La giornata del Grande Diniego è stata vissuta intensamente. Ieri mattina alle 11 l'incontro con la stampa per spiegare non solo come si sono svolti i fatti, ma anche quali erano le intenzioni alla base delle nostre richieste: consentire un dialogo aperto all'interno delle istituzioni su un tema, quello della salute, a cui nessuno deve sottrarsi.
Così la presenza a Parma del dott. Ernesto Burgio, coordinatore internazionale dell'Isde (Associazione Medici per l'Ambiente), che nel pomeriggio avrebbe dovuto relazionare in Commissione Sanità Ambiente del Comune di Parma, è stata una occasione per ribadire l'importanza dell'approfondimento e del confronto, per dare modo ai politici di prendere decisioni sulla base di dati certi acquisiti.
Il confronto, anche tra parti che non condividono la stessa tesi, è fondamentale, e importante che si svolga tra pari, e tra dati confrontabili, senza pregiudizi ideologici.
“Il confronto è sempre utile e chi è ottimista in merito alla costruzione dell’inceneritore, come Iren, non dovrebbe averne paura. Nonostante questo incidente di percorso, è stato segno di lungimiranza accettarlo” ha sottolineato Burgio.
“Rivedere la propria decisione – ha ricordato il dott. Manrico Guerra (Isde Parma)– è sintomo d’intelligenza. Già le parole del sindaco Vignali hanno fatto capire che è stato fatto un errore di valutazione. Siamo ancora in tempo per riconvertire il cantiere, anche se è già partito”.
Sarebbe così importante che in sede istituzionale fosse possibile ascoltare, se ci sono, dati sulla insussistenza di rischi per la salute legati ad un impianto di incenerimento, sarebbe importante scoprire, se ci sono, dati su filtri che trattengono le sostanze pericolose emesse in gran quantità dagli inceneritori, verificare a quale principio scientifico faccia riferimento il fantomatico boschetto mangia polveri.
Sarebbe altresì importante un confronto serio sulle alternative all'incenerire i rifiuti, per verificare la bontà o meno della nostra proposta, che riprogetta il sistema partendo dalla riduzione dei rifiuti.
Il contraddittorio evocato in questi giorni come importante ingrediente dei confronti, a cui noi certo non ci sottraiamo, ci piacerebbe divenisse una modalità generale di approccio ai problemi e non una episodica ancora di salvezza per incoffessabili pressioni. Quando Iren è stata affiancata, ad esempio nelle scuole, da un contraddittorio che riflettesse una opinione diversa sulla gestione dei rifiuti residui? Quando il Comune di Parma, o la Provincia, organizzano mostre ed eventi con Iren, come mai il contraddittorio non viene preso in considerazione nemmeno nel
Ieri pomeriggio eravamo presenti in piazza nell'ora della commissione. Tanti i cittadini che sono arrivati per assistervi, visto che il repentino annullamento non li aveva raggiunti. Tanti cittadini a manifestare il loro disappunto ed a riflettere sulla chiusura al dialogo, evidente in questa revoca improvvisa. Ascoltare ieri i medici dell'ambiente non precludeva alla commissione di ascoltare, in una seconda commissione, altre campane, altre considerazioni.
Noi siamo in attesa della prossima mossa. Che siamo certi il sindaco non aspettarà a sollecitare, viste le parole che ha reso davanti ai media il giorno di Sant'Ilario.
Se fossero le parole a vincere, il futuro sarebbe già tracciato.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 29 gennaio 2011
-463 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+243 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
L'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR - dal 2006 si è mossa per impedire la costruzione di un nuovo inceneritore a Parma, a 4 km da piazza Duomo, a fianco di Barilla e Chiesi, Ikea e ParmaRetail. Un mostro che brucerà 130 mila tonnellate di rifiuti all'anno e che inquinerà il nostro territorio per il futuro a venire.
sabato 29 gennaio 2011
giovedì 27 gennaio 2011
La salute rinnegata e la paura delle parole
a una manciata di ore dall'incontro
lo stop inspiegabile alla commissione sull'inceneritore
La telefonata è laconica, a poche ore dall'incontro. La commissione sull'inceneritore è revocata. A data da destinarsi. La parole sono del presidente Giuseppe Pantano che ci informa, a seduta già fissata e confermata (vedi allegato) che i capigruppo, all'unanimità, hanno valutato inopportuna la seduta, in attesa di avere anche un contraddittorio, e quindi i presidenti delle due commissioni, in splendida solitudine, hanno deciso per lo stop.
Inutile far notare che i relatori sono stati convocati ufficialmente, hanno preso biglietti aerei, cancellato appuntamenti, si sono resi disponibili alla causa della salute.
Inutile sottolineare che la commissione ha avuto tutto il tempo, prima, di definire la necessità di un contraddittorio, ma fino a ieri sera tale eventualità non era nemmeno stata presa in considerazione. E che la stessa commissione ha convocato gli esperti come si legge nella comunicazione, quindi aveva già valutato l'opportunità.
Inutile dire che non c'è contraddittorio con dei medici: loro non possono dire bugie, ne opinioni, possono solo raccontare fatti.
L'invito a Arpa, Ausl e Iren era stato da noi salutato positivamente, più orecchi ascoltano meglio è. Altro è sentirsi dire che la commissione ha preso una “brutta piega”, una vera e propria “cassa di risonanza” per coloro che dicono no all'impianto.
Eccessiva cassa di risonanza per la salute di Parma, vero.
Cosa sia successo in queste ore non lo sappiamo.
La commissione consiliare è un organo del consiglio comunale, ovviamente è libera di fare e disfare, ma colpisce, crediamo non soltanto noi, questa improvvisa retromarcia, questo correre ai ripari per una serata che si annunciava troppo pubblica, troppo sotto i riflettori, troppo sproporzionata rispetto al solito.
Paura di far ascoltare alla gente quello che sta succedendo?
Paura delle parole?
La riunione dei capigruppo ha anche negato la diretta televisiva.
Come mai? Non è forse importante che le parole dei medici fossero ascoltate, oltre che dai consiglieri, anche dai cittadini? Troppa luce nel Palazzo?
Qualcuno crede che si travisino dati scientifici, come se i medici potessero tenere le parti di qualcuno, come se fossimo allo stadio con sue squadre in campo?
Contraddittorio tra chi, tra chi sostiene la salute e chi sostiene la malattia?
Qualche contraddittorio con un medico che a Ippocrate e solo a lui paga pegno.
Ci sono medici che sostengono che gli inceneritori purificano l'aria?
Avevamo forse proposto un tifoso del Gcr a parlare?
Non capiamo, amaramente non possiamo proprio capirci niente.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 26 gennaio 2011
-466 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+240 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
lo stop inspiegabile alla commissione sull'inceneritore
La telefonata è laconica, a poche ore dall'incontro. La commissione sull'inceneritore è revocata. A data da destinarsi. La parole sono del presidente Giuseppe Pantano che ci informa, a seduta già fissata e confermata (vedi allegato) che i capigruppo, all'unanimità, hanno valutato inopportuna la seduta, in attesa di avere anche un contraddittorio, e quindi i presidenti delle due commissioni, in splendida solitudine, hanno deciso per lo stop.
Inutile far notare che i relatori sono stati convocati ufficialmente, hanno preso biglietti aerei, cancellato appuntamenti, si sono resi disponibili alla causa della salute.
Inutile sottolineare che la commissione ha avuto tutto il tempo, prima, di definire la necessità di un contraddittorio, ma fino a ieri sera tale eventualità non era nemmeno stata presa in considerazione. E che la stessa commissione ha convocato gli esperti come si legge nella comunicazione, quindi aveva già valutato l'opportunità.
Inutile dire che non c'è contraddittorio con dei medici: loro non possono dire bugie, ne opinioni, possono solo raccontare fatti.
L'invito a Arpa, Ausl e Iren era stato da noi salutato positivamente, più orecchi ascoltano meglio è. Altro è sentirsi dire che la commissione ha preso una “brutta piega”, una vera e propria “cassa di risonanza” per coloro che dicono no all'impianto.
Eccessiva cassa di risonanza per la salute di Parma, vero.
Cosa sia successo in queste ore non lo sappiamo.
La commissione consiliare è un organo del consiglio comunale, ovviamente è libera di fare e disfare, ma colpisce, crediamo non soltanto noi, questa improvvisa retromarcia, questo correre ai ripari per una serata che si annunciava troppo pubblica, troppo sotto i riflettori, troppo sproporzionata rispetto al solito.
Paura di far ascoltare alla gente quello che sta succedendo?
Paura delle parole?
La riunione dei capigruppo ha anche negato la diretta televisiva.
Come mai? Non è forse importante che le parole dei medici fossero ascoltate, oltre che dai consiglieri, anche dai cittadini? Troppa luce nel Palazzo?
Qualcuno crede che si travisino dati scientifici, come se i medici potessero tenere le parti di qualcuno, come se fossimo allo stadio con sue squadre in campo?
Contraddittorio tra chi, tra chi sostiene la salute e chi sostiene la malattia?
Qualche contraddittorio con un medico che a Ippocrate e solo a lui paga pegno.
Ci sono medici che sostengono che gli inceneritori purificano l'aria?
Avevamo forse proposto un tifoso del Gcr a parlare?
Non capiamo, amaramente non possiamo proprio capirci niente.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 26 gennaio 2011
-466 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+240 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
martedì 25 gennaio 2011
La salute in diretta
Il Comune di Parma ha convocato una sessione riunita delle Commissioni Sanità e Ambiente per ascoltare alcuni esperti sui rischi sanitari derivanti dall'utilizzo di un impianto di incenerimento.
