi in omicidio colposo.
Così la sfida processuale inasprirà i toni, perché gli attori della lizza — giudici, avvocati e periti — non conoscono la pietà di una vita ammutolita a 12 anni. Vita che rischia di assurgere a simbolo, un prezioso dono offerto all’altare di una battaglia civile. L’itinerario penale è alla stazione di raccolta
delle prove ‘irripetibili’ (incidente probatorio). Il giudice Michele Leoni ha riunito attorno a un tavolo quattro esperti e ha ordinato di passare al setaccio ogni aspetto dell’attività dei due inceneritori. Due gli indagati (15 le parti offese, tra cui i genitori del piccolo, Wwf e il ClanDestino): Claudio Dradi, 56 anni, di Hera, ed Enzo Mengozzi, di 62, titolare dell’omonima ditta. L’accusa è abuso d’ufficio, falso ideologico, lesioni personali colpose e getto pericoloso di
cose (ipotesi legata alle emissioni in atmosfera). I quattro luminari delegati dal giudice (Roberto Montagnani, Davide De Dominicis, Livio Scatto e Mauro Sanna) hanno lavorato per un anno e mezzo. E adesso spiegano in aula lo stato di salute dei due comignoli sotto accusa. Ci sono state tre udienze. E il dato fondamentale che è emerso è che gli impianti sarebbero stati «anomali prima del 2005». Da alcune indiscrezioni sembra che gli esperti abbiano escluso collegamenti di causa-effetto
tra fumi e tumore. Ma altri studi direbbero il contrario.
Il processo contro gli inceneritori di Forlì, accusato di aver causato la morte di un bambino di 11 anni per una rara forma di tumore delle parti molli, il "rabdomia sarcoma" ha visto svolgersi l'udienza di incidente probatorio davanti al gip Leoni. Per circa due ore è stato interrogato il perito del tribunale incaricato di individuare i possibile nessi tra le emissioni dell'inceneritore e la malattia
del piccolo, che abitava a Coriano. Si entra così nel vivo delle accuse, vale a dire la parte sanitaria.
Nel corso dell'udienza si è preso atto della morte recente del bambino (era la prima udienza dopo questo triste evento) e il pm Filippo Santangelo ha tramutato l'accusa da lesioni colpose ad omicidio colposo.
L'interrogatorio dell'esperto nominato dal gip Michele Leoni è stato aggiornato all'udienza del 24 ottobre. Gli indagati sono il responsabile della divisione ambiente Romagna per il gruppo Hera, il 55enne Claudio Dradi, ed il responsabile dell'inceneritore di rifiuti ospedalieri, Enzo Mengozzi.
Parma Provincia virtuosa?
della riduzione dei rifiuti. L'assessore regionale Lino Zanichelli ha anche dichiarato che la regione è “autosufficiente”, e allora, se è vero, ci chiediamo quali siano le presunte emergenze che hanno spinto le nostre amministrazione nella corsa verso l'inceneritore.
Dal 21 al 29 novembre si svolgerà la “Settimana europea per la riduzione dei rifiuti” con iniziative da svolgersi in tutta la regione anche per “estendere i sistemi di raccolta differenziata”.
Ma qual'è la situazione nel nostro territorio?
Nel 2008 la percentuale di raccolta differenziata raggiunta a livello provinciale era del 48% mentre per il comune di Parma era del 43,7% (il decreto Ronchi, la legislazione italiana in materia, prevedeva una percentuale di raccolta differenziata del 45% entro il 2008 e del 65% entro il 2012).
In Provincia ci sono evidenti anomalie: da comuni come Tornolo che differenzia l’11% a comuni come Soragna e Trecasali che arrivano all’81%.
In termini di produzione pro capite la media rilevata in provincia di Parma appare decisamente elevata, sicuramente gonfiata dalle quantità di rifiuti riversati nei cassonetti stradali dalle attività commerciali, artigianali e industriali. La Comunità Europea con la Direttiva 1975/442/CEE ha introdotto saldamente il concetto di “prevenzione” e la necessità di prevenire e ridurre la produzione dei rifiuti
e di promuoverne il recupero. Già nel decennio 1990-2000 l’obiettivo era quello di 300 kg pro capite.
Eppure sul nostro territorio non è stata impostata alcuna politica di riduzione dei rifiuti alla fonte.
Addirittura il Piano Provinciale prevede un incremento della produzione da qui al 2012 prevedendo di giungere a 642 Kg. Non si prevede una riduzione ma un aumento! Vogliamo seppellirci di rifiuti?
In questo contesto assume notevole importanza massimizzare la raccolta differenziata con lo scopo di non sprecare risorse recuperando e riutilizzando materia prima.
Molte le zone in provincia, compresa buona parte del centro cittadino, dove ancora non è attuato un sistema di raccolta differenziata efficiente. Laddove la differenziata avviene mediante cassonetti stradali non si riescono a raggiungere percentuali significative e il materiale raccolto non ha un buon grado di purezza (che ne determina un buon prezzo di vendita). Risultati importanti e nel breve
periodo sono stati raggiunti col sistema porta-a-porta spinto, ovvero raccolta domiciliare con eliminazione dei cassonetti stradali. Il sistema di raccolta differenziata attuato, inoltre, prevede una frazione di multi-materiale (vetro, plastica, lattine) che, una volta introdotto nell’autocarro compattatore,
viene trattato in modo traumatico compromettendone il valore commerciale.
