sabato 23 novembre 2013

Abbandonare rifiuti, abbandonare sé stessi

Piccole regole di convivenza urbana. E' la via semplice al riciclo.

Abbandonare rifiuti è perdere la sfida.
Quella con una semplice regola della comunità, quella del convivere.
Convivere senza recar danno agli altri, ai vicini di casa, al quartiere, alla città.
Gettare rifiuti crea disordine, ma forse esprime anche un disordine che è dentro di noi.
E' un atavico rifiuto, sic!, di mettere ordine nella propria vita, di darci delle regole che consentano il comune rispetto e una migliore vicinanza.
Assistiamo oggi al rifiuto di modificare le nostre abitudini.
Ieri un contenitore accoglieva il nostro disordine.


Oggi ci viene chiesto di cambiare, per migliorare anche il nostro ambiente.
Ci viene chiesto di separare gli oggetti, secondo la materia di cui sono composti.
Ci viene chiesto di realizzare, nelle nostre case, quello che vorremmo si realizzasse a valle.
Nessuno spreco, nessun inquinamento, nessun disordine.
I vestiti usati non si gettano, ma si donano per il loro riutilizzo.
Così dovrebbe essere per tutte le merci che accogliamo dentro le nostre case.
Che hanno uno scopo, quello di nutrirci, di contenere liquidi o solidi, di confezionare il contenuto perché mantenga le proprie caratteristiche.
A seguito del loro utilizzo possono non esserci più utili, ma mantengono il loro valore.
Così ci viene chiesto di ridonarli alla comunità, in modo che possano ritornare a fare il loro mestiere col minore impatto possibile.
Tornare bottiglie, tornare giornali, tornare scatole, tornare cibo, sotto forma di concime.
Come il vestito che smettiamo torna ad essere indumento per un prossimo a cui è utile.
Così la buccia torna nutrimento per la terra, la lattina contenitore della bibita prossima ventura.
Il ragionamento, e le mosse per attuarlo, è di una facilità disarmante.
Porto in casa merci che non considero rifiuto.
Porto fuori casa parte delle stesse merci, che non si sono trasformate magicamente in rifiuto dentro casa mia, ma sono rimaste gli stessi oggetti di prima.
Possiamo sfigurarli e renderli rifiuto, ma è una decisione nostra, un'azione delle nostre mani.
Un calendario ci avverte in quali giorni i nostri materiali vadano esposti.
Per ricordare basta un appunto sulla porta di casa fino a che la ripetizione del gesto non diventi abitudine.
Con quali vantaggi?
Le materie separate seguono correttamente il loro percorso di riciclo e tornano a diventare oggetti senza dover di nuovo estrarre dalla natura impoverita altre materie prime.
Il nostro scarto alimentare diventa compost, un prezioso concime che rigenera i terreni donando loro nuova vitalità.
Il nostro comune risparmia, e di conseguenza calano i contributi per il servizio. Differenziare correttamente significa infatti sottrarre materiali a discarica e inceneritori, quindi ridurre il costo dell'utilizzo di questi sistemi, costosi e pericolosi per l'ambiente e la salute.
Dall'altra parte significa incrementare qualità e quantità di materiali che l'industria del riciclo paga come materia prima-seconda finalizzata a nuove produzioni di oggetti.
Infine il nostro gesto alleggerisce il carico inquinante del nostro territorio, migliorando concretamente la qualità dell'aria che respiriamo.
Tre vantaggi con un semplice gesto.
E' la via semplice al riciclo, che rimette ordine anche dentro noi stessi.


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 novembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
87

giorni fa

venerdì 22 novembre 2013

Legambiente, la fine dell'età degli inceneritori

In Lombardia sovracapacità, serve exit strategy

Dal 2002 la Lombardia ha interrotto la sua corsa all'aumento di rifiuti, dal 2008 una decrescita evidente. Oggi la produzione pro capite ha gli stessi valori del 1999, nonostante l'incremento di un milione di abitanti.
Nel 2011 la differenziata ha superato in quantità il rifiuto residuo.
E il risultato è oggi evidente: gli inceneritori avranno un sotto utilizzo tra il 35 e il 70% delle loro capacità.
Per Legambiente Lombardia è lo showdown dell'incenerimento, la fine del trentennio dei forni.
Gli inceneritori sono doppi rispetto al necessario.


