“Criticità ambientali nel territorio fornovese” è il titolo di una assemblea pubblica organizzata dal circolo di Rifondazione Comunista di Fornovo di Taro.
Profonda preoccupazione è espressa dagli organizzatori sulle emergenze ambientali del territorio ed è forte l'intento di poter dare alla cittadinanza tutte le informazioni possibili.
Sono stati coinvolti per la serata esperti e associazioni al fine di discutere su temi ritenuti particolarmente urgenti e importanti.
L’assemblea, che si svolgerà martedì 15 marzo alle ore 20:30 presso la biblioteca del Comune di Fornovo di Taro, è stata pensata come momento d’avvio di un lavoro continuo sul territorio e si aprirà con l’intervento di Gianni Naggi, Dipartimento Nazionale Ambiente PRC, Gianluca Ori Comitato Rubbiano per la vita, e Manrico Guerra (Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma) sul tema dell’inceneritore di Rubbiano e proseguirà grazie a Daniele Varesi, Associazione Fornovo il tuo Paese, che illustrerà i problemi di salvaguardia dell’integrità del paese nei confronti del progetto del raddoppio della pontremolese.
Chiuderà l’intervento di Enrico Ottolini (WWF) sui tanti problemi che affliggono il fiume Taro.
Il territorio, l'ambiente, il benessere, sono tre aspetti estremamente in correlazione fra id loro.
Non c'è benessere senza un ambiente sano, non c'è ambiente sano senza uno sguardo attento al proprio territorio, visto come luogo in cui le nostre vite si intrecciano.
Tutti i progetti che toccano le nostre comunità dovrebbero fare i conti con questi tre elementi, per far sì che le intenzioni corrette di miglioramento dell'economia delle nostre terre non vada in contrasto con il benessere dei cittadini e dell'ambiente.
Lo sguardo deve essere integrale e senza sconti.
La correlazione tra ambiente e stato di salute è sempre di più un dato certo degli studi epidemiologici più recenti.
E' dallo stato di salute di salute dell'ambiente che si può ricavare l'aspettativa di vita e la qualità del nostro quotidiano.
I cittadini sono sempre più attenti a queste tematiche e hanno capito da queste basi può rinascere un territorio.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 marzo 2011
-421 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+285 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
L'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR - dal 2006 si è mossa per impedire la costruzione di un nuovo inceneritore a Parma, a 4 km da piazza Duomo, a fianco di Barilla e Chiesi, Ikea e ParmaRetail. Un mostro che brucerà 130 mila tonnellate di rifiuti all'anno e che inquinerà il nostro territorio per il futuro a venire.
sabato 12 marzo 2011
venerdì 11 marzo 2011
Il 23 marzo l'inceneritore in commissione
Davanti alle istituzioni per approfondire il tema dell'inceneritore.
Il 23 marzo vedrà finalmente la luce la seduta congiunta delle commissioni Ambiente e Salute, precedentemente annullata lo scorso 28 gennaio, convocata per “consentire una riflessione pacata ed oggettiva su una questione molto complessa e con diverse sfaccettature”.
A presentare le loro relazioni ci saranno 8 esperti, di cui 4 indicati dalla nostra associazione.
Ernesto Burgio, coordinatore scientifico dell'Associazione Medici per l'Ambiente, Paola Zambon, responsabile del Registro Tumori del Veneto, Giuseppe Miserotti, presidente dell'Ordine dei Medici di Piacenza, Marco Caldiroli, dell'Asl Provincia Milano 1, sono i tecnici di levatura nazionale che illustreranno la loro conclusione nei riguardi dei rischi legati all'utilizzo di un forno inceneritore per la gestione dei rifiuti.
Il contraddittorio sarà garantito da due tecnici di Moniter della Regione Emilia Romagna, e da due delegati dell'Istituto Superiore di Sanità, Gaetano Settimo e Giovanni Marsili.
L'appuntamento è fissato per le 14,30 di mercoledì 23 marzo, in seduta pubblica, convocata nella sala consiliare del comune di Parma.
Come per lo sfumato appuntamento di gennaio, l'associazione Gcr chiederà la diretta televisiva, per permettere al maggior numero di parmigiani di seguire l'importanza appuntamento che riguarda tutti, visto che l'impatto ambientale generato dall'impianto di Ugozzolo tocca tutto il territorio.
Un evento che valica anche i confini provinciali visto che il tema dell'incenerimento dei rifiuti sta ormai da tempo legandosi a disastri ambientali, emergenze sanitarie, visioni dell'avvenire per il nostro pianeta in crisi di risorse.
La giornata è stata presentata ieri dal presidente della commissione Ambiente Giuseppe Pantano, alla presenza dell'assessore Sassi e del delegato alla Salute Fabrizio Pallini.
Richiesta dal Gcr nel settembre dello scorso anno, la seduta della commissione è stata approvata dal sindaco di Parma Vignali, che intende approfondire tutti gli aspetti legati ai rischi sanitari e ambientali dell'inceneritore, oggi in fase costruttiva a fianco dello stabilimento della Barilla e di fronte al nuovo centro ricerche della Chiesi Farmaceutici.
La querelle inceneritore è oggi il tema centrale del dibattito cittadino.
I gravi rischi legati al funzionamento di un inceneritore di rifiuti urbani e speciali sono testimoniati dalle tante inchieste in corso in Italia, l'ultima delle quali legata all'impianto di Pietrasanta, che lo scorso anno è stato posto sotto sequestro per avere inquinato e avvelanato il torrente Baccatoio, che scorre a fianco dell'inceneritore, con diossine e metalli pesanti fuoriusciti dal sistema di raffreddamento delle ceneri.
Il Baccatoio è un corso d'acqua che sfocia dopo solo 3 km sulla spiaggia della Versilia, attorniato da campi coltivati e da abitazioni.
