sabato 17 settembre 2011

Referendum. Qui e ora.

Inutile fare tanti giri di parole, il segretario Michele Pinzuti ha risposto chiaramente al quesito sull'ammissibilità del referendum abrogativo sull'inceneritore.
Dicendo che si può fare.
Il sì è evidente, altrimenti oggi non saremmo qui a discutere e molte persone che martedì devono decidere sarebbero con l'animo in pace.
La domanda era chiara, “ci dica se lo possono fare”.
La risposta è stata altrettanto. Sì, non ci sono i termini per affermare che è irricevibile.



La relazione del segretario generale è corposa e approfondita e riporta giustamente tutti gli aspetti tecnici che riguardano il tema, mettendo in evidenza i temi su cui i capigruppo saranno chiamati a discutere, per dire la loro opinione, decidendo in ultima istanza in merito alla richiesta del comitato referendario.
La nostra associazione ha salutato con fervore il responso emesso e qui ribadiamo la nostra soddisfazione: crediamo che per alcuni la speranza fosse quella di ricevere un “no” da parte della segreteria generale, in modo che si sgravassero i componenti la conferenza dei capigruppo da questa decisione scomoda, che martedì invece stara a loro compiere in totale libertà.
Non ci sono appigli per sostenere che il referendum sia irrealizzabile, anzi.
Pinzuti ha sottolineato fra le altre cose che il referendum abrogativo non ha un regolamento specifico e che andrebbe a tenersi nel 2013.
I capigruppo ora hanno la possibilità di rispondere alla richiesta, ritenuta legittima, dei cittadini di Parma di esprimersi su questo tema.
Possono dare un importante segnale, anzi due.
Il primo sarebbe quello di dire di sì.
Il secondo sarebbe quello di dire sì ed ora, andando a modificare le parti del regolamento che frenano la possibilità di esprimersi subito, nel 2011, sul destino del forno.
Arrivati a questo punto, se davvero il consiglio comunale vuole ascoltare i cittadini, i capigruppo non hanno che da sottoscrivere il via libera del segretario generale, fissando entro l'anno 2011 la data del referendum.
Viste le ripetute sospensive al cantiere la linea della maggioranza appare ben chiara e delineata, gli unici muri potrebbero arrivare dalla minoranza, che però sostiene da sempre la necessità di ascoltare i cittadini e i movimenti.
Più semplice di così!
Si vada alle urne, allora finalmente sapremo la verità.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 17 settembre 2011

+78 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+474 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

venerdì 16 settembre 2011

Botteghe e Virtù

Rispondiamo alla nota pubblicata da La Sera a cura del Dr. Giuseppe Schlitzer, Consigliere Delegato AITEC, dopo il nostro comunicato sui cementifici/inceneritori che, precisiamo, è stato inviato da GCR, Associazione Gestione Corretta Rifiuti di Parma, ma ripreso da un comunicato nazionale inviato dall’associazione ISDE Italia - Medici per l’Ambiente, che aveva come tema il falso mito dei cementifici-inceneritori, impianti che inquinano più degli impianti di incenerimento, se non altro perché i limiti emissivi sono molto più alti.


Il cementificio di Sorbolo (Parma)

