Dialogo
tra Rete Ambiente Parma e Roberto Colla,
ingegnere
della Dima, azienda di biocombustibili
1)
In merito al progetto Citterio ed alla costruzione di un
cogeneratore, com'è possibile che sia stata data una autorizzazione
per combustione di rifiuti R1 ed R13, quindi a tutti gli effetti un
incenerimento, e poi che venga fatta pagare un'accisa come se si
trattasse di biocombustibili?
“L'accisa
è sempre dovuta quando si produce energia”.
Ma
il regolamento dice che è esente da accisa l'olio vegetale grezzo e
poi, deve pagare accisa di 15 euro a tonnellata, il biocombustibile
equiparato al BTZ. Che differenza c'è? L'olio vegetale grezzo non è
un biocombustibile?
“Sì,
ma solo l'olio vegetale non paga accisa, sempre per una legge
insensata e stupida”.
2)
Nella Cee non è previsto in alcun decreto autorizzativo o normativo
che i rifiuti possano essere combusti in un motore endotermico, ma
solo in un forno in cui la temperatura di regime sia di 1.100°. C'è
differenza tra il regime di combustione di un motore endotermico e
quello di un forno inceneritore o sono assimilabili?
“In
un motore endotermico avviene una totale distruzione di qualunque
forma di vita. molto più che in normali caldaie, essendo un ambiente
ad alta pressione (80 bar) e ad alta temperatura (max 2.300 °C e min
1.000 per circa 0,02 secondi)”.
Stando
a quanto afferma la pubblicistica (fonte “Ariacube”), proprio le
elevate temperature che si
sviluppano
in un motore endotermico sono la causa della polimerizzazione degli
acidi grassi con formazione di residui carboniosi agli iniettori. Si
può aumentare la pressione agli iniettori per nebulizzare il più
possibile l'olio animale ma il problema resta, è ineliminabile.
Anche ammesso che la combustione sia eccellente e che gli idrocarburi
incombusti si riducano a niente, è la polimerizzazione dei grassi
che grava sugli iniettori.
“Vero,
ma bisogna limitare al massimo questo problema. Più si tiene pulito
il motore e meglio va. Anche il gasolio provoca residui e la
manutenzione è sempre obbligatoria”.
Per
tenerlo pulito occorre smontarlo. Bisogna forse smontarlo ogni 15
giorni? I residui del gasolio sono poca cosa rispetto a quelli del
grasso. Non è vero?
“Il
gasolio sporca molto meno e la manutenzione è più semplice, ma
entrambi inquinano in egual misura”.
3)
Il problema per questi motori endotermici è il combustibile stesso.
Oli grezzi da grasso animale hanno un buon potere calorifico ma una
grande viscosità e producono idrocarburi incombusti (HC) e quindi
residui carboniosi agli iniettori che non a caso devono essere puliti
o cambiati ogni determinato periodo. Quindi appena prima di fermare
il motore per pulirlo si suppone che vi siano gravi problemi di
emissione. In altre parole in quei casi, oltre alle emissioni dovute
al combustibile, si verificano quelle dovute alla combustione dei
residui carboniosi stessi. L'emissione sostanziosa di particolato,
anche per un breve periodo di tempo, potrebbe creare un grave
inquinamento circoscritto?
“In
realtà sarebbe un suicidio attendere che si incrostino gli iniettori
o i pompanti. La manutenzione deve essere scrupolosissima: se non lo
fosse si provocherebbero rotture devastanti. La viscosità non dà
problemi poiché l'iniezione avviene ad oltre 95°C. La combustione a
grasso è assolutamente assimilabile a quella a gasolio, e così pure
l'inquinamento atmosferico, escludendo il fenomeno dell'effetto
serra”.
La
manutenzione potrà essere pure la più scrupolosa possibile ma è
indubbio che le incrostazioni si creano. Altrimenti non ci sarebbe
nemmeno bisogno di spegnere e smontare il motore. C'è
quindi
un processo progressivo di deposito dei residui, per cui mentre si
brucia il grasso c'è pure la
combustione
di tale quota di residui, le cui emissioni vanno a sommarsi a quelle
dell'olio stesso. Il grasso è assimilabile al gasolio,ma produce più
NOx e più polveri. Il grasso poi non è olio vegetale per il quale
si può avere somma zero di CO2, bruciando grasso alla Citterio la
CO2 aumenta annualmente di 3.500 tonnellate (500 grammi per ogni
Kwe).
“Anche
il grasso animale deriva dal mondo vegetale e quindi è energia
rinnovabile e quindi non provoca squilibri di CO2, come invece gas e
petrolio o carbone, i quali riportano nell'atmosfera attuale la CO2
sepolta nella terra milioni di anni fa modificando il clima: per
questo si hanno contributi”.
E'
rinnovabile, perché i maiali vengono allevati e macellati di
continuo, ma gli allevamenti industriali sono una delle fonti più
cospicue di emissioni di CO2 in atmosfera. Sono rinnovabili ma non a
somma zero di emissioni di CO2. Basta leggere il PAES e le
affermazioni del prof. Setti dell'università di Bologna.
“Bruciando
il grasso al posto del gasolio o del gas o del carbone, si immette in
atmosfera la CO2 che comunque vi sarebbe immessa nelle fasi di
marcescenza degli scarti se non venissero bruciati. Questa è la
ragione degli incentivi”.
Secondo
la definizione di energia rinnovabile della CE tutto ciò che è
biodegradabile è considerato rinnovabile, quindi tutto ciò che è
organico lo è. Tuttavia, perché sia sostenibile c'è anche il
criterio della somma zero di emissioni di CO2 da rispettare. Per cui
nel caso dei boschi o dei coltivi erbacei, bruciandoli si immette in
aria la stessa CO2 che avevano catturato con la fotosintesi.
Nel
caso di sostanze organiche non vegetali, il loro processo di degrado
è dilazionato nel tempo e non direttamente impattante. Nel caso,
poi, degli scarti animali il loro incenerimento è direttamente
impattante, immette CO2, diversamente il loro trattamento per
produrre mangimi animali lo dilaziona nel tempo ulteriormente. E
Kyoto ci chiede di diminuire le emissioni a partire da subito.
Ma
assieme alla rinnovabilità c'è anche la sostenibilità da
considerare. Il principio di sostenibilità per le energie
rinnovabili è fondamentale. Senza di esso non si capirebbe, infatti,
perché le coltivazioni dedicate per produrre biodiesel siano da
considerare negativamente: sottraggono
suolo
agricolo alle coltivazioni per alimenti e inquinano il mercato
dell'affittanza agricola.
Non
si capirebbe perché siamo contro le centrali a cippato: oltre
all'inquinamento della combustione della legna, infatti, occorre
considerare che tagliando un bosco di 30 anni di età, ricrescendo
impiega 5 anni a catturare la stessa CO2 di prima e quindi si perde
continuamente superficie fogliare in grado di assorbirla. Non sono
sciocchezze da fondamentalisti. Se non ci accetta il criterio della
sostenibilità avremo sempre meno boschi e sempre più aree coltivate
ad uso energetico e non alimentare.
4)
Ha affermato che il vero problema di questi impianti è la loro
potenziale pericolosità. Anche avendo un PCL il cui software
controlli sia l'immissione dell'urea che i valori degli inquinanti in
uscita dall'SCR, potrebbe verificarsi la possibilità che i valori
sballati che compaiono nel PCL segnalino un'emissione che è già
necessariamente avvenuta quando si interviene. Per questo tali
impianti non debbono stare nei pressi di centri abitati? Quali
fattori nocivi sarebbero in gioco?
“Il
monitoraggio delle emissioni che abbiamo già riscontrato in impianti
costruiti a regola d'arte e
regolarmente
funzionanti ha dato esiti soddisfacenti. Ma è chiaro che la
manutenzione deve essere
rigorosissima:
se l'impianto inquina significa che non sta funzionando come dovrebbe
ed allora diviene pericoloso all'ambiente circostante, oltre che
prossimo alla rottura (costosissima). Pare molto saggio costruire
questi impianti in zone poco abitate e di scarso valore produttivo
alimentare, lasciando al gas naturale l'esclusivo monopolio della
cogenerazione nelle zone protette. I valori nocivi sono equivalenti a
quelli possibili con la cogenerazione a gasolio. L'assurdo è che la
cogenerazione a gasolio non ha leggi restrittive e nessun ente può
limitarla, a differenza della cogenerazione ad energia rinnovabile in
generale. Trattasi di una normativa di ineguagliabile stupidità”.
Cosa
vuol dire soddisfacenti? Tutto è relativo. Gli IPA (idrocarburi
policiclici aromatici) e il cloro escono assieme ai fumi. Se bruciamo
sostanze organiche si creano IPA. La Citterio, nella sua relazione
tecnica alla conferenza dei servizi, dice di abbattere il cloro della
salatura attraverso la degommazione del grasso, ma deve ammettere che
ne restano 15 ppm. Sembrano sciocchezze ma, bruciando annualmente
1.200.000 Kg di grasso, restano 15-20 Kg di cloro nelle emissioni.
Non è che ce ne sia bisogno di molto di più per produrre diossina,
anche sapendo che questa non si degrada, anzi tende ad accumularsi.
“Non
c'è di meglio purtroppo. L'alternativa dello scarto di macellazione
quale sarebbe
altrimenti?
La sua combustione è il minore dei danni. Ad oggi col grasso fanno
il biodiesel o lo buttano in discarica.
Con
gli scarti si possono fare le farine animali e i mangimi per gli
animali da compagnia. Facciano
anche
il biodiesel che, per le emissioni, è molto meno inquinante e a
differenza di quello da coltivazioni dedicate non inquina il mercato
dell'affittanza agricola
“Le
crocchette sono una minima parte e per fare il biodiesel si usano
metanolo e soda e non ha
senso
alcuno, meglio bruciare il grasso tal quale nei grandi motori con
denox e controllabili piuttosto che in tanti camion senza alcun
controllo”.
Nel
caso di Citterio bastava 1 camion al giorno per portare gli scarti
all’industria del petfood.
Mentre
adesso quel motore cogenerativo corrisponde a 10 camion che vanno 24
ore su 24.
Chi
inquinerà di più?
5)
Tutto il processo di combustione e depurazione, dicevamo, è
controllato da un software. Non c'è anche un meccanismo
antimanomissione dello stesso che garantisca da intromissioni esterne
e della corretta lettura dei dati?
“Ci
si deve augurare che gli enti controllori facciano il loro mestiere e
che controllino con cognizione di causa. Altrimenti le manomissioni
saranno normalità”.
C'è
una ditta incaricata appositamente per l'installazione di un software
antimanomissione, cosa che risulta dalla relazione tecnica. E' la TMB
di Reggio Emilia che abbiamo cercato di contattare. Se non c'è tale
software gli enti controllori cosa controllano? Quello che vuol
fargli vedere la ditta?
“I
software idonei ci sono, in modo che nessuno manometta alcunché”.
Un
tecnico nostro amico afferma che il software antimanomissione deve
essere garantito dalla
ditta
fornitrice, la TMB di Reggio E.
“Se
è così la ditta può dare i numeri che vuole”.
6)
La pubblicistica scientifica per le emissioni da combustione di
grasso (fonte Ariacube) dice che è
fondamentale
che la temperatura in entrata nell'SCR sia perfettamente controllata
sui 300°. Per ottenere ciò non è sufficiente abbassare la
temperatura in uscita dei fumi dal cogeneratore (450-500°) basandosi
sul dosaggio dell'urea e quindi sull'evaporazione dell'acqua in cui
questa è sciolta, perché si rischia di immetterne di più del
necessario proprio per abbassare la temperatura. Per controllare la
temperatura è necessario un catalizzatore ossidante a monte dell'SCR
che ossidi il CO, poi l'SCR, e a valle di questo un catalizzatore
ossidante che bruci il particolato, il COT, su un substrato ceramico.
E' vero?
“Vero
ad eccezione del catalizzatore ossidante che bruci il particolato
(non ne ho conoscenza). Solo un post combustore brucia l'incombusto,
ma non dà benefici ambientali, anzi. Il particolato incombusto non
dovrebbe esserci. Mai”.
Si
chiama CTR, ossida le particelle su un substrato ceramico. Il
particolato o polveri sottili ci sono sempre, soprattutto nelle
emissioni degli inceneritori. Si chiamano nanopolveri. Più sono
infinitesime più è difficile eliminarle.
7)
Un motore da 98,5 litri, come quello della Termoindustriale per la
Citterio, equivale come potenza a 10 grossi camion. Il fatto che
vadano 24 ore su 24 produce un'emissione di CO2 pari a 3500
tonnellate annue. Di fatto è come se al Poggio di S.Ilario Baganza
passasse un pezzo di un’autostrada trafficata come la Mi-Bo. La
cosa è incompatibile con la produzione alimentare e con un
territorio a vocazione agroalimentare di qualità. Sarebbe
compatibile vicino ad un'autostrada meno trafficata come la Parma
mare? Non raddoppierebbe l'inquinamento delle aree attorno, già
inquinatissime? Non pregiudicherebbe lo stato dell'aria nei paesi
limitrofi?
“Un'autostrada
inquina ragionevolmente come centinaia di impianti. Ogni impianto
rinnovabile deve spegnere altre fonti fossili inquinanti essendo in
cogenerazione per definizione”.
Le
emissioni di CO2 qui invece ci sono perché si tratta di scarti di
maiali e non di oli vegetali. Questo impianto non spegne niente,
recupera solo del calore per consumare meno metano nella
colatura.
Sappiamo però che il postcombustore del rendering, che arriva a
950°, di metano ne brucia molto di più di quello che viene
risparmiato. Diverso è scaldare una caldaia a pressione per la
colatura a 135° dal portare un bruciatore a 950°. La cogenerazione
deve essere applicata davvero nella realtà altrimenti resta davvero
solo una definizione.
8)
Citterio ha anche un impianto di rendering per colare il grasso. Le
SOV ( sostanze organiche volatili), i fumi di cloro (cloruri)
derivati dai residui della salatura dei prosciutti e gli odori
nauseanti, dovuti alla colatura a pressione di 2 bar a 135° di
temperatura, vengono convogliati tutti in forzata ad un
postcombustore esterno con camino di 14 metri. E' alimentato a
metano, brucia per 8 ore al giorno per 260 giorni, per un totale di
circa 2100 ore annue, raggiungendo la temperatura massima di 950°
per 2 secondi. Quali sono le emissioni in Nm3?
“E'
difficile dare una risposta con così pochi dati, sono d'accordo nel
ritenere che un rendering nelle zone del prosciutto sia quanto meno
un inutile azzardo”.
Le
emissioni del postcombustore per circa 2000 ore annue sono circa 10-
12 ml. di Nm3
“Il
postcombustore inquina e non risolve nulla. Termoindustriale lo fa
perché guadagna vendendolo
carissimo”.
E'
costoso, ha emissioni nocive ( diossina compresa) e immette nell'aria
altra CO2. Tutto vero?
“Sì”.
9)Quei
fumi hanno potenzialmente tutti gli elementi per la produzione della
diossina: idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e cloruri. La
diossina non viene assolutamente nominata nella relazione tecnica
della ditta e il postcombustore, si dice, dovrebbe avere la funzione
di eliminare i cattivi odori che la lavorazione produce. Quella
temperatura potrebbe anche abbattere le diossine, o per farlo non
occorre piuttosto che arrivi a 1200°, come nei forni inceneritori?
“Dalla
nostra esperienza nella combustione con gruppi diesel abbiamo
rilevato che non si formano diossine. Il postcombustore non dovrebbe
mai esistere, causando più guai che benefici”.
Per
rilevare la presenza di diossine serve la strumentazione, Se non
c'è...
!Il
problema è che non c'è di meglio”.
Invece
di meglio c'è: basta non incenerire le biomasse, come ha deciso
Bovis, sindaco di Langhirano, in tutto il territorio comunale. Solo
rinnovabili da sole, acqua, vento e impianti a biogas per lo
smaltimento delle deiezioni animali.
“Questa
è una teoria filosofica, da cui non si esce. Bruciare biomasse è
meglio che bruciare i
combustibili
fossili, ma solo il nucleare pulito porrà fine a questo dilemma.
Ottima la scelta di Bovis comunque”.
10)
Per suffragare la virtuosità energetica dell'impianto, Citterio
afferma che col recupero dell'energia termica del cogeneratore( 3.900
Mwt utilizzabili su 16.000 Mwt totali prodotti) risparmia sul consumo
di metano che ha in azienda, abbattendo così anche le emissioni di
CO2 ed altro.
Ma
quei 3900 Mwt, da recupero dei fumi e da raffreddamento del motore,
vanno quasi tutti per la bollitura e colatura del rendering. E
soprattutto, poi, c'è da considerare la combustione di metano del
postcombustore. Quanto consuma per portare la temperatura a 950° per
2080 ore annue?
“Mancano
dati essenziali per una esauriente risposta scientifica. Ciò che è
vero è che il rendering utilizza l'energia termica del cogeneratore
al posto di caldaie a gas o gasolio”.
Ma
il rendering prima non serviva, il grasso veniva portato giornalmente
alla Cremonini di Modena.
Ammettiamo
che il rendering non bruci più metano (la ditta dice solo che il
calore della cogenerazione ,1/4 di tutto il calore prodotto, serve a
consumare meno metano non ad abbatterne completamente l'uso), il
postcombustore, necessario a bruciare le SOV, ne brucia quantità
molto superiori. E' tutta qui la pretesa virtuosità? Ma già la
cogenerazione è una parola magica, un mantra che giustifica tutto.
Il risultato finale non si può neppure definire cogenerazione,
oppure diciamo che è insostenibile anche dal punto di vista
energetico.
“A
Langhirano e dintorni è assurda qualunque modifica dello status quo,
ad eccezione della vera cogenerazione rigorosamente a gas metano, che
spenga camini esistenti e anzi li riduca il più possibile. Citterio
è stato un pesce caduto nella rete di Termoindustriale e secondo me
dovrebbe riconvertire il suo megaimpianto a gas metano. Lo potrebbe
fare senza problemi”.
In
conclusione.
Dal
confronto con il tecnico della Dima emerge che “tutto ciò che è
rinnovabile è virtuoso”.
Noi
aggiungiamo che deve anche essere “sostenibile”.
Per
la Dima bruciare biomasse va bene, per noi, come per il sindaco di
Langhirano, provoca grave inquinamento ambientale e dovrebbe essere
vietato.
Ma
emerge anche una importante opinione su cui c'è convergenza.
Il
cogeneratore Citterio non andava costruito.
Perché
pericoloso ed inquinante.
Perché
insiste in una zona di pregio agroalimentare.
Perché
anche l'impianto di rendering è a sua volt inquinante.
Perché
il postcombustore del rendering è costoso ma insufficiente a
limitare l'inquinamento.
L'ingegner
Colla sostiene addirittura che l'impianto andrebbe trasformato in un
cogeneratore a metano.
Giuliano
Serioli
Rete
Ambiente Parma
4
aprile 2013
comitato
pro
valparma
-
circolo
valbaganza
-
comitato
ecologicamente
-
comitato
rubbiano
per
la
vita
-
comitato
cave
all’amianto
no
grazie
-
associazione
gestione
corretta
rifiuti
e
risorse
– no
cava
le
predelle
–
associazione
per
l'informazione
ambientale
a
san
secondo
parmense
comitato
associazione
giarola
e
vaestano
per
il
territorio
-
no
cogeneratore
a
olio
animale
al
poggio