sabato 6 aprile 2013

Il ministro Clini, dove funziona il ciclo integrato gli inceneritori non servono


Adnkronos da Napoli

"Gli inceneritori servono dove non funziona il ciclo integrato dei rifiuti, se il ciclo funziona e se c'è recupero di materia con la raccolta differenziata gli inceneritori cominciano a non avere più economicità". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, a Napoli dove ha partecipato a un dibattito promosso all'università Federico II.



"Se il resto funziona l'inceneritore non va avanti, lo si vede in molte regioni d'Italia dove gli impianti costruiti a fine anni Novanta oggi sono sottoalimentati", ha insistito Clini rispondendo alle domande degli studenti intervenuti a dibattito e citando come esempio il caso di Napoli: "I rifiuti di Napoli vanno in Olanda perché lì non hanno più rifiuti da mettere dentro l'inceneritore, e questo non perché siano fuori di testa ma perché il sistema è cambiato".
Clini ha poi messo in guardia "dall'errore di affrontare la questione in termini ideologici": "Bisogna distinguere tra la valutazione sulla tecnologia e la decisione di usarla. Gli inceneritori corrispondono a tecnologie consolidate e oggi raffinate, con regole imposte dall'Europa che valgono dalla Svezia a Malta. Se si continua a dire che sono pericolosi non si va da nessuna parte, criminalizzando le tecnologie si entra in una discussione ideologica che non risolve il problema". L'aumento della raccolta differenziata resta per Clini "la strada maestra. Il tema non sono i soldi - ha concluso - ma la costruzione di un ciclo integrato".

Il pesce d'aprile Gcr dello scorso anno 2012
lo avevano dedicato proprio il ministro Clini, inventandoci una intervista in quel di Bardi.

Desta una certa impressione oggi rileggere questo comunicato, dal quale estrapoliamo una dichiarazione del direttore del Ministero poi Ministro, Corrado Clini.
“Ho avuto modo di approfondire la situazione di Napoli e dell'emergenza rifiuti. Mi sono confrontato a lungo con il sindaco De Magistris e con i tecnici deputati alla gestione del problema. Devo dire che sui rifiuti negli ultimi anni ci sono stati cambiamenti enormi, proprio sotto il profilo tecnologico. Oggi credo che l'incenerimento sia superato dalla realtà. Ho avuto modo anche di guardare sommariamente i “numeri” di Parma e si capisce che la crescita della raccolta differenziata, in alcuni comuni a livelli record, non possa stare insieme con un inceneritore che brucia le stesse cose che vengono differenziate”.

Preveggenza? Tempi che cambiano?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

venerdì 5 aprile 2013

Indagatori o indagati?


Dalla lettura dei quotidiani di oggi si legge che il forno è ai nastri di partenza.
Poche settimane ancora e poi il sacro fuoco arderà in quel di Ugozzolo, per la gioia dei suoi sostenitori e la rabbia di chi sarà costretto a viverci accanto.
Tra le righe abbiamo anche letto che la commissione preposta deve dare l'ultimo via alla procedura, per dar modo al gestore di essere in possesso di tutti i requisiti di legge necessari e indispensabili per accendere l'impianto.



Sappiamo tutti come lo scorso anno la Procura di Parma abbia avviato una approfondita indagine con il contributo operativo della Guardia di Finanza su tutta la vicenda dell'inceneritore.
Questa indagine ha portato il procuratore a richiedere il sequestro del cantiere per le gravi irregolarità che si sarebbero compiuto nel corso della sua storia.
Il tribunale del riesame ha poi perfino ipotizzato gravi reati come la corruzione.
Le indagini hanno portato alla indicazione nel registro degli indagati di oltre una decina di persone a diverso titolo protagoniste della procedura: funzionari pubblici e privati, politici, figure di spicco note ai più.
Tra questi nomi ci risulterebbe presente anche l'incaricato e responsabile del procedimento autorizzativo del forno, un funzionario della Provincia di Parma.
Non abbiamo avuto modo di leggere il registro degli indagati ma diversi furono gli articoli di stampa per riportarono l'elenco delle persone destinatarie della comunicazione e la notizia dell'indagine in corso fu data direttamente dal procuratore capo di Parma.
Ora scopriamo che se fosse vera quella lista a decidere sull'avvio dell'inceneritore sarebbe una persona indagata, inserita nell'apposito registro, e che tutt'oggi una indagine è in corso da parte degli inquirenti per cercare di fare luce nell'intricata matassa.
Questa persona sarà in grado di condurre con la dovuta serenità l'analisi delle carte?
Noi qualche dubbio ce lo poniamo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Sala Baganza, il comune dica no alle biomasse


Sala Attiva si schiera a difesa dell'ambiente

Dalla Gazzetta di Parma del 31 marzo 2013

I consiglieri di Sala Attiva, Tiziana Azzolini e Francesco Barillari, hanno depositato un’interrogazione con la quale chiedono al sindaco Cristina Merusi di inserire negli strumenti urbanistici che saranno presto adottati, una dichiarazione che impedisca l’installazione nel territorio di impianti di combustione a biomasse, seguendo l’esempio di Langhirano.



«La variante di carattere ambientale applicata al Rue da parte del consiglio comunale di Langhirano - ha spiegato la capogruppo di Sala Attiva Tiziana Azzolini - tesa ad impedire il diffondersi di impianti di combustione di biomassa (cogeneratori ad olio animale) che possono arrecare grave pregiudizio per l’ambiente e la salute dei cittadini, ha accolto le preoccupazioni dei cittadini di Felino, Sala Baganza, Langhirano, Calestano e Parma che si sono costituiti in Comitati per la tutela della qualità dell’ambiente nella Food Valley. Di fatto il Comune di Langhirano ha riconosciuto e fatto eco alle rimostranze, manifestazioni e raccolta firme dei cittadini dei vari comuni interessati contro l’installazione del cogeneratore a grasso animale nello stabilimento Citterio al Poggio di Sant'Ilario Baganza a pochi metri dal territorio di Sala Baganza».
Azzolini ha sottolineato che «Lo stesso Setti dell’Università di Bologna, dall’amministrazione comunale salese incaricato a presentare il Paes, si è dichiarato non favorevole alla costruzione
di cogeneratori a grasso animale, in quanto, a suo dire, contraddice completamento l’intento di sostenibilità nello sviluppo delle energie rinnovabili nel territorio pedemontano».
Anche per questi motivi, «oltre che per il rischio che altre aziende, possano ritenere di costruire cogeneratori di questo tipo nel territorio salese», i due consiglieri di minoranza, tramite un’interrogazione, chiedono al sindaco Merusi «di inserire negli strumenti urbanistici di prossima adozione una dichiarazione che non permetta l’installazione di tali impianti di combustione di biomasse nell’ambito del territorio comunale di Sala Baganza».

giovedì 4 aprile 2013

Citterio, domande e risposte


Dialogo tra Rete Ambiente Parma e Roberto Colla,
ingegnere della Dima, azienda di biocombustibili

1) In merito al progetto Citterio ed alla costruzione di un cogeneratore, com'è possibile che sia stata data una autorizzazione per combustione di rifiuti R1 ed R13, quindi a tutti gli effetti un incenerimento, e poi che venga fatta pagare un'accisa come se si trattasse di biocombustibili?
L'accisa è sempre dovuta quando si produce energia”.



Ma il regolamento dice che è esente da accisa l'olio vegetale grezzo e poi, deve pagare accisa di 15 euro a tonnellata, il biocombustibile equiparato al BTZ. Che differenza c'è? L'olio vegetale grezzo non è un biocombustibile?
Sì, ma solo l'olio vegetale non paga accisa, sempre per una legge insensata e stupida”.

2) Nella Cee non è previsto in alcun decreto autorizzativo o normativo che i rifiuti possano essere combusti in un motore endotermico, ma solo in un forno in cui la temperatura di regime sia di 1.100°. C'è differenza tra il regime di combustione di un motore endotermico e quello di un forno inceneritore o sono assimilabili?
In un motore endotermico avviene una totale distruzione di qualunque forma di vita. molto più che in normali caldaie, essendo un ambiente ad alta pressione (80 bar) e ad alta temperatura (max 2.300 °C e min 1.000 per circa 0,02 secondi)”.

Stando a quanto afferma la pubblicistica (fonte “Ariacube”), proprio le elevate temperature che si
sviluppano in un motore endotermico sono la causa della polimerizzazione degli acidi grassi con formazione di residui carboniosi agli iniettori. Si può aumentare la pressione agli iniettori per nebulizzare il più possibile l'olio animale ma il problema resta, è ineliminabile. Anche ammesso che la combustione sia eccellente e che gli idrocarburi incombusti si riducano a niente, è la polimerizzazione dei grassi che grava sugli iniettori.
Vero, ma bisogna limitare al massimo questo problema. Più si tiene pulito il motore e meglio va. Anche il gasolio provoca residui e la manutenzione è sempre obbligatoria”.

Per tenerlo pulito occorre smontarlo. Bisogna forse smontarlo ogni 15 giorni? I residui del gasolio sono poca cosa rispetto a quelli del grasso. Non è vero?
Il gasolio sporca molto meno e la manutenzione è più semplice, ma entrambi inquinano in egual misura”.

3) Il problema per questi motori endotermici è il combustibile stesso. Oli grezzi da grasso animale hanno un buon potere calorifico ma una grande viscosità e producono idrocarburi incombusti (HC) e quindi residui carboniosi agli iniettori che non a caso devono essere puliti o cambiati ogni determinato periodo. Quindi appena prima di fermare il motore per pulirlo si suppone che vi siano gravi problemi di emissione. In altre parole in quei casi, oltre alle emissioni dovute al combustibile, si verificano quelle dovute alla combustione dei residui carboniosi stessi. L'emissione sostanziosa di particolato, anche per un breve periodo di tempo, potrebbe creare un grave inquinamento circoscritto?
In realtà sarebbe un suicidio attendere che si incrostino gli iniettori o i pompanti. La manutenzione deve essere scrupolosissima: se non lo fosse si provocherebbero rotture devastanti. La viscosità non dà problemi poiché l'iniezione avviene ad oltre 95°C. La combustione a grasso è assolutamente assimilabile a quella a gasolio, e così pure l'inquinamento atmosferico, escludendo il fenomeno dell'effetto serra”.

La manutenzione potrà essere pure la più scrupolosa possibile ma è indubbio che le incrostazioni si creano. Altrimenti non ci sarebbe nemmeno bisogno di spegnere e smontare il motore. C'è
quindi un processo progressivo di deposito dei residui, per cui mentre si brucia il grasso c'è pure la
combustione di tale quota di residui, le cui emissioni vanno a sommarsi a quelle dell'olio stesso. Il grasso è assimilabile al gasolio,ma produce più NOx e più polveri. Il grasso poi non è olio vegetale per il quale si può avere somma zero di CO2, bruciando grasso alla Citterio la CO2 aumenta annualmente di 3.500 tonnellate (500 grammi per ogni Kwe).
Anche il grasso animale deriva dal mondo vegetale e quindi è energia rinnovabile e quindi non provoca squilibri di CO2, come invece gas e petrolio o carbone, i quali riportano nell'atmosfera attuale la CO2 sepolta nella terra milioni di anni fa modificando il clima: per questo si hanno contributi”.

E' rinnovabile, perché i maiali vengono allevati e macellati di continuo, ma gli allevamenti industriali sono una delle fonti più cospicue di emissioni di CO2 in atmosfera. Sono rinnovabili ma non a somma zero di emissioni di CO2. Basta leggere il PAES e le affermazioni del prof. Setti dell'università di Bologna.
Bruciando il grasso al posto del gasolio o del gas o del carbone, si immette in atmosfera la CO2 che comunque vi sarebbe immessa nelle fasi di marcescenza degli scarti se non venissero bruciati. Questa è la ragione degli incentivi”.

Secondo la definizione di energia rinnovabile della CE tutto ciò che è biodegradabile è considerato rinnovabile, quindi tutto ciò che è organico lo è. Tuttavia, perché sia sostenibile c'è anche il criterio della somma zero di emissioni di CO2 da rispettare. Per cui nel caso dei boschi o dei coltivi erbacei, bruciandoli si immette in aria la stessa CO2 che avevano catturato con la fotosintesi.
Nel caso di sostanze organiche non vegetali, il loro processo di degrado è dilazionato nel tempo e non direttamente impattante. Nel caso, poi, degli scarti animali il loro incenerimento è direttamente impattante, immette CO2, diversamente il loro trattamento per produrre mangimi animali lo dilaziona nel tempo ulteriormente. E Kyoto ci chiede di diminuire le emissioni a partire da subito.
Ma assieme alla rinnovabilità c'è anche la sostenibilità da considerare. Il principio di sostenibilità per le energie rinnovabili è fondamentale. Senza di esso non si capirebbe, infatti, perché le coltivazioni dedicate per produrre biodiesel siano da considerare negativamente: sottraggono
suolo agricolo alle coltivazioni per alimenti e inquinano il mercato dell'affittanza agricola.
Non si capirebbe perché siamo contro le centrali a cippato: oltre all'inquinamento della combustione della legna, infatti, occorre considerare che tagliando un bosco di 30 anni di età, ricrescendo impiega 5 anni a catturare la stessa CO2 di prima e quindi si perde continuamente superficie fogliare in grado di assorbirla. Non sono sciocchezze da fondamentalisti. Se non ci accetta il criterio della sostenibilità avremo sempre meno boschi e sempre più aree coltivate ad uso energetico e non alimentare.

4) Ha affermato che il vero problema di questi impianti è la loro potenziale pericolosità. Anche avendo un PCL il cui software controlli sia l'immissione dell'urea che i valori degli inquinanti in uscita dall'SCR, potrebbe verificarsi la possibilità che i valori sballati che compaiono nel PCL segnalino un'emissione che è già necessariamente avvenuta quando si interviene. Per questo tali impianti non debbono stare nei pressi di centri abitati? Quali fattori nocivi sarebbero in gioco?
Il monitoraggio delle emissioni che abbiamo già riscontrato in impianti costruiti a regola d'arte e
regolarmente funzionanti ha dato esiti soddisfacenti. Ma è chiaro che la manutenzione deve essere
rigorosissima: se l'impianto inquina significa che non sta funzionando come dovrebbe ed allora diviene pericoloso all'ambiente circostante, oltre che prossimo alla rottura (costosissima). Pare molto saggio costruire questi impianti in zone poco abitate e di scarso valore produttivo alimentare, lasciando al gas naturale l'esclusivo monopolio della cogenerazione nelle zone protette. I valori nocivi sono equivalenti a quelli possibili con la cogenerazione a gasolio. L'assurdo è che la cogenerazione a gasolio non ha leggi restrittive e nessun ente può limitarla, a differenza della cogenerazione ad energia rinnovabile in generale. Trattasi di una normativa di ineguagliabile stupidità”.

Cosa vuol dire soddisfacenti? Tutto è relativo. Gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e il cloro escono assieme ai fumi. Se bruciamo sostanze organiche si creano IPA. La Citterio, nella sua relazione tecnica alla conferenza dei servizi, dice di abbattere il cloro della salatura attraverso la degommazione del grasso, ma deve ammettere che ne restano 15 ppm. Sembrano sciocchezze ma, bruciando annualmente 1.200.000 Kg di grasso, restano 15-20 Kg di cloro nelle emissioni. Non è che ce ne sia bisogno di molto di più per produrre diossina, anche sapendo che questa non si degrada, anzi tende ad accumularsi.
Non c'è di meglio purtroppo. L'alternativa dello scarto di macellazione quale sarebbe
altrimenti? La sua combustione è il minore dei danni. Ad oggi col grasso fanno il biodiesel o lo buttano in discarica.

