L'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR - dal 2006 si è mossa per impedire la costruzione di un nuovo inceneritore a Parma, a 4 km da piazza Duomo, a fianco di Barilla e Chiesi, Ikea e ParmaRetail. Un mostro che brucerà 130 mila tonnellate di rifiuti all'anno e che inquinerà il nostro territorio per il futuro a venire.
sabato 28 luglio 2012
Nel 2013 un nuovo modello di gestione dei rifiuti
Il comunicato stampa dell'assessore all'ambiente Gabriele Folli
Parma deve diventare punta di diamante in Italia per la raccolta differenziata. E' per questo che l'amministrazione ha deciso di studiare a fondo un progetto complessivo e chiedere anche il sostegno di consulenti esperti, per poter risolvere in modo coerente ed omogeneo la gestione dei rifiuti di Parma.
Ci siamo trovati, appena arrivati al governo della città, con un piano finanziario 2012 ancora da approvare e con contenuti che non condividevamo. L'estensione del porta a porta nel quartiere Lubiana non avrebbe fatto compiere alla città il salto di qualità, ma solo un timido passo in avanti, mentre invece occorre un salto possente per portarsi in testa alle graduatorie dei capoluoghi virtuosi. Se avessimo applicato al quartiere Lubiana-San Lazzaro il porta a porta con le criticità già sperimentate e non risolte nel quartiere Cittadella, si sarebbe ripresentato pari pari l’effetto turismo del sacchetto indifferenziato anche nella zona limitrofa ed alcuni difetti non sarebbero stati risolti.
Abbiamo così deciso di guardare al 2013 come l'anno di una vera svolta nella gestione dei materiali post utilizzo, mentre per la parte rimanente del 2012 si provvederà all'ampliamento della raccolta dell'organico anche in parte del centro storico. Un piccolo segnale per dare alla città un messaggio, i lavori sono in corso per rivoluzionare totalmente la gestione dei nostri scarti. Certamente non possiamo nasconderci che per le grandi rivoluzioni sono indispensabili dei piani dettagliati, e tali piani necessitano di tempo, di impegno, di sostegno finanziario. Proprio quest'ultimo, come sanno i parmigiani, è la risorsa più scarsa a Parma oggi e non possiamo fingere che il problema economico sia irrilevante, perché è vero esattamente il contrario. Ciò non significa che il lavoro sia fermo. Già a settembre sarà pronto il piano di fattibilità, dal quale partire per affinare il progetto complessivo.
Naturalmente guarderà alle migliori esperienze italiane di raccolta differenziata efficace, a Ponte nelle Alpi, a Capannori, a Salerno. Un sistema esteso a tutta la città con raccolta puntuale porta a porta, con tariffe legate alla effettive produzione di rifiuto indifferenziato. Raccolte differenziate di qualità, con il vetro raccolto come monomateriale per preservarne il valore e il conseguente prezzo pagato al comune. Un piano fatto anche di azioni che sollecitino la riduzione e la prevenzione dei rifiuti, la massimizzazione del riciclo ma anche e soprattutto del riuso. Dopo anni di immobilismo e di risorse gettate al vento, finalmente Parma si incamminerà insieme ai comuni virtuosi e a quelli a rifiuti zero, verso una stagione nuova, fatta di sostenibilità e di rispetto, di risparmio delle risorse e di riduzione di sprechi e inefficienze.
L'Ilva e noi
Il Gip di Taranto Patrizia Todisco ha messo sotto sequestro lo stabilimento siderurgico Ilva di Taranto con l’imputazione di “disastro ambientale”.
Nelle analisi ambientali i medici hanno evidenziato 650 ricoveri ogni 12 mesi per patologie cardio-respiratorie.
Ma il dato più disarmante e che “nei bambini e negli adolescenti fino a 14 anni è stato riscontrato un effetto statisticamente significativo per i ricoveri ospedalieri per cause respiratorie e un’elevata presenza di tumori in età pediatrica”.
