sabato 27 novembre 2010

Berlino chiude gli inceneritori

Berlino chiude gli inceneritori,
noi siamo ancora alle discariche

Noi guardiamo all'Europa, all'Europa virtuosa, che mette a braccetto raccolta differenziata ed incenerimento. E' il Verbo di Enia-Iren, più volte fatto proprio nelle pubblicazioni pro inceneritore oppure sparso nelle trasmissioni come formula propiziatoria.
Così se all'Europa virtuosa guardiamo, è ora di ripensare il progetto inceneritore.



Leggiamo infatti sul sito del governo italiano un articolo della rivista Liberal, che racconta la missione in Germania della Commissione sulle Ecomafie.
A parlare è Gaetano Pecorella: “Berlino chiude gli inceneritori, noi siamo ancora alle discariche”, “La nostra strategia con i rifiuti è superata: per il futuro si dovrà puntare sul riutilizzo dei materiali, sviluppando la fase del recupero”
Sarà stata l'associazione Gcr ad aver messo una polverina nella bevanda del Pecorella?
Potrebbe anche essere, fatto sta che anche il giornalista Franco Insardà, da Roma, fa parlare l'esponente del governo in gicierrese: “Sono in Germania con la commissione. Qui i termovalorizzatori sono quasi superati e noi stiamo ancora a discutere di discariche”.
Gaetano Pecorella, alla guida della commissione d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, è in Germania per “vedere se esistono infiltrazioni della criminalità organizzata o condotte di rilevanza penale, soprattutto in relazione ai trasferimenti dei rifiuti provenienti dalla Campania negli anni 2006 e 2007, per le quali si sono aperte delle inchieste”.
“La Germania è sicuramente interessata ai rifiuti italiani, perché ha costruito un sistema industriale di termovalorizzatori che oggi non riescono più a funzionare a regime soltanto con i rifiuti locali. L'Olanda è il Paese che ne porta di più, mentre l'Italia in questo periodo non ne sta trasferendo. La Campania ha fatto una dichiarazione d'intenti, condizionata alla capacità o meno di risolvere autonomamente il problema dello smaltimento dei rifiuti”.
Nel prossimo futuro Silvio Berlusconi rilancia gli inceneritori, una soluzione che però Pecorella dichiara superata: “Direi residuale, perché si dovrà puntare sul riutilizzo dei materiali, sviluppando la fase del recupero. È l'obiettivo, per esempio, che hanno in Germania è quello di arrivare al 90 per cento del riutilizzo. Il futuro è questo.
Noi non possiamo aggiungere niente, è tutto perfetto.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 27 novembre 2010
-526 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+180 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Veleni a norma di legge

Gli inceneritori di rifiuti emettono diossina. E' un fatto abbastanza noto, salvo che per il nostro assessore all'ambiente Castellani, per lui, nel suo mondo di favola, la combustione non produce diossina.
Meno noto è che i livelli di diossina sono molto superiori a quelli di rischio sanitario, anche quando sono inferiori ai limiti di legge, numeri, sembra, messi lì più o meno a caso, che variano da Paese a Paese, inspiegabilmente.



Prendiamo il caso degli inceneritori dell'Emilia Romagna.
La diossina non è tra le variabili monitorate in continuo, chissà perché, visto che è uno dei veleni peggiori. Viene rilevata di tanto in tanto, 8 ore all'anno, due volte, a cura del gestore degli impianti. Che certezza di serietà!
La concentrazione di diossina del modernissimo impianto di Granarolo, Bologna, il fiore all'occhiello della famiglia, è pari a 0,3 ± 0,03 pg I-TEQ/m³ (picogrammi di tossicità equivalente internazionale).
Serve poco far festa, sostenendo che questo valore è più basso del limite di legge di 100 pg I-TEQ/m³.
Il confronto infatti va fatto con i livelli di rischio per la salute.
Un recente studio francese ha determinato significativi livelli di rischio per malformazioni prenatali per concentrazioni di diossina pari a 0,0015 pg I-TEQ/m³, ovvero un valore 200 volte più basso.
I ricercatori hanno trovato un'associazione tra difetti alla nascita del tratto urinario e prossimità con gli inceneritori in Francia. Le madri esposte alla diossina hanno un rischio triplo di partorire neonati con le malformazioni.
Un rischio simile è inaccettabile se è evitabile, come giustamente dice Paul Connett, il chimico inglese candidato al Nobel che si è fatto paladino della lotta agli inceneritori nel mondo, che ha ammonito i nostri amministratori: “Parma è l'ultimo posto al mondo dove costruire un inceneritore”.
La diossina si deposita sui campi circostanti gli impianti, inquinando i prodotti agricoli.
In questo caso, la filiera corta, ahimè, non ha più ragione di esistere.
Inutile sbandierare la parola “qualità” se siamo in presenza di uno di questi impianti.
La diossina non svanisce nel nulla ed anzi si bio accumula: significa che attraverso la catena alimentare arriva all'uomo, che se ne libera (la donna) solo con la maternità, girando al feto questo ben di Dio.
Così è successo a Montale, dove alcune mamme hanno trovato nel loro latte un tasso di diossina superiore al limite di legge.
La traccia che lascia un inceneritore sul territorio è eterna.
Siamo così pazzi da volere adottare questo impianto nella nostra food valley?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 27 novembre 2010
-526 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+180 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Ubaldi, morigeratore di costumi o smemorato di Collegno?

E' sorprendente leggere le dichiarazioni dell'ex sindaco Ubaldi sul tema dell'inceneritore. Sorprendente, ma ovvio per chi conosce come sono andati davvero i fatti.
Cerchiamo di fare chiarezza una volta per tutte, perché se c'è qualcuno che ha giocato con diverse casacche in quel periodo, bé, forse un po' di mea culpa non ci starebbe male, visto che il fu sindaco ce la mise tutta per portare in città l'inceneritore, come se fosse un vanto per la comunità parmigiana, e più grande fosse stato, meglio era.
Nel 2005 la Provincia di Parma approva il Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti (PPGR) e la Provincia non è certo di colore nero.
Il PPGR afferma che serve un impianto da 65 mila tonnellate, occhio alla cifra, e dice che andrà costruito allo Spip.
Diciamo una volta per tutte che è la Provincia ad aver detto dove farlo costruire e non il comune che ha dovuto asservire la decisione dell'ente provinciale.



A dicembre del 2005 Enia chiede ad Ato un parere sulla propria intenzione di costruire un inceneritore e Ato afferma due concetti che si contraddicono tra di loro: si dice d'accordo con il progetto ma afferma la sua incompetenza.
Ma dovete sapere chi sedeva sullo scranno più alto di quell'ente in quei giorni, perché è questo il passaggio fondamentale.
E' infatti l'allora sindaco di Parma Elvio Ubaldi presidente di Ato, e sarà la delibera di Ato che la Giunta del comune, guidata dallo stesso Ubaldi, porrà nelle premesse come atto che darà il via libera al progetto di Enia. Il consiglio comunale digerì senza difficoltà una mezza verità: nelle premesse si cita il nulla osta di Ato dimenticando che lo stesso si dichiara incompetente.
In sintesi Ubaldi presidente di Ato da il via libera a Ubaldi sindaco di Parma, dimenticandosi ahimè di avere appena aggiunto la propria incompetenza.
Che disdetta, che curiosa amnesia.
L'associazione GCR ha depositato alla Procura anche questi atti: è la stessa Giustizia che tanto invoca Ubaldi , che noi speriamo sia celere a verificare questa enormità di un ente che fa un assist all'altro con un giocatore che cambia maglietta davanti alle telecamere, senza che nessuno se ne lamenti.
Questa sarebbe l'anima candida che si erge a difensore degli interessi di Parma?
Un sindaco, Elvio Ubaldi, che difende un impianto che inquina il territorio con diossine e metalli pesanti?
E' un paradosso attaccare oggi il sindaco Vignali, l'unica persona che ci pare oggi abbia mantenuto la ragione, stia valutando seriamente cosa ci stia sotto a questo grande gioco, per far luce su quali interessi possano muovere un progetto che sforna centinaia di milioni come se fossero anolini.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 26 novembre 2010
-527 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+179 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

venerdì 26 novembre 2010

Tutti devono sapere

Tutti i cittadini devono sapere, devono essere consci di quanto andranno a spendere per un impianto che non solo non risolve il problema dei rifiuti, producendo a sua volta 40 mila tonnellate di rifiuti all'anno, ma crea una emissione di inquinanti imponente quanto preoccupante, ad esempio 3,2 tonnellate di Pm-10 in più ogni anno, sparse per il nostro martoriato territorio.



Ma è sul problema dei costi che in questi giorni si è scatenata la bagarre tra Iren, Provincia, Comune di Parma, una ridda di detto e non detto che fa evincere un dato impressionante.
Stiamo per spendere minimo 193 milioni di euro, ma alcuni documenti parlano addirittura di 315, per costruire un inceneritore.
Per rientrare dai costi Iren caricherà le nostra bollette dell'importo speso e le tariffe dei rifiuti saranno molto care, per lungo tempo ancora.
Allora i cittadini devono essere consci che esiste un progetto alternativo ma, essendo un progetto che non fa guadagnare i soliti noti, viene tenuto nel cassetto.
E' un progetto delineato in una analisi di fattibilità lo scorso giugno, depositato in Provincia e in Comune dalla nostra associazione.
I cittadini devono sapere che per gestire i rifiuti di Parma non serve nessuna macchina enorme e infernale come un inceneritore, ma basta una corretta gestione della filiera.
I cittadini devono sapere che questo progetto costa 20 milioni di euro, proprio perché non prevede di costruire niente di imponente e complesso.
E' sufficiente un macchinario che selezioni bene i materiali e poi, della parte plastica mista, che Iren intende bruciare nel forno, se ne ottiene un materiale omogeneo che perfino la Piaggio ha intenzione di utilizzare per alcuni componenti della Vespa.
Pensate, anche la Piaggio si mostra interessata ad un progetto di recupero della plastica che Iren vuole bruciare.
I cittadini devono sapere, va loro detto a chiare lettere, che questo impianto in costruzione a Ugozzolo dovrà funzionare ininterrottamente per 20 anni, per poter arrivare all'utile.
Inquinerà per 20 anni il nostro territorio come emissioni chimiche delle peggiori, tra diossine, furani e metalli pesanti.
I cittadini devono sapere che per realizzare il teleriscaldamento le caldaie a gas metano già ci sono e basterebbe convertire l'area di Ugozzolo con una centrale aggiuntiva a gas e realizzare lì la piattaforma del riciclo per poter recuperare gran parte dell'investimento che ora Iren lamenta.
I cittadini devono sapere che le soluzioni ci sono.
Se non vengono attuate c'è una precisa volontà, indipendente dalla efficacia del progetto.
di fare altro perché gli interessi di pochi prevalgono su quelli della comunità.
Domani a Vedelago lo scenario alternativo verrà sciorinato in lungo e in largo ad una rappresentanza di Parma formata da partiti, giornalisti, amministratori, cittadini sensibili.
Si capiranno tante cose, speriamo che serva a riportare la ragione tra i nostri amministratori.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 26 novembre 2010
-527 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+179 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

I rischi connessi alle emissioni degli inceneritori

Dal SOLE 24 ORE SANITA Estratto da pagina 12 del 23 novembre 2010

La pandemia silenziosa firmata diossina e Pcb

L'incenerimento dei rifiuti, non solo non garantisce un risparmio né energetico né economico, ma è fra tutte le tecnologie la meno rispettosa per la salute. Oltre all'inevitabile produzione di ceneri leggere e di fondo e di fanghi, determina l'immissione sistematica e continua nell'atmosfera di enormi quantità di fumi inquinanti, di particolato Pm-10 e soprattutto di particolato fine e ultrafine (Pm-2,5 e Pm-0,1).



La frazione ultrafine - tanto più elevata (fino all'80% del particolato emesso) quanto maggiori sono le temperature di combustione - è riconosciuta come quella più pericolosa per la salute umana. In questa frazione sono comprese le cosiddette nanoparticelle, aggregati di diametro variabile tra 1 e 25 nanometri, costituiti da migliaia di atomi.
La loro pericolosità è dovuta all'elevato rapporto superficie/volume, all'elevata reattività chimica e alla capacità di superare i filtri impiantistici e quelli naturali delle vie respiratorie, penetrando negli alveoli polmonari e, attraverso le pareti alveolari e vascolari, nel torrente circolatorio dei vari organi e tessuti e nelle cellule e nei nuclei dell'organismo umano. Le nanoparticelle veicolano numerose sostanze epi(geno)tossiche e cancerogene prodotte negli inceneritori.
Tra esse vi sono sostanze estremamente tossiche, persistenti, bioaccumulabili, alcune già classificate dalla lare come cancerogeni certi per l'uomo. In particolare, tra le oltre 200 sostanze, si riscontrano: arsenico, berillio, cadmio, cromo, nichel, benzene, piombo, diossine, dibenzofurani, policlorobifenili, idrocarburi policiclici aromatici.
Oltre ai tumori queste sostanze provocano:
- processi infiammatori in tutti gli organi ai quali giungono tramite il sistema vascolare;
- processi di arteriosclerosi che ostacolano il flusso ematico con rischio di infarto miocardico e di ictus cerebrale;
- interferenze endocrine particolarmente nocive nell'età evolutiva;
- modifiche genomiche che aumentano la suscettibilità agli inquinanti delle generazioni future.
Le diossine e i policlorobifenili (Pcb) costituiscono un gruppo di molecole riconosciute a livello internazionale come microinquinanti organici persistenti (Pops). Tali sostanze sono estremamente persistenti nell'ambiente e in grado di essere trasportate per lunghe distanze rispetto ai punti di emissione. In condizioni ambientali tipiche esse tendono alla bioconcentrazione e presentano un processo di biomagnificazione, raggiungendo concentrazioni potenzialmente rilevanti sul piano tossicologico e rappresentando, quindi, una minaccia per la salute umana e per l'ambiente.
L'esposizione a lungo termine ai Pops può avere effetti cronici sugli organismi come, a esempio, alterazioni metaboliche degli ormoni, carcinogenesi, teratogenesi, effetti sul sistema immunitario.
È importante evidenziare che le diossine e i Pcb mostrano caratteristiche chimiche e di pericolosità analoghe, sebbene le loro fonti di origine siano spesso differenti.
I dati tossicologici indicano che più del 90% dell'esposizione umana alle diossine deriva dagli alimenti e tra questi, quelli di origine animale contribuiscono di norma all'80% circa dell'esposizione complessiva.
Una proprietà importante di questo tipo di composti è senza dubbio la loro grande stabilità fisica e chimica dovuta alla presenza degli atomi di cloro, che li rende resistenti alla biodegradazione. La conseguenza di questa stabilità, quindi la non distruzione e l'accumulo di questi prodotti in natura, in piante e animali, nella massa grassa dell'organismo, è rappresentata dalla lunghezza della catena alimentare, che è la principale via d'esposizione nell'uomo.
La conoscenza tossicologica è fondamentale per scelte industriali e politiche e merita una particolare attenzione per una sempre maggiore sostenibilità ambientale.
In Italia dati epidemiologici, particolarmente inquietanti, registrano un incremento complessivo di incidenza di cancro nelle donne, indipendentemente dall'età, dell'1% annuo e di cancro nell'infanzia del 2% annuo, esattamente doppio di quanto si registra in Europa.
Albert Einstein diceva: un uomo intelligente risolve un problema, un uomo saggio lo evita; queste parole ci devono far riflettere su ciò che può comportare la crescente pratica dell'incenerimento dei rifiuti. È stato calcolato che con le previsioni d'incenerimento previste complessivamente in Europa si andranno a immettere, utilizzando le migliori tecnologie disponibili (Bar) e nel rispetto dei limiti di legge, quantità assolutamente non trascurabili di inquinanti: ben 500 g per anno di diossina e composti diossina-simili.
Un concetto fondamentale è quindi che, di fronte a una contaminazione di cui nessuno può ipotizzare compiutamente effetti e conseguenze, dovrebbe essere assunto un atteggiamento di massima precauzione, evitando il più possibile l'immissione nell'ambiente di inquinanti pericolosissimi e persistenti quali la diossina. La contaminazione della catena alimentare può seriamente compromettere la salute umana con probabili danni addirittura trans-generazionali legati a modifiche epigenetiche. Questa interferenza può essere letta come una «pandemia silenziosa» che spiegherebbe la crescente incidenza di patologie cronico/degenerative, endocrinologiche e oncologiche che comportano enormi costi sociali, umani ed economici. Anche di recente è stata ribadita l'importanza di un approccio sistemico alla salute umana, che non può più contemplare solo il versante terapeutico ma deve riscoprire il ruolo della prevenzione primaria.
L'azione più utile che può essere presa per ridurre l'esposizione a queste sostanze indesiderabili è, per quanto possibile, identificare le maggiori fonti di diossine e prendere le appropriate misure per ridurre le emissioni a lungo termine nell'ambiente, con lo scopo di ridurre i livelli negli alimenti e nei tessuti umani. Poiché non è assolutamente obbligatorio incenerire i rifiuti industriali c/o urbani, e questa pratica non è neanche giustificata dal punto di vista energetico ed economico, l'applicazione del principio della precauzione alla gestione dei rifiuti obbligherebbe a rinunciare all'incenerimento e a puntare, in modo prioritario, sulla riduzione, il riuso e il riciclaggio dei materiali post consumo, in quanto queste pratiche inducono un impatto ambientale nettamente inferiore a quello degli inceneritori.
Questo giudizio rientra nella nuova politica di attivare misure precauzionali a tutela della salute pubblica, ovvero quella di prevenire il danno, invece di mitigarlo.

Pietro Carideo Isde - Medici per l'ambiente
Specialista in Anestesia e rianimazione, e in Farmacologia

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 26 novembre 2010
-527 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+179 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

giovedì 25 novembre 2010

Viero o falso?

Quando viene il tempo di lasciare

Eravamo un po' indecisi nella scelta dell'Oscar del non senso.
Bernazzoli e il suo “silenzio stampa” sui rifiuti o Viero con le infantili giustificazioni sui costi dell'inceneritore?
Per fortuna la conferenza stampa di Iren di questa mattina ha fugato i nostri dubbi.



Il direttore generale di Iren, Andrea Viero, sbaraglia la concorrenza.
Ci sono momenti della vita in cui il buon senso suggerirebbe un segnale di chiarezza e di amor proprio e a Viero lo suggeriamo proprio ora.
Si faccia da parte e lasci ad altri il posto che oggi non si merita.
Le dichiarazioni di questa mattina sfiorano infatti il ridicolo. Un amministratore non tira per le orecchie un socio, seppure con una quota del 6%, intimandogli una chiarezza che lui stesso non ha portato, specie se quel socio rappresenta il territorio che ti da il pane, mattina e sera, da innumerevoli anni.
Non si fanno balenare minacciose ritorsioni economiche a chi pretende la giusta evidenza sui costi, su un progetto che rimbalza da 175, a 180, a 315, a 350 milioni, a seconda della pagina che si legge, considerando che in calce la dicitura è sempre “Iren”.
Non ci si ritiene di diritto al di sopra di ogni sospetto, atteggiandosi a padroni del vapore, quando il motivo del contendere è la gestione della cosa pubblica.
Se Viero lo permette, tutti i cittadini avrebbero diritto ad aver ampio accesso alle informazioni che riguardano quanto e perché verrà prelevato dalle loro tasche.
Eppure, di fronte ad una delibera di consiglio comunale, alle reiterate richieste di un sindaco, nonché socio, Iren non solo non si scusa per il ritardo, consegnando la documentazione, ma fa il peggio del peggio, recitando a soggetto: il piano non c'è, c'è ma non lo possiamo mostrare, sono solo illazioni di una associazione di ambientalisti, riguarda altro di cui i cittadini non devono interessarsi.
“Col cavolo!” direbbe qualche scostumato contribuente di fronte all'ennesima presa per...
Così si arriva ad affermare che i costi sono aumentati “solo” di 13 milioni, bruscolini secondo Iren, che a quanto pare ritiene di poter alzare a proprio piacimento le cifre del progetto e ottenere un nulla osta al buio da parte dei soggetti coinvolti.
Viero dovrebbe esibirsi nel gesto coraggioso anche per evitare che il territorio, dove la sua società intende operare, non si rivolti contro il gruppo in massa, ad esempio dismettendo tutti i contratti e passando alla concorrenza, facendo vedere i sorci verdi ai ragionieri.
Un esodo da Iren matrigna che non tarderà ad arrivare se le cose non cambieranno radicalmente, se la società non deciderà di ripartire con altri atteggiamenti (e persone), modalità di rapporto con le amministrazioni e i cittadini, che oggi sono desiderose più che mai di vederci chiaro, in questo scantinato buio, animato da fantasmi che appaiono e scompaiono a giorni alterni.
Dopo tante parole è ora di mettere le carte in tavola, abbandonando le trincee, calpestando i tracciati sbagliati, per costruire un nuovo progetto, che abbia al centro le persone e i territori, non i business delle multinazionali, un indirizzo che non per caso era stato buttato lì nello stagno vent'anni fa, quando la gestione dei rifiuti la si intravedeva come azione di pubblico e privato che porta ricchezza, e non scorie ricche di metalli pesanti e diossine.
Il sogno della Dac (Denominazione Ambientale Controllata) che oggi, dopo vent'anni potrebbe ritornare all'ordine del giorno per riaffidare ai territorio la scelta del loro futuro.
Alla luce di queste continue e reiterate menzogne, i cambiamenti dei costi a seconda delle necessità del momento, sarebbe più serio e onesto dare le proprie dimissioni, togliendo l'imbarazzo di dare colpe a destra e a manca nel tentativo di coprire anche le colpe di altri che non possono essere nominati.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 25 novembre 2010
-528 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+178 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

La fiamma di Lucia

Sabato 11 dicembre il popolo dell’alternativa, il popolo della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente si è dato di nuovo appuntamento.
Un anno dopo, ancora tutti insieme, per la stessa causa.
Con le fiaccole in mano per manifestare in modo silenzioso e suggestivo la propria contrarietà alla costruzione dell’inceneritore di rifiuti in costruzione a Ugozzolo.
E’ passato un anno, abbiamo fatto molta strada.
Sono state realizzati molti eventi, che nemmeno credevamo possibili, sogni che i cittadini di Parma e della Provincia hanno reso realtà bellissime e commoventi.


Christina Townsend ed Emanuela Baistrocchi

Pensiamo all’imponente manifestazione del 17 aprile scorso, all’emozionante serata del 22 settembre all’auditorium Paganini, e a tanto altro.
Tanti passi avanti, tante azioni, tante idee che non smetteranno di essere realizzate.
L’inceneritore non è ancora stato acceso e non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci.
Lo facciamo per noi, per i nostri figli, ma lo facciamo per tutti, anche per i favorevoli, tutti respiriamo la stessa aria.
Continueremo a manifestare la nostra contrarietà all’impianto di incenerimento di rifiuti finché non ci ascolteranno.
SABATO 11 DICEMBRE daremo vita ad una nuova FIACCOLATA di SANTA LUCIA, vogliamo che diventi una tradizione per Parma: NOI NON SPEGNEREMO LE NOSTRE FIACCOLE FINCHE’ LORO NON SPEGNERANNO IL LORO CAMINO.
Ci troveremo in p.le Santa Croce alle ore 16.30.
Un fiume inarrestabile di persone, di cui le autorità dovranno tenere conto.



La Polis non si fermerà, nessuno pensi che basterà costruirlo per mettere la città a tacere.
Noi abbiamo l’obbligo morale di portare avanti questa battaglia, lo chiede la città, lo chiedono i cittadini.
E lo faremo senza bandiere di partito, come lo scorso anno, ma solo con la presenza delle persone, dei movimenti e delle associazioni. La salute non ha colore di partito, è di tutti, e tutti la dobbiamo difendere.

Le immagini dello scorso anno qui
http://www.flickr.com/photos/noinceneritoreparma/sets/72157622907460731/

Le immagini della conferenza stampa di oggi qui
http://www.flickr.com/photos/noinceneritoreparma/5206532178/in/photostream/

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma – GCR – 25 NOVEMBRE 2010
Parma, 25 novembre 2010
-528 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+178 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Non è Vincenzo

Che brutta sensazione trovarsi dentro un cul de sac. Specie se non si trova uno straccio d'uomo che ti allunghi una fune, per saltarci fuori.
Sull'inceneritore la Provincia è in silenzio stampa, il campionato va a rotoli, l'infermeria è piena e ci si affida al non dire, che a volte fa più danni che parlare chiaro.
L'inceneritore sta nascendo orfano, non si trovano più ne mamma ne papà.



Diamine, fino all'altro giorno era il fiore all'occhiello del nostro territorio, capace di scelte responsabili, come amano ripetere i pidini delle proprie deliberazioni in materia, come sosteneva Bernazzoli, una tappa necessaria di Parma virtuosa.
Oggi c'è silenzio stampa. Non uno che si presenti ai microfoni rivendicando con fierezza il gioiellino di Ugozzolo. Tutti a sottolineare prudenza e circospezione, analisi dei costi.
“Ma quanto ci costerà?” starnazzano a giorni alterni maggioranze ed opposizioni, improvvisamente sensibili al tema.
Oggi il sindaco apre le danze, recita il de profundis anticipato, intravede una fine ingloriosa, se non ci sono chiarimenti su costi e procedure.
E si scatena l'inferno, a tal punto da imporre il silenzio in piazzale della Pace.
Ma come, l'inceneritore è frutto di un piano provinciale, che nel 2005 lo partorì in dimensioni (65 mila tonnellate) e natali, allo Spip (è tutto da sempre scritto nero su bianco nella relazione illustrativa del PPGR, anche sul nostro sito www.gestionecorrettarifiuti.it).
L'inceneritore è frutto di una autorizzazione provinciale del 2008, al termine di una conferenza dei servizi gestita di corsa, c'è fretta di deliberare, ragazzi, muoversi please.
Oggi queste Pietre Miliari sono state rimosse dalle menti pidine, come se non fossero mai esistite, la patata scotta al punto da gettare al Comune di Parma anche la pentola e l'acqua: “Inceneritore? Mai sentito nominare, roba del comune”.
Spettacoli da inverno incipiente, la Provincia che proprio ieri bacchettava Enia perché il forno è troppo grande, sovradimensionato rispetto alle previsioni, che dentro la sua bocca dovrà bruciarci le discariche di Parma e Provincia, oggi di Enia non conosce nemmeno l'indirizzo, uno sconosciuto interlocutore con cui non ha niente a che fare.
Che simpatici giochi di prestigio, amici per la pelle o sconosciuti, secondo convenienza.
Oggi il sindaco della città di Parma ha iniziato a scrivere l'ultimo capitolo di questo romanzo, che ha assunto via via svariate tinte, dall'originale trattato scientifico all'odierna commedia di basso profilo.
Sabato Parma del domani se ne va a Vedelago a visitare il futuro, per prendere confidenza con sistemi di gestione corretti e avanzati, di cui il nostro Vincenzo non riesce nemmeno a parlare: è in silenzio stampa.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 24 novembre 2010
-529 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+177 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

mercoledì 24 novembre 2010

Benevento docet (e non siamo al Nord...)

Se c’è una cosa che i campani hanno capito in questi giorni è che meno rifiuti si producono e meglio è. Una cosa ovvia ma che pare non essere per nulla auspicata nel Piano della Provincia di Napoli. Ovviamente si parla di raccolta differenziata, in realtà lo si fa da 16 anni, ma per capire se un Piano è realmente rivolto a questo obiettivo bisogna vedere che impianti sono previsti e dove vengono indirizzati gli investimenti. Il Piano industriale della provincia di Napoli parla di “nuove tecnologie e nuovi sistemi per favorire ed incrementare la raccolta differenziata... nonchè di nuove tecnologie e sistemi per la distruzione dei rifiuti non riutilizzabili e/o pericolosi”.
Non una parola per il recupero di materia. L’unico obiettivo sembra mantenere bassi i livelli di raccolta differenziata per bruciare tutto il resto negli inceneritori.
Di tutto altro respiro quello della Provincia di Benevento: “La filosofia del presente Piano sarà incentrata sulle azioni di riduzione, riuso e riciclo delle merci e Trattamento meccanico biologico escludendo l’utilizzo dell’incenerimento”, si legge nel Piano rifiuti.



Nell’intraprendere questa strada la Provincia di Benevento ha stilato un accordo con il centro riciclo di Vedelago (Treviso) per costruire una linea di recupero materia da secco indifferenziato all’interno del tritovagliatore (Stir) di Casalduni.
Non un semplice adeguamento, ma un vero e proprio stravolgimento del ciclo. L’obiettivo è infatti produrre materiale plastico, detto di seconda vita, che sul mercato vale 30-80 euro (a seconda della qualità).
Viceversa oggi lo Stir “produce” rifiuto da mandare in discarica o all’incenerimento, con un costo di smaltimento che oscilla tre gli 80 e i 150 euro a tonnellata.
Cui bisogna sommare i costi ambientali e di gestione di una discarica e le ceneri prodotte dall’inceneritore, circa il 30 per cento della materia bruciata, che vanno smaltite in discariche speciali. Visto l’evidente problema per la provincia di Napoli di individuare invasi nel suo territorio, la scelta di avere ben due inceneritori nel proprio territorio sembra un carico ambientale ed economico difficilmente supportabile.
L’attuale impianto di Acerra è sovradimensionato per la provincia di Napoli, soprattutto se in futuro si deciderà di puntare sulla differenziata. Benevento ha quindi fatto una scelta coraggiosa, avvantaggiata di certo dal contesto urbano e dal numero di abitanti, ma in Campania decidere di diminuire i rifiuti da smaltire e recuperare al massimo la materia è rivoluzionario.
Anche in provincia di Napoli esistono molti Comuni “virtuosi” e in alcuni quartieri della città, coinvolti nel porta a porta, si raggiungono eccellenti percentuali di differenziata. Bisognerebbe quindi programmare una graduale riconversione degli impianti esistenti coinvolgendo le aree virtuose per incanalarle in un ciclo che prevede il recupero di materia. Incentivando poi gli altri territori, con una tassazione inferiore, ad adottare questo sistema, allargando il bacino di utenza.
Una proposta simile è arrivata dal presidente della Commissione ambiente della provincia di Napoli Bellerè, nella speranza che sia approvata ed applicata.
La strada verso la virtù è tracciata.
Basterebbe seguirla sul serio.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 24 novembre 2010
-529 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+177 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

martedì 23 novembre 2010

La salute per il Pd

La salute per il Pd, anestesie locali o amnesie?
Il gruppo consiliare del Pd chiede più raccolta differenziata al comune di Parma.
Come dire , è colpa sua se produciamo troppi rifiuti, gli altri in provincia sono virtuosi.
Ma, ops, si scordano di parlare del mostro in costruzione a Ugozzolo.
I pidini si distinguono ancora una volta per incoerenza e pavidità.
Sono mastini solo se a loro conviene.
Avete presente i segugi di Stt, Wcc, banca Mb, Alfa?
Sono così attenti al problema della salute, e a come gestirlo al meglio e a favore dei cittadini, vedi la levata di scudi su “Salute per Parma tariffe agevolate”, che peraltro va a favore delle tasche dei cittadini.
Poi si dimenticano, clamorosamente, dei problemi della salute dei cittadini derivati dalle emissioni del camino.



Inutile, diventano improvvisamente agnelli, basta spostare il mirino.
Hanno mai puntato i piedi in consiglio comunale contro l'inceneritore?
Attendiamo nomi, cognomi, date di presentazione dell'interrogazione per farlo chiudere, cancellare, abolire, evaporare.
No, non lo fanno, però affermano che l'inceneritore è “questione delicatissima”.
Fantastica affermazione.
I cittadini vogliono sapere se sono per farlo o per fermarsi.
E' osare troppo avere una risposta chiara e definitiva?
Il presidente della provincia Bernazzoli premia Vandana Shiva per la biodiversità, alle sue spalle l'altro fronte di Giano se la ride, accarezzando il camino da 70 metri che va costruendo a Parma Nord.
Le duemila firme raccolte dalle famiglie vicine di casa dell'inceneritore non impensieriscono il partito democratico?
Non pare proprio. Giochiamo al gioco del cassonetto, uno di più, due di meno, mentre la vorace bocca dell'inceneritore se ne fa un baffo.
Sul tavolo c'è un semplice problema.
La Provincia di Parma ha deliberato nel 2005 un piano rifiuti che prevede un inceneritore e dove costruirlo.
Nel 2006 anche il consiglio comunale da il suo assenso, vista l'indicazione dell'ente provinciale, visto che il piano rifiuti è targato Provincia, e le targhe non si possono cambiare.
Nel 2008 con una corsa pazzesca la Conferenza dei Servizi, sempre targata Provincia, consegna chiavi in mano il progetto a Enia.
I giochi erano fatti, senza fare i conti con i cittadini, che oggi si sono riavuti dal sonno profondo e tengono il fiato sul collo di questi amministratori, provando grande vergogna per il politichese che insistono a parlare.
Pensano forse che la gente non capisca?
Ci dicano nero su bianco, questi consiglieri, questi Pagliari, Massari, Crialesi, Amadei, Caselli, Iotti, Mantelli, Scarpino, Torreggiani, Vescovi, Zennaro.
Parlino ad alta voce almeno una volta, e siano intellegibili.
Sì, no.
Avremmo sempre pensato che coloro che hanno sempre teoricamente sostenuto l'ambiente e le politiche contro l'inquinamento lo dimostrassero apertamente nel momento della scelta e della concretezza.
Dimostrano invece che tali concezioni erano vuote parole.
Mentre abbiamo trovato ascolto e disponibilità dove magari non ci si aspettava una tale sensibilità.
Il sindaco ci dice che la proposta alternativa è una cosa seria, il presidente della provincia riesce a tenere separati biodiversità e inquinamento da sostanze cancerogene: a volte più intelligente sarebbe il silenzio.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 22 novembre 2010
-531 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+175 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

lunedì 22 novembre 2010

Inceneritori, i conti non tornano

L'inceneritore non è complementare alla raccolta differenziata, ma alternativo.
Questo è il dato da cui partire per valutare costi e benefici di una gestione dei rifiuti rispetto ad un'altra.
Quindi 2 sistemi antitetici, opposti, che si fanno la guerra a oltranza.
Mors tua vita mea.
Differenziare e bruciare non vanno proprio d’accordo.
Ma la discarica alla fine copre tutto, scorie e ceneri, speculazioni e sprechi, corruzione e connivenze, affari leciti e scambi di favori, forse anche infiltrazioni mafiose.
Ma la torta è molto ricca e dove c’è politica e denaro la contaminazione è molto facile.
Gli interessi della politica e quelli dei cittadini non sempre coincidono.
Vediamo la situazione di Brescia dove la A2A, società di servizi, stretta emanazione della politica, gestisce l’inceneritore.



Costruito per bruciare 266 mila tonnellate all'anno (fabbisogno valutato), è stato subito innalzato a 500 mila e portato nel 2004 a 800 mila, con l’aggiunta di una terza linea, peraltro priva di autorizzazione e quindi sanzionata poi dall'Europa.
Alla società A2A interessa bruciare il più possibile, non perché l’inceneritore abbia una grande resa (è una macchina a bassissima efficienza, 24% rispetto al 55% di una centrale turbogas) ma perché i rifiuti bruciati vengono pagati 80/90 € alla tonnellata e la corrente prodotta il triplo del valore di mercato.
Tutto grazie ai famigerati Cip6, oggi certificati verdi, che naturalmente il cittadino ritrova in bolletta.
Della solita serie, trita e ritrita, tanto paga Pantalone.
Al cittadino al contrario interessa bruciare il meno possibile perché spende meno e inquina meno, e la sua salute è indirettamente proporzionale alla produzione di rifiuto.
Meno rifiuti più salute, più rifiuti più malattia.
I conti non tornano, il caso di Brescia è emblematico di come “iniziano” i progetti e di come poi “finiscano”.
E a pagarne le spese sono, come al solito, gli ignari contribuenti.
Ogni provincia dovrebbe smaltire i rifiuti che produce, la percentuale di differenziata nel 2010 dovrebbe essere almeno del 50%.
Partendo da queste considerazioni, i calcoli sono subito fatti.
Applichiamo i numeri di Brescia.
Un cittadino sprecone produce 1,5 Kg al giorno di rifiuti, con il 50% di differenziata ne rimangono 0,75 da bruciare, moltiplichiamo 0,75 x 1.200.000, numero di abitanti della provincia, otteniamo 900 mila Kg al giorno che per 365 giorni danno 328.500 tonnellate all'anno.
La capacità dell’inceneritore è di 800 mila: come si può far funzionare l’impianto e ottenerne il massimo rendimento, specialmente economico?
O importando rifiuti o aumentando la percentuale da inviare all’inceneritore. In tutti e due i casi il cittadino ha solo da perdere.
Vediamo ora i numeri di Parma.
La produzione giornaliera di rifiuti indifferenziati la si ottiene moltiplicando i 437 mila 308 abitanti della nostra provincia per 0,75 Kg.
Ecco il dato giornaliero: 327.981 Kg di rifiuti indifferenziati prodotti.
Ecco il dato annuale: 1.197.127 Kg.
Dobbiamo quindi trattare 120 mila tonnellate di indifferenziato, residuale dalla raccolta differenziata posizionato al 50%.
A Parma i preselettori (Cornocchio e Borgotaro) recuperano il 40% di rifiuti organico e quindi rimangono da smaltire 72 mila tonnellate all'anno di rifiuto secco indifferenziato.
Ma il nostro inceneritore è stato dimensionato sul doppio: 130 mila tonnellate.
Perché i cittadini dovrebbero respirare i fumi emessi da un impianto doppio rispetto alle esigenze di gestione dei rifiuti urbani.
Chi ci guadagna?
I conti non tornano.
Il profumo di business veleggia solo dalle parti di Iren, per noi solo fumi tossici.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 22 novembre 2010
-531 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+175 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?