sabato 13 novembre 2010

Rete Ambiente Parma. Nasce una nuova rete per l'ecologia.

Ambiente. Una parola che è oggi sulla bocca di tutti. Ma nella maggior parte dei casi rimane solo una parola, sintesi di un programma spesso disatteso. Si aggirano leggi, si cambiano commi e postille, si falsano dati, semplicemente per permettere a pochi lo sfruttamento di territori e risorse che invece sono patrimonio della collettività.
E’ per questo che oggi nasce Rete Ambiente Parma, un nuovo corso per il nostro territorio.
Un nuovo corso di cui noi, cittadini, siamo responsabili e costruttori in prima persona. Siamo convinti che sia la strada giusta e che possiamo insieme fare molto di più di quanto da soli abbiamo fatto finora. Si tratta di guardare avanti con fiducia e determinazione. Un gruppo di cittadini motivati è una miscela esplosiva, perché è capace di porre le domande giuste, cercare i dati sensibili e renderli noti al grande pubblico. Capace di smascherare quegli interessi che vengono propagandati come bene per la collettività e che si risolvono invece in un grande guadagno economico per pochi eletti.



E capace soprattutto di ostacolarli attingendo dalla forza comune di un gruppo ben organizzato.
Vogliamo contrastare le centrali a biomassa sovradimensionate e non sostenibili, gli inceneritori di qualunque dimensione e fonte di alimentazione, lo sfruttamento delle cave ofiolitiche presenti sul territorio della provincia, gli opifici e fabbriche che emettono un forte inquinamento ambientale.
Il nostro territorio è davvero mal ridotto! Ci sono cave dappertutto, centrali a biomasse attive ed in costruzione, inceneritori mascherati e uno nuovo in realizzazione.
In più la natura ci ha regalato una posizione geografica che tende a far ristagnare su di noi tutti i veleni che sputiamo nell’aria e sul terreno. Ci definiscono Food Valley e noi ne siamo orgogliosi e ce ne vantiamo. Ma quanti sono consapevoli dell’avvelenamento silenzioso che la nostra valle sta subendo ormai da troppo tempo? E con essa il cibo, gli animali e le persone che ci vivono.
La rete RAP, che nasce oggi, vuole cambiare le cose.
Vogliamo salvaguardare quello che rimane del nostro territorio e portarlo a nuova vita; una vita in cui le parole Ambiente e rispetto dell’ambiente, non siano contenitori vuoti, ma abbiano il vero significato che gli spetta anche nelle azioni concrete.
La nuove Rete vuole essere propositiva di un modello economico attento all'ambiente e alle persone, per andare nella giusta direzione, quella che porta vantaggio a tutti, ambiente compreso.
Un nuovo indirizzo economico che punti alle fonti rinnovabili vere, il vento, il sole, ma che nella sua progettazione tenga conto del rispetto per le persone, nelle dimensioni degli impianti, nelle distanze corrette dai centri abitati, nel rispetto per lo sguardo e per la salute.
Una economia che se ben costruita genera posti di lavoro, benessere, cultura, un modello sostenibile.
La rete che oggi inizia il suo lavoro intende dire non solo dei no ma anche molti sì, per dimostrare che è possibile una alternativa di gestione del territorio che salvaguardi tutti gli attori.

Comitato Pro ValParma - Corniglio
Comitato “Rubbiano per la vita” - Rubbiano
Comitato “Cave all'amianto no grazie” - Bardi
Circolo Val Baganza – Sala Baganza
Comitato Ecologicamente - Toano
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

I Paria dell'inceneritore

Tutti ci rassicurano, nessuno ci convince.
Tutti ripetono all'infinito la litania delle BAT (Best Available Technics), che con una sigla da supereroi ci fa l'occhiolino per trasmetterci l'idea di salvarci da ogni male attraverso l'ultimo ritrovato tecnologico.
Alla fine però contano solo i numeri, che non sono per niente rassicuranti.
Anche vicino a noi, senza volare oltre Manica, i dati che ci arrivano dai registri tumori sono preoccupanti e netti come la ferita di una spada affilata.
Raccontano, per esempio quelli dell'Usl 3 competente a Montale, Pistoia, che i tumori nelle popolazioni residenti nei pressi dell'inceneritore sono decisamente fuori norma ed aumentati notevolmente senza apparente giustificazione, se non per la presenza silenziosa ma incombente dell'impianto di incenerimento di rifiuti gestito da Cis, società a intero capitale pubblico composto dai comuni limitrofi, che da ormai 30 anni martella il territorio con le sue emissioni di gas avvelenati da diossine, furani e metalli pesanti.


