I cugini di Piacenza almeno in una cosa ci superano: quando è in gioco la salute dei cittadini non guardano alle logiche di partito ma fanno tutti quadrato per difenderla.
Non è così a Parma, dove invece il folle progetto dell'inceneritore continua imperterrito nel suo corso, sostenuto, con una difesa ad oltranza.
Non tanto dal Pd, che ogni giorno che passa mostra rughe sempre più profonde al suo interno, vedi ad esempio il De Profundis recitato dal loro responsabile nazionale dell'ambiente Bratti, quanto da parte di Bernazzoli, sempre più solo in trincea.
Giuseppe Miserotti, presidente provinciale dell'Ordine dei Medici di Piacenza
Iren Piacenza ha dunque chiesto l'aumento della capacità di incenerimento dell'impianto di Borgoforte, nella periferia cittadina della città della Lupa, dalle attuali 120 mila tonnellate a 136 mila, proponendo l'allargamento del sistema di teleriscaldamento, e quindi facendo capire che lo fa per il bene della comunità, visto che si spegneranno tante inquinanti caldaie domestiche.
Ma Iren si è sentita rispondere un sonoro “no” bipartisan.
Nel trabocchetto non sono cascati ne il presidente della provincia Trespidi, centrodestra, ne c'era cascato il suo predecessore Boiardi, centrosinistra, che aveva detto no già alla richiesta di incremento del 2007.
“Piacenza non ha l'esigenza di bruciare più rifiuti” afferma l'attuale presidente della Provincia.
Gli fa eco la maggior parte del consiglio provinciale, Lega Nord, Popolo della Libertà, Italia dei Valori, in una stravagante compagnia a cui manca solo l'apporto del Pd, per raggiungere maggioranze bulgare.
Anche se tra i sostenitori del progetto c'è il sindaco Reggi, centrosinistra, visto che il comune è tra i soci della multi-utility e si aspetta utili, anche se sporchi di inquinamento.
Ma le voci dei politici non sono le sole che si levano vicino al Po.
Il presidente provinciale dell'ordine dei medici di Piacenza, Giuseppe Miserotti, è perentorio nell'affermare la pericolosità di questi impianti per la salute. “Dominique Belpomme, uno dei maggiori oncologi francesi, ha presentato il 22 settembre a Parma uno studio recente su 21 inceneritori nel sud est della Francia, in cui si dimostra che linfomi, sarcomi, tumori delle mammelle e malformazioni dei bambini aumentano significativamente in un raggio che arriva addirittura fino a 20 chilometri dagli impianti. Dati allarmanti che confermano quello che andiamo dicendo da anni anche a Piacenza”.
E i politici di casa nostra, gli amministratori, gli imprenditori dell'agroalimentare, gli industriali di levatura e di peso mondiale cosa fanno?
Sussurrano, si incontrano in segreto, sperano che con passi felpati il progetto giunga al termine senza troppi clamori e il grande rogo possa essere acceso.
Salute? Malattie? Ambiente? Sostenibilità?
Business!
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 13 ottobre 2010
-571 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+135 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?
L'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR - dal 2006 si è mossa per impedire la costruzione di un nuovo inceneritore a Parma, a 4 km da piazza Duomo, a fianco di Barilla e Chiesi, Ikea e ParmaRetail. Un mostro che brucerà 130 mila tonnellate di rifiuti all'anno e che inquinerà il nostro territorio per il futuro a venire.
mercoledì 13 ottobre 2010
martedì 12 ottobre 2010
Il no di Verona, inceneritori una follia
Alla manifestazione di Verona di sabato scorso il GCR ha dato il suo pieno appoggio e adesione, il fronte contro i mostri mangia futuro si allarga sempre più e i cittadini contrari non si riescono più a contare. Perché gli inceneritori sono affari per pochi e rovina dei più.
La città scaligera è stata invasa da migliaia di manifestanti rumorosi e colorati, ciascuno con un cartello, uno striscione, un simbolo, che dicevano chiaramente di no al progetto dell'inceneritore di Ca' del Bue.
Il tentativo della giunta comunale di rassicurare, di insistere sull'alta tecnologia che verrebbe utilizzata nell'impianto non ha funzionato e non è servita a tenere la gente chiusa in casa. Da tutto il Veneto sono accorsi a sostenere il fronte dell'alternativa.
Ormai sono disponibili ovunque gli studi che dimostrano la pericolosità di questi impianti.
Ormai è arcinota la composizione dei fumi che un inceneritore diffonde su un territorio vastissimo.
Riciclaggio spinto dei rifiuti, riduzione della loro produzione all'origine (ad esempio con la riduzione degli imballaggi), trattamento a freddo dei rifiuti residui.
Non è semplicemente il fronte del no quello che protesta, ma una cittadinanza attiva capace di proposta concreta, fattibile, verificabile.
La manifestazione di sabato fa ben sperare sulla possibilità che anche questa città si risvegli, il
corteo era un grande carnevale fatto però di persone serie e determinate.
Colorato, rumoroso, pacifico, dalla stazione di Porta Nuova lungo il tragitto il fiume si ingrossa e raccoglie forze. In piazza Bra sono in cinquemila. Tutti insieme per dire “no” all'incenerimento di rifiuti a Ca' del Bue, per ribadire i propri timori sulla minaccia ad ambiente e salute, rappresentata dall'impianto, e per lanciare proposte alternative.
Al corteo partecipano politici locali di diverso orientamento, dalla sinistra al centrodestra, membri di comitati e associazioni ambientaliste, esponenti e agricoltori della Coldiretti. Ma soprattutto ci sono i cittadini di San Giovanni Lupatoto, Zevio e San Martino Buon Albergo, cioè i tre Comuni limitrofi all'impianto, quelli più esposti ai fumi emessi dall'incenerimento.
Gli organizzatori chiedono come a Parma, e ottengono, che nessuno esponga bandiere di parte, ma solo striscioni relativi alla manifestazione.
Anche a Verona in testa al gruppo ci sono i bambini, i figli di quei cittadini che abitano nei pressi dell'impianto: vestiti da angioletti, con ali di cartone. Dietro quattro diavoli con tanto di corna e mantello rosso guidano il «carro dell'inceneritore di Ca' del Bue»: una ciminiera a sovrastare l'Arena, simbolo della città, gettata dentro un bidone della spazzatura.
In fascia tricolore ci sono anche i sindaci dei tre Comuni: San Martino, San Giovanni e Zevio, con rispettivi Consigli comunali al seguito. Reggono un proprio striscione: riguarda la quota di raccolta differenziata raggiunta sui loro territori, che si aggira tra il 75 e l'80%. Quindi l'inceneritore a che serve?
Qui i comuni limitrofi sono agguerriti, riciclano ma pretendono di più, non sono supini al gestore dei rifiuti come sui territori di Parma succede nei confronti di Iren a cui tutto è dovuto e delle cui “attenzioni” si ha reverenza e timore.
Massiccia la partecipazione di Coldiretti, ma a Parma dove sono i sindacati degli agricoltori, non scendono uniti per salvare il comparto? Solo alcuni coraggiosi alzano i loro vessilli?
Dov'è il consorzio del Prosciutto di Parma?
Cinque trattori chiudono il corteo, ne erano previsti una trentina, ma le condizioni del traffico e la voce che sarebbero piovute sanzioni ha fatto desistere molti conducenti. Sui mezzi ci sono fragole, asparagi, mele, pesche, kiwi, il 10% della produzione ortofrutticola nazionale.
I prodotti che come a Parma verranno rovinati dall'inceneritore.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 ottobre 2010
-570 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+136 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?
La città scaligera è stata invasa da migliaia di manifestanti rumorosi e colorati, ciascuno con un cartello, uno striscione, un simbolo, che dicevano chiaramente di no al progetto dell'inceneritore di Ca' del Bue.
Il tentativo della giunta comunale di rassicurare, di insistere sull'alta tecnologia che verrebbe utilizzata nell'impianto non ha funzionato e non è servita a tenere la gente chiusa in casa. Da tutto il Veneto sono accorsi a sostenere il fronte dell'alternativa.
Ormai sono disponibili ovunque gli studi che dimostrano la pericolosità di questi impianti.
Ormai è arcinota la composizione dei fumi che un inceneritore diffonde su un territorio vastissimo.
Riciclaggio spinto dei rifiuti, riduzione della loro produzione all'origine (ad esempio con la riduzione degli imballaggi), trattamento a freddo dei rifiuti residui.
Non è semplicemente il fronte del no quello che protesta, ma una cittadinanza attiva capace di proposta concreta, fattibile, verificabile.
La manifestazione di sabato fa ben sperare sulla possibilità che anche questa città si risvegli, il
corteo era un grande carnevale fatto però di persone serie e determinate.
Colorato, rumoroso, pacifico, dalla stazione di Porta Nuova lungo il tragitto il fiume si ingrossa e raccoglie forze. In piazza Bra sono in cinquemila. Tutti insieme per dire “no” all'incenerimento di rifiuti a Ca' del Bue, per ribadire i propri timori sulla minaccia ad ambiente e salute, rappresentata dall'impianto, e per lanciare proposte alternative.
Al corteo partecipano politici locali di diverso orientamento, dalla sinistra al centrodestra, membri di comitati e associazioni ambientaliste, esponenti e agricoltori della Coldiretti. Ma soprattutto ci sono i cittadini di San Giovanni Lupatoto, Zevio e San Martino Buon Albergo, cioè i tre Comuni limitrofi all'impianto, quelli più esposti ai fumi emessi dall'incenerimento.
Gli organizzatori chiedono come a Parma, e ottengono, che nessuno esponga bandiere di parte, ma solo striscioni relativi alla manifestazione.
Anche a Verona in testa al gruppo ci sono i bambini, i figli di quei cittadini che abitano nei pressi dell'impianto: vestiti da angioletti, con ali di cartone. Dietro quattro diavoli con tanto di corna e mantello rosso guidano il «carro dell'inceneritore di Ca' del Bue»: una ciminiera a sovrastare l'Arena, simbolo della città, gettata dentro un bidone della spazzatura.
In fascia tricolore ci sono anche i sindaci dei tre Comuni: San Martino, San Giovanni e Zevio, con rispettivi Consigli comunali al seguito. Reggono un proprio striscione: riguarda la quota di raccolta differenziata raggiunta sui loro territori, che si aggira tra il 75 e l'80%. Quindi l'inceneritore a che serve?
Qui i comuni limitrofi sono agguerriti, riciclano ma pretendono di più, non sono supini al gestore dei rifiuti come sui territori di Parma succede nei confronti di Iren a cui tutto è dovuto e delle cui “attenzioni” si ha reverenza e timore.
Massiccia la partecipazione di Coldiretti, ma a Parma dove sono i sindacati degli agricoltori, non scendono uniti per salvare il comparto? Solo alcuni coraggiosi alzano i loro vessilli?
Dov'è il consorzio del Prosciutto di Parma?
Cinque trattori chiudono il corteo, ne erano previsti una trentina, ma le condizioni del traffico e la voce che sarebbero piovute sanzioni ha fatto desistere molti conducenti. Sui mezzi ci sono fragole, asparagi, mele, pesche, kiwi, il 10% della produzione ortofrutticola nazionale.
I prodotti che come a Parma verranno rovinati dall'inceneritore.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 ottobre 2010
-570 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+136 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?
lunedì 11 ottobre 2010
L'inquinamento aumenta il rischio di diabete
Per i cittadini delle nostre città schiacciate dallo smog non è certo una buona notizia. Superare i valori di Pm 10, che ogni anno Parma, come tante altre città del Nord, ha la pessima abitudine di ripetere decine di volte, andando ben oltre i limiti di legge, è deleterio per la salute.
Niente di nuovo, fin qui.
E' nuova invece la relazione tra aumento delle polveri sottili e incidenza di una tra le malattie più infide dell'occidente: il diabete.
Uno studio epidemiologico condotto negli Stati Uniti ha provato la correlazione tra diabete negli adulti e inquinamento atmosferico da polveri sottili.
Eravamo tutti abituati a pensare all'inquinamento dell'aria come a una causa scatenante per le malattie respiratorie e il nuovo studio, basato sulle Pm 2.5, polveri ultrasottili, ha invece scombussolato l'ambiente scientifico perché fa capire di come la qualità di ciò che respiriamo incida su tutto l'organismo e non solo sull'apparato respiratorio.
I dati sono stati pubblicati sul numero di ottobre di Diabetes Care ed evidenziano un aumento dei oltre il 20% nella prevalenza del diabete nelle aree urbane dove la presenza delle Pm 2.5 è maggiore.
Il legame tra smog e diabete è rimasto invariato anche dopo l'eliminazione dei fattori di rischio come obesità e etnia.
Allison Goldfine, ricercatore del Joslin Diabetes Center e coautore dello studio osserva: “molti fattori ambientali possono contribuire al diabete negli Stati Uniti e nel mondo. Mentre molta attenzione è stata correttamente attribuita a comportamenti come l'eccesso calorico e la sedentarietà, altri fattori possono fornire nuovi approcci nella prevenzione del diabete”.
La manifestazione di questa malattia si presenta tra l'altro a concentrazioni di Pm 2.5 inferiori ai limiti in vigore negli Stati Uniti, livelli più restrittivi di quelli europei.
I ricercatori statunitensi che hanno elaborato lo studio “Association between fine particulate matter and diabetes prevalence in the U.S.” sono 5 e provengono da istituzioni quali il Mit di Boston, l'Harvard Medical School, la Yale University di New Haven, Connecticut.
La loro serietà e competenza non sono quindi in discussione.
Le conclusioni cui sono giunti gli studiosi americani sono particolarmente preoccupanti se riportate alla situazione di Parma. Gli inceneritori infatti sono i maggiori responsabili dell'emissione di Pm 2.5 e l'impianto in costruzione a Ugozzolo emetterà in atmosfera, ogni anno, oltre 3 tonnellate di particolato fine Pm 10, al cui interno è contenuto il particolato ultrafine 2.5, che nemmeno i migliori sistemi di filtraggio sono in grado di bloccare.
Un bel aerosol ci aspetta a nord della città. Prepariamoci.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 ottobre 2010
-573 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+133 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?
Niente di nuovo, fin qui.
E' nuova invece la relazione tra aumento delle polveri sottili e incidenza di una tra le malattie più infide dell'occidente: il diabete.
Uno studio epidemiologico condotto negli Stati Uniti ha provato la correlazione tra diabete negli adulti e inquinamento atmosferico da polveri sottili.
Eravamo tutti abituati a pensare all'inquinamento dell'aria come a una causa scatenante per le malattie respiratorie e il nuovo studio, basato sulle Pm 2.5, polveri ultrasottili, ha invece scombussolato l'ambiente scientifico perché fa capire di come la qualità di ciò che respiriamo incida su tutto l'organismo e non solo sull'apparato respiratorio.
I dati sono stati pubblicati sul numero di ottobre di Diabetes Care ed evidenziano un aumento dei oltre il 20% nella prevalenza del diabete nelle aree urbane dove la presenza delle Pm 2.5 è maggiore.
Il legame tra smog e diabete è rimasto invariato anche dopo l'eliminazione dei fattori di rischio come obesità e etnia.
Allison Goldfine, ricercatore del Joslin Diabetes Center e coautore dello studio osserva: “molti fattori ambientali possono contribuire al diabete negli Stati Uniti e nel mondo. Mentre molta attenzione è stata correttamente attribuita a comportamenti come l'eccesso calorico e la sedentarietà, altri fattori possono fornire nuovi approcci nella prevenzione del diabete”.
La manifestazione di questa malattia si presenta tra l'altro a concentrazioni di Pm 2.5 inferiori ai limiti in vigore negli Stati Uniti, livelli più restrittivi di quelli europei.
I ricercatori statunitensi che hanno elaborato lo studio “Association between fine particulate matter and diabetes prevalence in the U.S.” sono 5 e provengono da istituzioni quali il Mit di Boston, l'Harvard Medical School, la Yale University di New Haven, Connecticut.
La loro serietà e competenza non sono quindi in discussione.
Le conclusioni cui sono giunti gli studiosi americani sono particolarmente preoccupanti se riportate alla situazione di Parma. Gli inceneritori infatti sono i maggiori responsabili dell'emissione di Pm 2.5 e l'impianto in costruzione a Ugozzolo emetterà in atmosfera, ogni anno, oltre 3 tonnellate di particolato fine Pm 10, al cui interno è contenuto il particolato ultrafine 2.5, che nemmeno i migliori sistemi di filtraggio sono in grado di bloccare.
Un bel aerosol ci aspetta a nord della città. Prepariamoci.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 ottobre 2010
-573 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+133 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?
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