sabato 14 gennaio 2012

Inceneritore, un mondo di veleni

Lettera aperta ai candidati alla guida di Parma

Quando si parla di inceneritore ai nostri politici, sono pochi quelli che si dichiarano decisamente contrari al forno di Ugozzolo.
Fra i candidati alla primarie del centrosinistra ad esempio, Vincenzo Bernazzoli è fortemente a favore, diversi altri, forse per timore di perdere elettori in vista delle prossime comunali, si inquadrano come soldatini nella categoria del “vorrei fermarlo ma non posso”.



Poi naturalmente rassicurano sulla condotta inflessibile che terranno nel momento in cui si dovranno eseguire controlli supplementari sulle emissioni, a costo di vagliare una ad una tutte le particelle gassose che usciranno in cima ai 70 metri del camino di Iren.
Sentiamo anche invocare la fiducia nelle istituzioni e negli organismi pubblici di controllo, guai a mettere in discussione gli enti preposti al controllo (Arpa ed Asl).
Una società civile, dicono, deve poter avere dei riferimenti normativi certi e altrettanto certi organi ufficiali di controllo, fuggendo dagli allarmismi scatenati dai comitati del no.
Abbiamo letto ieri, in un articolo a firma Diego Barsotti riportato dal portale Greenreport, che il 24 gennaio il ricercatore del Cnr di Pisa, Fabrizio Bianchi, sarà ascoltato dalla commissione ecomafie sul tema delle bonifiche ambientali.
Dirà cose molto semplici, ma anche molte crude. Racconterà infatti i risultati dello “Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento”, diffusi un mese fa, senza ricevere la corretta attenzione dei media.
Lo studio riguarda 48 siti di interesse nazionale, come i poli industriali di Gela, Priolo, Brescia, solo per citarne alcuni, luoghi dove “è emerso che la mortalità supera di gran lunga la percentuale attesa”.
“Chi ci governa dovrebbe capire - spiega Fabrizio Bianchi - che investire sulle bonifiche non significa solo far del bene all'ambiente, ma prima di tutto salvare vite umane, e conseguentemente ridurre le spese sanitarie”.
L’area dell’ex inceneritore del Cornocchio non è compresa tra i siti considerati nello studio nazionale, ma è stata comunque oggetto di monitoraggi, che hanno certificato la nocività dell'impianto di incenerimento, chiuso nel 2001, che fu presentato nel 1975 come frutto delle migliori tecnologie disponibili, le famose BAT “lustratutto”.
Sotto i teloni e vicino all’alveo del torrente Parma vi sono stoccate oltre 100.000 tonnellate di ceneri e rifiuti di natura ignota (Karen B?).
Nel settembre del 2011 ricevemmo in forma anonima una ricerca scientifica firmata da di Nelson Marmiroli, docente della nostra università, relativa alle modificazioni genetiche a cui erano sottoposte le piante sentinella poste in prossimità dell’inceneritore del Cornocchio.
Una relazione agghiacciante.
Chiedemmo a gran voce ad ARPA, ASL ed alle associazioni sindacali di rendere nota l’incidenza di malattie tumorali sugli abitanti della zona e sui lavoratori che avevano operato al Cornocchio.
Da allora nessuna risposta, nessun cenno di smentita, nessuna parola di rassicurazione dagli organi preposti al controllo. Proprio quegli organi ufficiali di cui ci dovremmo fidare fino alla cecità.
Ma se non c’è massima trasparenza sul passato non possiamo certo avere fiducia nel futuro e le parole del “partito dei rigorosi controlli” suonano stancamente a vuoto.
Ci rivolgiamo così ai candidati alle primarie del centrosinistra, che andranno alle urne il prossimo 29 gennaio, ed a tutti gli altri schieramenti che si proporranno alla guida della città.
Ci promettete un futuro fatto di certezze. Ne prendiamo atto e vi chiediamo concretezza.
Cosa intendete fare per stabilire la verità sulle malattie provocate dal vecchio inceneritore del Cornocchio?
La risposta è gradita e verrà pubblicata sul sito GCR dedicato delle primarie del centrosinistra:
https://sites.google.com/site/inceneritoreprimarie/

Articolo citato di Diego Barsotti - “Bianchi (Cnr): «Bonifiche industriali indispensabili per la salute dell'uomo, dell'ambiente e dell'economia» [ 11 gennaio 2012 ] http://www.greenreport.it/_new/index.php?lang=it&page=default&id=14050

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 14 gennaio 2012

Sono passati
593 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
113 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

WWF Parma, da sempre contro il forno

Ringraziamo il presidente del WWF di Parma per la presa di posizione chiara sul tema dei rifiuti e sull'inceneritore di Parma in particolare.
Con WWF abbiamo condiviso sin dal 2006 la posizione chiara e netta contro il progetto di Iren di impiantare un forno di capacità doppia rispetto al necessario in quel di Ugozzolo.



WWF ha anche presentato appello al Capo dello Stato sulla procedura di Via che evidenziava molteplici passaggi di dubbia correttezza, sostenendo sempre la via alternativa alla gestione dei rifiuti, che è fatta di riduzione, riuso, riciclo, trattamento a freddo del residuo.
Uno dei candidati del Pd alle primarie, Vincenzo Bernazzoli, insiste a considerare il forno inceneritore necessario alla chiusura del ciclo del rifiuti omettendo da sempre di spiegare dove finiranno 40 mila tonnellate di ceneri infette di diossine, furani e metalli pesanti che ogni anno l'impianto deporrà ai piedi delle caldaie.
La gestione a caldo dei rifiuti è anti economica, spreca risorse, inquina l'ambiente, va contro la recente normativa europea 98/2008, è obsoleta e sorpassata.
Siamo convinti che gli elettori del centrosinistra non faranno mancare il loro voto a favore dell'aria che respiriamo, rigettando la preferenza all'attuale presidente della provincia e preferendogli altri candidati più attenti al futuro di Parma.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 14 gennaio 2012

