sabato 11 giugno 2011

Diossina delle uova, la Lombardia indaga

Crescono i dubbi sull'efficacia degli enti di controllo

A otto mesi dall'esplosione del caso uova alla diossina, la Regione Lombardia ha deciso di indagare sui sei allevamenti domestici privati della provincia che avevano evidenziato questa problematiche. Con la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia è diventata dall'altro ieri operativa la mozione presentata dal leghista Alessandro Marelli e approvata dal consiglio del Pirellone che impegna l'ente a varare nuovi controlli e analisi.



Anche se non risparmia un altro affondo alla Asl, esprime soddisfazione il sindaco di Castegnato, il paese dove i rossi tuorli delle ovaiole ruspanti dell'azienda agricola Gottardi contenevano concentrazioni di diossina fino a 5 volte superiori i limiti di legge. “Apprezzo che ci siano nuovi controlli - osserva Giuseppe Orizio - ma devo esprime tutta la mia delusione perché da metà febbraio, dopo che siamo venuti a conoscenza del fenomeno da un quotidiano locale, non ho più avuto nessuna informazione da parte dell'Asl. Non so se sul mio territorio stanno mangiando ancora uova alla diossina”.
A fare le analisi dei terreni ci penserà Arpa Brescia, che però dovrà avere anche i mezzi economici e gli strumenti per affrontare queste indagini suppletive. Quindi la volontà politica del consiglio dovrà in tempi brevi essere sostenuta economicamente dall'assessorato all'Ambiente.
Ma i tempi a dire il vero restano un'incognita.
Gli allevamenti privati di Castegnato, Ospitaletto, Montirone, Brescia, Sarezzo e Casto si trovano tutti nelle vicinanze di grandi siti industriali, soprattutto impianti siderurgici. Non è un caso che le indagini Asl fossero andate a cercare pollai così vicini alle industrie: glielo aveva imposto un anno fa la direzione regionale Sanità, per indagare le possibili ricadute inquinanti dell'industria sulla filiera agricola.
Ora: le uova inquinate si sono trovate nella provincia di Milano come in quella di Mantova e Pavia (un pollaio sospetto è vicino all'inceneritore di Parona).
Ma sulle possibili cause la risposta dell'Asl di Brescia è stata quanto meno semplicistica: la colpa dell'inquinamento sarebbe da imputarsi “alle scorrette pratiche agronomiche” degli allevatori: piccoli roghi di sacchi di plastica e legno verniciato sui terreni dove razzolano le galline, dispersione di oli, plastiche, polistirolo, l'utilizzo di mangiatoie in plastica. Ora invece, grazie alla Regione verranno approfondite le potenziali ricadute delle industrie vicine ai pollai privati.
L'Arpa di Bescia, per bocca del suo direttore Giulio Sesana, si dice disponibile a mettersi subito al lavoro.
“L'Asl ha evidenziato che in molti di questi allevamenti ci sono delle pratiche agronomiche scorrette - osserva Sesana -, ma indubbiamente ci sono aspetti di carattere territoriale che vanno approfonditi, a partire appunto da quelle zone della provincia dove insistono determinate realtà industriali. Ricordo che da tempo stiamo indagando le ricadute in termini ambientali delle aziende siderurgiche bresciane. Abbiamo iniziato con Odolo, siamo passati all'Alfa Acciai e adesso proseguiamo su altre zone della provincia, senza paura di dover nascondere nulla”.
Vero è che tutte queste analisi suppletive richiedono risorse umane e strutturali che si traducono in maggior costi. “Spero che la Regione provveda a fornire una copertura economica alle indagini suppletive richieste dalla mozione” conclude Sesana.
La notizia è di Brescia Oggi a firma di Pietro Gorlani.
I casi di alimenti contaminati da diossina stanno diventando sempre più frequenti in zone dove sono attivi impianti industriali ed in particolare dove sono in funzione impianti di incenerimento.
Il problema della diossina è la sua lunga permanenza negli alimenti e il fatto che si nell'organismo umano, all'apice della catena alimentare, queste sostanze si bioaccumulino andando a costituire delle piccole discariche all'interno dei nostri corpi.
Solo la donna riesce a liberarsi di parte di questi inquinanti che si legano molto facilmente con la parti grasse. Lo fa però attraverso il latte materno e durante la gestazione e ci possiamo immaginare con quali nefaste conseguenze per il feto.
La pratica dell'incenerimento dei rifiuti costituisce sempre di più un rischio per la salute umana e considerando che ci sono alternative non ha davvero più senso farvi ancora ricorso.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 11 giugno 2011

-330 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+376 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+54 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren
Aderisci anche tu: boicotta Iren, digli che non finanzierai un euro dell'inceneritore di Parma

venerdì 10 giugno 2011

Riso Amaro

Tangenti e rifiuti. Accuse e paure. Mentre si chiariscono i dettagli dell’inchiesta dei magistrati pavesi e della Direzione distrettuale antimafia, resta intatta la preoccupazione per l’aria che per mesi o anni si è respirata a Pavia.
L’indagine per corruzione è infatti solo l’approdo di un’inchiesta ambientale più ampia, partita da Grosseto e che ha coinvolto, nel 2009, proprio l’inceneritore del Bivio Vela gestito dalla Scotti Energia. Un impianto realizzato di fianco allo stabilimento del riso e acceso nel 2002 con l’obiettivo di produrre energia pulita attraverso la combustione di lolla di riso.
Nel 2004 il termovalorizzatore ottiene l’autorizzazione a bruciare anche i cosiddetti cdr, cioè rifiuti urbani trattati. Le indagini, non ancora chiuse, ipotizzano invece che nell’inceneritore siano finiti, dal 2005 al 2009, anche altri materiali, non regolari e in alcuni casi pericolosi. Anche rifiuti provenienti dalla Puglia, da siti industriali e perfino materiali ospedalieri non trattati. Si pensa, inoltre, che siano stati reimessi nel ciclo dell’impianto le stesse polveri della combustione, altamente tossiche, per risparmiare sui costi di smaltimento.



L’accusa aveva ritenuto, per queste ragioni, che i 28 milioni di euro percepiti dal Gse, gestore servizi energetici, in quattro anni per la produzione di energia pulita non fossero dovuti. Ma il Riesame ha ritenuto di non sequestrare questa provvista di denaro.
Sul tappeto è rimasto il problema ambientale. Le analisi sui materiali prelevati nell’inceneritore dalla Forestale nell’autunno 2010 avrebbero rilevato la presenza di cromo, piombo e nichel oltre i limiti. Più complesso, se non impossibile, analizzare i fumi della combustione, cioè le sostanze che sono passate attraverso i camini e che sono poi finite rilasciate nell’aria. Il mistero rischia di restare tale anche a causa di un’anomalia, anche questa riscontrata durante il sopralluogo della Forestale.
Le indagini hanno infatti confermato che il sistema di monitoraggio dell’inceneritore, un dispositivo in grado di rilevare le concentrazioni di monossido di carbonio nelle emissioni, non ha funzionato bene dal 2007 fino a marzo 2010.
I valori delle sostanze più nocive, trasmessi all’Arpa come prevede la legge, erano infatti sempre pari o vicini allo zero. “Un risultato semplicemente non possibile in un impianto di quel tipo” secondo i consulenti tecnici della Procura.
Ma i responsabili dell’inceneritore, prima Massimo Magnani e poi Giorgio Francescone, entrambi finiti agli arresti domiciliari lo scorso novembre insieme all’ex presidente della Scotti Energia Giorgio Radice, non avrebbero mai segnalato anomalie. Nel frattempo, mentre questa anomalia continuava a esistere all’interno dell’impianto, i rifiuti continuavano a entrare e a essere bruciati nell’inceneritore.
L’altro capitolo ambientale riguarda il possibile inquinamento delle falde acquifere. La qualità dell’acqua, con le piogge che ricadono al suolo, risente infatti di quello che si respira nell’aria. Anche su questo fronte le indagini sono ancora in corso.
Come è evidente nella vicenza della Riso Scotti Energia tutto pareva essere in regola. I dati venivano passati ad Arpa, ma ovviamente erano elaborati dal gestore, ed Arpa nonostante i valori prossimi allo zero, non ha mai messo in dubbio la veridicità dei numeri.
Come al solito, si fanno i conti quando i buoi se ne sono andati da tempo dalle stalle.
L'aria è già stata respirata, l'ambiente inquinato, le ricadute sanitarie si vedranno nei prossimi anni.
Nessuno che si renda conto che questi impianti non vanno costruiti. Punto.
Stanno inquinando l'Italia intera.
Stanno per incrementare le sostanze emesse in ambiente anche a Parma.
Ma vige ancora il silenzio totale da parte dei decisori politici, validamente supportate dagli enti di controllo che a Pavia, ad esempio, non controllavano.

La notizia sugli sviluppi delle indagini è stata presa da La Provincia Pavese
http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2011/06/09/news/rifiuti-bruciati-paura-per-l-aria-1.329355

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 10 giugno 2011

-331 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+375 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+53 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren
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giovedì 9 giugno 2011

Forlì, è allarme diossina

è il nostro futuro?

E' di nuovo allarme diossina a Forlì. Il servizio veterinario dell'Ausl comunica in commissione provinciale di avere effettuato 31 campionamenti, di vario genere, nella zona compresa tra l'inceneritore e l'aeroporto, dei quali alcuni sono risultati positivi. Destinazione Forlì e l'Associazione Clan-Destino, rendono note le perplessità sulle “ordinanze restrittive su almeno tre allevamenti di cui si è venuti a conoscenza diretta, emanate dal sindaco il 24 e il 27 maggio, delle quali finora non era stata data notizia alcuna”.



Dopo aver assistito alla commissione ambiente provinciale, richiesta dal consigliere provinciale del Pdl, Stefano Gagliardi, sul problema diossine, sollevato con i campionamenti dell'ISDE, Destinazione e Clan-Destino fanno sapere di avere notevoli perplessità in merito a quanto ascoltato. Sulle ordinanze “si è assistito solo ad un cenno fatto con una slide che poi ci è stato detto essere un'ordinanza firmata, dicendo semplicemente che era stata avvisata l'autorità preposta. Avremmo voluto sapere se tutte fossero riferite alla diossina trovata in eccesso nei campionamenti eseguiti dal Servizio Veterinario. Siamo rimasti con tanto di naso. A tal proposito ci si chiede anche perché non sia sta informata la cittadinanza e come mai inizialmente la AUSL avesse affermato che tutti i loro campioni erano negativi e poi, vista l'evidenza dei fatti (tre ordinanze di "chiusura" di tre allevamenti), non si sia provveduto alla rettifica”.
“Altre perplessità sono scaturite circa le assicurazioni sulla bontà dei campionamenti in continuo, anche perché - ricorda Raffaella Pirini, consigliere comunale di Destinazione - è da più di un mese che come consigliere comunale ho richiesto i dati del campionatore in continuo di Hera e non mi è stata data ancora risposta”.
Esprime forti perplessità anche Michela Nanni dell'associazione Clan-Destino circa il posizionamento delle centraline che Arpa usa e circa il fatto che vengano raffrontati dati che provengono di fatto dalla stessa area di ricaduta. “Questa in realtà è molto più ampia di quella considerata negli studi sugli inceneritori in Emilia Romagna”.
“È stata inoltre, da parte dei relatori, incredibilmente, associata la presenza di diossina all'aeroporto, quando in nessun articolo di letteratura scientifica è descritto che la diossina venga prodotta dagli aerei. Ma siamo proprio sicuri che le rassicurazioni dell'AUSL ,di ARPA e del Servizio Veterinario siano di conforto?”.
La notizia, riportata oggi dal sito Romagna Oggi ci lascia davvero sgomenti e preoccupati.
Oggi la Provincia di Parma annuncia in pompa magna l'intenzione di verificare lo stato di salute del territorio attorno all'inceneritore, mentre a Forlì, dove siamo “avanti” di qualche anno, visto che gli inceneritori (2) sono accesi da tempo, cominciano a piovere i primi sconcertanti risultati.
Ma la cosa che più colpisce ovviamente è che la notizia sulle ordinanze restrittive sia stata tenuta nascosta e che tutto nasca da campionamenti indipendenti promossi dall'associazione internazionale dei medici per l'ambiente Isde, che una volta avuti in mano i risultati molto preoccupanti delle loro analisi sulle diossine, è riuscita ad attirare l'attenzione dei media.
Ora addirittura si da la colpa all'aeroporto, la prossima volta sarà il turno del Luna Park.
Ma i cittadini, in fondo in fondo, chi li difende?
Se lo chiedano in cuor loro i burocrati della salute, si guardino per una volta allo specchio, pensando anche ai loro di figli.
Finiamola con questa follia.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 9 giugno 2011

-332 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+374 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+52 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren
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mercoledì 8 giugno 2011

L'inceneritore minaccia la qualità della vita

da www.lanazione.it

http://www.lanazione.it/firenze/cronaca/2011/06/07/520384-inceneritore_minaccia_qualita_della_vita.shtml

"La realizzazione dell’inceneritore non fa certo bene alla classifica sulla qualità della vita nel nostro Comune. Siamo 17esimi, primi in Toscana e nell’Italia centrale e vogliamo ancora salire".
Il sindaco di Greve, Alberto Bencistà, commenta così la posizione sulla vivibilità dei borghi con meno di 30mila abitanti.


il cantiere dell'inceneritore di parma in costruzione (giugno 2011)

“Vogliamo spingere da subito la differenziata all’80% e per questo ribadiamo il nostro no all’inceneritore di Testi”. Per Tiziano Allodoli, dei Democratici per Greve, la graduatoria “dimostra come il nostro territorio sia stato negli anni ben governato, dotato di buone infrastrutture, buoni servizi e con una adeguata difesa ambientale. Il merito va anche ai cittadini per la qualità del tessuto sociale. Una situazione che dimostra come i sindaci prima di Bencistà abbiano svolto bene il proprio lavoro. Una grande responsabilità che Bencistà dovrà dimostrare di saper portare avanti”.
Così anche il sondaggio proposto on line vede il 70% dei votanti per il no all'inceneritore e il 30% a favore.
Anche la Toscana si domanda se un impianto di incenerimento possa convivere con un ambiente naturale dove ci sono produzioni tipiche e di qualità.
Gli inceneritori sono infatti classificati dalla legge come industrie insalubri di classe prima.
Nelle caldaie di questi impianti spesso ci finisce di tutto e lo scandalo di Riso Scotti, che proprio ieri ha portato all'arresto del titolare dell'omonima azienda, ci fa capire come sia difficile controllare questi impianti una volta messi in funzione.
Quanti veleni avrà bruciato la caldaia di Riso Scotti Energia? Quante persone avranno respirato quei fumi? Chi mai potrà restituire ai malcapitati la salute persa?
A Parma siamo ancora in tempo per cambiare strategia e rinunciare ai rischi connessi con la gestione di un impianto di incenerimento.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 8 giugno 2011

-333 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+373 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+51 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren
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martedì 7 giugno 2011

Jean Paul Jaud: indignarsi per cambiare

Intervista di Gcr all'autore di “Severn”

Traduzione a cura di Patrizia Lo Sciuto, Rete Nazionale Rifiuti Zero

Anche Gcr al Festival CinemaAmbiente di Torino, dove ha presentato il documentario di Victor Ibanez “Zero Waste”. All'attenzione del grande pubblico del festival quindi anche il costruendo inceneritore di Parma e la follia dalla quale è scaturito.
Tra le tante testimonianze raccolte al Festival, riportiamo oggi quella di Jean Paul Jaud, autore dei film “Nos enfants nous accuseront” e “Severn”, celebri per aver portato alla ribalta un tema pressoché ignorato dalla società moderna: la salute e il futuro dei nostri bambini, in relazione all'ambiente sempre più degradato.



La generazione di bambini di oggi infatti è la prima della nostra storia umana a godere di una salute peggiore di quella dei genitori.
Una situazione davvero inaccettabile.
Cosa ne pensa Jean Paul Jaud?
“That should not be significa non dovrebbe esistere. Siamo nel 21° secolo e quello che accade è assolutamente intollerabile. La follia dell'uomo si è manifestata anche di recente in Giappone, a Fukushima. Da quando l'uomo esiste le generazioni di bambini avevano avuto una vita migliore dei loro genitori. In questa fine del 20ç secolo e inizio del 21° abbiamo intrapreso una strada inversa, i bambini non avranno la salute e un modo di vivere così piacevole e progressivo rispetto a quello dei loro genitori. Ma soprattutto è importante dare la parola ai bambini, come quelli che ho riunito nei miei film, sia in Nos enfants nous accuserons che in Severn. La bambina che parla al mondo entrerà nella storia dell'umanità, ne sono certo. Bisogna ascoltare questi bambini. Cosa succede invece oggi? Qualcosa di assolutamente terribile e dobbiamo esserne consapevoli. A questi bambini nel passato i loro genitori donavano delle nuove terre, oggi l'uomo e non è neanche “l'uomo”, non possiamo infatti dire l'uomo in generale, ma dobbiamo riferirci ad una minoranza di uomini ai quali si è lasciato il potere. Sono dei barbari, che io chiamo barbari senz'anima. Sono uomini che hanno l'anima soltanto per i soldi, la banca e la speculazione. Questa gente oggi sta iniziando un processo contrario. Si sta diminuendo lo spazio vitale del pianeta . C’è stato Chernobyl, che oggi è una No man land, vietata agli uomini. Adesso c'è Fukushima, e purtroppo temo che ci saranno altre zone di questo genere. In Severn ho evocato il problema di Hiroshima. In un certo senso i giapponesi, malgrado loro, hanno aperto allora il ballo diabolico, il ballo del demonio del nucleare, a Hiroshima. Il mio più grande augurio è che i giapponesi chiudano il nucleare con il ballo di Fukushima”.
Come reagire a questa situazione?
“E’ evidente come dice Stéphane Hessel che in primo luogo bisogna indignarsi. Parlare, agire e unirsi in associazioni. Si può agire. Siamo in Italia. Voi avrete tra pochi giorni un referendum. Ognuno può agire, in questo modo avete il mezzo per porre fine e indignarsi a qualcosa di assolutamente mostruoso, qualcosa che l'uomo assolutamente non controlla. Severn lo dice nel film, è un patto con il diavolo. Il nucleare è un patto con il diavolo. Il nucleare lo si può utilizzare, è un’invenzione importante, ma solo per la medicina, in un contesto ristretto, ma l'uso che se ne fa oggi è del tutto diabolico. Questo nucleare è fatto in realtà innanzi tutto per il nucleare militare. E’ quello che dico nel film Severn, per me Hiroshima è l’inizio dell’autodistruzione dell’uomo. Voi italiani avete la possibilità di agire concretamente. Andate a votare! Che tutti i giovani del vostro Paese vadano a votare. Voi registi, ogni cittadino deve dire all'altro: “Vai a votare, vai a votare per l'avvenire delle generazioni future, vai a votare contro il nucleare!” Bisogna uscire fuori dal nucleare, bisogna assolutamente fermarlo in modo definitivo. Ognuno può agire anche nel quotidiano. C’è una frase che dice: “Votate con il vostro carrello”, il carrello della spesa. Votare vuol dire che in questo carrello si deve mettete solo prodotti che sono rispettosi dell'ambiente, della biodiversità e delle generazioni future. Sia per l'alimentazione che per l'abbigliamento. Le donne usano prodotti cosmetici chimici che sono cancerogeni, che fanno venire il cancro. Questa è un’azione semplice che ogni cittadino può fare. Ciò che voglio dire, l’ho verificato attraverso i dibattiti dei miei film soprattutto in Nos enfants nous accuserons e Severn, è che è importante che la gente si parli. Siamo nel secolo della comunicazione, ma è una comunicazione soprattutto virtuale. Internet è geniale ma bisogna fare attenzione, è molto virtuale, la televisione anche, è magica e virtuale. Ma la vera comunicazione deve essere fisica. Al cinema si va a vedere un film insieme. La gente si siede una accanto all'altra, alla loro destra, sinistra, davanti e dietro. C'è una comunicazione fisica. Il cinema genera i dibattiti; dopo il film ci sono i dibattiti e soprattutto quello che chiedo alla gente è di parlare. Parlate fra voi e abbiate una vera comunicazione”.
Severn pone molti e difficili interrogativi.
“Certo Severn è normale che s’ interroghi. Oggi quando si è consapevoli di ciò che succede ci si chiede se dobbiamo mettere al mondo un figlio. Io dico di sì. Penso che per una mamma sia normale e legittimo dare la vita, e non possiamo dirle di no. Lei stessa ha deciso di donare la vita perché a noi ci hanno dato la vita a nostra volta. Penso che il cinema abbia un ruolo molto importante. Il comandante Cousteau è stato premiato con il suo film Le monde du silence realizzato da Luis Malle nel 1956 con la Palma d'oro a Cannes. Il comandante Cousteau si è reso conto un anno dopo della forza del cinema, la forza che un documentario poteva avere al cinema. E’ giusto quello che fate voi e ancora una volta vi invito: organizzate delle proiezioni di film, perché il cinema ha un ruolo fondamentale. Lenin diceva: “Il cinema è l’arte che ci interessa di più”. Perché diceva questo Lenin? Non perché era un cinefilo ma perché aveva capito che il cinema era un mezzo di propaganda. Oggi nella situazione d’urgenza nella quale siamo il cinema è un mezzo formidabile, essenziale per far cambiare le cose, cercando di salvare questo pianeta”.
Possiamo invitarla a Parma per presentare il suo film?
“Grazie del vostro invito. Con piacere verrò. Spero che la prossima volta avrò una comunicazione diretta con la gente di Parma”.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 7 giugno 2011

-334 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+372 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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lunedì 6 giugno 2011

Rifiuti di chi? E da dove?

Al lungo e fumoso iter autorizzativo dell'inceneritore di Parma si aggiunge oggi l'importante sottolineatura del direttore di Parmadaily Andrea Marsiletti, che pone l'attenzione sull'origine dei rifiuti che saranno bruciati ad Ugozzolo.
A seguito dell'approvazione della Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) deliberata dalla Provincia nell'ottobre 2008, è stata emessa l'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), che ha in seno ampie maglie tra le quali in quattro e quattr'otto potrebbero passare rifiuti da ogni dove, con semplici direttive dall'alto.


Il cantiere dell'inceneritore (giugno 2011) foto di Gabriele Folli

Sarebbe così importante oggi fare assoluta chiarezza, aldilà delle belle parole, su cosa si brucerà nel forno Iren di Parma.
Gli enti Provincia e Comune si sono consumati l'ugola per rassicurare i cittadini sul tema. Siamo convinti che fossero seri e sereni nelle loro affermazioni, quindi non ci pare peregrino chiedere e pretendere di passare alle parole scritte, magari direttamente sull'autorizzazione integrata ambientale.
La proposta è molto semplice e darebbe una mano a portare maggiore serenità almeno sul tema della provenienza dei rifiuti. Bastano poche righe per chiarire che in nessun caso si potranno bruciare rifiuti non del territorio provinciale.
Già a Rubbiano abbiamo in funzione un co-inceneritore che dal 2000 brucia oli esausti in arrivo da ogni parte d'Italia, autorizzato dalla Provincia senza particolari timori per la salute del territorio e delle persone.
Crediamo sia meglio sfatare ogni timore residuo sul forno di Parma.
Si facciano garanti, Provincia di Parma e Comune di Parma, di una revisione dell'AIA, in cui sia scritto davvero che non arriveranno rifiuti prodotti fuori provincia, per nessun motivo al mondo.
Nell'Autorizzazione attuale infatti non c'è sufficiente chiarezza.
A pagina 99 si afferma “all'interno dell'impianto dovranno essere smaltiti in via prioritaria i rifiuti prodotti all'interno dell'ATO della Provincia di Parma
La prescrizione 5 (pagina 106) recita “Si ribadisce che al PAIP potranno essere conferiti rifiuti prodotti esclusivamente nel territorio provinciale di Parma, salvo espressa autorizzazione dell'Autorità Competente”.
Come stanno insieme pagina 99 con pagina 106?
A pagina 107 si legge alla prescrizione 25 che “la quantità di rifiuti smaltiti nel TVC non potrà eccedere 130.000 t/anno, salvo diversa espressa autorizzazione da parte della Provincia per motivate ragioni di interesse pubblico”.
C'è ancora un po' di lavoro da fare da parte delle autorità preposte per poter dare elementi di tranquillità e certezza all'iter dell'inceneritore.
Le notizie da altri inceneritori non sono positive. Oggi siamo venuti a conoscenza che a Brescia stanno per ricevere 100 mila tonnellate di rifiuti di Bergamo, la cautela quindi non è mai sufficiente.
Sempre a Brescia Arpa è clamorosamente inadempiente da 13 anni rispetto alle prescrizioni dalla Delibera regionale di autorizzazione dell’inceneritore: “la struttura di controllo dovrà effettuare con periodicità una campagna di rilevamento per la misura delle concentrazioni al suolo - immissioni” [Delibera G. R. L. n. 40001 del 2 agosto 1993, Allegato B5-1]. Non una campagna è stata effettuata!
Di chi ci possiamo fidare quindi?
Che Provincia e Comune di Parma facciano la loro parte.
Il silenzio su questi temi graverebbe di una nuova nuvola nera l'area di Ugozzolo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 6 giugno 2011

-335 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+371 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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domenica 5 giugno 2011

Diritto di critica

Non credevamo fosse possibile, ma è successo.
Una società che dovrebbe essere al servizio dei cittadini di Parma ne porta in tribunale tre, insieme all'associazione che si batte da anni per la tutela dell’ambiente.
L’associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma non è però soltanto contro l’inceneritore fermandosi lì, ma sfuggendo alla logica del Nimby (Non nel mio giardino) ha sempre lavorato per informare sui rischi dell'impianto ma anche per proporre alternative credibili per la gestione dei rifiuti del territorio parmense, consapevole delle responsabilità che ci dobbiamo prendere come produttori degli stessi.



Negli ultimi anni, a nostre spese ed impegnando il nostro tempo libero, abbiamo portato a Parma alcuni tra i maggiori esperti italiani e mondiali sul tema, affrontando questioni che mai erano state poste pubblicamente durante l’iter di approvazione del progetto.
Abbiamo cercato di dialogare con tutte le parti sociali: abbiamo bussato alla porta degli amministratori di entrambi gli schieramenti, partiti politici di qualsiasi colore, industriali, consorzi, sindacati, cittadini, spiegando con pacatezza il nostro punto di vista.
Abbiamo partecipato a confronti pubblici, anche accesi, con la passione che mettiamo in quello che crediamo, ma sempre in modo corretto, anche con i sostenitori più accaniti dell’impianto di Ugozzolo.
E’ mancato il confronto con Iren, più volte richiesto ma sempre disatteso, come ad esempio all'incontro di Monticelli dell’ottobre 2010, una serata organizzata dal Pd locale, oppure al Convegno sui rifiuti del Cavagnari, dove i ragazzi del Rondani avevano invitato ripetutamente Iren senza successo
La chiusura totale ha portato alla decisione, forse radicale, ma riteniamo legittima, di dare vita al boicottaggio. Abbiamo chiesto ai cittadini di Parma contrari all’impianto di scegliere un altro gestore per manifestare il proprio dissenso verso l'azienda.
Una scelta resa possibile dalla legislazione, il decreto Bersani, che ha liberalizzato il mercato dell'energia per favorire la concorrenza a favore degli utenti.
Questo gesto ha provocato la reazione di Iren.

Non quella che avremmo auspicato, cioè un contatto per mettersi attorno ad un tavolo e discutere di come superare il problema, ma quella squisitamente muscolare, attraverso la forza legale di una società che fattura oltre 3 miliardi di Euro.
Un ricorso al Tribunale civile che colpisce non solo l'associazione ma anche tre privati cittadini, rei di averci messo la faccia.
Iren ci accusa di denigrazione.
Noi abbiamo denunciato la loro scarsa trasparenza, che ha portato la società a non rendere pubblico il piano economico che mostra come si intenda rientrare dell’investimento di 194 milioni di euro.
Noi abbiamo chiesto il piano, ma non abbiamo mai avuto risposta.
E' la stessa Iren che, proprio a causa della sua insufficiente trasparenza, è stata multata di 84 mila euro dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas per le sue bollette indecifrabili.
Ma, ci si domanda, i nostri amministratori cosa fanno?
Rimangono in silenzio. Assoluto.
Silenzio, da parte di chi, come il sindaco Vignali, ha dichiarato che se dovesse decidere oggi l’inceneritore non lo farebbe.
Ci spieghi allora Pietro Vignali il perché di questa scelta.
E' evidente che tema ci siano ricadute negative sul territorio, è evidente che creda che l’impianto tanto innocuo non sia.
Altrimenti, perché non sostenere una decisione a cui ha contribuito a suo tempo in prima persona?
Silenzio anche per Luigi Giuseppe Villani, vice-presidente Iren, che solo una volta ha speso parole sul tema con un giornalista di Repubblica. Vale la pena di citarle testualmente “Non ho voglia di rispondere su niente... se vuole continuare a rompermi i cog...”.
Silenzio ora più che mai anche da parte di Giancarlo Castellani e Vincenzo Bernazzoli, assessore all'ambiente e presidente della Provincia di Parma, che già erano entrati in silenzio stampa a dicembre 2010, per evitare qualsiasi inciampo.
Il Gcr da una parte, il Resto del Mondo dall’altra, in una partita impari, che dovrebbe avere un esito scontato, se non ci fosse in palio la salute di tutti noi.
La salute dei nostri bambini, il nostro futuro, che ci riguarda tutti trasversalmente come individui, non importa se siamo rossi o neri, poveri o ricchi, milanisti o interisti.
Per difendere il nostro territorio abbiamo deciso di sfidare un colosso, esercitando quello che crediamo sia un diritto fondamentale della democrazia. Il diritto di critica.
Il diritto di criticare scelte che non condividiamo e che continueremo a contestare punto per punto, fino a quando l’impianto entrerà in funzione e oltre.


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 5 giugno 2011

-336 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+370 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+48 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren
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