Qualcuno sta giocando a nascondino, lo sappiamo, e non da poco tempo, sulla vicenda dell'inceneritore di Parma.
Procedure fumose e lacunose, permessi che mancano, costi non pervenuti.
L'ultimo inciampo è arrivato dalla mancanza del permesso a costruire, che ha fruttato un esposto in Procura, depositato dagli avvocati Allegri e De Angelis, e un esposto al Nucleo Abusi Edilizi, depositato da Gcr, denuncia che ha portato il primo di luglio allo stop del cantiere a cura del comune di Parma.
La Provincia si è subito mossa per difendere il lavoro svolto, emanando urbi et orbi un comunicato in cui si annunciava una indagine interna rigorosa, per verificare, e semmai punire, i responsabili dell'eventuale mancanza.
Poi il silenzio totale.
Il Tar ha respinto il ricorso inaudita altera parte di Iren e il tutto verrà discusso il prossimo 14 settembre, nel merito della vicenda, ed audendo tutte le parti coinvolte.
Qualche giorno fa abbiamo evidenziato lo scoop della Via, in cui veniva citata la necessità del permesso a costruire, necessità poi data per dispersa nei marosi del grande Bluff.
Oggi torniamo sull'argomento per rilanciare, dando piena validità a quanto finora osservato dagli avvocati e da Gcr.
Ci riferiamo alla “Procedura di valutazione di impatto ambientale del progetto”, in particolare rivolgendo l'attenzione al rapporto di impatto ambientale, documento di 177 pagine prodotto in primis dalla Provincia di Parma, ma sottoscritto da Comune di Parma, Unione dei Comuni di Sorbolo e Mezzani, dal Comune di Torrile, da quello di Colorno, dall'Arpa, dall'Ausl, da Ato, dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le provincie di Parma e Piacenza, Soprintendenza per i Beni Archeologici, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Emilia Romagna, Regione Emilia Romagna, Servizio Tecnico Bacini Affluenti del Po, Consorzio della Bonifica Parmense, A.S.C.A.A. S.p.A., Snam Distribuzione, Treno ad Alta Velocità Spa, Cepav Uno.
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/VIA.pdf
Insomma un documento non proprio dei più segreti e riservati a pochi fortunati.
Il rapporto quindi, sottoscritto da tutti, è accessibile al mondo intero e ciò che dentro ci è scritto non dovrebbe costituire alcuna novità e dato sconosciuto.
A pagina 36 le righe che ci interessano da vicino e sbaragliano ancora una volta le certezze.
Riportiamo integralmente: “...per quanto sopra scritto, non essendo ancora intervenuta la
definitiva approvazione del POC, il Comune di Parma si è espresso in sede di Conferenza di Servizi per il rilascio del permesso a costruire subordinatamente alla definitiva approvazione della variante del POC e, conseguentemente, subordinatamente alla conformità del progetto alle previsioni urbanistiche in itinere”.
Bernazzoli non sa nulla del permesso a costruire ma nel rapporto di impatto ambientale si fa riferimento eccome a questa necessità dando per scontato, come si capisce dalla frase, che sia un atto necessario al prosieguo del progetto.
Ma non è solo questo il documento che attesta la necessità diventata poi fantasma.
Il comune di Colorno, il 9 giugno del 2008, fece una richiesta di integrazione al progetto del Pai.
A pagina 7 di tale documento scrive il municipio di Colorno: “...Il progetto definitivo, redatto sulla base delle indicazioni del progetto preliminare approvato e di quanto emerso in sede di eventuale conferenza di servizi, contiene tutti gli elementi necessari ai fini del rilascio della
concessione edilizia, dell'accertamento di conformità urbanistica o di altro atto equivalente”.
Vedi www.comune.colorno.pr.it/allegato.asp?ID=505219
La variante al Poc del comune di Parma è stata poi approvata dal consiglio comunale il 29 settembre 2008.
Doveva quindi seguire da parte di Enia-Iren l'avvio della pratica di concessione edilizia, o permesso a costruire, che avrebbe fornito l'ultimo nulla osta all'apertura del cantiere.
Invece nulla accadde, o meglio Enia-Iren diede seguito al suo progetto senza richiedere il permesso a costruire.
Il 28 settembre 2009 diede inizio alla cantierizzazione, senza avere però tutte le carte in regola.
Era l'inizio dell'abuso, bloccato 641 giorni dopo con lo stop al cantiere.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 agosto 2011
+42 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+438 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
L'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR - dal 2006 si è mossa per impedire la costruzione di un nuovo inceneritore a Parma, a 4 km da piazza Duomo, a fianco di Barilla e Chiesi, Ikea e ParmaRetail. Un mostro che brucerà 130 mila tonnellate di rifiuti all'anno e che inquinerà il nostro territorio per il futuro a venire.
venerdì 12 agosto 2011
giovedì 11 agosto 2011
Fuoco di Pagliari
Svanisce il sogno di una svolta salutista del PD
Apprendiamo con dispiacere che Giorgio Pagliari non ha svoltato sull'inceneritore.
Noi ci avevamo sperato nel cambio di strategia del PD, che da partito dell'inceneritore poteva trasformarsi nel partito del futuro, quello a rifiuti zero proposto dalla California, e adottato da tanti comuni italiani come Capannori, Ponte delle Alpi, Colorno, Pietrasanta, per un totale di 700 mila italiani che mirano a ridurre a zero i propri scarti.
Apprendiamo che la lettera a Polis Quotidiano sia stata erroneamente firmata, mentre sul tema Pagliari non proferisce parola.
Invece il capogruppo del PD tuona contro la raccolta differenziata spinta del quartiere Cittadella, quando sa benissimo che la modalità adottata è la stessa che in tutta Italia è stata definitivamente decretata come la migliore azione di riciclo per i materiali di scarto, quella che porta ad azzerare la necessità di un inceneritore.
Certo è che se ci sono delle migliorie da apportare queste vanno valutate e adottate, ma l'eliminazione dei cassonetti stradali, una delle conseguenze del porta a porta spinto, è l'unico stratagemma per evitare il selvaggio gettar via materiali utili come carta, plastica, legno, cartone e il mischiarsi di frazioni incompatibili tra di loro, che fanno calare, di molto, la qualità del rifiuto riciclato.
Ogni frazione merceologica deve trovare una sua utile destinazione nel mondo del riciclo e dei consorzi di filiera. Incrementare le quantità di materiali differenziati significa aumentare gli introiti dei comuni, che vengono pagati dal Conai, e ridurre i costi dello smaltimento, visto che diminuisce la frazione indifferenziata da smaltire.
Anche la tariffa puntuale è una svolta necessaria a premiare i cittadini virtuosi che seguono le indicazioni organizzative con metodo ed attenzione. Bisogna arrivare ad un modello che consenta di far pagare solo quello che si smaltisce e non quello che si differenzia.
Il modello è anche vicino a noi. Pochi giorni fa i cugini di Reggio hanno messo la parola fine sul nuovo inceneritore. Nel 2012 spegneranno il vecchio impianto e al suo posto ci sarà un centro di riciclo denominato Trattamento Meccanico Biologico. I reggiani possono fare a meno dell'inceneritore, perché Parma invece deve costruirlo?
Il nostro plauso va al sindaco di Reggio Delrio al quale chiediamo già da oggi aiuto per condurre i suoi compagni del PD nostrano sulla retta via, spiegando loro, visto che pare non ascoltino i nostri argomenti, come si fa senza inceneritore, visto che per l'assessore all'inceneritore Castellani “il n'est pas possible”.
