sabato 21 settembre 2013

Inceneritore, vogliamo la scatola nera

Il guanto di sfida di Gcr
Se l'inceneritore non fa male si accetti, da subito,
il monitoraggio delle diossine in continuo
Altrimenti le rassicurazioni sono parole al vento. Di Ugozzolo.


Superati, per ora, gli scogli legali, l'inceneritore di Parma è entrato nella fase di esercizio provvisorio, periodo durante il quale verranno osservati i comportamenti della macchina per capire se funziona secondo le indicazioni di progetto.
E' una fase delicata, durante la quale dovrebbe essere massima l'attenzione sulle performance della gioiosa macchina di strada della Lupa.
Ora che il camino fuma tutti si dovrebbero concentrare su che cosa esca dalla ciminiera, in modo da tranquillizzare l'opinione pubblica sulla bontà del progetto e ammansire, dati alla mano, gli oppositori del forno.
Tutti si sbracciano nell'indicare il massimo riguardo nei controlli ma l'opinione della nostra associazione è ancora una volta improntata al doveroso dubbio e alla necessità di mantenere altissima l'attenzione.
La complessità di questo sistema di smaltimento a caldo, tecnologia obsoleta, costosa, sorpassata dai tempi, va oltre le dichiarazioni di intenti e necessita di atti concreti, verificabili, esemplari nella loro trasparenza.
I fautori del forno insistono nel presentare l'opera come innocua e neutra nel suo impattare con l'ambiente in cui è collocata.
Oggi chiediamo di tradurre in pratica la loro convinzione.
Dal camino di un inceneritore escono centinaia di sostanze.
Purtroppo gran parte non viene intercettata dai filtri perché troppo infinitesimale.
Facciamo due richieste a nome dei cittadini di Parma che hanno diritto di conoscere fino in fondo la situazione.
La prima riguarda la modalità di prelievo dei dati di monitoraggio.
Oggi il gestore è titolare della trasmissione dei dai agli organi di controllo.
Così non va bene anche se la legge lo consente.
Deve essere possibile accedere al dato grezzo, così come esce dal camino, senza alcuna manipolazione, un dato che deve essere messo a disposizione di esperti competenti e terzi, che non debbano risponderne a nessuno se non alla loro coscienza.
La seconda richiesta è proprio sulla qualità dei monitoraggi.
Da subito deve essere messo in opera il controllo delle diossine in continuo, in modo che queste pericolose molecole siano monitorate in tempo reale e costantemente.
Forse non tutti sanno che le diossine vengono controllate 4 volte l'anno
32 ore su 8 mila di attività no ci sembrano un gran che.
Il monitoraggio in continuo consente anche di ampliare la rosa di effluenti gassosi in modo da avere a disposizione una scatola nera sempre operativa e controllabile.
In questo modo ogni piccolo sforamento sarebbe rilevato e si potrebbe agire per tempo per impedire eventuali danni ad ambiente e persone.
Vogliamo la scatola nera dell'inceneritore.
La vogliono tutti o c'è qualcuno che ne ha timore?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 21 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
24

giorni fa

venerdì 20 settembre 2013

L'altra faccia delle biomasse

Domani il convegno contro le biomasse a Pontremoli
Associazioni e cittadini uniti contro il rischio ambientale
Non lasciamoli fare” per non rischiare il “deserto”

Un altro progetto di centrale a biomasse minaccia questa volta Pontremoli, uno scorcio di natura incontaminata in Garfagnana, lungo il Magra.


Un ennesimo scontro tra la popolazione, sostenuta dalle associazioni ambientaliste, e le amministrazioni locali e le aziende proponenti, che mirano al profitto senza considerare tutti i rischi cui si va incontro.
Qui siamo davanti ad un progetto di una enorme centrale che se costruita metterà in serio pericolo la qualità ambientale dell'area viste le ingenti emissioni previste dallo stesso progetto.
Il Comitato Biomasse Pontremoli No Grazie, con l'associazione Italia Nostra, domani porterà all'attenzione della città di Pontremoli i dettagli della proposta di centrale.
Moderatrice dell'incontro Letizia Leviti, giornalista di Sky Tg 24.
I relatori saranno Annibale Biggeri, Direttore Unità Operativa di Biostatistica e Professore Ordinario di Statistica per la Ricerca Tecnologica e Sperimentale UNIFI, Federico Valerio
Chimico ambientale dell'Istituto Tumori di Genova, Andrea Ferrari di Salviamo il Paesaggio Parma,
Roberto Cavanna di ReteAmbiente Parma.
Ci saranno anche i contributi di Michele Scola, Vicepresidente Regionale Italia Nostra, di Marco Di Gennaro, esperto di normativa ambientale, di Max Bertoni, chimico, coordinatore Comitati Viareggio e un rappresentante del Comitato "Ambiente e Salute di Gallicano".
Stiamo assistendo ad un vero e proprio assalto agli incentivi incautamente affidati a fonti rinnovabili che in realtà nascondono solo profitti, per pochi, e danni, per tutti.
Il sostituire le fonti fossili con biomasse ha un suo senso se il materiale utilizzato deriva da scarti di altre lavorazioni ed aiuta così a chiudere un ciclo produttivo.
La sottovalutazione degli effetti emissivi di questi impianti è evidente.
La sommatoria delle centrali a biomassa (e spesso anche di quelle a biogas quando non calibrate sull'effettivo bisogno locale) che stanno letteralmente ricoprendo il suolo patrio corrisponde ad una enorme ciminiera che grava su tutta la Penisola con un impatto straordinariamente negativo sulla salute.
Stiamo assistendo alla depredazione del territorio a scapito dei cittadini inermi e inconsci di ciò che accade attorno a loro.
E la cosa che deve far riflettere è che spesso le amministrazioni locali strizzano l'occhio alle proposte imprenditoriali che arrivano praticamente sempre da fuori, difendendosi dietro alle normative e alle decisioni piovute dall'alto.
Certo non aiuta che capiti che anche associazioni cosiddette ambientaliste spesso appoggino e sposino questi progetti, fidandosi dei limiti di legge che questi impianti debbono ovviamente rispettare. Abbagli che è difficile comprendere se non facendo cattivi pensieri.



Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 20 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
23

giorni fa

Slow Food Valley, il futuro dietro l'angolo

Parma fra territorio, cibo e sostenibilità

Due domeniche dedicate a dibattiti, incontri, laboratori e attività aperte alla cittadinanza per favorire la conoscenza, l'ascolto ed il confronto con chi vive e lavora con la Terra.
Questo propone il convegno “Slow Food Valley: il futuro dietro l’angolo. Parma fra territorio, cibo e sostenibilità”, che Slow Food organizza con il patrocinio e la co-organizzazione del Comune di Parma e con la collaborazione di Mutti SpA.



Domenica 22 e 29 settembre, al Parco Eridania, si approfondirà la tematica dell’impatto che le nostre scelte alimentari hanno sull'ambiente, ponendo al contempo l'accento su quelle che sono le minacce alla sopravvivenza del fragile tessuto produttivo del territorio.
L'educazione a un consumo consapevole che riduca gli sprechi ed i rifiuti, che favorisca pratiche non impattanti e che tuteli i produttori, custodi dell'agro-biodiversità, è infatti l'unica soluzione, nel breve periodo, per ridurre l'impatto sull'ecosistema, sia a livello locale che globale.
Il cibo non può essere considerato un “sano” piacere della vita se, anche inconsapevolmente, le scelte alimentari quotidiane contribuiscono ad alterare il clima, producono ingenti quantità di rifiuti, inquinano l'ambiente ed il nostro organismo, non rispettano il lavoro di chi ostinatamente produce un cibo che sia “alimento” e non un oggetto di consumo.
Durante la due giorni i 500mq della tettoia presente nel Parco saranno occupati da una rappresentanza dei Mercati della Terra di Colorno, Reggio Emilia, Bologna, del mercato contadino La Corte di Parma e da alcuni artigiani del “saper fare”. Uno spazio dove incontrarsi ed informarsi, conoscere ed ascoltare, guardare ed assaggiare.
Saranno a disposizione alcuni gazebo con tavoli e panche, ed al mattino offriremo il servizio de “La Sajetta” consegne a domicilio a inquinamento 0 con la bicicletta attrezzata.
Una sala del Centro Congressi sarà dedicata ai convegni, con relatori dell'Università di Parma, di Efsa, delle associazioni apicoltori, di rappresentanti delle istituzioni, agricoltori, aree ortive di Parma, Distretto di Economia Solidale, rete Cibopertutti (Kuminda) e associazione per la Decrescita, Presidenza di Slow Food Italia, direzione Marketing di Mutti spa.
Ci saranno attività per i bimbi con laboratori creativi di arte, scienze, manualità antiche, uno spazio riservato alle associazioni di volontariato che si occupano di territorio, sociale, ambiente, futuro e molte altre iniziative, consultabili su slowfoodparma.blogspot.it, come la biciclettata agli orti in chiusura della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile.
Le attività sono aperte a tutti e gratuite ed i laboratori per adulti e bambini sono a numero chiuso (iscrizioni anche sul posto).
La condotta Slow Food di Parma si è avvalsa della consulenza del GCR per la realizzazione di questo evento a rifiuti zero e accetta i buoni sconto SCEC.
La collaborazione con Mutti spa ha messo a disposizione, in anteprima sul mercato, lo storico tubetto di doppio concentrato con la grafica dedicata al bicentenario di Verdi. Il ricavato servirà ad adottare uno dei Mille orti in Africa, il progetto lanciato da Carlin Petrini per la sovranità alimentare dei popoli.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 20 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
23

giorni fa

giovedì 19 settembre 2013

Veronesi ha torto

I fumi degli inceneritori fanno male alla salute

Prof. Federico Valerio, Chimico
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova



Coltivare un orto o un'azienda agro-alimentare, nell'area di ricaduta di un inceneritore di rifiuti urbani, aumenta il rischio di malformazioni dell'apparato urinario nei bambini le cui mamme, nei primi mesi di gravidanza, avevano mangiato ortaggi, insalata, uova carne e formaggi prodotti da quegli orti e da quelle aziende.
Questo il risultato di uno studio francese, pubblicato nel 2010.
(S. Cordier et al. Maternal residence near municipal waste incinerators and the risk of urinary tract birh defects. Occup. Environ. Med 2010;67: 493-499)
Il merito di questo studio è di avere fatto le scelte giuste per verificare se incenerire i rifiuti sia pericoloso per la salute pubblica.
Ovviamente, tutti gli altri studi che hanno fatto scelte sbagliate hanno dato risultati sbagliati.
Probabilmente sono questi studi sbagliati quelli che hanno convinto il prof Veronesi che gli inceneritori sono innocui.
La giusta impostazione di uno studio, finalizzato a valutare gli effetti sanitari dell'inquinamento ambientale provocato dall'incenerimento, si fa conoscendo a fondo la natura dei composti che si formano durante la combustione ed escono da camini e il loro destino a lungo termine, una volta che questi composti sono immessi nell'ambiente.
Queste informazioni si ottengono grazie ad una particolare specializzazione della chimica, la chimica ambientale, quella che con fatica ho praticato, insieme a pochi altri colleghi italiani presso l'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova.
Nei fumi emessi da un inceneritore di rifiuti urbani, anche quelli dei più moderni "termovalorizzatori", è inevitabile che siano presenti composti che si formano durante la combustione e che sono molto pericolosi per una loro particolare caratteristica: sono poco biodegradabili e si concentrano lungo la catena alimentare.
Questa caratteristica è posseduta da composti a base di carbonio e cloro che si formano durante la combustione, noti con il termine generico di "diossine".
La figura sintetizza il modo subdolo con il quale le diossine minacciano la nostra salute: una volta depositate al suolo le diossine passano da terreno alle piante e da qui agli animali e all'uomo.
Pertanto, il 95% delle diossine che si possono trovare nei nostri corpi deriva dalle diossine che abbiamo mangiato con i nostri cibi contaminati; molto meno sono le diossine che provengono dall'aria inquinata che abbiamo respirato.
E tra i nostri simili, quali sono quelli più sensibili all'inquinamento?
Certamente tutti i bambini, pochi giorni dopo il loro concepimento, nella delicata fase dello sviluppo embrionale.
Poiché studi precedenti avevano dimostrato che una precoce esposizione a diossine durante lo sviluppo embrionale altera la formazione del sistema urinario, i ricercatori francesi hanno voluto verificare l'ipotesi che il consumo, nei primi mesi di gravidanza, di cibo contaminato da diossine prodotto dai vicini inceneritori possa essere la causa di malformazioni dell'apparato urinario.
La residenza e le abitudini alimentari, in particolare il consumo di cibo prodotto localmente, di 304 mamme di bambini nati, tra il 2001 e il 2003, con queste malformazioni, sono state confrontate con quelle di 226 mamme che hanno partorito nello stesso periodo, scelte come controllo.
La zona francese oggetto di studio è stata quella dell'alto Rodano, che ospitava 21 impianti di incenerimento.
Motivo fondamentale di questa scelta è stata l'esistenza, in questa regione, di un registro delle malformazioni e di accurati dati ambientali e di regolari misure delle emissioni degli impianti industriali che si volevano studiare.
Opportuni modelli matematici, applicati alle emissioni di diossine misurate in questi impianti, hanno permesso di calcolare la concentrazione media di diossine nell'aria e nel terreno, in corrispondenza della residenza di tutte le mamme oggetto di studio.
Corretti i dati per le possibili varianti, quali professione e abitudine al fumo dei genitori e loro livello socio economico, lo studio ha confermato che l'esposizione a diossine prodotta dagli inceneritori, in corrispondenza della residenza della madre, nei primi mesi di gravidanza, era associata con un aumento del rischio di difetti urinari del nascituro.
Lo studio, inoltre, ha suggerito che il consumo di cibo prodotto localmente e consumato dalle mamme gravide, possa essere il principale responsabile dell'aumento del rischio di malformazione dei loro figli.
Tra il 2001 e 2003, un certo numero di inceneritori in funzione nell'area studiata (non precisato nello studio) non rispettava l'attuale limite di 0,1 nanogrammi di diossine per metro cubo di fumi emessi, e gli autori ritengono che siano stati proprio questi impianti, meno efficienti, a provocare il livello di inquinamento del terreno (e quindi del cibo) che potrebbe essere la causa delle malformazioni osservate.
Negli anni successivi allo studio (2001-2003), la Francia ha spento gli inceneritori più inquinanti e migliorato il trattamento fumi di quelli rimasti attivi.
Grazie a questi interventi il contributo degli inceneritori francesi alla produzione totale di diossine è passato dal 52% del 2001 al 9% del 2006.
Un indubbio miglioramento, ma non tale da fare abbassare la guardia ed ignorare il problema, come raccomandano i ricercatori francesi.
Lo studio che ho brevemente riassunto dimostra che la particolare miscela di composti che escono da un inceneritore di rifiuti urbani è pericolosa per la salute dell'embrione, anche a dosi estremamente basse.
Questa miscela, di composizione molto simile, esce anche dagli inceneritori dell'ultima generazione (2010) e la sua concentrazione nei fumi è nettamente inferiore a quella degli inceneritori della penultima generazione (fine anni 90).
In Europa, ogni tonnellata incenerita provocava l'emissione di 10 microgrammi di diossine equivalenti negli inceneritori costruiti intorno all'anno 2000; negli inceneritori costruiti nel 2010, grazie a sistemi di abbattimento più efficaci, il fattore di emissione di diossine si riduceva di 20 volte (0,5 microgrammi per tonnellata).
Ma è anche vero che, per economia di scala, gli inceneritori dell'ultima generazione trattano quantità di rifiuti nettamente superiori rispetto a quelli della penultima generazione: da 70-80.000 tonnellate/ anno a 700-800.000 tonnellate/anno.
Questo significa che la quantità di diossine emesse annualmente da un grande moderno inceneritore, che emette dieci volte più fumi di un vecchio piccolo inceneritore, può non essere così trascurabile come si vuole far credere.
Occorre inoltre considerare che l'incenerimento rifiuti non è una scelta obbligata e certamente, a parità di materiali trattati, un moderno impianto di riciclaggio, compostaggio, trattamento meccanico biologico, emette molto meno diossine di un moderno termovalorizzatore.
Pertanto, se si vogliono fare stare tranquille le mamme ed evitare rischi alle future generazioni, sarebbe molto saggio applicare un sano principio di precauzione: smettere di incenerire i rifiuti e passare decisamente alla strategia Rifiuti Zero.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 19 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
22

giorni fa

martedì 17 settembre 2013

Pontremoli, biomasse minaccia ambientale

Una nuova centrale a cippato in progetto in Toscana

La nuova centrale a cippato di Noloveto, Pontremoli, secondo la relazione tecnica di Renovo Spa, proponente il progetto, dovrebbe avere una potenza di 999 Mwe (e di 3,5 Mwt), lavorando a ciclo continuo, 24h giornaliere, per 333 giorni annui, corrispondenti ad un totale di 7.992 ore annue.
Con emissioni di 17.000 Nm3/h di fumi, cioè circa 136.000.000 Nm3 di fumi annui.
Brucerebbe 18.000 t/a di cippato di legna vergine, biomassa da potatura di vigneti, oliveti, alberi da frutto, nonché vinacce e sansa di olive.



Il cippato dovrebbe avere un potere calorifico di 2.200 Kcalorie/Kg, cioè di 2,6 Kwe/Kg.
La centrale avrebbe un residuo di ceneri di circa 1400 t/a (690 t. di ceneri sotto griglia, 710 t. di ceneri da filtro a ciclone e filtro a maniche) e dovrebbe collocare in apposita discarica tale residuo di cenere.
Il sistema di depurazione fumi sarebbe composto da un depolveratore a ciclone per la raccolta della fuliggine, un reattore a secco per l'abbattimento di sostanze acide ed adsorbimento di metalli pesanti tramite l'immissione ed il mescolamento nei fumi di calce idrata, Ca(OH2), e carboni attivi.
Le reazioni chimiche di abbattimento producono sali: CaCl, CaF, Ca2SO4, Ca2CO3 che verranno recuperati dal filtro successivo.
Il filtro a maniche in PTFE, un materiale microporoso sintetico (politetrafluoroetilene) trattiene polveri (anche PM 2,5) e sali, e verrebbe pulito con aria compressa in contro pressione.
Infine un reattore catalitico selettivo (SCR) per abbattere gli NOx con immissione di urea o ammoniaca( NH3).
Anche se non viene detto, si deduce dalla quantità di ceneri dichiarate che la loro percentuale rispetto alla biomassa bruciata è dell'8%, una quantità enorme che ha un corrispettivo direttamente
proporzionale di emissioni in aria.
Se il potere calorifico dichiarato è di 2,6 Kw/Kg, ogni ora verranno bruciati 1000Kw/ 2,6Kw/Kg, cioè 380 Kg; ma se il rendimento della centrale per produrre elettricità è del 10% si dovrà bruciare 10 volte tanto, cioè 3800 Kg, cioè 38 quintali.
Bruciando 38 q./h per 7992 ore annue abbiamo un risultato differente dalle 18.000 t. dichiarate, che aumentano a 30.369 tonnellate.
Crediamo inoltre che tra sansa, potature e ramaglie, il cippato conterrà principalmente corteccia e avrà una elevata umidità, quindi è probabile che si abbassi ulteriormente il suo potere calorifico. Più ragionevolmente sarà di 2 Kw/Kg e quindi occorrerà ancora più cippato, forse 36-38.000 t/a.
La depurazione è composta da un ciclone, un reattore a secco, un filtro a maniche ed un reattore catalitico selettivo(SCR) per gli NOx.
Il ciclone o multiciclone è un banale depolveratore meccanico che serve solo ad abbattere la fuliggine.
Il reattore a secco è di fatto l'assorbimento chimico di inquinanti gassosi tramite l'iniezione nei fumi di calce idrata, Ca(OH)2.
I prodotti di reazione della calce sono dei sali inerti che vengono poi trattenuti dal filtro a maniche.
Il filtro a maniche serve a trattenere le ceneri volanti che il ciclone non raccoglie e per trattenere i prodotti della calce del reattore a secco.
In pratica sia il ciclone che il filtro a maniche raccolgono ceneri fini (ben 700 t.) che dovranno essere portate in discarica.
Ma non sono sufficienti a trattenere le polveri sottili e le nanopolveri, cui si attaccano le diossine e
che finiranno in atmosfera.
Il reattore catalitico selettivo (SCR) serve ad abbattere gli ossidi di azoto con l'aggiunta di urea nei fumi. Tuttavia ne finirà ugualmente in atmosfera una notevole quantità, dai 200 ai 400 mg/Nm3, come dichiara la relazione tecnica stessa, cioè circa 40 t. annue.
Vista la quantità enorme di polveri emesse, manca l'elemento principale di depurazione per le polveri, costituita dal filtro elettrostatico che normalmente si trova in questi impianti (vedi centrali a cippato di Brunico, Dobbiaco).
L'elettrofiltro è composto da fili metallici sospesi tra piastre metalliche di raccolta; a tali fili è applicata una elevatissima tensione, fino a 100 KV.
Evidente il motivo per cui lo si è omesso, perché è costoso, sia il suo impianto che la sua gestione. Se poi la sua efficienza aumenta, raddoppia il suo costo.
Ma l'elettrofiltro è fondamentale per abbattere efficacemente le polveri, ha un'efficienza del 90%.
L'approvvigionamento di 30.000 t/a di cippato a filiera corta ( max70 Km) significa disboscare ogni anno 3 Km2 d'Appennino con taglio raso.
Il taglio raso matricinato o con novellame, caratteristico del bosco ceduo, produce infatti circa 100 t. di legna da ardere: ne occorrerebbe quindi 300 ettari, cioè appunto 3 Km2.
Pare che 8.000 t. possano essere reperite in loco e le altre?
Probabilmente dai tagli nella montagna della provincia di Parma.
Le quantità di emissioni annue della centrale,stando ai dati forniti dalla relazione tecnica, sono 5 t. di polveri, 13 t. di CO ( monossido di carbonio), 40 t. di NOX (ossidi di azoto), 13 t. di SO2 (anidride solforosa), 6 q. di NH3 (ammoniaca), 1 q. di metalli pesanti.
Oltre naturalmente a 4.000 t. di CO2 (anidride carbonica) la cui produzione dalla combustione, come è noto, è di 500 g. per ogni Kwe prodotto.
Infine diossine e furani che loro stessi ammettono di venire prodotte, anche se a sentir loro in quantità infinitesimali. Quello che non dicono è che non si smaltiscono in alcun modo, ma tendono ad accumularsi al suolo anno dopo anno sui vegetali che mangeremo e sull'erba che mangeranno gli
animali di cui ci ciberemo.

Giuliano Serioli
17 settembre 2013
Rete Ambiente Parma

www.reteambienteparma.org - info@reteambienteparma.org
comitato pro valparma - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita -
comitato cave allamianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorseno cava le predelle
associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense
comitato associazione giarola e vaestano per il territorio



lunedì 16 settembre 2013

Inceneritore, una battaglia ancora aperta

Andateci voi ad abitare in strada della Lupa

Abbiamo condotto una battaglia che non riteniamo ancora finita.
In questi anni ci siamo battuti fino in fondo per arginare a mani nude l'inceneritore di Parma.
Possiamo non essere stati capiti, abbiamo senz'altro perso per strada tanti compagni.
Non ci siamo tirati indietro mai.
Abbiamo cercato ogni strada.


Abbiamo tentato di convincere la giunta di centrodestra di Vignali, attirandoci l'odio dei pasionari di sinistra. Ma sapevamo di avere un unico obiettivo, non ci interessava il colore di chi ci ascoltava.
Ci sarà chi ha approfittato della nostra disponibilità per i suoi fini.
Anche questo era prevedibile e lo abbiamo messo in conto.
Abbiamo condiviso la scelta no ince del Movimento 5 Stelle.
E giù altre ingiurie perché siamo scesi in politica.
Ma avevamo dato 10 anche a Parma Bene Comune e nessuno aveva protestato.
Davanti a noi un solo obiettivo sempre a fuoco.
Non ci siamo mai distratti.
Non ci distrarremo nemmeno ora.
Anche dicendo che non siamo d'accordo con certe affermazioni del sindaco.
Quando ad esempio rassicura i prodotti di Parma perché sono in collina.
E le forme di pianura?
Oppure quando si dimentica i tanti studi, compreso Moniter, che hanno messo in guardia su questi impianti, come la Federazione dei Medici dell'Emilia Romagna che ha chiesto la moratoria sui nuovi impianti (nel 2007 e nel 2011).
Il sindaco fa il suo mestiere, noi il nostro.
Se arretrerà di un passo non ce lo faremo sfuggire.
E finora per fortuna non lo ha fatto.
Ma noi non abbiamo secondi fini.
Abbiamo una coscienza lattiginosa.
Non abbiamo poltrone da scaldare, stipendi da garantire, cariche da assumere.
Sappiamo qual'è la verità sui forni.
L'abbiamo appresa girando l'Italia, conoscendo i comitati che si sono spesi, anche a Bolzano, per far rinsavire la politica, quasi sempre non riuscendovi.
Conosciamo la verità dei rii inquinati dai metalli pesanti delle ceneri, le stesse ceneri che a Parma vogliamo impiegare per costruire mattoni, una macabra lotteria per la destinazione di quei manufatti.
Conosciamo la verità di quella abitazione in Veneto, demolita perché fatta con cemento deteriorato dalle ceneri da combustione di rifiuti di cui era composto.
Conosciamo questi fatti, realmente accaduti.
Su queste notizie ci siamo fatti la nostra opinione.
Dalle parole degli oncologi, dalle parole dei chimici, dalle parole di ingegneri senza guinzaglio.
Abbiamo avuto la fortuna di ascoltare e non possiamo dimenticare.
Non possiamo far finta di nulla.
Di fronte a niente.
Parma ha dato segni importanti di risveglio, di ribellione.
Abbiamo riconosciuto in un voto la Parma delle barricate che non facevano passare nessuno.
Impertinenze padane.
Forse è troppo tardi ma a noi non la raccontate più la favola del forno aerosol.
Andateci voi ad abitare in strada della Lupa.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 16 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
19

giorni fa