Il sindaco Vignali lo aveva promesso, e venerdì 28 ci sarà la seduta, pubblica, dove relazioneranno Giuseppe Masera, padre dell'onco-ematologia pediatrica, Ernesto Burgio, direttore scientifico dell'Isde (Associazione Internazionale Medici per l'Ambiente) e Marco Caldiroli, esperto ambientale di Medicina Democratica.
L'appuntamento con tutti i cittadini è presso la sala consiliare del comune di Parma, in piazza Garibaldi, alle 17,30.
La nostra associazione ha chiesto al presidente della commissione sanità Giuseppe Pantano di concedere la possibilità della diretta televisiva.
I regolamenti non lo vietano.
L' art. 47 comma 1 dello Statuto Comunale recita testuali parole: “Il Comune promuove, sostiene e favorisce l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini all’attività politico-amministrativa della comunità”.
Trattandosi di una seduta pubblica in cui si riuniscono gli “eletti” per affrontare un tema così importante come quello della salute di tutti i cittadini, crediamo sia un gesto di responsabilità della commissione dare il via libera a questa richiesta.
Prendano una decisione nella veste di papà e mamme, uomini e donne che domani lasceranno questa terra a chi verrà dopo di noi.
Questi temi ci conducono ben oltre gli schieramenti.
Anni fa le sedute del consiglio comunale erano state riprese e trasmesse in diretta, anche tramite la radio. Quindi i precedenti ci sono.
Venerdì scorso abbiamo incontrato il presidente del consiglio comunale Elvio Ubaldi, il quale ha dichiarato la totale disponibilità alla diretta televisiva se la maggioranza dei capigruppo dovesse esprimersi a favore.
Rivolgiamo ai capigruppo un appello accorato affinché a tutti i cittadini impossibilitati a recarsi in comune, possano seguire l'importante appuntamento dalle proprie abitazioni.
Venerdì prossimo verranno presi in considerazione i dati sulle emissioni degli inceneritori, i tanti indizi che ormai si accumulano sulle malattie e le problematiche sanitarie, direttamente conseguenti alle emissioni di inquinanti, tipiche di questi impianti.
A Parma stiamo costruendo un inceneritore.
E' giusto che tutti i consiglieri siano informati dei rischi cui andiamo incontro, si possano confrontare con dei medici, che non hanno alcun conflitto di interessi e lavorano per il bene della comunità, senza nessun secondo fine.
Sappiamo che l'autorizzazione a costruire l'impianto è di responsabilità della Provincia, ma l'impianto sarà costruito sul suolo del comune di Parma, e l'aria la respireranno anche gli stessi consiglieri.
Nel dubbio di un possibile rischio sanitario, non conviene fermarci ora? L'aspetto sanitario coinvolge anche l'economia. Cosa costerebbe alla comunità curare le malattie e i danni eventualmente provocati dall'impianto?
Dopo la chiusura del Cornocchio non è forse il caso di ripensare l'approccio alla gestione dei rifiuti tenuto conto anche della sofferenza che potremmo causare ai nostri concittadini?
Tenuto conto che ci sono le alternative virtuose che in pochi mesi possono risolvere il problema?
Siamo tutti padri e madri, e siamo convinti che anche i componenti delle Commissioni si pongano queste domande e le risposte vengano da sé, dal profondo.
Non bisogna avere timore di tornare sulle proprio decisioni.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 25 gennaio 2011
-467 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+239 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Il sindaco Vignali lo aveva promesso, e venerdì 28 ci sarà la seduta, pubblica, dove relazioneranno Giuseppe Masera, padre dell'onco-ematologia pediatrica, Ernesto Burgio, direttore scientifico dell'Isde (Associazione Internazionale Medici per l'Ambiente) e Marco Caldiroli, esperto ambientale di Medicina Democratica.
L'appuntamento con tutti i cittadini è presso la sala consiliare del comune di Parma, in piazza Garibaldi, alle 17,30.
La nostra associazione ha chiesto al presidente della commissione sanità Giuseppe Pantano di concedere la possibilità della diretta televisiva.
I regolamenti non lo vietano.
L' art. 47 comma 1 dello Statuto Comunale recita testuali parole: “Il Comune promuove, sostiene e favorisce l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini all’attività politico-amministrativa della comunità”.
Trattandosi di una seduta pubblica in cui si riuniscono gli “eletti” per affrontare un tema così importante come quello della salute di tutti i cittadini, crediamo sia un gesto di responsabilità della commissione dare il via libera a questa richiesta.
Prendano una decisione nella veste di papà e mamme, uomini e donne che domani lasceranno questa terra a chi verrà dopo di noi.
Questi temi ci conducono ben oltre gli schieramenti.
Anni fa le sedute del consiglio comunale erano state riprese e trasmesse in diretta, anche tramite la radio. Quindi i precedenti ci sono.
Venerdì scorso abbiamo incontrato il presidente del consiglio comunale Elvio Ubaldi, il quale ha dichiarato la totale disponibilità alla diretta televisiva se la maggioranza dei capigruppo dovesse esprimersi a favore.