Poco lontano, a Montale, è in corso il processo a carico dei responsabili di un altro inceneritore, che ha causato il superamento dei livelli di inquinanti emessi in atmosfera senza che ciò abbia fatto scattare i provvedimenti cautelativi per la protezione della popolazione.
Sono infatti le popolazioni residenti nei pressi degli impianti che risentono in maggior misura degli ricadute degli inquinanti emessi dal camino.
Una tecnologia, quella dell'incenerimento dei rifiuti, ormai in via di abbandono, anche sotto l'indicazione della nuova direttiva europea 98/2008 che traccia la strategia del futuro, indicando nella “società del riciclo” l'obiettivo comunitario a cui puntare.
Troppi i rischi legati a questi impianti insalubri di classe prima, troppi gli sprechi di materie preziose che devono invece essere recuperate attraverso il riciclo e il riuso.
E' ormai evidente che la costruzione degli inceneritori fa gola soltanto ai gestori per una mera questione economica. L'Italia infatti incentiva l'incenerimento con sovvenzioni pubbliche che trasformano gli impianti in macchine da soldi. La norma italiana sui assimilati, che ha permesso tale scempio, è stata punita dall'Europa, che ha messo sotto infrazione il nostro Paese.
L'inceneritore è oggi una tecnologia desueta, che viene sostituita senza difficoltà dal trattamento a freddo dei rifiuti, che consente senza grandi investimenti, di gestire i materiali post consumo in modo pulito, trasformando i grandi costi in utili, come dimostrato dal centro riciclo di Vedelago, che il 15 marzo verrà raggiunto dalla missione parmigiana targata Gcr, in cerca di conferme.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 marzo 2011
-422 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+284 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Il 23 marzo vedrà finalmente la luce la seduta congiunta delle commissioni Ambiente e Salute, precedentemente annullata lo scorso 28 gennaio, convocata per “consentire una riflessione pacata ed oggettiva su una questione molto complessa e con diverse sfaccettature”.
A presentare le loro relazioni ci saranno 8 esperti, di cui 4 indicati dalla nostra associazione.
Ernesto Burgio, coordinatore scientifico dell'Associazione Medici per l'Ambiente, Paola Zambon, responsabile del Registro Tumori del Veneto, Giuseppe Miserotti, presidente dell'Ordine dei Medici di Piacenza, Marco Caldiroli, dell'Asl Provincia Milano 1, sono i tecnici di levatura nazionale che illustreranno la loro conclusione nei riguardi dei rischi legati all'utilizzo di un forno inceneritore per la gestione dei rifiuti.
Il contraddittorio sarà garantito da due tecnici di Moniter della Regione Emilia Romagna, e da due delegati dell'Istituto Superiore di Sanità, Gaetano Settimo e Giovanni Marsili.
L'appuntamento è fissato per le 14,30 di mercoledì 23 marzo, in seduta pubblica, convocata nella sala consiliare del comune di Parma.
Come per lo sfumato appuntamento di gennaio, l'associazione Gcr chiederà la diretta televisiva, per permettere al maggior numero di parmigiani di seguire l'importanza appuntamento che riguarda tutti, visto che l'impatto ambientale generato dall'impianto di Ugozzolo tocca tutto il territorio.
Un evento che valica anche i confini provinciali visto che il tema dell'incenerimento dei rifiuti sta ormai da tempo legandosi a disastri ambientali, emergenze sanitarie, visioni dell'avvenire per il nostro pianeta in crisi di risorse.
La giornata è stata presentata ieri dal presidente della commissione Ambiente Giuseppe Pantano, alla presenza dell'assessore Sassi e del delegato alla Salute Fabrizio Pallini.
Richiesta dal Gcr nel settembre dello scorso anno, la seduta della commissione è stata approvata dal sindaco di Parma Vignali, che intende approfondire tutti gli aspetti legati ai rischi sanitari e ambientali dell'inceneritore, oggi in fase costruttiva a fianco dello stabilimento della Barilla e di fronte al nuovo centro ricerche della Chiesi Farmaceutici.
La querelle inceneritore è oggi il tema centrale del dibattito cittadino.
I gravi rischi legati al funzionamento di un inceneritore di rifiuti urbani e speciali sono testimoniati dalle tante inchieste in corso in Italia, l'ultima delle quali legata all'impianto di Pietrasanta, che lo scorso anno è stato posto sotto sequestro per avere inquinato e avvelanato il torrente Baccatoio, che scorre a fianco dell'inceneritore, con diossine e metalli pesanti fuoriusciti dal sistema di raffreddamento delle ceneri.
Il Baccatoio è un corso d'acqua che sfocia dopo solo 3 km sulla spiaggia della Versilia, attorniato da campi coltivati e da abitazioni.
Poco lontano, a Montale, è in corso il processo a carico dei responsabili di un altro inceneritore, che ha causato il superamento dei livelli di inquinanti emessi in atmosfera senza che ciò abbia fatto scattare i provvedimenti cautelativi per la protezione della popolazione.
Sono infatti le popolazioni residenti nei pressi degli impianti che risentono in maggior misura degli ricadute degli inquinanti emessi dal camino.
Una tecnologia, quella dell'incenerimento dei rifiuti, ormai in via di abbandono, anche sotto l'indicazione della nuova direttiva europea 98/2008 che traccia la strategia del futuro, indicando nella “società del riciclo” l'obiettivo comunitario a cui puntare.
Troppi i rischi legati a questi impianti insalubri di classe prima, troppi gli sprechi di materie preziose che devono invece essere recuperate attraverso il riciclo e il riuso.
E' ormai evidente che la costruzione degli inceneritori fa gola soltanto ai gestori per una mera questione economica. L'Italia infatti incentiva l'incenerimento con sovvenzioni pubbliche che trasformano gli impianti in macchine da soldi. La norma italiana sui assimilati, che ha permesso tale scempio, è stata punita dall'Europa, che ha messo sotto infrazione il nostro Paese.
