sabato 6 luglio 2013

Fuoco, fuochino

Gli ultimi sbuffi stavano ancora uscendo dal camino appena spento e già Iren inoltrava una nuova richiesta di accensione.
Con la scusa di voler bruciare i rifiuti rimasti in fossa.
L'accendi spegni del forno inceneritore sembra non aver fine ed ora la Provincia si appresta ad un nuovo scandaloso assenso nei confronti del gestore.
Perché sappiamo che sono queste fasi, l'accensione, lo spegnimento, le più pericolose, quelle dove le temperature non raggiungono i livelli di esercizio, causando la fuoriuscita di veleni dal totem che svetta sull'autostrada.



Il camino dei veleni lo diventa in modo particolare con questi continui ripetuti singhiozzi di acceso-spento, con la camera di combustione e il post combustore in grande difficoltà a mantenere quella temperatura che scongiura la proliferazione di diossine e furani.
Un po' come certe marmitte con la miscela troppo grassa: fumo a go go e qualità combustione da dimenticare. Oppure certi motori a gasolio un po' datati che a freddo rilasciavano un fumo pestilenziale e nero da togliere il respiro.
Bad combustion, even the worst.
Peggio di così non si può.
Primi in regione per la raccolta differenziata, ultimi per scelta dell'impiantistica di smaltimento.
La palma di virtuoso stona con il camino di Ugozzolo.
Se il premio ai parmensi virtuosi sono 20 anni di inceneritore ci si chiede davvero dove stia la teoria della causa-effetto.
Perché a Parma si ragiona al contrario, più ci si attiene alle regole della corretta gestione dei rifiuti, più cresce la fame dal camino e la sorte dei territori che lo abbracciano.
Più i parmigiani e i parmensi diventeranno virtuosi, più ci si domanderà cosa bruciare dentro Ugozzolo, come sostituire ciò che i cittadini hanno tolto dall'indifferenziato.
Ne valeva la pena?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 6 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
426

giorni fa

La 72 di Le Parme

La 72 ore di Le Parme

L'inceneritore dura una manciata di ore, il tempo di qualche giro di pista e arriva lo stop.
E in questo accendi spegni certamente non ci guadagna l'ambiente, visto che è nelle fasi di accensione e spegnimento che questi impianti, a causa delle temperature calanti o insufficienti, emettono la maggior parte delle sostanze inquinanti.



Molecole pericolose come diossine, metalli pesanti, cloro bifenili, furani.
Un menù indigesto per chiunque incontri la nuvola.
L'inutile macchina di Ugozzolo è costata 200 milioni, ma il conto verrà pagato dai contribuenti attraverso le loro salatissime bollette dei rifiuti.
Con una tariffa di smaltimento al top in Italia, mentre negli anni del grande sogno del Paip ci raccontavano di tariffe in ripida discesa, di aria ripulita dal camino, di convivenza felice con la raccolta differenziata ed altre amenità.
Il quadro è presto fatto.
All'aumentare della raccolta differenziata spinta (e Parma nel prossimi mesi completerà l'anello virtuoso) calano drasticamente i rifiuti da smaltire, con la vorace bocca del forno che rimarrebbe a bocca asciutta.
Visto che non lo si può (vuole) far morire di fame, lo scenario molto probabile è quello di una Parma benigna nei confronti della spazzatura della regione, se non vogliamo fare cenno a scenari ancora peggiori.
L'impianto di incenerimento di Parma, ultimo camino arrivato in regione e ultimo forno ad essere costruito da qui al futuro remoto, sarà il magnete per i sacchi neri emiliano romagnoli, ultimo impianto ad essere spento, ultimo camino ad emettere nubi cariche di molecole poco simpatiche di cui si accennava sopra.
Vale la pena di utilizzare queste ore di libertà dal forno per analizzare con precisione i dati emissivi di queste giornate di luglio.
Valutare con cognizioni di causa cosa sia uscito e in che misura dal camino di Ugozzolo potrebbe essere molto utile per farci una idea di che cosa ci aspetta nel prossimo domani.
I dati li possiamo anche trovare on line qui:
Sarà un ottimo esercizio per le menti raffinate cogliere il leit motiv di tutte queste cifre, magari anche solo per rasserenare i nostri animi agitati.
Attendiamo fiduciosi.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 6 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
426

giorni fa

venerdì 5 luglio 2013

In Lombardia stop ampliamento inceneritori

Passa mozione di M5S presentata da Gianmarco Corbetta


Con il voto unanime di Pd, PdL, Lista Ambrosoli, Lega e Civica Maroni è stata approvata una mozione proposta da Movimento 5 Stelle che blocca l'ampliamento di tutti gli inceneritori presenti in Lombardia ed individua la necessità di una "exit strategy" progressiva dall'incenerimento.


Vista l'attuale gestione dei rifiuti solidi urbani in Lombardia e gli scenari evolutivi a cui il sistema andrà incontro nei prossimi anni, il consigliere Gianmarco Corbetta del MoVimento 5 Stelle ha elaborato un testo, con il contributo dei consiglieri Anelli (Lega), Magoni (Civica Maroni), Villani (PD) e Busi (Lista Ambrosoli) che impone uno stop a tutti i progetti di ampliamento degli inceneritori, a partire da Desio, Cremona, Trezzo sull'Adda, Corteolona e Dalmine.
Inoltre il provvedimento prevede che il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (che andrà adottato entro fine anno) dia priorità alle politiche di riduzione, riuso e riciclo dei rifiuti, con incentivi ai Comuni che si distinguono per virtuosità nella raccolta differenziata.
In prospettiva, Regione Lombardia si impegna a verificare la possibilità di passare ad un nuovo sistema integrato di gestione del rifiuto che marginalizzi il ricorso alla discarica e superi, gradualmente ma in modi e tempi certi, la pratica dell'incenerimento dei rifiuti. Questo configura il cambiamento di direzione rispetto alle scelte intraprese sinora, e si spera stimoli una analoga riflessione nelle altre Regioni: sia quelle che hanno inceneritori (perché vengano spenti progressivamente, a partire dalla contigua Emilia Romagna ove è in corso un dibattito analogo) che quelle ove ancora non ci sono, perché si punti decisamente nella direzione della riduzione e recupero di materia, evitando del tutto la realizzazione di impianti che rappresentano una tecnologia obsoleta.
"Lo scenario della gestione dei rifiuti è cambiato e sempre più cambierà nei prossimi anni - dichiara il consigliere 5 stelle Gianmarco Corbetta - E' un grande risultato quello di oggi, abbiamo impedito che la Lombardia continuasse a puntare su una dotazione impiantistica rigida e non in grado
di adattarsi a questi cambiamenti. Per chi come me ha dedicato gran parte del proprio impegno civile nella lotta all'incenerimento dei rifiuti - prosegue Corbetta - l'approvazione di questo provvedimento rappresenta un obiettivo importantissimo e, in qualche modo, il punto di arrivo di un
lungo percorso".

Parma prenda esempio.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 5 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
425

giorni fa

Il singhiozzo del camino

Stop and go ripetuti per l'inceneritore di Parma
La Provincia lo ferma di nuovo

Carente dellapprovazione dellagibilità, limpianto di incenerimento di Ugozzolo subisce un altro stop con la richiesta della Provincia a Iren di spegnere il camino.
Un po' in barba alle regole, con la fretta di accendere per ottenere un sicuro introito economico dai certificati verdi, linceneritore era stato acceso il 28 giugno, pur senza l'ufficiale chiusura del cantiere e lagibilità che avrebbe dovuto concedere il comune previo richiesta della multiutility.
Un vicenda davvero incredibile.



Che fa assomigliare il forno ad un inceneritore “un giorno si e un giorno no, una specie di medicina che il medico ci consiglia di assumere a giorni alterni.
Ma questa non è una medicina necessaria, ma un veleno del tutto evitabile, un impianto a singhiozzo che spaventa, anche perché proprio nei momenti di accensione e di spegnimento, in cui calano le temperature di esercizio, si possono sprigionare i peggiori veleni a concentrazioni elevate. Per questo l'appello ad ARPA ed AUSL affinché si vigili ad occhi sgranati, anche perché noi abbiamo visto i monitor, ma li abbiamo trovati spenti.
Ne va della salute di una città intera.
Le vicende legate a questo impianto e alla sua messa in esercizio mettono in evidenza come unazienda, che opera su un territorio i cui comuni sono anche azionisti, agisca come fosse slegata da regole e percorsi dettati da condizioni necessarie e imprescindibili.
Ma soprattutto pare mancare il buon senso.
Unazienda come questa, che si prepara a gestire un impianto di questo tipo, dovrebbe applicare regole desercizio precise e immodificabili, fare scelte irreprensibili che assicurino un avvio a termine di legge.
Invece sembra impegnata a rincorrere l’accensione a tutti i costi, per agguantare il facile guadagno dei certificati verdi.
Credibilità prima di tutto.
Che fin qui sembra mancare.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 5 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
425

giorni fa

mercoledì 3 luglio 2013

Inceneritore fuori legge?

Inceneritore fuori legge?
Il Comune: “La richiesta di agibilità parziale presentata da Iren è inefficace”

Si rende noto che l’istruttoria avviata dal Comune di Parma all’indomani dell'accensione dell’inceneritore, si è conclusa con parere negativo circa la richiesta del rilascio dell’agibilità parziale.
Secondo la normativa, infatti, l’agibilità parziale introdotta per decreto legge il 21-06-2013 dall’articolo 30, e non prevista dalla Legge Regionale 31/2002, non è ancora una norma di legge, in quanto “tale modifica sarà applicabile dalla data di entrata in vigore della legge di conversione”.



Per questi motivi si ritiene improcedibile la domanda di Certificato di Conformità Edilizia e di Agibilità Parziale presentata da Iren.
La comunicazione è stata trasmessa anche all'Amministrazione Provinciale per gli atti di competenza.

Il comunicato dell'amministrazione comunale certifica che Iren abbia acceso l'inceneritore senza i requisiti di legge necessari.
La sua richiesta dell'agibilità parziale è improcedibile visto che la legge a cui fa riferimento non è ancora efficace e cogente.
Il camino di Ugozzolo brucia quindi senza le dovute e necessarie autorizzazioni?
La comunicazione del comune di Parma è stata trasmessa a Irene ed anche agli uffici dell'amministrazione provinciale, ente responsabile di tutto il procedimento del Paip di Parma.
Per l'ennesima volta la palla passa la rete e viene rimandata nell'altro campo.
Una estenuante battaglia all'ultimo respiro che oggi registra l'ennesimo scontro tra titani.
A rimetterci come al solito i cittadini, non garantiti da procedure corrette, che appaiono ai più illogiche e soprattutto incerte sull'effettivo futuro delle emissioni di questo impianto e del suo sicuro impatto sulla salute che avrà nei prossimi anni.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Qualcosa che non va (dentro di noi)

Raccolta differenziata e senso civico ai tempi del porta a porta

Girando per il quartiere Lubiana san Lazzaro, dove da poco è stato avviato il porta a porta per la raccolta dei rifiuti, sembra che ci siano cittadini che fanno ancora fatica a capire il nuovo metodo.
I cassonetti dell'indifferenziato sono spariti, e l'utente disinformato si ritrova davanti una piazzola vuota: con aria interrogativa e disarmata si chiede che fine abbiano fatto e dove andranno collocati i suoi rifiuti.
La situazione è davvero paradossale.



L'informazione c'è stata, la stampa ha riportato tutti i dettagli, gli operatori hanno consegnato il materiale informativo e tutti i contenitori necessari.
Le nuove campane verdi per il vetro troneggiano ben visibili.
Quindi dov'è la difficoltà?
Come mai risulta così difficile comprendere che in giorni prefissati i diversi materiali vangano ritirati direttamente davanti all'uscio di casa?



Forse si tratta semplicemente di senso civico (e della sua momentanea assenza).
Forse non è chiaro che uno dei mezzi principali per non far partire l'inceneritore o quanto meno spegnerlo al più presto sia una raccolta differenziata porta a porta il più perfetta possibile.
Forse non è chiaro che si tratta anche di una battaglia non solo di civiltà, ma soprattutto do una lotta per la nostra salute.
L'associazione Gestione Corretta Rifiuti da anni porta avanti l'idea che il porta a porta sia uno dei pilastri della riduzione della produzione di rifiuti e una delle migliori gestioni possibili degli scarti, per evitare quelle discariche e quegli inceneritori che minacciano la nostra salute.
Un piccolo sforzo da parte di ognuno di noi porterà ad un grande risultato.
Vedere sacchetti dei rifiuti per strada non fa onore ad una città che in tutti questi anni ha capito benissimo il messaggio ambientalista lanciato dalle associazioni che si occupano del tema rifiuti. Per un numero limitato di persone non possiamo sfigurare in questo modo.
Diamoci da fare tutti quanti
E' anche un modo per dimostrare che teniamo davvero alla nostra città.


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

martedì 2 luglio 2013

Accordo Anci Conai, miniera o baratro?

Basta finzioni, in Italia il sistema non aiuta i comuni, che ricevono solo il 37% dei contributi versati dalle aziende produttrici. Il confronto con l'Europa è imbarazzante, 4 volte inferiore il contributo ambientale rispetto alla media Ue.


Una montagna di soldi gira attorno alla gestione degli imballaggi in Italia. Un dossier dell’Associazione dei Comuni Virtuosi svela i conti del settore, e indica proposte che potrebbero portare rilevanti risorse economiche ai comuni in un momento di crisi come quello che gli enti locali stanno attraversando.



Entro l’autunno l’Associazione Nazionale Comuni Italiani deve ridefinire i termini degli accordi con il CONAI, il consorzio che rappresenta tutti i consorzi di filiera degli imballaggi.
Questo accordo, se profondamente rivisto, potrebbe portare ingenti risorse economiche ai comuni per finanziare i servizi di raccolta dei rifiuti.
I comuni italiani si trovano in condizioni di grande difficoltà economica: da un lato i continui tagli dei trasferimenti di stato e regioni rendono sempre più difficile garantire livelli minimi di servizi per cittadini, dall’altro le norme di indirizzo dell’UE e nazionali, anche nel settore della raccolta differenziata, indicano correttamente la necessità di raggiungere obiettivi minimi di intercettazione e riciclo di materia dai rifiuti. Questi servizi hanno evidentemente dei costi importanti che, se non compensati da adeguati corrispettivi per vendita degli imballaggi, rischiano di ricadere unicamente nelle bollette di famiglie e imprese.
Gli imballaggi costituiscono il 35-40% in peso e il 55-60 % in volume della spazzatura che si produce ogni anno in Italia.
Per ogni imballaggio prodotto e immesso nel mercato, il produttore versa ai consorzi un contributo che dovrebbe essere trasferito ai comuni quando l’imballaggio, passando per la raccolta differenziata, viene riconsegnato ai consorzi. Sono cifre importanti, che dovrebbero essere destinate a coprire i costi di raccolta e, se ben utilizzate, contribuire concretamente a diminuire la bolletta dei cittadini.
Ma delle centinaia di milioni di euro all’anno che vengono incassati dal Sistema Conai, solo poco più di un terzo viene girato ai Comuni e queste risorse spesso non entrano neppure nelle casse comunali poiché vengono in gran parte utilizzate per pagare le piattaforme private che si occupano delle preselezione di tali flussi.
Considerando l'ultimo dato disponibile riferito al 2011 si evince che i comuni avrebbero beneficiato di circa 297milioni al lordo dei costi di preselezione (si stima che al netto di tali costi rimanga circa la metà ai comuni) a fronte del ricavo totale annuale del sistema Conai di 813 milioni di euro. Risulta pertanto evidente che i corrispettivi che i Comuni ricevono rappresentano solo una piccola quota dei costi che la RD degli imballaggi comporta. Nel resto d'Europa i contributi versati dalle imprese sono infatti molto più elevati e comprendono il rimborso dei costi di preselezione. Solamente allineando i contributi nazionali rispetto a quelli degli altri paesi europei sarà possibile sostenere una gestione efficiente e sostenibile di questi servizi anche in Italia. Se si aumentano le quote di riciclo e si crea un mercato per le materie prime seconde si apriranno importanti prospettive occupazionali.
Si calcola che una raccolta differenziata efficiente e diffusa in Italia potrebbe generare almeno 200.000 nuovi posti di lavoro distribuiti capillarmente in tutto in tutto il Paese.
Una lettura attenta dei dati e delle esperienze in corso negli altri Paesi della Comunità Europea suggeriscono che ampi miglioramenti a beneficio non solamente dei Comuni ma di tutta la filiera del riciclo sarebbero possibili ripartendo diversamente i costi del sistema.
Per fare chiarezza sulla gestione degli imballaggi nel nostro Paese e proporre le necessarie modifiche dell’Accordo Anci-Conai l’Associazione Nazionale Comuni Virtuosi, in collaborazione con la ESPER, (Ente di Studio per la Pianificazione Ecosostenibile dei Rifiuti), ha elaborato uno specifico dossier.
I dati emersi hanno evidenziato lo stato di notevole svantaggio in cui versano i Comuni italiani rispetto ai loro pari europei. Di fatto i nostri Enti Locali si trovano ad affrontare con scarsissime risorse e strumenti una situazione di massima difficoltà su cui non hanno la possibilità di incidere a monte nel processo di formazione dei rifiuti da imballaggi (i Comuni non possono infatti influenzare le modalità di consumo e progettazione degli imballaggi o rendere obbligatorio
il vuoto a rendere).
Per quanto riguarda la produzione di imballaggi si sta assistendo ad un aumento della loro complessità che determina delle criticità di gestione, dalla fase di corretta differenziazione nelle case fino a quelle successive di raccolta-selezionericiclo.
Soprattutto per quanto riguarda la plastica sono le stesse associazioni di riciclatori, come Plastic Recyclers Europe, che identificano in un marketing orientato soprattutto all'impatto estetico, a discapito della riciclabilità, una possibile minaccia al raggiungimento degli obiettivi di riciclo europei. Da qualche anno importanti quantitativi (in costante aumento) di plastiche nobili vengono dirottate nella frazione del plasmix (plastiche miste) a causa di etichette coprenti o additivi opacizzanti invece di andare verso un riciclo meccanico eco efficiente. E' evidente che appelli al mondo della produzione a livello volontaristico, che l'ACV sta portando avanti con un'iniziativa denominata Meno Rifiuti più Benessere in 10 mosse, non possano essere risolutivi senza l'attivazione di una leva economica a monte che indirizzi il mercato verso scelte aziendali di packaging sostenibile.
Il dossier contiene anche diverse proposte che l’Associazione Comuni Virtuosi intende sottoporre all’attenzione degli altri comuni italiani, all’ANCI e al Governo, affinché diventino punti irrinunciabili del nuovo accordo ed azioni da mettere in campo a livello nazionale per sostenere ed incentivare le attività di prevenzione dei rifiuti da imballaggio.
Al Governo si chiede di assumere le decisioni necessarie a modificare radicalmente una situazione che, oltre a rivelarsi insostenibile per gli enti locali, mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi comunitari di uso efficiente delle risorse e la conseguente creazione di un indotto occupazionale del riciclo che il momento di profonda crisi economica richiede.
Ecco una descrizione delle principali proposte di cui l’Associazione Nazionale Comuni Virtuosi si sta facendo portavoce.

1. Il Contributo Ambientale CONAI (CAC)
In Italia è stato costituito il sistema Conai-Consorzi filiera che si attribuisce il merito di aver introdotto il Contributo ambientale (CAC) più basso d’Europa. Nonostante tale vantaggio per i produttori italiani di imballaggi, che avrebbe dovuto rendere meno costosi almeno i prodotti alimentari nazionali su cui incide moltissimo il costo dell’imballaggio,
l’Italia è diventata in pochi anni uno dei paesi europei con l’Indice di Livello dei Prezzi (PLI) più elevato in Europa.
Parallelamente le tariffe per la raccolta dei Rifiuti Urbani in Italia, su cui incidono in particolare i costi della raccolta degli imballaggi, è invece aumentato in media del 57 % nel solo periodo 2001-2010. Il contributo ambientale in Italia è oggi mediamente quattro volte inferiore rispetto agli altri Pesi europei e l’incidenza del CAC sul costo finale dei prodotti al consumo è irrisoria (in media lo 0,01 % del prezzo di vendita).

Il confronto con il resto d’Europa dimostra, ad esempio, che in Francia chi produce imballaggi in carta e cartone deve versare 160 euro a tonnellata di contributo ambientale per rimborsare i Comuni francesi dei costi per la gestione a fine vita di tali imballaggi (tale contributo incide per il 0,4 % sui costi al consumo). In Italia il contributo è invece di 6 euro a tonnellata ed incide per lo 0,015 % sui prezzi al consumo. Nonostante questa differenza che dovrebbe rendere tali prodotti leggermente meno costosi in Italia, si è potuto verificare che i prezzi al consumo in Francia, a parità di prodotto
ed imballaggio, sono perfino più contenuti. Inoltre in Francia per i contenitori poliaccoppiati non facilmente riciclabili è stato introdotta una penalizzazione che raddoppia l’incidenza del contributo e, al contrario, per quelli che introducono varianti per rendere più semplice il riciclaggio viene riconosciuto un bonus che dimezza il contributo.
L’obiettivo non può più essere quindi di produrre tanti imballaggi (quindi in definitiva maggiori costi per i consumatori e servizi di raccolta) con un contributo ambientale basso ma, come accade nel resto d’Europa, di penalizzare gli imballaggi inutili e difficilmente riciclabili facendo pagare un contributo ambientale diversificato in relazione al reale impatto economico ed ambientale dell’imballaggio che, una volta trasferito quasi interamente ai comuni (almeno il 92 % come in
Francia e non solo il 37 % come in Italia) copra realmente i costi delle raccolte e contribuisca a contenere le bollette dei cittadini.

Riconoscendo che la crisi ha comportato una minore immissione al consumo di imballi ed un minor gettito per il Contributo Ambientale Conai, si ritiene che questo mancato introito non debba penalizzare i Comuni che sostengono i costi per i servizi di raccolta e rischiano di non ricevere un corrispettivo adeguato alla spesa sostenuta (nel 2011, in media, solo un terzo dei costi delle raccolte era sostenuto dai corrispettivi Conai per un campione in cui veniva raggiunto il 35 % di RD mentre nei Comuni dove si raggiunge il 65 % di RD il tasso di copertura dei costi è pari al 20 % circa).
È evidente che la compensazione dei costi delle RD deve essere allineata aquella degli altri paesi europei (adesso è pari a un terzo di quella portoghese e la più bassa in assoluto tra quelle dei paesi esaminati) deve provenire sia da una maggiore riduzione dei costi di struttura del sistema Conai che da un deciso aumento del CAC che deve essere commisurato in base alla effettiva riciclabilità degli imballaggi penalizzando fortemente le frazioni perturbatrici del riciclaggio e favorendo gli imballaggi totalmente riciclabili con bassi costi ambientali energetici ed economici.

2. Modalità di verifica della qualità del materiale conferito
È necessario assicurare che la fase di valutazione qualitativa del rifiuto conferito dai Comuni sia effettuata con la massima indipendenza, correttezza e trasparenza da un soggetto terzo e individuando precise modalità di campionamento dei materiali. Oggi le verifiche vengono effettuate da soggetti scelti unicamente dai consorzi di filiera.

Le verifiche sulla qualità dei materiali devono essere effettuate da un soggetto terzo in grado di garantire le parti (Comuni e Consorzi)

3. Il parziale riconoscimento dei maggiori oneri della RD ai Comuni da parte del CONAI.
Le principali entrate dei Consorzi Conai sono determinate dai Contributi Ambientali sugli imballaggi, dalla vendita dei materiali ritirati e dalle quote di adesione versate dalle imprese consorziate. Il ricavo totale del sistema Conai risulta pari a 813 milioni di euro nel 2011 e quindi i circa 297 milioni circa realmente riconosciuti ai Comuni nello stesso anno rappresentano circa il 37% degli introiti totali del 2011. Il resto (circa i due terzi) viene trattenuto dai Consorzi di filiera e
del Conai per pagare le proprie attività istituzionali ed operative. Per operare un confronto tra quello che si verifica in Italia e la situazione francese, pur nelle differenti modalità di gestione del ciclo degli imballaggi, si può esaminare l’ultima relazione del Consorzio Eco Emballages pubblicata nel novembre 2012 e relativa al consuntivo 2011.
In Francia rispetto agli introiti totali del Consorzio la percentuale girata agli enti locali per rimborsare i costi della raccolta differenziata è pari al 92 %, ovvero circa il 70% degli effettivi costi di raccolta sostenuti dalle amministrazioni locali. L’impegno del Consorzio Ecomballages con il nuovo accordo Bareme E è di arrivare a coprire l’80 % dei costi ed estendere a tutta la Francia la
raccolta di tutte le tipologie di imballaggi in plastica (attualmente si raccolgono prevalentemente contenitori per liquidi).

Si chiede di triplicare l’entità dei contributi CONAI operando una progressiva riduzione dei costi operativi e di struttura del sistema Conai ed un riallineamento del CAC (ora siamo al 25 % circa della media europea).

4. Estendere e riconoscere ai comuni i contributi per tutti i materiali plastici effettivamente riciclabili.
Oggi il Conai intercetta i soli imballaggi per la raccolta della plastica. Questo vincolo ha escluso per anni dal riciclo piatti e bicchieri di plastica (ammessi solo dal maggio scorso) e continua ad escludere le posate di plastica così come vasi, giocattoli, grucce e decine di altre tipologie di materie plastiche che invece sono e sarebbero riciclabili e sono attualmente considerate “scarti”.

Estendere e riconoscere ai comuni i contributi per tutti i materiali plastici effettivamente riciclabili.
Eliminare qualsiasi voce di spesa del sistema CONAI destinato all’incenerimento.
La gerarchia sui rifiuti privilegia il recupero della materia rispetto all’incenerimento.
Oggi molte esperienze nazionali che operano nel recupero della materia dimostrano la fattibilità e la convenienza ambientale ed economica del riciclo rispetto all’incenerimento. Si ritiene indispensabile incentivare la filiera del recupero della materia e non finanziare l’incenerimento dei rifiuti.

Eliminare qualsiasi voce di spesa del sistema CONAI destinato all’incenerimento, e destinare i contributi a sostegno di cicli chiusi di recupero della materia con particolare attenzione alle frazioni plastiche residue.
L’attuale accordo ANCI_CONAI si dimostra profondamente inadeguato nel rispondere all’insostenibilità economica di comuni e dei cittadini che vengono fortemente penalizzati dall’attuale sistema della gestione del ciclo degli imballaggi.
Enti locali, gestori dei servizi di raccolta differenziata e in ultima analisi le famiglie italiane, si trovano a pagare i costi ambientali ed economici di un'immissione massiccia di imballaggi spesso di bassa qualità che ne rendono difficile ed antieconomico il riciclo. In Italia ricopriamo due record europei: quello del contributo ambientale più basso che viene pagato dalle aziende utilizzatrici di packaging e quello dei contributi più bassi ricevuti dai comuni per fare la raccolta differenziata degli imballaggi.

L’associazione dei Comuni Virtuosi ritiene che l’Accordo ANCI-CONAI in scadenza vada radicalmente riscritto a partire dall’accoglimento di queste proposte sulle quali chiede l’adesione dei comuni italiani perché siano portate con forza al tavolo delle trattative.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


domenica 30 giugno 2013

La mossa del cavallo

Iren accende il forno, motu proprio

La risposta al no del comune di Parma si è fatta attendere una manciata di ore.
L'inceneritore di Ugozzolo è stato acceso dal gestore nonostante il rigetto dell'istanza presentata il giorno precedente.
Nuova governance di Iren, nuove leve al comando, nuovi ordini di attacco.



Contro ogni indirizzo di buon senso il camino di Parma ha avviato la fase di esercizio provvisorio motu proprio, senza attendere alcun nulla osta da parte del Comune che lo ospita.
Che fine ha fatto la diffida della Provincia dopo il disastroso pre avvio di aprile? Il gestore ha risposto alle prescrizioni? Sarà possibile averne notizia? O siamo solo dei polmoni cavia a cui fare respirare la violetta di Parma di strada della Lupa?
Dal punto di vista dei cittadini è una atto di imperio che non può che preoccupare davanti ai lunghi anni di emissioni che ci aspettano dinnanzi.
Ciò sembra dimostrarci che la macchina andrà avanti sempre e comunque, anche là dove occorrerebbe far prima chiarezza e render conto sulle necessarie autorizzazioni.
Viene spontaneo allora chiedersi cosa succederà con i controlli emissivi.
Cosa succederà se, come accaduto nelle prove di aprile e denunciato anche da Provincia e Arpa, il marchingegno dovesse sforare i limiti e le lancette oltrepassare il dovuto?
Chi lo fermerà?
Davanti a questa mossa, chi garantirà il rispetto della legalità e del diritto alla salute dei cittadini?
I confini e i limiti di ogni ente coinvolto in questo caso nazionale si affievoliscono e si perdono nelle nebbie di un procedimento colossale, con faldoni di carte e documenti che si ammassano uno sopra l'altro creando il caos perfetto, dove nulla è più rintracciabile e traducibile in comprensione e linearità.
Un progetto azzoppato da inchieste, esposti, ricorsi, denunce, indagini, iscrizioni sui registri degli indagati.
La mossa di oggi è stata quella di scartare l'ostacolo come se non esistesse, portarsi a lato, e superare il pantano con un gesto atletico e muscolare.
E' stato chiesto di costruire il forno?
Eccolo pronto e fumante, aprite dunque i cancelli ai sacchi neri!
Le volute di fumo da oggi si sollevano a nord di Parma, a poche centinaia di metri da impianti industriali dell'agroalimentare e della farmaceutica, sigilli di Parma che da oggi vedono sbiadire il proprio luccichio e subiscono supinamente la stato di fatto, in nome di non sappiamo quale strategia e visione.
Purtroppo Parma oggi perde, compatta e su molti fronti, il nome che ha nel mondo.
E c'è chi festeggerà.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR