Il nuovo crimine di devastazione di
boschi e foreste tra "furti di legna" e reati di danno
all'ambiente boschivo
a cura del Dott. Maurizio Santoloci
www.dirittoambiente.net
Una nuova dilagante forma di crimine
ambientale si aggiunge da qualche tempo ai già numerosi attacchi al
nostro territorio posti in essere da fronti e per finalità diverse:
il fenomeno dei tagli abusivi degli alberi nei boschi e foreste per
depredare il legname che ne deriva a fini commerciali. Fenomeno che
si indica comunemente come “furti di legna”, terminologia che –
lo diciamo subito – a noi non piace perché molto riduttiva e
fuorviante, in quanto culturalmente rischia di relegare queste azioni
delittuose ad una mera “asportazione di legna” dal territorio e
dunque di rispolverare arcaici concetti degli alberi visti solo come
“legname” da commercio e non già in via primaria come preziosi
beni ambientali. Sul bosco da decenni si fronteggiano due visioni del
tutto antitetiche, tra una cultura che vede le nostre aree verdi solo
come fonte produttiva di “legno” ed altri “prodotti”, ed una
cultura che invece individua nel bosco un’entità di primaria
importanza ambientale in senso totale ma anche paesaggistica. E le
terminologie sono importanti per affrontare bene i fenomeni criminali
conseguenti. E’ un po’ come l’uso di qualificare come
“piromani” i criminali incendiari dolosi; sono due cose ben
diverse (il primo è un malato psichico, il secondo è un soggetto
che delinque in modo perfettamente consapevole). Le terminologie
errate a volte creano retropensieri di tacita giustificazione o
attenuazione di responsabilità latente.
Così oggi se ricolleghiamo il
fenomeno, puramente criminale, dei tagli a raso di intere aree
boscate ad un “furto di legna”, poi magari si passa a ricollegare
tali tagli con il contesto della crisi generale e della necessità
per qualcuno di “riscaldarsi” e di trovare un po’ di legname
per non morire di freddo etc… etc… (vedo già articoli di stampa
così orientati) e si passa implicitamente – a livello culturale –
dal crimine puro al fenomeno sociale (che poi fa costume e notizia)
sì illegale, ma poi di fatto meno illegale in via sostanziale.. E’
un po’ come l’alibi che molti furbi autori di scellerati abusi
edilizi sulle coste sono riusciti abilmente a creare a livello di
comunicazione sui mass media, inventandosi il concetto di “casa di
necessità” per creare cortine fumogene a difesa degli scempi
edilizi delle seconde case e fronteggiare poi le demolizioni
mischiando tra ville sul mare qualche casetta modesta abitata da
anziani da usare come scudo ideologico.
Il crimine di taglio di alberi a fini
di commercio va dunque affrontato per quello che è, in relazione ai
gravissimi danni che sta creando nelle aree boscate ed in connessione
con tutti gli altrettanto gravissimi reati conseguenti che –
logicamente – non sono collegati solo al “furto di legna” ma
prima ancora anche e soprattutto ai danni ambientali provocati e –
dunque – ai reati connessi con le norme ambientali ed a tutela del
territorio. E questo – sempre logicamente – indipendentemente dal
fatto che il bosco sia su un’area privata o pubblica. Il danno
ambientale è in questo senso da sempre storicamente trasversale. Si
cambia solo il soggetto di parte lesa.
E va considerato – sempre in
relazione al problema di inquadramento culturale sopra citato – che
vanno bene valutate le relazioni tra illeciti amministrativi previste
dalle norme (antiche) di settore che individuano il bosco ancora solo
come “legname” e fonte economico/produttiva, ed i reati
ambientali più moderni ed in linea con la tutela dell’ambiente a
livello europeo. Se tali diverse tipologie di illeciti (derivanti da
concezioni culturali appartenenti storicamente a visioni, ma
soprattutto epoche, totalmente diverse) coesistono a livello di
vigenza normativa nel nostro sistema giuridico, non significa certo
che una esclude l’altra o – peggio – l’una “assorbe”
l’altra…
Quindi, per essere più chiari, se
tagliare alcuni alberi nel contesto della normativa specifica di
settore sui tagli (più vetusta) è solo un illecito amministrativo
connesso al problema “albero = fonte di legname e fonte di
reddito”, per la legge sui vincoli paesaggistici ambientali e per
le altre leggi a presidio del territorio (di più moderna concezione)
quello stesso taglio è un grave crimine contro l’ambiente, ed
anche e soprattutto in tale contesto va perseguito a livello di
intervento di polizia giudiziaria (oltre che essere un furto ai sensi
del codice penale). Ci possono dunque essere anche gli estremi –
secondo i casi -‐ per un arresto in flagranza o per un fermo
di PG o per una richiesta di ordinanza di custodia cautelare alla
magistratura. Comunque sono doverosi i sequestri preventivi delle
aree e soprattutto dei mezzi (tutti, anche dei veicoli) utilizzati
dagli autori di tali delitti, per impedire che il reato venga
reiterato e/o portato ad ulteriori conseguenze (lasciare nella
disponibilità di tali soggetti colti in flagranza gli strumenti e i
veicoli utilizzati per commettere tali reati significa omettere
l’azione preventiva di impedire quello ed altri futuri reati
similari).
Questo fenomeno vede una particolare
incidenza nel centro-‐sud della penisola, nei parchi nazionali
e nelle proprietà demaniali. I boschi maggiormente coinvolti sono –
appunto -‐ quelli demaniali, come quelli compresi in zone
sottoposte a vincoli idrogeologici e paesaggistici, parchi nazionali
e regionali. In generale tutte quelle foreste nelle quali sono
presenti alberi di alto fusto e di specie particolarmente pregiate.
Non vengono risparmiati neanche alberi secolari e zone di alto pregio
ambientale.
A lanciare l'allarme è il Corpo
forestale dello Stato, che solo nel 2012 ha rilevato più di 800
illeciti penali, con conseguenti 20 arresti, e quattromila illeciti
amministrativi a fronte di circa 40mila controlli nelle regioni a
statuto ordinario, per un totale che supera i 3 milioni di euro. E il
trend è in aumento nel 2013 e conta già 25 arresti in flagranza di
reato.
La formula è sottrarre grandi
quantitativi di legname per poi rivenderli a basso costo. Non vengono
lasciati in pace neanche alberi secolari. Questo perché piante di
tale mole possono essere utilizzate per la fabbricazione di mobili o
come combustibile.
Inoltre c’è da sottolineare che i
tagli cosiddetti “a raso” creano un danno ambientale devastante,
anche con incidenza diretta poi sugli assetti idrogeologici del
territorio e favoriscono frane e crolli territoriali di ogni tipo,
oltre che il mancato controllo del flusso delle acque delle piogge
con i fenomeni poi che vediamo ormai frequentemente sulle cronache.
Anche l’impatto ambientale sulla fauna di questo tipo di crimine a
danno dei boschi è notevole dato che priva tutti gli animali di una
vasta area di ogni possibile rifugio o luogo di nidificazione.
Insomma un vero e proprio “mercato
nero” del nostro patrimonio boschivo con effetti nefasti a tutti i
livelli che merita la massima attenzione da parte di tutti e –
soprattutto . nessuno sconto a livello culturale, ma anche e
soprattutto procedurale e sanzionatorio.