Forse perché con il modello inceneritore paghiamo 160 euro a tonnellata, mentre a Napoli ne pagano 113, mentre la van Gansewinkel propone tariffe sotto i 100 euro, trasporto dei rifiuti in Olanda incluso.
Quindi qualcuno è contento davanti a 160 euro a tonnellata e di questa bella torta si fa grandi scorpacciate.
It wasn't me.
http://www.youtube.com/watch?v=2g5Hz17C4is
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 agosto 2011
+41 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+437 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Apprendiamo con dispiacere che Giorgio Pagliari non ha svoltato sull'inceneritore.
Noi ci avevamo sperato nel cambio di strategia del PD, che da partito dell'inceneritore poteva trasformarsi nel partito del futuro, quello a rifiuti zero proposto dalla California, e adottato da tanti comuni italiani come Capannori, Ponte delle Alpi, Colorno, Pietrasanta, per un totale di 700 mila italiani che mirano a ridurre a zero i propri scarti.
Apprendiamo che la lettera a Polis Quotidiano sia stata erroneamente firmata, mentre sul tema Pagliari non proferisce parola.
Invece il capogruppo del PD tuona contro la raccolta differenziata spinta del quartiere Cittadella, quando sa benissimo che la modalità adottata è la stessa che in tutta Italia è stata definitivamente decretata come la migliore azione di riciclo per i materiali di scarto, quella che porta ad azzerare la necessità di un inceneritore.
Certo è che se ci sono delle migliorie da apportare queste vanno valutate e adottate, ma l'eliminazione dei cassonetti stradali, una delle conseguenze del porta a porta spinto, è l'unico stratagemma per evitare il selvaggio gettar via materiali utili come carta, plastica, legno, cartone e il mischiarsi di frazioni incompatibili tra di loro, che fanno calare, di molto, la qualità del rifiuto riciclato.
Ogni frazione merceologica deve trovare una sua utile destinazione nel mondo del riciclo e dei consorzi di filiera. Incrementare le quantità di materiali differenziati significa aumentare gli introiti dei comuni, che vengono pagati dal Conai, e ridurre i costi dello smaltimento, visto che diminuisce la frazione indifferenziata da smaltire.
Anche la tariffa puntuale è una svolta necessaria a premiare i cittadini virtuosi che seguono le indicazioni organizzative con metodo ed attenzione. Bisogna arrivare ad un modello che consenta di far pagare solo quello che si smaltisce e non quello che si differenzia.
Il modello è anche vicino a noi. Pochi giorni fa i cugini di Reggio hanno messo la parola fine sul nuovo inceneritore. Nel 2012 spegneranno il vecchio impianto e al suo posto ci sarà un centro di riciclo denominato Trattamento Meccanico Biologico. I reggiani possono fare a meno dell'inceneritore, perché Parma invece deve costruirlo?
Il nostro plauso va al sindaco di Reggio Delrio al quale chiediamo già da oggi aiuto per condurre i suoi compagni del PD nostrano sulla retta via, spiegando loro, visto che pare non ascoltino i nostri argomenti, come si fa senza inceneritore, visto che per l'assessore all'inceneritore Castellani “il n'est pas possible”.
Forse perché con il modello inceneritore paghiamo 160 euro a tonnellata, mentre a Napoli ne pagano 113, mentre la van Gansewinkel propone tariffe sotto i 100 euro, trasporto dei rifiuti in Olanda incluso.
Quindi qualcuno è contento davanti a 160 euro a tonnellata e di questa bella torta si fa grandi scorpacciate.
It wasn't me.
http://www.youtube.com/watch?v=2g5Hz17C4is
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 agosto 2011
+41 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+437 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
La svolta del PD sull’inceneritore
Apprendiamo con grande soddisfazione della lettera inviata a Polis Quotidiano dal consigliere comunale del PD Giorgio Pagliari, in cui esprime per la prima volta dall’inizio di questa vicenda, forti dubbi sull’opportunità per il territorio di proseguire nella costruzione di un opera così contestata.
“L’inceneritore rovina la fama del Parmigiano-Reggiano” è il titolo della lettera e non lascia spazio a dubbi sulla svolta.
Giorgio Pagliari coglie l’occasione della recente introduzione di nuove regole nel disciplinare del Parmigiano-Reggiano per dichiarare che l'inceneritore sarà "un clamoroso autogol di marketing territoriale che porterà beneficio a pochi a scapito di un intero sistema".
Non sappiamo se questa posizione sia condivisa anche dagli altri esponenti di spicco del partito da sempre a favore del forno come Bernazzoli e Castellani, ma è indubbio che la levatura del personaggio (uno dei candidati papabili del centrosinistra alla poltrona di sindaco) cadano come un macigno nella discussione interna ai democratici sulle linee guida da portare avanti per la prossima campagna elettorale in tema di ambiente.
Una spaccatura con la linea finora tenuta dal presidente della provincia Bernazzoli la si legge in un passaggio dedicato alle fonti rinnovabili in cui il consigliere democratico critica l’amministrazione provinciale sul tema della gestione degli impianti a biogas, per aver avallato il proliferare di impianti a biogas che necessitano di colture estensive di no-food e per i pericoli causati alla produzione del parmigiano dalla dispersione nell’ambiente delle spore degli insilati di mais.
Probabilmente un salto in avanti di Giorgio Pagliari in vista delle primarie di autunno che non possiamo che appoggiare.
E’ questo il Partito Democratico che vogliamo. Un partito di centro sinistra che pone al primo posto nell’agenda il tema ambientale senza curarsi degli interessi legati ad impianti milionari.
Prima vengono i cittadini e il territorio.
Un grazie di cuore a Giorgio Pagliari.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 agosto 2011
+41 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+437 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
“L’inceneritore rovina la fama del Parmigiano-Reggiano” è il titolo della lettera e non lascia spazio a dubbi sulla svolta.
Giorgio Pagliari coglie l’occasione della recente introduzione di nuove regole nel disciplinare del Parmigiano-Reggiano per dichiarare che l'inceneritore sarà "un clamoroso autogol di marketing territoriale che porterà beneficio a pochi a scapito di un intero sistema".
Non sappiamo se questa posizione sia condivisa anche dagli altri esponenti di spicco del partito da sempre a favore del forno come Bernazzoli e Castellani, ma è indubbio che la levatura del personaggio (uno dei candidati papabili del centrosinistra alla poltrona di sindaco) cadano come un macigno nella discussione interna ai democratici sulle linee guida da portare avanti per la prossima campagna elettorale in tema di ambiente.
Una spaccatura con la linea finora tenuta dal presidente della provincia Bernazzoli la si legge in un passaggio dedicato alle fonti rinnovabili in cui il consigliere democratico critica l’amministrazione provinciale sul tema della gestione degli impianti a biogas, per aver avallato il proliferare di impianti a biogas che necessitano di colture estensive di no-food e per i pericoli causati alla produzione del parmigiano dalla dispersione nell’ambiente delle spore degli insilati di mais.
Probabilmente un salto in avanti di Giorgio Pagliari in vista delle primarie di autunno che non possiamo che appoggiare.
E’ questo il Partito Democratico che vogliamo. Un partito di centro sinistra che pone al primo posto nell’agenda il tema ambientale senza curarsi degli interessi legati ad impianti milionari.
Prima vengono i cittadini e il territorio.