Migrare...

Uno spargere semenza avvelenata tale da incidere perfino sulle carni dei polli allevati in zona che nel 2009 risultarono avere una concentrazione di diossina dieci volte superiore ai limiti normativi, oppure l'ultimo clamoroso episodio del latte materno che non sarebbe vendibile alla centrale del latte per l'alta concentrazione di diossina, mamme ovviamente tutte residenti nei pressi dell'impianto di Agliana.
Ma il problema a quanto pare non c'è.
Si prosegue tranquilli su questa strada, accusando i comitati che si battono contro questi mostri di fare allarmismo ed esagerazione ed intanto, giorno dopo giorno, queste terre vengono meno.
Oppure si racconta che è l'Europa a dettare la strada dell'incenerimento quando invece l'Europa sta dicendo a chiare lettere che la strada corretta di gestione dei rifiuti è quella del trattamento a freddo senza incenerimento ne combustione, visti i danni che si sono verificati all'ombra dei camini.
Si sta ancora cercando di far passare come ineluttabile la costruzione degli inceneritori e lo si fa anche provocando volontariamente quantità di rifiuti che potrebbero invece diminuire e prendere la strada virtuosa del recupero e del riciclaggio, oltre che della riduzione alla fonte.
La chiusura alla riflessione ed all'approfondimento di questa tematica, ancora vista e vissuta come materia per addetti ai lavori, causa oggi un disinteresse e una disattenzione molto pericolose perché lasciano campo libero ai comitati d'affari che sul rifiuto lucrano anche se si mette a rischio la salute dei cittadini.
Il dibattito sull'inceneritore dovrebbe invece uscire dall'angolo degli specialisti e coinvolgere tutta l'opinione pubblica, mondo della cultura incluso, perché stiamo dibattendo il futuro del nostro territorio, della nostra gente, dei nostri prodotti e non ci sono sono posizioni che possono rimanerne fuori perché non toccate dal problema.
Si profila a Parma, nel totale silenzio, la collocazione nell'area a nord dell'autostrada di un quartiere di serie C, che verrà identificato come territorio da cui stare alla larga e che sarà luogo di rifugio e di condanna per chi non riesce a permettersi altre zone meno sfortunate.
Una parte di Parma messa in ginocchio dal nuovo impianto in costruzione, una parte di Parma che diventerà deserta non perché oggi già lo sia ma perché la gente se ne andrà, se potrà, lasciando spazio ai sogni infranti di Allodi, colui che previde l'aumento del valore delle case attorno al salubre impianto.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 13 novembre 2010
-540 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+166 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

venerdì 12 novembre 2010

Il no di Cerani al raddoppio dell'inceneritore di Trezzo sull'Adda (Milano)

Aumenteranno morti e malattie

Intorno al camino dei veleni si muore, ci si ammala, si vive meno. Tumori, malattie dell’apparato respiratorio, danni al sistema nervoso. L’ingegner Massimo Cerani è l’esperto che ha prodotto una relazione di 51 pagine sui rischi del raddoppio dell’inceneritore. La stima è che ogni anno il territorio pagherà un prezzo di 15 milioni di euro. Non in soldi, ma in vite umane. Perché aumenteranno le morti premature, i ricoveri, le patologie infantili. “In sostanza cambierà l’aspettativa di vita: raddoppieranno le emissioni tossiche con conseguenze devastanti per la salute delle persone e per l’ambiente”, spiega Cerani che ha ricevuto l’incarico dai 26 Comuni che si battono contro l’ampliamento dell'inceneritore di Trezzo.



Nella sua relazione sono racchiuse le speranze delle migliaia di persone che vivono a pochi chilometri dall’impianto. E che hanno paura. Del resto l’aria che respirano è già infestata da materiali nocivi o cancerogeni. Nelle pagine del rapporto sono evidenziati alcuni dati preoccupanti, come la presenza di ammoniaca che nei paesi intorno all’inceneritore si attesta sul 10%, mentre la media regionale è dello 0,5%. Per non parlare delle sostanze acidificanti che schizzano dal dato medio lombardo del 2%, al 20% di Trezzo, Busnago e dintorni. Poi c’è il capitolo delle polveri sottili, i Pm10 che nel 2007 hanno superato la soglia di legge per 102 volte. Cerani ha vagliato il progetto della Prima srl, la società che ha presentato domanda per il raddoppio.
“L’analisi sull’impatto sanitario presenta dimenticanze strane: per esempio si sono dimenticati di valutare le ricadute sulla popolazione delle polveri fini e degli ossidi di azoto, inoltre non è previsto un campionamento continuo per le diossine”. Lacune che si inseriscono in un contesto di scarsa informazione: “Purtroppo nessuna istituzione finora ha effettuato una rilevazione sistematica della qualità dell’aria e della presenza di inquinanti, che devono essere rilevati ad altezza d’uomo”. Inquinanti che agiscono nel raggio di venti chilometri dal camino dell'inceneritore.
Un’area vastissima e ad alta densità di popolazione. Anche su questo punto Cerani lancia l’allarme: “Lo studio della Prima prende in considerazione il territorio compreso entro i due chilometri dall’impianto, mentre gli effetti interessano una zona molto più ampia”. Il camino raddoppierà anche le emissioni di mercurio, da un chilo e mezzo a tre chili all’anno. E poi arsenico e piombo, sostanze dannose per lo sviluppo dei bambini, in grado di incidere sulla riduzione del quoziente intellettivo o sui disturbi della coordinazione motoria. “L’aumento delle emissioni nocive sarà complessivamente nell’ordine dei miliardi di metri cubi all’anno. E la società non sarà chiamata a rispondere per l’inquinamento generato, i danni saranno interamente a carico della collettività”.
Senza contare la cementificazione dell’area verde della Foppa, sottoposta a vincoli paesaggistici, o l’incremento vertiginoso del traffico: la stima di Ceriani parla di 20.000 veicoli in più all’anno diretti verso l'inceneritore. Una situazione complessiva che spingerà i sindaci dei 26 Comuni a tentare il possibile per scongiurare il raddoppio. La relazione di Cerani finirà sul tavolo della Regione Lombardia. L’ultima chanche per fermare il progetto prima di ricorrere alle vie legali.

Marco Dozio (ilgiorno)

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 novembre 2010
-541 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+165 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

giovedì 11 novembre 2010

Due calci negli stinchi agli inceneritoristi

Due notizie importanti sul fronte della riduzione della produzione di rifiuti e “due calci negli stinchi” agli amici degli inceneritori.
Il Ministero della salute con il Decreto 19 maggio 2010 n 113 ha autorizzato, a partire dal 5 agosto 2010, l’uso di PET riciclato per la produzione di nuovi imballaggi contenenti alimenti.
Il PET (Poli Etilen Tereftalato) è il polimero usato per le bottiglie di acqua, bevande gasate, latte. In Italia ogni anno oltre 300.000 tonnellate di questi imballaggi, subito dopo l’uso, diventano rifiuto, con la felicità dei gestori di inceneritori, visto l’alto potere calorifico di questo polimero.
Grazie al decreto, si apre un nuovo e più remunerativo mercato al PET post consumo; oltre a maglie in “pile”, le bottiglie raccolte in modo differenziato possono ritornare a diventare bottiglie, un processo di rilevante interesse economico per le aziende del settore.



La prima azienda italiana ad immettere in commercio bottiglie realizzate in parte con PET riciclato sarà la San Pellegrino.
Questa decisione si affianca ad un precedente “sdoganamento”, avvenuto qualche anno fa, e che ha riguardato le cassette per frutta e verdura in polietilene, un altro prodotto “usa e getta” che viene sottratto alla “cremazione” obbligata.
Anche in questo caso motivi igienici non documentati ne vietavano il riuso, ma studi dell’Istituto Superiore di Sanità hanno escluso ogni pericolo a patto che le cassette in polietilene siano separate alla fonte con una raccolta differenziata di qualità.
E qui viene “a fagiolo” una bella idea di una grande azienda, la “San Benedetto”, che ha siglato un accordo con alcuni supermercati che si sono organizzati per raccogliere direttamente dalle mani dei loro clienti, al momento del loro ingresso, le bottiglie usate in PET.
In cambio i cittadini riceveranno punti fedeltà per ogni bottiglia consegnata, che potranno utilizzare per i loro acquisti.
Non esistono limiti al fatto che iniziative di questo tipo si possano estendere a tutta la grande distribuzione nazionale (ci piacerebbe sentire che fa la Coop) che certamente ha personale e spazi da dedicare a questa iniziativa.
Sappiamo per certo che i produttori nazionali di PET sono pronti a ritrattare nelle loro aziende tutto il PET post consumo che possa derivare da queste raccolte di qualità, le quali avranno un costo bassissimo, visto che lavaggio, selezione, raccolta e trasporto sono a carico dei cittadini.
Per una tonnellata di PET monomateriale raccolto con questo sistema il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) riconosce un contributo di 314 euro, più che sufficienti per pagare i costi per i punti fedeltà e il trasporto al riutilizzatore finale.
E ogni tonnellata di PET riutilizzato sarà una tonnellata in meno di ottimo combustibile sottratto ai "crematori con pseudo recupero energetico".

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 11 novembre 2010
-542 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+164 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

mercoledì 10 novembre 2010

Il guru dei vini Fregoni, no inceneritori in zone Doc

Alcune verità sull’impatto degli inceneritori sulla salute delle piante e sui possibili danni al mondo agro-alimentare, con particolare attenzione al prodotto principe della nostra bella Italia, il vino, sono emerse il 5 novembre scorso a Mezzolombardo (Trento).
La serata è stata organizzata da Nimby Trentino con il contributo del Comitato Ambiente Salute Legalità di Verona e quello dell'associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma, e aveva come titolo “Agricoltura e Ambiente: imprenditori italiani a confronto”.
Tra i relatori, imprenditori agricoli illustri veneti, trentini e parmensi (per Parma Mario Schianchi, dell'azienda agricola Il Ciato e presidente della Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma) e Mario Fregoni, considerato il maggior esperto italiano in viticoltura e tra i più famosi ricercatori al mondo sulla nutrizione minerale della vite e sull’ecologia viticola, presidente onorario dell’Oiv, l’organizzazione internazionale della vite e del vino che raggruppa i nomi dei più illustri esperti e ricercatori del settore vitivinicolo di 44 Stati.
Fino a qualche mese fa Fregoni era docente ordinario di viticoltura all’Università cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e presidente del Comitato nazionale vini Doc ed estensore della legge 164/92. Ha pubblicato più di 300 ricerche e 11 libri, ha diretto diverse riviste scientifiche del settore, è membro di 12 accademie in Italia e all’estero, è stato insignito di tre lauree honoris causa.


Il professor Mario Fregoni a Mezzocorona

Insomma un “guru” della ricerca sul mondo vegetale. Il suo intervento a Mezzolombardo si è focalizzato sui fattori ambientali, sulle varietà d’uva più indicate rispetto al clima, al terreno e all’intero ecosistema. Come i viticoltori locali anch’egli teme che l’imminente costruzione di un inceneritore, a due passi dai loro vigneti, possa destabilizzare tali fattori.
A parte il danno che può provocare sulla salute dell’uomo, quello che appare ovvio è che un effetto cronico di emissione di sostanze chimiche e micro particelle sulle piante finisca inevitabilmente ad incidere sull’ecosistema.
Fregoni è entrato nei particolari tecnico-scientifici dei fattori di assorbimento di sostanze chimiche delle foglie delle piante, facendo chiaramente capire che più ampie sono le foglie più avviene lo scambio di ioni e cationi con l’esterno. Questo scambio avviene in modo rapido, basti pensare che in meno di 48 ore sostanze radioattive depositate durante un esperimento sulle foglie sono state ritrovate dentro le radici. La pianta dunque si nutre anche dalle foglie e di conseguenza le sostanze chimiche che vi si depositano le ritroviamo inevitabilmente nei frutti cambiandone sapore e proprietà organolettiche se non addirittura avvelenandole.
Il relatore ha giudicato improponibile la scelta di un inceneritore vicino ad una zona Doc, perché non si ha nemmeno l’idea di quali saranno i rischi a medio e lungo termine. Tra l’altro non si deve sottovalutare il danno all’immagine del prodotto vitivinicolo: non c’è solo l’effetto sulla nostra salute e la reazione chimica sulle piante, ma anche il danno sociale causato dall’effetto psicologico ed economico.
E' evidente che un impianto che emette in ambiente centinaia di sostanze chimiche non può avere un effetto neutro sulla qualità dell'aria, delle acqua, dei terreni.
Aver ben chiaro il rischio porta, a volte, a scelte consapevoli e sagge.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 10 novembre 2010
-543 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+163 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

martedì 9 novembre 2010

Le Assistenze Pubbliche italiane entrano nella famiglia “Rifiuti Zero”

Il 27 ottobre scorso dall’Assemblea nazionale dell'Anpas, a Firenze, è uscito un importantissimo documento di adesione alla strategia rifiuti zero di una delle più “antiche”, prestigiose e numerose associazioni di Pubblica Assistenza.
Questo documento fa seguito all’importante convegno di Grottaminarda, Avellino, dello scorso ottobre in cui i soggetti promotori, Fondazione Nazionale per il Volontariato e Anpas Campania, si erano posti l’obiettivo di allargare i compiti della protezione civile alla tutela dei territori, intesa nel senso più ampio di salvaguardia e di prevenzione dei danni sanitari ed ambientali.



