sabato 5 novembre 2011

Vento Veneto

Non si sono più rifiuti da bruciare: inceneritori a rischio chiusura

Leggendo alcune pagine sul Web, in questi giorni sembra di trovarsi di fronte a comunicati del Gcr, che come un virus si sono propagati nella Penisola.
Sul Corriere della Sera e su Affari Italiani la situazione dei rifiuti in Veneto è al collasso, ma non perché non si sa dove metterli, ma esattamente il contrario.
E' Il rovescio della medaglia del riciclo, quella che il Veneto ha appuntata al petto ormai da diversi anni, e mette in fila numeri sconfortanti, conti in affanno, previsioni lacrimevoli.
Gli impianti di incenerimento e le discariche arrancano perché più la gente differenzia, meno rifiuti da smaltire ci sono. E meno rifiuti si smaltiscono, meno soldi si incassano.



Il che ha delle conseguenze pratiche, perché stiamo pur sempre parlando di aziende, con i loro bilanci da chiudere ed i loro dipendenti da stipendiare al 27 del mese.
Per questo l’assessore all’Ambiente Maurizio Conte è deciso a dire no al rilascio di qualunque autorizzazione per l’apertura di nuovi inceneritori nel Piano rifiuti che vedrà la luce ai primi di febbraio: “Non ci saranno nuovi impianti perché, al momento, registriamo difficoltà a far funzionare quelli che ci sono. Di più: stiamo studiando la possibilità di convertire una parte delle linee dedicate allo smaltimento dei rifiuti urbani, oggi sottoutilizzate, per lo smaltimento dei rifiuti speciali. Quelli che, per intendersi, gli industriali di Treviso vorrebbero incenerire in due termovalorizzatori nuovi di zecca”.
La conversione potrebbe trattenere in Veneto una parte dei rifiuti speciali, specie pericolosi, che oggi vengono esportati fuori regione, all’estero.
Dove?
In Germania, per lo più, ma anche in Cina e nei Balcani. Rifiuti che potrebbero contribuire a saturare le linee di Fusina, Padova e Rovigo, che nei mesi scorsi hanno più volte chiesto alla Regione di poter importare rifiuti dal resto d’Italia, per portare a regime ed ottimizzare i loro sistemi che oggi creano diseconomie destinate a ripercuotersi sui bilanci. Resta solo da capire se il servizio eventualmente reso dagli impianti esistenti possa essere concorrenziale: il mercato dei rifiuti speciali è infatti un mercato privato, in cui le aziende si rivolgono a chi fa il prezzo migliore, sia esso veneto, lombardo o tedesco.
Ma come sarebbe a dire? I politici di Parma, i nostri amministratori, tanto lungimiranti, sono anni che ci dicono esattamente il contrario.
Affermano che la raccolta differenziata va di pari passo con l’incenerimento, che i due si completano tra loro, nel perfetto sistema integrato, il gotha della gestione dei rifiuti, l'archetipo ideale.
Sostengono ancora oggi che Parma non può fare senza inceneritore pur puntando ad elevate e virtuose percentuali di raccolta differenziata.
E noi, incomprese Cassandre, sostenevamo l'esatto contrario, per anni ed anni, con inossidabile costanza. Iren, dicevamo, per sua stessa ammissione riciclerà poco più del 17% della plastica raccolta e il resto lo brucerà, perché un inceneritore per bruciare ha bisogno di combustibile e se il combustibile migliore è rappresentato proprio da plastica e carta, pace all’anima della raccolta differenziata.
Noi a urlare nel deserto che gli impianti esistenti non hanno, ed avranno sempre meno, combustibile sufficiente, perché la normativa prevede di raggiungere elevate percentuali di raccolta differenziata che toglieranno combustibile ai forni, a meno che non si sacrifichi la raccolta differenziata stessa, in barba a tutte le normative europee e nazionali, per alimentare impianti che una volta costruiti dovranno funzionare per 30 anni.
Ora quanto affermato da noi lo ritroviamo nelle parole dell’assessore all’ambiente della regione Veneto.
Non ha senso costruire nuovi impianti, l’Emilia Romagna ne ha già 8.
Ma siccome nemo propheta in patria est speriamo che almeno vengano ascoltate le voci che vengono da lontano, da una regione da tutti riconosciuta come guida virtuosa nel campo del rifiuti.

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2011/4-novembre-2011/pochi-rifiuti-impianti-rosso-regione-stoppa-discariche-1902044642355.shtml

http://affaritaliani.libero.it/green/rifiuti-veneto-inceneritori-discariche051111.html


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 5 novembre 2011

-32 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+523 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 183 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

venerdì 4 novembre 2011

Il camino di Pisa

Oggi tocca a Pisa. Una linea dell'inceneritore è stata chiusa per l'alto livello di diossina riscontrato nelle analisi. Un campionamento del 27 settembre scorso che ha messo in evidenza che i valori del pericoloso inquinante derivato dalla combustione dei rifiuti erano superiori ai livelli massimi consentiti.
E' passato quindi un mese, durante il quale il camino ha continuato ad eruttare la sua aria avvelenata come se niente fosse.
Questo è il destino dei territori che hanno a che fare con gli inceneritori.
Geofor è l'azienda che gestisce l'impianto, ovviamente riammodernato secondo le recenti Bat (Best Available Techincs) e “capace di trasformare i rifiuti in energia”.



Con un costo ambientale un po' elevato ci pare di capire.
Le diossine sono i veleni più pericolosi al mondo e si formano dalla combustione dei materiali plastici contenti cloro.
Giunti i risultati delle analisi la provincia di Pisa ha imposto con Arpa lo spegnimento della linea identificata come malfunzionante.
Anche Arpat ha ripetuto le operazioni di campionamento dei fumi mentre l'impianto veniva spento: i risultati di queste analisi saranno disponibili nei prossimi giorni.
Lo stop all'impianto sarà di circa un mese durante il quale il gestore Geofor provvederà ad una analisi della situazione per andare ad individuare le cause dell'anomalia.
Anche Arpat ha ripetuto le operazioni di campionamento dei fumi mentre l'impianto veniva spento: i risultati di queste analisi saranno disponibili nei prossimi giorni.
Lo stop all'impianto sarà di circa un mese durante il quale il gestore Geofor provvederà ad una analisi della situazione per andare ad individuare le cause dell'anomalia.
Molto probabilmente l'attenzione si concentrerà sull'impianto di abbattimento e trattamento dei fumi, ed in particolare sulla efficienza dei filtri a maniche, che da programma avrebbero dovuto essere sostituiti la prossima estate, data di sostituzione che probabilmente verrà anticipata.
Un campionamento dei fumi fatto da Arpat lo scorso maggio aveva dato esito negativo verificando “valori di emissioni delle diossine nella norma”.
Si capisce che la diossina è una delle emissioni tipiche degli inceneritori.
Solo a Parma abbiamo un assessore all'ambiente, Giancarlo Castellani, convinto del contrario, che sostiene in pubblico che “il processo di combustione degli inceneritori non produce diossina”.
Quei giocherelloni dei pisani, chissà perché non la pensano allo stesso modo mettendosi l'anima in pace.

Qui la notizia riportata dal sito della Nazione di Pisa:
http://www.lanazione.it/pisa/cronaca/2011/11/03/613115-paura_diossine.shtml

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 4 novembre 2011

-33 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+522 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 184 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

giovedì 3 novembre 2011

Vi abbiamo a cuore

Maria Teresa Guarnieri, oltre ad essere tra i probabili candidati in corsa per le prossime comunali (non si sa se di destra, di centro o di sinistra… ma che differenza fa?) è Direttore Generale di ASP Fidenza, l’azienda sanitaria di servizi alla persona che ha come mandato, citando il loro sito il “prendersi cura delle persone più in difficoltà e ricercare, oltre alla necessaria e imprescindibile qualità professionale, la motivazione, la solidarietà e la vicinanza umana. Per questo il cuore con al centro l’immagine stilizzata di una persona è divenuto il simbolo aziendale e per questo si è scelto di accompagnare l’immagine con la frase: vi abbiamo a cuore”.



Vi abbiamo a cuore, se non lavorate nel raggio d’azione dell’inceneritore di Ugozzolo, visto che oggi in un'intervista rilasciata al sito web Parmasera, dichiara che ogni discussione sull’inceneritore di Ugozzolo sia da ritenersi fuori tempo massimo e che gli impegni economici presi siano preponderanti rispetto alla salute di migliaia di lavoratori.
Vi abbiamo a cuore, ma, scusate, dovete sorbirvi le 3,2 tonnellate di PM10 in più che erutterà il camino di Ugozzolo. Anche voi, bimbi dell’asilo di Pedrignano, che ogni giorno sarete sottoposti ad un poco benefico aerosol al ritmo di 144.000 metri cubi/ora. E poco importa se per voi la solidarietà e la vicinanza umana di Maria Teresa si farà poco sentire.
Maria Teresa Guarnieri definisce tardiva la battaglia del GCR contro l’inceneritore forse ignorando che è dal 2006 che ci battiamo contro tutto e contro tutti per informare i cittadini sulle alternative percorribili. E sui pericoli di quella che è definita per legge un’industria insalubre di classe I.
Nel 2006 il progetto dell'inceneritore non era nemmeno stato presentato.
Quindi per favore smettiamola con queste affermazioni senza cognizione nè causa.
Noi siamo in trincea dal 2006, ed oggi abbiamo anche proposto l'alternativa nero su bianco, su un piatto d’argento, offerta dalla multiutility olandese van Gansewinkel, la quale propone alla nostra città la exit-strategy per questo scomodo impianto.
Guai a verificarla però, non si sa mai che sia vera.
Maria Teresa peraltro era nella stanza dei bottoni in comune, quando ha votato favorevolmente alla delibera di approvazione dell’impianto e siamo sicuri che abbia votato con cognizione di causa, dopo essersi studiata a fondo tutto il progetto e le sue ricadute, scritte nero su bianco.
Maria Teresa che non cambia idea anche quando passa all’opposizione mettendo la sua firma sul no al referendum sull’inceneritore, negando di fatto la possibilità di esprimersi ai cittadini che dovrebbero andarla a votare alle prossime elezioni.
Questi politici di belle parole, che piroettano sul palco in attesa di capire da che parte stare, ma che non appena passano dalle parole ai fatti si dimenticano dei loro elettori, che siamo noi, i cittadini di questa città, che si meritano ben altro.
Maria Teresa che quando l'abbiamo incontrata, presentandole i dati del Pm10 dell'inceneritore avevamo avuto in risposta un “Ma io non lo sapevo! Ma se io avessi saputo! Non ci avevano informato!”
Maria Teresa che nacque proprio in quel quartiere dove cadranno le polveri, quel San Leonardo del Gruppo di Impegno Sociale, nato per scrollarsi di dosso l'immagine di un quartiere ultimo della fila, che subisce, subisce, subisce.
Chissà cosa ne pensano oggi quelli del Gis della loro beniamina.
Anche loro sono Cittadini di Parma che siamo sicuri si ricorderanno di lei nel maggio del 2012.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 3 novembre 2011

-34 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+521 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 185 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

Rifiuti come risorse

La città di Oslan, Corea del Sud, ha oltre un milione di abitanti. Attraverso il corretto trattamento dei fanghi e della parte organica dei rifiuti ottiene oltre 30 mila metri cubi di biogas al giorno.
E' un esempio di design rifiuti zero, che Gunter Pauli, iniziatore belga dell'economia “blu”, rincorre in giro per il mondo dopo aver fondato l'istituto Zeri (Zero Emission Reserch Initiative).
I rifiuti di una filiera possono e devono diventare risorse per la filiera successiva, riducendo di fatto a zero il rifiuto.



Su questo costrutto Pauli imposta la sua analisi e le sue proposte alle comunità di mezzo mondo che intendono dare una svolta ai processi di gestione dei loro scarti.
Gestire insieme acque reflue e l'umido dei rifiuti urbani porta a quadruplicare la resa energetica rispetto alla loro gestione separata.
Gli scarti si trasformano così da un problema ad una opportunità, considerato che le nostre città sono dei concentratori di rifiuti e quindi in piccoli spazi ritroviamo miniere di materiali che, se opportunamente gestiti, costituiscono risorse costanti e a poco prezzo.
Un esempio tra tutti la raccolta dei fondi di caffè, che attuata correttamente a Berlino ed ad Amsterdam ed in altre 6 città europee, ha consentito la coltura di funghi di alta qualità incrementando i posti di lavoro. In Olanda il processo ha coinvolti 137 tra caffè e coffee shops coinvolgendo 2mila persone.
Pauli è il precursore di una economia a ciclo chiuso, che imita la natura e i suoi processi che non contengono il concetto di rifiuto. Scrittore, imprenditore, economista, ha fondato anche Ecover, la prima fabbrica di detersivi biodegradabili.
I problemi vanno affrontati e mai subiti, osservando le soluzioni adottate in altre parti del globo, con una visione aperta e a 360 gradi.
Non lo ha fatto Parma, che proprio i fanghi li intende bruciare nell'inceneritore, rinunciando alla produzione di biogas a favore delle casse del gestore Iren. Un non senso dal punto di vista economico visto che una risorsa viene trasformata in un costo, che comporta anche una ricaduta ambientale pesante, con emissioni inquinanti imponenti e preoccupanti.
La proposta alternativa di Gcr, presentata ai decisori politici nel giugno del 2010, prevede proprio la gestione dei fanghi attraverso impianti che producono biogas, trasformando lo scarto in risorsa.
La proposta giace in qualche polveroso cassetto della Provincia e del Comune.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 3 novembre 2011

-34 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+521 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 185 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

mercoledì 2 novembre 2011

Granarolo: inceneritori rischio per il latte

Si è concluso a Parma da qualche giorno il convegno mondiale del latte Summilk, centrato sulla sicurezza alimentare sostenibile.
Innumerevoli incontri per focalizzare l'attenzione sulla produzione lattiero casearie, per farla diventare ambientalmente sostenibile e socialmente responsabile.
Giocoforza che l'attenzione si sia concentrata in particolare sulla qualità del latte in sé, qualità dalla quale deriva a cascata tutto il resto.
Qualità che significa produrre un latte sano, buono, che faccia bene alla salute.



Una qualità quindi da controllare ma anche da difendere a tutti i costi, da ogni rischio, di qualunque genere sia e da ovunque arrivi.
Così l'industria casearia ha espresso a Parma tutte le esperienza all'avanguardia su questi temi.
Non poteva che essere Granarolo, emblema del made in Italy, a esporre due importanti progetti che vanno in questa direzione.
Il primo prende in considerazione il ciclo di vita di 7 prodotti, mettendo a punto il loro Lca, cioè l'impatto che questi prodotti hanno sull'ambiente dalla loro produzione al loro consumo ed infine ai prodotti eventuali di rifiuto e il loro trattamento per gestire il packaging relativo.
Una valutazione complessiva che tocca i trasporti, i consumi energetici, l'utilizzo di materie prime, le fasi della distribuzione.
Il secondo progetto, che ci ha molto colpito, è stato realizzato con la collaborazione dell'Università di Bologna con lo scopo di porre sotto la lente di ingrandimento la qualità del latte nella sua fase produttiva.
Sono state mappate tutte le stalle che conferiscono il latte alla Granarolo, con un sistema di georeferenziazione, in modo da rendere facile identificare le ipotetiche fonti di inquinamento che possono mettere a rischio la qualità del latte.
Quali sono le fonti inquinanti?
Inceneritori, centrali termoelettriche, autostrade, impianti industriali.
Insomma il clou delle attività che hanno nella combustione di “qualcosa” il fulcro della loro attività.
Queste fonti, secondo Granarolo, “possono influire in modo determinante sulla qualità del latte”.
Con tanti saluti alle ricorrenti rassicurazioni sull'impatto zero degli inceneritori nel comparto agricolo.
Gli inceneritori, industrie insalubri di classe prima, sono considerati da Granarolo un rischio da tenere sotto osservazione, da tenere a debita distanza delle stalle di produzione del latte, perchè potrebbe incidere in modo determinante sulla qualità dello stesso.
Il territorio di Parma è legato a doppio filo con le produzioni lattiero casearie.
Basti pensare che in Provincia abbiamo 163 caseifici che producono Parmigiano-Reggiano, di cui ben 21 nel comune di Parma, un comparto fondamentale per la nostra economia.
Il mondo sta andando insomma in una certa direzione e sta cominciando a fare chiarezza tra che cosa faccia bene e che cosa faccia male.
Gli inceneritori, come quello in costruzione a Parma, appartiene alla seconda categoria.
Un messaggio messo in evidenza anche dal Corriere della Sera.
http://www.corriere.it/ambiente/11_ottobre_28/latte-ambiente-campanelli_189f11d4-0142-11e1-994a-3eab7f8785af.shtml
L'articolo di Manuela Campanelli titola “Anche il latte deve divenire sostenibile”.
Cosa c'entri in tutto questo un inceneritore di rifiuti a poche centinaia di metri da complessi industriali di prima grandezza, da centri commerciali dove passano ogni anno quasi due milioni di persone, da centri di ricerca di valore mondiale sulle malattie respiratorie, proprio non riusciamo a spiegarcelo.
Qualcuno lo sa?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 2 novembre 2011

-45 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+520 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 186 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

Bernazzoli: trasparenza a condivisione, se non tocca a lui

Dal sito www.parma5stelle.it

Il Gruppo Eridania Saddam, l’azienda che vuole costruire una centrale a biomasse da 15 megawatt a Trecasali (Parma), si è rifiutata di partecipare a un’assemblea pubblica di confronto con i cittadini della zona. In una nota, l’azienda tiene a precisare che “si confronterà solo all’interno del processo VIA gestito dalla Regione”.



I cittadini non esistono, ma esiste la burocrazia. I cittadini sono informati e, tenendo alla salute e al futuro dei figli, si opporrebbero a progetti conflittuali con il territorio. La burocrazia invece riesce a piazzare qualunque cosa, anche un’industria insalubre di classe I (la più pericolosa, vedi art. 216 RD 1265/34 DM 5.9/1994, che per legge non si può costruire in zone caratterizzate per qualità e tipicità dei prodotti, vedi D.lgs 228 del 18/05/2001), nel cuore della Food Valley, caratterizzata proprio per la sua qualità e tipicità in tutto il mondo.
La politica, quella che rappresenta e difende i cittadini, non si è fatta attendere: “E’ una decisione che giudichiamo negativamente perché così si invia al territorio un segnale negativo. La popolazione ha maturato una sensibilità molto elevata su questa materia in quanto la zona è già sede di importanti impianti e avrebbe meritato una maggiore disponibilità alla trasparenza. Riteniamo infatti sia questa la via per ottenere maggior credito dai cittadini sull’operazione, che contiene elementi di particolare criticità. Così si dà l’idea che le strategie vengono calate dall’alto e che si voglia decidere a Bologna quello che viene fatto a Parma e nel Parmense con il solo effetto di complicare il processo decisionale su materie che hanno un grande impatto sull’ambiente e sulla realtà socioeconomica”.
Parole sacrosante, tanto vere quanto sconcertanti se si pensa a chi le ha pronunciate.
Il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, una persona talmente disponibile alla trasparenza che ha disertato tutte le assemblee pubbliche sull’inceneritore che si sono svolte in questi anni.
Assemblee di assoluto prestigio, nelle migliori sale della città, con ospiti di caratura mondiale, senza che la sua presenza si sia mai palesata.
Il 14 dicembre 2009 al Teatro Due andò in scena “Rifiuti Zero, Sogno idealistico o goal realizzabile?”. Paul Connett, professor emerito della St. Lawrence University New York, nonché consulente Onu nel campo dei rifiuti, fu correlatore insieme a Gianni Tamino, docente di Biologia all'Università di Padova, nonché europarlamentare e Luigi Campanella, docente all'università La Sapienza di Roma e presidente della Società Chimica Italiana.
Il 5 marzo 2010 alla Camera Commercio fu la volta di “Quale futuro per l’ infanzia?”. Relatori Patrizia Gentilini, onco-ematologa e presidente dell'Isde Forlì e Antonio Faggioli, docente di Igiene all'Università di Bologna.
Il 16 aprile 2010, alla Camera di Commercio, si tenne il convegno “Alternativa all’incenerimento” con Paul Connett, Patrizia Gentilini, Enzo Favoino, docente alla Scuola Agraria di Monza, e ,in collegamento skype da San Francisco, l'esperto dei rifiuti locale.
Il 22 settembre 2010, in occasione de “I Medici chiamano Parma” l'Auditorium Paganini ospitò Gianni Tamino, Ernesto Burgio, pediatra e coordinatore del comitato scientifico ISDE, Dominique Belpomme, oncologo di fama internazionale, Giuseppe Masera, il padre dell’Onco-ematologia pediatrica e Patrizia Gentilini.
E ancora il 10 gennaio 2011, sempre all'Auditorium Paganini: “Progettare, costruire, vivere dalla culla alla culla”. Ospiti d'eccezione Michael Braungart e William McDonough, eroi dell’Ambiente secondo la rivista Time.
Il 6 maggio 2011, alla Camera Commercio: “L'Alternativa: un'Europa a rifiuti zero”: relatori Massimo Cerani, uno dei massimi esperti di gestione rifiuti, Frans Bekers, direttore ricerca della Van Gansewinkel Group, quinto players europeo nel campo dei rifiuti.
Ed infine il 4 ottobre 2011, al cinema Astra è stata la volta di “San Francesco con San Francisco”: sul palco Ezio Orzes assessore ambiente del comune di Ponte nelle Alpi, e Jack Macy, direttore dei programmi rifiuti zero di San Francisco. Da Napoli in collegamento telefonico Raphael Rossi, presidente di Asia, la multiutility partenopea.
Un itinerario impressionante per qualità e quantità, un percorso di approfondimento e riflessione scientifica sul tema dei rifiuti e del loro corretto trattamento.
Ma che non ha mai visto la presenza di Bernazzoli.
Il 22 settembre 2010, quando i medici chiamavano Parma, egli dichiarò alla Gazzetta di Parma che l’inceneritore era indispensabile e che non si tornava indietro.
Il 6 ottobre 2011, dopo “San Francesco con San Francisco”, incontro in cui fu smontato ogni luogo comune, dimostrando che l’alternativa è possibile subito, un esponente del Pd dichiarò sulla Gazzetta di Parma che l’inceneritore era fuori discussione.
Perché si trattava di una decisione consolidata.
La nostra piena solidarietà al comitato che si batte contro la costruzione della centrale a biomasse di Trecasali.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 1 novembre 2011

-36 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+519 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 187 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

martedì 1 novembre 2011

Il Pd di Verona contro l'inceneritore

da L'Arena.it
a cura di Renzo Gastaldo

L'aria di elezioni agita le forze politiche e ogni argomento è buono per cercare di mettere in difficoltà l'avversario. Il Partito democratico alza la voce contro l'inceneritore di Ca' del Bue, la cui riattivazione è ora avversata dal Pd anche al livello provinciale e regionale e chiede che il sindaco Fabrizio Zerman faccia chiarezza sulla posizione sua e della Lega.
Affermano Diego Zardini, capogruppo in Provincia del Pd, e Marco Taietta, segretario del circolo di San Giovanni Lupatoto: “La nostra avversità all'inceneritore l'abbiamo testimoniata anche di recente, partecipando alla marcia del 22 ottobre, organizzata da comitati e associazioni. Gli attivisti del Partito democratico, come sempre c'erano.



Alla marcia erano giustamente presenti gli amministratori di San Giovanni, in prima fila il sindaco Zerman, che si dichiara contrario a Ca' del Bue”.
Aggiungono però i due esponenti del Pd: “E' necessario però sottolineare che Lega Nord e Pdl in Regione, come in Provincia e al Comune di Verona, procedono spediti verso l'attivazione dell'inceneritore, una scelta che si ritorce contro i lupatotini. Il ruolo della politica a questo punto è fondamentale: bisogna che i partiti siano contrari a questo inceneritore per fermarlo, altrimenti la battaglia degli amministratori locali rischia di essere vana. Zerman ne prenda atto, nella Lega la sua voce non è ascoltata. Il segretario del suo partito, Paolo Paternoster, è il presidente dell'Agsm, e procede veloce verso la riattivazione dei forni. Lui stesso ha dichiarato che Zerman è contrario a Ca' del Bue solo per mantenere il consenso a livello locale. Ora è necessario che Zerman agisca di conseguenza, non potrà certo chiedere il sostegno di Lega e Pdl alle prossime elezioni”.
Contro la riattivazione dei forni a griglia si esprimono anche i consiglieri comunali Amabile Dal Sasso e Aldo Marcolongo: “Il Pd dice no all'inceneritore e propone invece progetti per tecnologie alternative di smaltimento dei rifiuti. Alla prossima conferenza dei servizi, che discuterà sul destino di Ca' del Bue, alla quale parteciperà anche il Comune di San Giovanni Lupatoto, sarà necessaria una presa di posizione netta. I sindaci che dicono di essere contrari dovranno dare parere contrario, e rifiutare qualsiasi compensazione. Ca' del Bue va fermato”.
Il sindaco Fabrizio Zerman risponde piccato al nuovo attacco: “Io alla marcia di Verona c'ero, in prima fila, e non ho notato né Zardini né Taietta. Sul tema non faccio continue giravolte come fa il Pd. Peraltro accetto senza problemi chi, dopo il ravvedimento, ora si aggiunge nella lotta aperta contro l'inceneritore. Più il fronte è esteso, maggiori sono le probabilità di farcela. Non mi piace invece chi lavora per dividere e qualcuno purtroppo c'è anche nelle file del Pd. Non accetto però lezioni da chi ha fatto funzionare sperimentalmente l'inceneritore per anni dichiarando la validità dell'impianto (il riferimento è alla Giunta Zanotto). Quanto alle alleanze politiche e alla linea dei partiti, dico solo che faccio la mia battaglia contro Ca' del Bue rischiando, con la mia totale opposizione, l'osso del collo politico da quasi quattro anni. Mi spiace notare che il Pd sfrutta questo argomento in ottica elettorale, perché questa è la chiave di lettura della loro presa di posizione. Ma sono sicuro che gli elettori, al momento del voto, sapranno valutare con attenzione i comportamenti e scegliere di conseguenza”.

Pd che vai opinione che trovi, ma mai il Pd ci è parso così affezionato all'inceneritore come a Parma. Qualche motivo ci sarà pure.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 1 novembre 2011

-36 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+519 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 187 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

domenica 30 ottobre 2011

Inceneritori a impatto zero? Bugie

intervista tratta da www.saluteverona.it
di Daniele Nottegar, Giancarla Turrina, Rosanna Pressi

A seguito di una intervista al dottor Giovanni Marsili dell’istituto superiore di sanità, pubblicata su alcuni organi di informazione, e riguardante un rassicurante “piano di controllo e monitoraggio” dell’inceneritore di Ca’ del Bue (Verona) è stata sentita l’opinione del dottor Paolo Ricci, responsabile dell’Osservatorio Epidemiologico della Asl provincia di Mantova, professore a contratto in sanità pubblica alla Ca’ Foscari di Venezia, autore dello studio veneziano sui sarcomi insieme con Paola Zambon del Registro Tumori del Veneto, autore insieme con ricercatori dello ISS dello studio sui sarcomi condotto sui residenti intorno al petrolchimico di Mantova, collaboratore con lo ISS sull’incidenza dei tumori nei 44 Siti Inquinati di Interesse Nazionale.



Ecco le sue parole.
“Conosco molti ricercatori dello ISS impegnati a Verona, compreso Marsili con cui ho lavorato a Mantova. Quindi credo proprio che utilizziamo un linguaggio comune e facciamo riferimento alla stessa letteratura scientifica. Chiariamo un punto: E’ un’acquisizione pacifica che gli inceneritori emettono sempre anche un cospicuo numero di sostanze tossiche e cancerogene in atmosfera. Potrei citare pubblicazioni dello stesso Istituto Superiore di Sanità.
La quantità totale di inquinanti emessa dipende dalla loro concentrazione misurata a camino, ma anche dal numero di metri cubi di aria che escono dal camino. Quindi, anche a basse concentrazioni la quantità totale di inquinanti emessi in atmosfera può essere rilevante, se i metri cubi di aria emessa sono molti, cioè se l’inceneritore è di grosse dimensioni, come nel caso di Ca’ del Bue. Ne consegue che questo inceneritore non può avere un impatto sulla salute pari o prossimo allo zero. Sfido chiunque ad affermare apertamente il contrario. Il punto è quindi quello di stabilire l’entità del danno alla salute che si ritiene accettabile. Gli amministratori di una comunità possono decidere di accettare un certo danno alla salute sulla base di altri vantaggi che si ritengono prevalenti, cioè che fanno pendere la bilancia costi-benefici dalla parte dei benefici. Ciò che non si può affermare e che ci siano benefici senza costi. Questa è una questione di trasparenza e di correttezza di informazione alla popolazione. Il resto viene dopo.
Inoltre tutti i controlli in termini di monitoraggio ambientale, biologico e sanitario che si possono effettuare ad opera compiuta non riducono gli effetti, ma semplicemente li registrano e con un certo grado di approssimazione se i fattori di confondimento o di protezione “imbrogliano le carte” e se, per quanto riguarda gli indicatori di salute, non si tiene in adeguato conto del diverso periodo di latenza, cioè il tempo che intercorre tra inizio dell’esposizione e comparsa del danno che si è inteso rilevare. Il principio di precauzione, cioè assumere come vera l’ipotesi peggiore, non si applica in fase “post-operam” per monitorare l’inquinamento e gli effetti sulla salute, ma in fase “ante-operam”, escludendo quindi, perché non praticabili o perché non vantaggiose, soluzioni alternative all’incenerimento. Ad esempio il danno alla salute da “fumo passivo” si è deciso di rifiutarlo in toto estendendo opportunamente il divieto di fumo in tutti i luoghi pubblici, a fronte di benefici di altra natura non in grado di equiparare i piatti della bilancia costi-benefici. Questo è il percorso “neutrale”, indipendentemente dalla soluzione che alla fine si sceglierà di adottare”.
La verità avanza inesorabile. Anche nella comunità scientifica si fa sempre più fatica a fingere di essere rassicurati dalle nuove tecnologie, che nulla possono contro questi forti emettitori di inquinamento ambientale.
Gli inceneritori di nuova generazione, con le loro alte temperature di esercizio, i loro enormi volumi di rifiuto bruciato, le loro centinaia di migliaia di metri cubi di fumi emessi, costituiscono punti di emissione importanti di sostanze tossiche a cancerogene in ambiente.
Dati di fatto che dovrebbero suscitare un moto di ribellione nei decisori politici locali, che di fronte a queste constatazioni dovrebbero finalmente scegliere il principio di precauzione, mettendo la parola fine a questi progetti.
Anche a Parma.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 30 ottobre 2011

-38 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+517 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 189 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.