Uno degli scenari possibili è che la regione, come paventato in questi giorni dai comuni dell'Emilia Romagna, diventi un'altra pattumiera per l'Italia, con camion in arrivo dal centro sud.
Legambiente però cassa questa soluzione ed addirittura ritiene ecologicamente più conveniente l'esportazione dei rifiuti, ad esempio quelli campani, verso il nord Europa via nave, soluzione adottata a Napoli con la multiutility che Gcr aveva individuato come motore della riconversione del Paip, rivoluzione bloccata dagli arresti di Parma e dalla indisponibilità di Iren a prendere in considerazione questa alternativa.
Eppure oggi è Legambiente che sposa questa tesi, vedremo se sarà sbeffeggiata dai grandi esperti che avevano bocciato la soluzione Gcr.
Non ci sono alternative, i forni in eccesso vanno spenti.
I 13 camini della Lombardia sono troppi e non è pensabile che si facciano altri investimenti in revamping o ristrutturazioni.
Ma già oggi gli inceneritori lombardi, in particolare Brescia, importano rifiuti da fuori regione, a volte da fuori nazione, viste le loro enormi bocche affamate.
I tempi sono cambiati, l'età degli inceneritori volge al termine.
Legambiente elogia il sistema “cradle to cradle”, dalla culla alla culla, altro cavallo di battaglia di Gcr in questi anni di lotta. Nel gennaio del 2011, il Paganini aveva ospitato Michael Braungart e William McDonough (quest'ultimo in collegamento dagli Stati Uniti), i creatori della strategia che rivoluzionando il modo di produrre merci.
Che deve essere circolare (senza spreco) e non lineare come oggi.
Legambiente sollecita i gestori alla trasformazione del loro core business, una conversione all'eco business, per orientarsi a “impianti di trattamento intesi al recupero di materiali anche da esso (le c.d. "Fabbriche dei Materiali") e soprattutto flessibili e convertibili progressivamente a trattare flussi crescenti di raccolta differenziata mano a mano che questa aumenta ulteriormente”.
E' una ulteriore apertura al modello emiliano, quello di Reggio Emilia, quello che l'amministrazione comunale di Parma insegue, quello che viene sollecitato a Forlì.



Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 22 novembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
86

giorni fa

Nessun brindisi sotto il boschetto

Slitta al 2014 l'esercizio definitivo dell'inceneritore di Parma

La notizia esce sul Sole24Ore on line che titola “Rinviata l'inaugurazione”.
Quindi per l'inceneritore di Parma nessuna festa di Natale, nessun bacio sotto il vischio del boschetto, che peraltro non esiste.
Tutto rimandato al 2014.