Altro compito posto all’ordine del giorno la promozione delle buone pratiche, a partire da quelle più avanzate nella gestione dei rifiuti. Da questo appuntamento è subito scaturita l’adesione ed il supporto dell'Anpas Campania alla strategia rifiuti zero, e la ancor più significativa adesione nazionale.
Anpas conta oltre 100 mila volontari e 700 mila soci sostenitori, con 863 pubbliche assistenze e 232 sezioni in 19 regioni italiane. Ha subito deciso di promuovere per il 27 novembre a Napoli una manifestazione nazionale per divulgare l'avvenuto sostegno a Rifiuti Zero.
A questo convegno parteciperà anche Paul Connett, il chimico inglese candidato al Nobel, ospite anche a Parma durante le manifestazioni contro l'inceneritore.
La nuova adesione dimostra la vitalità del tessuto civile del nostro Paese, che riesce sempre a sorprenderci anche in situazioni difficilissime come quelle di Napoli. Oggi sta uscendo dai cittadini quella coscienza civile assente da troppo tempo nel mondo partitico e degli amministratori, un nuovo corso culturale, dal basso, che fa ben sperare nel futuro della nostra maltrattata Italia.
Il GCR si associa al plauso nei confronti dell'Assistenza Pubblica di Parma, che senz'altro si farà partecipe del nuovo, importante corso, ringraziando la Fondazione Volontariato e Partecipazione per avere preso i primi contatti con la Rete Nazionale Rifiuti Zero, a cui anche la nostra associazione aderisce. Questi primi contatti hanno permesso insieme al Centro Ricerca Rifiuti Zero di Capannori (Lucca), di intraprendere un percorso che darà davvero frutti copiosi nella direzione della salvaguardia del nostro territorio.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 9 novembre 2010
-544 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+162 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

lunedì 8 novembre 2010

Zero consumi? 300 euro!

Arriva il teleriscaldamento, la panacea di tutti i mali, il mago che ci toglierà inquinamento dal centro città, liberandoci dai problemi di manutenzione e soprattutto, facendoci risparmiare.
Così più o meno ci viene presentato il sistema di riscaldamento che trarrà calore dall'inceneritore in costruzione ad Ugozzolo, per trasportarlo nelle nostre case.
Ma dal punto interrogativo si passa al punto esclamativo quando ci viene presentato nei dettagli, in tutte le sue sfaccettature.
La manutenzione intanto. Non è vero che non ci sia, ma cambia semplicemente l'oggetto da manutenere. Infatti con il teleriscaldamento sparisce la caldaia ma al suo posto viene inserito uno scambiatore di calore che ha dei costi di manutenzione annuali da sostenere. Un macchinario complesso a cui il nostro idraulico non può accedere perché contrattualmente solo i tecnici Iren possono intervenire.



Uno scambiatore perché l'acqua calda viaggerà ad oltre 100 gradi, una temperatura ingestibile specie per i sistemi di riscaldamento a pavimento, che gradiscono una media di 35 gradi, e non oltre, con il rischio altrimenti di causare grossi problemi alle nostre estremità inferiori.
Un calore che non mancherà di viaggiare in città tutto l'anno, anche nei mesi estivi, visto che la caldaia di Ugozzolo brucia 330 giorni all'anno. Un fatto che a Brescia, ad esempio, ha portato un incremento delle temperature estive di 2/3 gradi.
Per non parlare del fatto che alcuni quartieri della città non sono serviti dal metano e quindi per cucinare si è costretti ad utilizzare piastre elettriche o a induzione con evidenti aggravi della bolletta elettrica. Sta succedendo anche a Parma? Iren progetta la chiusura delle condotte per imporre il teleriscaldamento?
Il teleriscaldamento porta anche risparmio, dicono. Lo sa chi ce l'ha, che con il teleriscaldamento risparmiare invece è una chimera. Il calcolo della tariffa viene infatti prodotto da Iren sulla base del rendimento delle vecchie caldaie, che ovviamente nulla hanno a che vedere con i moderni sistemi a condensazione, che con poco scaldano tanto.
Quindi tanti saluti anche a bollette leggere e in contro tendenza, che ad esempio a Brescia hanno subito incrementi anche del 30% rispetto alle case riscaldate a gas metano.
Siamo a dei livelli tariffari tali che il movimento consumatori di Piacenza ha fatto un esposto all'Antitrust per denunciare il regime di monopolio, e le tariffe esose applicate da Iren ai nostri cugini, aumentate del 20%, altroché risparmiare!
Ma la chicca rimane quella del costo fisso.
Perché anche se noi per ipotesi non dovessimo c onsumare “nulla”, il che, lo ammetterete, è abbastanza poco, Iren la fattura ce la recapiterà comunque.
E alla sorpresa si aggiungerà la sensazione di essere cascati in un bel tranello. Lo zero consumi infatti corrisponde a 300 euro, perché il gestore non si accontenta mai e pretende un fisso annuale che gli garantisce comunque la copertura della gestione.
Mica male per Iren, un po' peggio per noi.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 novembre 2010
-545 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+161 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

domenica 7 novembre 2010

Da Trento grido di allarme degli agricoltori

Da Trento parte il grido d'allarme degli agricoltori per salvaguardare le produzioni tipiche dalle aggressioni subite dagli impianti insalubri.
Grazie all'organizzazione di Nimby Trentino e al contributo del GCR di Parma e del Comitato per Verona ASL, venerdì 5 novembre nella sala del municipio di Mezzolombardo, si sono riuniti operatori del settore agro-alimentare provenienti da tutto il nord Italia per parlare di agricoltura e ambiente.



Introdotto da Simonetta Gabrielli di Nimby Trentino e moderato dal giornalista di RTTR Walter Nicoletti, il convegno ha sviluppato i temi della qualità delle produzioni alimentari e dei rischi di immagine legati alla vicinanza alle fonti di emissioni nocive quali sono gli inceneritori.
Da Parma Gabriele Folli del GCR ha accompagnato Mario Schianchi, presidente della Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma e titolare dell'Agriturismo il Ciato, che ha focalizzato l'attenzione sui rischi per l'immagine del turismo di qualità derivanti dalla presenza di industrie insalubri nei territori a forte vocazione agricola, dove si punta invece sul binomio ambiente e cibi salutari per attrarre sempre più turisti e visitatori alla ricerca del bello e del sano.

Non ha senso infatti un ente pubblico che, da un lato promuove forme di turismo attente e rispettose delle peculiarità ambientali, storiche e sociali, dall'altro autorizza impianti nocivi alla salute, quando ci sono alternative praticabili, ad esempio per la gestione dei rifiuti.
Albino Armani, dell'omonima azienda vinicola, ha centrato il suo intervento sulla necessità di rispettare il territorio, facendo corrispondere all'immagine positiva che viene percepita dai consumatori anche una reale situazione di rispetto della natura da parte delle comunità locali.
Marco Zannoni e Giuseppe Fanti, del gruppo di vignaiuoli "I Dolomitici", hanno puntato l'indice sul recupero delle tradizioni e delle coltivazioni autoctone.
Ha concluso la serie di interventi Mario Fregoni dell'OIV (Organizzazione Internazionale delle Viti e del Vino) che ha segnalato la necessità di effettuare studi scientifici sugli impatti delle emissioni sulle piante da frutto e sulle viti, evidenziando che se per gli esseri umani sono ormai noti gli effetti nocivi sulla salute, per piante da frutto e viti mancano ricerche scientifiche.
Riscontri che per Fregoni vanno ricercati da subito, in quanto le specie vegetali sono senz'altro più soggette alle influenze ambientali rispetto al genere umano.
Nel dibattito che ne è seguito molta attenzione e curiosità da parte delle persone intervenute, alcune delle quali reduci dalla manifestazione di sabato 30 ottobre, in cui oltre mille persone accompagnate da 90 trattori hanno sfilato per le vie del centro di Trento, per dire no alla costruzione del locale inceneritore.

Qui sotto alcune foto del convegno:
http://www.flickr.com/photos/noinceneritoreparma/sets/72157625323629058/

Qui i link dei siti dei relatori:

Mario Schianchi
http://www.stradadelprosciutto.it/
http://www.ciato.it/

Albino Armani
http://www.albinoarmani.it/

I Dolomitici
http://idolomitici.com/le_aziende.php

Mario Fregoni
http://www.oiv.org/it/accueil/index.php

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 7 novembre 2010
-546 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+160 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?