Un ulteriore miglioramento nella raccolta differenziata lo si ottiene incrementando la tipologia delle frazioni merceologiche rispetto a quelle attuali (ad esempio introducendo la raccolta di vestiti, scarpe, tetrapak, materiale da demolizione, etc.).
Se davvero è nelle intenzioni degli amministratori una migliore gestione dei rifiuti le modalità di raccolta vanno di gran lunga migliorate per ottenere in tutto il nostro territorio le percentuali dimostratesi possibile di comuni come Tracasali e Soragna.
I dati comunicati dalla regione testimoniano semmai il fallimento delle politiche di recupero della materia che ogni anno sprecano materia ed inquinano l'ambiente con l'utilizzo di tecniche obsolete come quelle dell'inceneritore.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
Dal 21 al 29 novembre si svolgerà la “Settimana europea per la riduzione dei rifiuti” con iniziative da svolgersi in tutta la regione anche per “estendere i sistemi di raccolta differenziata”.
Ma qual'è la situazione nel nostro territorio?
Nel 2008 la percentuale di raccolta differenziata raggiunta a livello provinciale era del 48% mentre per il comune di Parma era del 43,7% (il decreto Ronchi, la legislazione italiana in materia, prevedeva una percentuale di raccolta differenziata del 45% entro il 2008 e del 65% entro il 2012).
In Provincia ci sono evidenti anomalie: da comuni come Tornolo che differenzia l’11% a comuni come Soragna e Trecasali che arrivano all’81%.
In termini di produzione pro capite la media rilevata in provincia di Parma appare decisamente elevata, sicuramente gonfiata dalle quantità di rifiuti riversati nei cassonetti stradali dalle attività commerciali, artigianali e industriali. La Comunità Europea con la Direttiva 1975/442/CEE ha introdotto saldamente il concetto di “prevenzione” e la necessità di prevenire e ridurre la produzione dei rifiuti
e di promuoverne il recupero. Già nel decennio 1990-2000 l’obiettivo era quello di 300 kg pro capite.
Eppure sul nostro territorio non è stata impostata alcuna politica di riduzione dei rifiuti alla fonte.
Addirittura il Piano Provinciale prevede un incremento della produzione da qui al 2012 prevedendo di giungere a 642 Kg. Non si prevede una riduzione ma un aumento! Vogliamo seppellirci di rifiuti?
In questo contesto assume notevole importanza massimizzare la raccolta differenziata con lo scopo di non sprecare risorse recuperando e riutilizzando materia prima.
Molte le zone in provincia, compresa buona parte del centro cittadino, dove ancora non è attuato un sistema di raccolta differenziata efficiente. Laddove la differenziata avviene mediante cassonetti stradali non si riescono a raggiungere percentuali significative e il materiale raccolto non ha un buon grado di purezza (che ne determina un buon prezzo di vendita). Risultati importanti e nel breve
periodo sono stati raggiunti col sistema porta-a-porta spinto, ovvero raccolta domiciliare con eliminazione dei cassonetti stradali. Il sistema di raccolta differenziata attuato, inoltre, prevede una frazione di multi-materiale (vetro, plastica, lattine) che, una volta introdotto nell’autocarro compattatore,
viene trattato in modo traumatico compromettendone il valore commerciale.
Un ulteriore miglioramento nella raccolta differenziata lo si ottiene incrementando la tipologia delle frazioni merceologiche rispetto a quelle attuali (ad esempio introducendo la raccolta di vestiti, scarpe, tetrapak, materiale da demolizione, etc.).
Se davvero è nelle intenzioni degli amministratori una migliore gestione dei rifiuti le modalità di raccolta vanno di gran lunga migliorate per ottenere in tutto il nostro territorio le percentuali dimostratesi possibile di comuni come Tracasali e Soragna.
I dati comunicati dalla regione testimoniano semmai il fallimento delle politiche di recupero della materia che ogni anno sprecano materia ed inquinano l'ambiente con l'utilizzo di tecniche obsolete come quelle dell'inceneritore.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
Il silenzio degli innocenti.
Parma tace.
Sommessamente ci si avvia al disastro ambientale dell'inceneritore, senza sussulti, senza reprimende.
Un inconcepibile silenzio, di chi si chiamerà fuori innocente, non colpevole, non protagonista del progetto.
Abbiamo di fronte una prospettiva ancora modificabile, dati che ci dicono che insistere sul progetto inceneritore sarà un vero e proprio finimondo, con danni per tutti e per tutto.
Ma il nostro mondo imprenditoriale non risponde, si chiude nel silenzio, non esprime posizione alcuna. Bocche chiuse, cucite.
Solo la cittadinanza attiva fa la voce grossa, per quello che può.
Sta cercando in questi tempi bui di informare tutti, di dare la possibilità di approfondire l'argomento in modo da farsi ognuno una propria opinione al riguardo.
Di proporre una alternativa, perché su questo si gioca l'equivoco, non poter fare altro che bruciare.
Balle, condite con immagini napoletane e siciliane per far paura alla gente.