Sono passati
593 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
113 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

venerdì 13 gennaio 2012

Inceneritore, un mondo di silenzi

Lettera aperta ai candidati alla guida di Parma

Quando si parla di inceneritore ai nostri politici, sono pochi quelli che si dichiarano decisamente contrari al forno di Ugozzolo.
Fra i candidati alla primarie del centrosinistra ad esempio, Vincenzo Bernazzoli è fortemente a favore, diversi altri, forse per timore di perdere elettori in vista delle prossime comunali, si inquadrano come soldatini nella categoria del “vorrei fermarlo ma non posso”.
Per poi rassicurare sulla loro condotta inflessibile nel momento in cui si dovranno eseguire controlli supplementari sulle emissioni, a costo di vagliare una ad una tutte le particelle gassose che usciranno in cima ai 70 metri del camino di Iren.
Sentiamo anche invocare la fiducia nelle istituzioni e negli organismi ufficiali di controllo, guai a mettere in discussione gli enti pubblici preposti al controllo (Arpa ed Asl).
Una società civile, dicono, deve poter avere dei riferimenti normativi certi e altrettanto certi organi ufficiali indipendenti, fuggendo dagli allarmismi scatenati dai comitati del no.
Abbiamo letto ieri, in un articolo a firma Diego Barsotti riportato dal portale Greenreport, che il 24 gennaio il ricercatore del Cnr di Pisa, Fabrizio Bianchi, sarà ascoltato dalla commissione ecomafie sul tema delle bonifiche ambientali.
Dirà cose molto semplici, ma anche molte crude. Racconterà infatti i risultati dello “Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento”, diffusi un mese fa, forse senza ricevere l'attenzione meritata.
Lo studio riguarda 48 siti di interesse nazionale, come i poli industriali di Gela, Priolo, Brescia, solo per citarne alcuni, luoghi dove “è emerso che la mortalità in questi siti supera di gran lunga la percentuale attesa”.
“Chi ci governa dovrebbe capire - spiega Fabrizio Bianchi - che investire sulle bonifiche non significa solo far del bene all'ambiente, ma prima di tutto salvare vite umane, e conseguentemente ridurre le spese sanitarie”.
L’area dell’ex inceneritore del Cornocchio non è compresa tra questi siti, ma è stata comunque oggetto di monitoraggi che hanno certificato la nocività dell'impianto, chiuso nel 2001, presentato nel 1975 come frutto delle migliore tecnologie disponibili, le famose BAT “lustratutto”.
Sotto i teloni e vicino all’alveo del torrente Parma vi sono stoccate oltre 100.000 tonnellate di ceneri e rifiuti di natura ignota.
Nel settembre del 2011 ricevemmo in forma anonima una ricerca di Nelson Marmiroli, docente della nostra università, relativa alle modificazioni genetiche a cui erano sottoposte le piante sentinella poste in prossimità dell’inceneritore.
Chiedemmo a gran voce ad ARPA, ASL ed alle associazioni sindacali di rendere nota l’incidenza di malattie tumorali sugli abitanti della zona e sui lavoratori che avevano operato al Cornocchio.
Da allora nessuna risposta, nessun cenno di smentita, nessuna parola di rassicurazione dagli organi preposti al controllo.
Se non c’è massima trasparenza sul passato non possiamo certo avere fiducia nel futuro e le parole del partito dei rigorosi controlli suonano stancamente a vuoto.
Ci rivolgiamo ai candidati alle primarie del centrosinistra ed a tutti gli altri schieramenti che si proporranno alla guida della città.
Ci promettete un futuro fatto di certezze.
Cosa intendete fare per conoscere la verità sulle malattie provocate dal vecchio inceneritore? La risposta è gradita e verrà pubblicata sul sito GCR dedicato delle primarie del centrosinistra:
https://sites.google.com/site/inceneritoreprimarie/

Articolo citato di Diego Barsotti - “Bianchi (Cnr): «Bonifiche industriali indispensabili per la salute dell'uomo, dell'ambiente e dell'economia» [ 11 gennaio 2012 ] http://www.greenreport.it/_new/index.php?lang=it&page=default&id=14050

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Parma, 13 gennaio 2012

Sono passati
592 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
114 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Lo scandalo di Bardi. La salute ultimo problema.

Che il consiglio comunale di Bardi fosse un triste esempio di pessima amministrazione era cosa risaputa, ma alla luce di quanto è avvenuto possiamo anche aggiungere qualcosa.
Dopo più di due anni di lavoro impegnativo e serio che ha coinvolto anche figure professionali di indubbia competenza, oggi tutto il nostro lavoro é stato sostanzialmente liquidato in due parole.



La lettura di un breve brano tranquillizzante scelto all’uopo da un testo ARPA ha giustificato un voto favorevole alla riapertura delle cave, lettura fatta da quel Luigi Boccacci già distintosi per aver imposto al consiglio una norma tagliata su misura per soddisfare un suo spasmodico desiderio: costruirsi una stalla per asini ai piedi del castello, un'mpresa non da poco considerato quanti buoni uffici deve aver attivato per raggiungere il suo obbiettivo.
Da parte della maggioranza nessun altro intervento, perché quello di Giuseppe Moruzzi, assessore all’urbanistica fa storia a sé; infatti dopo aver fatto mettere a verbale la sua contrarietà a riaprire le cave a monte, ha abbandonato l’aula (non ho capito se per il disgusto o per la preoccupazione di non essere formalmente corresponsabile).
Ma cosa dire degli altri consiglieri sistematicamente muti, messi lì a mo' di deriva della barca?
Si sono resi conto di essere stati usati? Avranno letto i documenti? Avranno capito il loro contenuto?
Il dubbio è forte. Forte è anche il dubbio che il sindaco Conti con il suo sistematico silenzio sia all’altezza del suo ruolo.
Quello che è successo non ci ha sorpreso. Noi restiamo convinti come prima che queste cave non devono essere aperte. Qualcuno d’imperio interverrà prima, continueremo a lavorare perché questo avvenga.
Una nota assolutamente positiva viene invece dalle minoranze tutte.
Un'opposizione convinta nel merito del problema, l’unica nelle valli, che sul tema delle cave ofiolitiche ha avuto ripetutamente il coraggio civico di denunciare il pericolo derivante dalla
escavazione delle pietre verdi.
I prossimi giorni avvieremo una massiccia serie di comunicazioni, rivolte ai cittadini e alle
istituzioni, metteremo in circolazione documenti vecchi e nuovi, perché il lavoro comunicativo e di denuncia è solo agli inizi.
Chiederemo al Presidente della Regione Vasco Errani se sia possibile, logico, intelligente e legale consentire di aprire una attività imprenditoriale in un sito inserito da Arpa tra i luoghi contaminati da amianto e quindi da bonificare.
Avevamo sperato che alla fine un briciolo di buon senso e di onestà intellettuale prevalesse non è stato così.

Fabio Paterniti
Cave all'amianto non grazie. Bardi.

Luca Mercalli, tanti zero virgola portano al cancro

Il j'accuse sugli inceneritori di ultimissima generazione

Luca Mercalli è uno dei meteorologi e climatologi più conosciuti oggi in Italia. Torinese di nascita, valsusino di adozione, laureato in geografia in Francia.
Vive con uno stile di vita particolarmente attento all'impronta ecologica, facendo la raccolta differenziata spinta e coltivando l'orto, oltre che frequentando assiduamente le biblioteche.



