sabato 9 marzo 2013

Per la prima volta al Parlamento Europeo la conferenza Rifiuti Zero


di Patrizia Lo Sciuto

Un folto pubblico ha assistito il 7 marzo scorso alla conferenza Towards to Zero Waste svoltasi al Parlamento Europeo di Bruxelles.
Hanno partecipato più di trecento persone tra attivisti, rappresentanti di numerose associazioni no profit provenienti da diversi paesi d'Europa e parlamentari europei.
Nella sessione del mattino Joan Marc Simon, responsabile di Zero Waste Europe, ha presentato il progetto Rifiuti Zero affermando che non si tratta di un'utopia; in diverse aree d'Europa esistono infatti comunità che si stanno impegnando concretamente in questa sfida.
Simon ha sottolineato l'importanza della rete Rifiuti Zero costituita da attivisti ed enti locali che si impegna a ridurre la produzione dei rifiuti ed applicare le buone pratiche. Attualmente in Europa il 60 per cento dei rifiuti va a smaltimento - ha sottolineato Simon - di cui il 37 per cento in discarica e il 23 per cento in impianti di incenerimento.



L'Europa ha l'obiettivo di ridurre i rifiuti del 20 per cento entro il 2020, ma gli strumenti oggi non sono sufficienti. Il riciclo non viene supportato e gli incentivi economici vanno in gran parte agli impianti di incenerimento.
E' seguito l'intervento di Enzo Favoino, esperto e ricercatore della Scuola Agraria del Parco di Monza, che ha dimostrato con dati alla mano che Rifiuti Zero non é una visione del futuro ma qualcosa di concreto nel presente.
Città come Amburgo, Torino, Milano e Salerno hanno raggiunto grandi obiettivi. Occorre affrontare il viaggio verso Rifiuti Zero con metodologia ed impegno. Abbiamo vari punti di riferimento nelle normative europee come ad esempio la direttiva imballaggi.
Bisogna puntare - ha sottolineato Favoino - sull'efficacia del sistema per arrivare al 79% di RD, ridurre l'impronta ecologica con la stabilizzazione biologica e recuperare ulteriormente materia riciclabile presente nella parte residuale.
In questo modo possiamo ottenere importanti risultati.
Significativa la testimonianza del sindaco di Capannori Giorgio Del Ghingaro, primo comune in Italia ad avere adottato il protocollo Rifiuti Zero. Il sindaco, davanti ad una platea attenta, ha descritto i passi verso Rifiuti Zero intrapresi dal Comune dal 2008.
Facciamo cose normali e concrete - ha affermato Del Ghingaro - dall'eliminazione delle bottiglie di plastica nelle mense scolastiche all'auto-compostaggio, dall'incentivo per l'uso dei pannolini lavabili ai distributori di latte alla spina, dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero per l'analisi del rifiuto residuo al Centro di riparazione e riuso.
Dopo Capannori dal 2008 ad oggi 123 comuni hanno adottato la delibera Rifiuti Zero, per circa 3.300.000 abitanti equivalenti.
Un altro caso di buone pratiche nell'obiettivo Rifiuti Zero è stato presentato al Parlamento Europeo da Iñaki Errazkin, ministro dell'Ambiente della provincia di Gipuzkoa nei Paesi Baschi.
Errazkin ha parlato del grande successo ottenuto dopo soli tre anni. Oggi 710.000 abitanti sono coperti dal servizio di raccolta differenziata porta a porta con una percentuale raggiunta del 70 per cento. Per ottenere ottimi risultati - ha affermato Errazkin - occorre coinvolgere i cittadini e renderli protagonisti nel processo di cambiamento.
Subito dopo c'è stato l'atteso intervento del Commissario per l'Ambiente Janez Potocnik il quale ha riconosciuto, dopo aver ascoltato con interesse i risultati eccellenti provenienti dal sud Europa, che l'obiettivo Rifiuti Zero è la strada giusta da seguire. Oggi con l'attuale legislazione europea si possono creare complessivamente 400.000 posti di lavoro nel settore del riciclo, riparazione e riutilizzo; un elemento positivo visto l'attuale momento di crisi.
Occorre incoraggiare al massimo il riciclo e il compostaggio - ha dichiarato Potocnik - in modo che la parte residuale sia ridotta ulteriormente. Il Commissario però non si è pronunciato su come gestire il rifiuto residuo. Non condanna e non incoraggia la costruzione di inceneritori ma neanche sostiene che andrebbero chiusi. Una posizione ambigua per l'Europa se si vuole seguire un percorso sostenibile.
Potocnik ha anche parlato del Libro Verde "Una strategia europea sui rifiuti di plastica nell'ambiente". La plastica crea sfide specifiche, se vogliamo Rifiuti Zero - dichiara Potocnik - occorre eliminare la plastica e tutelare le risorse.
A seguire l'europarlamentare Andrea Zanoni (ALDE) ha sottolineato che i nemici della RD sono gli inceneritori. É più vantaggioso recuperare e riemettere la materia nel mercato piuttosto che bruciare.
L'intensa mattinata, ricca di spunti, si é conclusa con gli interventi di Roy Vercoulen, vicepresidente dell'Istituto Cradle to Cradle e di Ariadna Rodrigo di Friends of the Earth Europe.
Durante la sessione pomeridiana presentata dall'europarlamentare Nikos Chrysogelos (Greens/EFA) sono stati presentati esempi di buone pratiche Rifiuti Zero nel settore commerciale e aziendale, come l'ufficio belga di Greenovate, il negozio italiano di Effecorta, la casa di moda Upcycling Design in Estonia, la famiglia inglese di Karen Cannard, il centro di riparazione e riuso di Göteborg e per finire l'azienda italiana DIsmeco.
La lunga ed interessante giornata si é conclusa con la proiezione del film Trashed della regista Candida Brady prodotto ed interpretato da Jeremy Irons. L'attore inglese ha presentato il film denuncia sulle discariche e gli inceneritori davanti ad un folto pubblico sottolineando quanto sia importante educare e coinvolgere più persone e a più livelli, dai bambini ai politici, dagli industriali ai cittadini.
Un meeting riuscitissimo che genera grandi riflessioni per tutti i partecipanti, libera con grande entusiasmo il messaggio positivo di Rifiuti Zero dando forza, energia e speranza da trasmettere alle generazioni future.
Ci auguriamo che l'onda Rifiuti Zero coinvolga anche i decisori del Parlamento Europeo in modo da abbandonare quei percorsi ricchi di fumo e cenere per intraprendere con fermezza e convinzione la via luminosa e sostenibile che conduce verso Rifiuti Zero.

Patrizia Lo Sciuto. Zero Waste Italy

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

venerdì 8 marzo 2013

Giallo Parma


L'inceneritore nell'era 5 Stelle

Lo scorso anno Parma si è tinta di giallo, in una tornata elettorale che oggi possiamo legittimamente indicare come anticipatoria e foriera dello tsunami 2013.
Era il maggio del 2012 e Federico Pizzarotti e il Movimento 5 Stelle erano stati indicati dai cittadini nuovi amministratori della città, sconfiggendo al ballottaggio, e in larga misura, il centrosinistra.
Uno dei temi forti della campagna elettorale era stato il caso inceneritore, impianto oggi in fase di accensione per le prove tecniche e presto pienamente operativo.



La nostra associazione si era schierata a favore del candidato 5 Stelle, che aveva fatto suo un programma elettorale che escludeva il ricorso all'incenerimento dei rifiuti, indicando nella corretta raccolta differenziata la via maestra della gestione dei materiali post utilizzo.
Tra un partito che sosteneva (e sostiene ancora oggi) l'inceneritore (Pd) e un altro (M5S) che invece lo escludeva (e lo esclude ancora oggi), non ci potevano essere dubbi su chi preferire.
Oggi, dopo 10 mesi, siamo ancora più convinti di questa scelta.
Il lavoro della giunta, ed in particolare dell'assessore all'Ambiente Folli, ha infatti mantenuto fermo e chiaro il proposito di contrastare, in ogni modo, il progetto dell'inceneritore di Iren.
A cominciare dalla verifica di tutti i documenti in possesso dell'amministrazione.
I macigni però non spariscono con un colpo di bacchetta magica.
E il macigno principale che si sono ritrovati sulla strada è stato l'eredità della gestione commissariale del comune, avviata dalla Cancellieri, e poi, dopo l'ascesa del prefetto a ministro degli interni, portata a termine dal commissario Ciclosi.
Era il tempo dello scontro aperto tra Comune di Parma e Iren, tema il permesso a costruire del cantiere.
Il sindaco Vignali aveva bloccato i lavori nel 2011, ma il gestore era uscito vittorioso dal ricorso al Tar, minacciando anche una azione legale di risarcimento per danni allo stop dei lavori e il conseguente rallentamento al programma di realizzazione.
Avevamo incontrato il commissario Ciclosi non appena insediato in piazza Garibaldi, esprimendogli tutte le nostre perplessità riguardanti il cantiere di Ugozzolo e il sistema di teleriscaldamento, gestito quest'ultimo in regime di monopolio.
Ma Ciclosi aveva altre intenzioni.
Nonostante la minaccia di richiesta danni, il commissario decise di non opporre al Tar l'appello al Consiglio di Stato. Durante la sua permanenza sulla poltrona di sindaco pro tempore, i termini per il ricorso terminarono e la sentenza del Tar si trasformò in quel macigno incombente. Iren decise di portare il comune di tribunale chiedendo 28 milioni di euro di danni, avviando la pratica solo dopo la conquista dell'amministrazione da parte dei 5 Stelle (casualità?).
Il mancato appello al Consiglio di Stato ha condizionato tutta il seguito.
I giudici hanno sempre fatto riferimento a quel pronunciamento dei giudici del Tar in ogni analisi successiva, condizionando anche la richiesta di sequestro del cantiere da parte della Procura.
Ma l'azione del comune non si è comunque arenata su questo tema.
L'impegno sul forno non è mancato ed è stata una costante del lavoro della giunta, che ha fatto sì che il caso Parma diventasse un caso nazionale, tra l'altro contribuendo anche all'impulso delle politiche ambientali del Movimento 5 Stelle, favorendo la strabiliante vittoria in Valle d'Aosta del referendum contro il pirogassificatore, preparando il terreno ad una scelta netta a favore dell'ambiente, senza alcun tentennamento.
Oggi leggiamo spesso che l'accensione imminente dell'inceneritore sia una sconfitta e un tradimento delle promesse elettorali di Pizzarotti.
Noi siamo convinti che invece l'azione di governo abbia dato fin qui grandi frutti, anche se il traguardo finale per ora è mancato.
E' stato fatto emergere che la convenzione con Iren per la gestione dei rifiuti del territorio sia scaduta da anni, mentre tutti negavano.
E' emersa la posizione delle amministrazioni locali della Provincia che sono terrorizzate dal porsi criticamente nei confronti delle scelte della Provincia inceneritorista.
Sono stati portati alla Procura esposti e rilievi che hanno portato la stessa a chiedere il sequestro del cantiere ed a reiterarla prima al tribunale del riesame ed ora alla Cassazione.
L'azione investigativa ha fatto emergere tutta l'oscurità del progetto.
I giudici hanno scritto parole di fuoco, ipotizzando anche corruzione ed altri molteplici atti illeciti che hanno accompagnato l'iter del forno.
Sono 13 gli indagati per il progetto del Paip di Parma: dirigenti comunali, dirigenti della Provincia, funzionari di Iren, amministratori locali, l'ex sindaco Elvio Ubaldi, il direttore generale di Iren Andrea Viero
Eppure il cantiere va avanti, nonostante queste zavorre.
Il Comune non si è poi fermato al semplice no, senza proporre alternative.
E' partita da subito la progettazione di un sistema di raccolta differenziata spinta porta a porta da estendere a tutta la città, con il contributo delle migliori capacità italiane del settore.
Un'opera che porterà Parma oltre il 70% di raccolta differenziata.
E' stato proposto un bando per la costruzione di un centro riciclo detto “fabbrica dei materiali”, che chiuda il ciclo del recupero all'interno del territorio, smettendo di esportare fuori provincia e fuori regione i nostri scarti.
E' stato avviato un progetto di stimolo della raccolta differenziata con le scuole di Parma, promosso dalla nostra associazione e in collaborazione con Iren (quando si opera bene non abbiamo difficoltà a condividere progetti), affinché i cittadini di domani siano formati per correggere gli errori del passato.
Sono state sostituite alcune figure chiave all'interno della multiutility Iren per rappresentare finalmente gli interessi di Parma in seno al gestore dei rifiuti e migliorare l'etica e la trasparenza della Spa.
E' stato richiesto di poter inserire nella commissione di collaudo un membro del Comune che ospita l'impianto, che incredibilmente non era stato considerato nel 2008, quando l'impianto era stato autorizzato dalla Provincia, vera e propria responsabile a tutti gli effetti del progetto.
E' stato richiesto a tutti i livelli trasparenza e chiarezza, senza ricevere collaborazione alcuna dagli enti territoriali e regionali.
E si capisce che cominciano a cadere i frutti maturi. In questi giorni un membro della Commissione Tecnica Amministrativa di controllo sul progetto ha dato clamorose dimissioni sostenendo che le prescrizioni autorizzative non sono state attuate. Un altro mattone infranto nella traballante costruzione del forno.
Si sono focalizzati i dettagli di tutte le commissioni ad hoc per valutare tutte le possibili azioni di contrasto e di messa in mora dei comportamenti ed atti scorretti.
Sono finalmente venute alla luce le assurde tariffe che l'avvio dell'inceneritore comporterà, smentendo totalmente le affermazioni di Provincia e Iren sul calo sensibile dei costi per i cittadini.
E' apparso lampante che Parma importerà rifiuti da tutta la regione, se non oltre i suoi confini, altro totem mostrato ai cittadini come autentico ed oggi evidentemente fasullo.
Tutte queste azioni non hanno determinato la chiusura dell'inceneritore.
Ci si è resi subito conto del ritardo nel prendere i comandi della cloche, peraltro non del veicolo principale ma solo di uno dei mezzi di appoggio.
Il forno era al 70%, le autorizzazione tutte ormai firmate e approvate, la strada spianata.
Tanti versanti sono comunque ancora apertissimi.
Il permesso a costruire mai emesso dal comune, l'incertezza sul carattere dell'opera (pubblica o privata?), la scadenza delle autorizzazioni, la scadenza del contratto di servizio, le indagini sulla corruzione e sugli abusi commessi, la decisione della Cassazione.
L'estrema complessità della vicenda è per gli addetti ai lavori evidente.
E ora che è alle porte l'avvio dell'inceneritore la nostra associazione certo non demorde.
L'azione di contrasto verrà intensificata con nuove iniziative, manifestazioni e proposte.
Dopo 7 anni noi siamo ancora qui, a dispetto di chi non credeva possibile tale resistenza.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

giovedì 7 marzo 2013

La storia del forno


Il Sindaco Pizzarotti: “La battaglia per un più efficiente programma di smaltimento rifiuti deve essere combattuta a livello culturale”

Hanno destato interesse, anche a livello nazionale, le procedure di accensione dell’Inceneritore. A tal proposito l’Amministrazione ha voluto rendere noto quelli che sono stati i passaggi storico-politici della vicenda, cominciata nel marzo 2005, all’indomani dell’approvazione del nuovo Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti.



“La battaglia per un nuovo e più efficiente programma di smaltimento deve essere combattuta prima di tutto a livello culturale – ha affermato in merito il Sindaco Pizzarotti -, ma non può prescindere dai poteri oggettivi di cui un’Amministrazione si serve per fermare quest’impianto”. Ad oggi il Comune non ha strumenti legali per chiuderlo senza incorrere in pesanti danni economici che comprometterebbero la stabilità delle casse comunali. Il Sindaco di Parma, in quanto massima autorità sanitaria, ha invece la possibilità di fermare immediatamente il funzionamento dell'Inceneritore se questo dovesse sforare i limiti di emissioni previsti. “E' per questo – afferma Pizzarotti - che manterremo un serrato controllo di garanzia sull’impianto, al fine di salvaguardare i cittadini dal punto di vista sanitario. Installeremo inoltre un pannello nei pressi del Duc che renderà pubbliche le emissioni dell’Inceneritore”. Con trasparenza e buona fede, la Giunta ha inteso comunicare alla cittadinanza il lavoro sin qui svolto: “La politica dei rifiuti zero non si è fermata e soprattutto non si fermerà proprio ora – ha concluso Pizzarotti -. Durante l’arco del nostro mandato porteremo avanti con convinzione quelli che sono sempre stati i nostri ideali. Se anche le altre parti politiche avverse all’Inceneritore si unissero alla battaglia, dimostrando condivisione reale del progetto, allora Parma potrebbe davvero raggiungere un importante risultato”. Il Sindaco ha poi concluso: “Oggi il dibattito politico sull’Inceneritore ha bisogno di evolversi e smetterla di stagnare su quello che è stato detto in campagna elettorale. Purtroppo partiti e movimenti civici sono rimasti col pensiero a maggio, quando adesso c’è bisogno di parlare di futuro: pur importante che sia la lotta, non rappresenta comunque l’unico punto del nostro programma”.

Fin dal suo insediamento nel giugno 2012, la Giunta Pizzarotti ha contrastato l'apertura dell’impianto, classificato come opera privata di rilevanza pubblica, voluto dalla precedente amministrazione di centro-destra, in comune accordo con l'attuale giunta provinciale di centro-sinistra.
Subentrata la nuova Giunta, la fase di avanzamento lavori era circa al 70%, con Iren determinata a continuare il processo di costruzione. Nonostante questo sono stati incaricati consulenti tecnici e legali per controllare che non ci fossero profili di illegalità nell'iter autorizzativo, segnalando prontamente all'autorità giudiziaria ogni fatto rilevante riscontrato.
Grazie anche a questo contributo, nel settembre 2012 la stessa Autorità Giudiziaria ha richiesto il sequestro dell'impianto per fatti legati ad abuso d'ufficio, mancata gara pubblica e corruzione.
In questi mesi si è intrapreso un percorso alternativo all’incenerimento, nonostante non pochi ostacoli siano subentrati lungo il cammino.
È stato commissionato a Conai uno studio di fattibilità sull'estensione della raccolta differenziata porta a porta su tutta la città; il sistema è stato introdotto in centro storico nel novembre del 2012, raggiungendo in poche settimane il 70% della differenziata. Il piano prevede di raggiungere l’85% dei cittadini nel corso del 2013, ponendosi l’obiettivo di passare dal 50% al 75% di raccolta differenziata entro la fine del 2014, con tariffa puntuale.
È stata vagliata l'ipotesi della dismissione e della riconversione dell’Inceneritore avanzata da una società olandese, ma da parte di Iren non c’è stata la disponibilità per un tavolo di lavoro congiunto.
Grazie al lavoro di legali e tecnici si è giunti a conoscenza del fatto che la convenzione per l'affidamento della gestione dei rifiuti sarebbe scaduta nell'ottobre del 2012 anziché nel dicembre 2014. L’intervento ha permesso di iniziare le procedure per una nuova gara d’appalto.
È stato lanciato un bando per una manifestazione di interesse per un sistema di trattamento a freddo dei rifiuti, il quale prevede costi di gestione inferiori rispetto al sistema attuale (a caldo). Le proposte arrivate sono per ora due, ed entro fine marzo verranno vagliate.
È stato richiesto l’ingresso di un membro del Comune di Parma nella commissione di collaudo, composta esclusivamente da soggetti nominati dalla Provincia e da Iren, con un evidente sbilanciamento a sfavore del Comune – il quale ospita l'impianto -. La Giunta provinciale sì è opposta adducendo motivazioni puramente formali.
Sono state chieste le dimissioni del Vicepresidente di Iren, espressione politica della precedente Giunta, e solo la magistratura ha permesso di procedere alle nomine di persone competenti e di fiducia, arrestando lo scorso gennaio per corruzione proprio il Vice Presidente della società Luigi Giuseppe Villani.
Il Comune sì è costituito in giudizio (che arriverà in Cassazione), mentre il gruppo consigliare del Movimento 5 Stelle promuoverà una Commissione di inchiesta chiamata a far luce su atti che avrebbero coinvolto funzionari, dirigenti ed amministratori del Comune.
Attualmente siamo in una fase di pre-avvio e prima della messa in funzione dovranno essere obbligatoriamente espletate tutte le 57 prescrizioni concordate all'inizio dell'iter dalla conferenza dei servizi, senza le quali l’impianto non potrà partire. Per rafforzare l'attività di controllo è stato incaricato Marco Caldiroli, già consulente per altri enti in casi simili (inceneritori Acerra, Trezzo, Forlì, etc).
Come già specificato, il Sindaco di Parma, in quanto massima autorità sanitaria, ha la possibilità di fermare immediatamente il funzionamento dell'impianto se questo dovesse sforare i limiti di emissioni previsti durante l’esercizio.
Di seguito le tappe cronologiche ed il dettaglio della vicenda.

2005 – IL PPGR, NASCE L’IPOTESI DELL’INCENERITORE
Nel marzo del 2005 viene approvato dalla Provincia il piano provinciale per la gestione dei rifiuti (PPGR). Nelle conclusioni si dice che il territorio necessita di un impianto di trattamento a caldo del rifiuto urbano residuo della capacità di 65mila tonnellate.
Nel piano provinciale è anche indicata la previsione di una discarica da 30mila tonnellate annue per accogliere le ceneri di scarto dell'inceneritore, discarica a tutt'oggi non individuata.
Nessun indirizzo per valutare altri metodi di gestione dei rifiuti, sistemi a freddo che oggi stanno sostituendo l'incenerimento, permettendo sia un impatto ambientale inferiore che il recupero di materiali che andrebbero altrimenti perduti.

2006 – IL VIA LIBERA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI PARMA
Nel marzo del 2006 il consiglio comunale delibera con 27 voti favorevoli su 29 l'accordo con la multiutility Enia per collocare l'inceneritore a Ugozzolo.
L'accordo con il Comune prevede che lo stesso provveda alla variazione urbanistica dell'area individuata allo Spip, una zona al momento agricola a nord della città, ma a 4 km in linea d'aria da Piazza Duomo.
L’accordo viene portato avanti senza condivisione pubblica con i cittadini, i quali si uniscono in un Comitato di protesta in difesa dell’ambiente e della qualità dell’aria di Parma.

2009 – LE PRIME PROTESTE
Vengono organizzate manifestazioni, fiaccolate, serate di studio sulle alternative all'incenerimento.
Parma ospita i migliori esponenti italiani e mondiali della tecniche di corretta gestione dei rifiuti, ma anche medici di fama che affermano quanto sia pericoloso incenerire rifiuti.
L'ordine dei medici dell'Emilia Romagna chiede la moratoria sui nuovi impianti, ma Bersani, allora Ministro dell'Industria, li taccia di allarmismo.
Il WWF si oppone alla Via con un appello al Capo dello Stato, poi girato al Tar e infine respinto.

2011 – TAR BLOCCA I LAVORI
Nel giugno del 2011 i due avvocati Pietro De Angelis e Arrigo Allegri depositano un esposto alla procura e l'associazione Gestione Corretta Rifiuti segnala all'ufficio abusi edilizi del Comune di Parma. Il cantiere non ha il permesso a costruire.
Il controllo negli uffici non fa emergere alcun titolo edilizio riguardante il cantiere e il 1° luglio, per abuso edilizio, viene decretato lo stop del cantiere.
Il provvedimento di sospensione viene impugnato da Iren davanti al Tar.

Settembre 2011 – PD E PDL NEGANO IL REFERENDUM SULL’INCENERITORE
I parmigiani raccolgono migliaia di firme e chiedono la possibilità di decidere tramite referendum abrogativo la non apertura dell’inceneritore. All’unanimità, la conferenza dei capigruppo nella sua funzione di Commissione Affari Istituzionali del Comune di Parma – destra e sinistra in Consiglio - nega loro la possibilità: il referendum violerebbe l’art. 54 comma 5 dello Statuto comunale, cioè non “risponde ai criteri di chiarezza” richiesti dal suddetto articolo.

Maggio 2012, il Movimento 5 Stelle vince le elezioni Comunali

Luglio 2012 – LA GIUNTA 5 STELLE INCARICA L’ING. PAOLO RABITTI
Il Comune affida un incarico all’ing. Paolo Rabitti (già consulente di diverse procure su processi legati a disastri ambientali), per un’attenta verifica sulla documentazione del Paip (Polo Ambientale Integrato, di cui ne è parte l’Inceneritore), al fine di verificare eventuali anomalie e irregolarità sulla procedura di costruzione dell’Inceneritore.
La Giunta richiede più volte alla Provincia un incontro per rivedere completamente il Piano Provinciale di Gestione Rifiuti. La proposta viene negata nonostante il parere favorevole della Regione.

Luglio 2012 – DIMISSIONE E RICONVERSIONE, LA PROPOSTA OLANDESE
La soluzione prospettata circa 2 anni prima da van Gansewinkel, di una possibile riconversione dell’impianto con la vendita dei componenti già installati, era stata proposta nel giugno 2010 alla precedente Amministrazione Comunale, e prevedeva la formazione di un gruppo di lavoro di tecnici, funzionari amministrativi di comune e Iren che si recasse in Olanda per approfondirne la fattibilità. I noti fatti giudiziari che hanno colpito la giunta Vignali avevano poi di fatto reso impossibile proseguire su questa strada.
Il programma è stato riproposto dall’attuale Amministrazione, ma nell’occasione è stata negata da Iren ogni tipo di collaborazione fattiva sull’accordo.

Luglio 2012 – RICHIESTA DI DIMISSIONI DEL VICE-PRESIDENTE DI IREN
L’Amministrazione chiede formalmente le dimissioni del Vice Presidente Iren in quota Pdl, Luigi Giuseppe Villani, nominato dalla giunta Vignali, poiché non sussistono presupposti di fiducia nei confronti dell’attuale Amministrazione, fondamentali per portare avanti rapporti di collaborazione con la società. Villani verrà poi arrestato a metà gennaio con l’accusa di corruzione e peculato.

Settembre 2012 – STUDIO DI FATTIBILITA’ AL CONAI
Parallelamente non si ferma il programma ambientale di rifiuti zero dell’Amministrazione: viene commissionato al Conai (Consorzio Nazionale per gli Imballaggi) uno studio di fattibilità per estensione di raccolta Porta a Porta su tutto il perimetro cittadino, ponendosi l’obiettivo di passare dal 50% al 75% di raccolta differenziata entro la fine del 2014. Contestualmente parte la Raccolta differenziata in Centro Storico, raggiungendo in poche settimane la percentuale di Raccolta del 70%.

Settembre 2012 – RICORSO AL TAR, SPARISCONO ALCUNE PAGINE DALLA MEMORIA DIFENSIVA
Nel giugno 2011 due avvocati parmigiani depositano un esposto in Procura per un presunto abuso edilizio consumatosi con la costruzione dell’Inceneritore. La Giunta Vignali chiede la sospensione dei lavori di costruzione e deposita una memoria difensiva che rafforza la tesi dell’esposto, ma a gennaio 2012 il Tar rigetta le accuse avanzate. Otto mesi dopo la Procura di Parma denuncia una sospetta scomparsa di quattro pagine dalla memoria difensiva depositata al Tar: in quelle pagine, secondo la Procura, si metteva in discussione proprio la gara d’appalto.

Ottobre 2012 – AVVISO ESPLORATIVO PER TRATTAMENTO A FREDDO DEI RIFIUTI
Parallelamente al lavoro della Procura, continua l’impegno dell’Amministrazione: la Giunta Pizzarotti lancia un avviso esplorativo per una Manifestazione di Interesse destinato alla Fabbrica dei Materiali sul modello attuato dalla Provincia di Reggio. Si tratta di un sistema Meccanico Biologico di rifiuti che riduce al minimo lo smaltimento, massimizzando il recupero del materiale.

Ottobre 2012 – COMMISSIONE COLLAUDO INCENERITORE: AL COMUNE NEGATA POSSIBILITA’ DI INSERIRE UN SUO MEMBRO
La Commissione Collaudo è un organo atto a controllare in corso d’opera le prescrizioni ambientali del Paip (Polo Ambientale Integrato, di cui ne è parte l’Inceneritore). I membri sono nominati dalla Provincia e da Iren. La Giunta propone di inserire un membro nominato dal Comune. La Provincia rifiuta la proposta.

Novembre 2012 – PARTE LA RACCOLTA PORTA A PORTA NEL CENTRO STORICO
Vengono rimossi i cassonetti ed introdotta la raccolta dell’organico e grazie alla collaborazione dei cittadini in poche settimane vengono raggiunti obiettivi di eccellenza per la diminuzione del rifiuto residuo da inviare a smaltimento. Da una percentuale inferiore al 50% si raggiunge il 70% dopo sole 3 settimane dall’avvio.
Fondamentale è stata l’opera di comunicazione attraverso un punto informativo istituito in zona centrale: più di 1700 sono stati gli accessi da fine ottobre 2012 ad oggi.

Gennaio 2013 – DIMISSIONI DELL’ATTUALE VERTICE IREN
L’inchiesta Public Money porta alle dimissioni del Vice Presidente di Iren e del Presidente di Iren Emilia, permettendo al Comune di nominare Lorenzo Bagnacani - esperto in energie rinnovabili – e di indicare Raphael Rossi - esperto in raccolte differenziate - ai vertici della società, in rappresentanza degli interessi dei cittadini.

Febbraio 2013 – SI DIMETTE UN MEMBRO DEL COMITATO TECNICO AMMINISTRATIVO
Tramite una lettera diventata di dominio pubblico, un membro del Comitato Tecnico Amministrativo relativo all’impianto Paip si dimette dall’incarico. Tra le motivazioni addotte vi è anche la fretta di accendere l’Inceneritore: “L’impianto è pronto, ma per disattenzione le prescrizioni non sono rispettate e non può partire a meno di deroghe”.  

mercoledì 6 marzo 2013

Cta, urge chiarezza


Alifraco spieghi alla città la verità sul forno

Le dimissioni di Trancossi dal Cta (Comitato Tecnico Amministrativo) dell'inceneritore non sono clamorose come gesto, ma proprio per il contenuto della sua lettera.
L'ingegnere, rappresentante del comune di Colorno, denuncia la mancata adesione, da parte del costruttore, alle prescrizioni deliberate dalla Provincia nel 2008, elencando punto per punto quali sono i punti non rispettati.



La gravità della denuncia sta proprio qui.
Un organo specificatamente dedicato al controllo delle prescrizioni non lo fa.
All'interno dell'iter vi è come di legge un responsabile unico del procedimento.
Stiamo parlando del dirigente provinciale Gabriele Alifraco, che guida il settore ambiente.
E' da lui che ci aspettiamo una parola chiarificatrice su quanto sta accadendo.
La richiesta di trasparenza sugli atti dell'inceneritore che la città pretende a gran voce tocca anche e soprattutto la procedura di autorizzazione che segue il cantiere dal suo esordio.
Per capire se il Cta abbia provveduto a compiere il suo dovere di controllo.
Dalla lettera di dimissioni di Trancossi sembra invece trasparire che alla verifica puntuale degli adempimenti sia stato anteposta la fretta del gestore (e della Provincia) di arrivare alla fine del cantiere senza troppa attenzione ai dettagli e senza una dovuta verifica delle prescrizioni a cui Iren è stato sottoposto con la delibera di Aia.
A che cosa servono le prescrizioni se oggi scopriamo che l'inceneritore prosegue nella sua corsa senza che le stesse siano state rispettate?
Che inceneritore stanno costruendo ad Ugozzolo?
Coma sarà possibile una verifica puntuale dell'impianto se è stata lasciata libertà di azione al gestore?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

La lettera di dimissioni



Rubbiano, l'autorizzazione fantasma


Lo scorso 18 dicembre la Provincia di Parma, come ente responsabile, ha confermato la chiusura positiva dell’iter autorizzativo per il rinnovo dell'Aia, riguardante il coincenerimento di rifiuti speciali pericolosi di Laterlite, a Rubbiano.



Il provvedimento ha ottenuto il via libera in sole tre sole sedute della conferenza dei servizi, suscitando stupore per la celerità davvero sorprendente con la quale viene nuovamente rilasciata un’autorizzazione molto discussa e contestata.
Sono passati tre mesi e dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) non vi è traccia.
Il rinnovo, come detto, è avvenuto a tappe forzate, ma per il momento nessuno vedere il documento.
Le linee guida di una nuova autorizzazione devono tendere ad un miglioramento complessivo degli standard ambientali.
Per questo il comitato Rubbiano per la vita chiede che si renda pubblica l’Aia.
Vorremmo verificare quali sono le misure adottate per ridurre sensibilmente le emissioni in atmosfera, passaggio obbligato per alleggerire l’impatto ambientale, in aderenza con la direttiva vigente.
I temi dell’informazione e della trasparenza sono importanti.
Non è stato possibile partecipare come comitato alla conferenza dei servizi, rimasta off-limits per i cittadini.
Contiamo quindi che a breve ci sia la convocazione del rinnovato Osservatorio Ambientale, per approfondire con gli enti preposti le motivazioni che hanno portato al rinnovo e le novità introdotte ai fini del miglioramento degli impatti.
Ci pare del tutto evidente che consideriamo scontata la consegna del documento di AIA in tempi brevi: non è pensabile che ci voglia più tempo per distribuire un documento che per approvarlo.

Comitato Rubbiano per la Vita

martedì 5 marzo 2013

Inceneritore Citterio: le parole di amministratori, Arpa e di Citterio stessa


Durante l'ultima assemblea pubblica organizzata dal sindaco di Felino al teatro comunale, il dott. Torti, architetto comunale, ha fatto il punto della situazione della vicenda Citterio e del progetto di costruzione di una centrale a biomassa di grassi animali.
Riassumendo l'iter autorizzativo, è emerso che la Regione Emilia Romagna ha consentito l'uso del grasso come combustibile cogenerativo solo dopo averlo negato per ben due volte nelle due precedenti conferenze dei servizi. E' stato sottolineato che il ministero dell'ambiente, pur sollecitato espressamente a farlo, non ha mai preso posizione sull'utizzabilità del grasso quale combustibile. Infine mentre la Regione Lombardia elargiva autorizzazioni, la provincia di Bergamo non autorizza tutt'ora a bruciare grasso.



Non si è mai visto un iter autorizzativo di una centrale a biomassa che durasse poco più di 4 mesi tra la domanda e l'autorizzazione. La corsa ad autorizzare è frutto della minaccia di Citterio di delocalizzare e di licenziare e di azioni legali contro le amministrazioni se avesse perso i finanziamenti europei che scadevano il 31 dicembre scorso.
Quello di Citterio è il primo impianto autorizzato in Emilia Romagna, per di più in una zona a vocazione agroalimentare di qualità : parmigiano e prosciutto di Parma.
L'impianto più grande di cogenerazione a grasso animale esistente è sito a Pegognaga, Mantova, da 4,6 MWe, dentro un macello interregionale, progetto che Legambiente, pare quasi incredibile, ha premiato come esempio di innovazione.
Il direttore di Arpa De Munari, autorizzando l'impianto e le sue emissioni perché nominalmente nei range normativi della Regione, ha affermato di ritenere insensato accrescere il numero di centrali a biomassa in una zona “rossa” come quella in esame, una zona ad alto inquinamento di NOx e di polveri, con la conseguenza di aggiungere altri inquinanti a quelli già esistenti.
Di fatto, la sua, è stata un'ammissione di impotenza a fronte delle decisioni politiche degli amministratori.
L'ing. Capponi di Termoindustriale, la ditta fornitrice del cogeneratore a Citterio, nel motivare che le emissioni rientrerebbero tranquillamente all'interno dei range dettati dalle normative Regionali, ha affermato che l'impianto di depurazione atto a garantire la cosa consisterebbe di un reattore catalitico selettivo e di due catalizzatori ossidanti,uno a monte ed uno a valle dello stesso.
La cosa non corrisponde assolutamente a ciò che è scritto nella relazione tecnica della domanda di aggiornamento dell'autorizzazione, pagine 11 e 17, dove si accenna ad un solo catalizzatore ossidativo a valle del reattore catalitico selettivo.
Lo stesso Capponi, interrogato dal segretario di Slow-Food Parma sull'evidente contraddizione tra quanto scritto e quanto detto in pubblico, è stato costretto ad ammettere di aver mentito. Di aver esagerato le componenti del depuratore per far buona impressione sulla gente.
Lo stesso ing. Capponi, poi, nell'assemblea pubblica ha ammesso che la
presenza di cloruro di sodio (la normale salatura del prosciutto) è pericolosa.
Potrebbe essere un ingrediente per la formazione di diossine dalla combustione
del grasso. Ma naturalmente,dice lui, la cosa non si verifica per la perfetta
purificazione del grasso e per la straordinaria depurazione.
Ma chi si fida più delle sua affermazioni?
A questo punto, ci si chiede addirittura se dalla stessa cuocitura del SOA a 135° in presenza di fumi di cloro non si creino diossine all'interno dello stesso impianto di Rendering. Non a caso tutti gli effluvi dell'impianto vengono inviati in forzata ad un postcombustore esterno.
Ma il postcombustore, che arriva a temperature di 950° è sufficiente ad eliminare le diossine? Quando sappiamo che la loro temperatura di eliminazione nei termovalorizzatori è compresa tra i 900° e i 1200°.
Noi sappiamo dalla pubblicistica scientifica che con gli oli vegetali ed animali la viscosità influisce sulla capacità di nebulizzare il combustibile dentro il motore e che il punto di accensione è molto più alto : 300° contro i 50° del gasolio, contribuendo a determinare temperature molto elevate in camera di scoppio.
Da qui derivano i processi di polimerizzazione spontanea che agiscono sull'olio animale ad alte temperature e che, in presenza di ossigeno, danno luogo a depositi carboniosi agli iniettori ed alle valvole.
Sappiamo che conviene trattare i gas di scarico a monte dell'SCR con un catalizzatore ossidativo in modo da mantenere la temperatura dei gas in arrivo a livelli ideali (300 °C).
A valle del sistema SCR, poi, sarebbe necessario un catalizzatore antiparticolato a base di carburo di silicio, il solo in grado di trattenere le polveri sottili.
Questi accorgimenti depurativi non compaiono nella relazione tecnica.
Non c'è da meravigliarsene dato l'intento meramente speculativo della Citterio.
Noi stimiamo che le emissioni dei due camini, quello del cogeneratore e quello dell'impianto di Rendering, che sommate assieme ammontano a più di 60 milioni di Nm3 all'anno, porteranno ad un grave inquinamento della bassa valle del Baganza, già definita zona rossa nella carta stilata dalla Regione.
Temiamo che l'intento speculativo di Citterio, se non fermato subito, sarà seguito da altri compromettendo gravemente l'ambiente in cui viene prodotto il prosciutto stesso.
Il Consorzio del prosciutto di Parma dovrebbe essere grandemente preoccupato della propria immagine in conseguenza del grave inquinamento ambientale delle zone di produzione causato dell'intento speculativo della Citterio.
E dovrebbe esprimersi in modo netto, togliendosi dall'impasse e dal silenzio che rischia di diventare un colpevole non dire.

Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma
5 marzo 2012

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PRECISAZIONE DI SLOW FOOD PARMA


In riferimento all'articolo pubblicato su Rete Ambiente Parma dal titolo
Inceneritore Citterio: le parole di amministratori, Arpa e di Citterio stessa”
e nel quale si fa riferimento ad un “interrogatorio” intercorso fra il sottoscritto Fabio Cavalli segretario di Slow Food Parma e l'ing. Capponi della ditta Termoindustriale srl sono a precisare e chiarire quanto segue:
In seguito al comunicato emesso da Slow Food Parma (dopo l'assemblea pubblica del 13 febbraio a Felino), siamo stati contattati dalla ditta Termoindustriale srl la quale dichiaratasi vicina alle tematiche di Slow Food gradiva incontrarci per parlare dell'impatto ambientale inerente il loro impianto. Non essendo (Fabio e Antonella Ferrari) preparati tecnicamente abbiamo espresso l'intenzione di chiamare Giuliano Serioli di Rete Ambiente Parma, ma non essendo conosciuto come esperto e/o membro del comitato ci è stato ribadito che l'invito era preferibilmente rivolto all'associazione Slow Food Parma.
Oltre all'ing Capponi era presente l'ing. Chiara Mastretta, i quali hanno ribadito la loro piena disponibilità ad incontrare il comitato No co-generatore con la presenza di loro esperti per approfondirne i dettagli tecnici.
Smentisco che l'ing. Capponi e/o l'ing. Chiara Mastretta abbiano detto di aver mentito e/o esagerato per fare buona impressione sulla gente, hanno invece spiegato che ci possono essere scelte tecniche che prevedano un catalizzatore a monte e/o a valle, in questo caso la migliore possibile è stata quella di un dispositivo a valle tipo SCR con iniezione di urea per abbattere gli ossidi di azoto e successivamente un catalizzatore ossidante per i monossidi di carbonio.
Per evitare di creare ulteriore confusione tra quanto detto e quanto capito rinnovo l'invito di Termoindustriale ad un incontro tra esperti, al quale parteciperemo volentieri ed eviteremo di dover parlare per interposta persona.
Sul tema della sicurezza e del rispetto dei livelli emissivi l'incontro con gli ing. della Termoindustriale ci ha tranquillizzato molto di più rispetto agli interventi di Arpa e Usl all'assemblea pubblica, nonostante ci sia stato confermato che la combustione di un olio animale rispetto al metano peggiori la qualità dell'aria. Ci è stato spiegato che considerando le opere di compensazione, l'attuale gestione del rifiuto aziendale ed i combustibili fossili risparmiati, il bilancio finale è da considerare migliorativo e che Citterio ha investito parecchio per migliorare i limiti imposti dalla legge.
Non abbiamo motivo per dubitare quanto illustratoci.
Non ci occupiamo di specifici impianti, ma di un più generale “modello di consumo” che metta al centro il Cibo e l'ambiente in cui viene prodotto. La nostra idea di “Slow” Food Valley è quanto confermiamo nel comunicato emesso dopo l'assemblea pubblica e messo on line sul nostro blogwww.slowfoodparma.blogspot.com e riportato qui di seguito.
Cogenerazione a grassi animali nella Food Valley
“ La nostra associazione da sempre mette il cibo al centro della propria visione, in stretta relazione con le tematiche ambientali, sociali ed economiche.
Il nostro primo slogan è stato “il cibo buono pulito e giusto”.
Oggi il cibo è diventato un oggetto di consumo che deve costare talmente poco da permettere di essere sprecato.
Troppo spesso dimentichiamo che è un alimento.
E per la nostra salute, per l'ambiente e per il futuro dei nostri bimbi, è fondamentale che sia sano e pulito. E non deve produrre rifiuti.
La situazione del nostro territorio mostra chiaramente come non possiamo più accontentarci di non incrementare il carico inquinante con impianti a saldo zero, ma occorra lavorare tutti assieme per alleggerire questo carico inquinante e la nostra impronta ecologica.
Occorre lavorare per rinsaldare il legame fra consumatori, agricoltura locale, prodotti tipici, territorio e turismo, a partire dalla filiera della mangimistica fino ad arrivare alla tutela dell'ambiente e del paesaggio.
Guardiamo con ottimismo a questa crisi, che sta rendendo più che evidente che non può esserci una crescita infinita in un pianeta finito (ad oggi l'unico a nostra disposizione). Guardiamo con ottimismo perché siamo convinti che l'unica ricetta per uscirne non sia più crescita ma più sviluppo.
E sviluppo per noi significa sovranità alimentare, significa strategia rifiuti zero, qualità della vita e diritto al piacere, significa porre le basi per tornare a parlare di DAC il marchio Regionale di Denominazione d'Ambiente Controllata.
Confidiamo nelle istituzioni e nei controlli, ma la nostra idea di “Slow” Food Valley è contraria all'incenerimento diretto, che siano rifiuti, biomasse o scarti di lavorazione.
La nostra idea di “Slow” Food Valley si rivolge alla prossima generazione cercando di tramandare i nostri saperi contadini, le nostre tradizioni, i nostri prodotti tipici ed il piacere per il mondo del cibo.
Sarebbe un peccato tramandarne solo la memoria, anche se a norma di legge. “
Fabio, segretario Slow Food PR
Antonella, fiduciaria Slow Food PR
La condotta di PR utilizza toner rigenerati e carta 80% riciclata TCF e certificata FSC
Slow Food Condotta di Parma