Qui il documento completo: http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Ilfalsomito.pdf
Il livello di abilità intellettiva del “normale lettore italiano” citato dal dr G. Schlitzer è di certo superiore a quello immaginato nella lettera a Lei recentemente indirizzata.
Come dimostrato dai numerosi e positivi riscontri seguiti alla diffusione del documento da parte di ISDE Italia (associazioni di cittadinanza attiva, associazioni ambientaliste, semplici cittadini), l’intelligenza di quel “normale lettore” è stata perfettamente in grado di identificare e valutare le differenze tra le affermazioni supportate da una robusta letteratura scientifica internazionale indipendente (quali quelle riportate nel documento dell’ISDE Italia) e quelle riportate sul sito delle aziende italiane produttrici di cemento, chiara e legittima espressione di interessi corporativi.
Quelle evidenze (insieme a molte altre) dimostrano che né i cementifici né la combustione dei rifiuti (ovunque essa avvenga) potrà mai avere “positivi riflessi sull’ambiente e sulla salute del cittadino”, anche solo considerando la abnorme quantità di inquinanti emessi da entrambe le tipologie di impianti (vedi dati del registro Europeo delle emissioni inquinanti).
Altro concetto sul quale conviene rassicurare il Dr. Schitzer è che nessuno crede che l’Italia debba essere “un paese di sole botteghe e piccoli artigiani la cui massima espressione tecnologica sarebbe l’industria del turismo” perché, per fortuna, la capacità industriale dell’Italia può tranquillamente prescindere dal numero sproporzionato di cementifici esistenti.
Sono forse Paesi “di sole botteghe e piccoli artigiani” Olanda, Danimarca, Finlandia, Svezia, Belgio, Irlanda, Paesi nei quali c’è un numero di cementifici circa 10 volte inferiore a quello italiano?
Sono forse Paesi “di sole botteghe e piccoli artigiani” Regno Unito e Francia, che hanno circa la metà dei cementifici italiani?
Non è un caso che nella maggior parte dei Paesi europei (escludendo Francia e Germania), ci siano anche meno della metà degli inceneritori presenti in Italia, senza che i rifiuti si accumulino per strada (“penso soprattutto a Napoli”, la città da cui proviene il Dr. Schlitzer, che non ha affatto risolto il problema dei rifiuti “grazie” all’inceneritore di Acerra).
In molti di quei Paesi si è compreso perfettamente che sviluppo industriale e sostenibilità ambientale sono termini da coniugare de facto (non con simulazioni teoriche) e non, de facto, da contrapporre.
È anche opportuno offrire rassicurazioni sull’illusorietà del fatto che “i rifiuti vadano integralmente riciclati e che si possa fare del tutto a meno dell’incenerimento”. Sono infatti ormai numerose le città estere (ad esempio San Francisco), europee ed italiane, in cui la riduzione della quantità di rifiuti prodotti, la differenziazione spinta, il riciclo, il riuso, la trasformazione dei materiali hanno reso talmente irrisoria la percentuale del residuo indifferenziato da rendere inutili impianti di produzione di CDR e inceneritori.
Questo ha portato, ovunque si sia realizzato, enormi benefici economici (anche in termini di sviluppo industriale) e ambientali.
In una parola: sostenibilità.
Il fatto che lo stesso Dr. Schitzer definisca “inevitabili” le emissioni legate al ciclo produttivo dei cementifici, associato alla loro alta numerosità sul territorio nazionale, dovrebbe imporre come logica scelta sostenibile un limite alle loro attività.
Ci sentiamo infine, di smentire con forza la considerazione che “la combustione dei rifiuti in cementeria non genera alcuna cenere né scoria”, in quanto le ceneri e scorie prodotte dalla combustione dei rifiuti non scompaiono affatto ma sono semplicemente inglobate nel cemento prodotto.
È stato dimostrato che questo può alterare le proprietà fisico-chimiche del cemento (Maschio et al, Chemosphere 2011; Gori et al, J Hazard Mater 2011; Bertolini et al, Cem Concrete Res 2004) e crea successivi problemi legati alla genotossicità dei prodotti di lisciviazione del cemento per il potenziale rilascio nell’ambiente di diossine, metalli pesanti, composti organici (Shim et al, Waste Manag 2005; Lapa et al, Waste Manag 2002; Aubert et al, J Hazard Mater 2007), oltre che rischi sanitari per i lavoratori esposti ad inalazione e assorbimento transdermico di tali sostanze tossiche (Shih et al, J Hazard Mater 2011).
Sarebbe poi cosa auspicabile che il dr. G Schlitzer allegasse, a riprova di quanto affermato, robusta e consistente bibliografia scientifica, cosa che noi facciamo sempre nei nostri documenti e studi.
Concluderemmo affermando che “non c’è bisogno di essere in possesso di un PhD in medicina o in economia per capire dove siano i molteplici vantaggi” della rinuncia alla combustione dei rifiuti in favore dell’avvio convinto di un percorso di sostenibilità nello sviluppo industriale, civile, ambientale e sanitario del nostro Paese.

Dr. Manrico Guerra
ISDE Parma
Dr Agostino di Ciaula
ISDE Bari 2

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 15 settembre 2011

+76 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+472 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

Inceneritore, fuori i secondi

Sul forno di Ugozzolo è guerra aperta tra gli enti locali

Gettate le ultime maschere ora gli schieramenti si sono posizionati in modo netto per la battaglia finale. Al centro l'inceneritore conteso, chi lo vuole demolire, chi lo vuole incensare, a suon di battaglie legali.
Ai due lati del campo di battaglia le orde dei due eserciti avversari, ormai le lance in resta, gli elmetti abbassati sul viso, l'urlo della battaglia che cresce e atterrisce.



Il Comune, dopo vari tentennamenti, ora corre da solo nella sua ultima battaglia contro tutti, in una strana difesa dell'ambiente che non compete, in genere, agli schieramenti di centrodestra.
La Provincia ha scelto proprio ieri il campo avverso, schierando apertamente le proprie truppe a fianco di Iren, per l'aria sporca. E meno male che Bernazzoli, con Castellani di rinforzo, ha speso fiumi di parole anche nel recente passato, per tirarsi fuori dalla vicenda e sostenere di avere esaurito il suo compito all'indomani dell'approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale (novembre 2008).
Una guerra confusa e piena di colpi di scena dunque, che oggi arriva in vista dell'autunno all'ultimo grande scontro frontale, in palio la sopravvivenza.
Nel furioso concatenarsi degli eventi Parma ha vissuto capovolgimenti di fronte di indubbia spettacolarità e interesse, che giocano a favore di un imponente confronto sul destino dell'ambiente locale, che di certo ha giovato sulla consapevolezza dei cittadini e dell'opinione pubblica, fin qui ignara della posta in gioco.
Discese in campo.
Il futuro candidato alla poltrona di sindaco ha scelto: è la stessa poltrona che aveva partorito l'accordo con Enia nel 2006, brindando al nuovo impianto come scelta di modernità.
La stessa poltrona che nel corso di un lungo itinerario di confronto anche con il Gcr, ha alla fine posto il classico bastone fra le ruote al carro dei vincitori che, lo ricordiamo, il 4 di ottobre taglieranno il traguardo dei 95 giorni di stop al cantiere, un tempo infinito per un cantiere milionario, che ogni giorno che passa mostra le sue vistose rughe.
Ora la scelta netta della Provincia, che sceglie dove stare senza attendere il responso dei giudici, va nella direzione opposta dei programmi nazionali del partito di riferimento.
Il Pd nazionale afferma con decisione il superamento della fase ahimè disgraziata dell'incenerimento e guarda oltre, per recuperare il più possibile materie preziose ed utili.
Lo fa in tanti territori, come Lucca o il Veneto, ma lo applica anche in un territorio sensibile per la nostra città, quello dei cugini reggiani, che per bocca del sindaco Delrio hanno declinato il forno in un non senso economico.
Queste evidenti idiosincrasie fra territori limitrofi, che respirano la stessa aria, lasciano di stucco.
Specialmente la base del partito, quella delle persone dall'animo libero e lontano dagli scranni dell'apparato, gli iscritti che contano quando votano, ma poi non hanno più voce.
La critica aspra di Gcr nei confronti del centrosinistra, incapace di valorizzare il proprio Dna con parole come ambiente e salute, hanno suscitato rabbia e disappunto, specie per i contemporanei ammiccamenti a destra, ma alla fine hanno messo in evidenza una critica che colpisce le persone dei ranghi, ed alcune in particolare, senza intaccare il bagaglio di valore che il centrosinistra per la storia che porta, naturalmente ha in sé.
Non manca infatti la manifestazione di disponibilità verso un ripensamento, sempre negato, e mentre il cantiere è chiuso rimaniamo a disposizione, se la provincia lo volesse, sempre disponibili ad un confronto per costruire insieme uno scenario alternativo.
Invece questa scelta definitiva di Bernazzoli, che ricorre alle vie legali per ottenere al riapertura del cantiere, che deve ribadire l'origine nostrana dei rifiuti, mentre ben sappiamo che così non è se non scritto a chiare lettere su un testo impositivo, porta la distanza tra il pensiero e il cuore a misure difficile da quantificare.
C'è il rischio di movimenti tellurici che, sotto un certo punto di vista, potrebbero essere utili ai fini di un rigurgito di fierezza da parte della base dei votanti, sempre di più inascoltati e vilipesi.
Che potrebbero trovare varchi alternativi importanti, come quelli emersi in questi giorni.
La barra ferma al centro del Gcr porta frutto, comunque si osservi il dramma.
Il centro è la salute e il futuro, che dobbiamo pretendere migliori di come ce li vogliono imporre dall'alto.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 15 settembre 2011