L'inceneritore è oggi una tecnologia desueta, che viene sostituita senza difficoltà dal trattamento a freddo dei rifiuti, che consente senza grandi investimenti, di gestire i materiali post consumo in modo pulito, trasformando i grandi costi in utili, come dimostrato dal centro riciclo di Vedelago, che il 15 marzo verrà raggiunto dalla missione parmigiana targata Gcr, in cerca di conferme.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 marzo 2011
-422 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+284 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
giovedì 10 marzo 2011
Laterlite, il co inceneritore preoccupa
Laterlite è la maggiore azienda italiana per la produzione di argilla espansa, partecipata al 33% dal Gruppo Buzzi Unicem. Laterlite Rubbiano è uno dei 4 impianti del gruppo operativi in Italia.
A fianco della Barilla, l'impianto utilizza come combustibili prevalenti “reflui industriali costituiti da oli esausti ed emulsioni oleose esauste”, essendo autorizzata per quasi 65000 t/anno di rifiuti pericolosi.
Gli inceneritori, e quindi i co-inceneritori, rientrano nella prima classe di industrie insalubri.
Vista la classificazione, questo tipo di aziende dovrebbe avere una localizzazione “isolata” (dal testo unico leggi sanitarie), come invece non è questa fabbrica, inserita in un contesto antropizzato e caratterizzato da una tradizionale e storica vocazione residenziale, agricola, rurale e artigianale.
La zona di confluenza dei fiumi Taro e Ceno si distingue per essere vocata alle produzioni eno-gastronomiche, che possono valorizzare il patrimonio ambientale.
A poche centinaia di metri da Laterite, sorge uno degli stabilimenti produttivi di Barilla, ma anche sono presenti aziende agricole e zootecniche, agriturismi, caseifici e prosciuttifici.
Il comune di Solignano e quelli limitrofi si trovano all’interno delle zone di produzione, dei due più importanti prodotti tipici del territorio, Prosciutto di Parma e Parmigiano-Reggiano.
I disciplinari di questi prodotti escludono qualsiasi attività insalubre di prima classe dal territorio di produzione.
Laterlite brucia 20 diversi codici di rifiuti pericolosi per alimentare la combustione del proprio forno. Molti presentano alcune caratteristiche decisamente preoccupanti: si tratta di rifiuti tossici, cancerogeni, corrosivi, teratogeni (possono produrre malformazioni congenite o aumentarne la frequenza), mutageni (possono produrre effetti generici ereditari o aumentare la frequenza).
Laterlite è situata in adiacenza al centro abitato di Rubbiano ed allo stabilimento alimentare Barilla. Nel raggio di alcuni chilometri sono situati diversi centri abitati (Ramiola, Fornovo, Varano, Felegara, Riccò), sui quali ricadono gran parte degli inquinanti emessi dal camino.
Gli impianti di coincenerimento di rifiuti pericolosi producono alcuni tra gli inquinanti ritenuti più pericolosi per la salute umana e dannosi per l’ambiente, tra cui: ossidi di azoto, ossidi di zolfo, nanopolveri e particolato, diossine, furani, metalli pesanti, acido cloridrico, acido fluoridrico, idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
È ormai appurato che, nonostante limiti stabiliti dal legislatore nazionale e/o comunitario, per sostanze come gli IPA e le diossine non esistono ragionevoli livelli di sicurezza al di sotto dei quali esse non provochino danni alla salute umana ed all’ambiente.
Questi impianti sono dotati di sistemi di abbattimento che dovrebbero garantirne un rilascio ridotto, anche se permangono dei dubbi sull'effettiva efficacia della misurazione di tale impatto, poiché le altissime temperature, anche superiori ai 1.000 gradi, nanoparticelle finissime che sfuggono al controllo.
Attualmente nessun sistema di filtraggio è in grado di trattenere le particelle inquinanti con diametro inferiore ai 2,5 nanometri. Questo è il principale problema degli inceneritori, la causa di un inquinamento “sconosciuto”, che desta allarme presso i cittadini e la comunità scientifica.
Come dimostrato da una letteratura scientifica ormai corposa, la pericolosità delle particelle è direttamente proporzionale alla diminuzione della loro dimensione. Quindi il particolato ultrafine risulta essere infinitamente più aggressivo e pericoloso, anche se la legislazione vigente non ne considera il monitoraggio.
Laterlite ha ottenuto l’autorizzazione all’incenerimento di rifiuti pericolosi nel 2000.
Nel 2005 si è costituito un comitato di cittadini, “Rubbiano per la Vita”, e nei mesi successivi è stato istituito un Osservatorio ambientale con la partecipazione di ARPA e Provincia di Parma.
Nel 2006 l’Osservatorio commissionò ad ARPA un’indagine sulle matrici ambientali.
I test di mutagenesi, analisi che verificano la capacità di indurre mutazioni genetiche da parte di agenti fisici o chimici, furono tutti positivi, “...evidenziando una prevalenza di sostanze che agiscono sul DNA inducendo sostituzione di coppie di basi…”,
Nonostante una seconda campionatura con risultati peggiorativi, ARPA fece una valutazione originale dei risultati: “...emissioni non direttamente riconducibili a Laterlite.”, nonostante che furono fatte campionature proprio al camino di emissione, con valori risultati molto fuori norma.
Anche il “Piano di zona per la salute ed il benessere 2009-2011” delle Valli del Taro e del Ceno ritiene indispensabile proseguire il monitoraggio nei pressi dell'azienda, suggerendo anche ricerche a livello epidemiologico.
Questo a conferma della criticità e del livello di attenzione che ormai anche AUSL deve tenere nei confronti di attività con questo potenziale impatto sanitario.