Per arrivare alla verità un lungo lavoro ostacolato anche da tangenti.
Nelle motivazioni che accompagnano il provvedimento di sequestro, si parla di un episodio del 2010 quando un dirigente di Ilva ha passato buste sospette ad un professore universitario al tempo incaricato proprio dai Pm di una consulenza.
Il passaggio più significativo di questa squallida pagina del nostro Paese si legge nel decreto con cui il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro senza facoltà d’uso dell’area a caldo: “Non può più essere consentita una politica imprenditoriale che punta alla massimizzazione del risparmio sulle spese per le performances ambientali del siderurgico, i cui esiti per la comunità tarantina ed i lavoratori del siderurgico, in termini di disastro penalmente rilevante sono davvero sotto gli occhi di tutti, soprattutto dopo i vari, qualificati e solidissimi contributi tecnico-scientifici ed investigativi agli atti del procedimento”.
E’ questo il problema.
In Italia, nel 2012, nell’era dell’economia sostenibile e della green economy, parliamo di industria, produzione, progresso, riferendoci ad una azienda che non fa nessun investimento sugli impianti obsoleti e causa di morte, tutto questo sulla pelle della gente, approfittandosene della scarsità di lavoro nelle aree del nostro Sud.
Quello che manca al nostro Paese è una visione politica, una visione di futuro e di progresso reale.
Che visione politica ha avuto chi ha governato Parma dal 2006 in poi, condannando la città a una industria insalubre di 1° categoria?
Un inceneritore, l’ennesimo costosissimo impianto della nostra regione.
Un’industria di cosa? Una industria di niente, perché non genera ricchezza e non genera posti di lavoro.
I protagonisti di questa scena pubblica sono ancora al loro posto, a difendere l'operato.
Sei anni avremmo dovuto collaborare con l’Università e le aziende del territorio, per portare la ricerca verso materiali che possano essere facilmente riutilizzati o riciclati.
Avremmo fatto scuola e creato importanti occasioni di lavoro ai nostri studenti e fatto una grande pubblicità alle aziende locali.
Se avessimo investito in impianti di riciclo alternativi di nuova generazione, quanti posti di lavoro in più avremmo generato?
Ci ritroviamo ad aver speso una follia per bruciare materia che invece potrebbe essere recuparata.
Ci ritroviamo ad appesantire in modo grave la qualità della nostra aria, già oggi fra le 5 peggiori del pianeta
Ci ritroviamo ad avere l’intimazione di pagamento di 28 milioni di euro da parte di Iren, solo perché è stata fatta un'indagine per avere chiarezza almeno su un piccolo lato oscuro di questa poco limpida faccenda.
Non è più tempo di delegare ad un grigia e noiosa politica.
E' ora di interessarsi ed approfondire direttamente, per riprenderci la nostra economia e la nostra salute.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 28 luglio 2012
Sono passati
789 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
83 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
68 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno
Dal 1° maggio 2012 piatti e bicchieri di plastica potranno essere conferiti nella raccolta differenziata della plastica (bidone giallo) grazie a nuovi accordi ANCI-CONAI
giovedì 26 luglio 2012
Inceneritore di Verona, trasparenze e silenzi, come a Parma
Alcuni sindaci appaiono a volte come campioni di trasparenza e uomini di buona volontà, pronti a proteggere i propri concittadini e la loro salute.
Sembrava così anche nel caso del sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi.
Nel marzo del 2011 fu siglata una convenzione con l’Istituto Superiore di Sanità, per esaminare gli inquinanti nell’area attorno al costruendo impianto di incenerimento di Ca’ del Bue, fratello gemello del mostro di Ugozzolo.
Trascorso ormai un anno e mezzo dalla dichiarazione in pompa magna, la relazione introduttiva, che è stata consegnata dall’Istituto Superiore di Sanità al Comune ormai nell’ottobre scorso, è andata persa in qualche polveroso cassetto.
