sabato 8 settembre 2012

Miracolo a San Bartolomeo


Questo comunicato avrebbe dovuto chiamarsi “San Bartolomeo XVII” per segnalare la diciassettesima denuncia di sperpero di materiali nobili, di cui Gcr si fa carico dall'8 agosto 2010.
Invece potremmo dare a queste righe il titolo di “San Bartolomeo Zero”, in modo da riavvolgere il nastro e concludere, per una volta positivamente, una storia annosa di sperpero di denaro pubblico e di spreco di materiali riciclabili come carta, legno, plastica, organico.
L'immagine riesce a parlare da sé senza che siano necessarie tante parole.



Quattro grigliati separati per materiali omogenei e il problema è come se non fosse mai esistito.
Bacchetta magica? Semplice buon senso.
L'assessore all'Ambiente Gabriele Folli si è trovato dopo le elezioni dall'altra parte della barricata e da estensore delle denunce ha indossato le vesti di chi poteva dare una risposta positiva e concreta.
Non si è tirato indietro e una delle prime missioni operative è stata proprio la visita al piazzale del centro storico, ormai famoso non per il suo mercato, ma per il suoi rifiuti.
I “roller” sono stati posizionati già da qualche giorno, ma volevamo assistere ad una prova del fuoco nel giorno di massima affluenza di pubblico, il sabato mattino, per capire quanto fosse pratica la soluzione adottata.
Era così difficile?

Noi siamo convinti che tutto parta dalla buona volontà e anche Iren, se volesse, potrebbe cambiare il suo percorso ed attrezzarsi per diventare una multiutility al passo con i tempi e non rimanere una società di smaltimento tout court come è oggi.
Basta applicare la normativa europea per rendersi conto che incenerire è un verbo che appartiene al passato, quando ancora non si era capito il danno che la combustione così eterogenea può causare all'ambiente in cui tutti noi vivono e respirano.
Prima di tutto la gerarchia imposta dalle 98/2008 dice riduzione.
Poi riuso, poi riciclo, poi recupero.
San Bartolomeo è un esempio di altra via facile, percorribile, efficace, che porta vantaggio alle casse comunali, riducendo la quota di materiali da smaltire.
Quanti San Bartolomeo ancora sono presenti in città?
Quanto risparmio oggi è tradotto in spreco e spese?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 settembre 2012

Sono passati
15 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
831 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
125 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
110 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno

Piazza pulita sul forno


La 7 ha fatto “piazza pulita” sulla vicenda dell'inceneritore di Parma.
Gli italiani hanno compreso gli equilibri e gli interessi che si celano dietro la finta necessità del forno e molto bravo è stato il giornalista Alessandro Sortino a rendere il racconto chiaro e semplice.
Sono stati messi in fila i grandi numeri che sbugiardano il progetto di Iren, grazie agli scoop di Parma Daily, che ha pubblicato stralci del piano economico finanziario.



L'ombelico di Parma ora è l'inceneritore, un terremoto che potrebbe stravolgere gli equilibri di un intero Paese, una battaglia contro il sistema, contro quel delicato ingranaggio che ha consentito alle lobby di gestire rifiuti con grandi vantaggi economici, ma alle spalle dei cittadini.
Una lotta che tocca la politica, gli interessi allargati dei partiti e dei grandi gruppi.
L'inchiesta de “La 7” è partita dalla pagina di promozione sul forno pubblicata sulla Gazzetta di Parma nel 2010.
In quelle roboanti frasi si diceva molto esplicitamente che con il forno accesso le tariffe sarebbero calate, e di molto, affermando che proprio la mancanza di un impianto di smaltimento era la causa dell'elevata tariffa dei rifiuti.
Oggi però che sono stati svelati i numeri veri, che raccontano di tariffe iperboliche, i cittadini si sentono presi in giro, visto che la tariffa, con l'inceneritore acceso non scenderà, anzi, sarà la più cara d'Italia.
Quindi non è vero che questo inceneritore farà risparmiare sulla gestione dei rifiuti.

Alessandro Sortino bussa così alla porta di Iren per avere delucidazioni in merito.
A rispondere è Andrea Viero, direttore generale, evidentemente in difficoltà davanti ai numeri.
Il giornalista non ha peli sulla lingua: “I cittadini si sentono presi in giro, avevate detto che si sarebbe risparmiato”.
Viero ribalta tutte le colpe sulle amministrazioni, che hanno deciso di fare il forno e lo hanno riempito di sofisticazioni che hanno causate un incremento dei costi.
Ma perché, chiede Sortino, il cittadino dovrebbero essere contento di smaltire a Parma se altrove costa meno?
Viero non sa cosa rispondere, se non indicare di nuovo il colpevole: gli enti locali.
Ma Iren non è di fatto “composta” da enti locali?
Viero ammette: “Il prezzo non è basso, ma l'impianto è di straordinaria qualità”.
Chissà, avrà un fuoco gentile gentile che non offende i rifiuti in entrata.
Ma alla fine il discorso è lineare e semplice.
Iren investe 200 milioni di euro e chiede soldi alle banche
Il debito sarà ripagato dai cittadini, che in un certo senso Iren ha proposto come garanzia.
Il debito impegna le risorse pubbliche a pagare l'inceneritore, che è privato, conferendo rifiuti per vent'anni (infatti le quantità sono fisse anno dopo anno a 108 mila tonnellate).
Se si aumenta la differenziata come faranno a tornare i i conti?
E' evidente il conflitto di interesse dei comuni.
Per far guadagnare Iren (che a sua volta distribuisce gli utili ai comuni), i comuni stessi devono bruciare il più possibile, venendo meno alle leggi che pretendono di incrementare la differenziata e ridurre gli smaltimenti.
Il Movimento 5 Stelle si oppone oggi a questo sistema, di cui i partiti sono parte, fin dentro i gangli più nascosti delle società.
Si è creato un mostro.
Un comune, a rigor di logica, dovrebbe smaltire il meno possibile, per spendere il meno possibile.
Pizzarotti è un ingranaggio non previsto, che rischia di far saltare tutto il giochino.
Su tutta questa vicenda c'è ora bisogno estremo di chiarezza, che non può che arrivare dall'indagine in corso della magistratura.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 settembre 2012

Sono passati
15 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
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Sono passati
831 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
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125 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
110 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno

venerdì 7 settembre 2012

Del(i)rio di onnipotenza


Il sindaco di Reggio Emilia si è presentato ieri nella sua nuove veste multifunzione.
Poliziotto, giudice, avvocato, magistrato, insomma la quintessenza della sapienza a 360 gradi.
Sul forno di Ugozzolo non ha dubbi, se hanno sbagliato non lo hanno fatto apposta, quindi perdonate loro, perché non sapevano quello che facevano.
Intanto che c'era ha indossato anche i panni dell'opinione pubblica: se sequestrassero il cantiere, dice, guai a pensare già alla colpevolezza, sarebbe una cosa fuori dal mondo, un peccato mortale.
Il Primo di Reggio non intende intervenire sul lavoro dei giudici (lasciamoli tranquilli), ma per dare una mano redige già la sentenza: assoluzione con formula piena.



Sa già per certo che non ci siano abusi, di nessun genere, e non azzardiamoci a parlare di reati penali, perché se qualche peccatuccio c'è stato, si tratta solo di interpretazioni.
La sviolinata di Delrio pro Iren è incisa in rete, chiunque si può gustare il turbinio di note:
http://www.parmadaily.it/Service/Allegati2/2012/delrio_vieroindagato_integrale.mp3
Ma rimane sullo sfondo la difficoltà a tradurre in frasi coerenti i mille quesiti che si aggirano attorno al progetto dell'inceneritore.

Notiamo un furioso rincorrersi di stampelle a sostegno di Iren, che dovrebbe altresì essere in grado di ergersi da sola a difesa dei propri interessi. Prima il presidente provinciale Bernazzoli, schieratosi in tribunale a fianco della multiutility, oggi il sindaco reggiano a tessere le lodi di tutto il creato.
Vien da pensare che dove non può la verità, possa il partito.
L'inceneritore ha il sigillo del Pd fin dalla sua nascita ed ora il partito, vecchio o nuovo tanto è lo stesso, si pone a difesa del camino fino alle ultime conseguenze, anche se si mette in gioco l'alleanza di centro sinistra fino là in regione.
Eppure basterebbe poco a fare chiarezza, senza troppi giri di parole.
Spiegare ai cittadini perché dovrebbero pagare l'80% in più a smaltire i loro rifiuti a un tiro di schioppo da casa: che illustrassero una buona volta quale giustificazione ci sta sotto e come mai ci hanno riempito le orecchie del gingle contrario, accendiamolo e risparmierete.
Invece silenzio su tutta la linea.
Poi sarebbe importante rispettare finalmente la delibera del consiglio comunale 45 del 2006: massima trasparenza su tutto e verso tutti. Aprire i cassetti e farne uscire il piano economico finanziario è così difficile? Cosa ci sarà mai scritto dentro?
Infine come mai ad un certo punto hanno deciso di non chiedere il permesso a costruire e non pagare gli oneri di urbanizzazione al comune di Parma?
La lista sarebbe lunghissima, ma intanto partendo da questi tre temi si potrebbe cominciare quell'opera di chiarificazione a cui invece è stata demandata la magistratura, che alla fine di un assalto costante di esposti sul progetto dell'inceneritore, ha messo il naso dentro la vicenda, e in queste ore sta domandando il nulla osta per proseguire e concludere il lavoro.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 2 settembre 2012

Sono passati
9 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
825 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
119 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
104 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno

giovedì 6 settembre 2012

Ciclosi da che parte stava?


Il sequestro dell'inceneritore di Parma, proposto al Gip dalla Procura di Parma, ha fatto tornare al centro dell'attenzione la vicenda del progetto dei Paip di Ugozzolo.
L'ultima puntata della lunga querelle aveva visto uscire vittoriosa Iren, alla quale il Tar di Parma aveva dato ragione in merito all'abuso edilizio del cantiere, che aveva portato allo stop dei lavori nel luglio dell'anno scorso.
Il comune di Parma aveva infatti ravvisato l'assenza del permesso a costruire e di conseguenza il mancato pagamento degli oneri dovuti all'ente locale (circa 400 mila euro), pur trovando fra le carte prova delle necessità del titolo stesso, più volte sottolineata dalla stessa multiutility in diversi carteggi.



Oggi proponiamo un documento di Enia del 17 giugno 2009, nel quale l'azienda mette nero su bianco la vicenda del permesso edilizio, manifestando l'intenzione di farne richiesta “prima” dell'avvio dei lavoro del forno. Si legge a pagina 5: “Le opere in progetto si svolgono tutte su area di proprietà Enia, che è libera da vincoli e risulta disponibile per esecuzione dei lavori medesimi previa acquisizione del permesso di costruire che sarà richiesto prima dell'avvio dei lavori, al Comune di Parma ai sensi dell'art. 7, punto c) della L.R. n. 31 del 25.11.2002”.
La lettera è indirizzata anche alla Provincia, all'Arpa, all'Ausl, otre che al Comune di Parma.

Sappiamo che quella intenzione rimase sulla carta (è proprio il caso di dirlo) e mai Iren si attenne ai suoi propositi, dimenticando di fare richiesta dell'apposito permesso.
Ciò che stupisce oggi, dopo la quanto meno dubbia sentenza del Tar, è il fatto che nonostante Iren si ripromettesse di chiedere i danni al comune già nella fase di difesa davanti al tribunale, l'amministrazione comunale non si sia appellata al Consiglio di Stato, facendo scadere i termini per il ricorso.
Di fronte al rischio di danno per le casse comunali l'amministrazione avrebbe dovuto  procedere d'ufficio all'appello a Roma, proprio per coprirsi le spalle di fronte alle bellicose intenzioni di Iren.
Sulla poltrone di sindaco sedeva in quei mesi Mario Ciclosi, il commissario che sostituì nel ruolo di sindaco pro tempore Anna Maria Cancellieri, diventata nel frattempo ministro dell'Interno della Repubblica.
Oggi la grande domanda che ci poniamo è quali siano state le motivazioni di Ciclosi per decidere di lasciar trascorrere il tempo e rinunciare all'appello in Consiglio di Stato per poter difendere il Comune da lui diretto.
Con quali giustificazioni il commissario abbandonò una doverosa azione negli interessi di Parma, di fronte al rischio (poi rivelatosi fondato) di una rivalsa di Iren nei confronti dell'amministrazione?
La multiutility ha proceduto, non appena la sentenza del Tar è passata in giudicato, a portare Parma in tribunale, chiedendo al Tar di costringere il comune a rifondere la modica cifra di 28 milioni a titolo di risarcimento per i danni derivati dallo stop al cantiere.
Una gatta da pelare pesantissima per le casse vuote dell'ente locale.
Un problema che in questo caso ha un nome e un cognome come origine.
I cittadini avrebbero diritto di sapere come mai fu presa questa sciagurata decisione di non agire.

La lettera di Enia

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 6 settembre 2012

Sono passati
13 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
829 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
123 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
108 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno

mercoledì 5 settembre 2012

Il camino di Babele


Tra il frastuono delle lingue, la scalata al camino del forno inceneritore è infine giunta al termine.
Dal pinnacolo più alto la procura di Parma ha potuto dare uno sguardo d'insieme, cogliendo il caos che regnava, ma che dai piani inferiori era difficile notare.
E' da lassù, grazie al lavoro paziente della Guardia di Finanza (finiremo mai di dir loro grazie?) i pm hanno cominciato a riscrivere l'intero libro, partendo da anni ormai dimenticati dai più.
Ora il pubblico ministero chiede di poter metter mano al canovaccio e giungere alla pubblicazione ufficiale dell'opera, quelle pagine che racconteranno finalmente il vero volto del Pai.



Ora la parola è del giudice per le indagini preliminari (Gip), che deve esprimersi sulle richieste della procura, e noi speriamo che si consente di fare piena luce, per non lasciare zone d'ombra, che sarebbero ormai incomprensibili.
La torre di Babele di Ugozzolo è fatta di enti, amministratori, dirigenti, società, appalti e appaltanti, ragionieri e contabili, un turbinio di atti che fino ad un certo punto della storia pareva andare diritto allo scopo, quell'accensione entro fine anno così agognata dalla multitutility.
C'era un piano, fin qui funzionante, che aveva permesso di condurre avanti senza intoppi il progetto, e nonostante i mille linguaggi assordanti e discordanti, su tutto regnava un ordine costruito sulla comunione di intenti tra gli enti locali, corroborata dal passaggio quasi silente del progetto, come un veliero fantasma che nonostante la possente stazza ci sfila di fronte, in perfetta assenza di suoni.
Siamo stati partecipi dei mille piccoli coni di luci che ogni tanto si riuscivano ad orientare nella direzione di Ugozzolo, senz'altro aiutati dalla stampa che ha seguito con attenzione le piccole azioni di buona volontà, diventate grandi nel tempo, maturate con molto sudore della fronte.
Oggi siamo giunti all'apice, ai titoli di coda.
Dell'inceneritore di Parma ne parla la stampa nazionale, anche la prima pagina sul Fatto Quotidiano, così come i giornali economici seguono da vicino le vicenda di una società quotata in Borsa, gravata da debiti miliardari, a rischio di ulteriore caduta con la richiesta di sequestro del cantiere di Ugozzolo.
Ed è stata la Rai stessa a portare per prima la notizia della richiesta di sequestro.
Da Bologna un parmigiano doc (fidentino, a dir la verità) è stato l'artefice dello scoop sul forno inceneritore e l'istanza di stop. Luca Ponzi si è poi ripetuto con i nomi degli indagati, da buon giornalista, memore della lunga esperienza in redazione alla Gazzetta di Parma e forse anche spinto dalla sua passione per i misteri e i gialli lungo la via Emilia.
Ora c'è un ultimo appassionante segreto, in via di soluzione, basta non bloccare il lavoro degli inquirenti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 5 settembre 2012

Sono passati
12 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
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Sono passati
828 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati 
122 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
107 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno

martedì 4 settembre 2012

Avevamo ragione noi


La procura ha finalmente tirato le somme e il risultato finale è netto: pollice verso in direzione del forno e prime indiscrezioni sui nomi degli indagati: Ubaldi, Viero, Allodi, Moruzzi, Savi, Alifraco.
La giustizia ha fatto giustizia, anche se la strada è ancora lunga ed impervia, irta di ostacoli.
Una prima battaglia per la verità è vinta, ma l'esito della guerra ancora da determinare.
La procura di Parma ha fatto almeno chiarezza su alcuni punti fondamentali.



E ha dato ragione ad alcuni, torto ad altri.
Avevamo ragione noi.
Avevano ragione i due avvocati parmigiani, Arrigo Allegri e Pietro De Angelis, quando vivisezionando il cartello del cantiere hanno scoperto l'abuso edilizio.
Aveva ragione il sindaco Vignali che ha portato con tenacia allo stop al cantiere, supportato dalla sua squadra, il segretario comunale Pinzuti (lui aveva detto sì anche al referendum sul forno), il consulente Chiti, la dirigente Signifredi, il delegato alla salute Pallini.
Avevano ragione i cittadini che hanno depositato esposti, sfilato per le vie della città, sottoscritto appelli, approfondito i temi sino a diventare cittadini esperti sul tema.

Aveva ragione il Movimento 5 Stelle, che nel 2006 fondò il Gcr, a portare in campagna elettorale la gestione dei rifiuti come uno dei cavalli di battaglia del consenso.
Sul mancante titolo edilizio il 25 luglio 2011 avevamo esposto lo schema della Via dove era resa evidente la necessità del permesso a costruire, demandato al comune di Parma per competenza di ruolo: http://gestionecorrettarifiuti.it/sito/modules/news/article.php?storyid=817  .
Sul caso del progetto dell'inceneritore, scritto da Hera, avevamo scritto il 3 agosto 2011, un anno fa, http://gestionecorrettarifiuti.it/sito/modules/news/article.php?storyid=832  , per raccontare la stranezza di un progetto a 4 mani di dubbia origine e originalità.
Ha ragione la procura, quando decide di fare finalmente luce piena su tutta la vicenda.
Tanti punti oscuri rimangono fonte di perplessità, a cominciare dalle assurde tariffe imposte ai cittadini che non hanno eguali in tutta la penisola, tariffe che dovevano calare drasticamente con l'avvento dell'inceneritore, e che invece sarebbero al contrario cresciute ancora, in un assurda rincorsa al massimo guadagno per la multiutility, saccheggiando le tasche dei parmigiani e dei parmensi.
La ragione, a volte, prevale.
Avanti così.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 4 settembre 2012

Sono passati

11 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
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827 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
121 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
106 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno


lunedì 3 settembre 2012

Sel e Idv: contro inceneritore, dalla parte della Procura


Il Pd con il camino in mano?

Ieri Idv e Sel si sono schierati sul sequestro dell'inceneritore di Parma, dichiarando di mettersi totalmente dalla parte della Procura e contro l'inceneritore.
Una scelta che scuote il centrosinistra, disarma la compattezza dei soci del Pd, scuote come un terremoto le basi che sembravano (ma non erano) così solide di una alleanza basta più sulle poltone che su valori condivisi.
Ora serve il salto di qualità: cosa ne pensano gli organi regionali di questi due partiti?
Sono anche loro dalla parte delle legalità e per una gestione corretta dei rifiuti?
Sel e Idv dell'Emilia Romagna, i consiglieri regionali, gli assessori, cosa intendono dire ai loro elettori, ai cittadini della regione?



Oggi è il tempo della concretezza, di dire le cose in modo chiaro ed intellegibile, scegliere da che parte stare. A Parma i due partiti di Di Pietro e Vendola sembrano aver preso finalmente una decisione. Di fronte all'ennesimo clamoroso della magistratura hanno svoltato e scelto una strada diversa, più vicina al sentore delle gente, in difesa dei diritti alla salute e al benessere della popolazione.

Non esistono inceneritori benigni, ma solo forni maligni e pericolosi, che gettano in aria le discariche che una volta erano a terra, peggiorandone la pericolosità.
E' il tempo di ritornare a valori che esulano dai giochi di Borsa e di poltrona.
Scegliere la strada alternativa significa già da oggi progettare il nuovo, già da oggi collaborare per progettare la gestione alternativa, per rivedere il piano provinciale di gestione dei rifiuti, per attrezzare il territorio con gli impianti che servono per chiudere il ciclo dei nostri scarti in modo virtuoso ed ambientalmente sostenibile.
Non c'è più tempo per i giochi delle alleanze, chi vuole scegliere di stare dalla parte dei cittadini lo deve fare ora.
Sosteniamo la magistratura in questo momento decisivo ma guardiamo anche avanti, progettando il futuro di una città all'avanguardia nella raccolta differenziata e nella sostenibilità.
E' un invito accorato a tutti i partiti. State dalla parte dei cittadini.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 3 settembre 2012

Sono passati
10 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
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Sono passati
826 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
120 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
105 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno


domenica 2 settembre 2012

Clini, gli inceneritori sono il passato


Lo scorso pesce d'aprile, http://gestionecorrettarifiuti.it/sito/modules/news/article.php?storyid=1123
, avevamo fatto affermare al ministro Clini (quello falso): “Devo dire che sui rifiuti negli ultimi anni ci sono stati cambiamenti enormi, proprio sotto il profilo tecnologico. Oggi credo che l'incenerimento sia superato dalla realtà”
Sul futuro degli inceneritori gli avevamo anche suggerito questa riflessione: “Sono abituato a confrontarmi con la realtà senza nascondermi. Quando comprendo che un approccio ad un problema abbia fatto il suo tempo non posso che prenderne atto”



Oggi il ministro Clini (quello vero) afferma (Gazzetta di Reggio): “L'evoluzione della gestione dello smaltimento dei rifiuti a livello europeo se non internazionale dice che i termovalorizzatori hanno fatto il loro tempo, sono diventati sempre più marginali”.
Se non lo avessimo letto sulle pagine della Gazzetta di Reggio avremmo pensato ad un pesce di settembre. Invece è tutto incredibilmente vero.

Il ministro Corrado Clini, rappresentante della Repubblica, legge i fatti come stanno e non può negare in che direzione si sta muovendo l'Europa.
Ora dovrà vedersela con i democratici parmigiani, che che affermano ancora oggi che non esiste un'alternativa all'incenerimento, che gli inceneritori, anzi i più presentabili “termovalorizzatori”, sono la soluzione europea per eccellenza e via discorrendo.
Loro hanno sostenuto le loro tesi con paginate a pagamento sui giornali e libercoli informativi, tutti ovviamente a carico degli inconsapevoli cittadini utenti, che non sapevano di star pagando di tasca propria questa pubblicità regresso.
La dichiarazione del ministro Corrado Clini è un altro spiacevole inciampo per le tesi dei sostenitori del forno, questa volta addirittura proveniente da un fronte inaspettato e non partigiano, una specie di fuoco amico.
Clini, ex direttore generale dell'Ambiente, oggi ministro del governo Monti, ieri ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Montecchio, territorio che ha voltato pagina sui rifiuti dicendo definitivamente no al nuovo impianto di incenerimento e spegnendo l'ormai obsoleto forno di via Cavazzoli, dopo 44 anni di inquinamento, per avviarsi verso una gestione meccanica a freddo che tramite trattamento meccanico biologico e estrusione porti verso lo zero il residuo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 2 settembre 2012

Sono passati

9 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai

825 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
119 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
104 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno



Biogas e sostenibilità, moratoria indispensabile


La stragrande maggioranza delle centrali a biogas già in funzione, e anche quelle in attesa di autorizzazione, ricorrono, quasi esclusivamente, a colture dedicate (mais soprattutto) per la loro alimentazione.
Una situazione non sostenibile, né dal punto di vista energetico, né da quello ambientale.
In Emilia Romagna si prevedono 465 impianti a biogas con una potenzialità di circa 1MWe.
Così per alimentarle occorrerebbero addirittura più dei 100.000 ettari coltivati già oggi a mais, davvero un'assurdità.
Per limitare la prospettiva nel luglio 2011 la Regione ha escluso gli impianti a biogas nelle zone Dop del Parmigiano-reggiano, su pressione del consorzio, e infine di recente la delibera “impianti a biomasse a saldo zero”.
Che significa che nelle aree a rischio ambientale potranno essere installati nuovi impianti solo  in due casi: se sostituiranno impianti preesistenti o se saranno affiancati da interventi che garantiscano la riduzione di inquinamento sul territorio (cogenerazione e trigenerazione, utilizzo del calore, teleriscaldamento, efficienza energetica, piste ciclo-pedonali, ecc.).



Per le aree dell’Emilia-Romagna in cui i parametri di qualità dell’aria sono rispettati la delibera regionale promuove un approccio di tipo cautelativo con valutazione preliminare, tesa a valutare il cumulo degli impatti generati da più impianti. Le nuove regole interessano gli impianti a biomasse per la produzione di energia elettrica di potenza termica superiore a 250 kwt.
Il saldo zero riguarda le emissioni di Pm10 e di diossido di azoto, da applicare in qualsiasi zona, inquinata o meno.

Le zone “verdi” (dove l'inquinamento è meno presente) sono in pratica quelle di montagna.
Per saldo zero si intende la sostituzione delle vecchie stufe a legna con centrali termiche a biomassa che dovrebbero addirittura migliorare la qualità dell'aria. In realtà il filtro a multiciclone delle centrali a biomassa non abbatte minimamente i Pm10, ma solo la fuliggine.
Le emissioni dipendono poi dalla tipologia di cippato che viene bruciato, che se è fresco, umidità al 50%, determina emissioni superiori agli stessi standard dell'Arpa, che sono però solo indicativi, mancando ogni tipo di controllo.
Discorso diverso per le le emissioni delle moderne stufe miste pellet-legna, 7-8 volte più basse di quelle delle centrali a biomassa e già in voga in montagna presso i privati.
La compensazione per l'inquinamento superiore deriverebbe dal teleriscaldamento, che consente lo spegnimento delle singole caldaie, ma se l'emissione è comunque maggiore delle stufe a pellet non si capisce dove stia il vantaggio.
Il saldo zero è una chimera in particolare per gli impianti a biogas, visto che non esistono normative specifiche per le emissioni, e valgono quelle generiche per le biomasse, come non esistono normative per le emissioni odorigene, quel diossido di azoto pungente al naso e pericoloso per gli alveoli polmonari.
ll saldo zero è uno specchietto per le allodole nelle zone verdi, quelle a basso inquinamento, come la montagna. Figurarsi in quelle gialle, arancioni o rosse in cui si cercherà di ridurre gli impatti con piste ciclabili. Davvero curioso.
Le norme emanate dalla regione Emilia Romagna, “Criteri tecnici per la mitigazione degli impatti ambientali nella progettazione e gestione degli impianti a biogas”, non risolvono minimamente i problemi derivanti dalla cattiva progettazione e gestione degli impianti.
Da parte dei cittadini e dei comitati c'è una richiesta forte di norme che permettano lo stop a impianti già in attività, ma che stanno causando gravi disagi alla popolazione.
Anche se la combustione di biogas produce teoricamente emissioni inferiori a quelle derivanti  da oli vegetali o da biomasse legnose, va sottolineato utilizzare biogas per produrre energia elettrica e calore è poco efficiente.
Considerando i rendimenti medi dei motori cogenerativi in commercio, si può assumere che meno dell’80% dell’energia termica contenuta nel biogas venga effettivamente valorizzata, circa il 36% come energia elettrica e circa il 40% come calore recuperato dai circuiti di raffreddamento.
Il resto del calore contenuto nel biogas viene disperso nell’ambiente sotto forma di calore residuo nei gas di scarico. Si calcola che un impianto da 1 Mw perda con i gas di scarico 36 tonnellate annue di metano, corrispondenti a circa 1.000 tonnellate annue di CO2.
Ovviamente questi computi non sono minimamente presi in considerazioni e spariscono dai calcoli della efficienza degli impianti, che vengono presentati all'opinione pubblica come il nuovo Eldorado per liberarsi della dipendenza dal petrolio.
Il biogas deve subire una complicata serie di depurazioni, senza le quali si ha malfunzionamento e corrosione dei motori, processi che comportano anch'essi maggiori emissioni nocive.
Il biogas che esce dal biodigestore deve essere desolforato tramite lavaggio, poi deumidificato tramite refrigerazione, quindi filtrato dalle polveri con filtri a sabbia che trattengono il particolato.
A loro volta le emissioni della cogenerazione prima di poter essere rilasciate in aria devono subire un processo di lavaggio, passare attraverso biofiltri e meglio ancora attraverso filtri a carboni attivi, senza i quali non si abbattono le emissioni odorigene.
Ma tutto questo nella realtà non succede.
Un impianto a biogas non è subordinato al rilascio di alcuna autorizzazione alle emissioni in atmosfera (ai sensi dell'art. 269, comma 14,parte V del D.Lgs. 152/2006).
Detti impianti devono solo rispettare solo i valori limite di emissione espressi come concentrazioni massime ammissibili per ciascun inquinante, vale a dire 800 mg/Nm3 di monossido di carbonio (CO), 500 mg/Nm3 di ossidi di azoto (NO2), 150 mg/Nm3 di carbonio organico totale (COT), 100 mg/nM3 di particolato (PM10-PM1), 10mg/Nm3 di composti inorganici di cloro.
E' sufficiente che le ditte produttrici dichiarino emissioni rientranti nei range perché Arpa e Ausl certifichino la loro idoneità,  come accaduto per i progetti di Felino (Pr) e Palanzano (Pr). Nei progetti si parla di un controllo all'anno, massimo due, ovviamente eseguiti e certificati dalla ditta stessa.
Tenendo conto dei volumi dei prodotti utilizzati per la produzione del biogas, l’unica filiera sostenibile non può che essere quella cortissima, non superiore ad una decina di km. (o comunque molto inferiore ai 70 km. della cosiddetta filiera corta), che ridurrebbe le emissioni di migliaia di mezzi pesanti, direttamente proporzionali ai km. percorsi.
Reflui animali, scarti agricoli e rifiuti organici vengono prodotti incessantemente dagli allevamenti zootecnici, dall’agricoltura, dalle industrie agroalimentari, da tutti noi.
Tutto questo può essere utilizzato per il biogas e sarebbe logico che gli incentivi favorissero solo questo tipo di utilizzo, anziché quello dei prodotti derivanti da colture dedicate. Questo è soprattutto vero per i rifiuti organici, il cui corretto uso aumenterebbe  la percentuale di raccolta differenziata effettivamente riciclata, a vantaggio di tutti.
Per il suo utilizzo ottimale, si sottopone già ora il digestato a separazione solido/liquido, ottenendo due frazioni: una solida ed una liquida, detta anche chiarificata.
La frazione solida, che è la parte meno consistente del digestato, è costituita da sostanza organica, che incorporata nel terreno ne migliora le caratteristiche, funzionando da ammendante.
La sostanza organica, inoltre, è in grado di trattenere grandi quantità di acqua, caratteristica importante considerando i cambiamenti climatici.
Nel caso di agroindustrie o di allevamenti zootecnici industriali, la quantità di digestato liquido è così grande da non essere all'oggi gestibile. Occorre ricorrere a metodi per l’estrazione dell’azoto ammoniacale (stripping dell’ammoniaca o degasazione della stessa) e la sua trasformazione in un fertilizzante più concentrato e quindi più facilmente gestibile (solfato d’ammonio), che andrà a sostituire i fertilizzanti azotati di sintesi.
La prima richiesta agli amministratori (Regione Emilia Romagna in primis) riguarda la sostenibilità sociale degli impianti a biogas già in attività, che sono causa di gravi disagi per le zone prossime alle centrali, soprattutto per l’emissione di cattivi odori per periodi prolungati.
Non è accettabile che alcuni traggano profitto da attività che danneggiano altri.
Norme chiare che consentirebbero a sindaci e enti provinciali di costringere alla sospensione di ogni attività quegli impianti che sono causa di gravi disagi per i cittadini.
Tale moratoria avrebbe come conseguenza anche la sospensione di ogni forma di incentivo fino a che si creino le condizioni per una ripresa dell’attività, che non causi più alcun disagio.
Interventi che riguardano sia impianti in fase di autorizzazione, che già autorizzati.
Si deve pure considerare lo spreco della capacità fertilizzante dei digestati e la mancata sostituzione di concimi chimici di sintesi con gli stessi digestati. Un esempio di tali sprechi è anche la pratica di ricorrere a trattamenti di nitrificazione e successiva denitrificazione (impianti SBR) che, disperdendo l’azoto, hanno come conseguenza l’impossibilità di sfruttare la capacità fertilizzante della frazione liquida dei digestati in sostituzione dei concimi chimici di sintesi.
Una conseguenza, forse inattesa, delle restrizioni all’uso dei digestati nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano, è stata la concentrazione delle richieste di autorizzazione alla costruzione di centrali a biogas nelle zone non interessate dal Parmigiano Reggiano, creando, in aree come la pianura bolognese e ferrarese, il rischio di una concentrazione assolutamente insostenibile di centrali.
Gli stessi comuni che si sono opposti all'installazione di impianti a biogas, come Felino (Pr) e Toano (Re), lo hanno fatto senza entrare nel merito del loro carattere speculativo e della nocività delle emissioni. Hanno usato un artificio amministrativo e legale, la modifica del piano urbanistico, per negare l'area richiesta all'uso delle rinnovabili e mettendone a disposizione un'altra.
Posizione pilatesca e pericolosa: immaginatevi se la ditta richiedente accettasse la diversa destinazione d'area per l'impianto richiesto, il comune non avrebbe più alcun motivo di opporsi alla sua realizzazione.
Per arrivare a questo, è evidente la necessità di una moratoria nella concessione delle autorizzazioni che consenta di porre un freno agli impianti a biogas, evitando così di causare danni e portando il settore verso la sostenibilità.
Moratoria già  richiesta a gran voce dai comitati del Ferrarese e del Bolognese cui si associa anche Rete Ambiente Parma, a nome dei Comitati di Palanzano e Felino.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma
2 settembre 2012

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