sabato 3 dicembre 2011

Vero o Moniter?

Il 2 dicembre a Bologna sono stati presentati i risultati di uno studio commissionato da regione Emilia-Romagna e ARPA sui possibili effetti sulla salute umana degli inceneritori di rifiuti.
Nella nostra regione sono attivi 8 inceneritori, uno è in costruzione a Parma, mentre a Modena si intende raddoppiare la capacità dell'impianto in attività.
Uno studio così delicato merita, o meglio pretende, che ci sia la massima trasparenza e chiarezza.



E' particolarmente importante capire quasi siano i possibili pericoli per la salute delle popolazioni che abitano nei pressi di questi impianti, definiti per legge industrie insalubri di classe prima.
Alla conferenza stampa invece è successo qualcosa di molto preoccupante.
La Giunta regionale ha emesso un comunicato stampa, rassicurando ampiamente sui risultati dello studio ed escludendo “aumenti di rischio per patologie tumorali , mortalità generale e salute dei neonati”.
Parole che sembravano sgombrare ogni dubbio e spianare la strada agli inceneritori e a chi questi impianti li sostiene da tempo, presentandoli come necessari e senza effetti tangibili sulla salute umana.
Un comunicato stampa dunque rassicurante.
Peccato che lo stesso sia stato immediatamente smentito dal professor Umberto Terracini, padre dell’epidemiologia italiana e Presidente del Comitato Scientifico del progetto Moniter, che è intervenuto alla fine del convegno dichiarando testualmente: “Parlo a nome del comitato scientifico di Moniter, se il comunicato stampa della Giunta dice quello che ha affermato Crosignani chiedo che venga immediatamente ritirato”
Un ente pubblico che viene sconfessato da uno scienziato.
Quando un’istituzione composta da rappresentanti dei cittadini non fa chiarezza su una materia così delicata i cittadini devono cominciare a preoccuparsi.
Di chi ci dobbiamo fidare se non di chi sono stati delegati a rappresentare ed a tutelare i nostri interessi?
Moniter presenta dati preoccupanti e da approfondire.
Il rappresentante dell'Oms Marco Martucci ha invitato ad applicare il principio di precauzione sottolineando che “vista la già cospicua presenza di inceneritori in questa Regione sarebbe il caso di non vederne di più” .
Gli interventi di Terracini, Crosignani e Martucci si sono distinti per chiarezza. Non dobbiamo incrementare la presenza di inceneritori nella nostra regione. Il principio di precauzione lo suggerisce. Anche i dati scientifici mostrano che dove insistono gli impianti aumentano i problemi sanitari, come i parti pre termine e gli aborti spontanei.
C'è di che far accapponare la pelle.
Eppure, c'è chi vuole coscientemente mantenere il silenzio, rassicurare e sminuire.
Noi invece abbiamo paura.

Per sapere com'è andata: http://www.youtube.com/watch?v=czyXFiCpTso

p.s. Nonostante le dichiarazioni di Terracini sul sito di Moniter si continua a dichiarare il contrario.
http://www.regione.emilia-romagna.it/notizie/attualita/Inceneritori-presentati-i-risultati-di-Moniter

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 3 dicembre 2011

-4 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+551 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 155 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

venerdì 2 dicembre 2011

Chiuso l'inceneritore di Pisa

Ancora diossina dall'inceneritore di Ospedaletto, dove è stata chiusa anche la linea 1.
L’impianto ora è fermo. I valori di emissioni di diossina fuori norma sono stati riscontrati anche sulla linea che era rimasta attiva, dopo la chiusura della Linea 2 per la stessa ragione.
L'impianto resterà fermo per lavori di manutenzione straordinaria e verifica di tutti i processi di combustione, nel frattempo i rifiuti saranno portati alla discarica di Legoli.



Che la situazione all'interno dell'inceneritore di Ospedaletto fosse molto complessa lo si era capito il 2 novembre, quando la Geofor, gestore dell'impianto, in accordo con Provincia e Arpat aveva deciso di spegnere la linea 2 a causa dell'emissione di diossina sopra i valori previsti dalla legge.
In quella circostanza si era affermato che tutto era nella norma per la linea 1 che, al contrario, poteva continuare a funzionare regolarmente.
Invece è giunta la conferma che il lavoro all'interno dell'impianto non poteva più proseguire neppure lungo la linea 1: fermo totale dell'impianto.
I rifiuti destinati a Ospedaletto verranno ora trasferiti alla discarica di Peccioli, procedura che varrà per tutta la durata della chiusura dell'inceneritore, quindi circa 5.000 tonnellate di Rsu.
Ad annunciare questa decisione è la stessa Geofor: “La verifica interna dei dati relativi alle emissioni dell'impianto di termovalorizzazione di Ospedaletto - si legge in una nota - hanno segnalato un disallineamento parziale, seppur limitato, rispetto alla norma. Per senso di responsabilità e seguendo come sempre il criterio del massimo scrupolo nel rispetto della salute dell'ambiente, dei cittadini e dei lavoratori impiegati, d'accordo con le competenti autorità, abbiamo deciso di chiudere anche la linea uno dell'impianto. Avevamo già chiuso in questi giorni la linea due per gli stessi motivi”.
L'impianto è così arrestato totalmente e saranno anticipati i lavori di manutenzione straordinaria già previsti, quali il rinnovo dei filtri a manica e una prima revisione dell'impianto per monitorare tutte le fasi del processo di combustione, compreso un aumento dei carboni attivi per il contenimento delle emissioni.
“I tecnici sono al lavoro per capire le ragioni di questa discontinuità dei dati - conclude il presidente Paolo Marconcini - anche rispetto all'andamento storico del termovalorizzazione entro i limiti della norme di legge. Si sta ponendo attenzione anche alla mutata composizione del rifiuto in arrivo in seguito all'aumento consistente della raccolta differenziata. Arrivano infatti ad Ospedaletto rifiuti sempre meno umidi e più "secchi" con diversa capacità comburente. Tale fenomeno si sta registrando in diversi altri impianti del Paese e presuppongono probabilmente la modifica dei criteri di gestione. L'impianto riaprirà una volta effettuate tutte le verifiche e svolti i necessari controlli da parte delle autorità e sarà seguito da un piano di monitoraggio condiviso con gli enti stessi”.
Naturalmente sono tante le domande che sorgono per quanto sta avvenendo; come mai a distanza di soli 5 giorni si è deciso di chiudere repentinamente una linea reputata nella norma, decidendo di tenere fermo tutto l'impianto fino a quando non saranno fatti i lavori reputati come necessari?
A dare una prima risposta a questa domanda è l'assessore provinciale all'Ambiente Valter Picchi: “Abbiamo deciso tutti insieme di chiudere, visto che persistevano problemi di sforamento nei livelli di diossina. Sull'inceneritore di Ospedaletto - aggiunge - occorre un lavoro di manutenzione straordinaria, inutile procedere con ritocchi che magari durano qualche mese e poi ritrovarsi con i medesimi problemi”.
Secondo Picchi “potrebbe volerci almeno un mese” per i lavori di ripristino, lavori che definisce “straordinari e sostanziali, e che non si devono limitare al monitoraggio”.
Per quanto riguarda invece il futuro del termovalorizzatore - è prevista nei prossimi anni un'operazione di revamping, ovvero una ristrutturazione massiccia che costerà circa 16 milioni di euro - dopo questi episodi, non è affatto messa in dubbio l'opportunità di procedere viste le condizioni dell'impianto.
Per Picchi è probabile anzi che “l'azienda decida di accelerare in questa direzione, anche se ci sono ancora da fare i progetti e si richiederebbero in questo caso tempi più lunghi”.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 2 dicembre 2011

-5 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+550 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 156 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

giovedì 1 dicembre 2011

San Bartolomeo X

Benvenuti signori nella città dello spreco, mettetevi comodi.
Iniziamo il nostro tour dal centro città, nei pressi del mercato bisettimanale che si svolge in piazzale San Bartolomeo.
Siamo verso la fine della kermesse però.
Alla vostra destra 3 cassonetti pieni di materiali di qualità, che potrebbero essere recuperati, ma che con accuratezza saranno bruciati o gettati in discarica.



Vi sembra una cosa strana?
Voi vorreste capire come mai plastica, carta, cartone, legno, vetro, lattine, organico, vengono schiacciati tutti insieme per creare un meraviglioso agglomerato puzzolente?
Voi vorreste capire come mai dopo “n” segnalazioni con relative foto, articoli, lettere ai vigili urbani, al gestore, ai media, ai cittadini, alle amministrazioni, nulla ancora si muove e tutto prosegue come il primo giorno?
Voi vorreste capire come mai ad ogni mercato, ed ogni giorno è mercato in qualche quartiere della città, i cittadini perdono i denari che non arriveranno al comune dal consorzio Conai a causa del mancato recupero di queste materie?
Voi vorreste capire come mai agli stessi cittadini verrà fatto pagare questo inutile smaltimento di materia che potrebbe facilmente invece essere fonte di guadagno e di entrate nelle casse comunali?
Quante cosa volete sapere.
La spiegazione in effetti non c'è.
Come non c'è spiegazione sul fatto che nel 2011, ormai quasi 12, il centro città vede ancora la mancanza della raccolta differenziata dell'umido nelle case dei cittadini, i quali sono costretti a buttare tutto nel cassonetto stradale, secco con umido, creando una micidiale miscela che non sarà mai risolta in modo positivo, per le casse e per i polmoni degli stessi cittadini.
Eppure una risposta, volendo, la si trova.
Il nostro viaggio termina aldilà dell'autostrada.
Qui sta sorgendo il Monumento allo spreco, un grande calderone dove bruciare tutto quello che abbiamo visto in città, distruggendo materia liberando, le scorie verso il cielo.
Avanti così Umanità, sempre più in fretta verso il disastro definitivo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 1 dicembre 2011

-6 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+549 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 157 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

In attesa del 7 dicembre

Lo scorso 24 novembre il nuovo Commissario straordinario Mario Ciclosi ci ha tempestivamente ricevuto dopo aver letto il nostro “messaggio speciale”.



Abbiamo così potuto esporre i tanti problemi connessi all’inceneritore in corso di costruzione. Come prevedibile, il Commissario, provenendo da un altro territorio con problematiche diverse, ci è parso alquanto disorientato, ma desideroso di sentire tutte le parti in causa.
Su un punto ha convenuto pienamente: sull’opportunità di attendere le decisioni del TAR senza interferenze, nel rispetto del principio di trasparenza ed al fine di fare chiarezza in merito ad un aspetto urbanistico essenziale.
Fra 6 giorni il Tar si pronuncerà nel merito della vicenda del presunto mancato titolo edilizio del cantiere dell'inceneritore di Iren.
Attendiamo con interesse; non conosciamo la difesa del Comune, ma da parte nostra sappiamo che non dovrebbero esserci molti dubbi sull’esito del giudizio.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 1 dicembre 2011

-9 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+549 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 157 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

mercoledì 30 novembre 2011

Medici per l'Ambiente, è allarme smog

Nei giorni scorsi avevamo già segnalato il costante sforamento delle polveri sottili (PM10) oltre i limiti di legge nell’aria che si respira a Parma.
Senza intervento alcuno siamo arrivati a concentrazioni record per quantità e durata.



Più di 10 giorni oltre i 50 micrgr/m3 sono quanto di più nocivo si possa immaginare per la salute umana, specialmente dei più piccoli e delle persone con problemi di salute.
La decisione del comune di Parma di impedire la circolazione del traffico solo all’interno dei viali di circonvallazione interna (di fatto il centro storico, già di per sé con traffico regolamentato), a nostro giudizio sembra una medicina decisamente blanda, come curare una polmonite con solo delle vitamine.
Crediamo sia opportuno sperimentare una giornata di blocco totale del traffico che parta dalle tangenziali, obbligando all'uso dei servizi pubblici (potenziati per l'occasione), in particolare per chi si trasferisce in città dalla periferia e dai paesi satelliti.
Consci che anche questa misura possa essere di modesto ausilio nel riportare la situazione sotto controllo, suggeriamo di convocare un tavolo tecnico regionale o inter-regionale.
In queste sedi si possono assumere decisioni omogenee e condivise, azioni strutturali non solo per governare l’emergenza del problema, ma per tentare di migliorare la qualità dell’aria in modo organico su tutto il territorio della pianura padana.

Manrico Guerra
Referente Medici per l’Ambiente Sezione di Parma
ISDE Italia

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 30 novembre 2011

-7 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+548 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 158 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

martedì 29 novembre 2011

I tanti piccoli inceneritori della nostra montagna

abbattere, abbattere, abbattere

Dalla stampa abbiamo appreso che la Regione ha stanziato 1.250.000 euro per cofinanziare l'installazione di altre centrali termiche a biomassa nella nostra provincia: a Berceto, Calestano, Neviano, Sala Baganza e alla Fattoria di Vigheffio.
Una centrale alimentata a cippato, che produce elettricità, è considerata un pessimo impianto, perché è inquinante, di basso rendimento (circa il 15-18%) e quindi antieconomica: per produrre la stessa elettricità il rapporto è di 5 a 1 in favore del metano.



Ma è inquinante anche una centrale termica. La combustione del legno, oltre ad emettere monossido di carbonio, ossidi di azoto e ossidi di metalli pesanti, con cellulosa e lignina con cloro volatile viene emessa anche diossina.
Tante centrali termiche sotto il megawatt, costruite per riscaldare fabbricati pubblici, stanno diventando tanti piccoli inceneritori sparsi nei nostri comuni montani.
Quelle finora esistenti nella nostra provincia sono 4: quella di Monchio da 928 Kw, quella dell'ospedale di Borgotaro da 700 Kw, quella della fattoria sperimentale Stuard da 100 Kw e le due centrali di Palanzano da 350 Kw che hanno smesso di bruciare cippato per la cattiva combustione e il problema delle ceneri e sono ora alimentate a pellet
Il legno contiene acqua. Quest'acqua deve essere fatta evaporare, sennò il legno non brucia.
Questo processo di essiccazione richiede energia termica. Maggiore è il contenuto idrico del legno, maggiore l'umidità della massa di cippato, maggiore l'energia assorbita per essiccarlo e meno energia alla fine si produce.

Bruciando cippato umido, la temperatura di combustione e l'efficienza si abbassano e la combustione è incompleta, facendo crescere le emissioni nocive.
Il contenuto di umidità di un combustibile ha un considerevole effetto sul suo potere calorifico: quanto più è alto il contenuto idrico, tanta più energia viene consumata per far evaporare l’acqua durante la combustione.
Questo fatto influenza anche la capacità della caldaia di raggiungere il pieno carico, toccando sia l’efficienza della combustione che le emissioni gassose. Ogni contratto di fornitura del combustibile dovrebbe specificare il contenuto di umidità del materiale consegnato. Diverse caldaie hanno limiti diversi nell’umidità massima tollerabile nel combustibile, che dipende principalmente dal tipo di griglia utilizzata. Le caldaie più grandi, con griglia mobile, possono accettare combustibile umido, spesso con un contenuto idrico fino al 60- 65%. All’opposto, le caldaie al di sotto dei 100 kW, dotate di griglia fissa, lavorano meglio con combustibile molto asciutto, con tenore idrico compreso tra il 20 e il 30%.
Il legname appena abbattuto ha un contenuto di umidità che varia tra il 40 e il 60%, e può essere bruciato soltanto con griglie mobili.
Da un grafico di uno studio della regione Piemonte si evince che bruciando cippato con contenuto idrico del 25% il suo potere calorifico è di 3000 Kcal/Kg, mentre bruciando cippato con umidità al 50% il suo contenuto in calore diminuisce a 2000 Kcal/Kg.
Quindi raddoppiando il tenore di umidità del cippato cresce del 50% il consumo dello stesso per produrre la stessa quantità di calore. Una caldaia da 500Kw di potenza, a griglia fissa, deve bruciare solo cippato con umidità sotto il 25% e consuma mediamente 3000 q. annui.
Una caldaia da 1 Mw a griglia mobile, come quella di Monchio, consuma 3000 q. lavorando al 30% della potenza, cioè consuma due volte tanto rispetto a quella da 500 Kw.
Dallo stesso studio si ricava che, posto 5 mg/m3 il valore di polveri emesse da una centrale a gpl, l'emissione di polveri di una centrale termica a cippato con umidità del 50% è di 60 mg/m3.
Ma la normativa italiana prevede un limite massimo di emissione di polveri di 30mg/m3!
Qui siamo addirittura al doppio. Il monossido da 50 mg/m3 di emissione col gpl sale a 500 mg/m3 per la centrale a cippato, ben dieci volte tanto.
Le centrale termica di Monchio ha 928 Kw di potenza, ma viene utilizzata al minimo, il 30%, perché deve scaldare poche utenze. E' una centrale a griglia mobile e può bruciare cippato fresco, fino al 60% di umidità da cippatura di rami, cimali e foglie, caratteristica del taglio meccanizzato a pianta intera.
In tal modo però il suo rendimento si abbassa ed occorre più materiale per produrre lo stesso calore. Inoltre, oltre ai sopraddetti elevati valori di emissioni nocive, la produzione di ceneri diventa molto alta: circa il 7/8%, con notevoli problemi di smaltimento. (il 7% di 3000 q. di cippato bruciato sono 200 q. di ceneri annue).
Il rendimento dichiarato è dell'85%, quello effettivo in tali condizioni è del 60%.
Facile anche che si producano scorie di fusione ed una elevata presenza di ceneri volatili.
I piccoli borghi di alta montagna sono semiabbandonati, soprattutto d'inverno. Non a caso si sta già progettando di creare delle Unioni di comuni per risparmiare unificando i servizi di amministrazione, di anagrafe, contabilità.
Perché allora spendere cifre dell'ordine del milione di euro per centrali e strutture di teleriscaldamento cui fatalmente si allacceranno in pochissimi, visto che la maggioranza delle case sono vuote per gran parte dell'anno?
Molto meglio che tutti i finanziamenti e gli incentivi derivabili dai parchi fotovoltaici ed altro siano spesi per la ristrutturazione dei paesi al fine del risparmio energetico e della ricezione agroturistica. In tal modo si può creare da subito lavoro nell'edilizia e in seguito nel turismo.
Ma c'è un però.
C'è un dubbio che viene alla mente quando si sente proporre da alcuni amministratori comunali di fare anche un po' di cogenerazione con la centrale. Poca roba, dicono, per non lasciarla inutilizzata. Che quello che era stato buttato fuori dalla porta a Palanzano e Corniglio dai movimenti di protesta della gente, produrre elettricità bruciando legna, ritorni dentro dalla finestra.
Che il progetto di Regione e Provincia sia quello di far passare centrali termiche per poi, a cose fatte, fare anche cogenerazione.
Produrre, cioè, energia elettrica e bruciare molta più legna, diradando boschi interi.
E' la stessa cosa che si era riproposta la Regione Piemonte con l'amministrazione Bresso nel 2008, che dichiarava di voler ricavare il 10% dell'elettricità necessaria dalle biomasse, diradando i boschi col taglio industriale.
Osteggiata a gran voce dal WWF, in Piemonte.
La nostra amministrazione provinciale la scorsa primavera aveva sfornato un documento in cui dichiarava che c'era legna a volontà e che si potevano impiantare decine di centrali termiche nei borghi montani.
Detto fatto. Prima la Regione ha finanziato il progetto di filiera 10 e di filiera 41 per dotare il territorio di strumenti per il taglio industriale dei boschi, ora cofinanzia nuove centrali termiche.
Tutto questo, si badi bene, in presenza di una speculazione sulla legna da ardere nel nostro Appennino che sta sforando ampiamente la sostenibilità e minacciando la rinnovabilità dei boschi.
Gli ettari richiesti al taglio nel 2009 erano stati 1930. Nel 2010 molti amministratori e sindaci parlano di un raddoppio delle richieste e dei tagli stessi, con grave sforamento della sostenibilità e danno per le strade.
Ma a distanza di un anno le amministrazioni non danno alcuna informazione sui dati.
Silenzio assoluto, alla faccia dell'informazione e della trasparenza.
“Ogni burocrazia si adopera per rafforzare la superiorità della sua posizione mantenendo segrete le sue informazioni e le sue intenzioni, cerca di sottrarsi alla visibilità del pubblico, perché questo è
il modo migliore per difendersi dallo scrutinio critico”. (Max Weber)
L'attualità di tale rilievo riferito ai nostri amministratori è palese.

Giuliano Serioli

www.reteambienteparma.org
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Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle

L'inceneritore di Brescia non inquina?

Un falso mito da cancellare

Il neo ministro Clini porta ad esempio di virtù l'inceneritore di Brescia “dove si gestiscono i rifiuti in modo razionale producendo ricchezza”. E ancora afferma: “Si è consolidata troppo spesso fra le popolazioni, una paura che non ha motivazioni tecniche o sanitarie ma nasce da input politici”.


L'aria di Brescia, una cappa di smog perenne

Inquina un inceneritore? Inquina l'impianto di Brescia?
Una domanda importante, che merita una riflessione puntuale, per il bene dei bresciani, ma anche di quei territori che hanno a che fare nel quotidiano con questi impianti.
Una domanda che deve avere risposte scientifiche, sulla base di parametri analitici.
Una valutazione che va svolta con attenzione e rigore, con dati certi, mettendo in luce “tutti” i dati, evitando di “dimenticarsene” alcuni.
Le emissioni dell'inceneritore di Brescia, certificate da ARPA nelle ispezioni relative al 2009 oscillano sino a 0,04 ng/Nm3, quindi molto vicine ai limiti di legge (0,1 ng/Nm3), ma non tengono conto della presenza dei PCB-dioxin like PoliCloroBifenili) di cui si rinvengono tracce nei sistemi di abbattimento.
Dice infatti Arpa: “Si evidenzia la presenza di PCB-dl nelle polveri dei presidi di abbattimento, quest’ultimi possono essere indice di presenza degli stessi nelle emissioni convogliate” (p. 25), come è ovvio che sia. E ancora: “Dovrebbe essere inserita la valutazione analitica dei PCB totali e dei dioxin-like” (p. 104), azione che invece stranamente manca.
Se si moltiplicano questi valori, relativi alle sole diossine, per le emissioni di fumi su base annuale, si ottengono almeno 3-5 g di diossine emesse in atmosfera annualmente, una quantità “importante” per un inquinante che l'Oms annovera tra i più pericolosi al mondo, senza alcuna livello soglia.
Gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) rilevati dalle analisi ARPA oscillano tra 200 e 1000 ng/Nm3, (limite: 10.000 ng/Nm3) corrispondenti a 5 kg/annui emessi.
Le emissioni di ossidi di azoto sono intorno al 70% dei limiti (70-80 mg/Nm3 rispetto a 120 mg/Nm3) e invariati tra 2008 e 2010, nonostante l’azienda abbia dichiarato di avere installato dei catalizzatori di tipo speciale nella zona di post combustione nel corso del 2010. Corrisponde a quasi 600 tonnellate annue di inquinanti emessi in un anno.
Le emissioni di polveri totali, ancorché riferimento poco significativo perché occorrerebbe rapportarsi alla distribuzione delle dimensioni delle stesse, porta a svariate tonnellate annue emesse complessivamente.
Chi è che sa quanto incide l'inceneritore? Nessuno, perché di indagini non ne sono state fatte.
L’Arpa è inadempiente da 13 anni rispetto alle prescrizioni dalla Delibera regionale di autorizzazione dell’inceneritore: “La struttura di controllo dovrà effettuare con periodicità una campagna di rilevamento per la misura delle concentrazioni al suolo - immissioni” . Non una campagna è stata effettuata. Questo fatto è un importante indice per tutti quei territori come Parma, dove l'inceneritore è in fase costruttiva e tutti hanno fiducia nella gestione del post accensione.
L’Assessore comunale all’ecologia Paola Vilardi, in un incontro ufficiale con i Comitati ambientalisti, alla presenza del Dirigente del settore ecologia Pierantonio Capretti, il 5 febbraio 2010, aveva convenuto sull’opportunità di ripetere l’indagine sulle diossine e i microinquinanti nell’aria ambiente, nel dicembre 2010 - gennaio 2011, secondo la metodologia dell’Istituto superiore di sanità, al fine di ottenere dati attendibili per valutare “un eventuale rischio per la popolazione esposta”, aggiungendo ai punti di campionamento delle prime due campagne, altri otto nella zona sud-est di Brescia, quattro in prossimità dell’Alfa Acciai e quattro in prossimità dell’inceneritore Asm-A2A.
Non risulta che questa campagna sia mai stata avviata.
Solo con questa metodologia si potrà pervenire a valutazioni più precise sul “rischio per la popolazione esposta”, come indicato dal Ministero dell’Ambiente in sede di conferenza dei servizi decisoria per il “Sito Caffaro”, il 26 giugno 2009, indicazione rimasta a tutt’oggi disattesa.
Va anche rilevato che l’Arpa di Brescia, in un incontro tenutosi il 18 maggio 2009, in relazione alla vicenda del latte alla diossina, aveva garantito di effettuare un’indagine a tutto campo, sui terreni interessati, compresi quelli (quasi tutti, peraltro) collocati attorno all’inceneritore.
I dati come spesso succede, arrivano con anni di ritardo
Nel corso delle visite ispettive del 2009 ARPA rileva che A2A si è sottratta alla prescrizione formale di rendere “disponibili i dati di monitoraggio in continuo all’ingresso impianto e/o su Internet” (p. 111, documento già citato).
Da pochi mesi sono disponibili dati settimanali, ma solo per i macroinquinanti
Il 18 novembre scorso non è stato possibile scaricare i dati settimanali dal sito istituzionale dell’azienda; il rapporto completo biennale riportato sul sito è relativo al biennio 2006 -2007, quindi relativo al funzionamento di almeno 4 anni fa.
Scandaloso informare i cittadini delle emissioni con 4 anni di ritardo. A che cosa potrà mai servire?
L'aggiornamento tecnologico è una chimera.
Sono state svolte sperimentazioni durate alcuni anni su un sistema DENOX di cui non si è saputo nulla, ma in una trasmissione in diretta l’ex presidente Capra dichiarò esservi problemi tecnici con gli stessi. Ad oggi non è noto se e quale sistema ulteriore sia stato installato per la riduzione degli inquinanti.
Il premio al migliore impianto del mondo, nel 2006, fu consegnato a Brescia.
L’impianto è stato oggetto di messa in mora da parte della Commissione UE in quanto la terza linea è stata realizzata senza Valutazione di Impatto Ambientale e senza coinvolgimento dei portatori di interesse prima delle decisioni dell’autorità competente; la stessa linea era stata autorizzata in regime semplificato come impianto di recupero, pur essendo un impianto di smaltimento.
Come già sottolineato più volte il premio in oggetto è stato fondato su uno studio di cui nessuno ha potuto conoscere i contenuti, e due anni dopo il suo svolgimento il professor Themelis inviò uno scarno file di raffronto, dal quale si evinceva che esso non poteva essere assolutamente l’impianto migliore.
L’ente che ha attribuito il premio è sponsorizzato tra l’altro da aziende che hanno contribuito alla costruzione dell’impianto medesimo.
Quando la verità è completa, le tinte sono nette, e non lasciano ombre di dubbio alcuno.

Massimo Cerani


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 29 novembre 2011

-8 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+547 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 159 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

lunedì 28 novembre 2011

Rifiuti, la Puglia sceglie la via dell'incenerimento

La gestione del ciclo fondata sulla trasformazione dei rifiuti solidi urbani in combustibile da rifiuti. La differenziata è ferma al 18%.
Un'inchiesta di Altreconomia.

La Puglia ha scelto di “investire” sul ciclo dei rifiuti, non per ridurli ma per bruciarli.
Mentre la raccolta differenziata langue sotto il 20 per cento (18,01% il dato medio nel 2011), sono quasi ultimati i lavori per la realizzazione dei 6 impianti che trasformeranno i rifiuti solidi urbani in combustibile da rifiuti (Cdr).



Sono tutti realizzati da Cogeam, società partecipata dal gruppo Marcegaglia, e saranno in grado di trattare quasi 900mila tonnellate di rifiuti, trasformati in circa 400mila tonnellate di Cdr. 

Tra i rifiuti solidi urbani e il combustibile da rifiuti, però, una differenza sostanziale: il Cdr, a differenza dei rifiuti urbani, è un rifiuto speciale, con codice Cer 191210, da “valorizzare” all'interno di un impianto di incenerimento.
In Puglia, però, l'unico inceneritore adatto attivo è a Massafra (in provincia di Taranto), ed è gestito da Appia Energy, gruppo Marcegaglia. Può accogliere un massimo di 25mila tonnellate.
Altre 98mila finiranno nell'inceneritore che Eta spa (sempre gruppo Marcegaglia) sta costruendo nelle campagna tra Manfredonia e Cerignola (Fg), in mezzo ai campi di carciofi, grazie anche ad un contributo pubblico di 15 milioni di euro.
Ma questi due impianti non bastano. Il cantiere del terzo, a Modugno (Ba), è sotto sequestro giudiziario.
Lo smaltimento del Cdr, così, chiama in causa anche i cementifici, nei cui forni -come raccontiamo nel libro Le conseguenze del cemento (Luca Martinelli, Altreconomia, 2011)- il Cdr prende il posto del carbone o del pet-coke.
Questi impianti si trasformano, secondo la definizione di legge, in co-inceneritori. Lo è già quello di Barletta (Bat), gestito da Buzzi Unicem. A Taranto, invece, lo sta diventando l'impianto Cementir (gruppo Caltagirone), che grazie anche a fondi Bei (Banca europea d'investimenti) sta trasformando l'impianto per renderlo in grado di “accogliere” i rifiuti.
Questo “sistema”, frutto di una gestione commissariale iniziata nel 1994, funziona solo se i cittadini pugliesi continuano a produrre rifiuti: per questo siamo stati a Conversano e Mola di Bari, due dei 21 Comuni del bacino BA5. Obbligati, per legge, a conferire a Cogeam almeno 470 tonnellate di rifiuti al giorno. Ogni tonnellata frutterà 125,76 euro a Cogeam, 21,5 milioni di euro all'anno.
Qui i cittadini, il 19 agosto scorso, sono scesi in piazza portando cartelli che dicevano: “Contro l'obbligo di produrre rifiuti”.

Luca Martinelli - Altreconomia
www.altreconomia.it

Per interviste con l'autore, potete contattare: Luca Martinelli - redazione Altreconomia - tel: 02-89.91.98.90 - Cell.: 349-86.86.815

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 28 novembre 2011

-9 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+546 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 160 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

domenica 27 novembre 2011

San Bartolomeo IX

Il campanello di allarme è suonato a vuoto anche ieri, in piazzale San Bartolomeo, ma gli interlocutori soffrono di inguaribile sordità, e l'urlo di scandalo sembra decisamente gettato al vento.
Ogni mercoledì ed ogni sabato di tutte le settimane, ormai da almeno un anno e mezzo, si svolge lo stesso identico teatrino, ma è logico pensare che sia sempre stato così.



Da una parte lo spreco di risorse, materie prime che potrebbero essere recuperate, dall'altra parte le rassicurazioni vuote di “aver intrapreso”, “sollecitato”, “dato indicazioni”, “promosso”, una sequela di buone intenzioni che oggi assomigliano ad una vera e propria presa in giro dei cittadini.
Siamo invitati a fare la raccolta differenziata ma con i nostri occhi vediamo la celebrazione dell', un “metti tutto insieme e fuggi”, naturalmente verso l'inceneritore o la discarica, che abbiamo immortalato a titolo di negativo esempio in piazzale San Bartolomeo.
Ci sentiamo davvero molto delusi da come viene affrontata in città la gestione dei rifiuti.
Con un centro storico ancora mancante della raccolta separata dell'umido e questo sperpero di materiali ad ogni mercato che si svolga in città.
Ci sembra ovvia la strategia adottata.
Il tentativo, contro ogni indicazione legislativa, italiana e comunitaria, di mantenersi un gruzzolo cospicuo di rifiuto indifferenziato per alimentare il forno a venire.
Del resto la morte dell'inceneritore è proprio una raccolta differenziata porta a porta spinta, estesa non solo ai privati cittadini, ma anche alle aziende ed agli eventi come i mercati, dove è molto facile organizzare, se davvero lo si vuole, una raccolta separata dei materiali: organico da una parte, e poi in contenitori indipendenti, legno, plastica e carta-cartone.
Regole elementari ancora oggi disattese, noi ipotizziamo con nascosta soddisfazione, per ottenere alimento per gli impianti che bruciano e macinano quattrini a favore dei gestori.
Questa logica è a totale svantaggio dei contribuenti, cittadini o aziende che siano.
Produce un danno erariale che è presto spiegato.
Produrre maggiore indifferenziato significa incrementare i costi di smaltimento.
Non differenziare questi materiali significa rinunciare agli introiti che il Conai, il consorzio nazionale imballaggi, versa ai comuni in base ai quantitativi di raccolta dei singoli materiali (vetro, plastica, carta...).
Quindi un aumento dei costi a cui si somma un mancato guadagno: dalla stessa condotta un doppio svantaggio per gli enti locali.
Possiamo poi aggiungere altri due elementi non meno importanti.
L'incenerimento ha costi sanitari molto alti, in termini di peggioramento della qualità ambientale conseguente alla emissione in atmosfera di inquinanti molto pericolosi per la salute.
La gestione dei rifiuti finalizzata allo smaltimento è a bassa occupazione: significa che si perdono posti di lavoro che invece la raccolta differenziata garantirebbe (ad 1 occupato nell'incenerimento corrispondono 15 posti di lavoro nella raccolta porta a porta).
Bartolomeo rimane una figura leggendaria che guariva malati e ossessi, forse dovremmo davvero chiedere la grazia a Natanaele, affinché porti un po' di buon senso nel 21° secolo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 27 novembre 2011

-10 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+545 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 161 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

Buon lavoro Commissario Ciclosi

E' iniziata la fatica di Mario Ciclosi, neo sindaco pro tempore della nostra città.
Un lavoro impegnativo, con mille questioni da affrontare, valutare, risolvere.
Siamo convinti che il prefetto Ciclosi saprà destreggiarsi con bravura nelle difficoltà che lo attendono .
Sappiamo che la trasparenza è la sua anima guida in questa esperienza parmigiana a tempo.



Siamo certi che abbia a disposizione una grande squadra, fatta di funzionari capaci e intenti a portare a compimento ogni giorno il bene comune dei cittadini.
Noi conosciamo un progetto che per Parma sarebbe meglio non portare a termine, per lo meno per non peggiorare lo stato di salute del nostro ambiente naturale.
Un camino, che oggi ancora non c'è, ma minaccia già visivamente il nostro orizzonte.
Una questione complessa e spinosa come quella dell'inceneritore , che ha avuto in questi anni non pochi capovolgimenti di fronte, ha bisogno estremo di chiarimento.
Lo chiedono i cittadini, lo chiedono le stesse imprese che operano nell'area limitrofa dove il cantiere insiste nella suo crescere.
Chiarezza, trasparenza, linearità.
Tre aggettivi che fino ad oggi non hanno abitato in quel di Ugozzolo.
Siamo convintissimi che da qualche giorno le cose siano cambiare, anche in Comune.
Lasciamoci cullare in una sensazione di fiducia, in attesa del verdetto del Tar, in attesa degli sviluppi del lavoro della Procura.
C'è tanto bisogno di ritrovare nelle amministrazioni locali interlocutori che facciano il bene dei cittadini, senza cadere nei soliti giochi di Palazzo, dai quali i cittadini sono perennemente esclusi.
Noi ci contiamo, prefetto Ciclosi.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 27 novembre 2011

-10 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+545 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 161 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.