sabato 7 settembre 2013

Pensa se

35 esposti fuori tempo
I consumatori si accorgono del camino solo quando fuma

Pensa se avessero presentato 35 esposti quando l'ordine dei medici di Modena presentò la denuncia presso la locale procura contro l'ampliamento dell'inceneritore.
Pensa se avessero presentato 35 esposti quando la federazione degli Ordini dei medici dell'Emilia Romagna chiese la moratoria contro la costruzione degli inceneritori, prima nel 2007 e poi nel 2011 dopo gli esiti di Moniter.


Pensa se avessero presentato 35 esposti dopo che 80 medici sottoscrissero l'appello “I medici chiamano Parma” invitando le istituzioni a ripensare il progetto dell'inceneritore di Parma perché dannoso per la salute.
Pensa se avessero presentato 35 esposti dopo che Dominique Belpomme, oncologo francese di fama mondiale, lanciò a Parma il 22 settembre 2010 il suo grido “Incenerire i rifiuti è un crimine contro l'umanità”.
Pensa se avessero presentato 35 esposti dopo gli esiti dello studio epidemiologico Moniter, che evidenziò una associazione coerente e statisticamente significativa tra livelli di emissione da inceneritori e aumento di parti pre termine, più una serie di patologie tumorali e non tumorali.
Da 7 anni denunciamo i rischi connessi all'accensione e uso di un impianto di incenerimento.
Oltre 20 anni fa il direttore dello Iarc Lorenzo Tomatis  già denunciava come centinaia di sostanze emesse dagli inceneritori passano da madre a feto con conseguente pericolo per i bambini.
Come dimenticare la sue parole: “Le future generazioni non ci perdoneranno per questo suicidio ambientale”.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 7 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
10
giorni fa

venerdì 6 settembre 2013

La Food Valley padana

Tra inceneritori, biogas e pesticidi

A Parma si accende l'inceneritore e di fronte alle amare considerazioni di Grillo i consorzi del Prosciutto di Parma Doc e del Parmigiano Reggiano Doc non trovano di meglio che prendersela con "l'allarmismo senza dati scientifici"

di Michele Corti
Invece di opporsi all'inceneritore di Parma e alla proliferazione dei mini inceneritori a biomasse, le corazzate del Made in Italy e della Parmesan Food Valley se la prendono con chi denuncia l'incoerenza di politiche della "tipicità" che, dentro la loro logica industriale, convivono a braccetto con altri business. A partire da quello dei rifiuti che, perversamente connesso a quello energetico, non accenna certo a declinare e a lasciare il passo a strategie di riciclo della materia e di riduzione di sprechi e inutili imballaggi.