L'inversione termica presente nella zona aggrava la situazione, producendo uno strato fortemente stabile che impedisce la pulizia dell'aria e l'allontanamento degli inquinanti.
Il monitoraggio è consultabile sul sito di Arpa ma solo alcuni inquinanti sono riportati. Risultano completamente assenti i valori del test annuale sulle diossine, sugli IPA e sulla reale quantità di rifiuti pericolosi inceneriti.
Le attività dell’Osservatorio Ambientale hanno visto l'impegno delle parti e la volontà di introdurre misure per l’attenuamento dei danni ambientali provocati dalle attività di Laterlite. Ma nonostante i progetti in essere il tavolo è stato, negli ultimi anni, convocato una sola volta (novembre 2009) ed ha praticamente cessato la sua funzione di controllo e monitoraggio.
Nel novembre 2010 diversi organi di stampa locale hanno riportano la notizia sull'impianto
Laterlite di Lentella, che bruciava rifiuti pericolosi utilizzandoli come combustibile, e che era diventato in pratica un vero e proprio inceneritore di rifiuti. Nel marzo 2006 la Laterlite di Lentella è risultata coinvolta nell'inchiesta (per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, falso) condotta dalla Procura della Repubblica di Lanciano (operazione “Mare chiaro”), che portò all'arresto di 16 persone, tra cui un suo dipendente.
A Bojano, Campobasso, nel maggio del 2007 il Tribunale locale, presieduto dal giudice Giovanni Falcione, ha emesso sentenza di condanna nei confronti dello stabilimento Laterlite per tutti e tre i capi di imputazione: lesioni volontarie, danno ambientale, attività non autorizzate.
I responsabili della ditta sono stati condannati penalmente perché “un’industria deputata alla produzione di argilla espansa in realtà era diventata un termocombustore di rifiuti pericolosi, tossici, ecotossici, teratogeni e cancerogeni, con l’avvallo della Regione Molise e dell’ARPA che avrebbero dovuto operare i controlli imposti dalla Legge”.
I danni ambientali arrecati saranno liquidati in sede civile, tuttavia, il Tribunale Penale ha condannato altresì la Laterlite a versare alla Provincia di Campobasso, una provvisionale di 100.000 euro.
Affermò il Pubblico Ministero che “I dati di partenza non erano veritieri, ma falsi ed illegittimi. Se solo l’Ente di controllo avesse adoperato la logica del buon padre di famiglia per tutelare la salute dei cittadini, forse i dati sarebbero diversi. La possibilità di incenerimento potrebbe essere stata usata, ed è stata usata, come Cavallo di Troia. Faccio credere che alcune sostanze (i rifiuti) mi servono per esigenze produttive e per poter ridurre le spese dei carburanti, poi invece mi metto a smaltire rifiuti e guadagno sullo smaltimento.”
E ancora “...l’Azienda era consapevole dell’accettazione del rischio legato alle scelte produttive. So i rischi che corre la popolazione e faccio questa scelta perché il mio obiettivo è quello di massimizzare il profitto. Alla fine il trattamento dell’argilla è diventato residuale, assorbente è divenuta la termocombustione dei rifiuti”.
Crediamo che autorizzare un’azienda privata, del settore laterizi ad incenerire rifiuti pericolosi in una zona densamente abitata significhi sottostimare il potenziale impatto sanitario sulla popolazione.
I gravi precedenti di condanna alla ditta Laterlite per imputazioni quali danno ambientale,
traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, devono indurre ad una ricerca di trasparenza e massima cautela, considerando che, nel caso della condanna, gli organi competenti non solo non hanno tutelato le persone, ma per totale “inadempienza” si sono prestati alle attività illecite, favorendo ogni necessaria autorizzazione.
Gianluca Ori
rubbianoperlavita@alice.it
Parma, 10 marzo 2011
Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Rete dei comitati per la salvaguardia del territorio parmense
comitato pro valparma - circolo civico valbaganza - comitato ecologicamente
comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie
associazione gestione corretta rifiuti e risorse
A fianco della Barilla, l'impianto utilizza come combustibili prevalenti “reflui industriali costituiti da oli esausti ed emulsioni oleose esauste”, essendo autorizzata per quasi 65000 t/anno di rifiuti pericolosi.
Gli inceneritori, e quindi i co-inceneritori, rientrano nella prima classe di industrie insalubri.
Vista la classificazione, questo tipo di aziende dovrebbe avere una localizzazione “isolata” (dal testo unico leggi sanitarie), come invece non è questa fabbrica, inserita in un contesto antropizzato e caratterizzato da una tradizionale e storica vocazione residenziale, agricola, rurale e artigianale.
La zona di confluenza dei fiumi Taro e Ceno si distingue per essere vocata alle produzioni eno-gastronomiche, che possono valorizzare il patrimonio ambientale.
A poche centinaia di metri da Laterite, sorge uno degli stabilimenti produttivi di Barilla, ma anche sono presenti aziende agricole e zootecniche, agriturismi, caseifici e prosciuttifici.
Il comune di Solignano e quelli limitrofi si trovano all’interno delle zone di produzione, dei due più importanti prodotti tipici del territorio, Prosciutto di Parma e Parmigiano-Reggiano.
I disciplinari di questi prodotti escludono qualsiasi attività insalubre di prima classe dal territorio di produzione.
Laterlite brucia 20 diversi codici di rifiuti pericolosi per alimentare la combustione del proprio forno. Molti presentano alcune caratteristiche decisamente preoccupanti: si tratta di rifiuti tossici, cancerogeni, corrosivi, teratogeni (possono produrre malformazioni congenite o aumentarne la frequenza), mutageni (possono produrre effetti generici ereditari o aumentare la frequenza).
Laterlite è situata in adiacenza al centro abitato di Rubbiano ed allo stabilimento alimentare Barilla. Nel raggio di alcuni chilometri sono situati diversi centri abitati (Ramiola, Fornovo, Varano, Felegara, Riccò), sui quali ricadono gran parte degli inquinanti emessi dal camino.
Gli impianti di coincenerimento di rifiuti pericolosi producono alcuni tra gli inquinanti ritenuti più pericolosi per la salute umana e dannosi per l’ambiente, tra cui: ossidi di azoto, ossidi di zolfo, nanopolveri e particolato, diossine, furani, metalli pesanti, acido cloridrico, acido fluoridrico, idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
È ormai appurato che, nonostante limiti stabiliti dal legislatore nazionale e/o comunitario, per sostanze come gli IPA e le diossine non esistono ragionevoli livelli di sicurezza al di sotto dei quali esse non provochino danni alla salute umana ed all’ambiente.
Questi impianti sono dotati di sistemi di abbattimento che dovrebbero garantirne un rilascio ridotto, anche se permangono dei dubbi sull'effettiva efficacia della misurazione di tale impatto, poiché le altissime temperature, anche superiori ai 1.000 gradi, nanoparticelle finissime che sfuggono al controllo.
Attualmente nessun sistema di filtraggio è in grado di trattenere le particelle inquinanti con diametro inferiore ai 2,5 nanometri. Questo è il principale problema degli inceneritori, la causa di un inquinamento “sconosciuto”, che desta allarme presso i cittadini e la comunità scientifica.
Come dimostrato da una letteratura scientifica ormai corposa, la pericolosità delle particelle è direttamente proporzionale alla diminuzione della loro dimensione. Quindi il particolato ultrafine risulta essere infinitamente più aggressivo e pericoloso, anche se la legislazione vigente non ne considera il monitoraggio.
Laterlite ha ottenuto l’autorizzazione all’incenerimento di rifiuti pericolosi nel 2000.
Nel 2005 si è costituito un comitato di cittadini, “Rubbiano per la Vita”, e nei mesi successivi è stato istituito un Osservatorio ambientale con la partecipazione di ARPA e Provincia di Parma.
Nel 2006 l’Osservatorio commissionò ad ARPA un’indagine sulle matrici ambientali.
I test di mutagenesi, analisi che verificano la capacità di indurre mutazioni genetiche da parte di agenti fisici o chimici, furono tutti positivi, “...evidenziando una prevalenza di sostanze che agiscono sul DNA inducendo sostituzione di coppie di basi…”,
Nonostante una seconda campionatura con risultati peggiorativi, ARPA fece una valutazione originale dei risultati: “...emissioni non direttamente riconducibili a Laterlite.”, nonostante che furono fatte campionature proprio al camino di emissione, con valori risultati molto fuori norma.
Anche il “Piano di zona per la salute ed il benessere 2009-2011” delle Valli del Taro e del Ceno ritiene indispensabile proseguire il monitoraggio nei pressi dell'azienda, suggerendo anche ricerche a livello epidemiologico.
Questo a conferma della criticità e del livello di attenzione che ormai anche AUSL deve tenere nei confronti di attività con questo potenziale impatto sanitario.
L'inversione termica presente nella zona aggrava la situazione, producendo uno strato fortemente stabile che impedisce la pulizia dell'aria e l'allontanamento degli inquinanti.
Il monitoraggio è consultabile sul sito di Arpa ma solo alcuni inquinanti sono riportati. Risultano completamente assenti i valori del test annuale sulle diossine, sugli IPA e sulla reale quantità di rifiuti pericolosi inceneriti.
Le attività dell’Osservatorio Ambientale hanno visto l'impegno delle parti e la volontà di introdurre misure per l’attenuamento dei danni ambientali provocati dalle attività di Laterlite. Ma nonostante i progetti in essere il tavolo è stato, negli ultimi anni, convocato una sola volta (novembre 2009) ed ha praticamente cessato la sua funzione di controllo e monitoraggio.
Nel novembre 2010 diversi organi di stampa locale hanno riportano la notizia sull'impianto
Laterlite di Lentella, che bruciava rifiuti pericolosi utilizzandoli come combustibile, e che era diventato in pratica un vero e proprio inceneritore di rifiuti. Nel marzo 2006 la Laterlite di Lentella è risultata coinvolta nell'inchiesta (per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, falso) condotta dalla Procura della Repubblica di Lanciano (operazione “Mare chiaro”), che portò all'arresto di 16 persone, tra cui un suo dipendente.
A Bojano, Campobasso, nel maggio del 2007 il Tribunale locale, presieduto dal giudice Giovanni Falcione, ha emesso sentenza di condanna nei confronti dello stabilimento Laterlite per tutti e tre i capi di imputazione: lesioni volontarie, danno ambientale, attività non autorizzate.
I responsabili della ditta sono stati condannati penalmente perché “un’industria deputata alla produzione di argilla espansa in realtà era diventata un termocombustore di rifiuti pericolosi, tossici, ecotossici, teratogeni e cancerogeni, con l’avvallo della Regione Molise e dell’ARPA che avrebbero dovuto operare i controlli imposti dalla Legge”.
I danni ambientali arrecati saranno liquidati in sede civile, tuttavia, il Tribunale Penale ha condannato altresì la Laterlite a versare alla Provincia di Campobasso, una provvisionale di 100.000 euro.
Affermò il Pubblico Ministero che “I dati di partenza non erano veritieri, ma falsi ed illegittimi. Se solo l’Ente di controllo avesse adoperato la logica del buon padre di famiglia per tutelare la salute dei cittadini, forse i dati sarebbero diversi. La possibilità di incenerimento potrebbe essere stata usata, ed è stata usata, come Cavallo di Troia. Faccio credere che alcune sostanze (i rifiuti) mi servono per esigenze produttive e per poter ridurre le spese dei carburanti, poi invece mi metto a smaltire rifiuti e guadagno sullo smaltimento.”