Presidente della Società Meteorologica Italiana, la maggiore associazione del settore delle scienze dell'atmosfera, ha fondato nel 1993 la rivista Nimbus.
Innumerevoli le sue pubblicazioni, articoli, studi, conferenze su clima e ambiente.
Il suo volto è molto noto anche in Tv per la partecipazione a fortunate trasmissioni come Ambiente Italia, Che tempo che fa, Tg Montagne.
Mercalli svolge anche docenze presso diverse università italiane.
Il climatologo con la passione della divulgazione scientifica ha partecipato nel settembre scorso, a Settimo Torinese, alla presentazione del Festival dell'Ambiente.
Una domanda dal pubblico è arrivata molto puntuale sugli inceneritori.
La scienza cosa dice. Fanno male? C'è un punto finale?
Luca Mercalli, con una dote, oggi rara, di estrema chiarezza e senza peli sulla lingua ha risposto così: “Sul problema incenerimento basta guardare cosa ha scritto l'Unione Europea. La direttiva rifiuti ha indicato 5 punti: riduzione, riuso e stop all'usa e getta, riciclo, incenerimento (bassa priorità), infine la discarica, vista come una tomba, e la natura ricicla tutto. Niente discarica ma neanche niente incenerimento”.
Mercalli ha anche affrontato la realtà di questi giorni: “In uno scenario di crisi non ci sarà esplosione di rifiuti, che diminuiranno”.
E ha poi risposto seccamente: “Fa bene o fa male l'inceneritore? Si sa che fa male sempre. Poi può fare meno male o più male. Comunque non esce profumo di violette dai camini, nemmeno in quelli con le migliori tecnologie. Nella migliore tecnologia si riducono le emissioni, ma i limiti di legge sono solo una convenzione, il caso atrazina in Italia fa scuola nel mondo. E anche quando tutto è perfettamente controllato, c'è il problema degli accumuli. Gli studi sono sempre puntiformi: da quelle ciminiera esce 0,x, sotto il limite di legge. Raramente però si vede il problema sulle persone, ognuno di noi prende 0 virgola un po' qua e un po' là, raramente si fanno studi complessivi. Tutte le emissioni sono nel giusto, ma la somma di aver respirato queste virgole è che ho il cancro. Bisogna ragionare molto prima di investire su questo tipo di tecnologia, che la stessa unione europea ritiene di abbandonare”.
La risposta completa la potete trovare su Internet a questo indirizzo.
http://www.youtube.com/watch?v=fyWBGCCTB9E

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 13 gennaio 2012

Sono passati
592 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
114 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

giovedì 12 gennaio 2012

L'inceneritore di Grosseto stoppato dal Tar

L'inceneritore di Scarlino Energia di Grosseto è fermo, gli operai in cassa integrazione.
La V Sezione del Consiglio di Stato ha respinto la richiesta di sospensiva della sentenza del Tar che a novembre aveva annullato tutte le autorizzazioni all’impianto.
I giudici hanno ritenuto che “nella contrapposizione degli interessi in gioco deve ritenersi prevalente quello alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica”, ritenendo decisivo il contenuto della relazione del 1° gennaio del consulente del comune di Follonica, Paolo Rabitti.
La sentenza del Tar dunque rimane efficace in attesa del giudizio di merito in secondo grado dinanzi allo stesso Consiglio di Stato, che ha fissato l’udienza per il 4 maggio.



Ora la storia si ripete, a Scarlino Energia: anche tra novembre e dicembre l’impianto si era fermato per qualche giorno, con tanto di procedura di cassa integrazione già avviata, ma stavolta gli effetti dello stop saranno decisamente più pesanti perché destinati a protrarsi per un periodo di tempo più lungo.
Se la prima udienza del ricorso di merito è fissata a maggio, è ragionevole attendersi che per arrivare alla sentenza serviranno almeno due mesi. Dunque l’impianto dovrà restare fermo — con modalità ancora da definire — sicuramente fino all’estate.
“L’azienda, in adempimento dell’ordinanza — fanno sapere i vertici di Scarlino Energia — ha deciso di interrompere immediatamente i conferimenti all’impianto e di sospendere tutte le attività industriali a partire dai prossimi giorni, compresa quella del depuratore comprensoriale che tratta le acque provenienti dal sistema delle barriere idrauliche delle bonifiche di falda (sistema che riguarda anche le altre aziende del Casone, ndr). Contemporaneamente sono iniziate le procedure di messa in sicurezza dell’impianto”.
Tutte decisioni notificate alle autorità e alle altre aziende.
L’iter che porterà allo stop è cominciato: i vertici dell’azienda hanno incontrato le Rsu per informare i rappresentanti dei lavoratori che “nei prossimi giorni sarà avviata la procedura di cassa integrazione”.
I sindacati però non mollano: “E’ in vista la cassa integrazione ordinaria per 6-8 mesi — conferma Furio Santini, Cgil — ma siamo lieti della volontà dell’azienda di non mollare: sappiamo che hanno intenzione di avviare le procedure per richiedere nuove autorizzazioni, Via e Aia. Insomma, si va avanti”.
Ma intanto Scarlino Energia attacca il consulente del Comune di Follonica, Paolo Rabitti: “Ha prospettato una situazione di rischio ambientale, estrapolando dalla relazione dell’Arpat del settembre del 2011 singoli aspetti, e abbia omesso di evidenziare le positive conclusioni della stessa relazione per l’attività dell’azienda. L’azienda ribadisce l’assoluta correttezza operativa nel pieno rispetto della autorizzazioni concesse dalla provincia di Grosseto, sempre confermata dai costanti controlli delle autorità”.