E in effetti l'area del Paip assomiglia ancora più ad un cantiere che ad un progetto ultimato.
L'inceneritore è stato avviato e procede nella sua scorpacciata di rifiuti, sputando fuori ceneri pesanti e leggere che devono poi essere smaltite in qualche remoto angolo della Terra.
Ma il Paip prevedeva ben altro.
Non solo il camino, ma anche tutti i comparti dedicati alla gestione della raccolta rifiuti del territorio.
Il comparto C1, l'area progettata per accogliere le frazioni differenziate, multi materiale, legno, rifiuti vegetali, gomme, carta: non pervenuto.
Il comparto C2, dedicato ai rifiuti speciali pericolosi, destinati poi a prendere altre strade: manca all'appello.
Per non parlare del centro polifunzionale per l'ambiente e della stazione ecologica attrezzata.
Il Paip quindi è di là dall'essere completo.
Nonostante il crono programma di Iren prevedesse tempi definiti.
In realtà sono mutate tante cose come ad esempio l'improvvisa accelerazione del capoluogo nella raccolta differenziata, evento non prevedibile e rimandato il più possibile per evidenti convenienze.
Ma questi sono anche i giorni del rinnovo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale.
L'Aia del Paip, che dopo 5 anni (era stata partorita ad ottobre 2008) deve essere rivista, rivisitata, aggiornata, confermata o meno nei suoi contenuti.
Che oggi sono quanto mai incerti.
Cosa succederà con l'imminente scadenza del contratto che dà ad Iren in esclusiva raccolta e smaltimento della quasi totalità del territorio provinciale?
L'inceneritore di Ugozzolo servirà ancora per lo smaltimento dei rifiuti locali?
I comparti previsti sono ancora attuali in termini dimensionali, visto che erano stati progettati con una differenziata in città al di sotto del minimo?
Un bella gatta da pelare.
Che fa tentennare anche Iren, incerta sul come affrontare il rinnovo dell'Aia dovendo tener conto di troppi elementi incerti.
Così il tappo resta sulla bottiglia, incastrato da una storia che sembra non finire mai.
Le nubi di Ugozzolo sono anche dentro il forno, non solo nell'aria che poi respiriamo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 22 novembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
86

giorni fa

giovedì 21 novembre 2013

Il disagio dei riciclatori

di Roberto Alibardi - Aliplast s.p.a.

Ecco il testo di una lettera aperta apparsa il 18 novembre a pagamento sul Sole 24 ore che denuncia la situazione del settore del riciclo della plastica



Caro Cittadino, è bene che tu sappia

Ho fondato e dirigo un’azienda che oggi occupa più di 400 persone con il suo indotto, senza mai aver beneficiato di finanziamenti pubblici, che crea dai rifiuti un volume d’affari in Italia di quasi 100 Milioni di Euro l’anno e produce anche in questo momento valore aggiunto da ciò che altri considerano solo un costo, magari facendolo pagare alla collettività.
La mia azienda ricicla – in Italia – più del 10% di tutta la plastica riciclata nel nostro Paese. Questo permette di far risparmiare ogni anno più di 120.000 tonnellate di emissioni di CO2 rispetto a quanto avverrebbe con produzioni realizzate in materie plastiche vergini.
Non basta, questa attività utilizza buona parte del materiale plastico riciclato per produrre gli stessi imballaggi plastici che ha raccolto e riciclato; alla fine della loro vita li raccoglie e ricicla nuovamente. E’ presa quale esempio di “circular economy” da numerose aziende estere che tentano di imitare questo modello.
Sono orgoglioso di essere italiano ma non posso ulteriormente sopportare, anche come imprenditore, quello che vedo accadere.
In estrema sintesi:
Subisco un costo energetico praticamente doppio rispetto ai miei competitor esteri. Il Governo concede sgravi per le imprese energivore ma… si “dimentica” del comparto del riciclo delle materie plastiche che permette enormi risparmi di emissioni CO2 e savings energetici rispetto alla produzione di plastiche vergini;
Davanti a modelli virtuosi dal punto di vista ambientale che fanno anche risparmiare il cittadino, il nostro Paese continua a preferire e supportare sistemi monopolistici per la gestione dei rifiuti da imballaggio che, tra l’altro, chiedono un sacco di denaro ai cittadini senza dimostrare di raggiungere i minimi risultati richiesti dalla legge, annichilendo iniziative quali la mia. Nei Paesi evoluti, invece, viene incentivata e sostenuta l’apertura del mercato a molteplici operatori messi tra loro in concorrenza con regole paritarie;
Vedo che la Commissione Europea sta discutendo come creare nuovi posti di lavoro e benefici ambientali attraverso l’aumento drastico degli obiettivi di riciclo, mentre in Italia stiamo ancora chiedendoci come fare a costruire nuovi termovalorizzatori e/o aumentare una raccolta differenziata di rifiuti plastici che non tiene però conto del loro effettivo recupero, anzi togliendo l’opportunità ai pochi volenterosi di fare impresa nel nostro Paese, cioè di creare occupazione e realtà innovative, e sempre a spese del cittadino!
E’ per il mio orgoglio di essere italiano che ho ingaggiato, nell’interesse non solo mio, una battaglia chiedendo che queste cose cambino, ma concretamente e velocemente, per non essere costretto a trasferire la mia attività all’estero.