E ancora “...l’Azienda era consapevole dell’accettazione del rischio legato alle scelte produttive. So i rischi che corre la popolazione e faccio questa scelta perché il mio obiettivo è quello di massimizzare il profitto. Alla fine il trattamento dell’argilla è diventato residuale, assorbente è divenuta la termocombustione dei rifiuti”.
Crediamo che autorizzare un’azienda privata, del settore laterizi ad incenerire rifiuti pericolosi in una zona densamente abitata significhi sottostimare il potenziale impatto sanitario sulla popolazione.
I gravi precedenti di condanna alla ditta Laterlite per imputazioni quali danno ambientale,
traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, devono indurre ad una ricerca di trasparenza e massima cautela, considerando che, nel caso della condanna, gli organi competenti non solo non hanno tutelato le persone, ma per totale “inadempienza” si sono prestati alle attività illecite, favorendo ogni necessaria autorizzazione.
Gianluca Ori
rubbianoperlavita@alice.it
Parma, 10 marzo 2011
Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Rete dei comitati per la salvaguardia del territorio parmense
comitato pro valparma - circolo civico valbaganza - comitato ecologicamente
comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie
associazione gestione corretta rifiuti e risorse
mercoledì 9 marzo 2011
Vedelago, anello del riciclo virtuoso
Il 15 marzo la nostra associazione ha organizzato, con sponsor alcune farmacia di Parma, un workshop a Vedelago (Treviso) presso il centro riciclo di Carla Poli.
L'occasione è propizia per verificare di persona come funziona questo impianto, premiato dalla Comunità Europea come impresa innovativa, attivo dal 1999, per capire se anche Parma potrebbe adottare questa tecnologia per ridurre l'impatto dei propri rifiuti.
L'impresa Centro Riciclo Vedelago infatti gestisce la raccolta differenziata di un bacino di oltre 1 milione di abitanti del Triveneto, riciclando il materiale trattato al 98%.
I rifiuti plastici vengono trattati in modo pulito, senza alcuna emissione in atmosfera, garantendo altresì un vantaggio economico, visto che il Centro, senza alcun contributo pubblico, risulta avere un bilancio in attivo.
L'idea che sta alla base di questa tipologia di gestione degli scarti è proprio il rendere vantaggioso ed economicamente sostenibile gestire i rifiuti urbani e speciali.
Con un investimento ridicolo, 5 milioni di euro, rispetto ai bilanci da centinaia di milioni di un inceneritore, l'estrusore di Vedelago consente di recuperare praticamente tutta la plastica che a Parma invece viene bruciata negli inceneritori altrui e dal prossimo anno verrà bruciata nel nostro inceneritore a Ugozzolo.
Visto che la plastica, bruciando, produce diossina, non è da sottovalutare la possibilità di poterla trattare senza ricorrere all'incenerimento, con grossi vantaggi dal punto di vista ambientale ma, come abbiamo visto, anche economici.
Il materiale prodotto dall'estrusione, normato Uniplast 10667/14, viene venduto ad aziende dello stampaggio plastico per produrre tegole, steccati, dissuasori, palificazioni, oppure all'industria edilizia in sostituzione della sabbia naturale.
La giornata del 15 marzo è rivolta ai media di Parma, della carta stampata, on line e tv e radio, ed in particolare alle istituzioni locali, indirizzata ai responsabili all'ambiente delle varie comunità locali.
La partecipazione è gratuita e per l'iscrizione è sufficiente scrivere all'indirizzo di posta elettronica
gestionecorrettarifiuti@gmail.com
La giornata avrà inizio al parcheggio scambiatore Nord, a fianco del casello dell'A1, da dove partirà il pullman che alle 10,30 sbarcherà a Vedelago. Dopo la visita all'impianto e le domande all'imprenditrice veneta Carla Poli, la pausa per il pranzo e il rientro a Parma, previsto per le ore 18.
All'iniziativa ha dato conferma di partecipazione il comune di Parma che sarà presente con il delegato alla Salute Fabrizio Pallini e il responsabile del servizio. Durante la conferenza stampa il dott. Pallini ha tenuto a sottolineare come il sindaco Vignali non voglia transigere sull'evitabilità di bruciare plastica e fanghi e come la visita a Vedelago sia una importante occasione per verificare da vicino le possibilità alternative all'incenerimento.
Il tema inceneritore è come non mai all'attenzione dell'opinione pubblica anche perché è ormai diffusa la percezione delle ricadute negative che porterà all'ambiente e alla salute l'impianto di incenerimento in costruzione a Ugozzolo.
Se ci sono strade alternative percorribili non va lasciata alcuna ombra di dubbio.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 9 marzo 2011
-424 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+282 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
L'occasione è propizia per verificare di persona come funziona questo impianto, premiato dalla Comunità Europea come impresa innovativa, attivo dal 1999, per capire se anche Parma potrebbe adottare questa tecnologia per ridurre l'impatto dei propri rifiuti.
L'impresa Centro Riciclo Vedelago infatti gestisce la raccolta differenziata di un bacino di oltre 1 milione di abitanti del Triveneto, riciclando il materiale trattato al 98%.
I rifiuti plastici vengono trattati in modo pulito, senza alcuna emissione in atmosfera, garantendo altresì un vantaggio economico, visto che il Centro, senza alcun contributo pubblico, risulta avere un bilancio in attivo.
L'idea che sta alla base di questa tipologia di gestione degli scarti è proprio il rendere vantaggioso ed economicamente sostenibile gestire i rifiuti urbani e speciali.
Con un investimento ridicolo, 5 milioni di euro, rispetto ai bilanci da centinaia di milioni di un inceneritore, l'estrusore di Vedelago consente di recuperare praticamente tutta la plastica che a Parma invece viene bruciata negli inceneritori altrui e dal prossimo anno verrà bruciata nel nostro inceneritore a Ugozzolo.
Visto che la plastica, bruciando, produce diossina, non è da sottovalutare la possibilità di poterla trattare senza ricorrere all'incenerimento, con grossi vantaggi dal punto di vista ambientale ma, come abbiamo visto, anche economici.
Il materiale prodotto dall'estrusione, normato Uniplast 10667/14, viene venduto ad aziende dello stampaggio plastico per produrre tegole, steccati, dissuasori, palificazioni, oppure all'industria edilizia in sostituzione della sabbia naturale.
La giornata del 15 marzo è rivolta ai media di Parma, della carta stampata, on line e tv e radio, ed in particolare alle istituzioni locali, indirizzata ai responsabili all'ambiente delle varie comunità locali.
La partecipazione è gratuita e per l'iscrizione è sufficiente scrivere all'indirizzo di posta elettronica
gestionecorrettarifiuti@gmail.com
La giornata avrà inizio al parcheggio scambiatore Nord, a fianco del casello dell'A1, da dove partirà il pullman che alle 10,30 sbarcherà a Vedelago. Dopo la visita all'impianto e le domande all'imprenditrice veneta Carla Poli, la pausa per il pranzo e il rientro a Parma, previsto per le ore 18.
All'iniziativa ha dato conferma di partecipazione il comune di Parma che sarà presente con il delegato alla Salute Fabrizio Pallini e il responsabile del servizio. Durante la conferenza stampa il dott. Pallini ha tenuto a sottolineare come il sindaco Vignali non voglia transigere sull'evitabilità di bruciare plastica e fanghi e come la visita a Vedelago sia una importante occasione per verificare da vicino le possibilità alternative all'incenerimento.
Il tema inceneritore è come non mai all'attenzione dell'opinione pubblica anche perché è ormai diffusa la percezione delle ricadute negative che porterà all'ambiente e alla salute l'impianto di incenerimento in costruzione a Ugozzolo.
Se ci sono strade alternative percorribili non va lasciata alcuna ombra di dubbio.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 9 marzo 2011
-424 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+282 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
martedì 8 marzo 2011
A Reggio il Comune da ordini a Iren. Via l'amianto dall'acqua
In una seduta del consiglio comunale, a Reggio Emilia, hanno dato il diktat a Iren: sostituire tutte le condutture in cemento amianto presenti nella rete idrica.
L’assessore Ugo Ferrari ha cercato di far presente che l’allarme sulla salubrità dell'acqua reggiana è immotivato.
La loro acqua è ottima e sana.
Ma in consiglio è passata all’unanimità una mozione presentata da Ernesto D’Andrea, consigliere del Pd, firmata da consiglieri di quasi tutti i partiti, anche sulle base degli studi statunitensi che hanno rilevato un certo rischio per la salute.
Così il gestore dell'acqua dovrà provvedere alla verifica della presenza di fibre di amianto nella rete idrica reggiana. Dal 2012 poi Iren dovrà presentare un piano per la sostituzione totale delle condutture in amianto ancora presenti sulla rete e di competenza del comune di Reggio Emilia.
A quanto pare i cugini d'oltre Enza non hanno alcun timore reverenziale verso Iren, non soltanto a fare domande, ma a imporre corrette gestioni e attenzioni alla qualità dei servizi.
Il tema dell'acqua è uno dei capitoli più importanti per il futuro non solo locale dei servizi a favore del cittadino e la qualità di questo insostituibile bene deve essere garantita, senza alcuna ombra.
Come sta la rete parmigiana di condutture d'acqua?
Abbiamo anche noi sicuramente condotte in cemento amianto che, prima dello scandalo Eternit, erano considerate il non plus ultra per questi e tanti altri impieghi civili e non.
Il tipo di acqua che circola nella nostra rete mette a rischio la tenuta delle pareti interne dei tubi?
A Parma Iren decide motu proprio quanta plastica differenziare, quanto fare grande l'inceneritore, e manco risponde alle domande del primo cittadino, figuriamoci dei poveri contribuenti privati che non hanno alcuna voce in capitolo.
Deciderà anche per noi sul tema dell'acqua?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 marzo 2011
-425 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+281 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
L’assessore Ugo Ferrari ha cercato di far presente che l’allarme sulla salubrità dell'acqua reggiana è immotivato.
La loro acqua è ottima e sana.
Ma in consiglio è passata all’unanimità una mozione presentata da Ernesto D’Andrea, consigliere del Pd, firmata da consiglieri di quasi tutti i partiti, anche sulle base degli studi statunitensi che hanno rilevato un certo rischio per la salute.
Così il gestore dell'acqua dovrà provvedere alla verifica della presenza di fibre di amianto nella rete idrica reggiana. Dal 2012 poi Iren dovrà presentare un piano per la sostituzione totale delle condutture in amianto ancora presenti sulla rete e di competenza del comune di Reggio Emilia.
A quanto pare i cugini d'oltre Enza non hanno alcun timore reverenziale verso Iren, non soltanto a fare domande, ma a imporre corrette gestioni e attenzioni alla qualità dei servizi.
Il tema dell'acqua è uno dei capitoli più importanti per il futuro non solo locale dei servizi a favore del cittadino e la qualità di questo insostituibile bene deve essere garantita, senza alcuna ombra.
Come sta la rete parmigiana di condutture d'acqua?
Abbiamo anche noi sicuramente condotte in cemento amianto che, prima dello scandalo Eternit, erano considerate il non plus ultra per questi e tanti altri impieghi civili e non.
Il tipo di acqua che circola nella nostra rete mette a rischio la tenuta delle pareti interne dei tubi?
A Parma Iren decide motu proprio quanta plastica differenziare, quanto fare grande l'inceneritore, e manco risponde alle domande del primo cittadino, figuriamoci dei poveri contribuenti privati che non hanno alcuna voce in capitolo.
Deciderà anche per noi sul tema dell'acqua?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 marzo 2011
-425 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+281 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
domenica 6 marzo 2011
Iren risponderà solo al Sindaco Vignali
I cittadini non sono degni di nota
Apprendiamo dalla stampa che Iren risponderà al sindaco di Parma sulle domande legate all'inceneritore. Risponderà però solo a lui, perché solo da Vignali, a quanto pare di capire, sono arrivate le domande giuste, o forse, per meglio dire, è l'unico interlocutore degno di interesse.
Noi cittadini, che siamo solo comuni mortali, che ci limitiamo a pagare le bollette, non siamo degni di nota. Solo quando il primo cittadino entrerà in possesso delle risposte potrà, se vorrà, diramare ai sudditi il verbo di Iren.
Che deve avere davvero una grande considerazione per i cittadini di Parma, se è arrivata al punto da ignorarli completamente.
E porli sullo stesso livello dei materiali che ogni giorno raccoglie per le strade e porta in discarica o all'inceneritore.
Roba senza importanza, semplicemente da non prendere in considerazione, come se non esistesse.
Eppure sono i cittadini che mantengono in vita i conti dell'azienda, visto che solo sulle bollette può fare affidamento Iren per coprire i costi di gestione e gli stipendi di dipendenti e dirigenti, stipendi a volte anche profumati, e non certo alla fragranza di discarica.
Se leggiamo per bene la parole con le quali Selina Xerra, addetta alle relazioni esterne di Iren, ha risposto al giornalista di Zerosette, che chiedeva lumi sul Piano Eonomico Finanziario, si ha una idea molto chiara di come sono i rapporti di forza tra cittadini e Spa.
I parmigiani sono preoccupati per la loro salute, messa in pericolo dal progetto dell'inceneritore di Ugozzolo? Il gestore è talmente scosso da questa ansia da far passare ad oggi 279 giorni dalla richiesta di Pef inoltrata dai cittadini.
E' talmente scosso da ignorare una precisa missiva che mette in dubbio la stabilità delle fondamenta del Pai, messo forse a rischio da pasticci in fase costruttiva.
E' talmente sensibile da continuare a gettare materiali preziosi come carta plastica e legno in bocca agli inceneritori, facendo spallucce ad un progetto dell'amministrazione comunale.
E' talmente al di sopra di noi da decidere in autonomia quanta plastica riciclare (17%) invece che adempiere al piano provinciale rifiuti (59,7%), per tenersi strette le plastiche di alto potere calorifico, utilissime ad accendere il grande falò.
E tutti, supini, a subire.
Nessuno che si alzi indispettito e ponga paletti seri, per dire con i fatti e non con le parole, che la gestione dei rifiuti è cosa pubblica, e non cosa privata di qualche azienda intenzionata a fare business sulle spalle dei cittadini, mettendo a rischio la salute di un intero territorio.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 6 marzo 2011
-427 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+279 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Apprendiamo dalla stampa che Iren risponderà al sindaco di Parma sulle domande legate all'inceneritore. Risponderà però solo a lui, perché solo da Vignali, a quanto pare di capire, sono arrivate le domande giuste, o forse, per meglio dire, è l'unico interlocutore degno di interesse.
Noi cittadini, che siamo solo comuni mortali, che ci limitiamo a pagare le bollette, non siamo degni di nota. Solo quando il primo cittadino entrerà in possesso delle risposte potrà, se vorrà, diramare ai sudditi il verbo di Iren.
Che deve avere davvero una grande considerazione per i cittadini di Parma, se è arrivata al punto da ignorarli completamente.
E porli sullo stesso livello dei materiali che ogni giorno raccoglie per le strade e porta in discarica o all'inceneritore.
Roba senza importanza, semplicemente da non prendere in considerazione, come se non esistesse.
Eppure sono i cittadini che mantengono in vita i conti dell'azienda, visto che solo sulle bollette può fare affidamento Iren per coprire i costi di gestione e gli stipendi di dipendenti e dirigenti, stipendi a volte anche profumati, e non certo alla fragranza di discarica.
Se leggiamo per bene la parole con le quali Selina Xerra, addetta alle relazioni esterne di Iren, ha risposto al giornalista di Zerosette, che chiedeva lumi sul Piano Eonomico Finanziario, si ha una idea molto chiara di come sono i rapporti di forza tra cittadini e Spa.
I parmigiani sono preoccupati per la loro salute, messa in pericolo dal progetto dell'inceneritore di Ugozzolo? Il gestore è talmente scosso da questa ansia da far passare ad oggi 279 giorni dalla richiesta di Pef inoltrata dai cittadini.
E' talmente scosso da ignorare una precisa missiva che mette in dubbio la stabilità delle fondamenta del Pai, messo forse a rischio da pasticci in fase costruttiva.
E' talmente sensibile da continuare a gettare materiali preziosi come carta plastica e legno in bocca agli inceneritori, facendo spallucce ad un progetto dell'amministrazione comunale.
E' talmente al di sopra di noi da decidere in autonomia quanta plastica riciclare (17%) invece che adempiere al piano provinciale rifiuti (59,7%), per tenersi strette le plastiche di alto potere calorifico, utilissime ad accendere il grande falò.
E tutti, supini, a subire.
Nessuno che si alzi indispettito e ponga paletti seri, per dire con i fatti e non con le parole, che la gestione dei rifiuti è cosa pubblica, e non cosa privata di qualche azienda intenzionata a fare business sulle spalle dei cittadini, mettendo a rischio la salute di un intero territorio.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 6 marzo 2011
-427 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+279 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
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