L'alternativa c'è ed è già sperimentata a due passi da noi, troppo lontano per i pigri parmensi, che viaggiano il mondo per vedere gli inceneritori ma non spendono mezza giornata per vedere il futuro, dove si ricicla il 95% dei rifiuti indifferenziati.
Con poche buone pratiche e un apparecchio, che chiamano estrusore, trasformano, senza combustione ne camini, il residuo secco in sabbia sintetica, materia plastica vendibile e appetita dall'industria delle costruzioni e dei manufatti.
Facendoci un pacco di soldi, in questo tempo di crisi che attanaglia.
Ma non interessa a nessuno.
Si fatica a comprendere questa ignavia del mondo che conta.
L'inceneritore colpirà con un forte smacco le produzioni di eccellenza made in Parma.
Ci sono fior di nomi industriali che svettano con i loro stabilimenti a pochi passi dal nuovo insediamento, dove si intende mettere in moto l'eco-mostro.
Il silenzio, come si dice, è assordante.
Poi c'è il versante pubblico, che pare passarsi la patata bollente di mano in mano.
Il Comune che indica la Provincia unico “opinion leader” in grado di cambiare le carte in gioco.
Sussurri nei corsi e ricorsi di questa storia lunga interminabili anni, telefonate per convincere enti a dire sì, parole pesanti mai registrate, che non si possono nemmeno riferire.
Progetti approvati senza nemmeno leggerli, perché fisicamente impossibile in poche ore.
Silence please è l'aplomb con cui il piano procede spedito verso la cantierizzazione di Ugozzolo, con le tombe del camposanto che stanno a guardare.
Il De Produndis della nostra terra si recita senza protagonisti, nessun attore sulla scena del delitto.
Un'attesa infinita di parole che non arrivano, di speranze che non si concretizzano.
Una redenzione che non si manifesta, niente speranze dopo il lutto.
Un piano rifiuti ormai vecchio che non viene aggiornato secondo le buone pratiche che i cittadini hanno dimostrato di saper applicare, con comuni all'80% di raccolta differenziata.
E il piano fermo ancora a percentuali del 65.
Un ente gestore che da un lato distribuisce i sacchetti dell'organico e dall'altro progetta minuziosamente un sistema che contrasta apertamente con la raccolta differenziata, ne è nemico.
L'emblematica storia di Brescia è lì a un passo da cogliere.
Dopo 10 anni di inceneritore, la terra è inquinata, la raccolta differenziata cala, la produzione di rifiuti aumenta e l'impianto ha comunque tanta fame di materia da annichilire e la cerca fuori provincia incessantemente. Analisi mai realizzate perché è meglio non vedere per non sapere.
Intanto il latte alla diossina è diventato realtà delle analisi alla Centrale del latte di Brescia.
Noi che siamo in tempo a fermarci, sussurriamo nell'orecchio del vicino, ma non abbiamo il coraggio di esporci per dire basta, nonostante ne vada della salute del nostro futuro.
Sommessamente ci si avvia al disastro ambientale dell'inceneritore, senza sussulti, senza reprimende.
Un inconcepibile silenzio, di chi si chiamerà fuori innocente, non colpevole, non protagonista del progetto.
Abbiamo di fronte una prospettiva ancora modificabile, dati che ci dicono che insistere sul progetto inceneritore sarà un vero e proprio finimondo, con danni per tutti e per tutto.
Ma il nostro mondo imprenditoriale non risponde, si chiude nel silenzio, non esprime posizione alcuna. Bocche chiuse, cucite.
Solo la cittadinanza attiva fa la voce grossa, per quello che può.
Sta cercando in questi tempi bui di informare tutti, di dare la possibilità di approfondire l'argomento in modo da farsi ognuno una propria opinione al riguardo.
Di proporre una alternativa, perché su questo si gioca l'equivoco, non poter fare altro che bruciare.
Balle, condite con immagini napoletane e siciliane per far paura alla gente.
L'alternativa c'è ed è già sperimentata a due passi da noi, troppo lontano per i pigri parmensi, che viaggiano il mondo per vedere gli inceneritori ma non spendono mezza giornata per vedere il futuro, dove si ricicla il 95% dei rifiuti indifferenziati.
Con poche buone pratiche e un apparecchio, che chiamano estrusore, trasformano, senza combustione ne camini, il residuo secco in sabbia sintetica, materia plastica vendibile e appetita dall'industria delle costruzioni e dei manufatti.
Facendoci un pacco di soldi, in questo tempo di crisi che attanaglia.
Ma non interessa a nessuno.
Si fatica a comprendere questa ignavia del mondo che conta.
L'inceneritore colpirà con un forte smacco le produzioni di eccellenza made in Parma.
Ci sono fior di nomi industriali che svettano con i loro stabilimenti a pochi passi dal nuovo insediamento, dove si intende mettere in moto l'eco-mostro.
Il silenzio, come si dice, è assordante.
Poi c'è il versante pubblico, che pare passarsi la patata bollente di mano in mano.
Il Comune che indica la Provincia unico “opinion leader” in grado di cambiare le carte in gioco.
Sussurri nei corsi e ricorsi di questa storia lunga interminabili anni, telefonate per convincere enti a dire sì, parole pesanti mai registrate, che non si possono nemmeno riferire.
Progetti approvati senza nemmeno leggerli, perché fisicamente impossibile in poche ore.
Silence please è l'aplomb con cui il piano procede spedito verso la cantierizzazione di Ugozzolo, con le tombe del camposanto che stanno a guardare.
Il De Produndis della nostra terra si recita senza protagonisti, nessun attore sulla scena del delitto.
Un'attesa infinita di parole che non arrivano, di speranze che non si concretizzano.
Una redenzione che non si manifesta, niente speranze dopo il lutto.
Un piano rifiuti ormai vecchio che non viene aggiornato secondo le buone pratiche che i cittadini hanno dimostrato di saper applicare, con comuni all'80% di raccolta differenziata.
E il piano fermo ancora a percentuali del 65.
Un ente gestore che da un lato distribuisce i sacchetti dell'organico e dall'altro progetta minuziosamente un sistema che contrasta apertamente con la raccolta differenziata, ne è nemico.
L'emblematica storia di Brescia è lì a un passo da cogliere.
Dopo 10 anni di inceneritore, la terra è inquinata, la raccolta differenziata cala, la produzione di rifiuti aumenta e l'impianto ha comunque tanta fame di materia da annichilire e la cerca fuori provincia incessantemente. Analisi mai realizzate perché è meglio non vedere per non sapere.
Intanto il latte alla diossina è diventato realtà delle analisi alla Centrale del latte di Brescia.
Noi che siamo in tempo a fermarci, sussurriamo nell'orecchio del vicino, ma non abbiamo il coraggio di esporci per dire basta, nonostante ne vada della salute del nostro futuro.
Bandiere in città
Lo scorso 17 ottobre è successa una cosa bellissima nella nostra città.
Le strade del centro si sono animate di canti, suoni e bandiere… oltre un migliaio di persone di ogni generazione ha manifestato e reso visibile agli occhi di tutti un'ormai diffusa contrarietà alla decisione dei nostri amministratori di costruire un nuovo inceneritore di rifiuti a Parma.
I cittadini hanno voluto gridare che un’alternativa non solo esiste, ma costa molto
meno, non inquina e soprattutto non costituisce un pericoloso rischio per la loro
salute!
L'alternativa proposta non è una illusione, ne una speranza o un miraggio, ma un
modello praticabile e già testato efficacemente, non solo in Italia ma anche all'estero.
Un sistema che può portare a riciclare il 95% dei rifiuti.
Chi ha il potere di decidere e si mostra così sicuro che l'inceneritore sia invece una soluzione davvero intelligente, in 4 anni si è sempre sottratto al confronto pubblico per spiegare ai cittadini la sua verità.
Quanto ancora i nostri politici si mostreranno indifferenti verso l'ambiente e la salute, mentre Europa e Stati Uniti perseguono una linea ben più attenta a questi temi?
Il Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti intende proseguire nell'opera di
informazione e di confronto aperto con tutti e per tutti.
Il 12 dicembre prossimo verrà organizzata una grande FIACCOLATA, con partenza
alle 16,30 da piazzale S.Croce, che si dirigerà in piazza Garibaldi.
Lunedì 14 dicembre, alle ore 21, al teatro Due si svolgerà un incontro aperto al
pubblico, per approfondire questa tematica.
Ospite d'onore sarà Paul Connett, professore di Chimica, docente alla New York
University, candidato al Nobel nel 2008, che arriva appositamente dagli Stati Uniti per sostenere questa causa.
In attesa di questi eventi, vogliamo già dare la possibilità ai cittadini di Parma di unirsi a noi per esprimere la loro posizione.
E' una protesta civile che si attuerà appendendo alle proprie finestre o ai propri balconi le bandiere che riportano la scritta “NO INCENERITORE”.
Sarà la migliore prova di cosa sente la città nei confronti dell'infausto progettato.
Chi fosse interessato ad aderire può contattarci via email al nostro indirizzo di posta elettronica: gestionecorrettarifiuti@gmail.com
Per informazioni e per ritirare le bandiere, il Coordinamento sarà presente con un
banchetto sotto i portici di via Mazzini sabato 21 e sabato 28 novembre, dalle ore 10 alle ore 13, e il pomeriggio dalle ore 15 alle 19.
Saranno inoltre punti fissi di distribuzione delle bandiere la Farmacia Sant’Annunziata in v. Gramsci n.... e il Savoy Hotel in via XX Settembre 3, a partire da sabato 21 novembre.
Info anche su www.gestionecorrettarifiuti.it
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti di Parma e Provincia
Le strade del centro si sono animate di canti, suoni e bandiere… oltre un migliaio di persone di ogni generazione ha manifestato e reso visibile agli occhi di tutti un'ormai diffusa contrarietà alla decisione dei nostri amministratori di costruire un nuovo inceneritore di rifiuti a Parma.
I cittadini hanno voluto gridare che un’alternativa non solo esiste, ma costa molto
meno, non inquina e soprattutto non costituisce un pericoloso rischio per la loro
salute!
L'alternativa proposta non è una illusione, ne una speranza o un miraggio, ma un
modello praticabile e già testato efficacemente, non solo in Italia ma anche all'estero.
Un sistema che può portare a riciclare il 95% dei rifiuti.