Gianluca Domenichelli
http://www.lanazione.it/grosseto/cronaca/2012/01/12/651322-inceneritore_nuovo_stop.shtml

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 12 gennaio 2012

Sono passati
591 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
115 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Clini, un ministro contro l'ambiente

Isde Napoli: si faccia da parte

In via formale, come direttivo dell'Associazione Medici dell'Ambiente (ISDE) sezione di Napoli, siamo pronti a dimostrare scientificamente, in pubblico confronto ed in qualunque sede, che le affermazioni del ministro Clini nel merito della utilità degli inceneritori e della energia nucleare sono destituiti da ogni fondamento scientifico e che è proprio la malavita con i suoi lobbisti, avidi di pubblico denaro incentivato da CIP6, a volere impianti di incenerimento, tossici, in quanto la legge li classifica “impianti insalubri di classe I”, e sovradimensionati come quelli campani di Acerra e di Napoli est. Tali pubbliche affermazioni, ancor più perché fatte nella qualità e nel ruolo di Medico e di Ministro dell'Ambiente, impongono una immediata richiesta di dimissioni che invochiamo, in nome della Giustizia e della Verità, vengano richieste quanto prima da forze politiche parlamentari oneste, responsabili e rispettose della precisa volontà del popolo italiano che, in più occasioni, si è espressa chiaramente anche attraverso lo strumento referendario.
Antonio Marfella, Direttivo Napoli Medici per l'Ambiente



Quando un ministro dell'ambiente fa affermazioni contro l'ambiente le conclusioni dovrebbero essere evidenti: non è la persona adatta al ruolo.
Ha fatto male il premier Monti a indicare Clini come ministro pro tempore che si occupa del nostro eco sistema, un ministro che pare più attento a fare l'occhiolino a chi dell'ambiente interessa solo il ritorno economico e il suo sfruttamento, invece che la sua salvaguardia.
Sì al nucleare, sì ai forni inceneritori, cosa ci dobbiamo aspettare alla prossima uscita?
I camini delle fabbriche come nuovi aerosol per curare i raffreddori?
Gli inceneritori fanno male, lo ha detto anche lo studio Moniter della regione Emilia Romagna, rilevando nelle popolazioni esposte alle emissioni parti pre termine, eccessi significativi di tumori tipici di questi inquinanti, pesi inferiori alla norma nei nuovi nati.
Per non parlare dei rischi a cui sono sottoposti i lavoratori addetti a questi impianti.
A Terni sono stati rimandati a giudizio i gestori dell'inceneritore locale, chiuso nel 2008 per disastro ambientale, e già si contano due morti per tumore tra le maestranze.
A Parma abbiamo chiesto di conoscere lo stato di salute dei lavoratori che hanno operato al Cornocchio, l'inceneritore di rifiuti chiuso nel 2001. La congiura del silenzio che ne è seguita, possiamo davvero dire tombale, non fa che crescere la preoccupazione, motivata proprio dall'atteggiamento delle autorità sanitarie, che di fronte alla corretta richiesta di trasparenza e di informazione fanno finta di niente e cercano di far passare il tema nel dimenticatoio.
Come stanno i parmigiani che hanno lavorato al Cornocchio?
Stanno tutti bene?
Qualcuno ha avuto delle disavventure?
Le voci circolano insistenti. Se vogliamo tranquillizzare i cittadini, si comunichino i dati.
E' molto semplice.
Eppure al Cornocchio le ceneri ancora rimangono sotto i teloni, questa mattina operatori in tuta bianca si aggiravano per il sito.
Guardare al futuro è guardare all'Europa, quella che chiede una società dedita al riciclaggio di materia, come recita la normativa comunitaria 98/2008 e come più volte indicato dalle commissioni.
L'incenerimento è una tecnologia obsoleta, superata, altamente inquinante, costosissima, per le comunità e per il settore pubblico.
Ma anche per l'ambiente.
Costi sanitari e di peggioramento della qualità di aria, acqua e suoli, dati che non vengono mai conteggiati nei bilanci di questi impianti, lasciando nel dimenticatoio tutti i problemi che fanno nascere.
E' ora di cambiare mentalità, a cominciare dai vertici istituzionali, per arrivare fino ai cittadini, che sono peraltro pronti a dare il loro fondamentale contributo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 12 gennaio 2012

Sono passati
591 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
115 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Bardi e il pericolo amianto

Questa mattina a Bardi il consiglio comunale guidato dal sindaco Giuseppe Conti discute il nuovo piano delle attività estrattive del territorio.
Sul tavolo la questione delle cave ofiolitiche, grande emergenza ambientale delle Valli Taro e Ceno, che in questi giorni è tornato alla ribalta proprio per l'imminenza di questa scelta locale che avrà importante incidenza su tutto il territorio provinciale.



L'amianto, si sa, è fuorilegge dal 1992, dopo che con ritardi decennali si giunse alla determinazione della sua pericolosità e del rischio sanitario, che ancora oggi si fa sentire con il lungo strascico di morti e malati nelle zone che furono dedicate alla sua produzione.
Dal 1992, visto l'enorme diffusione di questa fibra, molto utilizzata per tanti anni, si è cercato di ridurne l'impatto andando a sostituire mano a mano i manufatti.
La cave ofiolitiche sono invece sfuggite in un certo senso all'azione di bonifica ed hanno continuato ad essere utilizzate nonostante contengano rocce ricche di fibre pericolose.
La coltivazione delle cave, l'estrazione, il trasporto, la lavorazione delle rocce, tutte queste attività continuano nel tempo a disperdere in atmosfere quantità non indifferenti di amianto.
Nonostante un studio delle regione Emilia Romagna, Pietre Verdi (2004), avesse già messo le mani avanti indicando la pericolosità e l'estrema cautela da adottare nei confronti di queste cave, ancora oggi assistiamo ad una incresciosa indifferenza e a discussioni come quella di oggi a Bardi, dove si antepone l'interesse economico alla salute dei cittadini.
Le comunità di Valtaro e Valceno sono le aree più contaminate in regione, dove cave spesso anche inattive non sono state messe in sicurezza ne bonificate, con i materiali che giacciono all'aperto, causando una ulteriore dispersione dei terribili inquinanti.
Anche le cave in discussione a Bardi, quella di Pietranera e del Groppo di Gora, risultano tra i siti regionali contaminati e bisognosi di bonifica, non certo di nuove autorizzazioni.
C'è il rischio invece di rivedere autocarri uscire da queste cave con 20 tonnellate di materiali, che disperdono in ambiente 200 grammi di fibre, che saranno forse inalate dagli ignari cittadini che abitano in prossimità o vivono lungo le strade utilizzate dai mezzi.
O ancora saranno respirate dai bambini nei vialetti ricoperti dal ghiaiato ottenuto dalla lavorazione della pietra verde. Un utilizzo dettato dalla economicità del materiale, tenero e facile da frantumare.
Ma i rischi sono altissimi. Nell’aprile 2011 l’Associazione Medici per l’Ambiente - Isde Italia - Sezione Parma, ha dichiarato che dal registro nazionale Mesoteliomi (Renam) risulta che a Parma il tasso nel sesso femminile, nell’ambito di una preoccupante tendenza alla crescita dell’incidenza, sia attualmente il più alto della regione Emilia Romagna, con un +75% dei casi attesi, secondo un calcolo che si basa sui dati nazionali.
Sempre secondo l’Associazione, oltre ai “comuni ofiolitici”, quelli interessati dalle cave, il problema riguarda anche tutti quei comuni che pur non avendo una cava nel proprio territorio ricevono quei materiali, come nel caso di Bologna che ha ricevuto a lungo le “pietre verdi” delle cave.
Il problema delle cave ofiolitiche riguarda a macchia di leopardo tutto il nostro territorio.
A Borgotaro la cava Le Predelle vanta un minerale particolarmente aggressivo, perché contiene tremolite, una fibra letale dalla forma arricciata. A Fornovo c’è una delle più grandi cave del territorio con in itinere il rilascio di nuove concessioni. A Varano de’ Melegari la cava è attiva, mentre quella di Varsi, nonostante non sia stata rinnovata la concessione, resta senza un piano di recupero ambientale.
Il censimento della regione del 2004 ha individuato 30 siti di estrazione localizzati nelle province di Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza, di cui 14 esauriti e 16 attivi.
Solo in provincia di Parma ne sono stati censiti 10, di cui 8 attivi.
E' una vera e propria emergenza sanitaria sottaciuta, negata, disattesa.
La fibre di amianto hanno una giacenza anche di oltre 20 anni, e possono incubare la malattia addirittura per 40 anni.
E' ora di mettere la parola fine a questa triste storia. Anche a Bardi.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 12 gennaio 2012

Sono passati
591 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
115 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

mercoledì 11 gennaio 2012

La battaglia dell'Umbria contro gli inceneritori

Una sfida anche nostra.

L'appello giunge dalla verde Umbria, regione che nelle intenzioni degli amministratori locali dovrebbe trasformarsi in una grande e capiente fornace, dove bruciare rifiuti e sfornare euro.
Ma i comitati locali non ci stanno ed hanno cominciato l'ennesima battaglia dei cittadini, che per difendere il diritto alla salute, devono rimboccarsi le maniche e scendere in campo in prima persona.
Metterci la faccia per difendere quel lembo di terra che costituirà l'eredità lasciata a figli e nipoti, un luogo che sta sempre di più assomigliando ad una landa desolata e invivibile.



Così non sono serviti i referendum dello scorso anno, quando a giugno i cittadini espressero una chiara indicazione alle istituzioni, quella cioè di riprendere in mano la gestione dei settori che si legano al benessere e alla ricchezza dei territori, al tema dei diritti e dei doveri: riaffermare il valore universale e non monetizzabile di risorse come acqua, energia, gestione dei rifiuti.
Ma ancora sordo è il mondo politico alla forte richieste di rimettere in mano pubblica questi servizi basilari e direttamente connessi con il benessere delle popolazioni.
Così anche in Umbria, e in questo momento nella provincia di Terni, il cammino assomiglia a quello del gambero e si torna a parlare di incenerire e incrementare il volume delle discariche, invece che di applicare pedissequamente le direttive europee, che esplicitamente indicano la strada della riduzione, del recupero, del riciclo come uniche alternative al disastro ambientale.
Sembra incredibile che a pochi anni dallo scandalo dell'inceneritore di Terni si riparli di questo antiquato sistema con tanta noncuranza.
Nell'ipotesi forse di una generale amnesia.
Eppure eravamo proprio in gennaio, 4 anni fa, e la notizia fece il giro d'Italia. A Terni l'inceneritore dei veleni emetteva diossina e veleni killer, inquinando il fiume Nera, tanto da portare la procura al sequestro dell'impianto ed a mettere anche il sindaco sotto inchiesta. E a portare al rinvio a giudizio di 20 persone nel luglio 2011.
E 32 operai a visite di controllo per uno screening approfondito della loro salute, dovendo purtroppo registrare anche 2 morti tra di loro, Giorgio Moretti e Ivano Bordacchini.
Perché questo impianto, almeno dal 2003, e quindi per almeno 8 anni consecutivi, è andato avanti ad inquinare l'ambiente senza alcun freno. Mercurio, metalli pesanti come selenio, cadmio, nichel, piombo, manganese, una intera tavola periodica scaricata con i liquami nel torrente.
E in aria acido cloridrico e diossina.
E materiali sanitari risultati poi radioattivi
Una follia che oggi viene riproposta nel nuovo piano di gestione dell'Ati 4 di Terni.
Che oggi i cittadini accorti intendono contestare e far cambiare, anche mettendoci la firma.
La petizione tam tam è partita dall'Umbria ma intende contagiare tutto il Paese.
Il messaggio è per tutti i cittadini che non intendono bruciarsi il futuro, ed anche Parma è con Terni e l'Umbria, fianco a fianco in questa lotta estenuante ma fiera.
Una firma per il futuro di tutti, perché l'aria che respiriamo non ha barriere.
http://www.firmiamo.it/non-bruciateci-il-futuro--no-alll-inceneritore-a-terni

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 11 gennaio 2012

Sono passati
590 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
116 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

martedì 10 gennaio 2012

Per chi suona la campana

Il comune di Parma apre alla commissione d'inchiesta sull'inceneritore.
E il cielo di Iren si oscura

Anno nuovo vita nuova.
A pochi giorni dal bilancio lacrime e sangue, il commissario Ciclosi lancia un nuovo inequivocabile messaggio di trasparenza e chiarezza, questa volta su un tema che ci è caro e che per primi avevamo esposto al sindaco pro tempore a poche ore dal suo arrivo in città.



Un desidero di trasparenza che avevamo caldamente auspicato, in una vicenda che ne ha tutte le caratteristiche, opposte.
Dell'inceneritore di Parma si potrà dire tutto fuorché che sia nato dalla fulgida stella della linearità e della limpidezza, a cominciare da quel documento economico finanziario che Iren nega ai cittadini di Parma da 589 giorni, ponendo la ridicola scusante della sua inesistenza.
Certamente la parte più logora di tutta la vicenda riguarda il suo iter autorizzativo, caratterizzato dal suo avvio da una serie di zig zig degna di uno slalom speciale.
A partire dalla sua identificazione in opera pubblica e poi invece privata, e poi una o l'altra a seconda del numero della pagina, dispari o pari.
E poi quell'affidamento diretto a Enia-Iren, di cui nessuno oggi ne dimostra titolo, rimandando sempre all'ente precedente, alla legge sovralocale, alla decisione presa il 30 febbraio.
Un pasticcio, un pastrocchio, un buco nero di denaro che verrà ripagato dalle bollette dei cittadini, metro cubo per metro cubo, kilowattora per kilowattora.
Un disastro annunciato che purtroppo riguarda anche la salute di Parma, lo sviluppo di malattie e l'incremento di inquinanti, il rischio di mettere a repentaglio le produzioni di qualità che hanno salvato il territorio di Parma dalla crisi che ha colpito il resto del Paese.
La decisione del comune capoluogo è bi buon auspicio nel solco di quella chiarezza che tutti i cittadini, di destra o di sinistra che siano, hanno diritto di ottenere, per poter confidare ancora un poco di fiducia nelle istituzioni e nei consessi rappresentativi, così sconquassati oggi dai mille scandali e dalle mille iperboli che hanno portato alla ribalta la città per valori negativi e desolanti.
Auguriamo davvero al Commissario un buon lavoro, specie in questi giorni di screening della vicenda del Paip.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 10 gennaio 2012

Sono passati
589 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
117 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Amianto, Cave, Salute

lettera aperta ai sindaci dei comuni ofiolitici

Bardi, 9 gennaio 2012

Ai Sindaci dei Comuni “ofiolitici”
delle valli del Taro e del Ceno

e p. c. a Vasco Errani Presidente Regione Emilia Romagna

Loro sedi

La Regione Emilia-Romagna ha reso nota il 30 settembre scorso la mappatura aggiornata dei siti contaminati da amianto, evidenziando la loro cospicua presenza in Valtaro–Valceno.



Questa mappatura ha individuato e inserito solo i siti più estesi.
Un'elementare logica di tutela sanitaria avrebbe richiesto che i sindaci, nella loro funzione di massima autorità sanitaria, si fossero da tempo fatti parte diligente, al fine di completare i rilievi sul territorio, finalizzandoli quantomeno ad individuare una priorità di interventi.
Sarebbe così stato possibile prevenire gli interventi di emergenza sanitaria, come è recentemente avvenuto nel comune di Borgo Val di Taro, che nel prossimo futuro, stante l’attuale disinteresse, diventeranno sempre più necessari e frequenti.
Per inciso la prima mappatura delle contaminazioni da amianto risale al 2005, mentre il decreto applicativo sulle metodiche di bonifica è del 1996, e la legge quadro che vietò l’uso dell’amianto e dei materiali contenenti amianto, disponendo la bonifica dei siti contaminati, risale addirittura al 1992.
Dunque da 19 anni tutti gli amministratori pubblici sanno, eppure ancora non vi è consapevolezza e ancora lunga è la battaglia contro l'amianto.
Nonostante quanti da tempo si battono in tutta Italia perché questa tematica rientri nelle priorità assolute della politica e della Amministrazione Pubblica.
Al problema dei manufatti in cemento-amianto, obiettivamente una grave situazione a dimensione nazionale, si aggiunge nelle nostre valli quello delle cave ofiolitiche, che disperdono in ambiente nuove fibre di amianto, un vero e proprio argomento tabù, che dovrebbe invece sollecitare i cittadini più consapevoli e intellettualmente attivi.
Dopo due anni di continui tentativi di richiamare all'attenzione il tema della salvaguardia sanitaria e ambientale, dobbiamo amaramente constatare che la regola prevalente che regge le comunità è il tornaconto personale o lobbistico, spesso perseguito a danno altrui.
Comunità tenute volontariamente nel limbo della mancata informazione, che si accontentano di una modesta gestione burocratica del ruolo pubblico, che non potranno mai svolgere quella funzione di controllo e stimolo democratico necessario e urgente.
Sul tema cave, in attesa di conoscere le determinazioni che il Comune di Bardi adotterà, ci limitiamo ad alcune considerazioni.
Assistiamo oggi al paradosso di Piani delle Attività Estrattive, approvati o in itinere, che prevedono il rilascio di nuove concessioni a cavare inerti in siti dichiarati dalla Regione contaminati da amianto e quindi soggetti per legge a bonifica.
Tutto questo sta avvenendo “alla faccia della gente e della logica”.
Per volontà di una politica scellerata, nella quale il ruolo dei sindaci è decisivo, queste valli sono diventate il più grande polo estrattivo ofiolitico esistente in Italia.
Quanto ancora dobbiamo aspettare per vedere il coraggio civico di portare dentro i consigli comunali questa problematica?
In una recente intervista il presidente della giunta regionale Vasco Errani ebbe a dichiarare che la regione da lui amministrata è l’unica in Italia dove non si apre una cava che il sindaco non voglia.
Il silenzio generalizzato delle Istituzioni è stato irreversibilmente svelato.

Fabio Paterniti
portavoce di Cave all'amianto no grazie

www.reteambienteparma.org - info@reteambienteparma.org
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita -
comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle –
associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense

L'organica incapacità di differenziare

Il comune di Parma è colpevolmente in ritardo sulla raccolta differenziata come abbiamo avuto più volte modo di evidenziare. Il porta a porta spinto è partito con difficoltà nel quartiere Cittadella, anche per la poca convinzione delle precedente amministrazione nel promuovere questo sistema di raccolta, ormai definito universalmente il migliore metodo per l’intercettazione ed il riciclo dei materiali.
Abbiamo poi più volte citato nei nostri comunicati il caso emblematico degli ortofrutta di piazzale San Bartolomeo, dove dopo i roboanti annunci dell’ex assessore Sassi e Iren, nell’agosto 2010, siamo tornati per ben 10 volte sul luogo dello sperpero, per verificare, ahinoi, che la raccolta differenziata di plastica, legno e cartone viene completamente disattesa.



La gestione dei rifiuti marchiata Iren ci ha poi regalato nei mesi scorsi la bizzarra soluzione di utilizzare sacchetti di plastica per raccogliere il nostro organico di cucina, obbligando poi le aziende che ricevono il materiale a scartare il 29-30% su quello che dovrebbe diventare compost per i nostri terreni: http://www.youtube.com/watch?v=nXG_EQ0b3NU
Anche a seguito delle nostre pressanti segnalazioni, siamo finalmente tornati ai sacchetti in mater-bi, ma tuttora permangono differenze di gestione che generano forti disservizi, in quanto a molti utenti non è stato sostituito il bidoncino di prima fornitura (non forato e di altezza superiore al sacchetto attuale) di modo che se non si è proprio virtuosi del riciclo, si perde la voglia di separare l’organico e si mette tutto nel cassonetto indifferenziato.
Proprio in riferimento alla raccolta dell’organico esiste poi a Parma una terra di nessuno dove non si è nemmeno iniziato, ad effettuare la raccolta. Un non-luogo abitato da quasi 30.000 persone, rimasto all’età della pietra per quanto riguarda la gestione dei rifiuti urbani.
Stiamo parlando ovviamente del centro storico della città, dove, sempre per bocca dell’ex assessore Sassi e dei tecnici di Iren, sembrerebbe impossibile effettuare una raccolta di qualità.
Troppo strette le strade e i borghi, troppi i vincoli che impediscono di procedere ad una raccolta che non pregiudichi il decoro delle strade del centro.
Per un po’ abbiamo preso per buona anche noi questa giustificazione, sempre rimuginando sul fatto che Parma non è l’unica città italiana ad avere un centro storico, e che forse basterebbe andare a vedere cosa fanno gli altri, per capire quali sono le soluzioni da adottare.
In effetti è stato così e nel corso di una breve vacanza a Roma, uno di Gcr si è imbattuto in un oggetto non identificato, nel centro della città eterna.
Quello che vedete nella foto è infatti un bidone per la raccolta dell’organico fotografato in via Giulia, pieno centro storico, a due passi da Campo dei Fiori e da Palazzo Farnese, dove Michelangelo progettò i giardini ed il famoso Arco che caratterizza la via voluta da papa Giulio II.
Ma come? Nella città con la più alta concentrazione di beni storici e architettonici al mondo, la prima grande metropoli dell'umanità, la capitale dell’impero romano dove non puoi smuovere un cubetto di porfido senza che trovi un reperto storico sono riusciti a fare la raccolta dei rifiuti organici nel centro storico?
Ebbene sì.
A Roma AMA, l’azienda municipalizzata locale, passa 3 volte alla settimana in via Giulia a raccogliere gli scarti di cucina dei cittadini romani, per farne compost organico utile a fertilizzare i campi delle campagne laziali.
http://www.amaroma.it/raccolta-differenziata/quartieri/
A Parma ci vogliono far credere che la gestione dei rifiuti sia una impresa da titani, per giustificare e sostenere un forno inceneritore sovradimensionato, che brucerà rifiuti per oltre 30 anni.
Mille invece sono i segnali che si possa fare diversamente e meglio per la salute di tutti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 10 gennaio 2012

Sono passati
589 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
117 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

lunedì 9 gennaio 2012

Un pensiero Vincenzo

“Termovalorizzatore: un tema spinoso per il centrosinistra...
Voglio affrontare l'argomento a viso aperto. Il problema rifiuti esiste e va risolto. E oggi non ci sono alternative credibili alla termovalorizzazione. O smaltiamo noi i rifiuti o li mandiamo a casa d'altri. Occorrono ancora alcuni anni per raggiungere il cento per cento del riciclo dei rifiuti: nel frattempo, ribadisco, non ci sono alternative serie all'impianto che Iren sta costruendo. Naturalmente tuteleremo la salute dei cittadini attraverso controlli implacabili. E poi, nel momento in cui ci sono fasce di popolazione a rischio povertà, ridurre le tariffe del 30 per cento non è un aspetto da poco. Ricordo infatti che l'impegno preso da Iren è quello di riportare le tariffe al 2008”.



Abbiamo riportato per esteso la domanda-risposta del candidato alle primarie del centro sinistra Bernazzoli, pubblicata dalla Gazzetta di Parma l'8 gennaio.
Il grassetto è nostro.
Vorremmo con questa nota proporre alcune riflessioni in vista delle primarie del 29 gennaio.
Non ci sono alternative credibili alla termovalorizzazione.
Reggio Emilia a maggio spegne l'inceneritore e non ne costruirà un altro.
O smaltiamo noi i rifiuti o li mandiamo a casa d'altri.
L'inceneritore non smaltirà i rifiuti organici che anche oggi vengono smaltiti in casa d'altri.
(Ma di questo il candidato non sembra preoccuparsi minimamente).
L'inceneritore produrrà 40 mila tonnellate di ceneri, da smaltire in casa d'altri.
(Non sarà per caso una soluzione farcire i mattoni di cenere e portare l'inquinamento dentro casa)
Occorrono alcune anni per raggiungere il cento per cento del riciclo dei rifiuti
A parte la implicita ammissione che ci sono già oggi valide alternative (addirittura Bernazzoli parla di 100% di riciclo!) e che in “alcuni” anni ci porterebbero ad una situazione in cui non c'è necessità di inceneritore, per pochi anni di attesa viene costruito un impianto che funzionerà 30 anni e necessiterà ogni anno di 130 mila tonnellate di rifiuti.
Da dove arriveranno?
Nel frattempo non ci sono alternative serie
Si vede che diventano serie “in alcuni anni”, portiamo pazienza.
Controlli implacabili
Non sono previsti monitoraggi sulle matrici biologiche (sangue, polli, latte materno), che farebbero da indicatore per l'aumento delle diossine e degli inquinanti emessi dall'impianto.
Riduzione della tariffa del 30%
L'incenerimento è la gestione dei rifiuti più costosa in assoluto.
La tariffe che Iren prevede di applicare sono quelle del 2009 (vedi allegato)
Comunque registriamo la presa d'atto.
Se le tariffe non saranno quelle dichiarate da Bernazzoli, la differenza la metterà di tasca sua?
La tariffa odierna è di euro 160 a tonnellata
Scontata del 30% diventa 115 euro a tonnellata. Staremo a vedere.
Invece ecco le tariffe del 2009: http://www.irenambiente.it/attivita.php?id=19

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 9 gennaio 2012

Sono passati
588 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
118 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

domenica 8 gennaio 2012

La pagella di Bernazzoli e l'Inferno di Dante

“Ho deciso di rispondere alle domande dell’Agcr per contribuire con argomenti concreti e di merito ad un confronto a favore dei cittadini. Devo purtroppo constatare che questa disponibilità è stata sfruttata in modo strumentale per dare vita ad una campagna i cui fini appaiono più politici ad uso elettorale che animati da un sincero desiderio di confronto. (...) Ribadisco che il termovalorizzatore rimane attualmente l’unica soluzione in grado di risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti non riciclabili prodotti solo sul nostro territorio e che garantirà la massima sicurezza per la salute
dei cittadini. Il progetto scientifico Moniter ha dato tutte le garanzie in tal senso. Dalla controproposta presentata dall’Agcr nel 2010, invece si desume che senza il termovalorizzatore il parmense dovrebbe dotarsi di una centrale turbogas e di una nuova discarica, nella quale conferire 30mila tonnellate all’anno di rifiuti. Un’operazione in contrasto con le direttive comunitarie e dai costi ambientali ed economici altissimi: nell’arco di 20 anni (il medesimo ciclo di vita del
termovalorizzatore) una discarica costerebbe tra i 70 e gli 80 milioni di euro. Non dobbiamo infine dimenticare che Parma, oggi, non è autonoma nello smaltimento. Situazione che ci fa costare lo
smaltimento di una tonnellata di rifiuti ben 162 euro, a fronte dei (circa) 117 euro di Piacenza, e dei 121 euro di Reggio Emilia. Grazie al termovalorizzatore, invece, i parmigiani pagheranno tariffe più basse, allineate a quelle delle città vicine”. Vincenzo Bernazzoli



La reazione di Bernazzoli alla gravissima insufficienza in pagella appioppata da GCR al candidato sindaco nella materia ambiente somiglia grottescamente allo scomposto schiamazzo di quei genitori che, dopo aver appreso con sommo stupore della bocciatura del figlio scansafatiche, inveiscono con arroganza contro i crudeli professori, peraltro sconosciuti al solerte genitore per tutta la durata dell’anno scolastico così malamente conclusosi. “Ma come, ma io pensavo che andasse così bene!”. “Lui mi diceva che non c’erano problemi!” Gli insegnanti fanno notare al
genitore distratto che il ragazzo non ha fatto nulla e non si è mai presentato ai corsi di recupero organizzati dalla scuola e, a dire il vero, nemmeno il papà si è mai degnato di farsi vedere ai colloqui settimanali, nonostante i reiterati inviti recapitatigli dalla segreteria (spese postali ovviamente a carico della scuola, ergo del contribuente!).
Capita a volte che il genitore “assente” in materia di educazione della prole, improvvisamente animato da un fervore rivoluzionario, si senta obbligato dal ritrovato imperativo categorico a sanare i torti del sistema iniquo e decida di “fare ricorso”.
A questo punto, per non incappare in qualche cavillo formale sapientemente scovato dall’Azzeccagarbugli di turno per giustificare il costo esorbitante della sua “consulenza”, il corpo docente, supportato dal dirigente scolastico e con la collaborazione della segreteria, deve difendere ineccepibilmente le ragioni della propria decisione fornendo documenti, prove, argomentazioni.
Ecco, proviamo a spiegare all’inquieto dottor Bernazzoli il perché della sua sonora quanto inappellabile bocciatura. Inizierei chiamando a testimonianza due esperti esterni:

“Il Primo e il Secondo Prinicipio della Termodinamica dovrebbero essere una parte basilare della preparazione culturale di ciascuno di noi, come l’alfabeto, le tabelline, la Costituzione e la Divina Commedia. Purtroppo così non è, e ogni giorno ascoltiamo giornalisti convinti che un inceneritore distrugge i rifiuti e produce energia, economisti e sindacalisti fiduciosi che la crescita economica possa non avere mai fine, assessori all’ambiente che parlano di carbone pulito, scienziati che negano il surriscaldamento del pianeta. Forse a casa loro il frigo funziona senza attaccare la spina”.
Da “Energia per l’astronave Terra”, di Nicola Armaroli (dirigente di ricerca del
CNR) e Vincenzo Balzani (professore emerito di chimica all’università di Bologna).

Il dottor Bernazzoli laureato in Pedagogia, quindi poco avvezzo a trattare cose di scienza è forse giustificato per la sua ignoranza del Primo e del Secondo Prinicipio della Termodinamica. Ma altre lacune nella sua formazione culturale mi pare si possano cogliere nel tono e nel contenuto della sua scomposta replica alla valutazione di GCR. Di sicuro conosce poco le tabelline e la matematica, altrimenti avrebbe da tempo compreso che la discarica non è alternativa all’inceneritore, ma suo diretto e necessario corollario, dovendo ospitarne le ceneri tossiche, scomodo prodotto secondario dell’intensa attività di incenerimento rifiuti. Allo stesso modo, in presenza di una più solida competenza nell’aritmetica di base, avrebbe saputo - con cognizione di causa - apprezzare l’enorme risparmio in termini economici e di bilancio ambientale dell’alternativa al forno presentata da un attore internazionale del calibro di Vangansewinkel. Pure con la storia andiamo maluccio. Infatti, le conferenze e i seminari organizzati da GCR e sistematicamente disertati dal discente, oggi stranamente desideroso di “un confronto a favore dei cittadini”, avrebbero potuto costituire
altrettanti interventi di recupero (con tanto di super-esperti di fama internazionale) nelle materie in cui il dottor Bernazzoli mostrava le più gravi lacune.
In casi disperati come questo, la prassi del sistema scolastico italiano (ammettiamolo, forse un po’ sbrigativa) suggerirebbe il passaggio ad altro corso di studio meno impegnativo, allo scopo di tutelare l’alunno da un clamoroso e ripetuto insuccesso nel proprio percorso formativo.
Mutatis mutandis, trattandosi in questo caso di maturando alla poltrona di gestore della cosa pubblica della nostra città, suggerirei al Bernazzoli un passaggio indolore (per la città ed i suoi abitanti) ad altra mansione, magari fuori dalle stanze della politica. Un tempo lontano, quando l’imprinting gentiliano alla scuola italiana non contemplava problemi di lotta alla dispersione scolastica, allo studentello svogliato si consigliava un passaggio al mondo del lavoro, un ambiente nuovo, salutare e sconosciuto che in questo caso potrebbe aprire al professionista della politica
possibilità inattese e insperate di successo personale e reale soddisfazione.
Ma nell’ipotesi che le evidenti lacune non derivino né da mancanza di applicazione né da scarse capacità o attitudini non resta che desumere che il nostro aspirante sindaco sia semplicemente in malafede. E cioè che egli conosca benissimo sia i danni ambientali causati dall’inceneritore sia la validità in termini di bilancio ambientale ed economico delle alternative in materia di trattamento rifiuti ma faccia finta di niente per valutazioni politiche di “altra natura”.
Come dire, non posso fare altrimenti, pur dispiacendomene. In tal caso, ci sentiremmo in coscienza di deliberare un ulteriore sospensione del giudizio, con tanto di recupero estivo e prova scritta - diciamo fra 5 anni - in questioni di natura etica e metafisica.
Con tanto di lettura dell’Inferno di Dante: in particolare il canto XVII.
Nel quale si narra di ciò che avvenne al povero Guido da Montefeltro, peccatore consapevole seppur penitente, il cui glorioso anelito verso il Cielo viene interrotto dal “nero cherubino”, che così lo apostrofa:

Venir se ne dee giù tra miei meschini
perché diede 'l consiglio frodolente,
dal quale in qua stato li sono a' crini;
ch'assolver non si può chi non si pente,
né pentere e volere insieme puossi
per la contradizion che nol consente".
E il meschino comprende, ma ormai è troppo tardi:
Oh me dolente! come mi riscossi
quando mi prese dicendomi: "Forse
tu non pensavi ch'io loico fossi!".

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 8 gennaio 2012

Sono passati
587 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
119 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà