Bruciare
rifiuti nei cementifici.
Un decreto
passato nel silenzio di fine legislatura che desta molte
preoccupazioni
Quanta fretta, ma dove
corrono?
Solo adesso, a Camere
sciolte, ha preso forma l'iter di approvazione dello "Schema di
decreto del Presidente della Repubblica concernente il regolamento
recante disciplina dell'utilizzo di combustibili solidi secondari
(CSS), in parziale sostituzione di combustibili fossili tradizionali,
in cementifici soggetti al regime dell'autorizzazione integrata
ambientale".
Il decreto - come rivela un
articolo pubblicato da Altreconomia.it - ha avuto, il 16 gennaio
scorso, parere favorevole della 13° commissione "Territorio,
ambiente, beni ambientali" del Senato, dopo una fase
“istruttoria” durata appena due giorni lavorativi.
Ciò ha destato la viva
preoccupazione delle associazioni e dei comitati, impegnati per la
tutela del paesaggio, contro la presenza di inceneritori e
co-inceneritori, e per promuovere una gestione sostenibile del
territorio e la strategia “Rifiuti zero”.
Per questo, in vista del
prossimo 11 febbraio 2013, quando lo stesso testo sarà sottoposto
all'attenzione dei membri della commissione Ambiente della Camera,
Associazione "Comuni virtuosi", Slow Food Italia, Campagna
Legge Rifiuti Zero, "Comitato promotore Campagna Difesa Latte
Materno dai Contaminanti Ambientali", Associazione "Verso
rifiuti zero", Zero Waste Italy, Rete nazionale rifiuti zero,
Stop al consumo di territorio, Rete dei comitati pugliesi per i beni
comuni, AriaNova di Pederobba (Tv), Comitato "Lasciateci
respirare" di Monselice (Pd), "E noi?" di Monselice
(Pd), Fumane Futura di Fumane (Vr), Valpolicella 2000 di Marano (Vr),
Circolo ambiente “Ilaria Alpi” di Merone (Co), Associazione
“Gestione Corretta Rifiuti” di Parma, Campagna Pulita, Maniago
(Pn), Movimento No all'Incenerimento di rifiuti, Si al Riciclo, Fanna
(Pn), Ambiente e futuro per rifiuti zero, Comitato per la tutela
ambientale della Conca Eugubina di Gubbio (Pg), Associazione “Mamme
per la salute e l'ambiente” di Venafro (Is) invitano i deputati a
leggere attentamente la “relazione istruttoria” che accompagna il
testo prima di dare parere favorevole.
Non è vero che produciamo
sempre più rifiuti!
Perché quella che
consideriamo l'istituzionalizzazione del processo di co-incenerimento
viene giustificata con la "continua crescita della quantità di
rifiuti [che] costituisce un problema ambientale e territoriale
comune a tutti i paesi industrializzati, ma con connotati più gravi
per l’Italia e, in particolare, per alcune aree del nostro Paese
che fanno ancora ampio ricorso allo smaltimento in discariche, di cui
molte fra l’altro in via di esaurimento". I dati in merito
alla produzione di rifiuti solidi urbani nelle nostre città,
tuttavia, si discostano da questa impostazione. L'Ispra certifica che
nel 2010 il dato complessivo era inferiore a quello del 2006. E il
2012, complice la crisi, ha evidenziato un ulteriore e rilevante
calo, cui ha dato risalto recentemente anche Il Sole 24 Ore.
Rifiuti urbani e rifiuti
speciali insieme: quali controlli?
A preoccuparci è anche la
trasformazione del rifiuto connessa all'applicazione del decreto: "Il
CSS non è composto da rifiuti tal quali, ma è un combustibile
ottenuto dalla separazione, lavorazione e ri-composizione di rifiuti
solidi urbani e speciali non pericolosi". Ciò significa che
rifiuti solidi urbani, per cui vige il principio della gestione e
della "chiusura del ciclo" a livello territoriale, e per i
quali ci stiamo promovendo una legge d'iniziativa popolare “Verso
rifiuti zero”, diventano rifiuti speciali, che possono essere
acquistati e venduti, in tutto il Paese e oltre. Non dimentichiamo
nemmeno, perciò, che il sistema di tracciabilità di questi rifiuti
speciali, Sistri, è ancora un miraggio, un problema evidenziato
anche nella relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul
ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.
Due bei regali ai
cementifici: combustibile gratuito e contributi per lo smaltimento!
Consideriamo, infine, che la
possibilità di trasformare i cementifici in impianti di
co-incenerimento è soltanto una “stampella” offerta
all'industria del cemento, in grave crisi a causa della riduzione di
produzione e consumo, quantificata, dal 2006 al 2012, nel 39,4% dei
volumi, pari a 18,5 milioni di tonnellate.
Valutiamo, però, che questa
situazione debba essere affrontata con Aitec (Associazione Italiana
Tecnico Economica del Cemento) nel corso della prossima legislatura,
per andare verso una progressiva riduzione del numero di impianti
presenti, a partire da quelli che, per localizzazione, presentano
particolari problematiche ambientali (perché siti in luoghi
densamente abitati, come le città capoluogo, o di pregevoli
caratteristiche ambientali, o particolarmente concentrati).
E infine: come mai ci serve
più cemento?
Chiediamo, pertanto, alla
commissione Ambiente della Camera di attendere la prossima
legislatura per affrontare il tema, a partire da un'analisi seria del
fabbisogno di cemento, che potrebbe subire una ulteriore riduzione,
vale la pena ricordarlo, se, come auspichiamo, venisse accelerato
l'iter d'approvazione del ddl promosso dal ministro dell'Agricoltura
Mario Catania in merito al consumo di suolo agricolo.
Contatti e ufficio stampa:
Domenico Finiguerra, Stop al
consumo di territorio, 338 4305130
Valter Musso, Slow Food
Italia, v.musso@slowfood.it, 0172 419615
Comitato Direttivo
Associazione nazionale “Comuni virtuosi”, 348 3963300
Alesssio Ciacci,
associazione “Comuni verso rifiuti zero”, 329 1718456
Francesco Miazzi, Comitato
“Lasciate respirare” di Monselice 349 8353348
ZERO WASTE ITALY, 338
2866215 (Rossano Ercolini)
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
31 gennaio 2013