Chi ha il potere di decidere e si mostra così sicuro che l'inceneritore sia invece una soluzione davvero intelligente, in 4 anni si è sempre sottratto al confronto pubblico per spiegare ai cittadini la sua verità.
Quanto ancora i nostri politici si mostreranno indifferenti verso l'ambiente e la salute, mentre Europa e Stati Uniti perseguono una linea ben più attenta a questi temi?
Il Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti intende proseguire nell'opera di
informazione e di confronto aperto con tutti e per tutti.
Il 12 dicembre prossimo verrà organizzata una grande FIACCOLATA, con partenza
alle 16,30 da piazzale S.Croce, che si dirigerà in piazza Garibaldi.
Lunedì 14 dicembre, alle ore 21, al teatro Due si svolgerà un incontro aperto al
pubblico, per approfondire questa tematica.
Ospite d'onore sarà Paul Connett, professore di Chimica, docente alla New York
University, candidato al Nobel nel 2008, che arriva appositamente dagli Stati Uniti per sostenere questa causa.
In attesa di questi eventi, vogliamo già dare la possibilità ai cittadini di Parma di unirsi a noi per esprimere la loro posizione.
E' una protesta civile che si attuerà appendendo alle proprie finestre o ai propri balconi le bandiere che riportano la scritta “NO INCENERITORE”.
Sarà la migliore prova di cosa sente la città nei confronti dell'infausto progettato.
Chi fosse interessato ad aderire può contattarci via email al nostro indirizzo di posta elettronica: gestionecorrettarifiuti@gmail.com
Per informazioni e per ritirare le bandiere, il Coordinamento sarà presente con un
banchetto sotto i portici di via Mazzini sabato 21 e sabato 28 novembre, dalle ore 10 alle ore 13, e il pomeriggio dalle ore 15 alle 19.
Saranno inoltre punti fissi di distribuzione delle bandiere la Farmacia Sant’Annunziata in v. Gramsci n.... e il Savoy Hotel in via XX Settembre 3, a partire da sabato 21 novembre.
Info anche su www.gestionecorrettarifiuti.it
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti di Parma e Provincia
I funambolismi del Presidente Bernazzoli
La Provincia premia Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e degli agricoltori custodi, con il San Martino: “Per il Presidente della Provincia è una battaglia per il futuro del territorio, per creare una cultura nuova senza la quale non è possibile reggere, nemmeno nella capitale dell’agroalimentare. Il
premio che la Provincia di Parma ha dato oggi a a Petrini è dunque un riconoscimento a un compagno di strada, “una scelta naturale” ha detto Bernazzoli che vuole sottolineare il radicamento
con la terra e l’orizzonte culturale e valoriale che Petrini propone con il suo impegno.”
Sono parole che fanno scintille quando vengono messe vicine al progetto approvato dallo stesso Bernazzoli, quello con cui Enia intende costruire a Ugozzolo un enorme inceneritore.
Come farà il Presidente ha coniugare queste belle espressioni sulle “scelte naturali” con le nubi nere che si prevedono sull'orizzonte di Parma quando verrà acceso l'impianto?
Noi non lo sappiamo, noi non lo comprendiamo.
Viviamo il tempo delle contraddizioni e forse ci dobbiamo abituare a sentire affermare tutto e il contrario di tutto dalle stesse bocche, dalle stesse figure istituzionali, dagli stessi responsabili della polis, che in teoria, assoluta teoria, abbiamo fatto sedere su quelle poltrone per vigilare sul nostro
benessere, sulla nostra salute.
Tutto pare basarsi sul contesto in cui si parla e non sul reale significato delle parole.
Santa coerenza.
Non riusciamo sinceramente ad accettare espressioni come “battaglia per il futuro del territorio”, quando con le stesse mani il territorio lo si vuole inaridire.
Ci si fa belli con termini come “biodiversita”. E' la stessa biodiversità che la Provincia porterà al camposanto di Ugozzolo, quando il nostro territorio, invaso di diossine e scorie tossiche, farà fatica a sostenere il bel volto della terra buona e sansa, dei prodotti di eccellenza, della food valley.
Non capiamo come di fronte ad una alternativa possibile nella gestione dei rifiuti, che altri territori hanno cominciato a sperimentare con evidente successo, ci si ostini a chiudere gli occhi, negare l'evidenza, fare finta di niente e correre verso il nulla, consegnando le future generazioni al buco nero dell'inceneritore.
Non ci stancheremo di affermare che siamo ancora in tempo per fermare questo malsano progetto, per riformulare il nostro approccio con le buone pratiche di gestione di tutta la nostra vita, ivi inclusa quella con i rifiuti, che non sono un problema, ma una risorsa.
Ma che diventano un grande problema una volta inceneriti.
Aldo Caffagnini
presidente dell'Associazione La Spiga
gruppo di acquisto solidale fondato nel 1997
premio che la Provincia di Parma ha dato oggi a a Petrini è dunque un riconoscimento a un compagno di strada, “una scelta naturale” ha detto Bernazzoli che vuole sottolineare il radicamento
con la terra e l’orizzonte culturale e valoriale che Petrini propone con il suo impegno.”
Sono parole che fanno scintille quando vengono messe vicine al progetto approvato dallo stesso Bernazzoli, quello con cui Enia intende costruire a Ugozzolo un enorme inceneritore.
Come farà il Presidente ha coniugare queste belle espressioni sulle “scelte naturali” con le nubi nere che si prevedono sull'orizzonte di Parma quando verrà acceso l'impianto?
Noi non lo sappiamo, noi non lo comprendiamo.
Viviamo il tempo delle contraddizioni e forse ci dobbiamo abituare a sentire affermare tutto e il contrario di tutto dalle stesse bocche, dalle stesse figure istituzionali, dagli stessi responsabili della polis, che in teoria, assoluta teoria, abbiamo fatto sedere su quelle poltrone per vigilare sul nostro
benessere, sulla nostra salute.
Tutto pare basarsi sul contesto in cui si parla e non sul reale significato delle parole.
Santa coerenza.
Non riusciamo sinceramente ad accettare espressioni come “battaglia per il futuro del territorio”, quando con le stesse mani il territorio lo si vuole inaridire.
Ci si fa belli con termini come “biodiversita”. E' la stessa biodiversità che la Provincia porterà al camposanto di Ugozzolo, quando il nostro territorio, invaso di diossine e scorie tossiche, farà fatica a sostenere il bel volto della terra buona e sansa, dei prodotti di eccellenza, della food valley.
Non capiamo come di fronte ad una alternativa possibile nella gestione dei rifiuti, che altri territori hanno cominciato a sperimentare con evidente successo, ci si ostini a chiudere gli occhi, negare l'evidenza, fare finta di niente e correre verso il nulla, consegnando le future generazioni al buco nero dell'inceneritore.
Non ci stancheremo di affermare che siamo ancora in tempo per fermare questo malsano progetto, per riformulare il nostro approccio con le buone pratiche di gestione di tutta la nostra vita, ivi inclusa quella con i rifiuti, che non sono un problema, ma una risorsa.
Ma che diventano un grande problema una volta inceneriti.
Aldo Caffagnini
presidente dell'Associazione La Spiga
gruppo di acquisto solidale fondato nel 1997
Incenerimento, un vero scandalo sanitario
L’incenerimento dei rifiuti domestici é un metodo di trattamento dei rifiuti condannato dalle autorità scientifiche internazionali. È quello che conferma indirettamente la Commissione Europea, poiché riserva l’incenerimento solo ai rifiuti ultimi, vale a dire una volta che tutte le procedure di raccolta e selezione, di riciclaggio e di riutilizzazione sono state sfruttate.
L’inceneritore Isséane d’Issy-les-Moulineaux, situato nella prima periferia di Parigi, costituisce un vero scandalo sanitario. Deve essere preso come esempio di ciò che non si deve fare e su questo tema i nostri amici italiani non devono fare lo stesso errore, lasciandosi ingannare da una propaganda menzognera. In
effetti, l’inceneritore Isséane é situato nel sottosuolo, a qualche decina di metri dalla riva della Senna, quindi in piena zona umida, con conseguente inquinamento del fiume per via del processo di lisciviazione. È inoltre situato in piena zona urbana, in prossimità di numerose abitazioni, scuole, asili nido e ospedali con la
conseguente esposizione di molti bambini a polveri e sostanze chimiche presenti nei fumi dell’inceneritore attraverso diffusione atmosferica. Ora, le donne in gravidanza e i bambini sono i più vulnerabili a tutte le forme di inquinamento, compreso quello chimico.
Ogni inceneritore va immaginato come un brulotto gigante che emette numerose polveri, in particolare polveri fini (PM<2.5) e ultra fini (nanoparticelle) estremamente tossiche e in più veicolanti migliaia di sostanze chimiche presenti nei fumi e nelle ceneri. Da leggere a questo proposito il rapporto “Statement of
Evidence Particulate emissión and Health. Proposed Ringaskiddy waste-to energy facility” di giugno 2009 del Professor C. Vyvyan Howard, uno dei ricercatori inglesi che hanno firmato l’Appello di Parigi (vedasi allegato). L’utilizzazione di filtri e la messa a norma per le diossine non costituisce in realtà alcuna protezione efficace contro le migliaia di sostanze CMR (cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione) che emettono gli inceneritori e di cui, riferendomi all’articolo di Jay e Stieglitz fornisco una lista non esaustiva.
Questo spiega il rischio di cancro, di leucemie, di malformazioni congenite e di disturbi della riproduzione in prossimità e anche a distanza dagli inceneritori.
L’incenerimento é inoltre un metodo assurdo sul piano ambientale perché aumenta l’effetto serra liberando vapore acqueo e anidride carbonica. Inoltre, sul piano socioeconomico, il costo del trattamento dei rifiuti é molto più elevato rispetto ai metodi alternativi. In effetti, come dettagliato nel rapporto del GESDI i soli metodi alternativi, basati sulla raccolta e la selezione, il riciclaggio dei materiali secondari (vetro, carta, cartone e metalli preziosi), il compostaggio o la metanizzazione dei rifiuti organici fermentabili, la riutilizzazione dei
composti elettrici o elettronici, permettono di abbassare i costi creando allo stesso tempo posti di lavoro.
L’incenerimento é dunque diventato oggi una totale assurdità, sul piano sanitario, ambientale e socioeconomico e, infine, un vero scandalo.
Prof. Dominique Belpomme – Paris, 5 novembre 2009 (ARTAC- Association pour la Recherche Thérapeutique Anti-Cancéreuse)
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
L’inceneritore Isséane d’Issy-les-Moulineaux, situato nella prima periferia di Parigi, costituisce un vero scandalo sanitario. Deve essere preso come esempio di ciò che non si deve fare e su questo tema i nostri amici italiani non devono fare lo stesso errore, lasciandosi ingannare da una propaganda menzognera. In
effetti, l’inceneritore Isséane é situato nel sottosuolo, a qualche decina di metri dalla riva della Senna, quindi in piena zona umida, con conseguente inquinamento del fiume per via del processo di lisciviazione. È inoltre situato in piena zona urbana, in prossimità di numerose abitazioni, scuole, asili nido e ospedali con la
conseguente esposizione di molti bambini a polveri e sostanze chimiche presenti nei fumi dell’inceneritore attraverso diffusione atmosferica. Ora, le donne in gravidanza e i bambini sono i più vulnerabili a tutte le forme di inquinamento, compreso quello chimico.
Ogni inceneritore va immaginato come un brulotto gigante che emette numerose polveri, in particolare polveri fini (PM<2.5) e ultra fini (nanoparticelle) estremamente tossiche e in più veicolanti migliaia di sostanze chimiche presenti nei fumi e nelle ceneri. Da leggere a questo proposito il rapporto “Statement of
Evidence Particulate emissión and Health. Proposed Ringaskiddy waste-to energy facility” di giugno 2009 del Professor C. Vyvyan Howard, uno dei ricercatori inglesi che hanno firmato l’Appello di Parigi (vedasi allegato). L’utilizzazione di filtri e la messa a norma per le diossine non costituisce in realtà alcuna protezione efficace contro le migliaia di sostanze CMR (cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione) che emettono gli inceneritori e di cui, riferendomi all’articolo di Jay e Stieglitz fornisco una lista non esaustiva.
Questo spiega il rischio di cancro, di leucemie, di malformazioni congenite e di disturbi della riproduzione in prossimità e anche a distanza dagli inceneritori.
L’incenerimento é inoltre un metodo assurdo sul piano ambientale perché aumenta l’effetto serra liberando vapore acqueo e anidride carbonica. Inoltre, sul piano socioeconomico, il costo del trattamento dei rifiuti é molto più elevato rispetto ai metodi alternativi. In effetti, come dettagliato nel rapporto del GESDI i soli metodi alternativi, basati sulla raccolta e la selezione, il riciclaggio dei materiali secondari (vetro, carta, cartone e metalli preziosi), il compostaggio o la metanizzazione dei rifiuti organici fermentabili, la riutilizzazione dei
composti elettrici o elettronici, permettono di abbassare i costi creando allo stesso tempo posti di lavoro.
L’incenerimento é dunque diventato oggi una totale assurdità, sul piano sanitario, ambientale e socioeconomico e, infine, un vero scandalo.
Prof. Dominique Belpomme – Paris, 5 novembre 2009 (ARTAC- Association pour la Recherche Thérapeutique Anti-Cancéreuse)
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
L'alternativa in 3 mosse: riduzione, riciclo, estrusione
Non ci sono più attenuanti.
L'alternativa all'inceneritore c'è, funziona, sta prendendo piede in tutta Italia.
Non si può più fare finta di niente di fronte all'evidenza dei risultati ottenuti.
Anche per Parma esiste un progetto alternativo, presentato sia all'assessore Castellani che all'assessore Sassi, un progetto che costa 10 milioni di euro, operativo in 6 mesi, che raggiunge l'utile in 3 anni, che non ha camino ne combustioni.
Ora vedremo se il progetto verrà letto, analizzato, controdedotto, oppure solo archiviato come materiale senza importanza perché ritenuto migliore un inceneritore che costa 180 milioni di euro, richiede 3 anni per costruirlo, inonderà il territorio di fumi e inquinanti, arriverà all'utile dopo 20 anni.
E' fondamentale però capire come è fatta l'alternativa, spiegare in semplici parole come si arriva a gestire i rifiuti senza incenerirli, senza avvelenare l'aria che respiriamo.
Mossa numero 1: riduzione.
Cosa significa? In questi anni, invece che diminuire, la produzione pro capite dei rifiuti è in aumento. Com'è possibile, di fronte alle politiche per incentivare la raccolta differenziata? Qualcosa non funziona. In strada ci sono ancora i cassonetti, dove tutti possono buttare di tutto, anche quei materiali come carta e plastica che dovrebbero prendere la via del riciclo.
Perché ci sono ancora i cassonetti nelle strade?
Non si vuole migliorare?
Noi la domanda l'abbiamo posta, ma la risposta non è arrivata.
Nei pochi comuni dove i cassonetti sono stati eliminati la raccolta differenziata è schizzata all'80% e di conseguenza la produzione di rifiuti è volata verso il basso.
Mossa numero 2: riciclo.
Le materie recuperabili sono una risorsa.
Carta, cartone, plastica, vetro, metalli, umido: buttarli nei cassonetti è davvero una follia.
Come gettare denaro nella pattumiera.
Altre frazioni però possono essere recuperate: il tessile, le calzature,
Applicando tutti questi principi, la raccolta differenziata può raggiungere dappertutto l'80% e oltre.
Mossa numero 3: l'estrusore.
Una volta che siamo diventati bravi e che la raccolta differenziata è a regime, rimane una quota di rifiuti indifferenziati. Si tratta del cosiddetto secco residuo.
Questo rifiuto può essere trattato ulteriormente per togliere i materiali ancora recuperabili che ci sono cascati dentro.
Poi questo materiale viene trattato dall'estrusore.
Questo termine nasconde un semplice macchinario che omogeneizza per sfregamento il materiale residuo (che è composto in massima parte ancora da plastiche) per farne uscire una sabbia sintetica che viene venduta al comparto delle costruzioni e dei manufatti plastici: guadagnandoci.
In 3 mosse abbiamo ridotto sino al 98% i rifiuti.
Quello che rimane è una briciolina di materia stabile che possiamo tranquillamente accantonare ed ulteriormente studiare per vedere cosa farne.
E comunque, notate bene, questo rifiuto è largamente inferiore alle scorie che produce un inceneritore, che necessita a valle di una discarica di servizio che possa stoccare il rifiuto prodotto, un rifiuto tossico e instabile, con un costo elevatissimo di smaltimento, che in parte necessita di discariche speciali perché il materiale (la quota di ceneri volatili) è talmente inquinato che nessuno
in Italia è in grado di trattarlo e deve prendere la via della Germania.
L'alternativa c'è.
In tre mosse di buon senso e di buona amministrazione, che attendono buoni amministratori per rendere operativo anche a Parma un modello vincente, quello che dice si alla salute e no ai veleni.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
L'alternativa all'inceneritore c'è, funziona, sta prendendo piede in tutta Italia.
Non si può più fare finta di niente di fronte all'evidenza dei risultati ottenuti.
Anche per Parma esiste un progetto alternativo, presentato sia all'assessore Castellani che all'assessore Sassi, un progetto che costa 10 milioni di euro, operativo in 6 mesi, che raggiunge l'utile in 3 anni, che non ha camino ne combustioni.
Ora vedremo se il progetto verrà letto, analizzato, controdedotto, oppure solo archiviato come materiale senza importanza perché ritenuto migliore un inceneritore che costa 180 milioni di euro, richiede 3 anni per costruirlo, inonderà il territorio di fumi e inquinanti, arriverà all'utile dopo 20 anni.
E' fondamentale però capire come è fatta l'alternativa, spiegare in semplici parole come si arriva a gestire i rifiuti senza incenerirli, senza avvelenare l'aria che respiriamo.
Mossa numero 1: riduzione.
Cosa significa? In questi anni, invece che diminuire, la produzione pro capite dei rifiuti è in aumento. Com'è possibile, di fronte alle politiche per incentivare la raccolta differenziata? Qualcosa non funziona. In strada ci sono ancora i cassonetti, dove tutti possono buttare di tutto, anche quei materiali come carta e plastica che dovrebbero prendere la via del riciclo.
Perché ci sono ancora i cassonetti nelle strade?
Non si vuole migliorare?
Noi la domanda l'abbiamo posta, ma la risposta non è arrivata.
Nei pochi comuni dove i cassonetti sono stati eliminati la raccolta differenziata è schizzata all'80% e di conseguenza la produzione di rifiuti è volata verso il basso.
Mossa numero 2: riciclo.
Le materie recuperabili sono una risorsa.
Carta, cartone, plastica, vetro, metalli, umido: buttarli nei cassonetti è davvero una follia.
Come gettare denaro nella pattumiera.
Altre frazioni però possono essere recuperate: il tessile, le calzature,
Applicando tutti questi principi, la raccolta differenziata può raggiungere dappertutto l'80% e oltre.
Mossa numero 3: l'estrusore.
Una volta che siamo diventati bravi e che la raccolta differenziata è a regime, rimane una quota di rifiuti indifferenziati. Si tratta del cosiddetto secco residuo.
Questo rifiuto può essere trattato ulteriormente per togliere i materiali ancora recuperabili che ci sono cascati dentro.
Poi questo materiale viene trattato dall'estrusore.
Questo termine nasconde un semplice macchinario che omogeneizza per sfregamento il materiale residuo (che è composto in massima parte ancora da plastiche) per farne uscire una sabbia sintetica che viene venduta al comparto delle costruzioni e dei manufatti plastici: guadagnandoci.
In 3 mosse abbiamo ridotto sino al 98% i rifiuti.
Quello che rimane è una briciolina di materia stabile che possiamo tranquillamente accantonare ed ulteriormente studiare per vedere cosa farne.
E comunque, notate bene, questo rifiuto è largamente inferiore alle scorie che produce un inceneritore, che necessita a valle di una discarica di servizio che possa stoccare il rifiuto prodotto, un rifiuto tossico e instabile, con un costo elevatissimo di smaltimento, che in parte necessita di discariche speciali perché il materiale (la quota di ceneri volatili) è talmente inquinato che nessuno
in Italia è in grado di trattarlo e deve prendere la via della Germania.
L'alternativa c'è.
In tre mosse di buon senso e di buona amministrazione, che attendono buoni amministratori per rendere operativo anche a Parma un modello vincente, quello che dice si alla salute e no ai veleni.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
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