Alla faccia della trasparenza.
La relazione, che abbiamo avuto modo di leggere, afferma che “la combustione di un chilogrammo di rifiuto produrrà un grammo di elementi inquinanti di interesse igienico-sanitario, fra i quali ossidi di azoto, ammoniaca, diossine, PCB, IPA, arsenico, mercurio, cadmio”.
Dal momento che si prevede di bruciare 600 tonnellate di rifiuti al giorno, quanti inquinanti saranno prodotti ogni giorno dall’impianto?
Le analisi preoccupanti non finiscono qui: “Questa situazione (la climatologia dell’area, che è poi quella tipica della pianura padana e perciò simile alla nostra) crea una criticità per cui le emissioni dell’impianto potrebbero coinvolgere aree collocate ad oltre 10 Km dall’impianto”.
Ed ancora: “Nell’intera area di raggio di 5000 metri dall’impianto sono presenti insediamenti urbani con densità abitativa che li rende sensibili ai contaminanti aerodispersi”.
Che tradotto sarebbe come dire: in questa area ci sono uomini, donne, bambini che saranno contaminati dalle emissioni dell’inceneritore.
Non molto tranquillizzante.
Non vogliamo entrare nel merito del progetto di biomonitoraggio capeggiato dall’I.S.S. per l’inceneritore di Verona, ma il progetto già in premessa ricorda come sia arduo il controllo per la difficoltà di reperire esattamente le fonti emissive degli inquinanti.
E' del tutto probabile che alla fine si dica che l’inquinamento riscontrato non è colpa dell’impianto di incenerimento.
Anche l’impianto di Parma ha il suo progetto di controllo emissioni ed eventuale impatto sulla popolazione. Un progetto che probabilmente ci dirà che effettivamente gli inquinanti sono emessi (del resto lo sappiamo già dagli studi internazionali e da ciò che è riportato nel progetto stesso del PAI), ma lo dirà quando sarà troppo tardi e il danno ormai fatto.
Sappiamo che le sostanze emesse, diossine, furani, PCB, metalli pesanti, nel tempo di funzionamento si accumuleranno nei terreni circostanti, che diventeranno una sorta di discarica all’aperto per queste sostanze cancerogene.
Sempre di più risulta evidente come la scelta fatta da Parma sia foriera di future malattie e di impoverimento della qualità del territorio circostante.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 26 luglio 2012
Sono passati
787 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
81 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
66 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno
Dal 1° maggio 2012 piatti e bicchieri di plastica potranno essere conferiti nella raccolta differenziata della plastica (bidone giallo) grazie a nuovi accordi ANCI-CONAI
mercoledì 25 luglio 2012
Irae Iren
Ventotto milioni di euro è il conto che Iren ha presentato oggi al comune di Parma, suo socio per il 6% di quote, per lo stop cantiere del 2011.
Iren ostile a Parma non merita di proseguire la collaborazione con il nostro territorio.
Che senso ha pagare a peso d'oro lo smaltimento dei rifiuti (166-169 euro a tonnellata), l'80% in più di quanto si spende per lo stesso tonnellaggio e destino a Brescia?
Che senso ha ragionare con questo gestore che da un lato incassa milioni di euro ogni anno (una trentina solo dal comune di Parma) e dall'altro con la pistola fumante mette all'angolo gli stessi enti locali che sono suoi clienti, che gli garantiscono la sopravvivenza.
Iren è un colosso dai piedi di argilla, azzoppato da debiti miliardari (oltre 3 miliardi di euro), che oggi mostra i muscoli verso l'ente locale che in questi anni ha avvallato il progetto assurdo di un inceneritore grande il doppio del necessario, dal costo mai comunicato, senza un piano finanziario messo a disposizione degli amministratori locali, con una serie di lati oscuri nelle fasi del progetto che hanno portato al deposito di molteplici esposti in procura.
La vicenda del permesso a costruire mancante ha avuto un esito a favore di Iren ma non ha fatto emergere il titolo edilizio, che effettivamente non esiste.
Il comune commissariato, anche davanti ad una sentenza strampalata come quella del Tar, non ha mosso un'unghia per portare ricorso al consiglio di stato, facendo scadere i termini prima che il voto di maggio portasse in municipio i nuovi amministratori.
Ecco che oggi l'attacco di Iren ha anche la firma sul retro del commissario Ciclosi, che evitando l'appello a Roma ha spianato la strada per la richiesta di danni da parte della multiutility.
Iren sa che il suo socio di Parma non intende proseguire sulla strada dell'inceneritore.
Ma non recede dal suo progetto e non intende abbandonare il suo obiettivo.
Tra l'altro sapendo che il contratto in essere è stato dichiarato scaduto dall'Authority Antistrust e che si dovrebbe procedere ad una nuova gara europea in tempi brevissimi, ma di questo non vi è cenno alcuno da parte di Atersir, l'ambito regionale che oggi si occupa della programmazione del settore rifiuti.
Se Iren diventa ostile verso il territorio di Parma, come può pensare che i parmigiani collaborino con entusiasmo? Come può portare avanti la sua proposta di fornitura di energia e gas mentre sta portando in tribunale le stesse persone, rappresentate dal comune?
Come reagiranno i cittadini?
Che atteggiamento terranno?
Sarebbe molto meglio che la ragione prevalga e si ritorni al tavolo della trattativa, dove programmare la dismissione del forno e la svolta verde della gestione dei rifiuti.
Differenziata puntuale e inceneritore non possono convivere.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 25 luglio 2012
Sono passati
786 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
80 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
65 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno
Dal 1° maggio 2012 piatti e bicchieri di plastica potranno essere conferiti nella raccolta differenziata della plastica (bidone giallo) grazie a nuovi accordi ANCI-CONAI
martedì 24 luglio 2012
Un consorzio per difendere il futuro
Da un anno e mezzo Rete Ambiente Parma mette in relazione i comitati e le associazioni che operano sul nostro territorio a difesa di aria, acqua, suolo, futuro.
Oltre ad essere un elemento di elaborazione, la Rete ha assunto un ruolo di sostegno per le emergenze e per le iniziative dei singoli che venivano messe in campo sul territorio.
Un ruolo importante, ma sufficiente: bisogna osare di più.
Ci vuole un salto di qualità.
Un consorzio dei comitati potrebbe essere la strada da intraprendere.
Un legame, di reciproca assicurazione, con una veste legale in grado di supportare efficacemente i comitati stessi, acquisendo proposte e progetti inerenti il territorio e la sua difesa. Senza dimenticare la possibilità di promuovere class actions nei confronti di enti pubblici e privati per danni all'ambiente del territorio e alla salute dei cittadini. Mantenendo ognuno la propria indipendenza, originalità, autonomia.
Il consorzio dovrebbe avere una struttura rappresentativa agile, capace di fare da cassa di risonanza sui media e con una struttura in grado di affrontare le vertenze.
Nella nostra provincia ci sono ormai diversi comitati ambientali. Sono nati contro l'incenerimento dei rifiuti, contro le centrali a cippato di legna, contro la gassificazione delle biomasse, contro la combustione di oli esausti, contro le centrali a biogas da coltivazione dedicate, contro lo sfruttamento delle cave ofiolitiche e il pericolo dell'amianto.
Le normative nazionali e regionali favoriscono la speculazione della green economy, l'assalto alla diligenza degli incentivi pubblici, senza i quali tale produzione sarebbe antieconomica. Lo sviluppo delle energie rinnovabili è possibile solo a patto di non consumare le risorse naturali, il suolo, l'acqua, l'aria e i boschi.
E' una linea sottile. In ballo c'è la nostra salute, le produzioni di qualità dell'agro-alimentare, lo sviluppo stesso della nostra economia. Gli incentivi dovrebbero essere appannaggio delle amministrazioni locali per progetti mirati al bene comune, favorire l'autonomia energetica di allevatori e agricoltori con piccoli impianti volti a smaltire deiezioni animali e scarti agricoli.
Nel luglio del 2011 la Regione Emilia Romagna, sotto la spinta dei comitati, ha promulgato normative più restrittive in tal senso. Si parla di escludere impianti a biogas dai territori del parmigiano-reggiano, di limitare le coltivazioni energetiche e il loro uso per il biogas, di alimentare le centrali a biomassa solo con scarti forestali.
Non vediamo ancora applicazioni. Le ditte che propongono impianti arrivano addirittura a minacciare i comuni di rivalsa economica.
Le coltivazioni energetiche non andrebbero limitate ma vietate, perché, oltre a rendere infertili i suoli, oltre a sottrarre terra a coltivazioni di pregio, inquinano pesantemente il mercato dell'affittanza agricola.
Gli scarti forestali esistono solo se si fanno tagli. Nessun tagliaboschi o azienda di taglio recupera le ramaglie, le abbandona.
Se una cooperativa raccogliesse ramaglie, sarebbero solo quelle dei suoi tagli e solo col taglio meccanizzato, il diradamento.
Tali restrizioni ci paiono solo formali. Noi vediamo solo autorità locali e sindaci che, sposata l'ideologia della green economy, danno permessi con leggerezza, senza sentire i loro concittadini.
In alternativa, vediamo sindaci che temono di opporsi a direttive che vengono dall'alto.
Non ci sono allo stato attuale entità che prendano le difese dei cittadini da tutti questi progetti senza senso, e i comitati che sorgono spontanei si sentono deboli contro le lobbies che di volta in volta sostengono questi salti nel buio per promuovere la loro economia.
C'è bisogno di sostegno reciproco, di sentirsi forti e difesi, di avere dei riferimenti certi.
Se il territorio non fa sistema sono i cittadini oggi a dover indicare la strada.
Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma
24 luglio 2012
www.reteambienteparma.org - info@reteambienteparma.org
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita -
comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle –
associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense
La verità fa male
Per il consigliere di minoranza Dall'Olio dire la verità, cioè che l'inceneritore è anti-economico, significa prendere in giro i parmigiani.
Noi crediamo invece che i parmigiani siano stati presi in giro fino ad oggi, raccontando loro la favola contraria, quella che l'inceneritore sia un economico risolvi tutto.
Il partito di Dall'Olio insiste nella favoletta, quindi anche lui deve mantenere l'aplomb.
E noi che pensavamo che i democratici si fossero rinnovati!
Che l'impianto di Ugozzolo sia anti-economico non è di difficile comprensione.
Iren promette (assomiglia forse più ad una minaccia) un costo alla tonnellate di 166 euro, una cifra del tutto fuori mercato, che i parmigiani si dovranno bere proprio per coprire i costi dell'inceneritore.
E meno male che Dall'Olio sottolinea il carattere privato dell'operazione, e che Iren si sia fatta carico (anima gentile) delle spese.
Ancora favolette per bambini. Ma i parmigiani ormai sono nella fase adulta e non abboccano più.
A Brescia l'inceneritore brucia rifiuti a 93 euro la tonnellata e non vedono l'ora di avere nuovo materiale, magari anche da Parma. Loro guadagnerebbero il giusto, noi risparmieremmo denaro.
Tra Piacenza e Reggio si paga 117 e 121 euro la tonnellata, tariffe che avremmo dovuto eguagliare con il nuovo mirabolante impianto di Ugozzolo.
Ma tra il dire il fare c'è di mezzo il business.
Dall'Olio si chiede dove saranno messi i rifiuti indifferenziati residui del nuovo sistema, ma mai, sottolineiamo mai, ha notato che ogni anno l'inceneritore produrrà 40 mila tonnellate di ceneri residue, con dentro ogni ben di Dio come metalli pesanti, diossine, furani, senza che il progetto di Iren indichi in quale discarica andranno stoccate.
Forse intendono mettere le ceneri nel cemento e creare un bel miscuglio come quello che a Treviso ha portato all'abbattimento di uno stabile per la pessima qualità del cemento, preparato con ceneri di scarto derivate da un inceneritore.
http://ambienteparma.blogspot.it/2012/03/ceneri-o-veleni.html
Raccolta differenziata e inceneritore sono incompatibili: altro argomento che mai è stato affrontato da Dall'Olio, che forse per dovere di schieramento, tace su tantissimi aspetti spinosi.
A Brescia, dopo dieci anni di inceneritore, la raccolta differenziata è inchiodata al 40%.
Se infine parliamo di promesse elettorali ecco cosa diceva Bernazzoli: “Grazie al termovalorizzatore, invece, i parmigiani pagheranno tariffe più basse, allineate a quelle delle città vicine”.
Vedasi http://ambienteparma.blogspot.it/2012/01/la-pagella-di-bernazzoli-e-linferno-di.html
Una cosa è certa, Parma si avvia verso una raccolta differenziata porta a porta di qualità, come dovrebbe essere in tutta Italia. Certo è più facile e più sbrigativo dire sì-sì a Iren, invece che ragionare e convincere il gestore di una inaspettata e scomoda prospettiva.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 24 luglio 2012
Sono passati
785 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
79 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
64 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno
Dal 1° maggio 2012 piatti e bicchieri di plastica potranno essere conferiti nella raccolta differenziata della plastica (bidone giallo) grazie a nuovi accordi ANCI-CONAI
lunedì 23 luglio 2012
Cave all'amianto, il no di Parma
Finalmente un ente locale dalla parte dei cittadini
Sulle cave all'amianto presenti in provincia di Parma si è ampiamente dibattuto e finalmente c'è un segnale confortante che arriva dall'amministrazione di Parma.
Finalmente qualcuno che ascolta i tanti allarmi che i cittadini e le associazioni come “Cave all'amianto no grazie” di Bardi e “Cave Le Predelle” di Borgotaro, sostenute in più occasioni anche da Gcr, hanno in questi anni reso noto, corroborati da studi e approfondimenti scientifici.
Nel nostro territorio ci sono ancora cave dalle quali si preleva l'ofiolite, una pietra verde facile da manipolare perché abbastanza “tenera” e quindi appetita per gli usi più disparati: massicciate ferroviarie, stradali, sottofondi, pietre da giardino.
Peccato che da tempo ci si sia accorti che l'ofiolite sia ricco di fibre di amianto, e che durante tutte le manipolazioni che subisce, ma anche durante il trasporto del materiale, rilasci in atmosfera quantitativi considerevoli di fibre pericolose per la salute.
L'amianto è ormai fuorilegge da tempo, eppure ancora è consentito prelevare ofiolite dalle cave, con la scusa dell'adozione di particolare protocolli (chi li segue non si sa) che dovrebbero garantire operatori, cittadini, destinatari.
Di fatto oggi queste operazioni portano ad una contaminazione estesa, che parte dall'estrazione nelle cave, con rischi per gli operatori e per i residenti nei pressi, e si trasferisce nel trasporto sui camion, che attraversano centri abitati, nella manipolazione delle pietre all'arrivo, e nel normale utilizzo e sfregamento che subiscono durante l'uso.
Il comune di Parma, per bocca dell'assessore Michele Alinovi, ha deciso di intervenire e di porsi a difesa della salute.
Provvederà a ridurre di molto (sarò dimezzato) il limite di concentrazione di fibre, in modo da rendere quasi impossibile l'utilizzo delle pietre verdi per poi introdurre nel Rue un vero e proprio divieto definitivo.
Quando la scienza scopre un pericolo insito nelle pratiche umane, sono queste ultime a dover essere modificate per poter ridurre il pericolo di ammalarsi e di far ammalare.
All'italiana invece di temporeggia, si procrastina, si finge, in attesa di non si sa quale momento opportuno ed adatto, per pronunciare la parola fine.
Chissà che davvero in piazza Garibaldi ora stia circolando aria nuova.
Noi ce lo auguriamo.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 luglio 2012
Sono passati
784 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
78 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
63 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno
Dal 1° maggio 2012 piatti e bicchieri di plastica potranno essere conferiti nella raccolta differenziata della plastica (bidone giallo) grazie a nuovi accordi ANCI-CONAI
Rifiuti scarsi, no all'inceneritore di Desio
Dopo quattro anni di battaglia, il nuovo inceneritore di Desio non si farà.
E' ufficiale. Lo prevede il piano di Bea (la società pubblica che gestisce il vecchio inceneritore e che voleva costruire il nuovo) illustrato mercoledì scorso all'Assemblea dei soci e che sarà approvato a breve.
Il Comitato per l'Alternativa al nuovo inceneritore di Desio accoglie la notizia con immensa gioia e soddisfazione.
E' una grande vittoria dei cittadini, principalmente di Desio, Bovisio Masciago, Varedo e Cesano Maderno, che hanno chiaramente manifestato la loro contrarietà al progetto.
E' stato un lungo percorso cominciato nell'ormai lontana primavera del 2008, quando i gruppi "Meetup Amici di Beppe Grillo" di Desio, Monza, Carate Brianza e Saronno hanno dato vita al Comitato e cominciato a fare i primi banchetti informativi.
All'epoca aveva tutta l'aria di essere una lotta contro i mulini a vento. Il raddoppio del forno era già previsto, messo nero su bianco nel Piano Rifiuti della Provincia di Milano; i bandi per la progettazione dell'opera erano già stati indetti; i politici locali, quasi tutti schierati a favore, organizzavano assemblee pubbliche con i vertici di Bea per spiegare ai cittadini quanto fosse bello avere un nuovo inceneritore (pardon, termovalorizzatore) in casa.
Noi ci siamo opposti a questo scellerato progetto con le unghie e con i denti. Da allora ad oggi di acqua sotto i ponti ne è passata tanta: decine di migliaia di volantini distribuiti, 53 comunicati stampa, migliaia di firme raccolte, 8 incontri pubblici, 2 audizioni in Provincia, decine di banchetti informativi, 691 post e 38583 visualizzazioni sul nostro blog, l'intervento di 400 cittadini in un consiglio comunale aperto, decine di lettere inviate ai medici di base, la presa di posizione dell'Ordine dei Medici di Monza e Brianza, la campagna "striscione sul balcone" e una quantità incalcolabile di ore di impegno.
La speranza si era accesa quando la nuova amministrazione comunale di Desio si era dichiarata contraria al nuovo forno... e oggi, alla fine, la forza della ragione ha prevalso.
Ringraziamo coloro che ci sono stati vicini, per primo tutti gli esperti che ci hanno aiutato a comprendere il tema rifiuti e sono intervenuti nei nostri incontri pubblici: da Enzo Favoino (Scuola Agragria di Monza) a Carlo Maria Teruzzi (Ordine dei Medici Monza e Brianza) da Marco Caldiroli (Medicina Democratica) a Federico Valerio (Istituto Tumori Genova), da Gianluigi Salvador (WWF Veneto) a Federico Balestreri (Associazione Medici per l'Ambiente), da Paul Connet a Massimo Cerani.
Il lavoro non è finito: la strada verso la riduzione e il riciclo totale dei rifiuti in Brianza è ancora lunga. Il vecchio inceneritore (che si avvia verso i 40 anni di attività!) è ancora lì a bruciare. Continuano a rattopparlo e a cambiare i pezzi per tenerlo in vita il più a lungo possibile. Basta con questo accanimento terapeutico! E' ora di mandarlo definitivamente in pensione e riconvertire il sito al trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati residui. Ed è ora che le amministrazioni pubbliche si impegnino seriamente nella riduzione alla fonte dei rifiuti e nel potenziamento della raccolta differenziata… A Bovisio Masciago e Varedo già oggi la raccolta differenziata si aggira attorno al 70%... a quanto si arriverebbe se le amministrazioni comunali si impegnassero seriamente?
Ma oggi godiamoci questa enorme vittoria. Il nuovo inceneritore non si farà più.
Questo è un punto fermo da cui non si torna indietro.
Gianmarco Corbetta
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 luglio 2012
Sono passati
784 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
78 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
63 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno
Dal 1° maggio 2012 piatti e bicchieri di plastica potranno essere conferiti nella raccolta differenziata della plastica (bidone giallo) grazie a nuovi accordi ANCI-CONAI
Neviano, dibattito necessario
Fa piacere che il sindaco di Neviano sia disponibile a dibattere pubblicamente l'utilità o meno della centrale a biomasse a fianco della scuola.
Chi ha fatto affermazioni senza conoscere è però il sindaco, non certo noi.
La letteratura scientifica riporta che nei fumi prodotti con la combustione del legno sono presenti numerose sostanze tossiche e cancerogene e i fattori di emissione disponibili dimostrano come le centrali alimentate a legna inquinano molto di più di quelle a gas naturale.
Tutti gli studi confermano come i fumi di legna producono un deterioramento della qualità dell'aria, in particolare a causa della emissione di polveri fini e ultrafini.
Basti pensare che dalla combustione di una biomassa estremamente omogenea, come ad esempio il tabacco, scaturiscono oltre 4000 sostanze tossiche, cancerogene e nocive.
Non esistono filtri in grado di trattenere tutti questi inquinanti, pur adottando le migliori tecnologie possibili. Non a caso negli inventari europei delle immissioni in ambiente di diossine, il primato assoluto (stime al 2005) spetta alla combustione di biomasse.
Affermazioni quali “nessun rischio per la salute” e “nessun impatto ambientale” stridono pertanto con la letteratura scientifica e disorientano le persone che conoscono poco la materia.
Il mercato purtroppo è drogato da incentivi pubblici che finanziano l'incenerimento di rifiuti e biomasse soffocando così lo sviluppo delle fonti veramente rinnovabili, quelle senza emissioni di inquinanti.
Questo è il motivo per cui sul territorio spuntano centrali a biomasse come funghi, nonostante sia impossibile alimentarle tutte con la semplice manutenzione agricola e forestale, senza intaccare il patrimonio boschivo.
I mutamenti climatici sono una minaccia incombente.
L'organico deve tornare alla terra come compost, non possiamo bruciarlo.
Questo è il più importante uso delle biomasse, da rispettare scrupolosamente se vogliamo consegnare ai nostri figli un pianeta vivibile.
Per raggiungere la sostenibilità dobbiamo ridurre al minimo i fabbisogni energetici, riducendo drasticamente gli sprechi, le inefficienze e gli usi impropri.
I soldi della centrale devono essere investiti per riqualificare energeticamente gli edifici comunali sulla falsariga della casa famiglia di Fabio Fabbro (presidente di Forum Solidarietà) a Santa Lucia, la quale non necessita di riscaldamento invernale né di raffrescamento estivo.
Zero emissioni, zero inquinamento, zero sprechi.
Ecco un esempio vicino a noi veramente rinnovabile e sostenibile.
Francesco Barbieri
Rete Ambiente Parma
23 luglio 2012
www.reteambienteparma.org - info@reteambienteparma.org
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita -
comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle –
associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense
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