Rivolgiamo ai capigruppo un appello accorato affinché a tutti i cittadini impossibilitati a recarsi in comune, possano seguire l'importante appuntamento dalle proprie abitazioni.
Venerdì prossimo verranno presi in considerazione i dati sulle emissioni degli inceneritori, i tanti indizi che ormai si accumulano sulle malattie e le problematiche sanitarie, direttamente conseguenti alle emissioni di inquinanti, tipiche di questi impianti.
A Parma stiamo costruendo un inceneritore.
E' giusto che tutti i consiglieri siano informati dei rischi cui andiamo incontro, si possano confrontare con dei medici, che non hanno alcun conflitto di interessi e lavorano per il bene della comunità, senza nessun secondo fine.
Sappiamo che l'autorizzazione a costruire l'impianto è di responsabilità della Provincia, ma l'impianto sarà costruito sul suolo del comune di Parma, e l'aria la respireranno anche gli stessi consiglieri.
Nel dubbio di un possibile rischio sanitario, non conviene fermarci ora? L'aspetto sanitario coinvolge anche l'economia. Cosa costerebbe alla comunità curare le malattie e i danni eventualmente provocati dall'impianto?
Dopo la chiusura del Cornocchio non è forse il caso di ripensare l'approccio alla gestione dei rifiuti tenuto conto anche della sofferenza che potremmo causare ai nostri concittadini?
Tenuto conto che ci sono le alternative virtuose che in pochi mesi possono risolvere il problema?
Siamo tutti padri e madri, e siamo convinti che anche i componenti delle Commissioni si pongano queste domande e le risposte vengano da sé, dal profondo.
Non bisogna avere timore di tornare sulle proprio decisioni.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 25 gennaio 2011
-467 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+239 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
lunedì 24 gennaio 2011
Il futuro degli inceneritori? Non esiste
Quando si discute di ambiente bisognerebbe porre alcuni punti fermi, bussole certe per non perdere di vista l'obiettivo finale, quello della salvaguardia del nostro Pianeta, l'unico che abbiamo a disposizione.
Così per cominciare chiariamo subito che ambiente non fa rima con inceneritore e quando il presidente del Centro di Etica Ambientale di Parma, don Pietro Ferri, dichiara pubblicamente di non essere contrario agli inceneritori, deve essere mancato qualche passaggio.
Visto che il Creato, come viene tradotto il pianeta Terra in linguaggio escatologico, viene deturpato e ferito proprio ed anche per mano di questi impianti, quindi è impossibile che questa sia la posizione della Chiesa, nemmeno di quella particolare di Parma.
Gli inceneritori vengono ancora oggi presentati come soluzione del problema rifiuti. Il concetto è stato ripetuto talmente tante volte, e talmente tanti sono gli impianti che sono stati costruiti nel mondo, che quasi ci siamo convinti della sua giustezza.
Invece è falso che gli inceneritori risolvano il problema, anzi, di per sé, lo complicano.
Questa chimera va sfatata, come un'oasi inesistente che sopravvive solo nella mente speranzosa di chi sta vagando in un deserto infuocato.
Cosa sono questi impianti se non dei trasformatori di materiali?
Gli inceneritori non disintegrano nulla, non fanno sparire nulla, non sono macchine fantasiose nelle quali entra qualcosa che poi, come per magia, sparisce all'interno dei suoi ingranaggi per non riapparire mai più.
Gli inceneritori trasformano i materiali ma non ne modificano la massa, che rimane invariata, un semplice principio della fisica, nulla si crea, nulla si distrugge. Trasformare i rifiuti ne fa ridurre l'ingombro, compattando i volumi che così occupano meno spazio. Purtroppo l'opera di trasformazione non è neutra e produce a sua volta nuovi e ben più spinosi problemi. Incenerire materiali eterogenei provoca dei residui, che possono essere classificati in sostante solide e volatili. Questi grandi roghi smembrano la materia e la riportano, sotto forme diverse, nell'ambiente.
Le grandi temperature a cui sono sottoposti i rifiuti, conducono a un rimescolamento chimico delle cellule ed alla formazione di innumerevoli nuovi composti, spesso molto più inquinanti e dannosi per la salute di ciò che è stato immesso nel forno.
Da una parte una grossa massa stabile (i rifiuti in entrata), dall'altra una piccola massa instabile e tossica.
Questo concetto è importante per conoscere da vicino come funzionano gli inceneritori.
E' questo il motivo per cui sono classificati dalla legge come impianti insalubri di classe prima, la più pericolosa. La normativa non nasconde il loro pesante effetto sull'ambiente e prevede una loro complessa gestione, nel tentativo di limitare i danni.
Purtroppo nella modernizzazione di questi impianti (miglioramento dei filtri, ottimizzazione della combustione) si è andati a peggiorare, nonostante le buone intenzioni di partenza, il loro impatto sulla salute e sull'ambiente.
Infatti sono identificati come impianti efficaci ed efficienti, mostrati con orgoglio e battezzati nell'acronimo di Bat (Best Available Tenchics), come se bastasse una sigla a pulire l'aria del camino.
Gli impianti Bat, aumentando le temperature di esercizio, per cercare di limitare la formazione di diossina, producono un particolato molto più fine dei vecchi impianti, una poltiglia invisibile di sostanze chimiche molto attive, che sfugge a qualunque filtro di ultima generazione.
Questo inquinamento chimico non viene nemmeno rilevato dalle centraline, che non sono tarate per delle dimensioni così infinitesime, che nemmeno la normativa prevede, e trapassando letteralmente i sensori, viene liberato nell'ambiente.
La scienza ci ha spiegato che la pericolosità di un composto aumenta con il ridursi del suo volume.
Un esempio che tutti possono verificare è quello della pentola d'acqua messa a bollire. Lasciata a una forte ebollizione, se si lascia cadere nell'acqua una manciata di sale fino, si assisterà ad una specie di esplosione improvvisa del sale. E' un esercizio pericoloso da condursi con precauzione perché capita che l'acqua fuoriesca dalla pentola, spegnendo la fiamma e rischiando di ustionare chi vi è accanto.
E' lo stesso problema dei silos di farine, fino a qualche tempo fa a rischio di esplosione per la finezza dei composti contenuti.
Le infinitesime sostanze emesse e non filtrate dagli inceneritori escono in ambiente e interagiscono con tutto ciò che incontrano. Sono spesso composti di nuova formazione, costruiti nel caos della combustione e nel salto delle temperature. Come si è visto dagli studi epidemiologici condotti sui residenti in prossimità degli inceneritori, sono capaci perfino di modificare il Dna degli organismi con cui vengono a contatto, causando un danno permanente che si trasmette alle generazioni future.
Come mai allora si continuano a proporre questi impianti come unica modalità di gestione dei rifiuti?
La risposta sta come sempre nella questione economica che sottostà a tutta la tematica.
Attraverso un sistema di incentivi statali, viene premiata la generazione di energia elettrica prodotta dal vapore fuoriuscito dalla combustione, così come si incentiva la combustione dei rifiuti organici con i Cip 6, per i quali il nostro Paese è sotto infrazione in Europa.
Il calore generato nella combustione viene poi anche utilizzato come acqua calda per far funzionare il teleriscaldamento nei centri città, con la scusa di spegnere le piccole e inquinanti caldaie domestiche, mentre semplicemente si allontana il punto di emissione dei fumi, ma la sostanza del problema rimane ed anzi si aggrava.
Gli inceneritori diventano un business per quelle società che li gestiscono, un danno per le popolazioni che li subiscono. Gli studi sui rischi sanitari, ma purtroppo anche sulle evidenze epidemiologiche legate all'impatto di questi impianti, si susseguono a ritmi sempre maggiori.
E' ineluttabile che la combustione dei rifiuti sia una modalità di gestione degli scarti oramai desueta e sul viale del tramonto.
Il futuro molto prossimo è il riciclo totale della materia, anche perché le risorse stanno finendo e non ci possiamo più permettere di sprecarne delle altre.
In Olanda, la società van Gansewinkel Groep, il locale gestore dei rifiuti, ha abbracciato la filosofia “Dalla culla alla Culla” di cui si è parlato a Parma lo scorso 10 gennaio. Nell'immediato futuro la Iren olandese andrà a smantellare i 3 inceneritori in gestione. L'azienda ha avviato progetti di collaborazione con le aziende locali per produrre i propri prodotti già nell'ottica del loro smaltimento senza produrre rifiuto.
Pare assurdo che in un momento simile a Parma si intenda costruire un nuovo impianto, quando la città invece potrebbe fare da apripista per la corretta gestione dei rifiuti che riporti valore sul territorio e davvero inneschi un nuovo modo di intendere il territorio e il suo sviluppo a misura di benessere.
Ci sono tutti i presupposti per farlo, questo salto. Le dinamiche di consenso, il vantaggio economico, la prospettiva anticipatoria, il grande effetto di immagine che non solo salvaguarderebbe i nostri marchi ma ne sottolineerebbe ulteriormente il valore.
Nessuno può sostenere con cognizione di causa che gli inceneritori avranno un futuro sul nostro pianeta. A meno che si voglia fare a meno del pianeta e delle sue risorse, ma pare ancora un problema irrisolto, e i lauti guadagni per i gestori degli inceneritore servirebbero a poco, visto che i soldi non si possono ancora mangiare.
La svolta ecologica non ha lati oscuri, incrementa le economie di tutti gli attori del territorio ed anche il gestore dei rifiuti potrebbe trarre grande vantaggio da una impostazione del servizio rivolta al riciclo.
Si ridurrebbero i costi, come si ridurrebbe l'inquinamento provocato.