Un grazie di cuore a Giorgio Pagliari.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 agosto 2011
+41 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+437 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
mercoledì 10 agosto 2011
Il Parmigiano-Reggiano e il suo territorio. Un binomio a rischio.
Prendiamo spunto dalla recente modifica del disciplinare di produzione del Parmigiano-Reggiano per stimolare una riflessione agli amministratori di Parma e Provincia che legiferano sul territorio, affinché le scelte vengano ponderate molto attentamente, in vista di una reale tutela del patrimonio di queste terre.
Le novità introdotte dal nuovo regolamento sono tutte imperniate sulla salvaguardia della tipicità della zona produzione e nello specifico riguardano l’impossibilità di confezionare il prodotto al di fuori dei confini della zona d’origine, misure più restrittive per le vacche provenienti da altre aree, che dovranno osservare quattro mesi di “quarantena” prima che il loro latte sia utilizzato nei caseifici, e l’innalzamento della quota di foraggio che dovrà essere prodotta all’interno dei singoli allevamenti, che passa dal 35 al 50%.
In tempi di globalizzazione questo è un bel segnale da parte del Consorzio, che ribadisce l’importanza di salvaguardare la zona d’origine come espressione di qualità non solo percepita dal consumatore ma intrisa di contenuti reali.
Dall’altro lato ci sono le amministrazioni locali. Noncuranti di tanta tradizione e storia e delle ricadute economiche ed occupazionali che possono causare con le loro delibere, danno il via libera ad un vero e proprio Far-West delle rinnovabili, dove imprenditori totalmente avulsi dal territorio percepiscono introiti favolosi grazie alla legislazione italiana sui certificati verdi.
Ettari di territorio spariscono a favore di campi fotovoltaici, e all’ente pubblico restano le briciole degli enormi guadagni percepiti da aziende che nulla hanno a che fare con la locale tradizione contadina.
Campi fotovoltaici che potrebbero trovare posto in aree di minor pregio o sui tetti di quartieri artigianali ed edifici pubblici, senza rubare terreno alle colture tradizionali della nostra zona.
Ricordiamo il grido d’allarme di un personaggio non certo vicino al GCR , il presidente della Camera di Commercio Andrea Zanlari, che a margine di un convegno dichiarò “Ci stiamo mangiando tutti i campi e i campi migliori. Se continuano così tra 22 anni non avremo più il Parmigiano Reggiano”.
Campi che, con l’avallo dell’amministrazione provinciale, sono stati assegnati ad imprenditori per la coltura di mais destinato alla fermentazione in impianti a biogas. Impianti che hanno potenzialità tali da richiedere vaste coltivazioni che rubano ulteriore terreno ai foraggi destinati alle vacche da latte e mais insilato che genera spore che possono compromettere il processo di maturazione del parmigiano.
Infine, LUI, il camino di 70 metri del forno inceneritore rifiuti di Ugozzolo, che si staglia ben in vista sull’autostrada di fronte allo stabilimento Barilla, all’ingresso della Food Valley.
Un biglietto da visita che ci viene incollato sulla fronte per almeno 20 anni .
Indelebile, un clamoroso autogol di marketing territoriale che porterà beneficio a pochi a discapito di un intero sistema.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 agosto 2011
+40 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+436 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Le novità introdotte dal nuovo regolamento sono tutte imperniate sulla salvaguardia della tipicità della zona produzione e nello specifico riguardano l’impossibilità di confezionare il prodotto al di fuori dei confini della zona d’origine, misure più restrittive per le vacche provenienti da altre aree, che dovranno osservare quattro mesi di “quarantena” prima che il loro latte sia utilizzato nei caseifici, e l’innalzamento della quota di foraggio che dovrà essere prodotta all’interno dei singoli allevamenti, che passa dal 35 al 50%.
In tempi di globalizzazione questo è un bel segnale da parte del Consorzio, che ribadisce l’importanza di salvaguardare la zona d’origine come espressione di qualità non solo percepita dal consumatore ma intrisa di contenuti reali.
Dall’altro lato ci sono le amministrazioni locali. Noncuranti di tanta tradizione e storia e delle ricadute economiche ed occupazionali che possono causare con le loro delibere, danno il via libera ad un vero e proprio Far-West delle rinnovabili, dove imprenditori totalmente avulsi dal territorio percepiscono introiti favolosi grazie alla legislazione italiana sui certificati verdi.
Ettari di territorio spariscono a favore di campi fotovoltaici, e all’ente pubblico restano le briciole degli enormi guadagni percepiti da aziende che nulla hanno a che fare con la locale tradizione contadina.
Campi fotovoltaici che potrebbero trovare posto in aree di minor pregio o sui tetti di quartieri artigianali ed edifici pubblici, senza rubare terreno alle colture tradizionali della nostra zona.
Ricordiamo il grido d’allarme di un personaggio non certo vicino al GCR , il presidente della Camera di Commercio Andrea Zanlari, che a margine di un convegno dichiarò “Ci stiamo mangiando tutti i campi e i campi migliori. Se continuano così tra 22 anni non avremo più il Parmigiano Reggiano”.
Campi che, con l’avallo dell’amministrazione provinciale, sono stati assegnati ad imprenditori per la coltura di mais destinato alla fermentazione in impianti a biogas. Impianti che hanno potenzialità tali da richiedere vaste coltivazioni che rubano ulteriore terreno ai foraggi destinati alle vacche da latte e mais insilato che genera spore che possono compromettere il processo di maturazione del parmigiano.
Infine, LUI, il camino di 70 metri del forno inceneritore rifiuti di Ugozzolo, che si staglia ben in vista sull’autostrada di fronte allo stabilimento Barilla, all’ingresso della Food Valley.
Un biglietto da visita che ci viene incollato sulla fronte per almeno 20 anni .
Indelebile, un clamoroso autogol di marketing territoriale che porterà beneficio a pochi a discapito di un intero sistema.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 agosto 2011
+40 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+436 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Lettera aperta agli imprenditori del territorio parmense
Gentili imprenditori,
l’Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse svolge dal 2006 un'opera di informazione e sensibilizzazione sul tema dei rifiuti, finalizzata al contrasto del progetto dell’inceneritore di Iren, in costruzione ad Ugozzolo.
Siamo convinti che l'incenerimento sia una metodologia di gestione dei rifiuti ormai superata e obsoleta, che porterà un impatto nocivo a livello sanitario per i cittadini e negativo per l’immagine del territorio e delle aziende che vi operano.
Uno dei luoghi comuni più citati, dai promotori dell’impianto, per giustificarne la necessità, è quello dei maggiori costi che sostengono le imprese parmensi per smaltire i rifiuti fuori provincia.
Abbiamo inviato ieri una lettera aperta al presidente Upi Giovanni Borri, Unione Parmense degli Industriali, specificando punto per punto perché i rifiuti speciali di Parma, quelli prodotti dalle aziende, non troveranno spazio nell'inceneritore di Parma.
In passato abbiamo più volte tentato di contattare il Dott. Borri, per poter spiegare le nostre motivazioni ed ascoltare le perplessità degli imprenditori, purtroppo i diversi tentativi non hanno avuto successo.
La Gazzetta di Parma, e la maggior parte dei media locali online e su carta, non hanno dato spazio alla lettera aperta, che a nostro parere merita invece la vostra attenzione (solo Polis, Repubblica, Parmasera, e Parmadaily hanno riportato la notizia).
http://gestionecorrettarifiuti.it/sito/modules/news/article.php?storyid=841
La alleghiamo alla presente sollecitandovi di richiedere al vostro presidente l'apertura di una discussione sull'argomento, in modo da poter considerare i benefici che un sistema alternativo di gestione dei rifiuti potrebbe produrre.
Un piano alternativo impostato sul riciclaggio spinto è sicuramente più conveniente anche per le aziende di Parma, che vedrebbero ridurre notevolmente, se non azzerare del tutto, le voci di costo legate al trattamento dei rifiuti speciali.
Nella speranza di poter intavolare presto una discussione aperta e libera,
La ringraziamo per l’attenzione.
N.B. Questa lettera è stata inviata alle principali aziende di Parma tra cui Barilla, Chiesi, Greci, Pizzarotti, Parmacotto, aziende conserviere, prosciuttifici, salumifici, caseifici del Consorzio del Parmigiano-Reggiano e per conoscenza alla stampa.
--
Cordiali saluti
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Via Zaniboni 1 - Parma
Tel 331.116.8850
Skype gestionecorrettarifiuti
www.gestionecorrettarifiuti.it
gestionecorrettarifiuti@gmail.com
l’Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse svolge dal 2006 un'opera di informazione e sensibilizzazione sul tema dei rifiuti, finalizzata al contrasto del progetto dell’inceneritore di Iren, in costruzione ad Ugozzolo.
Siamo convinti che l'incenerimento sia una metodologia di gestione dei rifiuti ormai superata e obsoleta, che porterà un impatto nocivo a livello sanitario per i cittadini e negativo per l’immagine del territorio e delle aziende che vi operano.
Uno dei luoghi comuni più citati, dai promotori dell’impianto, per giustificarne la necessità, è quello dei maggiori costi che sostengono le imprese parmensi per smaltire i rifiuti fuori provincia.
Abbiamo inviato ieri una lettera aperta al presidente Upi Giovanni Borri, Unione Parmense degli Industriali, specificando punto per punto perché i rifiuti speciali di Parma, quelli prodotti dalle aziende, non troveranno spazio nell'inceneritore di Parma.
In passato abbiamo più volte tentato di contattare il Dott. Borri, per poter spiegare le nostre motivazioni ed ascoltare le perplessità degli imprenditori, purtroppo i diversi tentativi non hanno avuto successo.
La Gazzetta di Parma, e la maggior parte dei media locali online e su carta, non hanno dato spazio alla lettera aperta, che a nostro parere merita invece la vostra attenzione (solo Polis, Repubblica, Parmasera, e Parmadaily hanno riportato la notizia).
http://gestionecorrettarifiuti.it/sito/modules/news/article.php?storyid=841
La alleghiamo alla presente sollecitandovi di richiedere al vostro presidente l'apertura di una discussione sull'argomento, in modo da poter considerare i benefici che un sistema alternativo di gestione dei rifiuti potrebbe produrre.
Un piano alternativo impostato sul riciclaggio spinto è sicuramente più conveniente anche per le aziende di Parma, che vedrebbero ridurre notevolmente, se non azzerare del tutto, le voci di costo legate al trattamento dei rifiuti speciali.
Nella speranza di poter intavolare presto una discussione aperta e libera,
La ringraziamo per l’attenzione.
N.B. Questa lettera è stata inviata alle principali aziende di Parma tra cui Barilla, Chiesi, Greci, Pizzarotti, Parmacotto, aziende conserviere, prosciuttifici, salumifici, caseifici del Consorzio del Parmigiano-Reggiano e per conoscenza alla stampa.
--
Cordiali saluti
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Via Zaniboni 1 - Parma
Tel 331.116.8850
Skype gestionecorrettarifiuti
www.gestionecorrettarifiuti.it
gestionecorrettarifiuti@gmail.com
martedì 9 agosto 2011
Le illusioni degli industriali di Parma
Borri è sicuro che i rifiuti li pagheranno meno?
Spesso i detrattori del GCR (PD e Iren in prima fila) agitano lo spauracchio dei costi che dovranno sobbarcarsi cittadini ed aziende per portare i rifiuti fuori provincia, nel caso non venisse costruito il forno di Ugozzolo.
Questa affermazione fa facile presa per chi non è un attento analista della materia e tra questi sicuramente annoveriamo il presidente dell’UPI Giovanni Borri, uno dei pochi interlocutori che il GCR non ha mai avuto il piacere di incontrare, anche solo per avere uno scambio di opinioni sul tema.
Sappiamo che Giovanni Borri è uno dei più scettici in fatto di alternative all’incenerimento e proprio perché a capo degli industriali di Parma, la sua preoccupazione è dettata dai maggiori costi che i suoi associati dovranno sobbarcarsi dal 2012, se il magico inceneritore di Iren non dovesse entrare in funzione.
Non avendo avuto la possibilità di interloquire direttamente, immaginiamo che le ferree convinzioni di Giovanni Borri siano dettate dall’aver ascoltato solo la campana di Andrea Viero e Vincenzo Bernazzoli.
Proviamo quindi, attraverso la stampa, a fargli scattare il tarlo del dubbio, magari solo per far vacillare la sua cieca fiducia in questi 2 personaggi.
Ecco dunque i fatti, incontrovertibili.
L’impianto di Ugozzolo potrà trattare al massimo 65.000 ton/anno di rifiuti speciali (la tipologia in cui rientrano i rifiuti prodotti dalle aziende). Peccato però per Giovanni Borri e i suoi soci, che vedono nel forno la magica soluzione per abbassare i costi di smaltimento delle proprie aziende, che nelle prescrizioni dell’AIA sia specificato che verrà data priorità ai rifiuti provenienti dalle discariche da bonificare, il cui volume ammonta ad oltre 7 milioni di tonnellate.
Peccato anche che tra queste 65.000 ton/anno, per lo meno 20.000 siano riservate alla combustione dei fanghi da depurazione, quantità che potrebbe aumentare anche grazie alla modifica fatta successivamente all’approvazione del progetto, che permetterà ad Iren di pompare fanghi non essiccati e quindi con quantità che potrebbero aumentare fino a 50.000 ton/anno.
Si sappia dunque che per le 390.000 tonnellate di rifiuti speciali prodotte dalle aziende di Parma e provincia i cancelli di Ugozzolo resteranno irrimediabilmente chiusi per decenni e quindi la soluzione resterà ancora quella di affidarsi al libero mercato.
Al presidente UPI suggeriamo dunque di chiedere ad Iren come mai paghiamo ora 160 Euro a tonnellata lo smaltimento dei nostri rifiuti, cifra esorbitante se paragonata con altri esempi italiani ed anche con il mercato del nord europa includendo i costi di trasporto.
Citiamo ad esempio Napoli. Il capoluogo campano paga attualmente per lo smaltimento 113 Euro a tonnellata. Il sindaco De Magistris ha dato mandato al suo assessore di fare contratti che prevedano soluzioni d’emergenza, ad esempio inviando rifiuti in impianti nel nord Europa, ma restando al di sotto di questa cifra.
Un risultato economico assolutamente possibile, dato che in Olanda e Germania la tariffa media di smaltimento, tramite incenerimento, si aggira attorno ai 100 Euro a tonnellata, in quanto gli impianti esistenti sono ormai sovradimensionati, grazie anche ai progressi fatti nella raccolta differenziata e nel recupero di materia.
I cugini di Reggio Emilia sono già andati oltre e l’alter-ego di Castellani, l’assessore provinciale all’Ambiente PD Mirko Tutino, ha deciso di “non proseguire nell'uso dell’inceneritore di Cavazzoli, e di spegnerlo entro la metà del prossimo anno” ponendosi come obiettivo il raggiungimento del 67% di raccolta differenziata entro i prossimi 3 anni.
La multi-utility olandese van Gansewinkel ha mandato una lettera di invito ad Iren e comune di Parma per proporre una exit-strategy dal pantano in cui si è trovato l’inceneritore di Parma.
Sono già pronti i piani di dismissione, i progetti per implementare un centro di riciclo avanzato ed il programma di gestione della fase transitoria con costi di smaltimento inferiori a quelli attuali.
Ripetiamo: costi di smaltimento inferiori a quelli attuali.
Il territorio di Parma ha già aziende che stanno operando con competenza e professionalità nel mondo del riciclo, come la ditta Carbognani (metalli), la Ghirardi (carta), la Cavozza (inerti) e la Furlotti (plastica e vetro).
Una politica di gestione dei rifiuti improntata sul recupero piuttosto che sullo smaltimento farebbe la fortuna di questi imprenditori e farebbe nascere altre aziende con conseguenti ricadute positive sull’occupazione, oltre che abbassare di molto i costi di gestione che gravano sui comuni, visto che si venderebbe tanta materia al consorzio Conai e calerebbe il costo dello smaltimento, calando le quantità da smaltire.
Caro presidente, questi sono i fatti.
Una diversa presa di posizione da parte sua e dell’associazione che rappresenta sarebbe dovuta, se veramente la logica che seguite è quella di difendere il bene delle aziende e del territorio in cui esse operano e guardare al business.
Noi siamo a disposizione per approfondire.
Se ce ne darà la possibilità.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 9 agosto 2011
+39 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+435 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Spesso i detrattori del GCR (PD e Iren in prima fila) agitano lo spauracchio dei costi che dovranno sobbarcarsi cittadini ed aziende per portare i rifiuti fuori provincia, nel caso non venisse costruito il forno di Ugozzolo.
Questa affermazione fa facile presa per chi non è un attento analista della materia e tra questi sicuramente annoveriamo il presidente dell’UPI Giovanni Borri, uno dei pochi interlocutori che il GCR non ha mai avuto il piacere di incontrare, anche solo per avere uno scambio di opinioni sul tema.
Sappiamo che Giovanni Borri è uno dei più scettici in fatto di alternative all’incenerimento e proprio perché a capo degli industriali di Parma, la sua preoccupazione è dettata dai maggiori costi che i suoi associati dovranno sobbarcarsi dal 2012, se il magico inceneritore di Iren non dovesse entrare in funzione.
Non avendo avuto la possibilità di interloquire direttamente, immaginiamo che le ferree convinzioni di Giovanni Borri siano dettate dall’aver ascoltato solo la campana di Andrea Viero e Vincenzo Bernazzoli.
Proviamo quindi, attraverso la stampa, a fargli scattare il tarlo del dubbio, magari solo per far vacillare la sua cieca fiducia in questi 2 personaggi.
Ecco dunque i fatti, incontrovertibili.
L’impianto di Ugozzolo potrà trattare al massimo 65.000 ton/anno di rifiuti speciali (la tipologia in cui rientrano i rifiuti prodotti dalle aziende). Peccato però per Giovanni Borri e i suoi soci, che vedono nel forno la magica soluzione per abbassare i costi di smaltimento delle proprie aziende, che nelle prescrizioni dell’AIA sia specificato che verrà data priorità ai rifiuti provenienti dalle discariche da bonificare, il cui volume ammonta ad oltre 7 milioni di tonnellate.
Peccato anche che tra queste 65.000 ton/anno, per lo meno 20.000 siano riservate alla combustione dei fanghi da depurazione, quantità che potrebbe aumentare anche grazie alla modifica fatta successivamente all’approvazione del progetto, che permetterà ad Iren di pompare fanghi non essiccati e quindi con quantità che potrebbero aumentare fino a 50.000 ton/anno.
Si sappia dunque che per le 390.000 tonnellate di rifiuti speciali prodotte dalle aziende di Parma e provincia i cancelli di Ugozzolo resteranno irrimediabilmente chiusi per decenni e quindi la soluzione resterà ancora quella di affidarsi al libero mercato.
Al presidente UPI suggeriamo dunque di chiedere ad Iren come mai paghiamo ora 160 Euro a tonnellata lo smaltimento dei nostri rifiuti, cifra esorbitante se paragonata con altri esempi italiani ed anche con il mercato del nord europa includendo i costi di trasporto.
Citiamo ad esempio Napoli. Il capoluogo campano paga attualmente per lo smaltimento 113 Euro a tonnellata. Il sindaco De Magistris ha dato mandato al suo assessore di fare contratti che prevedano soluzioni d’emergenza, ad esempio inviando rifiuti in impianti nel nord Europa, ma restando al di sotto di questa cifra.
Un risultato economico assolutamente possibile, dato che in Olanda e Germania la tariffa media di smaltimento, tramite incenerimento, si aggira attorno ai 100 Euro a tonnellata, in quanto gli impianti esistenti sono ormai sovradimensionati, grazie anche ai progressi fatti nella raccolta differenziata e nel recupero di materia.
I cugini di Reggio Emilia sono già andati oltre e l’alter-ego di Castellani, l’assessore provinciale all’Ambiente PD Mirko Tutino, ha deciso di “non proseguire nell'uso dell’inceneritore di Cavazzoli, e di spegnerlo entro la metà del prossimo anno” ponendosi come obiettivo il raggiungimento del 67% di raccolta differenziata entro i prossimi 3 anni.
La multi-utility olandese van Gansewinkel ha mandato una lettera di invito ad Iren e comune di Parma per proporre una exit-strategy dal pantano in cui si è trovato l’inceneritore di Parma.
Sono già pronti i piani di dismissione, i progetti per implementare un centro di riciclo avanzato ed il programma di gestione della fase transitoria con costi di smaltimento inferiori a quelli attuali.
Ripetiamo: costi di smaltimento inferiori a quelli attuali.
Il territorio di Parma ha già aziende che stanno operando con competenza e professionalità nel mondo del riciclo, come la ditta Carbognani (metalli), la Ghirardi (carta), la Cavozza (inerti) e la Furlotti (plastica e vetro).
Una politica di gestione dei rifiuti improntata sul recupero piuttosto che sullo smaltimento farebbe la fortuna di questi imprenditori e farebbe nascere altre aziende con conseguenti ricadute positive sull’occupazione, oltre che abbassare di molto i costi di gestione che gravano sui comuni, visto che si venderebbe tanta materia al consorzio Conai e calerebbe il costo dello smaltimento, calando le quantità da smaltire.
Caro presidente, questi sono i fatti.
Una diversa presa di posizione da parte sua e dell’associazione che rappresenta sarebbe dovuta, se veramente la logica che seguite è quella di difendere il bene delle aziende e del territorio in cui esse operano e guardare al business.
Noi siamo a disposizione per approfondire.
Se ce ne darà la possibilità.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 9 agosto 2011
+39 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+435 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
lunedì 8 agosto 2011
Iren agli esami di riparazione
Sedici punti da chiarire
In arrivo gli esami di riparazione, dopo un'estate impegnativa, fitta di studi e ripassi.
Le materie da portare all'esame sono un pesante fardello, un elenco per dare l'idea della prova muscolare a cui si deve sottoporre la multiutility.
Ce la farà Iren?
Gli argomenti sul tappeto sono davvero un'infinita serie.
Il corso del progetto non è certo molto lineare e arranca con sempre maggior fatica.
Ecco la serie di questioni aperte:
1. Abuso edilizio (il pemesso di costruire dimenticato)
Il 14 settembre il Tar entrerà nel merito della questione sollevata da Gcr alla fine di giugno. Nel progetto manca il permesso a costruire e si ipotizza l'abuso edilizio, che è sanabile pagando il doppio del costruito o abbattendo l'opera. Sullo stesso tema gli avvocati De Angelis e Allegri hanno depositato esposto in Procura. Dal 1° luglio, a seguito dell'esposto al Nucleo Abusi Edilizi il cantiere è fermo.
2. Piano Economico Finanziario (questo sconosciuto)
Da 555 giorni Iren nega il piano economico finanziario dell'inceneritore, dove si potrebbe capire come l'azienda intenda rientrare dall'investimento e quanto costa davvero l'impianto. Ma il piano è negato al Gcr, come al sindaco di Parma, come ai Media da oltre un anno.
3. Bernazzoli family (datori di lavori generosi)
Nel 2010 si scopre che la figlia del presidente della Provincia Bernazzoli è una dipendente di Iren. La Provincia alza il silenzio stampa e non biascica parola. Per fugare i dubbi basterebbe poco: la data d'assunzione, il motivo. Tutto qui.
4. Modifiche al progetto (variare non si può)
A giugno 2011 vengono alla luce importanti modifiche al progetto che riguardano il sistema di filtraggio degli inquinanti e la gestione dei fanghi del costruendo inceneritore. Due uscite dal progetto che secondo le prescrizioni necessitano di riapertura della Conferenza dei Servizi. Chi l'ha vista?
5. InciucHera (di chi è l'inceneritore?)
Emergono i progetti dell'inceneritore di Parma e dalle tavole si scopre che in realtà la progettazione è affidata ad Hera, multiutility concorrente di Iren, addirittura indicata, sul sito di Politecnica, come committente del progetto.
6. Morselli contro Morselli (nessuno mi può giudicar)
Luciano Morselli è il professore bolognese scelto dalla Provincia per vigilare sulla costruzione del forno. Ma è anche persona molto vicina ad Hera, con la quale il docente ha attivato master, corsi, fiere, workshop. Saprà giudicare con imparzialità?
7. I pezzi cinesi (alla fiera dell'est)
1.Lettera anonima al Gcr. Il sistema di filtraggio usufruirà di un filtro cinese mai utilizzato in Europa e di dubbia validità (ditta Marubeni).
8. La gara d'appalto mancata (affidi familiari)
L'inceneritore viene affidato nel 2008 ad Iren senza provvedere a nessuna gara d'appalto pubblica che potesse mettere in concorrenza le aziende proponenti e garantire ci contribuenti il miglior progetto al miglior prezzo.
9. La gara d'appalto snobbata (43,8 milioni snobbati)
Nel 2010 viene assegnata l'opera edilizia relativa all'inceneritore. A fronte di una gara d'appalto europea del valore di 43,8 milioni di euro, incredibilmente si presenta una sola azienda aggiudicandosi i lavori. E' la CCC di Bologna, cooperativa rossa legata al Pd.
10.Esposto alla Commissione Europea (Europa pensaci tu)
Nell'ottobre 2010 gli avvocati De Angelis e Allegri segnalano all'Europa le anomalie legate al progetto dell'inceneritore di Parma ed in particolare l'affidamento diretto ad Enia senza adire gara pubblica d'appalto.
11.Teleriscaldamento illegittimo (buchi pieni di soldi)
A febbraio 2011 gli avvocati Allegri e De Angelis depositano un esposto alla Procura sulla rete di teleriscaldamento, chiedendo di verificare il fatto che sia stata ceduta a Iren pur essendo vietato per legge. A marzo 2011 gli avvocati Allegri e De Angelis diffidano il sindaco di Parma sulla rete di teleriscaldamento. Essendo Iren una società privata non si può regalar loro la rete e le centraline, ma solo portare a gara la gestione. E' anche dubbio che Iren sostenga la necessità del forno per alimentare il teleriscaldamento: a Reggio il teleriscaldamento è molto esteso, ma l'inceneritore lo spengono lo stesso, senza sostituirlo.
12.La provenienza dei rifiuti (da dove arrivi sacco?)
Nell'autorizzazione integrale ambientale sono indicate le prescrizioni legate all'affidamento del progetto del Pai a Enia. Alla prescrizione numero 5 si sottolinea che i rifiuti debbano provenire dall'ambito provinciale, ma si lascia spazio per eventualità difformi, “salvo autorizzazioni delle autorità competenti”. Un buco nel quale tutto può passare, come successe a Piacenza, quando nell'inceneritore bruciarono il petrolio del Lambro, con una semplice firma del presidente della regione Errani.
13.Diffida ad Ato (affidamenti illegittimi a Iren)
A febbraio 2011 parte la diffida ad Ato da parte degli avvocati Allegri e De Angelis, visto che nel contratto Enia Ato del 2004 è scritto espressamente che la convenzione non riguarda lo smaltimento dei rifiuti, che quindi non sarebbe di competenza di Enia.
14.Condanna di Andrea Viero (i conti salati della corte dei conti)
La Corte dei Conti ha condannato l'amministratore delegato Andrea Viero per un danno erariale da mezzo milione di euro quando era alla regione Friuli. Per il consiglio comunale di Reggio Emilia i condannati per questi reati vanno allontanati delle cariche in aziende pubbliche.
15.Denuncia sull'appalto dei sistema elettrico (che scossa l'inceneritore!)
Nel febbraio 2011 l'azienda Ceif ricorre al Tar per reclamare contro l'affidamento dell'appalto di 2,5 milioni di euro a Siemens.
16.Finanziamento Bei (i costi dichiarati, i costi reali)
A luglio 2009 si viene a conoscenza del finanziamento della Bei ad Enia di 100 milioni di euro. Enia dichiara un investimento di 265 milioni di euro. A Parma Iren insiste affermando che la spesa è sotto i duecento milioni. Dati che non collimano.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 agosto 2011
+38 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+434 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
In arrivo gli esami di riparazione, dopo un'estate impegnativa, fitta di studi e ripassi.
Le materie da portare all'esame sono un pesante fardello, un elenco per dare l'idea della prova muscolare a cui si deve sottoporre la multiutility.
Ce la farà Iren?
Gli argomenti sul tappeto sono davvero un'infinita serie.
Il corso del progetto non è certo molto lineare e arranca con sempre maggior fatica.
Ecco la serie di questioni aperte:
1. Abuso edilizio (il pemesso di costruire dimenticato)
Il 14 settembre il Tar entrerà nel merito della questione sollevata da Gcr alla fine di giugno. Nel progetto manca il permesso a costruire e si ipotizza l'abuso edilizio, che è sanabile pagando il doppio del costruito o abbattendo l'opera. Sullo stesso tema gli avvocati De Angelis e Allegri hanno depositato esposto in Procura. Dal 1° luglio, a seguito dell'esposto al Nucleo Abusi Edilizi il cantiere è fermo.
2. Piano Economico Finanziario (questo sconosciuto)
Da 555 giorni Iren nega il piano economico finanziario dell'inceneritore, dove si potrebbe capire come l'azienda intenda rientrare dall'investimento e quanto costa davvero l'impianto. Ma il piano è negato al Gcr, come al sindaco di Parma, come ai Media da oltre un anno.
3. Bernazzoli family (datori di lavori generosi)
Nel 2010 si scopre che la figlia del presidente della Provincia Bernazzoli è una dipendente di Iren. La Provincia alza il silenzio stampa e non biascica parola. Per fugare i dubbi basterebbe poco: la data d'assunzione, il motivo. Tutto qui.
4. Modifiche al progetto (variare non si può)
A giugno 2011 vengono alla luce importanti modifiche al progetto che riguardano il sistema di filtraggio degli inquinanti e la gestione dei fanghi del costruendo inceneritore. Due uscite dal progetto che secondo le prescrizioni necessitano di riapertura della Conferenza dei Servizi. Chi l'ha vista?
5. InciucHera (di chi è l'inceneritore?)
Emergono i progetti dell'inceneritore di Parma e dalle tavole si scopre che in realtà la progettazione è affidata ad Hera, multiutility concorrente di Iren, addirittura indicata, sul sito di Politecnica, come committente del progetto.
6. Morselli contro Morselli (nessuno mi può giudicar)
Luciano Morselli è il professore bolognese scelto dalla Provincia per vigilare sulla costruzione del forno. Ma è anche persona molto vicina ad Hera, con la quale il docente ha attivato master, corsi, fiere, workshop. Saprà giudicare con imparzialità?
7. I pezzi cinesi (alla fiera dell'est)
1.Lettera anonima al Gcr. Il sistema di filtraggio usufruirà di un filtro cinese mai utilizzato in Europa e di dubbia validità (ditta Marubeni).
8. La gara d'appalto mancata (affidi familiari)
L'inceneritore viene affidato nel 2008 ad Iren senza provvedere a nessuna gara d'appalto pubblica che potesse mettere in concorrenza le aziende proponenti e garantire ci contribuenti il miglior progetto al miglior prezzo.
9. La gara d'appalto snobbata (43,8 milioni snobbati)
Nel 2010 viene assegnata l'opera edilizia relativa all'inceneritore. A fronte di una gara d'appalto europea del valore di 43,8 milioni di euro, incredibilmente si presenta una sola azienda aggiudicandosi i lavori. E' la CCC di Bologna, cooperativa rossa legata al Pd.
10.Esposto alla Commissione Europea (Europa pensaci tu)
Nell'ottobre 2010 gli avvocati De Angelis e Allegri segnalano all'Europa le anomalie legate al progetto dell'inceneritore di Parma ed in particolare l'affidamento diretto ad Enia senza adire gara pubblica d'appalto.
11.Teleriscaldamento illegittimo (buchi pieni di soldi)
A febbraio 2011 gli avvocati Allegri e De Angelis depositano un esposto alla Procura sulla rete di teleriscaldamento, chiedendo di verificare il fatto che sia stata ceduta a Iren pur essendo vietato per legge. A marzo 2011 gli avvocati Allegri e De Angelis diffidano il sindaco di Parma sulla rete di teleriscaldamento. Essendo Iren una società privata non si può regalar loro la rete e le centraline, ma solo portare a gara la gestione. E' anche dubbio che Iren sostenga la necessità del forno per alimentare il teleriscaldamento: a Reggio il teleriscaldamento è molto esteso, ma l'inceneritore lo spengono lo stesso, senza sostituirlo.
12.La provenienza dei rifiuti (da dove arrivi sacco?)
Nell'autorizzazione integrale ambientale sono indicate le prescrizioni legate all'affidamento del progetto del Pai a Enia. Alla prescrizione numero 5 si sottolinea che i rifiuti debbano provenire dall'ambito provinciale, ma si lascia spazio per eventualità difformi, “salvo autorizzazioni delle autorità competenti”. Un buco nel quale tutto può passare, come successe a Piacenza, quando nell'inceneritore bruciarono il petrolio del Lambro, con una semplice firma del presidente della regione Errani.
13.Diffida ad Ato (affidamenti illegittimi a Iren)
A febbraio 2011 parte la diffida ad Ato da parte degli avvocati Allegri e De Angelis, visto che nel contratto Enia Ato del 2004 è scritto espressamente che la convenzione non riguarda lo smaltimento dei rifiuti, che quindi non sarebbe di competenza di Enia.
14.Condanna di Andrea Viero (i conti salati della corte dei conti)
La Corte dei Conti ha condannato l'amministratore delegato Andrea Viero per un danno erariale da mezzo milione di euro quando era alla regione Friuli. Per il consiglio comunale di Reggio Emilia i condannati per questi reati vanno allontanati delle cariche in aziende pubbliche.
15.Denuncia sull'appalto dei sistema elettrico (che scossa l'inceneritore!)
Nel febbraio 2011 l'azienda Ceif ricorre al Tar per reclamare contro l'affidamento dell'appalto di 2,5 milioni di euro a Siemens.
16.Finanziamento Bei (i costi dichiarati, i costi reali)
A luglio 2009 si viene a conoscenza del finanziamento della Bei ad Enia di 100 milioni di euro. Enia dichiara un investimento di 265 milioni di euro. A Parma Iren insiste affermando che la spesa è sotto i duecento milioni. Dati che non collimano.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 agosto 2011
+38 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+434 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
domenica 7 agosto 2011
Napoli sceglie Vedelago
Il rapporto di collaborazione tra il Comune di Napoli e il Centro Riciclo Vedelago è stato formalizzato in un protocollo di intesa firmato il 5 agosto dal vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano e Carla Poli.
Col protocollo si dà l'avvio ad uno studio preliminare di fattibilità per la realizzazione di un impianto di trattamento meccanico a freddo con annesso impianto di estrusione da collocare sul territorio di Napoli e favorire l’implementazione dell’utilizzo delle materie di seconda vita nei cicli produttivi propri.
L'amministrazione di Napoli ritiene che il centro di Vedelago possiede il know-how necessario a costruire un impianto di trattamento a freddo per valorizzare la frazione residua dei rifiuti o del trattamento dei residui del recupero delle materia plastiche, tanto da essere riconosciuto a livello europeo.
Si tratta di un progetto che l'amministrazione partenopea ritiene necessario per realizzare quella rivoluzione ambientale che poggia sulla differenziata e il riciclo dei rifiuti, unica strada per superare l'emergenza senza doversi piegare alla filiera classica discariche-inceneritore che, fino ad oggi, non ha prodotto alcun risultato vero.
Le attività del rapporto di collaborazione saranno così articolate.
Uno studio dello stato di fatto sulle raccolte differenziate con l'acquisizione ed analisi dei dati di produzione; l'elaborazione del Piano Preventivo dei costi degli interventi e dei benefici derivanti dalla implementazione del suddetto impianto; l'elaborazione del Piano di Gestione
Commerciale comprendente l'analisi del mercato per i materiali in entrata ed in uscita (input/output); la verifica della possibilità di promuovere attività di ricerca e innovazione coinvolgendo Istituti di Ricerca e Università.
Il comune di Napoli prosegue così nella svolta voluta dal sindaco De Magistris, che ha da subito chiarito che l'approccio ai rifiuti non è quello dell'incenerimento o delle discariche, ma quello del recupero dei materiali, in ottemperanza alla direttiva europea 98/2008.
Chissà come mai un comune come Napoli sceglie un progetto di nicchia come quello di Vedelago?
Semplice, perché non è di nicchia, ma rappresenta la punta di diamante italiana nell'approccio virtuoso alla gestione dei materiali post utilizzo.
Certo, è solo uno dei capisaldi della gestione, perché a monte ci devono essere tante cose come una corretta raccolta differenziata.
Ma la strada è tracciata anche a Napoli, come a Reggio, dove i cugini d'oltrenza hanno cancellato l'inceneritore costituendolo con il trattamento meccanico biologico.
Hanno tanto da insegnarci in questo campo.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 7 agosto 2011
+37 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+433 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Col protocollo si dà l'avvio ad uno studio preliminare di fattibilità per la realizzazione di un impianto di trattamento meccanico a freddo con annesso impianto di estrusione da collocare sul territorio di Napoli e favorire l’implementazione dell’utilizzo delle materie di seconda vita nei cicli produttivi propri.
L'amministrazione di Napoli ritiene che il centro di Vedelago possiede il know-how necessario a costruire un impianto di trattamento a freddo per valorizzare la frazione residua dei rifiuti o del trattamento dei residui del recupero delle materia plastiche, tanto da essere riconosciuto a livello europeo.
Si tratta di un progetto che l'amministrazione partenopea ritiene necessario per realizzare quella rivoluzione ambientale che poggia sulla differenziata e il riciclo dei rifiuti, unica strada per superare l'emergenza senza doversi piegare alla filiera classica discariche-inceneritore che, fino ad oggi, non ha prodotto alcun risultato vero.
Le attività del rapporto di collaborazione saranno così articolate.
Uno studio dello stato di fatto sulle raccolte differenziate con l'acquisizione ed analisi dei dati di produzione; l'elaborazione del Piano Preventivo dei costi degli interventi e dei benefici derivanti dalla implementazione del suddetto impianto; l'elaborazione del Piano di Gestione
Commerciale comprendente l'analisi del mercato per i materiali in entrata ed in uscita (input/output); la verifica della possibilità di promuovere attività di ricerca e innovazione coinvolgendo Istituti di Ricerca e Università.
Il comune di Napoli prosegue così nella svolta voluta dal sindaco De Magistris, che ha da subito chiarito che l'approccio ai rifiuti non è quello dell'incenerimento o delle discariche, ma quello del recupero dei materiali, in ottemperanza alla direttiva europea 98/2008.
Chissà come mai un comune come Napoli sceglie un progetto di nicchia come quello di Vedelago?
Semplice, perché non è di nicchia, ma rappresenta la punta di diamante italiana nell'approccio virtuoso alla gestione dei materiali post utilizzo.
Certo, è solo uno dei capisaldi della gestione, perché a monte ci devono essere tante cose come una corretta raccolta differenziata.
Ma la strada è tracciata anche a Napoli, come a Reggio, dove i cugini d'oltrenza hanno cancellato l'inceneritore costituendolo con il trattamento meccanico biologico.
Hanno tanto da insegnarci in questo campo.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 7 agosto 2011
+37 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+433 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
La svolta di Salerno
L'assessore all'Ambiente del Comune di Parma Cristina Sassi ha affermato recentemente che se la raccolta differenziata in città raggiungesse il 65%, l'inceneritore sarebbe inutile.
Per noi quel “se” equivale all'importante rottura di un tabù, ma non vorremmo che questa dichiarazione fosse un modo implicito per ribadire la necessità dell'inceneritore.
Come dire: “sarebbe bello, ma purtroppo quella percentuale non è raggiungibile”.
Sappiamo bene che possiamo anche andare oltre il 65%, prova ne siano i dati delle cintura periferica cittadina con percentuali al di sopra del 70%, con la stella polare di Noceto, a maggio all'86% di Rd.
Riciclare? Basta volerlo.
A questo proposito, nella classifica appena stilata da Legambiente dei Comuni Ricicloni (quelli che nel 2010 hanno superato il 60% di raccolta differenziata), fra le città con oltre i 100.000 abitanti al primo posto c'è una città del Sud come Salerno
Che ha una dimensione simile a Parma.
Fare come Salerno, non essere da meno di Salerno, potrebbe quindi essere lo slogan di una campagna di coinvolgimento dei cittadini di Parma a fare la loro parte.
E rendere così inutile l'impianto di incenerimento.
Nel caso che alla svolta dell'assessore Sassi si unisse quella della giunta e poi anche quella dell'opposizione, traducendo la volontà di raggiungere una percentuale virtuosa di riciclo, potremmo parlare,con qualche licenza, di Svolta di Salerno.
A riecheggiare l'importanza dell'episodio conosciuto con quel nome, passaggio cruciale della nostra storia recente, la decisione presa nel 1944 in quella città dal Partito Comunista, di accettare l'alleanza con le altre forze antifasciste per guidare la nuova Italia.
Se quello fu un cambio d'indirizzo improntato al realismo, nel capoluogo della food valley un deciso cambio d'indirizzo "per seguire Salerno", cioè diventare comune riciclone tramite raccolta differenziata spinta e rinuncia all'incenerimento, avrebbe il valore di fatto storico, espressione di un realismo ecologista finalmente venuto alla luce.
Chiamarlo Svolta di Salerno potrebbe piacere soprattutto al popolo di sinistra che, oltre a fare volentieri memoria della propria storia, cerca ogni occasione per sostenere le cause ambientali... Spesso a dispetto delle direttive di partito.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 7 agosto 2011
+37 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+433 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Per noi quel “se” equivale all'importante rottura di un tabù, ma non vorremmo che questa dichiarazione fosse un modo implicito per ribadire la necessità dell'inceneritore.
Come dire: “sarebbe bello, ma purtroppo quella percentuale non è raggiungibile”.
Sappiamo bene che possiamo anche andare oltre il 65%, prova ne siano i dati delle cintura periferica cittadina con percentuali al di sopra del 70%, con la stella polare di Noceto, a maggio all'86% di Rd.
Riciclare? Basta volerlo.
A questo proposito, nella classifica appena stilata da Legambiente dei Comuni Ricicloni (quelli che nel 2010 hanno superato il 60% di raccolta differenziata), fra le città con oltre i 100.000 abitanti al primo posto c'è una città del Sud come Salerno
Che ha una dimensione simile a Parma.
Fare come Salerno, non essere da meno di Salerno, potrebbe quindi essere lo slogan di una campagna di coinvolgimento dei cittadini di Parma a fare la loro parte.
E rendere così inutile l'impianto di incenerimento.
Nel caso che alla svolta dell'assessore Sassi si unisse quella della giunta e poi anche quella dell'opposizione, traducendo la volontà di raggiungere una percentuale virtuosa di riciclo, potremmo parlare,con qualche licenza, di Svolta di Salerno.
A riecheggiare l'importanza dell'episodio conosciuto con quel nome, passaggio cruciale della nostra storia recente, la decisione presa nel 1944 in quella città dal Partito Comunista, di accettare l'alleanza con le altre forze antifasciste per guidare la nuova Italia.
Se quello fu un cambio d'indirizzo improntato al realismo, nel capoluogo della food valley un deciso cambio d'indirizzo "per seguire Salerno", cioè diventare comune riciclone tramite raccolta differenziata spinta e rinuncia all'incenerimento, avrebbe il valore di fatto storico, espressione di un realismo ecologista finalmente venuto alla luce.
Chiamarlo Svolta di Salerno potrebbe piacere soprattutto al popolo di sinistra che, oltre a fare volentieri memoria della propria storia, cerca ogni occasione per sostenere le cause ambientali... Spesso a dispetto delle direttive di partito.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 7 agosto 2011
+37 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+433 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
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