Con gli scarti si possono fare le farine animali e i mangimi per gli animali da compagnia. Facciano
anche il biodiesel che, per le emissioni, è molto meno inquinante e a differenza di quello da coltivazioni dedicate non inquina il mercato dell'affittanza agricola
Le crocchette sono una minima parte e per fare il biodiesel si usano metanolo e soda e non ha
senso alcuno, meglio bruciare il grasso tal quale nei grandi motori con denox e controllabili piuttosto che in tanti camion senza alcun controllo”.

Nel caso di Citterio bastava 1 camion al giorno per portare gli scarti all’industria del petfood.
Mentre adesso quel motore cogenerativo corrisponde a 10 camion che vanno 24 ore su 24.
Chi inquinerà di più?

5) Tutto il processo di combustione e depurazione, dicevamo, è controllato da un software. Non c'è anche un meccanismo antimanomissione dello stesso che garantisca da intromissioni esterne e della corretta lettura dei dati?
Ci si deve augurare che gli enti controllori facciano il loro mestiere e che controllino con cognizione di causa. Altrimenti le manomissioni saranno normalità”.

C'è una ditta incaricata appositamente per l'installazione di un software antimanomissione, cosa che risulta dalla relazione tecnica. E' la TMB di Reggio Emilia che abbiamo cercato di contattare. Se non c'è tale software gli enti controllori cosa controllano? Quello che vuol fargli vedere la ditta?
I software idonei ci sono, in modo che nessuno manometta alcunché”.

Un tecnico nostro amico afferma che il software antimanomissione deve essere garantito dalla
ditta fornitrice, la TMB di Reggio E.
Se è così la ditta può dare i numeri che vuole”.

6) La pubblicistica scientifica per le emissioni da combustione di grasso (fonte Ariacube) dice che è
fondamentale che la temperatura in entrata nell'SCR sia perfettamente controllata sui 300°. Per ottenere ciò non è sufficiente abbassare la temperatura in uscita dei fumi dal cogeneratore (450-500°) basandosi sul dosaggio dell'urea e quindi sull'evaporazione dell'acqua in cui questa è sciolta, perché si rischia di immetterne di più del necessario proprio per abbassare la temperatura. Per controllare la temperatura è necessario un catalizzatore ossidante a monte dell'SCR che ossidi il CO, poi l'SCR, e a valle di questo un catalizzatore ossidante che bruci il particolato, il COT, su un substrato ceramico. E' vero?
Vero ad eccezione del catalizzatore ossidante che bruci il particolato (non ne ho conoscenza). Solo un post combustore brucia l'incombusto, ma non dà benefici ambientali, anzi. Il particolato incombusto non dovrebbe esserci. Mai”.

Si chiama CTR, ossida le particelle su un substrato ceramico. Il particolato o polveri sottili ci sono sempre, soprattutto nelle emissioni degli inceneritori. Si chiamano nanopolveri. Più sono infinitesime più è difficile eliminarle.

7) Un motore da 98,5 litri, come quello della Termoindustriale per la Citterio, equivale come potenza a 10 grossi camion. Il fatto che vadano 24 ore su 24 produce un'emissione di CO2 pari a 3500 tonnellate annue. Di fatto è come se al Poggio di S.Ilario Baganza passasse un pezzo di un’autostrada trafficata come la Mi-Bo. La cosa è incompatibile con la produzione alimentare e con un territorio a vocazione agroalimentare di qualità. Sarebbe compatibile vicino ad un'autostrada meno trafficata come la Parma mare? Non raddoppierebbe l'inquinamento delle aree attorno, già inquinatissime? Non pregiudicherebbe lo stato dell'aria nei paesi limitrofi?
Un'autostrada inquina ragionevolmente come centinaia di impianti. Ogni impianto rinnovabile deve spegnere altre fonti fossili inquinanti essendo in cogenerazione per definizione”.

Le emissioni di CO2 qui invece ci sono perché si tratta di scarti di maiali e non di oli vegetali. Questo impianto non spegne niente, recupera solo del calore per consumare meno metano nella
colatura. Sappiamo però che il postcombustore del rendering, che arriva a 950°, di metano ne brucia molto di più di quello che viene risparmiato. Diverso è scaldare una caldaia a pressione per la colatura a 135° dal portare un bruciatore a 950°. La cogenerazione deve essere applicata davvero nella realtà altrimenti resta davvero solo una definizione.

8) Citterio ha anche un impianto di rendering per colare il grasso. Le SOV ( sostanze organiche volatili), i fumi di cloro (cloruri) derivati dai residui della salatura dei prosciutti e gli odori nauseanti, dovuti alla colatura a pressione di 2 bar a 135° di temperatura, vengono convogliati tutti in forzata ad un postcombustore esterno con camino di 14 metri. E' alimentato a metano, brucia per 8 ore al giorno per 260 giorni, per un totale di circa 2100 ore annue, raggiungendo la temperatura massima di 950° per 2 secondi. Quali sono le emissioni in Nm3?
E' difficile dare una risposta con così pochi dati, sono d'accordo nel ritenere che un rendering nelle zone del prosciutto sia quanto meno un inutile azzardo”.

Le emissioni del postcombustore per circa 2000 ore annue sono circa 10- 12 ml. di Nm3
Il postcombustore inquina e non risolve nulla. Termoindustriale lo fa perché guadagna vendendolo
carissimo”.

E' costoso, ha emissioni nocive ( diossina compresa) e immette nell'aria altra CO2. Tutto vero?
Sì”.

9)Quei fumi hanno potenzialmente tutti gli elementi per la produzione della diossina: idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e cloruri. La diossina non viene assolutamente nominata nella relazione tecnica della ditta e il postcombustore, si dice, dovrebbe avere la funzione di eliminare i cattivi odori che la lavorazione produce. Quella temperatura potrebbe anche abbattere le diossine, o per farlo non occorre piuttosto che arrivi a 1200°, come nei forni inceneritori?
Dalla nostra esperienza nella combustione con gruppi diesel abbiamo rilevato che non si formano diossine. Il postcombustore non dovrebbe mai esistere, causando più guai che benefici”.

Per rilevare la presenza di diossine serve la strumentazione, Se non c'è...
!Il problema è che non c'è di meglio”.

Invece di meglio c'è: basta non incenerire le biomasse, come ha deciso Bovis, sindaco di Langhirano, in tutto il territorio comunale. Solo rinnovabili da sole, acqua, vento e impianti a biogas per lo smaltimento delle deiezioni animali.
Questa è una teoria filosofica, da cui non si esce. Bruciare biomasse è meglio che bruciare i
combustibili fossili, ma solo il nucleare pulito porrà fine a questo dilemma. Ottima la scelta di Bovis comunque”.

10) Per suffragare la virtuosità energetica dell'impianto, Citterio afferma che col recupero dell'energia termica del cogeneratore( 3.900 Mwt utilizzabili su 16.000 Mwt totali prodotti) risparmia sul consumo di metano che ha in azienda, abbattendo così anche le emissioni di CO2 ed altro.
Ma quei 3900 Mwt, da recupero dei fumi e da raffreddamento del motore, vanno quasi tutti per la bollitura e colatura del rendering. E soprattutto, poi, c'è da considerare la combustione di metano del postcombustore. Quanto consuma per portare la temperatura a 950° per 2080 ore annue?
Mancano dati essenziali per una esauriente risposta scientifica. Ciò che è vero è che il rendering utilizza l'energia termica del cogeneratore al posto di caldaie a gas o gasolio”.

Ma il rendering prima non serviva, il grasso veniva portato giornalmente alla Cremonini di Modena.
Ammettiamo che il rendering non bruci più metano (la ditta dice solo che il calore della cogenerazione ,1/4 di tutto il calore prodotto, serve a consumare meno metano non ad abbatterne completamente l'uso), il postcombustore, necessario a bruciare le SOV, ne brucia quantità molto superiori. E' tutta qui la pretesa virtuosità? Ma già la cogenerazione è una parola magica, un mantra che giustifica tutto. Il risultato finale non si può neppure definire cogenerazione, oppure diciamo che è insostenibile anche dal punto di vista energetico.
A Langhirano e dintorni è assurda qualunque modifica dello status quo, ad eccezione della vera cogenerazione rigorosamente a gas metano, che spenga camini esistenti e anzi li riduca il più possibile. Citterio è stato un pesce caduto nella rete di Termoindustriale e secondo me dovrebbe riconvertire il suo megaimpianto a gas metano. Lo potrebbe fare senza problemi”.
In conclusione.
Dal confronto con il tecnico della Dima emerge che “tutto ciò che è rinnovabile è virtuoso”.
Noi aggiungiamo che deve anche essere “sostenibile”.
Per la Dima bruciare biomasse va bene, per noi, come per il sindaco di Langhirano, provoca grave inquinamento ambientale e dovrebbe essere vietato.
Ma emerge anche una importante opinione su cui c'è convergenza.
Il cogeneratore Citterio non andava costruito.
Perché pericoloso ed inquinante.
Perché insiste in una zona di pregio agroalimentare.
Perché anche l'impianto di rendering è a sua volt inquinante.
Perché il postcombustore del rendering è costoso ma insufficiente a limitare l'inquinamento.
L'ingegner Colla sostiene addirittura che l'impianto andrebbe trasformato in un cogeneratore a metano.

Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma
4 aprile 2013




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L'inceneritore contro di noi


L'inceneritore contro di noi

Nella lunghissima guerra di trincea tra favorevoli e contrari all'inceneritore di Parma, spesso i primi accusano i secondi di essere “contro”, indicando nella sindrome Nymby (not in my back yard – non nel mio giardino) il luogo di origine della loro avversione al progetto.
Il concetto invece andrebbe completamente invertito.
Non siamo noi contro l'inceneritore.



E' l'inceneritore ad essere contro di noi.
Nessuno può negare che prima degli interessi di chicchessia vengano quelli dei cittadini, prima del business senza regole debbono essere affermati e difesi i diritti alla salute e al benessere di tutti.
Un progetto pulito che garantisse un apporto neutro alla qualità dell'ambiente circostante non avrebbe nemici.
Purtroppo nessuno, nemmeno il costruttore, può affermare che l'inceneritore non inquini.
Ovviamente tutto sarà fatto per mantenere questo livello di inquinamento entro i termini di legge (e come potrebbero fare altrimenti) ma il dato di fatto è che Ugozzolo, e i territori irrorati dal cono di emissione del camino, subiranno un impatto, negativo, sulla qualità ambientale dei loro territori.
Un impatto confermato tra l'altro da un accordo sottoscritto da tutti i comuni coinvolti con Iren, meglio conosciuto come misure di compensazione, che appunto compensano di un danno che sarà compiuto negli anni a venire. clicca qui
L'inceneritore è contro di noi.
Specialmente se si considera che al no al progetto è stato fatto seguire un sì all'alternativa, fatta di gestione a freddo dei rifiuti, con l'implementazione di quella fabbrica dei materiali che i cugini reggiani stanno sviluppando in queste ore, con tanto di deliberazione provinciale.
Un piano alternativo scritto, presentato, non considerato.
L'inceneritore è contro di noi.
Eppure si è preteso, per anni, di raffigurare il progetto per quello che non era.
Finto economico, con tariffe promesse al ribasso con tanto di pubblicità progresso sugli organi di stampa e poi scopertosi anti-economico, con tariffe alle stelle tra le più alte in Italia, se non le più alte in assoluto.
Finto pulito, con dichiarazioni surreali come “pulirà l'aria di Ugozzolo” o “impatto uguale a zero”
Finto risolutivo, indicando l'impossibile chiusura del cerchio della gestione 100% in house dei rifiuti tramite il forno, dimenticandosi per strada 40 mila tonnellate di ceneri, inclusa una quota di rifiuto pericoloso da spedire in Germania nella miniere di salgemma a far compagnia alle scorie nucleari, con la frazione organica esportata a Carpi anche dopo l'avvio del camino, con l'assenza di recupero della plastiche eterogenee che costituirebbero un vantaggio economico e invece saranno una spesa in più per la loro finta eliminazione.
Sia chiaro, come il forno è contro di noi noi siamo contro il forno.
Ma non siamo contro Iren.
Siamo contro certamente la sua visione della gestione dei rifiuti che si ferma allo smaltimento e fa fatica a recuperare il tempo perduto per guardare finalmente avanti, perché il mondo corre.
E il gestore è certamente stato anche un esecutore di ordini e visioni non sue, orientato dalla politica locale che aveva stretto un patto da sinistra a destra per sostenere il nuovo progetto dell'inceneritore, affidato poi a Iren senza nessuna gara.
Non siamo contro Iren perché vorremmo un gestore collaborativo sul tema dei rifiuti, in grado di trasformare questo grande problema in un volano economico in grado di dare risposte alla fame di posti di lavoro e di aria più pulita.
Anche noi vogliamo occuparci e risolvere il problema dei rifiuti.
Ma vogliamo farlo in un modo corretto e rispettoso dell'ambiente.
Modalità che un inceneritore non può garantirci.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Movimento 5 Stelle contro il decreto Clini brucia rifiuti



Il Movimento 5 Stelle dichiara dura opposizione all'entrata in vigore del decreto che facilita l'incenerimento dei rifiuti nei cementifici.
L'utilizzo del combustibile solido secondario è dannoso e superato.
Con le moderne tecnologie si possono riciclare tutti gli scarti plastici e cartacei. 
Il futuro è rifiuti zero.





Già bocciato, e cacciato dalla porta, dalla commissione Ambiente della Camera o della scorsa legislatura, il decreto Clini sui cementifici rientra dalla finestra. E' stato infatti approvato a febbraio ed è entrato in vigore il giorno di venerdì Santo, ad opera di un governo dimissionario che dovrebbe occuparsi solo di questioni ordinarie.
Quindi il decreto su l'utilizzo di combustibili solidi secondari (CSS) nei cementifici è ora legge vigente.
La posizione del Movimento 5 Stelle è chiara. É inaccettabile bruciare rifiuti, è uno spreco di risorse ed un costo altissimo in termini ambientali e per la salute; è inaccettabile consentire ancora di inquinare, è inaccettabile contravvenire ancora alle disposizioni Europee sul recupero della materia che è prioritario nella gerarchia d'intervento, e violare ancora la Direttiva 96/62/CE, sulle polveri sottili fin anche dopo la condanna all'Italia della Corte di Giustizia del 19 dicembre scorso.
Dal punto di vista tecnologico, l'incenerimento del cosiddetto CSS (già "Combustibile da Rifiuti" ex Cdr) nei cementifici è totalmente superato. Oggi è possibile recuperare e riciclare anche scarti plastici e cartacei fino a qualche anno fa difficilmente trasformabili in nuova materia. Lo si può fare avviando nei fatti strategie alternative che creano più posti di lavoro, se sono più sostenibili a livello economico ed ambientale.
Incredibilmente il decreto Clini peggiora ancora la nostra situazione dato che i cementifici hanno limiti di legge da rispettare molto superiori a quelli degli inceneritori, ossia possono inquinare di piû di questi e il tutto a norma di legge. Nella relazione Monti, appare inoltre chiaro che potranno essere bruciati nei cementifici anche i rifiuti speciali, con incalcolabili conseguenze dannose del residuo da combustione che verrà miscelato al cemento, in quanto tutto il residuo viene inglobato nella materia cementizia, e quindi finirà nelle nostre abitazioni, nelle scuole, negli ospedali.
È gravissimo consentire, ancora, di bruciare i rifiuti, ed è ancora più grave consentire di bruciarli nei cementifici, industrie insalubri di classe 1.
Non consentiremo che il decreto produca i suoi effetti dannosi. Lo faremo con proposte concrete su sistemi alternativi atti a superare questa situazione.

Le 53 cittadine/i al Senato della Repubblica per il Movimento 5 Stelle

Primi firmatari

Paola Nugnes, Vilma Moronese, Stefano Lucidi, Carlo Martelli (Commissione Ambiente), Paola Taverna, Elena Fattori, Maurizio Romani, Ivana Simeoni, Serenella Fucksia (Commissione Sanità), Luis Alberto Orellana, Giuseppe Vacciano, Enza Blundo, Gianni Girotto, Francesco Molinari, Vito Crimi, Cristina De Pietro, Mario Giarrusso, Lorenzo Battista, Manuela Serra, Vincenzo Santangelo, Barbara Lezzi, Maria Mussini, Elisa Bulgarelli, Adele Gambaro, Michela Montevecchi, Marco Scibona.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

mercoledì 3 aprile 2013

Biomasse e tumori, quale relazione?


Biomasse e tumori, quale relazione?

http://trevinellazio.wordpress.com/2012/12/14/biomasse-e-tumori-quale-relazione/

Secondo Giuseppe Serravezza, oncologo e presidente provinciale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, parlare ancora di centrali a biomasse non ha senso, anche perché l’Europa impone oggi degli standard, in materia di ambiente e salute, contrari all’idea delle biomasse stesse



“Le centrali a biomasse oltraggiano l’intelligenza delle persone”. Così il presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, Giuseppe Serravezza, chiosa su questo argomento di attualità. E sì che la Lilt da anni conduce campagne di sensibilizzazione e informazione su tutto ciò che potrebbe nuocere alla nostra salute, su tutto ciò che potrebbe provocare il cancro (in particolare ai polmoni), un male da cui sempre più raramente si guarisce nonostante i progressi della scienza medica.
Dottor Serravezza, quanto è più dannosa una grande centrale a biomasse (come erano i progetti di quella che dovevano essere realizzata a Lecce o Cavallino) rispetto a una piccola?
Le centrali a biomasse, sia grandi che piccole, comportano emissioni di gas inquinanti. Sappiamo che questi gas posseggono differenti sostanze cancerogene, come i più noti ossidi di carbonio e di azoto, ma anche idrocarburi aromatici, formaldeide e metalli pesanti. Naturalmente, più grande è l‘impianto, più forte è l’impatto sull’ambiente. Si tratta di nozioni acclarate, e che si parli ancora dell’eventualità di una centrale a biomasse mi amareggia, perché trovo sia una violenza alle persone, provocata da faccendieri che cercano di imporre impianti che loro dicono essere puliti, ma si tratta solo di furberie che oltraggiano l’intelligenza delle persone. La questione è anche grave dal punto di vista politico: il nostro territorio è già fortemente provato dall’inquinamento delle emissioni. Non è un caso se quotidianamente la Commissione Ambiente dall’Europa ci intima di ridurre le emissioni, e noi che facciamo? Ci inventiamo, invece, impianti che comporteranno nuove emissioni. Non c’è bisogno di grandi menti per comprendere un imbroglio che il Salento non può permettersi.
Com’è la situazione relativa alla diffusione dei tumori nel Salento?
Gli ultimi dati Istat in nostro possesso sulla mortalità risalgono al 2007, mentre quelli sull’incidenza tumorale vengono da uno studio del Registro Tumori del 2004. La situazione, secondo chi li ha commentati, trasmetteva un senso di tranquillità, poiché saremmo in media con i dati nazionali. Ma secondo quello che noi abbiamo rilevato, in un arco di tempo che copre gli ultimi 15 anni, è che i dati sono molto allarmanti, perché prima avevamo un 20% in meno di mortalità rispetto al Settentrione, ma ora abbiamo le stesse cifre. Peraltro, mentre al Nord la curva inizia a scendere, anche perché si stanno attuando sempre più scelte di sviluppo sostenibile, la mortalità dei tumori qui segue una curva verticalizzata e temiamo che la situazione peggiorerà.
Ma se si conoscono tutte questi dati, perché si continua a ipotizzare la costruzione di impianti a biomasse?
Si continua a ipotizzare centrali a biomasse perché prevale in ogni ambito, comprese le istituzioni, la logica degli affari, in cui ci sono dei faccendieri che la fanno da padrone. Non si capisce perché in Italia non si arriva a realizzare quello che, ormai, è un imperativo in tutta Europa. La differenziata spinta potrebbe essere una soluzione, ma viene ogni volta sabotata, perché arrivano le solite emergenze e dietro l’angolo c’è il solito faccendiere, ossia qualcuno furbo che è intervenuto anche a livello istituzionale con campagne di informazione, attraverso sistemi che anche la Magistratura conosce bene.
Ma la Lilt continua a informare…
Noi informiamo, perché il mondo, quello vero, quello avanzato, ha fatto altre scelte: guardiamo in casa d’altri, nei paesi come Gran Bretagna o Danimarca, perché queste nazioni si sono trovate a vivere quello che viviamo noi oggi. Dobbiamo puntare a fonti rinnovabili, come in Germania, dove le scelte sono orientate verso il fotovoltaico che non ruba neppure un metro quadro all’agricoltura, e lo stesso vale per l’eolico, altra fonte di energia politica. Lì accade questo perché le istituzioni sono in prima linea, lì c’è gente libera dal condizionamento mentre qui, a volte, il mondo politico è disponibile alla clientela. Lo denunciamo da sempre: non si può rendere la gente vittima del ricatto occupazionale, dire che verranno licenziate duecento persone è una bugia grossa, che viene usata sapendo di impattare sulla sensibilità delle persone. Su questo si innesta l’interesse di una classe politica poco attenta, se non addirittura collusa.

Angela Leucci

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

lunedì 1 aprile 2013

Scossa di terremoto a Ugozzolo


Nessun danno, ma la sorpresa arriva dalla viscere

Una lieve scossa di terremoto è stata rilevata nelle primo ore del mattino a nord di Parma.
Il movimento tellurico, di lieve entità, ha interessato in particolare il cantiere dell'inceneritore di Parma, ormai in via di ultimazione.
La scossa è stata sentita distintamente dagli addetti alla sorveglianza del cantiere, che hanno subito allertato le forze dell'ordine.



Forse a causa della notevole massa del Paip, alcune piccole fenditure si sono create attorno ai basamenti, con fuoriuscita di materiale dalle profondità del terreno.
Le forze dell'ordine, intervenute prontamente, hanno subito richiesto l'intervento della Sovrintendenza: davanti ai loro occhi infatti una specie di magma denso e rarefatto con in rilievo sagome indistinte.
Ora gli esperti sono al lavoro e le prime indiscrezioni confermano la particolarità del ritrovamento.
A Parma è di scena il mesozoico.
Si sa da tempo che la pianura padana deve le sue particolari origini al ritiro del mare, che copriva tutto il tavoliere sino ai limiti alpini e appenninici.
Gli affioramenti del periodo permo-mesozoico provengono da una frattura della copertura vulcanica, che fa riferimento all'arco Emiliano (Mirandola).
Il deposito superficiale ha fatto emergere anche la presenza di fossili marini, già rinvenuto ad esempio nel piacentino, in Val Trebbia, un'altra testimonianza dell'origine lagunare della pianura padana, seguita al distacco tra le placche europea e africana.
Dai primi rilievi il materiale somiglia a quello ritrovato in Val Staffora (Oltrepò Pavese), con la presenza di microfossili, in particolare molluschi bivalva, ricci di mare, antenati dei pesci veri e propri.
Chissà che a fianco dell'impianto non nasca anche un'esposizione dei fossili rinvenuti.
Un polo scientifico a tutti gli effetti.
E' comunque confermato che il sommovimento non abbia creato alcun problema di stabilità al Paip.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

domenica 31 marzo 2013

Il bosco che non c'è


No fronde, no forno

Le immagini di Parmadaily sono evidenti anche ai non esperti in botanica.
Attorno all'inceneritore di Parma non c'è nessun boschetto mangiapolveri.
Al massimo si può parlare di una distesa di steli nudi e sottili, certamente lontani dall'assumere le sembianze di un bosco.
Non prendiamoci in giro davanti all'evidenza.
Il boschetto non c'è e le prescrizioni 29 e 30 parlano chiaro.


Le riportiamo per intero per dare modo a tutti di comprenderne il significato.
29) L’Autorità Competente ai sensi delle attuali normative per la forestazione, per le aree non ricadenti nei perimetri urbani, è l’Amministrazione P.le di Parma. Il progetto esecutivo, ai sensi di legge, dovrà essere approvato espressamente prima della gara d’appalto e successiva realizzazione. Nella fase esecutiva Enìa dovrà tenere presente che stante il carattere sperimentale dell’opera
“mangiapolveri” dovranno essere presentati indicatori e/o sistemi atti a dimostrare l’efficienza delle performance proposte e sottoposte alla valutazione della commissione tecnico amministrativa. Qualora Enìa non raggiunga il 90% del valore dichiarato di assorbimento di polveri sottili, dovrà realizzare opere mitigatrici e/o compensatrici di uguale resa territoriale da approvare a cura della
Provincia e degli altri Enti competenti. In base alle prescrizioni di VIA, la Soprintendenza ha disposto un’alberatura sempreverde a scopo di mitigazione visiva dell’impianto (altezza minima a dimora pari a 2,5 m). Inoltre allo scopo di avere un’efficienza ed efficacia volta a ridurre gli impatti, l’opera dovrà entrare in funzione almeno un anno prima dell’attivazione del termovalorizzatore
cogenerativo. L’altezza delle altre piante autoctone da porre a dimora sarà rapportata all’effettivo grado di assorbimento che si vuol raggiungere all’inizio della gestione (rendimento= 0.50..) operativa del forno. Tutti gli oneri saranno a carico di Enìa S.p.A.. Considerata l’elevata quantità di particolato fine assorbito, la parte arborea oggetto di cure periodiche (potature, ecc.) dovrà essere smaltita come rifiuto (speciale). Il progetto di forestazione è soggetto a procedura di VIA
per la normativa regionale. Si precisa che ogni variante sostanziale, sia eventualmente a seguito di gara d’appalto, sia successivamente, dovrà essere approvata dalla Provincia, sentiti gli altri Enti competenti e informati i Comuni coinvolti nella procedura di VIA.
30) La tempistica di realizzazione del progetto di forestazione dovrà garantire un’adeguata schermatura per tutto l’arco dell’anno e dovrà essere realizzata inmodo tale che già all’inizio dell’esercizio dell’impianto assolva completamente alla funzione di compensazione degli impatti dichiarata.
Emerge evidentemente come il boschetto mangiapolveri sperimentale (niente e nessuno è im grado di certificare l'effettiva efficacia di questo strumento) non sia pronto né risponda alla prescrizioni indicate nell'Autorizzazione Ambientale Integrata, approvata con deliberazione 938 il 15 ottobre 2008 dalla Giunta Provinciale di Parma, presenti tutti i componenti tranne Gabriella Meo.
Le conclusioni sono per noi molto semplici.
Senza bosco niente accensione anche perché l'opera andava completata un anno prima del previsto avvio dell'impianto ed anche su questo fronte non sembra che Iren sia riuscita nell'impresa.
No fronde? No forno!

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR