Basta
finzioni, in Italia il sistema non aiuta i comuni, che ricevono solo
il 37% dei contributi versati dalle aziende produttrici. Il confronto
con l'Europa è imbarazzante, 4 volte inferiore il contributo
ambientale rispetto alla media Ue.
Una montagna di soldi gira
attorno alla gestione degli imballaggi in Italia. Un dossier
dell’Associazione dei Comuni Virtuosi svela i conti del settore, e
indica proposte che potrebbero portare rilevanti risorse economiche
ai comuni in un momento di crisi come quello che gli enti locali
stanno attraversando.
Entro l’autunno
l’Associazione Nazionale Comuni Italiani deve ridefinire i termini
degli accordi con il CONAI, il consorzio che rappresenta tutti i
consorzi di filiera degli imballaggi.
Questo accordo, se
profondamente rivisto, potrebbe portare ingenti risorse economiche ai
comuni per finanziare i servizi di raccolta dei rifiuti.
I comuni italiani si trovano
in condizioni di grande difficoltà economica: da un lato i continui
tagli dei trasferimenti di stato e regioni rendono sempre più
difficile garantire livelli minimi di servizi per cittadini,
dall’altro le norme di indirizzo dell’UE e nazionali, anche nel
settore della raccolta differenziata, indicano correttamente la
necessità di raggiungere obiettivi minimi di intercettazione e
riciclo di materia dai rifiuti. Questi servizi hanno evidentemente
dei costi importanti che, se non compensati da adeguati corrispettivi
per vendita degli imballaggi, rischiano di ricadere unicamente nelle
bollette di famiglie e imprese.
Gli imballaggi costituiscono
il 35-40% in peso e il 55-60 % in volume della spazzatura che si
produce ogni anno in Italia.
Per ogni imballaggio
prodotto e immesso nel mercato, il produttore versa ai consorzi un
contributo che dovrebbe essere trasferito ai comuni quando
l’imballaggio, passando per la raccolta differenziata, viene
riconsegnato ai consorzi. Sono cifre importanti, che dovrebbero
essere destinate a coprire i costi di raccolta e, se ben utilizzate,
contribuire concretamente a diminuire la bolletta dei cittadini.
Ma delle centinaia di
milioni di euro all’anno che vengono incassati dal Sistema Conai,
solo poco più di un terzo viene girato ai Comuni e queste risorse
spesso non entrano neppure nelle casse comunali poiché vengono in
gran parte utilizzate per pagare le piattaforme private che si
occupano delle preselezione di tali flussi.
Considerando l'ultimo dato
disponibile riferito al 2011 si evince che i comuni avrebbero
beneficiato di circa 297milioni al lordo dei costi di preselezione
(si stima che al netto di tali costi rimanga circa la metà ai
comuni) a fronte del ricavo totale annuale del sistema Conai di 813
milioni di euro. Risulta pertanto evidente che i corrispettivi che i
Comuni ricevono rappresentano solo una piccola quota dei costi che la
RD degli imballaggi comporta. Nel resto d'Europa i contributi versati
dalle imprese sono infatti molto più elevati e comprendono il
rimborso dei costi di preselezione. Solamente allineando i contributi
nazionali rispetto a quelli degli altri paesi europei sarà possibile
sostenere una gestione efficiente e sostenibile di questi servizi
anche in Italia. Se si aumentano le quote di riciclo e si crea un
mercato per le materie prime seconde si apriranno importanti
prospettive occupazionali.
Si calcola che una raccolta
differenziata efficiente e diffusa in Italia potrebbe generare almeno
200.000 nuovi posti di lavoro distribuiti capillarmente in tutto in
tutto il Paese.
Una lettura attenta dei dati
e delle esperienze in corso negli altri Paesi della Comunità Europea
suggeriscono che ampi miglioramenti a beneficio non solamente dei
Comuni ma di tutta la filiera del riciclo sarebbero possibili
ripartendo diversamente i costi del sistema.
Per fare chiarezza sulla
gestione degli imballaggi nel nostro Paese e proporre le necessarie
modifiche dell’Accordo Anci-Conai l’Associazione Nazionale Comuni
Virtuosi, in collaborazione con la ESPER, (Ente di Studio per la
Pianificazione Ecosostenibile dei Rifiuti), ha elaborato uno
specifico dossier.
I dati emersi hanno
evidenziato lo stato di notevole svantaggio in cui versano i Comuni
italiani rispetto ai loro pari europei. Di fatto i nostri Enti Locali
si trovano ad affrontare con scarsissime risorse e strumenti una
situazione di massima difficoltà su cui non hanno la possibilità di
incidere a monte nel processo di formazione dei rifiuti da imballaggi
(i Comuni non possono infatti influenzare le modalità di consumo e
progettazione degli imballaggi o rendere obbligatorio
il vuoto a rendere).
Per quanto riguarda la
produzione di imballaggi si sta assistendo ad un aumento della loro
complessità che determina delle criticità di gestione, dalla fase
di corretta differenziazione nelle case fino a quelle successive di
raccolta-selezionericiclo.
Soprattutto per quanto
riguarda la plastica sono le stesse associazioni di riciclatori, come
Plastic Recyclers Europe, che identificano in un marketing orientato
soprattutto all'impatto estetico, a discapito della riciclabilità,
una possibile minaccia al raggiungimento degli obiettivi di riciclo
europei. Da qualche anno importanti quantitativi (in costante
aumento) di plastiche nobili vengono dirottate nella frazione del
plasmix (plastiche miste) a causa di etichette coprenti o additivi
opacizzanti invece di andare verso un riciclo meccanico eco
efficiente. E' evidente che appelli al mondo della produzione a
livello volontaristico, che l'ACV sta portando avanti con
un'iniziativa denominata Meno Rifiuti più Benessere in 10 mosse, non
possano essere risolutivi senza l'attivazione di una leva economica a
monte che indirizzi il mercato verso scelte aziendali di packaging
sostenibile.
Il dossier contiene anche
diverse proposte che l’Associazione Comuni Virtuosi intende
sottoporre all’attenzione degli altri comuni italiani, all’ANCI e
al Governo, affinché diventino punti irrinunciabili del nuovo
accordo ed azioni da mettere in campo a livello nazionale per
sostenere ed incentivare le attività di prevenzione dei rifiuti da
imballaggio.
Al Governo si chiede di
assumere le decisioni necessarie a modificare radicalmente una
situazione che, oltre a rivelarsi insostenibile per gli enti locali,
mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi comunitari di uso
efficiente delle risorse e la conseguente creazione di un indotto
occupazionale del riciclo che il momento di profonda crisi economica
richiede.
Ecco una descrizione delle
principali proposte di cui l’Associazione Nazionale Comuni Virtuosi
si sta facendo portavoce.
1. Il Contributo Ambientale
CONAI (CAC)
In Italia è stato
costituito il sistema Conai-Consorzi filiera che si attribuisce il
merito di aver introdotto il Contributo ambientale (CAC) più basso
d’Europa. Nonostante tale vantaggio per i produttori italiani di
imballaggi, che avrebbe dovuto rendere meno costosi almeno i prodotti
alimentari nazionali su cui incide moltissimo il costo
dell’imballaggio,
l’Italia è diventata in
pochi anni uno dei paesi europei con l’Indice di Livello dei Prezzi
(PLI) più elevato in Europa.
Parallelamente le tariffe
per la raccolta dei Rifiuti Urbani in Italia, su cui incidono in
particolare i costi della raccolta degli imballaggi, è invece
aumentato in media del 57 % nel solo periodo 2001-2010. Il contributo
ambientale in Italia è oggi mediamente quattro volte inferiore
rispetto agli altri Pesi europei e l’incidenza del CAC sul costo
finale dei prodotti al consumo è irrisoria (in media lo 0,01 % del
prezzo di vendita).
Il confronto con il resto
d’Europa dimostra, ad esempio, che in Francia chi produce
imballaggi in carta e cartone deve versare 160 euro a tonnellata di
contributo ambientale per rimborsare i Comuni francesi dei costi per
la gestione a fine vita di tali imballaggi (tale contributo incide
per il 0,4 % sui costi al consumo). In Italia il contributo è invece
di 6 euro a tonnellata ed incide per lo 0,015 % sui prezzi al
consumo. Nonostante questa differenza che dovrebbe rendere tali
prodotti leggermente meno costosi in Italia, si è potuto verificare
che i prezzi al consumo in Francia, a parità di prodotto
ed imballaggio, sono perfino
più contenuti. Inoltre in Francia per i contenitori poliaccoppiati
non facilmente riciclabili è stato introdotta una penalizzazione che
raddoppia l’incidenza del contributo e, al contrario, per quelli
che introducono varianti per rendere più semplice il riciclaggio
viene riconosciuto un bonus che dimezza il contributo.
L’obiettivo non può più
essere quindi di produrre tanti imballaggi (quindi in definitiva
maggiori costi per i consumatori e servizi di raccolta) con un
contributo ambientale basso ma, come accade nel resto d’Europa, di
penalizzare gli imballaggi inutili e difficilmente riciclabili
facendo pagare un contributo ambientale diversificato in relazione al
reale impatto economico ed ambientale dell’imballaggio che, una
volta trasferito quasi interamente ai comuni (almeno il 92 % come in
Francia e non solo il 37 %
come in Italia) copra realmente i costi delle raccolte e contribuisca
a contenere le bollette dei cittadini.
Riconoscendo che la crisi ha
comportato una minore immissione al consumo di imballi ed un minor
gettito per il Contributo Ambientale Conai, si ritiene che questo
mancato introito non debba penalizzare i Comuni che sostengono i
costi per i servizi di raccolta e rischiano di non ricevere un
corrispettivo adeguato alla spesa sostenuta (nel 2011, in media, solo
un terzo dei costi delle raccolte era sostenuto dai corrispettivi
Conai per un campione in cui veniva raggiunto il 35 % di RD mentre
nei Comuni dove si raggiunge il 65 % di RD il tasso di copertura dei
costi è pari al 20 % circa).
È evidente che la
compensazione dei costi delle RD deve essere allineata aquella degli
altri paesi europei (adesso è pari a un terzo di quella portoghese e
la più bassa in assoluto tra quelle dei paesi esaminati) deve
provenire sia da una maggiore riduzione dei costi di struttura del
sistema Conai che da un deciso aumento del CAC che deve essere
commisurato in base alla effettiva riciclabilità degli imballaggi
penalizzando fortemente le frazioni perturbatrici del riciclaggio e
favorendo gli imballaggi totalmente riciclabili con bassi costi
ambientali energetici ed economici.
2. Modalità di verifica
della qualità del materiale conferito
È necessario assicurare che
la fase di valutazione qualitativa del rifiuto conferito dai Comuni
sia effettuata con la massima indipendenza, correttezza e trasparenza
da un soggetto terzo e individuando precise modalità di
campionamento dei materiali. Oggi le verifiche vengono effettuate da
soggetti scelti unicamente dai consorzi di filiera.
Le verifiche sulla qualità
dei materiali devono essere effettuate da un soggetto terzo in grado
di garantire le parti (Comuni e Consorzi)
3. Il parziale
riconoscimento dei maggiori oneri della RD ai Comuni da parte del
CONAI.
Le principali entrate dei
Consorzi Conai sono determinate dai Contributi Ambientali sugli
imballaggi, dalla vendita dei materiali ritirati e dalle quote di
adesione versate dalle imprese consorziate. Il ricavo totale del
sistema Conai risulta pari a 813 milioni di euro nel 2011 e quindi i
circa 297 milioni circa realmente riconosciuti ai Comuni nello stesso
anno rappresentano circa il 37% degli introiti totali del 2011. Il
resto (circa i due terzi) viene trattenuto dai Consorzi di filiera e
del Conai per pagare le
proprie attività istituzionali ed operative. Per operare un
confronto tra quello che si verifica in Italia e la situazione
francese, pur nelle differenti modalità di gestione del ciclo degli
imballaggi, si può esaminare l’ultima relazione del Consorzio Eco
Emballages pubblicata nel novembre 2012 e relativa al consuntivo
2011.
In Francia rispetto agli
introiti totali del Consorzio la percentuale girata agli enti locali
per rimborsare i costi della raccolta differenziata è pari al 92 %,
ovvero circa il 70% degli effettivi costi di raccolta sostenuti dalle
amministrazioni locali. L’impegno del Consorzio Ecomballages con il
nuovo accordo Bareme E è di arrivare a coprire l’80 % dei costi ed
estendere a tutta la Francia la
raccolta di tutte le
tipologie di imballaggi in plastica (attualmente si raccolgono
prevalentemente contenitori per liquidi).
Si chiede di triplicare
l’entità dei contributi CONAI operando una progressiva riduzione
dei costi operativi e di struttura del sistema Conai ed un
riallineamento del CAC (ora siamo al 25 % circa della media europea).
4. Estendere e riconoscere
ai comuni i contributi per tutti i materiali plastici effettivamente
riciclabili.
Oggi il Conai intercetta i
soli imballaggi per la raccolta della plastica. Questo vincolo ha
escluso per anni dal riciclo piatti e bicchieri di plastica (ammessi
solo dal maggio scorso) e continua ad escludere le posate di plastica
così come vasi, giocattoli, grucce e decine di altre tipologie di
materie plastiche che invece sono e sarebbero riciclabili e sono
attualmente considerate “scarti”.
Estendere e riconoscere ai
comuni i contributi per tutti i materiali plastici effettivamente
riciclabili.
Eliminare qualsiasi voce di
spesa del sistema CONAI destinato all’incenerimento.
La gerarchia sui rifiuti
privilegia il recupero della materia rispetto all’incenerimento.
Oggi molte esperienze
nazionali che operano nel recupero della materia dimostrano la
fattibilità e la convenienza ambientale ed economica del riciclo
rispetto all’incenerimento. Si ritiene indispensabile incentivare
la filiera del recupero della materia e non finanziare
l’incenerimento dei rifiuti.
Eliminare qualsiasi voce di
spesa del sistema CONAI destinato all’incenerimento, e destinare i
contributi a sostegno di cicli chiusi di recupero della materia con
particolare attenzione alle frazioni plastiche residue.
L’attuale accordo
ANCI_CONAI si dimostra profondamente inadeguato nel rispondere
all’insostenibilità economica di comuni e dei cittadini che
vengono fortemente penalizzati dall’attuale sistema della gestione
del ciclo degli imballaggi.
Enti locali, gestori dei
servizi di raccolta differenziata e in ultima analisi le famiglie
italiane, si trovano a pagare i costi ambientali ed economici di
un'immissione massiccia di imballaggi spesso di bassa qualità che ne
rendono difficile ed antieconomico il riciclo. In Italia ricopriamo
due record europei: quello del contributo ambientale più basso che
viene pagato dalle aziende utilizzatrici di packaging e quello dei
contributi più bassi ricevuti dai comuni per fare la raccolta
differenziata degli imballaggi.
L’associazione dei Comuni
Virtuosi ritiene che l’Accordo ANCI-CONAI in scadenza vada
radicalmente riscritto a partire dall’accoglimento di queste
proposte sulle quali chiede l’adesione dei comuni italiani perché
siano portate con forza al tavolo delle trattative.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR