Una riflessione puntuale per capire gli
aspetti reconditi delle combustioni
La combustione di rifiuti solidi
urbani, di biomasse solide (legna), di olio grezzo vegetale (colza e
altri) o di olio da grasso animale, è a tutti gli effetti
incenerimento, cioè trasformazione di
materia in gas nocivi per il clima,
l'ambiente e la salute.
Tale combustione produce direttamente
energia termica, utilizzabile per uso riscaldamento o industriale.
L'energia termica prodotta, se
applicata ad una turbina, può produrre anche energia elettrica.
In tal caso si ha cogenerazione, cioè
doppia produzione di energia, termica ed elettrica.
Ma non è la cogenerazione ad essere
sbagliata, è la combustione di rifiuti solidi o di biomasse ad
esserlo.
Infatti se con un impianto a biogas
produciamo biometano, cioè trasformiamo la materia organica in gas
naturale e poi lo bruciamo per produrre energia termica ed elettrica
non è la stessa cosa che produrla da un inceneritore.
E' a tutti gli effetti produzione di
energia da fonti rinnovabili in modo sostenibile per l'ambiente.
E allora, la lotta dei comitati contro
le centrali a biogas, direte voi?
I comitati si battono contro le
centrali a biogas speculative, quindi sovradimensionate rispetto agli
scarti organici.
Contro le centrali a biogas che
utilizzano coltivazioni dedicate( mais, sorgo etc.) sottraendo suolo
agricolo alla produzione di alimenti per l'uomo e gli animali. Le
stesse che inquinano il mercato dell'affittanza agricola perché,
avendo bisogno di molti ettari su cui spandere il digestato, possono
permettersi di offrire più soldi di un normale coltivatore.
Quelle stesse centrali che utilizzano
solo in parte deiezioni animali e invece soprattutto insilati di
mangimi vegetali con grave pregiudizio (formazione dei clostridi) per
le produzioni alimentari di eccellenza come il grana.
Centrali speculative e
sovradimensionate hanno anche emissioni odorigene e di ossidi di
azoto lesive per l'ambiente.
Ma centrali a biogas dimensionate agli
effettivi scarti agricoli, alle reali deiezioni degli allevamenti e
agli scarti delle aziende agroalimentari possono costituire una
soluzione di molti problemi del
nostro territorio, sia dal punto di
vista dello smaltimento che da quello dell'autoproduzione di energia
sostenibile in loco.
Se Citterio ha circa 1170 tonnellate
annue di scarti dalla lavorazione del prosciutto è assurdo che
voglia costruire un impianto di rendering per colare il grasso ed un
inceneritore per bruciarlo, costosi ed inquinanti.
Basterebbe una centrale a biogas da 100
Kw per biodigestare quel materiale organico, ricavarne biogas,
trasformarlo in biometano, bruciarlo in un piccolo cogeneratore ed
ottenere circa 700 Mw annui di elettricità, superiori al suo
fabbisogno che è di 300 Mw, ed altresì circa 2.000 Mw termici per
abbattere i suoi consumi di metano.
E' bruciare biomasse che è nocivo. Ma
bruciare biometano al posto del metano permette di sostituire una
fonte fossile con una rinnovabile.
Permette di risparmiare, perché lo si
ricava dagli scarti.
Può far parte sul serio di un PAES che
rispetti l'ambiente in cui viviamo.
Per questo, a margine dell'assemblea di
Sala, mi sono permesso di dire che il PAES andava approvato.
Pur non essendo d'accordo con tante
cose che vi erano scritte, non ultimo il teleriscaldamento
condominiale da combustione di cippato, mi è parso che dovessimo
sottolineare il grosso fatto politico che in quel PAES si parlasse
solo di rinnovabili da biogas e non fosse indicato quale processo
energetico virtuoso, come invece in quello di Felino, l'incenerimento
degli scarti tipo Citterio.
In tutte le cose c'è un fondamentale
ed un secondario.
Qui il fondamentale è rilevare quel
fatto, associarlo alla presa di posizione della giunta di Langhirano
per poterlo usare politicamente contro l'amministrazione di Felino e
la Provincia, contro il loro dettato.
Diversamente, non si fa politica, ma
solo testimonianza del proprio minoritarismo o, peggio, ideologismo
ad ogni costo.
E' fondamentale tornare a fare politica
non solo per individuare priorità ma soprattutto per selezionare una
classe dirigente più preparata, più rispettosa degli interessi
generali, ovvero più degna, perché prevenire i problemi è molto
meglio che curarli.
Giuliano Serioli