La stessa università locale trarrebbe spazio nel riprogettare materiali del packaging rivolti al recupero totale della materia e al mantenimento del valore energetico intrinseco ai prodotti. La campagna riavrebbe dall'organico delle famiglie il prezioso humus necessario alla sua prosperità, l'educazione complessiva dell'intero territorio porterebbe con sé una netta diminuzione dei consumi ma anche della produzione di scarti, una nuova consapevolezza dell'importanza dei nostri atti quotidiani nell'economia del mondo.
E' dalla riflessione su questi temi che fuoriesce la visione del futuro, una visione aperta a tutti che non esclude nessuno, nemmeno coloro che fino ad oggi hanno difeso il forno, ma che in una prospettiva più ampia non potrebbero che riconoscere la verità, smettendo i panni dei silenzi stampa e del timore di esprimersi.
Lo stesso gestore degli scarti non ha motivo per mantenere posizioni ingessate in un territorio ostile, ma potrebbe trarre profondo giovamento -ed esperienza per altri territori operativi- da una sperimentazione così pragmatica e libera da direzioni imposte dal business fine a se stesso.
La svolta verso il riciclo totale della materia sarà presto imposta dalla mancanza di risorse, partire oggi significherebbe però risparmiare tanti denari ed anticipare ciò che arriverà tra pochi anni
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 24 gennaio 2011
-468 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+238 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Così per cominciare chiariamo subito che ambiente non fa rima con inceneritore e quando il presidente del Centro di Etica Ambientale di Parma, don Pietro Ferri, dichiara pubblicamente di non essere contrario agli inceneritori, deve essere mancato qualche passaggio.
Visto che il Creato, come viene tradotto il pianeta Terra in linguaggio escatologico, viene deturpato e ferito proprio ed anche per mano di questi impianti, quindi è impossibile che questa sia la posizione della Chiesa, nemmeno di quella particolare di Parma.
Gli inceneritori vengono ancora oggi presentati come soluzione del problema rifiuti. Il concetto è stato ripetuto talmente tante volte, e talmente tanti sono gli impianti che sono stati costruiti nel mondo, che quasi ci siamo convinti della sua giustezza.
Invece è falso che gli inceneritori risolvano il problema, anzi, di per sé, lo complicano.
Questa chimera va sfatata, come un'oasi inesistente che sopravvive solo nella mente speranzosa di chi sta vagando in un deserto infuocato.
Cosa sono questi impianti se non dei trasformatori di materiali?
Gli inceneritori non disintegrano nulla, non fanno sparire nulla, non sono macchine fantasiose nelle quali entra qualcosa che poi, come per magia, sparisce all'interno dei suoi ingranaggi per non riapparire mai più.
Gli inceneritori trasformano i materiali ma non ne modificano la massa, che rimane invariata, un semplice principio della fisica, nulla si crea, nulla si distrugge. Trasformare i rifiuti ne fa ridurre l'ingombro, compattando i volumi che così occupano meno spazio. Purtroppo l'opera di trasformazione non è neutra e produce a sua volta nuovi e ben più spinosi problemi. Incenerire materiali eterogenei provoca dei residui, che possono essere classificati in sostante solide e volatili. Questi grandi roghi smembrano la materia e la riportano, sotto forme diverse, nell'ambiente.
Le grandi temperature a cui sono sottoposti i rifiuti, conducono a un rimescolamento chimico delle cellule ed alla formazione di innumerevoli nuovi composti, spesso molto più inquinanti e dannosi per la salute di ciò che è stato immesso nel forno.
Da una parte una grossa massa stabile (i rifiuti in entrata), dall'altra una piccola massa instabile e tossica.
Questo concetto è importante per conoscere da vicino come funzionano gli inceneritori.
E' questo il motivo per cui sono classificati dalla legge come impianti insalubri di classe prima, la più pericolosa. La normativa non nasconde il loro pesante effetto sull'ambiente e prevede una loro complessa gestione, nel tentativo di limitare i danni.
Purtroppo nella modernizzazione di questi impianti (miglioramento dei filtri, ottimizzazione della combustione) si è andati a peggiorare, nonostante le buone intenzioni di partenza, il loro impatto sulla salute e sull'ambiente.
Infatti sono identificati come impianti efficaci ed efficienti, mostrati con orgoglio e battezzati nell'acronimo di Bat (Best Available Tenchics), come se bastasse una sigla a pulire l'aria del camino.
Gli impianti Bat, aumentando le temperature di esercizio, per cercare di limitare la formazione di diossina, producono un particolato molto più fine dei vecchi impianti, una poltiglia invisibile di sostanze chimiche molto attive, che sfugge a qualunque filtro di ultima generazione.
Questo inquinamento chimico non viene nemmeno rilevato dalle centraline, che non sono tarate per delle dimensioni così infinitesime, che nemmeno la normativa prevede, e trapassando letteralmente i sensori, viene liberato nell'ambiente.
La scienza ci ha spiegato che la pericolosità di un composto aumenta con il ridursi del suo volume.
Un esempio che tutti possono verificare è quello della pentola d'acqua messa a bollire. Lasciata a una forte ebollizione, se si lascia cadere nell'acqua una manciata di sale fino, si assisterà ad una specie di esplosione improvvisa del sale. E' un esercizio pericoloso da condursi con precauzione perché capita che l'acqua fuoriesca dalla pentola, spegnendo la fiamma e rischiando di ustionare chi vi è accanto.
E' lo stesso problema dei silos di farine, fino a qualche tempo fa a rischio di esplosione per la finezza dei composti contenuti.
Le infinitesime sostanze emesse e non filtrate dagli inceneritori escono in ambiente e interagiscono con tutto ciò che incontrano. Sono spesso composti di nuova formazione, costruiti nel caos della combustione e nel salto delle temperature. Come si è visto dagli studi epidemiologici condotti sui residenti in prossimità degli inceneritori, sono capaci perfino di modificare il Dna degli organismi con cui vengono a contatto, causando un danno permanente che si trasmette alle generazioni future.
Come mai allora si continuano a proporre questi impianti come unica modalità di gestione dei rifiuti?
La risposta sta come sempre nella questione economica che sottostà a tutta la tematica.
Attraverso un sistema di incentivi statali, viene premiata la generazione di energia elettrica prodotta dal vapore fuoriuscito dalla combustione, così come si incentiva la combustione dei rifiuti organici con i Cip 6, per i quali il nostro Paese è sotto infrazione in Europa.
Il calore generato nella combustione viene poi anche utilizzato come acqua calda per far funzionare il teleriscaldamento nei centri città, con la scusa di spegnere le piccole e inquinanti caldaie domestiche, mentre semplicemente si allontana il punto di emissione dei fumi, ma la sostanza del problema rimane ed anzi si aggrava.
Gli inceneritori diventano un business per quelle società che li gestiscono, un danno per le popolazioni che li subiscono. Gli studi sui rischi sanitari, ma purtroppo anche sulle evidenze epidemiologiche legate all'impatto di questi impianti, si susseguono a ritmi sempre maggiori.
E' ineluttabile che la combustione dei rifiuti sia una modalità di gestione degli scarti oramai desueta e sul viale del tramonto.
Il futuro molto prossimo è il riciclo totale della materia, anche perché le risorse stanno finendo e non ci possiamo più permettere di sprecarne delle altre.
In Olanda, la società van Gansewinkel Groep, il locale gestore dei rifiuti, ha abbracciato la filosofia “Dalla culla alla Culla” di cui si è parlato a Parma lo scorso 10 gennaio. Nell'immediato futuro la Iren olandese andrà a smantellare i 3 inceneritori in gestione. L'azienda ha avviato progetti di collaborazione con le aziende locali per produrre i propri prodotti già nell'ottica del loro smaltimento senza produrre rifiuto.
Pare assurdo che in un momento simile a Parma si intenda costruire un nuovo impianto, quando la città invece potrebbe fare da apripista per la corretta gestione dei rifiuti che riporti valore sul territorio e davvero inneschi un nuovo modo di intendere il territorio e il suo sviluppo a misura di benessere.
Ci sono tutti i presupposti per farlo, questo salto. Le dinamiche di consenso, il vantaggio economico, la prospettiva anticipatoria, il grande effetto di immagine che non solo salvaguarderebbe i nostri marchi ma ne sottolineerebbe ulteriormente il valore.
Nessuno può sostenere con cognizione di causa che gli inceneritori avranno un futuro sul nostro pianeta. A meno che si voglia fare a meno del pianeta e delle sue risorse, ma pare ancora un problema irrisolto, e i lauti guadagni per i gestori degli inceneritore servirebbero a poco, visto che i soldi non si possono ancora mangiare.
La svolta ecologica non ha lati oscuri, incrementa le economie di tutti gli attori del territorio ed anche il gestore dei rifiuti potrebbe trarre grande vantaggio da una impostazione del servizio rivolta al riciclo.
Si ridurrebbero i costi, come si ridurrebbe l'inquinamento provocato.
La stessa università locale trarrebbe spazio nel riprogettare materiali del packaging rivolti al recupero totale della materia e al mantenimento del valore energetico intrinseco ai prodotti. La campagna riavrebbe dall'organico delle famiglie il prezioso humus necessario alla sua prosperità, l'educazione complessiva dell'intero territorio porterebbe con sé una netta diminuzione dei consumi ma anche della produzione di scarti, una nuova consapevolezza dell'importanza dei nostri atti quotidiani nell'economia del mondo.
E' dalla riflessione su questi temi che fuoriesce la visione del futuro, una visione aperta a tutti che non esclude nessuno, nemmeno coloro che fino ad oggi hanno difeso il forno, ma che in una prospettiva più ampia non potrebbero che riconoscere la verità, smettendo i panni dei silenzi stampa e del timore di esprimersi.