Inceneritore d'Italia

Ugozzolo, fornace piena e cassa ubriaca

La strada è ormai asfaltata e quasi pronta. Manca solo il taglio del nastro.
Dopo i tanti no, ni, forse, della Provincia di Parma, l'assolo arriva dal governo con la legge di stabilità, che prevede tra i suoi meandri la rete nazionale degli inceneritori.
E' il ministro Orlando ad aver fatto la pensata.
Ci sono già tanti, troppi inceneritori in Italia.
Ha senso costruirne di nuovi?


Gli impianti attuali sono in crisi di astinenza, manca loro il combustibile rifiuto.
Basta un apriti o sesamo e il gioco è fatto.
Botte piena e moglie ubriaca.
Senza impiegare nemmeno un euro in più riusciamo a fare rendere al massimo gli impianti attuali ed a risolvere non pochi problemi delle regioni non fornite di inceneritori.
La denuncia è venuta dalla presidente Idv dell'Emilia Romagna, ma non si registrano nemmeno risposte sotto il livello percepibile. Errani tace. Castellani ripropone la sua pazza idea, bruciare le discariche degli ultimi decenni.
Una montagna di 7 milioni di tonnellate di rifiuti, una quantità utile a tenere acceso Ugozzolo da qui all'eternità.
Altri grandi assenti i consorzi di tutela. Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano, Culatello di Zibello, Salame di Felino, comunicazione non pervenuta.
Intanto ad Ugozzolo continuano le prove.
La fase provvisoria è quasi giunta al termine, il boschetto mangia polveri è senza una foglia una, ma tanto anche se non fosse un ectoplasma tutti sanno che è stata una delle tante bufale che hanno dato in pasto all'opinione pubblica per creare un po' di cortine fumogena attorno al camino.
Il fuoco sacro è ormai acceso.
Viva il fuoco sacro.
Non importa se la regione, già oggi una delle 4 aree più inquinate al mondo, prenderà definitivamente la strada verso il baratro ambientale.
L'ambiente e la salute che deriva dalla sua qualità non sono certo in prima pagina sulle agende politiche locali.
Per non parlare poi del livello nazionale.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 21 novembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
85

giorni fa

mercoledì 20 novembre 2013

Cippato, un concime prezioso per la terra

Come coltivare bio risparmiando acqua, petrolio e posti di lavoro

di Gianluigi Salvador

Il sottotitolo del libro “L'orto senz'acqua”, coltivare bio con il cippato per risparmiare acqua, petrolio e lavoro, è un’ottima indicazione per dare una svolta efficace ai metodi di coltivazione senza protesi chimiche, rispettando la sostenibilità dei cicli chiusi e ottenere anche dei risultati economici.


L'autore è Jacky Dupety, l'editore Terranuova.
Era noto l’utilizzo del cippato come ammendante compostato in casa, o nei centri di compostaggio come complemento ai rifiuti organici urbani.
Forse non è noto che soprattutto in Francia, (ma anche in Canada, Belgio, Italia) esiste una rete organizzata di agricoltori che utilizzano il metodo di coltivazione a BRF (Bois de Raméaux Fragmentés) ovvero a cippato di ramaglie fresche, metodo oramai sperimentato di autofertilizzazione del terreno, efficace soprattutto dove c’è poca piovosità.
Un approccio innovativo che prende in considerazione la pedogenesi dei terreni e la vitalità del suolo. Un recupero della desertificazione dei suoli che, nelle nostre pianure, è accentuata dal disboscamento, dalla distruzione di siepi, dall’irresponsabile incentivazione alla costruzione di centrali a biomassa di cippato che, su migliaia di ettari di terreno, utilizzano protesi chimiche e lasciano dopo qualche decina d’anni i terreni completamente desertificati.
Qualche centimetro di cippato BRF sul suolo agricolo o sul terreno orticolo ogni tre-quattro anni, e sotto gli alberi, anche 10-12 centimetri di spessore. Ed i risultati si vedono.
Quanti sono disposti a fare il passo della novità, quanti sarebbero oggi pronti a rinnegare il sacrosanto compost?
Il cippato non mette solo in discussione le tecniche consuete, ma sconvolge la nostra filosofia dell’agricoltura, costringendo a pensare gli attuali rapporti “perversi” che intratteniamo con la madre terra.
Proprio mentre l’agricoltura attraversa una delle sue crisi più gravi, questo nuovo approccio agronomico mette in luce una speranza, fino a poco tempo fa impensabile: l’agricoltura è in grado di produrre più energia di quella che consuma piantando siepi e boschi a supporto e complemento della produzione di cibo.
L’agricoltura del resto è l’unico settore produttivo che è in grado di creare il moto perpetuo attraverso le eccedenze agricole, grazie all’energia solare, è in grado di gestire il suo fabbisogno idrico, di essere rispettosa dell’ambiente, e produrre cibi di qualità e sani se utilizza processi di produzione sani.
L’antropocene, l’epoca delle energie fossili a basso prezzo sta per finire, ma ci ha dato la grande occasione per capire che esistono processi naturali efficaci e sostenibili che noi possiamo utilizzare e sfruttare entro i cicli chiusi.
Uno di questi è l’approccio dell’utilizzo del BRF.
Tutte le civiltà del passato del resto sono state sostenute da tre sole potenti fonti energetiche veramente rinnovabili: papà sole, mamme piante (legno e carbone di legna) e sorella energia muscolare (animale e umana), quest’ultima sempre dimenticata nell’elencazione delle energie rinnovabili. Esse infatti sono tre vere fonti rinnovabili ed in alternativa alle consuete rinnovabili tecnocratiche (eolico, fotovoltaico, geotermico, etc) tutte dipendenti dal petrolio per la costruzione degli impianti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 20 novembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
84

giorni fa

martedì 19 novembre 2013

La Terra dei fumi

Il governo vuole pattumierizzare l'Emilia Romagna

Liliana Barbati, Idv, lancia l'allarme rifiuti.
L'Emilia Romagna potrebbe diventare la pattumiera d'Italia.
È questo il rischio contenuto nella bozza del disegno di legge collegato alla legge di stabilità, che all'articolo 23 prevede una rete nazionale integrata di impianti di incenerimento.
Il ministro dell'ambiente Andrea Orlando, PD, punta a risolvere il problema rifiuti utilizzando solo gli inceneritori già esistenti, permettendo di esportare rifiuti dai territori sprovvisti di impianti verso le regioni più attrezzate.

Se andasse in porto questa indicazione sarebbe la Caporetto per la food valley.
Dice la Barbati: “Addio alla salute dei cittadini, addio alle eccellenze alimentari dei nostri territori, addio alla sbandierata autosufficienza territoriale. L'Emilia-Romagna si candida al ruolo di polo nazionale per lo smaltimento di rifiuti”.
Si svela finalmente il destino di Ugozzolo, più volte da noi dato per scontato, ma negato sulle teste dei figli dai soliti noti. Che ancora oggi negano l'evidenza e si trincerano dietro autorizzazioni che verranno scavalcate in scioltezza.
Ora vedremo se ci sarà la levata di scudi dei consorzi e del settore alimentare.
Chissà se i loro strali andranno questa volta al dito o alla luna.
A Grillo o al camino, alla Barbato o ai politici che vogliono la nostra distruzione definitiva.
La Barbato giustamente affonda il coltello.
Se questo è il futuro fanno davvero sorridere le misure per ridurre inquinamento e migliorare la differenziata. Se arriveranno migliaia di tonnellate di rifiuti da tutta Italia, a nulla servirà usare di più i mezzi pubblici, chiudere i centri delle città, riciclare il più possibile.
La montagna di rifiuti busserà alla porta dell'Emilia e Parma e Modena, davanti a tutte le altre città della regione, spalancheranno le loro porte, anzi le loro fornaci.
Che senso hanno gli sforzi degli abitanti di questa regione, che oggi è ai massimi livelli di raccolta differenziata in Italia?
Come si può essere così miopi?
A chi si vuole fare qualche favore?
Forse alle multiutilities indicate dall'esponente dell'Italia dei Valori? E' a loro che la politica ha consegnato le armi e ha alzato bandiera bianca?
I cittadini sono all'angolo.
Hanno votato nelle urne amministratori e politici che riempiono i territori di inceneritori, di centrali a biomassa, di biogas sovradimensionati, dando la colpa ai cittadini che producono troppi rifiuti.
Essere diventati virtuosi non è a quanto pare servito a niente.
Era tutta una finta.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 19 novembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
83