Aumentano i camini nella Pianura Padana. Centinaia e centinaia di centrali a biomasse dove si brucia di tutto: biogas, syngas, legna, cereali, pollina, paglia. Anno dopo anno aumenta anche (attestata dall'ISPRA) la contaminazione delle acque con pesticidi. L'aria contaminata non fa male solo alla salute umana (e animale) ma anche alla salute delle piante e - ancora una volta - alla salute di animali e esseri umani che consumano direttamente o indirettamente i prodotti agricoli esposti alla contaminazione atmosferica.
L'amara considerazione che non c'è alcuna "area naturale incontaminata" non deve indurre a ritenere che non si debba contrastare le fonti di emissioni locali. Innanzitutto perché contribuiscono all'inquinamento globale, in secondo luogo perché esse sono tali da aumentare in modo molto più elevato irischi per la salute di chi ha la sfortuna di abitare in aree particolarmente inquinate.
La Pianura Padana, penalizzata dallo schermo delle Alpi che riduce notevolmente la circolazione dell'aria, è già un'area a rischio. Causa la concentrazione del particolato sottile = PM 2,5 (una delle componenti della scarsa qualità dell'aria) si perdono nelle zone più compromesse dai 2 ai 3 anni di vita.
Il caso Parma
Il caso dell'inceneritore di Parma ha destato grande interesse perché a Parma c'è un sindaco del M5S che si era impegnato per impedire l'accensione dell'impianto, ma anche perché a Parma hanno sede l'agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), alcune multinazionali alimentari (Barilla, Parmalat), le più importanti manifestazioni fieristiche italiane sul tema dell'alimentazione, due delle più importanti Dop nazionali: il Prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano.
L'opposizione alla realizzazione e poi all'accensione dell'inceneritore di Parma aveva assunto anche il valore di una lotta emblematica, con manifestazioni che avevano visto la partecipazione di comitati e associazioni provenienti da molte parti d'Italia. Rappresentava la speranza che la stagione degli inceneritori fosse finita per sempre. Ma la speculazione sui CIP6, gli incentivi per la produzione di energia elettrica da rifiuti (assimilati ad una fonte rinnovabile) ha rappresentato una spinta troppo forte perché possa dirsi chiuso (come in molti altri paesi) il capitolo inceneritori (che producono enormi quantità di ceneri anche se li si chiama "termoutilizzatori" o, ancora più spudoratamente, "termovalorizzatori").
L'importante è non "macchiare il Made in Italy"
Beppe Grillo ha fatto amaramente notare come il nuovo "gioiello" dell'inceneritorismo si erga nel bel mezzo della tanto decantata Food Valley italiana e che, con molte probabilità, qualche impatto negativo sull'immagine di prodotti quali il Prosciutto di Parma Dop o il Parmigiano reggiano Dop non ci potrà non essere. Politici e addetti ai lavori possono raccontare quello che vogliono al pubblico italiano pesantemente manipolato in fatto di rischi alimentari e per la salute in genere. Ad americani e giapponesi, però, è più difficile contargliela su e l'associazione inceneritore-diossina-prosciutto-Parmigiano verrà . Non avesse mai osato "profanare" i "gioielli del Made in Italy alimentare". La Nunzia di Girolamo, giovane ministra (non si sa per quanto) all'agricoltura attacca: "Affermazioni gravissime e prive di ogni fondamento". "Grillo è un incosciente, le sue affermazioni sulla Food Valley e su due dei principali prodotti del Made in Italy come il Parmigiano reggiano e il Prosciutto di Parma sono gravissime". Lesa maesta alimentare. Rincara la dose il presidente del consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, secondo il quale quello di Grillo è "terrorismo nei confronti dei consumatori, originato da affermazioni gratuite legate alla politica e prive di qualsiasi fondamento scientifico". E ancora:
Decine di migliaia di operatori economici e di lavoratori, così come milioni di consumatori meritano ben altro rispetto, così come lo merita un'eccellenza agroalimentare come il Parmigiano Reggiano; a nessuno sono dunque permesse basse strumentalizzazioni come quella che, in nome di una contesa politica, ha messo in atto Beppe Grillo con dichiarazioni della cui gravità è chiamato a risponde.
È bello vedere con quanta foga Alai attacca: i "legami con la politica" lui che della materia se ne deve intendere benino, visto che gli aiuti di stato non sono mai mancati al Consorzio. Basti ricordare le 100 mila forme gentilmente acquistate dal Ministero ai tempi di Zaia per destinare il "prezioso formaggio" ad "aiuti agli indigenti". Giusto un regalino della politica - fornito solo ai consorzi più grossi - per sostenere un mercato depresso per colpa loro (sovraproduzione). Il presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma si è più sobriamente limitato a dichiarare il proprio ''dispiacere nel prendere atto che le discussioni politiche coinvolgano inopportunamente e vadano a ledere un prodotto come il Prosciutto di Parma''. Anche la CGIL e la Cia non hanno mancato di stracciarsi le vesti e di vituperare Grillo.
Non solo diossina
Grillo ha evocato la diossina (e, implicitamente, le numerose molecole diossino-simili) che si producono durante le combustioni in presenza di cloro (che nei rifiuti non manca essendo presente in varie sostanze plastiche). La diossina è prodotta in misura ridotta alle alte temperature degli inceneritori "moderni" ma c'è pur sempre un gradiente di temperatura mano a mano che i fumi si allontanano e quindi una certa quantità si forma sempre. Il richiamo alla diossina evoca Seveso e, in effetti, un composto organico clorurato dei più temibili, persistente nell'ambiente, veicolato dalle sostanze grasse, con tossicità elevatissima. Ma il problema degli inceneritori (e delle tante attività che implicano combustioni) non è solo e principalmente quello delle diossine. Gli inceneritori nella fantasia popolare "distruggono" i rifiuti, ma in realtà non è così.
Gli inceneritoristi (termovalorizzatoristi, biomassisti, biogassisti, pyrogassisti) fingono di dimenticare che la chimica ha scoperto dai tempi di Lavoisier (quelli della ghigliottina rivoluzionaria di cui rimase anch'egli vittima), la legge di conservazione della massa che enuncia: "In una reazione chimica, la somma delle masse dei reagenti è uguale alla somma delle masse dei prodotti", o, nelle parole di Lavoisier "nulla si perde, nulla si crea, ma tutto si trasforma". Questa legge, quindi, afferma che la materia non può essere creata dal nulla né distrutta, ma solo modificata. Le combustioni trasformano la materia in peggio. Sembra che la facciano sparire per magia perché le ceneri, prive di acqua, occupano un volume ridotto, e perché buona parte della materia se ne va letteralmente... in fumo. Ma nel fumo c'è una massa notevole di composti organici e inorganici e di particelle di varie dimensioni. Attraverso le combustioni si producono e/o si diffondono sostanze cancerogene e geno-tossiche quali metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), furani, policlorobifenili, molecole diossino-simili e particolato fine e ultrafine. Un pessimo affare per l'ambiente e la salute. Un ottimo affare per i combustionisti.
Un problema di materiali ingombranti e a rischio igienico si sposta a problema di materiali invisibili ma altamente tossici, invasivi, persistenti. Il guaio è che questi materiali, queste molecole si infiltrano in ogni poro della biosfera, sino dentro le cellule animali, sin dentro le strutture subcellulari. E sono, in alcuni casi molto persistenti, in altri casi praticamente ... eterni. È il caso delle nanoparticelle studiate da Stefano Montanari e dalla moglie Antonietta Gatti, due scienziati che sono trattati quasi fossero degli stregoni perché indagano su realtà (le nanopatologie indotte dalle nanoparticelle) molto fastidiose per un sistema economico-sociale che delle combustioni ha fatto la sua droga scoprendo che produrre energia con la combustione consente di ottenere alti profitti.
Grillo, nelle sue considerazioni sull'inceneritore di Parma si è limitato alla "diossina". Forse a causa di una incresciosa vicenda riguardante un microscopio elettronico, acquistato con i fondi raccolti durante gli interventi di Montanari agli spettacoli di Grillo e destinato al laboratorio di Modena di Montanari per ricerche sulle nanoparticelle, ma che finì - la vicenda è di difficile decifrazione - all'Università di Urbino e poi all'ARPAM, Grillo non parla di nanoparticelle. Ma le micro e le nano particelle rappresentano un aspetto importante (insieme alle "sorelle" un po' più grandicelle) del problema combustioni (indipendentemente dalle questioni tra Grillo e Montanari.
Purtroppo tanta meno diossina esce dai camini tanto più si formano micro e nanoparticelle. Per ottenere elevate temperature, necessarie per evitare la formazione di diossina, i "termovalorizzatori” devono funzionare ad alta temperatura e, per questo, hanno bisogno di quei materiali che possiedono un’alta capacità calorifica, vale a dire proprio le plastiche, la carta e il legno che potrebbero e dovrebbero essere oggetto di riciclaggio. Inutile dire che negli inceneritori vanno persi anche metalli (rame, ferro, alluminio). Sul piano economico i "termovalorizzatori" sono quindi un disastro: la resa in energia elettrica dei rifiuti è del 25% (le centrali turbogas hanno un'efficienza del 55%), si perdono molti materiali preziosi ricicliclabili e si mandano in atmosfera una grande quantità di micro e nanoparticelle.
Il mito della filtrazione e le nanoparticelle

I sistemi di filtrazione degli inceneritori di ultima generazione consentono di abbattere le emissioni in atmosfera di alcuni inquinanti che però si ritrovano nelle ceneri. Spiega Montanari (Inceneritori e nanotatologie, ARPAT news 10 maggio 2006 n. 086-2006):

(...) nel processo d’incenerimento occorre aggiungere all’immondizia calce viva e una rilevante quantità d’acqua, da una tonnellata di rifiuti bruciata escono una tonnellata di fumi, da 280 a 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme), 650 kg di acqua sporca (da depurare) e 25 kg di gesso. Il che significa il doppio di quanto si è inteso “smaltire”, con l’aggravante di avere trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico.

Al di là di quello che ci ritroviamo nelle ceneri (che vanno smaltite nelle discariche, mai chiuse quindi finché ci saranno inceneritori) e nell'acqua utilizzata per i trattamenti, quello che tutt'oggi esce dai camini per essere liberamente immesso nell'atmosfera è sempre molto preoccupante, però ha un vantaggio per gli inceneritoristi: non pesa. Tutt'oggi non esiste alcun tipo di filtro industriale capace di bloccare il particolato da 2,5 micron e ben difficilmente anche in futuro sarà possibile arrivare a filtrare le particelle da 1,0 micron. Montanari fa, però, rilevare:

(...) dal punto di vista dei calcoli che si fanno in base alle leggi vigenti, questo ha ben poca importanza: il “termovalorizzatore” produce pochissimo PM10 (peraltro, la legge sugl’inceneritori prescrive ancora la ricerca delle cosiddette polveri totali ed è, perciò, ancora più arretrata) e la quantità enorme di altro particolato non rientra nelle valutazioni. Ragion per cui, a norma di legge l’aria è pulita. Ancora malauguratamente, tuttavia, l’organismo non si cura delle leggi e le patologie da polveri sottili (le PM10 sono tecnicamente polveri grossolane), un tempo ignorate ma ora sempre più conosciute, sono in costante aumento. Tra queste, le malformazioni fetali e i tumori infantili.

Le nanoparticelle, prodotte da combustioni ad alta temperatura, hanno la caratteristica di non essere presenti in natura. Esse sono più piccole delle microparticelle presenti nelle emissioni vulcaniche per fare un esempio. Ciò significa che gli organismi viventi non hanno evoluto delle difese per questi corpi "alieni". La conseguenza è che entrano negli organismi, per rimanervi, annidate nelle più microscopiche strutture cellulari e causare molte patologie, da malattie cardiovascolari come ictus, infarto cardiaco e tromboembolia polmonare a tante forme di cancro fino ad aborti e malformazioni fetali e non poche malattie neurologiche. Inutile dire che quando Montanari parla di queste nanopatologie lo fa avendo constatato associazioni tra presenza di nanoparticelle e le patologie in causa.

Prodotti agroalimentari e fonti di inquinamento da combustioni

Ma come arrivano le nanoparticelle nell'organismo animale? Attraverso inalazione o ingerendo alimenti contaminati dalle nanoparticelle. Queste, essendo molto leggere restano a volte a lungo in aria prima di depositarsi e possono essere trasportate a grandi distanze dalle fonti di emissione (a differenza di altri inquinanti). Dove cadono è impossibile prevederlo. Ma una volta che si depositano sugli alimenti non possono essere eliminate in alcun modo. Né lavando, né cuocendo, né usando trattamenti chimici. Chi si è scandalizzato per la denuncia di Grillo circa l'incoerenza di mettere in funzione nuovi inceneritori nella Food Valley dovrebbe riflettere su alcune vicende che hanno riguardato i tanti inceneritori mascherati che a centinaia si vogliono realizzare in Italia. Nel 2010 il progetto di una centrale a cippato della potenza di 1MW el. in comune di Canale in provincia di Cuneo venne sonoramente bocciato per i rischi che avrebbe comportato per i pregiati vigneti della zona. Decisivo lo studio del Prof. Prof. Giacomo Olivero, fitopatologo che metteva in guardia dalle modificazioni al microclima, dai danni alle foglie legati all'aumento della concentrazione di ozono nell'aria, dall'acidificazione del terreno ma che chiamava anche in causa le emissioni di SO2, NOx, ossidi e acidi di zolfo e di cloro COV (composti organici volatili) ovvero formaldeide, policlorobifenili, diossine, furani, idrocarburi policiclici aromatici, più polveri sottili e metalli pesanti (cadmio, cromo, zinco) nonché la conseguente ricaduta sui vigneti e contaminazione ambientale . Il fitopatologo si preoccupava anche del prodotto finale per via delle conseguenze sul consumatore (non sulla salute ma sulla sua propensione ad acquistare i vini). Scriveva il fitopatologo nella relazione commissionata dal Consorzio per la tutela del Barolo:

È necessario considerare che i consumatori di prodotti nobili e pregiati, quali sono i grandi vini, esigono una assoluta tutela della qualità: il rilievo della presenza di tracce, benché minime, di sostanze nocive comporta l'esclusione dal mercato: ogni turbativa dell'immagine del prodotto è foriera di gravi conseguenze commerciali. Bisogna poi tenere ben presente che la concorrenza nazionale ed internazionale molto sovente portata ad utilizzare come arma commerciale la ricerca di tracce minime di inquinanti nei prodotti, al fine di escludere dai mercati, rivali altrimenti imbattibili. La scoperta di tracce, anche infinitesime, di diossine o idrocarburi policiclici loro dati dei vini del Roero sarebbe disastrosa

Queste argomentazioni vennero tenute in conto e il progetto della centrale venne bocciato. Ma in questo caso c'era da, dalla parte cel combustionismo. una delle tante "piccole" centrali a biomasse, dall'altra - a difendersi da un inquinamento aggiuntivo motivato solo dalla speculazione sugli incentivi sulle "rinnovabili" un Consorzio importante e blasonato, al centro delle relazioni economiche territoriali (e della produzione di immagine verso l'esterno). Il Barolo, seguito da altri nobili vini dell'area albese, è stato il primo vino a produrre una mappa dettagliata dei cru e ad ancorare la qualità a una precisa origine, ad una vigna collocata in una determinata particella catastale.

Il rischio ha un suo peso politico preciso e specifico nella società del rischio
Nel caso di Parma c'è di mezzo, dalla parte combustionista, un grande e molto lucroso impianto che incassa dai contributi sull'energia e dallo smaltimento. In definitiva, però, c'è anche da ritenere che a differenza del Barolo, al Parmigiano Reggiano e al Prosciutto di Parma (che usano soia OGM per alimentare gli animali delle loro filiere) della difesa della qualità importi meno. Dopotutto l'origine della materia prima è legata a suini di varia identità genetica (per lo più ibridi) allevati in un'area che comprende, cosa che non tutti i consumatori sanno e che è preferibile lasciare nel vago, anche l'Abruzzo. Quanto al Parmigiano Reggiano, nonostante le promesse e le ricerche finanziate dalla Regione per attivare "filiere alternative di foraggere proteiche", esso dipende sempre dalla soia OGM della quale si sono liberate solo alcune marche. Poi, nonostante, le accuse a Grillo di "tirare in ballo la politica", è palese che i consorzi emiliani siano, molto di più di quello del Barolo, inseriti nel sistema politico-economico territoriale (notoriamente molto "organico" a un partito).
Un sistema che - coop rosse in testa - sta promuovendo una grande proliferazione di camini. Solo le centrali a biogas, a fine 2012, rappresentavano una potenza installata di 110 MW e la Regione si prefigge di raggiungere entro il 2013 la potenza di 600 MW da biomasse complessivamente intese. La centrale di Finale Emilia (nel modenese) che, almeno nelle intenzioni, doveva bruciare (letteralmente) sorgo ha una potenza di 12,5 MW. Alla fine l'incenaritore di Parma per quanto movimenti una montagna di spazzatura ha una potenza di 19MW. Ben vengano quindi le polemiche sull'inceneritore e la Food Valley ma va tenuto presente che l''impatto dei nuovi camini biomassisti sulla qualità agroalimentare è molto, molto più pesante.

Basta che non si sappia

La differenza tra una logica di food industriale (ammantato fin che si vuole di tipicità) e quella di un food realmente ancorato nel territorio e in una pluralità di aziende di varie dimensioni, emerge subito di fronte al problema dell'inquinamento ambientale.
Mentre i barolisti hanno stoppato le centrali a biomasse legnose i franciacortini, aziende messe in piedi da industriali del cemento o del tondino, se ne sono fregati della centrale a biomasse legnose di Rodengo Saiano in Franciacorta. Sul blog sgonfiailbiogas avevo a suo tempo sollevato il problema del nesso poco simpatico tra le "bollicine migliori d'Italia" e la centrale di Rodengo che ha avuto già incidenti ed è stata fermata per malfunzionamenti. Per provocazione avevo inserito l'immagine di un calice e di una bottiglia, che solo un occhio attento poteva far risalire ad una determinata cantina di un comune limitrofo. Il titolare mi contattò immediatamente e mi chiese subito - sia pure gentilmente - di toglierla. Il suo ragionamento era più o meno: "per noi è importante che non si associ la centrale ai nostri vini; in cantina ci pensa la chimica a pulire il vino se per caso c'è qualche inquinante". Anche le nanoparticelle?






giovedì 5 settembre 2013

Gli inceneritori uccidono

Intervista al Dott. Celestino Piazza

di Marco Niro


Ormai le evidenze abbondano e i principi di precauzione e prevenzione dovrebbero suggerire la messa al bando degli inceneritori. Di quelli vecchi come di quelli nuovi. Parla il dott. Celestino Panizza, medico per l’ambiente di Brescia, dove opera l’inceneritore più grande d’Europa.


La ricerca di un medico capace di esprimersi in modo autorevole e deciso sul danno sanitario degli inceneritori mi porta fuori provincia, a Brescia, essenzialmente per due motivi. Da una parte, perché in Trentino, a parte qualche eccezione rappresentata da medici-amministratori (il sindaco di Centa San Nicolò dottor Roberto Cappelletti e l’assessore all’ambiente di Lavis dottor Lorenzo Lorenzoni), i medici trentini finora non hanno trovato di meglio che prendere atto della volontà di costruire l’inceneritore (è accaduto nell’estate 2008, vedi QT 16/2008). Dall’altra parte, perché dire Brescia, parlando di inceneritori, significa riferirsi all’ambito di osservazione più importante, perché a Brescia opera dal 1996 l’inceneritore più grande d’Europa, un mostro che brucia 800.000 tonnellate l’anno di rifiuti.
A Brescia, quindi, vado a incontrare il dottor Celestino Panizza. Medico specializzato in Medicina del lavoro presso l’Università di Pavia e Statistica medica ed epidemiologia presso l’Università di Pavia, il dottor Panizza lavora come medico del lavoro all’Asl di Brescia.
Membro dell’Associazione Medici per l’Ambiente, da tempo mette a disposizione le proprie competenze professionali per fornire sostegno alle organizzazioni impegnate nella lotta all’inquinamento e nella difesa della salute.

Dottor Panizza, dell’impatto sanitario degli inceneritori si parla poco e male, e il pubblico è impossibilitato ad orientarsi, tra un Veronesi che dice in prima serata televisiva che l’impatto sanitario degli inceneritori è pari a zero ed evidenze che dimostrano ben altro.
Il caso di Veronesi è emblematico. La propaganda inceneritorista ha utilizzato un medico di fama, che ha competenze relative alla cura dei tumori, e non alla loro prevenzione, per far passare il concetto che l’inceneritore non è rischioso. Il meccanismo usato da chi con gli inceneritori fa i soldi è sempre quello: comprare le università e i centri di ricerca, finanziandoli, affinché essi, al termine dei vari studi epidemiologici, pronuncino la frase magica: ‘il dato non è conclusivo’. Ovvero, non si nega che gli impatti sanitari possano esserci, ma si enfatizza l’incertezza epidemiologica, affermando che le evidenze non permettono di legare con certezza quegli impatti all’incenerimento. È stato fatto per anni anche dagli studi, prezzolati dall’industria del tabacco, sui danni da fumo di sigaretta: ‘non c’è evidenza che provochi il cancro’, si continuava a ripetere.

Non esistono quindi studi epidemiologici che permettano con certezza di rilevare gli impatti sanitari degli inceneritori?
Non ho detto questo. Decine e decine di studi, condotti per indagare le ricadute delle emissioni inquinanti degli inceneritori sulla salute delle popolazioni residenti intorno ad essi, hanno evidenziato numerosi effetti avversi alla salute dell’uomo, sia tumorali che non.

Ce ne può indicare qualcuno?
Certamente. Tra i più recenti, possiamo ricordarne quattro. Lo studio effettuato nel 2007 in provincia di Venezia dal Registro Tumori dell’Istituto Oncologico Veneto è la più convincente dimostrazione esistente in letteratura di un aumento di rischio di cancro associato alla residenza vicino a inceneritori: esso evidenzia come il rischio aumenti di 3,3 volte fra i soggetti con più lungo periodo e più alto livello di esposizione. Sempre nel 2007, lo studio “Enhance Health Report”, finanziato dalla Comunità Europea e condotto per l’Italia nel comune di Forlì, dove operano due inceneritori, ha portato a evidenze significative rispetto al sesso femminile: in particolare si è registrato un aumento della mortalità tra il +17% e il +54% per tutti i tumori, proporzionale all’aumento dell’esposizione; e questa stima appare particolarmente drammatica perché si basa su un ampio numero di casi - 358 decessi per cancro tra le donne esposte e 166 tra le non esposte - osservati solo nel periodo 1990-2003 e solo tra le donne residenti per almeno 5 anni nell’area inquinata. Nel 2008, poi, uno studio francese condotto dall’Institut de Veille Sanitarie ha rilevato un aumento di tumori di tutte le sedi nelle donne e, in entrambi i sessi, dei linfomi maligni, dei tumori del fegato e dei sarcomi dei tessuti molli. Da ricordare infine il 4° Rapporto della società Britannica di Medicina Ecologica, anch’esso del 2008, che nelle molte e documentate considerazioni ricorda come nei pressi degli inceneritori si riscontrino tassi più elevati di difetti alla nascita e di tumori negli adulti e nei bambini.

Una situazione allarmante. E a Brescia avete evidenze dell’impatto sanitario dell’inceneritore più grande d’Europa?
Il Registro Tumori segnala in provincia di Brescia un tasso d’incidenza tumorale tra i più alti del Nord Italia, ma non c’è modo di imputare all’inceneritore questa circostanza. Di studi epidemiologici sull’esposizione alle emissioni dell’inceneritore bresciano non ce ne sono, e del resto sarebbero inutili.

In che senso?
Nel senso che l’inceneritore di Brescia si trova in città, tra innumerevoli altre fonti che emettono sostanze inquinanti: voler rilevare l’impatto dell’inceneritore sarebbe quindi come voler individuare l’onda più alta in un mare in tempesta. Tuttavia, due fatti del recente passato ci permettono di identificare nell’inceneritore di Brescia un pericoloso produttore di diossine, sostanze tra le più dannose per la salute.

Ovvero?
Nel 2007 l’Istituto Superiore di Sanità ha misurato le diossine del tipo PCDD-F presenti nell’aria di Brescia per condurre la valutazione del rischio nel contesto delle indagini sul sito inquinato di rilevanza nazionale Brescia-Caffaro. L’indagine è stata condotta nel mese di agosto, quando sono ridotte le condizioni di traffico e le principali fonti d’immissione industriali, eccetto l’inceneritore, che funziona regolarmente anche in quel mese e insiste nella zona oggetto dello studio. Ebbene, il confronto con altre misurazioni, condotte negli ultimi anni in diverse località nella stagione estiva, mostra chiaramente come le concentrazioni di diossine nell’aria di Brescia siano le maggiori, con quantitativi almeno tripli.

E l’altro fatto?
Nel 2008 la Centrale del Latte di Brescia ha riscontrato presenza di diossine del tipo TCDD-F-PCB nel latte proveniente da sette aziende agricole ubicate nel territorio a sud di Brescia, proprio nei pressi dell’inceneritore. Il latte rifiutato dalla Centrale del Latte aveva tossicità equivalente ben oltre i limiti di soglia: tra i 6,5 e gli 8 picogrammi di diossine per grammo di grasso, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda per l’uomo il limite di un picogrammo per chilo di peso corporeo al giorno. Vale a questo punto la pena di ricordare che le diossine sono bioaccumulabili, ovvero si accumulano all’interno di un organismo in concentrazioni crescenti man mano che si sale di livello nella catena alimentare. È questo il motivo per cui è verosimile che il latte delle mucche alimentate con foraggio raccolto nel terreno soggetto a ricaduta dell’inceneritore sia risultato contaminato da tali sostanze.

Quello che lei riferisce dovrebbe indurre a fermare qualunque progetto di costruzione di un inceneritore. Ma già immaginiamo che chi vuole incenerire abbia la risposta pronta: “Questi dati si riferiscono agli inceneritori di vecchia generazione, noi costruiremo inceneritori di nuova...”
Vengono a dirci che i livelli delle emissioni dei nuovi impianti, che adottano le cosiddette “migliori tecnologie disponibili”, sarebbero di molto contenuti rispetto ai vecchi. Tralasciando che le migliori tecnologie, valutate dalla stessa industria secondo criteri di economicità, hanno già dimostrato di non presentare sufficienti garanzie sul versante dei sistemi di abbattimento, resta in ogni caso da tener presente che le concentrazioni delle emissioni ottenute applicando le migliori tecnologie sono allineate con i valori limite stabiliti dalle normative, i quali purtroppo non garantiscono di per sé la salute: basti pensare che il limite alla diossina stabilito dall’Unione Europea è mille volte superiore a quello stabilito dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente statunitense. E poi va ricordato un punto fondamentale: in realtà i controlli sulle emissioni sono oggi alquanto problematici.

Per quale motivo?
Da un lato, perché essi sono sostanzialmente eseguiti in regime di autocontrollo dagli stessi gestori degli impianti, dall’altro perché sono in effetti inadeguati a monitorare le effettive quantità emesse. Uno studio recente ha rilevato che in fase di accensione (quando non è monitorato), un inceneritore produce in media, nell’arco di un periodo di 48 ore, il 60% delle emissioni annuali totali di diossine prodotte quando è a regime. Anche durante lo spegnimento e il periodo di messa in servizio degli inceneritori (altri momenti in cui le emissioni non vengono controllate), si possono produrre livelli molto più elevati di diossine. E non si pensi che spegnimenti e accensioni siano rari: a Brescia la manutenzione li richiede un paio di volte l’anno.

Insomma, par di capire che ci sono ragioni per diffidare anche degli inceneritori di nuova generazione.
La limitata disponibilità di dati scientifici e di evidenze epidemiologiche sull’impatto sanitario dei moderni impianti non coincide con una mancanza di evidenza: il principio di precauzione induce ad attenersi a linee di maggiore prudenza. Di contro, le evidenze tossicologiche e sperimentali ormai assodate, e relative ad inquinanti oggettivamente emessi, come le diossine, non consentono certo deroghe all’obbligo della prevenzione. La storia del confronto tra vecchi e nuovi inceneritori ricorda quanto afferma l’autorevole epidemiologa Devra Davis nel libro “La storia segreta della guerra al cancro”, a proposito delle sigarette: quando la marea di informazioni sui pericoli del tabacco cominciò a montare, le industrie cambiarono musica, diffondendo l’idea che forse le sigarette vecchie erano pericolose, ma quelle nuove, col filtro, sarebbero state gustose e salubri.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 5 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
8

giorni fa

Energia ed Economia Solidale, perché e dove si incontrano

Il 5 ottobre incontro a Fidenza sull'energia e la solidarietà

L'energia è il motore della vita, non è una merce qualsiasi ma un bene molto prezioso e sempre più raro.
E' importante che, in tanti operiamo insieme per un' energia pulita e rispettosa delle persone, dell'ambiente e a un costo accettabile.


L'evento formativo vuole rispondere alle molte richieste di approfondimento sui valori e su aspetti tecnici del progetto CO-ENERGIA ed in particolare alla convenzione attivata con TRENTA.
Al termine, ci sarà anche la possibilità di conoscere la neonata esperienza del Condominio Solidale ECO-SOL di Fidenza (co-housing in un condominio costruito ad altissima efficienza energetica e con aspetti di condivisione molto innovativi).
Insomma possiamo dire che è un'occasione unica per conoscere, capire, scegliere consapevolmente e, chissà, dare una mano nella diffusione del "verbo".
Sarebbe davvero importante se soprattutto i DES ed i loro soci collettivi (associazioni, gas, cooperative e consorzi) potessero inviare un loro rappresentante che in seguito potesse promuovere le azioni nella propria compagine sociale (famiglie dei soci e degli utenti).
E' anche l'occasione per conoscere da vicino l'Associazione CO-ENERGIA e per decidere magari di aderirvi come DES.
L'energia è il motore della vita. Non è una merce qualsiasi ma un bene molto prezioso e sempre più “raro”. E' importante che, in tanti operiamo insieme per un' energia pulita e rispettosa delle persone, dell'ambiente e a un costo accettabile.
Ed è anche importante, poi, che tale consapevolezza si traduca in fatti concreti.
Ancora una volta la massa critica può condizionare la politica (in questo caso energetica) dalla quale dipendono le generazioni future.
Per chi vuole quindi proporre al proprio territorio (GAS, Associazioni, cittadini, ...) l'utilizzo di energia rinnovabile proponiamo un incontro in cui confrontarci sulle modalità di proposta/presentazione.
Mettiamo in comune le nostre esperienze e i materiali (presentazioni, volantini, ...) e cerchiamo assieme gli strumenti migliori per informare le persone che cambiare si può e che bisogna farlo dal basso.
Troviamo assieme le modalità per scardinare l'immobilismo che, a un anno e mezzo dalla firma della convenzione con Trenta, ci porta ad avere meno di 500 contratti attivati su tutto il territorio nazionale.
L'incontro si svolgerà a Fidenza (PR) c/o condominio ECOSOL, via Simone de Beavoir 47, sabato 5 ottobre dalle ore 9,30.
E' aperto sia a chi ha già provato a cimentarsi in serate di coinvolgimento sia a chi ci vuole provare.

Programma:
9,30 - ritrovo, presentazioni, saluti: dalle 10,00 alle 12,30 simuliamo una presentazione e cerchiamo di dare risposta a domande/dubbi tipici che emergono durante gli incontri.
Argomenti: Economia solidale ed energia, perché l'energia, il risparmio prima di tutto, utilizzo/consumo, cos'è l'energia, il mix energetico, combustibili fo(i)ssili, CO-Energia, Trenta - DE – impianti, convenzione, Retenergie, contratto (utilizzo del sito www.co-energia.it), famiglia/impresa, mono/bioraria, simulatori, compilazione form, passaggi successivi, tempistica

Al termine della mattinata ci potremo fermare a pranzo condividendo quello che portiamo; per chi vuole è possibile una visita al condominio ECOSOL http://www.ecosol-fidenza.it
nel primo pomeriggio.
Per motivi organizzativi sarebbe utile comunicare la tua presenza a info.coenergia@livecom.it entro il 30 settembre, così potremmo dirti se ci sono persone di territori vicini a cui poterti unire nel viaggio.

info.coenergia@livecom.it


Giordano Marzaroli

mercoledì 4 settembre 2013

Stecchi

Favole moderne, il boschetto mangia polveri
Una forestazione finta come la cartapesta
Cercasi foglie disperatamente

Autorizzazione Ambientale Integrata dell'inceneritore di Parma (Aia) deliberata dalla Giunta provinciale di Parma con atto 938 del 15 ottobre 2008.
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/VIAPROVINCIA.pdf

No boschetto

Prescrizione numero 29.
“La tempistica di realizzazione del progetto di forestazione dovrà garantire un’adeguata schermatura per tutto l’arco dell’anno e dovrà essere realizzata in modo tale che già all’inizio dell’esercizio dell’impianto assolva completamente alla funzione di compensazione degli impatti dichiarata”.
Sulla vicenda del boschetto mangiapolveri ricordiamo il divertente siparietto svoltosi durante una trasmissione televisiva che aveva affrontato specificatamente l'argomento. L'interlocutore, un docente universitario specialista nella materia, di fronte ad una specifica domanda del medico dell'Isde aveva scrollato la testa esibendo un sorriso eloquente.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=f6SMVDmb9MU
Stiamo parlando, come da progetto, di “forestazione”, quindi di un “bosco” che dovrebbe fare da schermo a quegli inquinanti che, a quanto pare, non esistono viste le grida esterefatte per le affermazioni di Grillo. Un bosco di foglie, utili ad assorbire le polveri fini emesse dall'inceneritore.
Foglie che, sempre leggendo l'Aia, “considerata l’elevata quantità di particolato fine assorbito, la
parte arborea oggetto di cure periodiche (potature, ecc.) dovrà essere smaltita come rifiuto (speciale)”.
Altro che verde da trasformare in compost!
A parte le considerazioni sulla efficacia del metodo, descritto come “sperimentale” già nel progetto, quindi già ammesso non certo né scientificamente verificato, siamo andati a verificare lo stato di fatto del bosco “mangia polveri” anche per essere rassicurati che, come da autorizzazione ambientale integrata, “la tempistica di realizzazione del progetto di forestazione garantirà
un’adeguata schermatura per tutto l’arco dell’anno e dovrà essere realizzata in modo tale che già all’inizio dell’esercizio dell’impianto assolva completamente alla funzione di compensazione degli impatti dichiarati”.
Stecchi.
E' la prima parola che ci è venuta in mente di fronte a quei flebili fuscelli, una metà ormai rinsecchiti, che fingono di essere quello che non sono, anzi non fingono affatto.
Le praterie sgangherate dagli scavi attorno al camino sono un arido campo libero da alberi, cosparso da stecchi semi morti.
Il quesito sorge spontaneo.
E' questa la forestazione prescritta?
Questa mattina abbiamo inoltrato ad Arpa la domanda, attendiamo la valutazione dell'agenzia per capire.
Siamo fiduciosi che arriverà una risposta convincente.
In ogni caso ci chiediamo: quello che sta uscendo dal camino, visto che non esiste alcuna schermatura, è stato considerato nella valutazione emissiva?
O c'è qualche addetto con retino molto fine che si agita sui campi deserti di Ugozzolo?

Il boschetto mangia polveri: http://goo.gl/nBpzX2

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 4 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
7
giorni fa

martedì 3 settembre 2013

Parma chiama Jeremy Irons

L'Odeon di Firenze è la sala che ha fatto e visto la storia del cinema a Firenze e in Italia.
Tutti i film più belli, gli ospiti più illustri, gli eventi più importanti hanno avuto come palcoscenico la grande sala del centro storico di una delle città più belle e ricche di cultura del mondo.


Lo scorso 12 giugno Jeremy Irons, attore di fama mondiale, ha presentato all'Odeon il suo ultimo film “Trashed, verso rifiuti zero”, documentario sui rischi dell’inquinamento globale che ci conduce attraverso i cinque continenti, mostrando quanto l’inquinamento dell’aria, della terra e degli oceani stia mettendo sempre più in pericolo non solo la salute, ma la stessa esistenza del genere umano. Presentato al Festival di Cannes del 2012 e distribuito in Italia da Cinehall, è uno dei film più importanti sui problemi dell’ecologia e degli inceneritori e non a caso è divenuto simbolo della campagna per la legge Rifiuti zero.
GCR, l'associazione che a Parma lotta contro l'inceneritore costruito nel cuore della Food Valley conosciuta in tutto il mondo per i suoi prodotti enograstronomici di eccellenza, era presente al cinema Odeon ed ha rivolto un invito-appello ad Irons affinché possa venire a Parma.
Un viaggio in sostegno della battaglia di civiltà per difendere l'ambiente, la salute, l'economia della Food Valley.
Nel film compaiono due testimonianze che GCR ha avuto l'onore di ospitare in questi anni: Paul Connett, sua la frase “Parma è l'ultimo posto al mondo in cui costruire un inceneritore”, e Jack Macy coordinatore ed esperto di fama mondiale dei programmi rifiuti zero di San Francisco che tornerà a Parma proprio il prossimo 4 ottobre per bissare il San Francesco con San Francisco di due anni fa.
"Buona sera a tutti, mi chiamo Francesco e vengo da Parma. Porteremo noi in Italia Jack Macy il prossimo ottobre, sono emozionato perché avere al nostro fianco una persona di questo calibro è veramente un grandissimo piacere. Parma è l'emblema di questo sistema perché hanno costruito l'inceneritore proprio nel cuore della Food Valley a fianco del più grande pastificio del mondo della Barilla. Vorrei chiedere a Jeremy se posso invitarlo a Parma il prossimo 4 ottobre in cui ripeteremo San Francesco con San Francisco in presenza di Jack Macy. Ci piacerebbe moltissimo questa volta proiettare il film di Jeremy in presenza di Jack Macy, un binomio fantastico capace di innalzare notevolmente la cultura e la sensibilità di tutta la città".


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 3 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
6

giorni fa

Differenziata, 1856 tonnellate di rifiuti in meno

Risparmio di oltre 315mila euro
Folli: "Oltre che per motivazioni ambientali e di risparmio di risorse, la raccolta differenziata è anche un "buon affare" per i cittadini che vedranno ricadute economiche positive nella bolletta dei rifiuti"

La prova che la raccolta differenziata porta a porta è solo un vantaggio per l'ente locale

Redazione ParmaToday
http://www.parmatoday.it/cronaca/differeniata-riduzione-costi-folli-bollette.html


L’incremento della raccolta differenziata rappresenta un dato molto importante soprattutto se messo in relazione ai costi di smaltimento e di recupero dei materiali stessi. E l’assessore all’ambiente, Gabriele Folli, torna sull’argomento partendo proprio dal fatto che rispetto allo scorso anno l’incremento della raccolta differenziata è stato del + 4% . La raccolta del vetro in campane separate rispetto alla plastica ed al barattolame, permette di mandare a riciclo materiale più puro rispetto al passato. “Oltre che per motivazioni ambientali e di risparmio di risorse – spiega l’assessore - la raccolta differenziata è anche un “buon affare” per i cittadini che vedranno ricadute economiche positive nella bolletta dei rifiuti”.
Il modello di raccolta proposto dal Conai – Consorzio Nazionale Imballaggi, tra le altre cose, ha anche previsto la raccolta separata del vetro rispetto al modello precedente quando plastica, vetro e barattolame venivano raccolti in un unico contenitore, indistintamente, con ovvie ripercussioni sulla qualità dei materiali riciclati. Il fatto di averli suddivisi prevede, per esempio, a fronte della maggior purezza del vetro, di poter usufruire di contributi maggiori da parte del Conai stesso, proprio a fronte di una maggiore qualità del materiale differenziato.
E i dati in merito non mancano, come puntualizza l’assessore Folli. “Per fare alcuni esempi pratici - spiega - rispetto ai primi sette mesi dell’anno precedente abbiamo avuto 450 tonnellate in più di vetro valorizzate a circa 50 euro a tonnellata, pari a 22.503 euro di contributo in più a sgravio della bolletta. A questo si aggiungono 185 tonnellate in più di Plastica/Barattolame valorizzate a circa 105 Euro a tonnellata, pari a 19.459 euro di contributo in più a sgravio della bolletta”. E basta fare un rapido riscontro con il passato per rendersi conto dei benefici legati alla raccolta porta a porta in termini economici. Il contributo per Vetro/Plastica/Barattolame (vecchio modello) è invece solo di 20 euro a tonnellata, quindi lo stesso materiale avrebbe contribuito solo per 12.700 euro anziché 41.992.
Tutto questo considerando che i maggiori benefici si avranno nel corso dell’anno prossimo quando il modello Conai sarà applicato su tutti gli altri quartieri ancora non raggiunti da questo sistema per un totale di 134.000 cittadini in più. Non sono trascurabili anche i benefici che derivano dalla riduzione della produzione di rifiuti che si verificano normalmente quando vengono rimossi i cassonetti stradali. Nei primi sette mesi dell’anno si sono registrate 1856 tonnellate in meno di rifiuto urbano residuo che ai costi attuali di smaltimento (170 Euro/Ton) di traducono in 315.633 euro in meno che graveranno sulla bolletta dei parmigiani.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 3 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
6

giorni fa

Coldiretti, no all'inceneritore

“Gli impatti della costruzione di un inceneritore sono notevoli – commenta Marino Zani, presidente della Coldiretti di Reggio Emilia – e vanno valutati con attenzione partendo dalla densità della popolazione, dal patrimonio culturale, dall’agricoltura e dalle sue produzioni, oltre agli aspetti tecnici. Nel compiere scelte legate all’ambiente si può aiutare o penalizzare tutto il comporto agroalimentare locale. È importante tenerlo sempre presente”.

L’agricoltura ha riacquistato, negli ultimi anni, il valore che merita e l’attività degli imprenditori agricoli ottiene considerazione agli occhi della società e di consumatori.
La Coldiretti chiede quindi di non vanificare questi risultati collaborando con l’agricoltura per ridurre l’inquinamento e tutelare il nostro territorio per sostenere agli occhi dei consumatori e dei produttori le eccellenze reggiane.

“Ci dichiariamo avversi alla costruzione dell’inceneritore come possibile fonte di inquinamento e deturpamento della nostra terra – conclude Zani – ma siamo ben disposti verso alternative ecosostenibili, che prevedano adeguati accordi di filiera”.

In camino con Dio

Il creato tutelato da un inceneritore?
La parole di don Gallo a favore dei beni comuni

Il vescovo di Parma, che da tempo dice di non voler entrare nella querelle inceneritore, improvvisamente se ne dimentica, non per attaccare questa industria insalubre di prima classe, contro la quale la Chiesa di Napoli digiuna, ma all'opposto per sostenere le tesi degli inceneritoristi, ed attaccare la presa di posizione di Beppe Grillo.
Lui non ne sa nulla, ma è certo che Grillo è allarmista.



E manifesta il suo “disappunto per affermazioni gratuite ed allarmistiche”.
E così davanti a questa presa di posizione ci tornano in mente le parole di don Andrea Gallo, che in poche righe ci faceva e di fa sperare in un'altra Chiesa, vicina ai cittadini ed ai beni comuni come ambiente, acqua, risorse, perché sono doni che dovremmo preservare e non distruggere.
“Esprimo la mia totale solidarietà a questo gruppo di Gestione Corretta Rifiuti. Direi che l'amore alla terra, alla madre terra, è veramente un segno di civiltà. Vorrei consigliare a tutti di leggersi il Cantico delle creature di Francesco d' Assisi, tornando indietro di centinaia di anni. Il Cantico è il manifesto dell'amore alla terra. Il problema dei politici, dei responsabili ecc. è che diventano complici dove c'è il lucro e il potere e lo sanno benissimo, anche perché a volte sono assieme a ricercatori al servizio dell'interesse privato. E allora non li chiamano più inceneritori, per non far sentire la cenere, li chiamano termovalorizzatori. E via che l'inquinamento continua. Purtroppo c'è un grande grido, la terra grida. Le risposte dei governi ai meeting come Copenaghen sono dei flop. Allora da dove può partire se non da ciascun cittadino? Ogni cittadino che abita questo pianeta, se ama la sua terra, può prendersi la responsabilità via via dal condominio al quartiere ecc. Per esempio uno degli obiettivi primari è la raccolta differenziata e quindi tutto parte dal cittadino. Adesso bisogna difendere l' acqua. Può partire davvero una riscoperta della difesa della Terra. Vogliamo pensare al futuro dei bambini e riscoprire l' agricoltura locale e il rispetto? Queste sono le vere battaglie. Questi inceneritori, queste cosiddette infrastrutture buttate lì con la cementificazione e il costante inquinamento. Praticamente il nostro pianeta è un bolide, un missile che va a grandissima velocità, però senza pilota. E dove può finire senza pilota? Contro un muro! Spetta a ciascuno di noi rispondere veramente a questa cittadinanza terrena”.

Disegno di Fogliazza (Gianluca Foglia)

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 3 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
6

giorni fa

lunedì 2 settembre 2013

Diossina, inceneritori, salute

Diossina, inceneritori, salute

Due righe di Beppe Grillo sul rischio diossina-inceneritore e scoppia il mondo.
Il web ribolle di notizie, repliche, rilanci, indignazione.
Ma come, un camino emette diossina (e metalli pesanti, furani, ed altri mille infinitesimi veleni) e si deve far finta di nulla?
Ancora la storia della sordina per il bene di Parma e della food valley?
Quanti anni abbiamo passato a ripetere lo stesso identico concetto: il forno è un rischio per la food valley.
Lo abbiamo detto a tutti gli incontri, con politici, sindacalisti, imprenditori, partiti, associazioni, cooperative, industriali, commercianti, sindaci, assessori, preti, vescovi.


Lo abbiamo ripetuto agli incontri pubblici, nelle trasmissioni televisive, alle manifestazioni, nelle interviste radiofoniche, nelle migliaia di articoli pubblicati, sui siti, nei blog, nei social networks.
Sono anni (il Gcr è nato nell'aprile 2006, quando Ugozzolo era un campo agricolo rigoglioso e fiero di prodotti della terra) che andiamo cocciutamente a scandire il nostro tam-tam sempre uguale: “Dovete scegliere tra la valle del cibo buono e la valle delle grige ceneri”.
Non è servito a niente.
Si accende il camino, finalmente hanno detto in tanti, e scoppia il caos.
La food valley sull'orlo del baratro.
E di chi è la colpa?
Ma di Grillo, naturalmente.
Che ha avuto il coraggio di raccontare la verità che tutti conoscono.
Che questi impianti sono industrie insalubri di classe prima.
A Torino, dopo la recente inaugurazione dell'altro inceneritore Iren nuovo di zecca, siamo al quarto fermo impianto.
A Parma ad aprile Arpa ha mandato un esposto in procura per le emissioni fuori norma di Ugozzolo in fase di prova di accensione.
Un inceneritore è una minaccia, una pistola carica costantemente puntata alla tempia.
A Montale le diossine hanno inquinato i campi e i prodotti dei campi.
A Pietrasanta il camino ha inquinato i torrenti a fianco dell'impianto, 3 km dalla spiaggia, l'inceneritore è stato sequestrato, il processo iniziato, gli imputati hanno chiesto il patteggiamento.
A Colleferro 13 arresti per dati di emissione taroccati e traffico illecito di rifiuti pericolosi.
L'elenco potrebbe continuare a lungo.
Del resto, aldilà delle evidenze penali e dei casi di sequestro, sono i medici che da tempo hanno lanciato l'allarme su questo tipo di impianti.
Le alte temperature di esercizio, motivate dal tentativo di abbattere la produzione di diossine (quindi le diossine si producono eccome) provoca il classico altro lato della medaglia.
La massiccia produzione di polveri ultrafini che oggi sono state riconosciute a livello mondiale dall'Oms come responsabili certe di molte malattie respiratorie e cardiovascolari, ma anche degenerative, ormai abituali dei tempi contemporanei.
E' per questo che l'ordine dei medici dell'Emilia Romagna fece richiesta nel 2007 di una moratoria sui nuovi impianti di incenerimento, mettendo in allarme la comunità scientifica ma non riuscendo nel loro intento. Moratoria chiesta di nuovo nel 2012.
Anche gli studi ufficiali come Moniter, nonostante i limiti insiti nella metodologia, hanno evidenziato una diretta correlazione tra vicinanza agli impianti e parti pre termine, un indice di sofferenza del feto che non possiamo ignorare.
Le polveri ultrafini, impossibili da bloccare nemmeno per i filtri più efficienti e con maglie fittissime, entrano direttamente negli alveoli polmonari, opprimendo gli organi, addirittura mettendo a rischio la corretta trasmissione del Dna, con la loro capacità di “confondere” le nostre cellule più preziose.
Nelle grida di queste ore non abbiamo letto da nessuna parte un approfondimento sulla reale incidenza degli inceneritori nella salute delle popolazioni che abitano nel raggio della loro azione.
La salute dovrebbe invece porsi davanti a tutto il resto.
E' per questo motivo che la nostra associazione non attenuerà la propria opposizione a questo impianto pericoloso e porrà in atto tutte le strategie per farlo chiudere nel più breve tempo possibile.
Per il bene di Parma.
E della food valley.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 2 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
5

giorni fa