Lo stesso gestore degli scarti non ha motivo per mantenere posizioni ingessate in un territorio ostile, ma potrebbe trarre profondo giovamento -ed esperienza per altri territori operativi- da una sperimentazione così pragmatica e libera da direzioni imposte dal business fine a se stesso.
La svolta verso il riciclo totale della materia sarà presto imposta dalla mancanza di risorse, partire oggi significherebbe però risparmiare tanti denari ed anticipare ciò che arriverà tra pochi anni
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 24 gennaio 2011
-468 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+238 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
domenica 23 gennaio 2011
San Secondo, all'orizzonte la discarica dell'inceneritore di Parma
Eccolo, finalmente, il punto che mancava a chiudere il cerchio del progetto inceneritore di Parma. Dove metteranno, continuavamo a ripetere e chiedere noi, le 40 mila tonnellate di ceneri inquinate da diossina, metalli pesanti, furani, che ogni anno erutterà come pece il meraviglioso inceneritore di Parma?
Ecco la risposta, finalmente.
Forse a San Secondo?
I cittadini della località della Bassa sono avvertiti. Il loro destino potrebbe essere quello di respirare i residui dei rifiuti inceneriti a Ugozzolo da Iren, per buon pace dell'ex Allodi, che non vedeva alcun problema a chiudere il cerchio con la bacchetta magica, scordandosi delle ceneri.
In provincia non abbiamo discariche, si lamentano in Provincia, ma ecco che dal cappello si trae una localizzazione nuova di zecca.
Iren non è nemmeno in grado di trattare in provincia l'organico, ma questa è un'ottima scusa per sottolineare in ogni occasione che il territorio non è indipendente dal punto di vista della gestione dei rifiuti e che ci vuole allora l'impianto.
Quando presentiamo il nostro piano alternativo, che prevede comunque un certo quantitativo di residuo da porre in discarica, ma si stratta di materiale stabile ed inerte, che assomma a meno di 30 mila tonnellate annue, ci rispondono sempre che non abbiamo discariche e quindi non sapremmo dove metterlo.
Ecco che invece per le ceneri la soluzione si trova, improvvisamente la provincia di Parma si scopre non a discariche zero ma con un nuovo invaso in cui interrare un po' di schifezze, una modica quantità, 238 mila tonnellate di immondizie.
A pochi metri dal paese della Bassa e con i cittadini completamente all'oscuro della vicenda.
Il Gcr sosterrà anche la battaglia di San Secondo, Rete Ambiente Parma, che si riunirà all'inizio di febbraio, è pronta a mettersi a disposizione per sostenere i cittadini in questa ennesima lotta per la salute.
Ma l'intento di cosa mettere in questa discarica è diremmo noi evidente. O no?
Tra i rifiuti censiti come R10 ci sono infatti anche le ceneri, ma guarda che fortuito caso, e 15 camion al giorno giungerebbero da ogni dove a San Secondo. Chi sarebbe in grado di controllare cosa effettivamente c'è dentro i cassoni?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 gennaio 2011
-469 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+237 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Ecco la risposta, finalmente.
Forse a San Secondo?
I cittadini della località della Bassa sono avvertiti. Il loro destino potrebbe essere quello di respirare i residui dei rifiuti inceneriti a Ugozzolo da Iren, per buon pace dell'ex Allodi, che non vedeva alcun problema a chiudere il cerchio con la bacchetta magica, scordandosi delle ceneri.
In provincia non abbiamo discariche, si lamentano in Provincia, ma ecco che dal cappello si trae una localizzazione nuova di zecca.
Iren non è nemmeno in grado di trattare in provincia l'organico, ma questa è un'ottima scusa per sottolineare in ogni occasione che il territorio non è indipendente dal punto di vista della gestione dei rifiuti e che ci vuole allora l'impianto.
Quando presentiamo il nostro piano alternativo, che prevede comunque un certo quantitativo di residuo da porre in discarica, ma si stratta di materiale stabile ed inerte, che assomma a meno di 30 mila tonnellate annue, ci rispondono sempre che non abbiamo discariche e quindi non sapremmo dove metterlo.
Ecco che invece per le ceneri la soluzione si trova, improvvisamente la provincia di Parma si scopre non a discariche zero ma con un nuovo invaso in cui interrare un po' di schifezze, una modica quantità, 238 mila tonnellate di immondizie.
A pochi metri dal paese della Bassa e con i cittadini completamente all'oscuro della vicenda.
Il Gcr sosterrà anche la battaglia di San Secondo, Rete Ambiente Parma, che si riunirà all'inizio di febbraio, è pronta a mettersi a disposizione per sostenere i cittadini in questa ennesima lotta per la salute.
Ma l'intento di cosa mettere in questa discarica è diremmo noi evidente. O no?
Tra i rifiuti censiti come R10 ci sono infatti anche le ceneri, ma guarda che fortuito caso, e 15 camion al giorno giungerebbero da ogni dove a San Secondo. Chi sarebbe in grado di controllare cosa effettivamente c'è dentro i cassoni?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 gennaio 2011
-469 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+237 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
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