Il sindaco di Parma oggi ha reso pubblico il contenuto di una lettera inviata a Iren ed al presidente della Provincia di Parma, in cui vengono finalmente accolte a livello istituzionale molte delle domande che il GCR da tempo rivolge a tutti gli attori coinvolti nella vicenda inceneritore.
Semplici domande, frutto della necessità di avere massima trasparenza sulla costruzione e la gestione di impianto classificato come industria insalubre di prima classe, che finora sono rimaste senza risposta.
Semplici domande del tipo “Perché prevedete di intercettare nella differenziata solo il 17% della plastica contro previsioni del PPGR del 59,7%?” oppure “Perché invece di bruciare i fanghi non li recuperiamo con impianti di digestione anaerobica per produrre biogas?”.
Domande legittime che il primo cittadino, massima autorità sanitaria di questa comunità di 190.000 abitanti, con un tessuto economico fondato sull'industria agro-alimentare, ha il dovere di chiedere ed ottenere.
Il problema dello smaltimento dei rifiuti va comunque affrontato e noi, da sempre, oltre ad evidenziare l'aspetto sanitario, abbiamo informato e coinvolto nei nostri convegni relatori di spessore internazionale che proponevano soluzioni alternative, efficaci, realizzabili.
Bruciare fanghi e plastiche che producono emissioni nocive per l'ambiente è un controsenso, soprattutto quando esistono tecnologie alternative che permettono di recuperare e restituire al territorio i materiali, alla fine del loro ciclo di utilizzo.
Ad Iren, che è una società quotata in borsa votata all'utile ed ai dividendi, è stato affidato il compito della gestione dei rifiuti della nostra provincia e la soluzione che ha confezionato è frutto esclusivamente delle logiche di un'azienda che deve rendere conto al mercato.
Niente da eccepire sul libero mercato, fino a quando non interferisce sul benessere e sul ben vivere dei cittadini.
Ecco perché il sindaco chiede che i rifiuti ammessi nell'impianto siano solo quelli provenienti dalla provincia, che venga adottato il sistema di monitoraggio delle diossine in continuo anziché 3 volte all'anno, che vengano previsti tutti quegli impianti, primo tra tutti quello per il trattamento dell'organico, che consentano di ridurre il più possibile la frazione di rifiuto non altrimenti trattabile.
Iren ci ha proposto un impianto da 130.000 tonnellate che è esattamente il doppio delle necessità del territorio parmense previste da un Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti privo di ogni slancio, nato senza alcuna prospettiva di miglioramento.
Iren, finora, ha fatto con Parma il bello e il cattivo tempo, senza che nessuno alzasse un dito per protestare. E' ora che i suoi amministratori e i suoi industriali chiedano ed ottengano soluzioni adeguate per il beneficio dei cittadini di Parma, del suo territorio e delle sue aziende.
E' ora che Iren alla domande faccia seguire delle risposte, e non dei silenzi evasivi.
Parma, 19 febbraio 2011
-442 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+264 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
L'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR - dal 2006 si è mossa per impedire la costruzione di un nuovo inceneritore a Parma, a 4 km da piazza Duomo, a fianco di Barilla e Chiesi, Ikea e ParmaRetail. Un mostro che brucerà 130 mila tonnellate di rifiuti all'anno e che inquinerà il nostro territorio per il futuro a venire.
sabato 19 febbraio 2011
venerdì 18 febbraio 2011
8 bugie
Il Pd di Parma ha dichiarato il suo amore della vita: è l'inceneritore di Parma, panacea di tutti i mali, angelo nero che ci salverà dagli scenari palermitani o partenopei che ad ogni evento pubblico non viene mai mancato di evocare, per terrorizzare le platee di cittadini.
E' una dichiarazione d'amore che la direzione provinciale del partito ha emanato urbi et orbi, mostrando orgogliosa gli ultimi trofei di provenienza ambientalista, vittime, non sappiamo quanto consapevoli, da mostrare al pubblico, lustrandosi così le appannate patacche ecologiste.
Abbiamo valutato il documento dei democratici parmensi individuando 8 bugie, proposte invece dal partito come splendide occasioni di miglioramento del nostro ecosistema.
Vediamole in sequenza.
1. “Parma manca di impianti di smaltimento e quindi si deve costruire il forno”
La realtà è che oggi Parma esporta anche i materiali che potrebbe gestire sul territorio, con impianti di trattamento e non di smaltimento, che darebbero anche degli utili e ridurrebbero la spesa, l'inquinamento, la dipendenza da altre province. Un esempio calzante è la frazione dell'organico, il cosiddetto umido.
Nel rapporto 2009 dell'Osservatorio Provinciale sui Rifiuti
http://www3.provincia.parma.it/osservatoriorifiuti/analisi/sintesi_rapporto.php?anno=13
è scritto che 42 mila tonnellate di organico sono portate fuori provincia.
Cosa c'entra l'inceneritore?
Vengono portate a Bologna, Modena, Ferrara: non sono rifiuti ma materia da trasformare in compost prezioso per i nostri campi. Eppure fanno parte del refrain “non ci sono impianti”, ma con l'inceneritore non hanno niente a che fare.
Lo stesso rapporto evidenza che il rifiuto secco indifferenziato 2009 del nostro territorio ammonta a 70 mila tonnellate, nonostante il comune di Parma non abbia ancora completato all'interno della cerchia delle tangenziali la raccolta dell'umido porta a porta. Quindi una necessità di trattamento che assomma alla metà della capacità del forno in costruzione a Ugozzolo.
2. “E' previsto un sistema di gestione integrata dei rifiuti che tende a massimizzare il recupero e il riciclo e assegna la parte residua a smaltimento”
In uno dei documenti del comitato tecnico di alta sorveglianza del Pai (il polo “ambientale” in costruzione)
http://www.comune.parma.it/comune/Consiglio-comunale/comitato-tecnico-pai_m35.aspx
il chimico ambientale Federico Valerio, in una sua osservazione a pagina 14, si domanda come
mai Enia intenda riciclare solo il 17% della plastica contro la previsione del PPGR (il piano provinciale di gestione dei rifiuti approvato nel 2005) che attestava il recupero di materia di tale frazione al 59,7%.
La risposta è semplice: perché Enia ha bisogno di materiali ad alto potere calorifico per poter bruciare i rifiuti senza problemi. Così a dettare le regole è il gestore e non l'ente pubblico.
Questo significa che la stragrande maggioranza della plastica che noi differenziamo nel cassonetto giallo verrà bruciata.
Questo è per il Pd “massimizzare il recupero e il riciclo”.
3. “L'inceneritore è uno sbocco impiantistico senza pericolose incognite tecniche”
Rilevando la mancanza di alcuna attenzione verso sistemi alternativi di gestione dei rifitui, il Pd sostiene la non pericolosità di questi impianti, negando così la relatà.