+76 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+472 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

giovedì 15 settembre 2011

L'importante è bruciare

Via libera di Provincia e Regione alla centrale a biomasse di Trecasali

Nello stabilimento Eridania di S.Quirico, il vicepresidente della Provincia Ferrari e l'assessore regionale all'agricoltura Rabboni hanno incontrato il presidente Eridania Maccaferri e il direttore Bragaglia per confermare loro l'iter autorizzativo, la VIA di Regione e Provincia alla realizzazione della centrale a biomasse da 15 megawatt.



La VIA, valutazione di impatto ambientale, per una centrale a biomasse da 30 Mwe, era già arrivato in maggio allo stabilimento Eridania di Russi (Ravenna), dove rimangono 80 operai ad impacchettare lo zucchero prodotto altrove.
Il 13 luglio il TAR ha sospeso l'iter autorizzativo fino al 1° dicembre, accogliendo le rimostranze dei comitati con la motivazione che l'impianto confliggerebbe con il vicino palazzo S. Giacomo di rilevante importanza per la Soprintendenza dei beni architettonici.
Ogni argomento o cavillo è buono pur di opporsi a quegli ecomostri.
Pare che il sindaco di Trecasali sapesse già da mesi del VIA da parte della regione ed ora, forse per salvare la faccia, abbia intenzione di mettersi di traverso chiedendo che la centrale sia proporzionata alle esigenze di autoconsumo elettrico di Eridania, cioè 2 o 3 MWe.
Ma in gioco ci sono grossi interessi economici e finanziari a livello europeo legati agli accordi per la dismissione degli zuccherifici legati alla bieticultura.

Ci sono finanziamenti europei che coprirebbero per intero i 120 milioni di euro del costo della centrale a biomassa di Russi ed altre decine di milioni per quella di Trecasali.
Soldi da acchiappare passando sopra a tutto e tutti che hanno cementato un patto di ferro, fatto di ricatti finanziari ed occupazionali, tra Eridania e vertici del Pd a capo delle amministrazioni e del sindacato.
Pare che in regione abbiano aperto l'iter per la valutazione di impatto ambientale per la centrale di Trecasali il 27 luglio, per chiuderlo il 5 di agosto, senza sentire nessuna controdeduzione da parte dei comuni interessati, figurarsi quelle dei comitati di cittadini.
La centrale di Trecasali brucerebbe 150.000-170.000 tonnellate annue tra cippato di legna vergine e insilato di mais. In altri termini 4.500 ettari a pioppeti triennali e 400 ettari a insilato di mais.
Si tratta di superfici enormi, rispettivamente 45 Km2 e 4 km2, da sottrarre a produzioni agroalimentari della nostra provincia.
Ma i conti non tornano comunque.
Con una coltivazione di pioppi triennali significherebbe bruciare ogni anno la produzione di 1500 ha, vale a dire 1500x50 t., cioè 45.000 tonnellate, a cui sommare le 10.000 tonnellate di insilato di mais ( 400 ha x 25 tons).
In tutto poco più di 50.000 tonnellate. E le altre 100.000 e più?
Sarà certamente legna che verrà dal nostro appennino.
Non a caso è da poco uscito un elaborato della Provincia, a firma Zanzucchi-Dall'Olio,
che parla di una disponibilità di 393.000 tonnellate potenzialmente prelevabili e per cui la Regione ha già stanziato alcuni milioni di euro per l'acquisto di attrezzature per l'esbosco industriale.
Alla faccia della filiera corta, della food valley e della sostenibilità e rinnovabilità dei boschi, già minacciati dalla speculazione in atto sulla legna da ardere.
La centrale produrrà 120 milioni di Kwe, di cui 20 milioni presumibilmente per il proprio autoconsumo e 100 milioni da vendere, probabilmente ad Enel, alla tariffa di 0,09 euro che fanno 9 milioni di euro annui di utile netto.
Ci sono, poi, gli incentivi, i certificati verdi, che col vecchio conto energia erano 0,18 euro a Kw, cioè altri 18 milioni di euro, ma che col nuovo conto energia saranno un po' dimagriti.
Però sempre milioni sono.
Mentre il rendimento di una centrale elettrica a metano è del 90% quello di una centrale a biomasse è ridicolo, intorno al 15%.
Vuol dire che occorre una quantità di combustibile 6 volte maggiore per produrre la stessa quantità di enrgia elettrica.
Questo, sempre che il cippato di legna vergine abbia un'umidità massima del 20%, cioè sia asciutto.
Cosa che non avviene quasi mai: normalmente ha umidità del 40-50%.
In questo caso il rendimento cala ulteriormente, ma soprattutto la combustione produce un volume ancor maggiore di emissioni nocive.
La centrale a biomasse di Trecasali avrebbe emissioni addirittura più nocive del costruendo forno inceneritore di Ugozzolo.
Emetterebbe circa 150.000 m3 di fumi all'ora, vale a dire circa 1, 2 miliardi di m3 annui,
contenenti: 60.000 kg di monossido di carbonio, 60.000 kg di ossidi di azoto, 10.000 kg di ossidi di zolfo, 5.000 kg di ossidi di metalli pesanti e infine diverse decine di t. di polveri sottili ( PM10, PM 5,
PM2,5, PM1, PM 0,1), che derivando dalla combustione della lignina e della cellulosa delle piante, in presenza di cloro da depurazione degli acquedotti evaporato e libero nell'aria, produrrebbe diossine in quantità molto superiori all'inceneritore stesso.
Il pioppo, le cortecce e il mais danno una percentuale di ceneri elevata: circa il 2-3%.
L'impianto dovrà smaltire da 3 a 5.000 t. di ceneri ad alto contenuto di sali e di metalli.
In pratica dovranno finire in discarica, come paventato dal comitato di San Secondo circa tale possibile uso delle cave presenti nel suo territorio.
Il termine energie rinnovabili sta diventando una coperta con cui nascondere e far passare tante possibili speculazioni finanziarie queste si rinnovabili all'infinito.
Produrre energia elettrica bruciando legna e colture dedicate ci sembra un non senso per il territorio e per l'agricoltura, un fatto antieconomico, distruttivo dell'ambiente e nocivo per la salute.

Giuliano Serioli

www.reteambienteparma.org
info@reteambienteparma.org
Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle

Il sì di Pinzuti apre la strada al referendum

Il segretario generale da il via libera, i capigruppo cosa pensano?

Un segnale, importante, sulla strada dell'ascolto dei cittadini, che vogliono esprimersi sull'inceneritore, subito.
Dopo la costituzione del comitato No Inceneritore, e la richiesta formale di referendum abrogativo sugli atti che hanno dato il via al progetto di Iren, la conferenza dei capigruppo, che fa le veci ella conferenza affari istituzionali, aveva fatto melina, rimandando la decisione ad un quesito legale recapitato al segretario generale del Comune Michele Pinzuti.



E' arrivato il responso, che di fatto apre la strada al sì al referendum.
Un contributo di 21 pagine poderoso, insormontabile, insindacabile.
Il referendum ha le sue potenzialità, riconosciute dalla legge, e va valutata attentamente la risposta da dare al comitato referendario, specie in una situazione dove i cittadini sono molto attenti alla questione ambientale e i referendum del giugno scorso hanno dato una evidente indicazione sul pensiero della maggioranza degli italiani sui temi dei beni comuni.
L'analisi del segretario generale, che si sviluppa in un documento di 21 pagine datato 5 settembre, rimette al centro la palla, rimandando ai mittenti il fischietto.
Ci sono certo difficoltà da superare come la mancanza di un regolamento specifico per i referendum abrogativi e i tempi ormai ristretti ma, nel merito, non si rilevano conflitti tra i temi proposti dai referendari e le regole comunali.
Michele Pinzuti ha fatto un gesto responsabile, di cui va dato atto, il segretario ha il nostro sostegno per l'apprezzamento e le considerazioni positive sulla serietà dei proponenti e sul tema ambientale, che non va preso sotto gamba, ne sminuito.
La decisione però deve essere presa, come è giusto che sia, dalla commissione apposita, che dovrà prendere una posizione netta contro o a favore del referendum, per decidere da che parte intende stare in modo inequivocabile.
Con nomi e cognomi.
Noi siamo pronti ed in attesa.
Lo scoglio legale non esiste più.
Ora si tratta solo di fare un gesto a favore o contro i cittadini.
Un gesto che accorci le distanze dal Palazzo, o che le renda incommensurabilmente estese.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 15 settembre 2011

+76 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+472 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

Simone Rossi, sindaco subito!

Il centrosinistra e la svolta verde, un segnale di fiducia per la base

Abbiamo sempre salutato con convinzione ogni presa di posizione che andasse contro il forno di Ugozzolo, da qualunque parte potesse giungere.
Siamo anche spesso incappati in smentite, marce indietro, ripiegamenti, false illusioni.
Oggi invece ci pare di capire che esista ancora un'anima verde nel centro sinistra e che finalmente questa espressione dal basso si sia affacciata con coraggio ad una esperienza importante quanto difficile come le primarie.



Stiamo parlando naturalmente della discesa in campo di Simone Rossi, ingegnere di 39 anni, che ha lanciato il guanto di sfida nella competizione per la candidatura a sindaco del centro sinistra.
Lo ha fatto in un modo inequivocabile, per noi, visto che il primo punto da lui sostenuto per il suo programma elettorale è proprio la lotta contro l'inceneritore, senza se e senza ma.
Anzi, diremmo proprio che il candidato si presenta come oppositore totale al sistema dell'incenerimento e immaginiamo che lo faccia anche come tecnico oltre che come politico, avendo per mestiere a che fare con impianti industriali.
Una partenza bruciante, quella di Rossi, che ha lasciato spiazzati gli interlocutori di coalizione, per la modalità fuori dagli schemi con cui ha reso nota la sua disponibilità a correre nella sfida.
Come abbiamo sempre ripetuto il Gcr non può esporsi politicamente scegliendo una parte o l'altra, visto che per statuto l'associazione è apartitica ed aperta al contributo di chiunque sia contrario all'inceneritore.
Siamo però pronti ad appoggiare qualunque programma, dove alla voce ambiente ci sia il marchio no-forno impresso a caratteri indelebili.
Attendiamo quindi il dettaglio del programma ambientale di Simone Rossi ma, viste le premesse, siamo di fronte ad un candidato che rispecchia le nostre considerazioni, atteggiamenti, certezze, su come bisogna affrontare la gestione dei rifiuti a Parma, come nel resto del Paese.
A Simone Rossi va quindi tutto il nostro appoggio a sostegno delle sue tesi di totale opposizione all'inceneritore.
Crediamo sia un importante segnale, che finalmente porta aria fresca nel centro sinistra, che dovrebbe avere nei suoi programmi, da forza di sinistra quale si ritiene essere, una scelta ambientale decisa e senza incertezze, una scelta verde che non può accettare il forno inceneritore come ipotesi di gestione anche momentanea dei nostri materiali post utilizzo.
Come del resto lo stesso Pd a livello nazionale esprime, come lo stesso Pd a Reggio Emilia esprime, come lo stesso Pd a Lucca esprime.
E' una grande occasione di svolta per la compagine che si opporrà al centrodestra alle prossime elezioni amministrative, un'occasione per parlare finalmente con la stessa lingua alla base dei partiti di riferimento, che siamo certi siano contrari al progetto del Paip e non hanno mai potuto esprimere il loro pensiero nel segreto dell'urna.
Simone Rossi potrebbe essere la persona che raccoglie la nuova linfa che sale dal basso, per stare finalmente dalla parte dei cittadini e dalla parte della salute, che è un patrimonio comune a tutti noi.
Insomma una ventata di ottimismo, dopo il buio di questi anni.
Per fugare ogni dubbio il neo candidato non fa parte di Gcr, come egli stesso ha tenuto a precisare,
anche se con queste idee crediamo abbia vissuto da vicino le vicende legate alla nostra lotta e possiamo annoverarlo ad honorem nel movimento parmense anti inceneritore.
Simone Rossi non è ne un socio della nostra associazione ne una nostra invenzione.
Crediamo rappresenti una proposta seria e credibile, da tenere in massima considerazione.
Noi non scegliamo un partito ma un programma: del resto se prevalesse in tutte le compagini la linea a favore della salute e dei cittadini in tutte le sarebbero il miglior risultato per il Gcr.
Perché significherebbe aver vinto la battaglia finale.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 15 settembre 2011

+76 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+472 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

martedì 13 settembre 2011

I furbetti del cantierino

Movimenti al cantiere ma la sentenza del Tar svanisce

Abbiamo lasciato parlare le immagini, autoarticolati in entrata ed in uscita dal cantiere, operai, gru al ritmo di valzer.
Per essere un cantiere fantasma, c'è una certa sospetta vitalità che non abbiamo mancato di rilevare in più e più occasioni.
Più che un cantiere sospeso, un operoso cantiere.



In più occasioni abbiamo segnalato a chi di dovere la situazione.
Ora ci chiediamo sinceramente quale debba essere la fisionomia, l'identikit, il volto, di un cantiere gravato da una ordinanza di sospensiva per abuso edilizio.
Se all'occhio del cittadino si debba cogliere una qualche differenza evidente rispetto ad un luogo in cui fervono lavori di costruzione di un impianto industriale.
Ci verrebbe da rispondere che un cantiere chiuso sia come una casa al mare in inverno.
Sistemate le sedie del balcone in un luogo riparato, chiusa l'acqua, serrate le imposte, staccata la luce, l'abitazione rimane come sospesa in una bolla di nulla.
Appunto, sospesa, in attesa della stagione che verrà.
A Ugozzolo invece sembra di essere a Rimini, a ferragosto.
Continuare in questo modo non ha alcun senso
Quindi passiamo al pratico, con una proposta semplice.
Che si sistemi una telecamera di controllo sul cantiere dell'inceneritore, una telecamera aperta a chiunque voglia divertirsi a seguire il cantiere minuto per minuto.
E' facile, poco costoso e trasparente.
Una webcam come ce ne sono ormai a bizzeffe in ogni dove, spesso per scopi poco utili.
In questo caso invece potremmo finalmente capire che cosa stia succedendo nel cantiere sospeso più trafficato d’Italia.
Che si metta la telecamera, a spese ovviamente di Iren, e che le immagini siano on line 24 ore al giorno.
Nel frattempo domani niente sentenza del Tar, visto che pare Iren abbia ritirato il ricorso.
Il cantiere rimane gravato dalla sospensiva del comune di Parma numero due, quella del 22 agosto.
Sino alla prossima puntata.
E i giorni, oggi, sono 74, e pesano come macigni.

Parma, 13 settembre 2011

+74 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+470 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta, della mozzarella) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

Voce ai cittadini. Storica sentenza del Tar Piemonte

da www.greenews.info

E' una importante sentenza quella emessa nei giorni scorsi dal TAR Piemonte.
Riassumibile in questo concetto: il cittadino ha diritto di sapere puntualmente dalle amministrazioni pubbliche perché le sue osservazioni non sono state accolte.
La partecipazione del cittadino e dei comitati ai procedimenti amministrativi, con memorie e documenti, trova dunque ampia applicazione nelle valutazioni ambientali e nelle procedure di formazione degli strumenti urbanistici.



La sentenza è la 718/2011 del TAR Piemonte (Dott. Franco Bianchi, presidente, Dott. Ariberto Sabino Limongelli, estensore), è una decisione esemplare perché pienamente rispettosa della funzione della partecipazione del cittadino al procedimento amministrativo, attraverso la presentazione di osservazioni che, nel caso di mancato recepimento, debbono essere motivatamente controdedotte, dalla pubblica amministrazione procedente.
La sentenza in argomento si riferisce al caso di un cittadino che, dopo aver ricevuto la comunicazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico dell’avvio di un procedimento amministrativo in materia di rideterminazione di un contributo, aveva prodotto osservazioni che non erano state valutate dal Ministero stesso.
Nel ricorso al TAR Piemonte l’interessato aveva chiesto l’annullamento del provvedimento finale – dichiarato poi dai giudici amministrativi- per violazione dell’art. 10 della legge 241 del 1990, norma in virtù della quale hanno diritto di presentare memorie scritte e documenti i soggetti nei confronti dei quali il provvedimento è destinato a produrre effetti diretti e quelli che, per legge, debbono intervenirvi e ancora i soggetti portatori di interessi pubblici o privati, nonché di interessi diffusi costituiti in associazioni e comitati, ai quali possa derivare un pregiudizio dal provvedimento.
Nell’accogliere il ricorso la pronuncia del TAR ha annullato il provvedimento riconoscendolo illegittimo.
Correttamente la sentenza rileva che “la funzione della partecipazione del cittadino al procedimento amministrativo attraverso la prospettazione di osservazioni e controdeduzioni è quella di far emergere interessi, anche spiccatamente privati, che sottostanno all’azione amministrativa discrezionale, in modo da orientare correttamente ed esaustivamente la stessa scelta della pubblica amministrazione attraverso una ponderata valutazione di tutti gli interessi (pubblici e privati) in gioco per il raggiungimento della maggiore soddisfazione possibile dell’interesse pubblico.
E se ciò non comporta che l’amministrazione sia tenuta ad accogliere le osservazioni del privato, un rilievo invalidante del provvedimento amministrativo deve invece riconoscersi quando sia provato che l’amministrazione non abbia neppure esaminato le osservazioni e le controdeduzioni formulate dall’interessato a seguito della rituale comunicazione dell’avviso di avvio del procedimento (Consiglio Stato, Sez. IV, 22 ottobre 2004, n. 6959; Consiglio di Stato, sez. IV, 29 aprile 2002, n. 2280)”.
La possibilità di presentare osservazioni è prevista soprattutto nelle materie ambientale, igienico-sanitaria e urbanistica: così, ad esempio, nelle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e di formazione degli strumenti urbanistici.
Questa decisione del TAR Piemonte assume significativa rilevanza perché la partecipazione dei cittadini all’attività della pubblica amministrazione –principalmente con la presentazione di osservazioni, memorie scritte in genere e documenti – è uno dei pochi momenti in cui il cittadino può contribuire all’attività amministrativa.
Che la pubblica amministrazione debba valutare le osservazioni del cittadino e spiegare puntualmente – seppure sinteticamente – le ragioni del loro mancato accoglimento, è un’esigenza fondamentale di civiltà giuridica e di democrazia, non essendo sufficiente, né giuridicamente accettabile, che la risposta negativa alle osservazioni del privato si possa desumere solo indirettamente dal contesto del provvedimento finale, come alcune pronunce ancora ritengono.
Ogni decisione della giustizia amministrativa che si muova nella direzione della recente sentenza del TAR Piemonte rappresenta perciò una concreta, compiuta attuazione dello Stato di diritto e si colloca nel solco della Costituzione, la legge delle leggi che risveglia sempre più le coscienze degli italiani.

Gianluigi Ceruti
Avvocato esperto in diritto ambientale e in diritto urbanistico

Domande o richieste di precisazione: redazione@greenews.info.

http://www.greenews.info/rubriche/top-contributors/voce-ai-cittadini-storica-sentenza-del-tar-piemonte-20110721/

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 13 settembre 2011

+74 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+470 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta, della mozzarella) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

lunedì 12 settembre 2011

Il falso mito dei cementifici-inceneritori

a cura di Agostino Di Ciaula,
in collaborazione con Manrico Guerra, Vincenzo Migaleddu,
Maria Grazia Petronio, Giovanni Vantaggi.
Isde Italia (Associazione Internazionale Medici per l'Ambiente)
Testo integrale qui: http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Ilfalsomito.pdf


La combustione di rifiuti nei cementifici, pratica che si vorrebbe nel nostro paese sempre più diffusa, consente secondo chi la propone di limitare la costruzione di nuovi inceneritori, la sostituzione parziale con i rifiuti di parte dei combustibili fossili di solito utilizzati per alimentare
questi impianti, la riduzione delle emissioni di CO2, il recupero totale delle ceneri di combustione (inglobate nel clinker) e, in ultimo, una minore produzione di diossine rispetto ai “classici” impianti di incenerimento dei rifiuti.


Il cementificio di Sorbolo (Parma)

Se così fosse, questa pratica sarebbe davvero da considerare l'optimum nella gestione dei rifiuti residui. Tuttavia, questa soluzione presenta numerosi e pesanti limiti per i rischi alla salute umana, ancora maggiori rispetto agli inceneritori. I limiti di legge per le emissioni dei cementifici, infatti, sono enormemente superiori rispetto a quelli degli inceneritori (solo gli NOx, inceneritore 200 mg/Nmc, cementificio tra 500 e 1800 mg/Nmc).
I cementifici sono impianti industriali altamente inquinanti già senza l’uso dei rifiuti come combustibile, e andrebbero drasticamente ridotti e contingentati, specie nel nostro Paese.
L’Italia è infatti la nazione europea con più cementifici, con i suoi 59 impianti (22% del totale degli impianti europei). La Germania, che è al secondo posto in classifica, ne ha 38, 21 in meno dell’Italia.
Secondo il registro europeo delle emissioni inquinanti i soli cementifici italiani (molti dei quali bruciano rifiuti) hanno prodotto nel 2009 13.8 Kg di PCB (la pericolosità di questa sostanza si misura in nanogrammi), 21.237.000 tonnellate di CO2, 12 Kg di cadmio, 53.4 Kg di mercurio, 115 Kg di Nickel, 13.643 tonnellate di CO, 369 tonnellate di ammonio, 49.930 tonnellate di ossidi di azoto, 2.917 tonnellate di ossidi di zolfo, 6,76 tonnellate di benzene e quantità incalcolabili di particolato, dannoso per la salute anche a minime concentrazioni (Ware 2000) e tramite particelle di dimensioni nanometriche (le UFP, Ultra-Fine Particles), impossibili da trattenere con i filtri comunemente utilizzati. Il limite giornaliero per le emissioni di particolato è di 50 μg/m3 e tale limite non può essere superato per più di 7 giorni all’anno dal primo gennaio 2010 (DM 2 aprile 2002, n.60 allegato III).
È stato calcolato che le concentrazioni medie di particolato in prossimità di un cementificio variano da 350μg/m3 (un Km dall’impianto) a 200μg/m3 (a 5 Km dall’impianto) e che la maggior parte delle particelle emesse hanno dimensioni nanometriche e sono dunque estremamente rischiose per la salute umana.
La letteratura medico-scientifica ha dimostrato aumentati livelli di alluminio e cromo nel sangue di chi lavora in un cementificio, che è a rischio elevato di tumore maligno del polmone, aumentati livelli di particolato e metalli pesanti nell'aria e nei terreni circostanti e aumentati livelli di metalli
pesanti nel sangue di chi vive in prossimità di un cementificio.
I sostenitori della co-combustione di rifiuti sono soliti affermare che l’utilizzo di CDR nei cementifici può consentire una riduzione dell’uso di combustibili fossili e, di conseguenza, una riduzione della produzione di CO2.
Ciò che di solito viene taciuto è che un cementificio produce di solito circa il triplo di CO2 rispetto ad un inceneritore. La sola cementeria COLACEM di Galatina (LE), ad esempio, nel 2007 ha prodotto 774.000 tonnellate di CO2, circa il triplo delle emissioni di un inceneritore di grossa taglia come quello di Brescia (228.000 tonnellate di CO2 nello stesso anno).
Considerata la abnorme produzione annua nazionale di CO2 da parte di questi impianti, una minima riduzione è dunque una goccia nel mare, per giunta pagata a caro prezzo, soprattutto se si considera la sottrazione di rifiuti alla raccolta differenziata, al riciclo, al riuso (la vera valorizzazione dei rifiuti) e la sommazione degli inquinanti già prodotti dai cementifici a quelli tipicamente prodotti dalla combustione dei rifiuti.
Non a caso la normativa nazionale permette limiti di emissioni da 3 a 7 volte superiori a quelle concesse ad un inceneritore.
Molto propagandata è inoltre la minore produzione di diossine rispetto agli inceneritori “classici”, grazie alle elevate temperature raggiunte dai forni dei cementifici.
Le diossine sono tra i più potenti veleni noti in farmacologia e la loro pericolosità è dovuta alla non biodegradabilità (persistenza) e dunque a fenomeni di accumulo nel suolo, nella catena alimentare e negli organismi viventi nei quali, se esposti per lungo tempo, possono prodursi tumori maligni (principalmente linfomi e sarcomi), difetti di sviluppo del feto e varie alterazioni ormonali e metaboliche.
L’affermazione che le alte temperature diminuiscano o addirittura eliminino le emissioni di diossine è invalidata da evidenze che mostrano come, sebbene le molecole di diossina abbiano un punto di rottura del loro legame a temperature superiori a 850°C, durante le fasi di raffreddamento esse si riaggregano e si riformano.
I limiti di emissione delle diossine sono identici per cementifici a co-combustione e inceneritori (0.1 ng/Nmc).
Considerato che il tempo di dimezzamento delle diossine nell’uomo è ancora più lungo (da 12 a 132 anni (Geyer et al. 2002), è facilmente comprensibile come le presunte “basse emissioni” di questi impianti siano una favola che difficilmente può lasciare tranquilli dal punto di vista sanitario ed epidemiologico.
Nei cementifici a co-combustione di rifiuti, inoltre, la riduzione quantitativa delle emissioni di diossine rispetto agli inceneritori è compensata da un significativo incremento delle emissioni di metalli pesanti (in particolare mercurio), altrettanto pericolosi per la salute umana.
Nello studio di impatto ambientale di un cementificio proposto dalla “Apricena Leganti”, gli stessi proponenti scrivono che “i metalli relativamente volatili, quale ad esempio il mercurio, non vengono trattenuti durante il processo”.
Il documento europeo di riferimento dei cementifici (BREF europeo) riporta che gli impianti europei possono produrre sino a 1300 Kg/anno di mercurio. Questa sostanza, accumulabile nell’ambiente e nel ciclo alimentare, è estremamente tossica e pericolosa per la salute umana. L’esposizione prenatale a questo metallo può causare nel bambino deficit neurologici, vertigini, paralisi, disturbi della vista e dell’udito, anomalie dell’eloquio, difficoltà nella deglutizione e nella suzione
Per questi (e altri) motivi, l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia europea per aver assimilato il CDR-Q a materie prime come i combustibili fossili. La corte ha ribadito nella sue sentenza che “il CDR-Q, anche se corrisponde alle norme tecniche UNI 9903-1, non possiede le stesse proprietà e caratteristiche dei combustibili primari. Come ammette la stessa Repubblica italiana, esso può sostituire solo in parte il carbone e il coke di petrolio. Il CDR-Q e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente, che costituiscono una delle caratteristiche dei residui di consumo e non dei combustibili fossili.”
In ultimo, riguardo al presunto vantaggio della “scomparsa” delle ceneri tossiche prodotte dalla combustione, è da ricordare che essa è semplicemente dovuta al loro inglobamento nel clinker prodotto (“nulla si crea e nulla si distrugge”, Antoine Lavoisier, 1789), materiale utilizzato per gli impieghi più vari e, a fine vita delle opere, trasformato in materiale di risulta da smaltire in discarica, con il suo carico "nascosto" di pericolosi inquinanti, con buona pace dei propositi di
sostenibilità.
Dal punto di vista strettamente sanitario (escludendo dunque ogni considerazioni di tipo economico e sociale, che pure avrebbe grande valore), una corretta gestione del ciclo dei rifiuti non dovrebbe assolutamente prevedere il loro incenerimento.
Che si tratti di inceneritori “classici” o di cementifici, tale pratica è dannosa per l’ambiente e per gli esseri umani che lo popolano, come documentato da ormai innumerevoli testimonianze scientifiche.
La proposta di co-combustione dei rifiuti nei cementifici come alternativa più “sostenibile” e meno pericolosa all’incenerimento in impianti dedicati, è al tempo stesso da considerare una dichiarazione indiretta della pericolosità degli inceneritori e un ulteriore sacrificio del bene comune sull’altare di interessi privati.
Chi sceglie la sostenibilità ambientale e la sicurezza sanitaria dovrebbe percorrere altre e più proficue strade.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 12 settembre 2011

+73 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+469 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta, della mozzarella) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

domenica 11 settembre 2011

Lavagetto, il picconatore del forno

Le tesi del Gcr cominciano a far breccia in Provincia
A quando la Porta Pia Parmigiana?

Onore al merito al consigliere Pdl in Provincia Giampaolo Lavagetto, che annoveriamo da oggi tra i picconatori dell'impianto di Ugozzolo.
Nel suo ordine del giorno parla chiaro e forte, con parole degne di un facinoroso del Gcr: sollecita infatti una seria verifica, per capire se “ci sono le condizioni per non procedere oltre nella costruzione del termovalorizzatore di Parma”.



Il consigliere Lavagetto va oltre, proponendo “metodiche e mezzi più innovativi e con un potenziale minore pericolo per la salubrità dei cittadini e dell'ambiente”.
Venerdì sera sotto il Palazzo della Provincia di piazzale della Pace, il Gcr ha lanciato un messaggio consono con la titolazione dello spiazzo, proponendo a Bernazzoli un'apertura di intenti condivisa con il Comune di Parma per andare oltre il forno e costruire l'alternativa alla gestione dei rifiuti.
E' stato l'assolo finale di una fiaccolata condivisa da migliaia di parmigiani, che hanno espresso il loto netto no all'impianto.
E' il momento di svoltare su un'altra strada, più pulita e sana.
Lo stanno facendo i compagni di partito del presidente della provincia di Parma nella vicina Reggio Emilia, o nella rossa Toscana della provincia di Lucca.
Perché non farlo anche a Parma?
Una gestione del comparto rifiuti senza inceneritore.
Il momento è propizio
Lavagetto lo sottolinea, rilevando che le vicende inserite nella secondo ordinanza di sospensiva del comune di Parma “se comprovate dal Tar, costituirebbero un serio problema di mancanza di chiarezza e di procedure democratiche, tale da invalidare e rendere non credibile qualsiasi scelta politico/amministrativa in merito”.
E' sull'alternativa che ci pare l'intervento del consigliere Pdl colga appieno la proposta concreta che andiamo facendo in questi mesi: “costruire una ipotesi coerente, più avanzata e condivisa sulla gestione dei rifiuti nella nostra provincia”.
Noi, da parte nostra, siamo pronti a mettere a disposizione i migliori tecnici a livello italiano per scrivere un accurato piano di gestione degli scarti senza utilizzo dell'incenerimento.
Siamo pronti per una tregua condivisa, per il bene della nostra città e del nostro territorio.
Noi siamo pronti, kalumet in mano
Chi vuole essere della nostra partita, batta un colpo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 11 settembre 2011

+72 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+468 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta, della mozzarella) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.