giorni fa

domenica 17 novembre 2013

Disobbedienza, ma senza tirare nel mucchio

L'assemblea permanente contro gli inceneritori ha occupato ieri per alcune ore l'inceneritore di Parma.
Un gesto dovuto all'indignazione per dover subire e dover accogliere sul proprio territorio un impianto del genere: inutile, obsoleto e pericoloso.
L'azione sarebbe stata meritevole di grande partecipazione, ma purtroppo, a nostro modesto parere, il modo in cui si è svolta ne ha compromesso il senso.
Non possiamo approvare azioni come quelle che hanno visto protagonisti alcuni militanti che hanno imbrattato i muri del Paip.


Questa non è disobbedienza civile e purtroppo la sacrosanta ragione dei contenuti si trasforma in torto della forma.
Un'intera e lunga battaglia non si può riassumere in qualche scritta, che certo non serve a fermare l'impianto, per non parlare del fatto che non sappiamo chi sarà a pagare le spese per ripulire.
Da 7 anni GCR è in prima linea nella lotta contro l'inceneritore.
Si è reso protagonista di eventi unici nella nostra città, è riuscito ad avere la fiducia della gente e ha fatto tutto quanto era possibile per fermare l'impianto.
Altro ancora faremo per spegnerlo, ma queste modalità non ci appartengono.
Nella giornata di ieri sono state fatte anche affermazioni che respingiamo.
Ci sembra quanto meno irrazionale incolpare chi si è trovato a guidare il Comune a giochi fatti.
La responsabilità di quanto accaduto non è forse di chi ha voluto l'impianto ed ha fatto di tutto per realizzarlo?
L'attacco ripetuto all'attuale amministrazione, il cui assessore all'ambiente è stato per anni militante fra quelli che volevano fermarlo, è davvero fuori luogo.
Semmai noi avevamo sollecitato e incalzato gli amministratori precedenti, dei più diversi colori, proprio quelli che avrebbero avuto tempi e modi per fermare questo impianto, ma che non hanno voluto farlo.
Abbiamo vissuto in prima persona tutto il percorso del forno e possiamo davvero affermare di conoscere per nome e per cognome i responsabili di questa follia.
Siamo i primi a sollecitare l'amministrazione a non arrendersi, a non abbassare mai la guardia, a non smettere di cercare strade per spegnerlo, a insistere con azioni forti e concrete.
In quest'ottica siamo disponibili alla più totale collaborazione.
Ci dissociamo infine dalle minacce nei confronti del sindaco Pizzarotti, la protesta non deve mai essere utilizzata per fini politici.
Noi continuiamo a lottare ma con l'unica bandiera che ci sentiamo di innalzare, quella dei no ince, che condividiamo con tanti gruppi in lotta contro gli stessi mostri, a Torino come a Napoli.
Qualsiasi contributo venga alla nostra battaglia (che poi è la battaglia di tutti) da parte di chiunque è ben accetto, ma riteniamo che la disobbedienza ed il dissenso debbano continuare ad essere manifestati con correttezza e rispetto.
Soprattutto inquadrando con precisione gli obiettivi.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 17 novembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
81

giorni fa