Le storie degli inceneritori di Montale, Pietrasanta, Arezzo, Taranto, Colleferro, Brindici, Terni, Bari, Malagrotta, Trieste, Busto Arsizio, Brescia, Piacenza, sono strettamente connesse a episodi gravissimi di inquinamento ambientale, di arresti eccellenti, di diossine fuori norma, di utilizzo degli inceneritori per incenerire materiali non autorizzati.
I lettori possono farsene una idea direttamente, senza filtri.
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/giornalebrescia.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Lecce.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Pietrasanta2.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Lecce.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Montale.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/INCENERITORETRENTO.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/palermo.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Piacenza.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Arezzo.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Colleferro.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Bari.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Brindisi.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Terni.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Malagrotta.pdf
Questa è la soluzione proposta dal Pd. Una infinita sequela di danni ambientali, in impianti all'avanguardia con le migliori Bat (Best Available Technics), con i migliori certificati ambientali dei migliori enti certificatori, che non hanno però impedito di avvelenare torrenti, il Baccatoio, a Pietrasanta, dista 3 chilometri dalla spiaggia della Versilia, avvelenare i prodotti della terra, a Montale le diossine sono andate fuori norma anche a gennaio, un mese fa.
Questo per capire con che tipo di impianti abbiamo a che fare, e l'assurdità di rischiare il loro utilizzo nonostante le alternative ci siano e funzionino
4. “Ci si deve porre il problema di trattare gli scarti di origine industriale con processi certi ed adeguatamente controllati, anche per contrastare ogni rischio di smaltimento illegale”
I rifiuti speciali non sono di competenza del settore pubblico, lo dice la legge nazionale, ma sono gestiti nel libero mercato. L'inceneritore di Parma ne tratterà 65 mila, in provincia se ne producono 600 mila. Vi sembra un prendersi carico del problema? Iren vuole gestire i rifiuti speciali perché conta di fare cassa. Peccato che le emissioni del camino non ricadano sulle industrie che hanno prodotti questi scarti ma su tutti i cittadini. Che colpa ne hanno? I rifiuti speciali sono poi anche quelli più facilmente differenziabili perché molto omogenei. C'è forse un programma di raccolta differenziata spinta dedicata alle aziende? Nulla di tutto ciò.
5. “L'Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) è stata rilasciata a garanzia della compatibilità dell'impianto col territorio”
Gli inceneritori sono industrie insalubri di prima classe, come recita il D.M. del 5 settembre 1994 lettera c: http://www.arpab.it/aria/normativa/DM%205-09-94.pdf
Il Decreto Legislativo 228 del 18/05/2000 stabilisce che non sono idonee ad ospitare inceneritori le zone agricole caratterizzate per qualità e tipicità dei prodotti.
Il recente documento di Moniter Emilia Romagna (il sistema di controllo di Arpa sulle emissioni degli inceneritori)
http://www.arpa.emr.it/pubblicazioni/moniter/generale_1526.asp
scrive testualmente: “Lo studio ha invece rilevato una associazione coerente e statisticamente significativa tra livelli di esposizione ad emissioni da inceneritore e nascite pretermine”.
Siamo di fronte ad scenario opposto rispetto a dati rassicuranti e tranquillizzanti sugli effetti dei forni.
6. “Si deve quindi tener conto della riduzione delle emissioni per la riduzione dei trasporti, dello spegnimento delle caldaie, dei minori combustibili fossili, riduzione dei quantitativi portati a smaltimento e incenerimento fuori provincia”
Si cerca di far intendere che l'inceneritore migliorerà l'ambiente. In realtà già nel rapporto di impatto ambientale presentato da Enia
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/VIA.pdf
sono riportati a pagina 120 dati che stimano un aumento di Pm10 di 3,52 tonnellate di Pm 10 all'anno in più, rispetto alla situazione precedente all'installazione del forno. Questo nonostante lo spegnimento (ipotetico) di 20 mila caldaie domestiche.
Non sembra proprio una panacea considerati anche i superamenti dei limiti emissivi imposti dalla normativa europea che vede Parma fuori legge ogni anno, nel 2011 già 19 gli sforamenti, nel 2010 sui 25 sforamenti consentiti ce ne sono stati 61.
7. “Il PPGR consentirà la riduzione delle tariffe a quelle in vigore nel 2008”
Qualche mese fa ci è stato recapitato un plico anonimo. Al suo interno documentazione riservata targata Iren. Sulle tariffe da applicare nel dopo accensione forno Iren afferma: “Quantità di rifiuti smaltiti: 70.000 ton rifiuti urbani (ad una tariffa in linea con quella del 2009”
Ma come mai le tariffe non potranno scendere? Semplice, l'investimento è talmente oneroso che da qualche parte devono rientrare, quindi non potranno che pescare dalla tariffa, unico strumento di entrata dalla società. La tariffe le deve decidere Ato (organo in cui si ritrovano i comuni) ma Iren la conosce di già.
Del resto spulciando nei documenti escono cifre di rispetto. Spesa per l'inceneritore 205 milioni di euro, eventuali fasi di completamento 45 milioni di euro, realizzazione della rete di teleriscaldamento 65 milioni di euro. Totale? 315 milioni di euro
8. “deve essere chiaro che le scelte sono operate dagli amministratori pubblici”
Sappiamo invece come stanno andando le cose. Iren decide le tariffe, Iren decide il modo di raccolta dei rifiuti, Iren decide le percentuali di riciclo dei materiali, Iren Iren Iren, solo Iren.
Conclusioni.
Il PPGR di Parma andrebbe oggi rivisto, come prevede la normativa. Trascorsi 5 anni il documento può essere aggiornato alla situazione odierna, profondamente mutata rispetto al 2005. Con comuni che sono oltre l'80% di raccolta differenziata non ci sono infatti più i “numeri” per giustificare un forno inceneritore, che faceva riferimento a percentuali di raccolta al di sotto del 50%.
Il nuovo PPGR potrebbe anche prendere in considerazione le tecnologie oggi a disposizione per una gestione corretta dei rifiuti che non causi i disastri che gli impianti di incenerimento hanno portato in giro per l'Italia e all'estero.
Si tratta di voltare pagina e di guardare avanti, un modus operandi che però non fa parte del sentire del partito democratico, impegnato soltanto a denigrare le proposte alternative senza entrare nel merito delle stesse, permettendosi di appioppare in pubblico al primo cittadino del capoluogo di provincia l'aggettivo di ”ignobile”, a causa della sua manifesta indecisione sul forno inceneritore, che oggi egli non voterebbe, ma che per il Pd è una pericolosa crepa nel disegno del tutti colpevoli, nessun colpevole.
La base del Pd dovrebbe far sentire la propria voce e confrontarsi nel merito, senza accettare diktat dall'altro. O forse non sono più democratici?
Parma dovrebbe fare la sua parte, Parma che sono le aziende del comparto agro alimentare, che non hanno ancora compreso cosa rischiano le loro imprese con l'accensione del forno. Parma dei sindacati di chi lavorerà all'impianto e di chi lavora nei pressi, che ancora sono silenti e incapaci di alzare la voce e di difendere i diritti dei loro lavoratori.
Parma del popolo che ancora non è massa dirompente, ma che potrebbe diventare tale e costituire una barricata insormontabile a qualunque disegno di sperpero della ricchezza della nostra terra.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 18 febbraio 2011
-443 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+263 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
E' una dichiarazione d'amore che la direzione provinciale del partito ha emanato urbi et orbi, mostrando orgogliosa gli ultimi trofei di provenienza ambientalista, vittime, non sappiamo quanto consapevoli, da mostrare al pubblico, lustrandosi così le appannate patacche ecologiste.
Abbiamo valutato il documento dei democratici parmensi individuando 8 bugie, proposte invece dal partito come splendide occasioni di miglioramento del nostro ecosistema.
Vediamole in sequenza.
1. “Parma manca di impianti di smaltimento e quindi si deve costruire il forno”
La realtà è che oggi Parma esporta anche i materiali che potrebbe gestire sul territorio, con impianti di trattamento e non di smaltimento, che darebbero anche degli utili e ridurrebbero la spesa, l'inquinamento, la dipendenza da altre province. Un esempio calzante è la frazione dell'organico, il cosiddetto umido.
Nel rapporto 2009 dell'Osservatorio Provinciale sui Rifiuti
http://www3.provincia.parma.it/osservatoriorifiuti/analisi/sintesi_rapporto.php?anno=13
è scritto che 42 mila tonnellate di organico sono portate fuori provincia.
Cosa c'entra l'inceneritore?
Vengono portate a Bologna, Modena, Ferrara: non sono rifiuti ma materia da trasformare in compost prezioso per i nostri campi. Eppure fanno parte del refrain “non ci sono impianti”, ma con l'inceneritore non hanno niente a che fare.
Lo stesso rapporto evidenza che il rifiuto secco indifferenziato 2009 del nostro territorio ammonta a 70 mila tonnellate, nonostante il comune di Parma non abbia ancora completato all'interno della cerchia delle tangenziali la raccolta dell'umido porta a porta. Quindi una necessità di trattamento che assomma alla metà della capacità del forno in costruzione a Ugozzolo.
2. “E' previsto un sistema di gestione integrata dei rifiuti che tende a massimizzare il recupero e il riciclo e assegna la parte residua a smaltimento”
In uno dei documenti del comitato tecnico di alta sorveglianza del Pai (il polo “ambientale” in costruzione)
http://www.comune.parma.it/comune/Consiglio-comunale/comitato-tecnico-pai_m35.aspx
il chimico ambientale Federico Valerio, in una sua osservazione a pagina 14, si domanda come
mai Enia intenda riciclare solo il 17% della plastica contro la previsione del PPGR (il piano provinciale di gestione dei rifiuti approvato nel 2005) che attestava il recupero di materia di tale frazione al 59,7%.
La risposta è semplice: perché Enia ha bisogno di materiali ad alto potere calorifico per poter bruciare i rifiuti senza problemi. Così a dettare le regole è il gestore e non l'ente pubblico.
Questo significa che la stragrande maggioranza della plastica che noi differenziamo nel cassonetto giallo verrà bruciata.
Questo è per il Pd “massimizzare il recupero e il riciclo”.
3. “L'inceneritore è uno sbocco impiantistico senza pericolose incognite tecniche”
Rilevando la mancanza di alcuna attenzione verso sistemi alternativi di gestione dei rifitui, il Pd sostiene la non pericolosità di questi impianti, negando così la relatà.
Le storie degli inceneritori di Montale, Pietrasanta, Arezzo, Taranto, Colleferro, Brindici, Terni, Bari, Malagrotta, Trieste, Busto Arsizio, Brescia, Piacenza, sono strettamente connesse a episodi gravissimi di inquinamento ambientale, di arresti eccellenti, di diossine fuori norma, di utilizzo degli inceneritori per incenerire materiali non autorizzati.
I lettori possono farsene una idea direttamente, senza filtri.
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/giornalebrescia.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Lecce.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Pietrasanta2.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Lecce.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Montale.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/INCENERITORETRENTO.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/palermo.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Piacenza.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Arezzo.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Colleferro.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Bari.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Brindisi.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Terni.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Malagrotta.pdf
Questa è la soluzione proposta dal Pd. Una infinita sequela di danni ambientali, in impianti all'avanguardia con le migliori Bat (Best Available Technics), con i migliori certificati ambientali dei migliori enti certificatori, che non hanno però impedito di avvelenare torrenti, il Baccatoio, a Pietrasanta, dista 3 chilometri dalla spiaggia della Versilia, avvelenare i prodotti della terra, a Montale le diossine sono andate fuori norma anche a gennaio, un mese fa.
Questo per capire con che tipo di impianti abbiamo a che fare, e l'assurdità di rischiare il loro utilizzo nonostante le alternative ci siano e funzionino
4. “Ci si deve porre il problema di trattare gli scarti di origine industriale con processi certi ed adeguatamente controllati, anche per contrastare ogni rischio di smaltimento illegale”
I rifiuti speciali non sono di competenza del settore pubblico, lo dice la legge nazionale, ma sono gestiti nel libero mercato. L'inceneritore di Parma ne tratterà 65 mila, in provincia se ne producono 600 mila. Vi sembra un prendersi carico del problema? Iren vuole gestire i rifiuti speciali perché conta di fare cassa. Peccato che le emissioni del camino non ricadano sulle industrie che hanno prodotti questi scarti ma su tutti i cittadini. Che colpa ne hanno? I rifiuti speciali sono poi anche quelli più facilmente differenziabili perché molto omogenei. C'è forse un programma di raccolta differenziata spinta dedicata alle aziende? Nulla di tutto ciò.
5. “L'Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) è stata rilasciata a garanzia della compatibilità dell'impianto col territorio”
Gli inceneritori sono industrie insalubri di prima classe, come recita il D.M. del 5 settembre 1994 lettera c: http://www.arpab.it/aria/normativa/DM%205-09-94.pdf
Il Decreto Legislativo 228 del 18/05/2000 stabilisce che non sono idonee ad ospitare inceneritori le zone agricole caratterizzate per qualità e tipicità dei prodotti.
Il recente documento di Moniter Emilia Romagna (il sistema di controllo di Arpa sulle emissioni degli inceneritori)
http://www.arpa.emr.it/pubblicazioni/moniter/generale_1526.asp
scrive testualmente: “Lo studio ha invece rilevato una associazione coerente e statisticamente significativa tra livelli di esposizione ad emissioni da inceneritore e nascite pretermine”.
Siamo di fronte ad scenario opposto rispetto a dati rassicuranti e tranquillizzanti sugli effetti dei forni.
6. “Si deve quindi tener conto della riduzione delle emissioni per la riduzione dei trasporti, dello spegnimento delle caldaie, dei minori combustibili fossili, riduzione dei quantitativi portati a smaltimento e incenerimento fuori provincia”
Si cerca di far intendere che l'inceneritore migliorerà l'ambiente. In realtà già nel rapporto di impatto ambientale presentato da Enia
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/VIA.pdf
sono riportati a pagina 120 dati che stimano un aumento di Pm10 di 3,52 tonnellate di Pm 10 all'anno in più, rispetto alla situazione precedente all'installazione del forno. Questo nonostante lo spegnimento (ipotetico) di 20 mila caldaie domestiche.
Non sembra proprio una panacea considerati anche i superamenti dei limiti emissivi imposti dalla normativa europea che vede Parma fuori legge ogni anno, nel 2011 già 19 gli sforamenti, nel 2010 sui 25 sforamenti consentiti ce ne sono stati 61.
7. “Il PPGR consentirà la riduzione delle tariffe a quelle in vigore nel 2008”
Qualche mese fa ci è stato recapitato un plico anonimo. Al suo interno documentazione riservata targata Iren. Sulle tariffe da applicare nel dopo accensione forno Iren afferma: “Quantità di rifiuti smaltiti: 70.000 ton rifiuti urbani (ad una tariffa in linea con quella del 2009”
Ma come mai le tariffe non potranno scendere? Semplice, l'investimento è talmente oneroso che da qualche parte devono rientrare, quindi non potranno che pescare dalla tariffa, unico strumento di entrata dalla società. La tariffe le deve decidere Ato (organo in cui si ritrovano i comuni) ma Iren la conosce di già.
Del resto spulciando nei documenti escono cifre di rispetto. Spesa per l'inceneritore 205 milioni di euro, eventuali fasi di completamento 45 milioni di euro, realizzazione della rete di teleriscaldamento 65 milioni di euro. Totale? 315 milioni di euro
8. “deve essere chiaro che le scelte sono operate dagli amministratori pubblici”
Sappiamo invece come stanno andando le cose. Iren decide le tariffe, Iren decide il modo di raccolta dei rifiuti, Iren decide le percentuali di riciclo dei materiali, Iren Iren Iren, solo Iren.
Conclusioni.
Il PPGR di Parma andrebbe oggi rivisto, come prevede la normativa. Trascorsi 5 anni il documento può essere aggiornato alla situazione odierna, profondamente mutata rispetto al 2005. Con comuni che sono oltre l'80% di raccolta differenziata non ci sono infatti più i “numeri” per giustificare un forno inceneritore, che faceva riferimento a percentuali di raccolta al di sotto del 50%.
Il nuovo PPGR potrebbe anche prendere in considerazione le tecnologie oggi a disposizione per una gestione corretta dei rifiuti che non causi i disastri che gli impianti di incenerimento hanno portato in giro per l'Italia e all'estero.
Si tratta di voltare pagina e di guardare avanti, un modus operandi che però non fa parte del sentire del partito democratico, impegnato soltanto a denigrare le proposte alternative senza entrare nel merito delle stesse, permettendosi di appioppare in pubblico al primo cittadino del capoluogo di provincia l'aggettivo di ”ignobile”, a causa della sua manifesta indecisione sul forno inceneritore, che oggi egli non voterebbe, ma che per il Pd è una pericolosa crepa nel disegno del tutti colpevoli, nessun colpevole.
La base del Pd dovrebbe far sentire la propria voce e confrontarsi nel merito, senza accettare diktat dall'altro. O forse non sono più democratici?
Parma dovrebbe fare la sua parte, Parma che sono le aziende del comparto agro alimentare, che non hanno ancora compreso cosa rischiano le loro imprese con l'accensione del forno. Parma dei sindacati di chi lavorerà all'impianto e di chi lavora nei pressi, che ancora sono silenti e incapaci di alzare la voce e di difendere i diritti dei loro lavoratori.
Parma del popolo che ancora non è massa dirompente, ma che potrebbe diventare tale e costituire una barricata insormontabile a qualunque disegno di sperpero della ricchezza della nostra terra.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 18 febbraio 2011
-443 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+263 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
giovedì 17 febbraio 2011
Roccamurata, la cava che ruba la vita
Sabato 19 febbraio, dalle ore 17:00 presso la trattoria Pescacciatore di Roccamurata (Borgo Val Di Taro), si svolgerà la seconda assemblea pubblica del Comitato “No Cava le Predelle”, che si batte da anni per la chiusura della cava di ofiolite presente sul territorio della frazione della Valtaro.
Durante l'assemblea interverrà Fabio Paterniti, portavoce del comitato “Cave all'amianto No Grazie” di Bardi, con la relazione: “Amianto: le cave ofiolitiche, la morte invisibile delle nostre montagne”.
L'argomento dell'incontro riguarda una delle tante emergenze ambientali del nostro territorio. Sono ancora attive in provincia di Parma numerose cave di estrazione nella quali il minerale prelevato presenta fibre di amianto, pericolose per la salute.
La cava di Roccamurata è la più pericolosa dell’Emilia Romagna in quanto il materiale è una particolare pietra verde denominata tremolite, la fibra più dannosa della famiglia dell'absesto.
Paolo Magnani presenterà documentazione filmata e fotografica di denuncia per le inapplicate norme di sicurezza nell’estrazione e nel trasporto dei carichi di fibre di amianto dalla cava di Roccamurata: farà da moderatore il giornalista Gabriele Majo, direttore di www.stadiotardini.com
Roberto Bardini invece si occuperà delle problematiche idrografiche, franose e di impatto ambientale causati dagli scavi nella montagna di Gorro.
Il dibattito sarà ovviamente aperto, valutazioni e visualizzazioni di documenti e gallerie fotografiche, svolte con accuratezza visti i preoccupanti danni alle abitazioni, saranno al centro dell'intervento di Simone Saia, con qualche ospite esperto.
Ci sarà infine una relazione sulle azioni di denuncia e legali intraprese dal Comitato No Cava le Predelle e prima ancora dalla comunità dei paesi di Roccamurata e Gorro. Il relatore per il periodo di competenza sarà Valerio Piscina, presidente uscente del comitato. La relazione sarà completata con le ultimi iniziative spiegate da Andrea Palù.
Tutto il territorio è ovviamente invitato a partecipare per poter approfondire la tematica e conoscere da vicino i dettagli della situazione che sta mettendo in grossa apprensione le comunità locali, visti i rischi correlati.
Una presenza numerosa sarà importante per dare il segnale alle autorità di una sensibilità ambientale diffusa e pronta, di una popolazione informata e determinata per la difesa dei diritti alla salute ed a vivere in un ambiente sano.
Rete Ambiente Parma, il coordinamento di associazioni e comitati del parmense che si interessano della salvaguardia dell'ambiente, ha dato la propria piena adesione alla serata, così come l'associazione GCR, che si occupa della lotta all'inceneritore di Parma.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 17 febbraio 2011
-444 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+262 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Durante l'assemblea interverrà Fabio Paterniti, portavoce del comitato “Cave all'amianto No Grazie” di Bardi, con la relazione: “Amianto: le cave ofiolitiche, la morte invisibile delle nostre montagne”.
L'argomento dell'incontro riguarda una delle tante emergenze ambientali del nostro territorio. Sono ancora attive in provincia di Parma numerose cave di estrazione nella quali il minerale prelevato presenta fibre di amianto, pericolose per la salute.
La cava di Roccamurata è la più pericolosa dell’Emilia Romagna in quanto il materiale è una particolare pietra verde denominata tremolite, la fibra più dannosa della famiglia dell'absesto.
Paolo Magnani presenterà documentazione filmata e fotografica di denuncia per le inapplicate norme di sicurezza nell’estrazione e nel trasporto dei carichi di fibre di amianto dalla cava di Roccamurata: farà da moderatore il giornalista Gabriele Majo, direttore di www.stadiotardini.com
Roberto Bardini invece si occuperà delle problematiche idrografiche, franose e di impatto ambientale causati dagli scavi nella montagna di Gorro.
Il dibattito sarà ovviamente aperto, valutazioni e visualizzazioni di documenti e gallerie fotografiche, svolte con accuratezza visti i preoccupanti danni alle abitazioni, saranno al centro dell'intervento di Simone Saia, con qualche ospite esperto.
Ci sarà infine una relazione sulle azioni di denuncia e legali intraprese dal Comitato No Cava le Predelle e prima ancora dalla comunità dei paesi di Roccamurata e Gorro. Il relatore per il periodo di competenza sarà Valerio Piscina, presidente uscente del comitato. La relazione sarà completata con le ultimi iniziative spiegate da Andrea Palù.
Tutto il territorio è ovviamente invitato a partecipare per poter approfondire la tematica e conoscere da vicino i dettagli della situazione che sta mettendo in grossa apprensione le comunità locali, visti i rischi correlati.
Una presenza numerosa sarà importante per dare il segnale alle autorità di una sensibilità ambientale diffusa e pronta, di una popolazione informata e determinata per la difesa dei diritti alla salute ed a vivere in un ambiente sano.
Rete Ambiente Parma, il coordinamento di associazioni e comitati del parmense che si interessano della salvaguardia dell'ambiente, ha dato la propria piena adesione alla serata, così come l'associazione GCR, che si occupa della lotta all'inceneritore di Parma.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 17 febbraio 2011
-444 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+262 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
mercoledì 16 febbraio 2011
Il finto buonsenso della centrale di Monchio
Rete Ambiente Parma: montagna da salvare, non da derubare
E' stata inaugurata ieri dal presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli la centrale a biomassa di Monchio delle Corti.
Non un cogeneratore, produce infatti solo calore ed ha una potenza di 928 Kw. Come dichiarato dagli stessi tecnici funziona solo al 15/20% della sua capacita perchè il teleriscaldamento serve solo per la palestra, la scuola, la casa protetta per anziani, gli alloggi per anziani e la sede del parco e della forestale.
Il monte Sillara, bellezza da salvare, non da bruciare
Cinque complessi abitativi per cui basta una potenza di 150/200 Kw termici, che bruceranno però in un anno 3000 quintali di cippato. Costo dell'impianto: 600.000 euro. 300.000 euro dei quali di finanziamenti europei a fondo perduto e 300.000 euro concessi dalla cassa depositi e prestiti al tasso agevolato del 3,50 %, in quanto comune non indebitato.
Si penserà: che bravi! Si sono costruiti l'impianto senza cacciare una lira!
I soldi, intanto, in quanto comune virtuoso, potevano averli ugualmente e con essi non solo potevano comprare nuove caldaie a pellets per i 5 complessi in questione, ma finanziare l'acquisto di moderne stufe a pellets con impianti incorporati di abbattimento dei fumi per tutte le famiglie del paese.
Una normale stufa a pellets per famiglia costa 5.000 euro, per la palestra e la scuola una stufa da 70 Kw costa 20.000 euro.
Con poco più della metà dei soldi spesi avrebbero potuto dotare l'intero paese di moderni impianti di riscaldamento. E l'intero ammontare sarebbe stato detraibile al 55% dalle tasse. Un bel regalo per tutte le famiglie con una spesa ridicola (150.000/200.000 euro).
Invece il comune si ritrova con un impianto sottoutilizzato e col problema in futuro di ulteriori spese per allargare la rete del teleriscaldamento a tutto il paese : scavo, posa dei tubi e disagio per la popolazione; col problema ulteriore di convincere chi ha già comprato
una stufa moderna ad allacciarsi ugualmente al teleriscaldamento.
Spese e contrarietà cui si aggiunge il problema delle emissioni nocive che la combustione industriale della legna produce. Emissioni di monossido di carbonio, ossidi di azoto e ossidi di metalli pesanti in misura 20 volte superiore al Gpl e in misura 10 volte superiore allo stesso gasolio.
Ma il problema principale è la diossina.
L'amido della cellulosa e della lignina, una volta bruciato, libera composti policiclici aromatici clorurati, cioè diossine.
Il filtro multiciclone ad aria forzata della centrale ha solo la capacità, tramite centrifugazione, di separare la fuliggine e i PM10 dal gas emesso e di depositarla come cenere nell'apposito contenitore posto sotto. Tutto qui.
La centrale di Monchio ha creato un solo posto di lavoro : un ragazzo di un paese vicino che, a suo dire, ha solo il compito di togliere la cenere e di depositarla da qualche parte, perchè tutto l'impianto è automatizzato.
In futuro, certo, avrà la funzione di bruciare più legna e di alimentare così il mercato del cippato che regione e provincia stanno allestendo col progetto di filiera 10 a Borgotaro e quello di filiera 41 a Neviano.
Progetti che prevedono un massiccio diradamento dei boschi che va ad aggiungersi alla già pesante ed insostenibile speculazione sulla legna da ardere.
La montagna per sopravvivere non ha certo bisogno di dilapidare le sue risorse: acqua cristallina, boschi e aria pura.
Deve, anzi, basare su di esse il suo sviluppo.
E per questo deve chiedere normative e finanziamenti per produrre alimenti di alta qualità, deve attrarre giovani imprenditori chiedendo la defiscalizzazione degli oneri di impresa e incentivare il turismo, accrescendo le iniziative in tal senso del parco.
Le centrali a biomassa non producono ricchezza, ma derubano il nostro futuro.
Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 16 febbraio 2011
-445 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+261 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
E' stata inaugurata ieri dal presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli la centrale a biomassa di Monchio delle Corti.
Non un cogeneratore, produce infatti solo calore ed ha una potenza di 928 Kw. Come dichiarato dagli stessi tecnici funziona solo al 15/20% della sua capacita perchè il teleriscaldamento serve solo per la palestra, la scuola, la casa protetta per anziani, gli alloggi per anziani e la sede del parco e della forestale.
Il monte Sillara, bellezza da salvare, non da bruciare
Cinque complessi abitativi per cui basta una potenza di 150/200 Kw termici, che bruceranno però in un anno 3000 quintali di cippato. Costo dell'impianto: 600.000 euro. 300.000 euro dei quali di finanziamenti europei a fondo perduto e 300.000 euro concessi dalla cassa depositi e prestiti al tasso agevolato del 3,50 %, in quanto comune non indebitato.
Si penserà: che bravi! Si sono costruiti l'impianto senza cacciare una lira!
I soldi, intanto, in quanto comune virtuoso, potevano averli ugualmente e con essi non solo potevano comprare nuove caldaie a pellets per i 5 complessi in questione, ma finanziare l'acquisto di moderne stufe a pellets con impianti incorporati di abbattimento dei fumi per tutte le famiglie del paese.
Una normale stufa a pellets per famiglia costa 5.000 euro, per la palestra e la scuola una stufa da 70 Kw costa 20.000 euro.
Con poco più della metà dei soldi spesi avrebbero potuto dotare l'intero paese di moderni impianti di riscaldamento. E l'intero ammontare sarebbe stato detraibile al 55% dalle tasse. Un bel regalo per tutte le famiglie con una spesa ridicola (150.000/200.000 euro).
Invece il comune si ritrova con un impianto sottoutilizzato e col problema in futuro di ulteriori spese per allargare la rete del teleriscaldamento a tutto il paese : scavo, posa dei tubi e disagio per la popolazione; col problema ulteriore di convincere chi ha già comprato
una stufa moderna ad allacciarsi ugualmente al teleriscaldamento.
Spese e contrarietà cui si aggiunge il problema delle emissioni nocive che la combustione industriale della legna produce. Emissioni di monossido di carbonio, ossidi di azoto e ossidi di metalli pesanti in misura 20 volte superiore al Gpl e in misura 10 volte superiore allo stesso gasolio.
Ma il problema principale è la diossina.
L'amido della cellulosa e della lignina, una volta bruciato, libera composti policiclici aromatici clorurati, cioè diossine.
Il filtro multiciclone ad aria forzata della centrale ha solo la capacità, tramite centrifugazione, di separare la fuliggine e i PM10 dal gas emesso e di depositarla come cenere nell'apposito contenitore posto sotto. Tutto qui.
La centrale di Monchio ha creato un solo posto di lavoro : un ragazzo di un paese vicino che, a suo dire, ha solo il compito di togliere la cenere e di depositarla da qualche parte, perchè tutto l'impianto è automatizzato.
In futuro, certo, avrà la funzione di bruciare più legna e di alimentare così il mercato del cippato che regione e provincia stanno allestendo col progetto di filiera 10 a Borgotaro e quello di filiera 41 a Neviano.
Progetti che prevedono un massiccio diradamento dei boschi che va ad aggiungersi alla già pesante ed insostenibile speculazione sulla legna da ardere.
La montagna per sopravvivere non ha certo bisogno di dilapidare le sue risorse: acqua cristallina, boschi e aria pura.
Deve, anzi, basare su di esse il suo sviluppo.
E per questo deve chiedere normative e finanziamenti per produrre alimenti di alta qualità, deve attrarre giovani imprenditori chiedendo la defiscalizzazione degli oneri di impresa e incentivare il turismo, accrescendo le iniziative in tal senso del parco.
Le centrali a biomassa non producono ricchezza, ma derubano il nostro futuro.
Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 16 febbraio 2011
-445 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+261 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
martedì 15 febbraio 2011
Scioglilingua
Parlar di soldi (e di eventuali sanzioni) scioglie improvvisamente le favelle e di improvviso la loquacità prende prepotentemente il sopravvento sul muto silenzio ad oltranza.
Così una diffida giunta anche in quel della Provincia, inerente i contratti che legano i comuni della nostra provincia a Iren, ha fatto improvvisamente tornare la parola al presidente Bernazzoli e all'assessore Castellani, che invece sull'inceneritore avevano dichiarato la loro totale indisponibilità a trattare l'argomento.
Potere degli euro, specie se si rischia di tirarne fuori tanti, di tasca propria.
Gli avvocati Allegri e De Angelis sventolano sotto il naso dei comuni (e della Provincia) l'iter burrascoso della gestione dei rifiuti del territorio provinciale, manifestando grossi dubbi sulla liceità dei contratti in essere tra Ato e Iren, tra i comuni e il gestore unico degli scarti ducali.
La Provincia corre subito ai ripari e si spreca nelle spiegazioni: “Noi non c'entriamo nulla”.
I rifiuti? Chi li ha visti! Noi non c'entriamo, se c'eravamo non abbiamo visto, se abbiamo dato un'occhiata è colpa dello strabismo, “sembrava” che guardassimo da quella parte, invece...
Così i pidini della Provincia negano perfino di centrare qualcosa con l'affidamento dei lavori per la costruzione dell'inceneritore di Parma: “non si riesce a comprendere per quale motivo si cerchi di coinvolgere la Provincia che, ribadiamo, non ha avuto nessun ruolo nemmeno nell’affidamento lavori del termovalorizzatore”.
Ci vuole davvero un notevole slancio di fantasia a elaborare una simile risposta.
La delibera di VIA e di AIA, il pezzo di carta che servì ad Iren per l'avvio dei lavori dell'inceneritore, è stata una procedura firmata dell'amministrazione provinciale, e votata a larga maggioranza dal consesso di piazzale della Pace.
A meno che la Deliberazione della Giunta Provinciale N. 938/2008, avente come oggetto: L.R. 9/99 E S.M.I. - DECISIONE IN MERITO ALLA VALUTAZIONE D'IMPATTO AMBIENTALE E DI AIA DEL PROGETTO PAIP - POLO AMBIENTALE INTEGRATO PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI DI PARMA, si fosse occupata di altro.
Forse il polo ambientale integrato per la gestione dei rifiuti di Parma è qualcos'altro, forse un parco giochi avveniristico dove si riciclano i rifiuti per farne degli scivoli.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 15 febbraio 2011
-446 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+260 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Così una diffida giunta anche in quel della Provincia, inerente i contratti che legano i comuni della nostra provincia a Iren, ha fatto improvvisamente tornare la parola al presidente Bernazzoli e all'assessore Castellani, che invece sull'inceneritore avevano dichiarato la loro totale indisponibilità a trattare l'argomento.
Potere degli euro, specie se si rischia di tirarne fuori tanti, di tasca propria.
Gli avvocati Allegri e De Angelis sventolano sotto il naso dei comuni (e della Provincia) l'iter burrascoso della gestione dei rifiuti del territorio provinciale, manifestando grossi dubbi sulla liceità dei contratti in essere tra Ato e Iren, tra i comuni e il gestore unico degli scarti ducali.
La Provincia corre subito ai ripari e si spreca nelle spiegazioni: “Noi non c'entriamo nulla”.
I rifiuti? Chi li ha visti! Noi non c'entriamo, se c'eravamo non abbiamo visto, se abbiamo dato un'occhiata è colpa dello strabismo, “sembrava” che guardassimo da quella parte, invece...
Così i pidini della Provincia negano perfino di centrare qualcosa con l'affidamento dei lavori per la costruzione dell'inceneritore di Parma: “non si riesce a comprendere per quale motivo si cerchi di coinvolgere la Provincia che, ribadiamo, non ha avuto nessun ruolo nemmeno nell’affidamento lavori del termovalorizzatore”.
Ci vuole davvero un notevole slancio di fantasia a elaborare una simile risposta.
La delibera di VIA e di AIA, il pezzo di carta che servì ad Iren per l'avvio dei lavori dell'inceneritore, è stata una procedura firmata dell'amministrazione provinciale, e votata a larga maggioranza dal consesso di piazzale della Pace.
A meno che la Deliberazione della Giunta Provinciale N. 938/2008, avente come oggetto: L.R. 9/99 E S.M.I. - DECISIONE IN MERITO ALLA VALUTAZIONE D'IMPATTO AMBIENTALE E DI AIA DEL PROGETTO PAIP - POLO AMBIENTALE INTEGRATO PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI DI PARMA, si fosse occupata di altro.
Forse il polo ambientale integrato per la gestione dei rifiuti di Parma è qualcos'altro, forse un parco giochi avveniristico dove si riciclano i rifiuti per farne degli scivoli.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 15 febbraio 2011
-446 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+260 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
lunedì 14 febbraio 2011
Rifiuti illegali
Il De Profundis per Iren intona i primi accordi
Il bersaglio è ormai a brandelli, riverso a terra, si fatica a riconoscervi quello che era uno splendido caposaldo dell'economia locale.
Iren era un gioiello di famiglia, svenduto senza rimorso per fare cassa.
Iren era Enia, che era Amps, che eravamo noi, cittadini abituati a dare del tu all'azienda che curava il nostro gas, la nostra acqua, la nostra energia, riportando a casa i proventi, da reinvestire in opere e vantaggi per l'intera comunità.
Oggi l'ennesima violenta pugnalata, la diffida ad Ato, coordinatore per i comuni della politica di gestione dei rifiuti, perché ritiri i contratti in essere con Iren.
Gli avvocati Allegri e De Angelis infieriscono su un corpo ormai moribondo, riverso sul polveroso cantiere dell'inceneritore, punto di forza ieri, pietra dello scandalo oggi, di cui Iren volentieri si smarcherebbe.
Iren violato dall'Antitrust, dalla Commissione Europea, dalla Magistratura, dagli stessi comuni suoi soci, che intendono disarcionare il suo direttore Viero, il suo vice Villani.
Una sarabanda di attacchi, accerchiamenti, bordate, verso un fortino che si fa sempre più ridotto e fragile, con truppe che si impoveriscono giorno per giorno.
L'intimazione dei due legali parmigiani è perentoria: carta straccia i contratti che legano il gestore dei rifiuti a tutti i comuni-clienti parmensi.
Manca, ormai possiamo dire “come al solito”, la gara di appalto che dia garanzie ai cittadini contribuenti di pagare il giusto, a fronte del servizio che ricevono.
Viene da domandarsi se in una sorta di soppalco virtuale non ci sia un governo delle cose che di fatto detta legge nella gestione dei rifiuti, ricavandone dalle cospicue entrate quelle energie necessarie per poter proseguire in un modus operandi bacato in partenza, da un peccato originale insanabile e impronunciabile.
La diffida colpisce il presidente di Ato e tutti i sindaci dei comuni parmensi coinvolti in contratti di affidamento e gestione della raccolta dei rifiuti e del loro smaltimento, invitandoli a disdire entro 30 giorni tutte le carte, per non incappare negli strali della legge.
Se c'è stato un giorno in cui il forno inceneritore di Parma ha traballato vistosamente, fin nelle sue fondamenta più profonde, quello è oggi.
Segnatevi questa data, 14 febbraio 2011, San Valentino ha giocato tiri maldestri a legami antichi e fin qui solidi.
Ora il conto alla rovescia può davvero partire.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 14 febbraio 2011
-447 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+259 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Il bersaglio è ormai a brandelli, riverso a terra, si fatica a riconoscervi quello che era uno splendido caposaldo dell'economia locale.
Iren era un gioiello di famiglia, svenduto senza rimorso per fare cassa.
Iren era Enia, che era Amps, che eravamo noi, cittadini abituati a dare del tu all'azienda che curava il nostro gas, la nostra acqua, la nostra energia, riportando a casa i proventi, da reinvestire in opere e vantaggi per l'intera comunità.
Oggi l'ennesima violenta pugnalata, la diffida ad Ato, coordinatore per i comuni della politica di gestione dei rifiuti, perché ritiri i contratti in essere con Iren.
Gli avvocati Allegri e De Angelis infieriscono su un corpo ormai moribondo, riverso sul polveroso cantiere dell'inceneritore, punto di forza ieri, pietra dello scandalo oggi, di cui Iren volentieri si smarcherebbe.
Iren violato dall'Antitrust, dalla Commissione Europea, dalla Magistratura, dagli stessi comuni suoi soci, che intendono disarcionare il suo direttore Viero, il suo vice Villani.
Una sarabanda di attacchi, accerchiamenti, bordate, verso un fortino che si fa sempre più ridotto e fragile, con truppe che si impoveriscono giorno per giorno.
L'intimazione dei due legali parmigiani è perentoria: carta straccia i contratti che legano il gestore dei rifiuti a tutti i comuni-clienti parmensi.
Manca, ormai possiamo dire “come al solito”, la gara di appalto che dia garanzie ai cittadini contribuenti di pagare il giusto, a fronte del servizio che ricevono.
Viene da domandarsi se in una sorta di soppalco virtuale non ci sia un governo delle cose che di fatto detta legge nella gestione dei rifiuti, ricavandone dalle cospicue entrate quelle energie necessarie per poter proseguire in un modus operandi bacato in partenza, da un peccato originale insanabile e impronunciabile.
La diffida colpisce il presidente di Ato e tutti i sindaci dei comuni parmensi coinvolti in contratti di affidamento e gestione della raccolta dei rifiuti e del loro smaltimento, invitandoli a disdire entro 30 giorni tutte le carte, per non incappare negli strali della legge.
Se c'è stato un giorno in cui il forno inceneritore di Parma ha traballato vistosamente, fin nelle sue fondamenta più profonde, quello è oggi.
Segnatevi questa data, 14 febbraio 2011, San Valentino ha giocato tiri maldestri a legami antichi e fin qui solidi.
Ora il conto alla rovescia può davvero partire.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 14 febbraio 2011
-447 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+259 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
domenica 13 febbraio 2011
Scacco all'Iren
Se un giorno l'Europa condannerà Parma per il forno inceneritore, chi sarà tenuto a pagare la salata parcella?
A Parma si trema di fronte alle sventolate penali di Andrea Viero, oggi praticamente dimissionato da una delibera del consiglio comunale di Reggio Emilia, ma nessuno fa i conti con la procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea contro il progetto del Pai.
I rilievi mossi dall'Europa sono pesanti ed inequivocabili.
Data per scontata l'evidenza pubblica del progetto, non c'è stata alcuna gara d'appalto, impedendo così di ottenere il miglior progetto al miglioro costo. Un danno evidente per i cittadini contribuenti, che si dovranno sorbire delle tariffe non corrispondenti al reale costo di un servizio ma riferite alla spesa che Iren ha deciso di intraprendere in modo autonomo per costruire l'impianto.
Il progetto nacque malamente sin dall'inizio,
Se infatti fosse stata indetta una gara, sicuramente ci sarebbero state diverse offerte, a fronte della garanzia dello stesso tipo di servizio.
L'ente locale avrebbe potuto a quel punto scegliere tra quella migliore, quella che a parità di qualità del servizio costasse meno per le tasche dei cittadini.
Affidando invece direttamente a Enia-Iren tutta la partita, delegando di fatto la gestione dei rifiuti alla ex municipalizzata, oggi spa in cui Genova e Torino la fanno da padroni, il baricentro del comando si è spostato decisamente dall'ente pubblico all'azienda privata, dimenticandosi che l'oggetto della diatriba è un servizio squisitamente di competenza pubblica.
Un servizio che non è possibile alienare ad una azienda privata quotata in borsa come Iren, che ha come mission la soddisfazione dei clienti azionisti, e solo in seconda battuta la soddisfazione dei cittadini negli ambiti locali, specie se tali territori costituiscono minoranza e marginalità rispetto al vero business aziendale, quello dei grandi numeri, delle grandi città.
Oggi Parma ha una occasione da cogliere.
Ci vuole lungimiranza per trasformare il cartellino giallo europeo in cartellino rosso per Iren.
Una occasione per rimettere al centro l'interesse pubblico, quello dei cittadini e del territorio, per riorganizzare tutto il sistema di gestione dei materiali di scarto, per trasformare il problema in risorsa.
Il territorio deve tornare al centro delle politiche di sviluppo della comunità.
I rifiuti devono essere vissuti direttamente dai cittadini e dalle aziende come occasioni di positività e di miglioramento. L'organico che trasformato correttamente diventa concime ricco per le nostre terre, i materiali nobili, la plastica, la carta, il legno, il vetro, l'alluminio, che mantengono il loro valore diventando di nuovo manufatti.
La provincia territoriale che si organizza in aree omogenee all'interno della quali si gestiscono questi materiali portando il bilancio complessivo in positivo e non in negativo come oggi.
Il territorio come marchio di origine di qualità intrinseca, una denominazione di ambiente controllato che superi le superficialità e gli evidenti buchi delle Dop e degli altri marchi, che oggi non garantiscono il prodotto sano a 360 gradi, puntando l'attenzione appunto solo sul prodotto e non anche sul territorio nel quale prende vita
Cogliere l'attimo fuggente, prima che il forno bruci tutte le speranze.
Dare uno scacco alle cattive pratiche, per utilizzare quelle buone.
Che ci sono e funzionano, basta non chiudere gli occhi.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 febbraio 2011
-448 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+258 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
A Parma si trema di fronte alle sventolate penali di Andrea Viero, oggi praticamente dimissionato da una delibera del consiglio comunale di Reggio Emilia, ma nessuno fa i conti con la procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea contro il progetto del Pai.
I rilievi mossi dall'Europa sono pesanti ed inequivocabili.
Data per scontata l'evidenza pubblica del progetto, non c'è stata alcuna gara d'appalto, impedendo così di ottenere il miglior progetto al miglioro costo. Un danno evidente per i cittadini contribuenti, che si dovranno sorbire delle tariffe non corrispondenti al reale costo di un servizio ma riferite alla spesa che Iren ha deciso di intraprendere in modo autonomo per costruire l'impianto.
Il progetto nacque malamente sin dall'inizio,
Se infatti fosse stata indetta una gara, sicuramente ci sarebbero state diverse offerte, a fronte della garanzia dello stesso tipo di servizio.
L'ente locale avrebbe potuto a quel punto scegliere tra quella migliore, quella che a parità di qualità del servizio costasse meno per le tasche dei cittadini.
Affidando invece direttamente a Enia-Iren tutta la partita, delegando di fatto la gestione dei rifiuti alla ex municipalizzata, oggi spa in cui Genova e Torino la fanno da padroni, il baricentro del comando si è spostato decisamente dall'ente pubblico all'azienda privata, dimenticandosi che l'oggetto della diatriba è un servizio squisitamente di competenza pubblica.
Un servizio che non è possibile alienare ad una azienda privata quotata in borsa come Iren, che ha come mission la soddisfazione dei clienti azionisti, e solo in seconda battuta la soddisfazione dei cittadini negli ambiti locali, specie se tali territori costituiscono minoranza e marginalità rispetto al vero business aziendale, quello dei grandi numeri, delle grandi città.
Oggi Parma ha una occasione da cogliere.
Ci vuole lungimiranza per trasformare il cartellino giallo europeo in cartellino rosso per Iren.
Una occasione per rimettere al centro l'interesse pubblico, quello dei cittadini e del territorio, per riorganizzare tutto il sistema di gestione dei materiali di scarto, per trasformare il problema in risorsa.
Il territorio deve tornare al centro delle politiche di sviluppo della comunità.
I rifiuti devono essere vissuti direttamente dai cittadini e dalle aziende come occasioni di positività e di miglioramento. L'organico che trasformato correttamente diventa concime ricco per le nostre terre, i materiali nobili, la plastica, la carta, il legno, il vetro, l'alluminio, che mantengono il loro valore diventando di nuovo manufatti.
La provincia territoriale che si organizza in aree omogenee all'interno della quali si gestiscono questi materiali portando il bilancio complessivo in positivo e non in negativo come oggi.
Il territorio come marchio di origine di qualità intrinseca, una denominazione di ambiente controllato che superi le superficialità e gli evidenti buchi delle Dop e degli altri marchi, che oggi non garantiscono il prodotto sano a 360 gradi, puntando l'attenzione appunto solo sul prodotto e non anche sul territorio nel quale prende vita
Cogliere l'attimo fuggente, prima che il forno bruci tutte le speranze.
Dare uno scacco alle cattive pratiche, per utilizzare quelle buone.
Che ci sono e funzionano, basta non chiudere gli occhi.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 febbraio 2011
-448 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+258 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
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