sabato 29 ottobre 2011

Uno Mattina, per la Rai la salute è in cenere

In un tranquillo lunedì mattina sono andate in fumo, ed è proprio il caso di dirlo, le certezze degli italiani sulla bontà e innocuità degli inceneritori. Una nazione intera allibita e sconcertata.
Pensionati, massaie, disoccupati e persone forzate a casa da malattia si sono imbattuti nella trasmissione Rai “Uno Mattina”, condotta da Elisa Isoardi e Franco Di Mare.



La doccia fredda è arrivata alle 9.30, quando è stata intervistata Anna, pensionata di Viareggio, che ha avuto la disdetta di vivere accanto all’inceneritore di Pietrasanta, in Versilia, guadagnandoci, si fa per dire, una diagnosi di tumore alle vie respiratorie.
In studio erano presenti Angelo Bonelli dei Verdi, Nunzia De Girolamo del PDL e, in collegamento da Bologna, Stefano Montanari, ricercatore esperto in nanopatologie causate dalle polveri ultrafini emesse dagli inceneritori.
La signora Anna, in studio anche il suo avvocato, si è costituita parte civile nel processo contro Francesco Sbrana, amministratore delegato di TEV (Termo Energia Versilia) la società che gestisce l’inceneritore, che dovrà difendersi dalla pesantissima accusa di aver falsificato i dati di emissione. Accusa per cui altri 6 imputati hanno già patteggiato ammettendo la colpa.
L’inceneritore di Falascaia, a due passi di Pietrasanta, era stato chiuso dalla Procura della Repubblica per aver sversato nel canale Baccatoio le acque di raffreddamento delle ceneri da combustione, avvelenando il torrente con livelli di diossina che oltrepassavano di ben 14 volte i limiti di legge.
L'inceneritore di Falascaia, gestito da Veolia, era stato rinnovato nel 2007 secondo le tanto decantate BAT, le migliori tecnologie disponibili, con tanto di certificazione rilasciata dallo Swedish Environmental Management Council, che garantiva le prestazioni ambientali a livelli di eccellenza, tranquillizzando le popolazioni sugli eventuali effetti ambientali dell'impianto.
Gli inceneritori di nuovissima generazione riescono a trattenere in parte il particolato fine e abbattere l'emissione di diossine bruciando rifiuti ad altissime temperature, ma generano un particolato “ultrafine”, al di sotto del micron, che nessun filtro potrà mai trattenere.
Particelle, quelle che sono state riscontrate nei polmoni di Anna, che contengono ben 25 elementi diversi e sono inequivocabilmente riconducibili ad impianti di incenerimento di rifiuti, secondo la perizia depositata in tribunale da Stefano Montanari.
La trasmissione Uno Mattina ha poi portato l'attenzione su un altro impianto campione dell’ultimissima generazione, orgoglio della nutrita pattuglia dei 53 inceneritori operanti in Italia, l’inceneritore “Fenice” di Melfi, in provincia di Potenza, sotto processo per disastro ambientale e chiuso recentemente dalla Procura di Potenza per “una manifesta situazione di pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente”.
Anche qui le accuse sono pesantissime e sono rivolte all’ex direttore generale e ad un dirigente di ARPAB, attualmente agli arresti domiciliari, per aver omesso di comunicare dati di emissioni tra il 2002 e il 2009. Omissione che ha nascosto la presenza di metalli pesanti ed altre sostanze cancerogene nella falda acquifera. L’attuale direttore di ARPAB Giuseppe Vita dice testualmente: “I risultati delle indagini destano preoccupazione in quanto superano i parametri di soglia. Abbiamo verificato che nelle acque di processo vi è la presenza di floruri, sostanze che abbiamo riscontrato anche nelle acque profonde. E’ necessario che l’Edf, la società che gestisce il termodistruttore, proceda con urgenza alla bonifica”
Di nuovo la palla passa a Montanari che interpellato sulla pericolosità di inceneritori di vecchia e nuova generazione è a dir poco lapidario. Elisa Isoardi gli pone la domanda se si possa considerare i nuovi impianti sicuri. La risposta non ha lasciato spazio ad interpretazioni: TUTTI gli inceneritori sono pericolosi per la salute dell’uomo e delle produzioni agricole.
Basta dunque con le favole, raccontate da manager ultrastipendiati, su boschetti mangiapolveri, su fitoremediation, su best available technologies, su waste to energy, su certificazioni di qualità.
Il sipario si è irrimediabilmente strappato.
Lo dice anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità che gli inceneritori inquinano ed emettono diossine.
Siamo ancora in tempo per fermare lo scempio alle porte della Food Valley, a fianco del pastificio più grande del mondo e non avere sulla coscienza anche noi una signora Anna.

Qui il link alla trasmissione Uno Mattina:
http://www.youtube.com/watch?v=BJtytCBeVQ0

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 29 ottobre 2011

-39 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+516 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 190 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

venerdì 28 ottobre 2011

Rifiuti, 19 Comuni vesuviani virtuosi

La buona ed efficace ricetta di Walter Ganapini
Esempi da copiare

di Roberto Russo - Corriere della Sera Caserta

Non vanno in piazza con la bandana e non guadagnano le prime pagine dei giornali. Però zitti zitti sono riusciti a portare la raccolta differenziata sotto il Vesuvio quasi al 50%. Percentuale di tutto rispetto, soprattutto se paragonata allo stentato 18-20% medio di Napoli.



Gli autori del piccolo «miracolo» sono i sindaci che lavorano lontano dai riflettori, i primi cittadini di 19 Comuni della zona rossa attorno al vulcano: amministrano 551 mila 512 abitanti, mezzo milione di persone che stanno apprezzando i vantaggi di vivere senza più monnezza.
Da San Giorgio a Cremano (50% di differenziata, porta a porta in mezza città e cassonetti spariti dalle strade principali) a Portici (65,30% e porta a porta totale), a San Sebastiano (65,64 e riduzione della Tarsu), a Ottaviano (51,20%) finalmente sembra avviato un circolo virtuoso che dovrebbe raggiungere entro il 2012 l'obiettivo del 65% di differenziata. Un traguardo che appena due anni e mezzo fa sembrava una chimera ma che adesso appare obiettivamente vicinissimo.
Per spiegare lo scatto di reni dei paesi del Miglio d'oro è necessario fare un passo indietro al 25 luglio scorso. Quel giorno seduti a un tavolo della Provincia si ritrovarono i 19 sindaci
vesuviani della “zona rossa”, il presidente Luigi Cesaro e l'assessore regionale Giovanni Romano. L'accordo di programma che firmarono è in un certo senso storico: prevede infatti che i Comuni si impegnino per raggiungere la completa autosufficienza non solo nella raccolta, ma anche nello smaltimento e nel trattamento dei rifiuti, riutilizzando (e rivendendo) tutto ciò che si può. Un'intesa nuova e bipartisan tra sindaci di Pd e Pdl con un solo, dichiarato obiettivo: “Ripulire l'area vesuviana e non vedere mai più scene vergognose come quelle della crisi del 2008, con le strade coperte da montagne di sacchetti maleodoranti” spiega Ciro Borriello, sindaco Pdl di Torre del Greco. Se vogliamo, la città del corallo è forse il caso più eclatante: raggiungere il 50% di
differenziata in un comune di quasi centomila abitanti, non è impresa da poco. Eppure anche a Torre i cumuli maleodoranti (tranne qualche area di sofferenza) sono ormai un ricordo. Il primo cittadino torrese (insieme con Ciro Accardo capogruppo Pdl) rivendica con orgoglio il
gioco di squadra tra colleghi: “Uniti si vince e lo stiamo dimostrando tutti al di là dei partiti. Abbiamo scelto la filosofia del rifiuto-zero e il no al termovalorizzatore, ma subito dopo ci siamo davvero rimboccati le maniche tutti insieme e stiamo lavorando, grazie anche alla collaborazione dei cittadini che hanno compreso come sia importante differenziare”.
Torre è il Comune capofila del progetto che risale a tre anni fa, quando alla Regione Campania l'assessore- ambientalista si chiamava Walter Ganapini. “La sua proposta ci piacque e l'accettammo — continua Borriello — abbiamo deciso di dividerci i compiti tra comuni confinanti per evitare doppioni e spese inutili”.
Detto fatto.
L'accordo di programma prevede che ogni comune vesuviano si occupi di un pezzo del ciclo dei rifiuti. Torre del Greco metterà a disposizione di tutti una grande area, Villa Inglese, per trattare frazione secca e indifferenziata. “Attenti, non è una discarica ma un'area attrezzata con imprese specializzate che separano ciò che arriva e lo trasferiscono nel giro di qualche giorno”.
Per capirci, il legno va alla Merloni che lo utilizza, la plastica alle imprese specializzate, i
materassi a un'azienda in Toscana, altre parti indifferenziate in Calabria e in Sicilia. I costi? Per i Comuni vesuviani bassissimi, giacché sono i privati a investire nel lucroso business. A Torre,
intanto, si procede con l'apertura di altre due isole ecologiche, con l'obiettivo attivarne 24 nel giro di sei mesi.
Ovviamente non mancano i mal di pancia: ambientalisti locali criticano la scelta del sito di
Villa Inglese e delle imprese sul territorio. Il sindaco si difende: “Ma se qui ci sono già le competenze per trattare i rifiuti, perché dovrei ignorarle?”.
L'accordo tra i Comuni si basa sul principio (sancito e scritto all'articolo 6) della “reciproca solidarietà”. Così se Torre si prenderà in carico l'indifferenziato, Massa di Somma e Somma Vesuviana ospiteranno gli impianti per la frazione umida. Ottaviano un grande sito per gli ingombranti e gli elettrodomestici usati, Cercola si occuperà di riciclare il vetro, San Giuseppe
Vesuviano mette a disposizione una grande area di 8.000 metri quadrati, Ercolano si specializzerà nello smaltimento degli inerti e dei laterizi edili, Striano nei multimateriali, San Sebastiano e Portici allestiranno un grande centro di riuso, cioé un luogo dove mobili, casalinghi e oggetti vengono portati per essere scambiati tra i cittadini o anche per essere venduti a prezzi da realizzo.
La parola d'ordine è cooperare ed essere solidali e se c'è da guadagnare qualche euro per le bisognose casse comunali alla fine si divide.
Tutto bello? No, perché la p0litica anche qui sembra mettersi di traverso: dal 1 gennaio 2012 infatti le competenze per raccolta e spazzamento dovrebbero passare alla Provincia di Napoli. Inoltre, al
massimo tra sei mesi la discarica di Terzigno sarà satura e bisognerà attrezzarsi diversamente, altrimenti torneranno i giorni bui. Infine, Regione e Provincia non hanno ancora convocato i primi cittadini per le autorizzazioni che avevano promesso. I 19 sindaci che lavorano in silenzio, lontano dai riflettori, sono comunque ottimisti. Come Enzo Cuomo, democratico, autore della rivoluzione della monnezza che ha trasformato Portici in una bomboniera. Nei quattro chilometri e mezzo
del paese non si vede una sola carta a terra. E nemmeno i cassonetti. Spariti, volatilizzati. Chi si azzardi a gettare un sacchetto fuori orario è fregato. Una squadra di poliziotti municipali è in grado di fare l'”autopsia” della monnezza e quasi sempre (grazie anche alle denunce dei cittadini) riesce a risalire al proprietario: il quale si vede appioppare una multa da 250 euro.
Nel centro di riciclaggio di via Farina si smaltisce di tutto: dalle lampade ai computer, dai solventi
agli olii da cucina esausti. Dice Cuomo: “Qui non c'entra essere di destra o di sinistra. Noi dipendiamo dalla gente che amministriamo. Dobbiamo risolvere i problemi e tenere pulite le città”. Come sta accadendo ad appena sette chilometri da Napoli, mica a Stoccolma...

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 28 ottobre 2011

-40 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+515 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 191 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

giovedì 27 ottobre 2011

Lo Sperpero

gettare i soldi nei rifiuti

Sono lontani i tempi in cui la gestione dei servizi essenziali per i cittadini (acqua, luce, gas, rifiuti) era affidata ad un ente locale controllato dalla municipalità, quindi controllato da noi cittadini.
Oggi le fatture arrivano da Reggio e da Genova e, ad esempio, avere risposte per i cittadini su un tema così sentito come quello dell'inceneritore non è proprio facile.



Prova ne sia l'agognato piano economico finanziario, richiesto da GCR, dagli avvocati Allegri e De Angelis e persino dall'ex sindaco Vignali, ma senza riuscire a riceverlo.
Trasparenza invocata anche da grandi imprenditori come un industriale della pasta di Parma, che con un comunicato sul proprio sito auspica “che tutte le Istituzioni preposte all’attuazione del progetto diano tutte le informazioni, conoscenze e garanzie alla cittadinanza necessarie per rassicurarla sulla correttezza delle procedure e sull’impatto che il costruendo termovalorizzatore avrà sulla salute delle persone e sull’ambiente”.
Voci di corridoio danno in procinto di confluire tramite una maxi fusione in una società elefantiaca che comprenderebbe A2A (inceneritori di Brescia e Acerra) ed Hera (6 inceneritori gestiti in Emilia-Romagna), con tanti saluti a quei principi di concorrenza e libero mercato introdotti dal decreto Bersani, che vorrebbero regolare i prezzi dei servizi offerti ai cittadini attraverso il confronto tra differenti e concorrenti proposte.
Iren già da oggi opera sul nostro territorio in un regime che assomiglia ad un monopolio di fatto, almeno fino a quando non verrà rinnovata la gara d'appalto per la gestione dei servizi di acqua e rifiuti nella nostra provincia.
La conseguenze non sono neutre per i bilanci di comuni e cittadini che si trovano praticamente obbligate a servirsi della multiutility, con tariffe appunto slegate dalla concorrenza e dal libero mercato, mancando di fatto l'alternativa.
Ma allargando un po’ la visuale, oltre i nostri confini, scopriamo alcune cose interessanti che ci fanno capire come converrebbe a tutti che la concorrenza tra aziende per la gestione dei servizio di smaltimento e recupero dei rifiuti a Parma fosse reale.
Il comune di Parma paga ad Iren 160 euro per ogni tonnellata di rifiuti indifferenziato da smaltire prodotto dai cittadini da avviare a discariche o inceneritori.
Il comune di Napoli per gestire l’emergenza di oggi e smaltire le tonnellate di rifiuti accumulate nei tempi recenti, ha concluso accordi con un consorzio di aziende olandesi con il pagamento di 109 euro a tonnellata incluso il trasporto via nave, con considerevoli risparmi rispetto alla gestione in loco.
Dall’autorevole quotidiano olandese “NRC Handelsblat” veniamo a sapere che ci sono società locali di gestione dei servizi ambientali che addirittura premiano i cittadini che fanno una buona raccolta differenziata con contributi che arrivano fino a 100 Euro per anno.
Nel frattempo gli inceneritori olandesi sono a caccia di rifiuti in giro per l’Europa e il costo di smaltimento negli impianti è sceso a 40 Euro a tonnellata, praticamente un quarto di quanto paghiamo qui a Parma.
Fame di rifiuti ce l’hanno anche in Danimarca dove negli inceneritori di Nykobing e Falster sono costretti ad importare monnezza dalla Germania per far funzionare la rete di teleriscaldamento delle 2 cittadine, come riportato dal TG1 nell’edizione delle 13.30 dello scorso 22 ottobre.
Michele Bertolino, responsabile del settore rifiuti di Legambiente Piemonte, non usa mezzi termini e parla di strategia sbagliata dell’Italia, in un contesto dove le tecniche di riciclo e la coscienza civile dei cittadini hanno fatto passi da gigante, facendo decollare la raccolta differenziata e rendendo “superflui” tutti questi termovalorizzatori.
“È un problema comune a molti impianti d'Europa, e dal quale avremmo dovuto imparare anche noi”, commenta l'attivista di Legambiente. L'Italia, infatti, ha avviato la “corsa all'inceneritore” in ritardo rispetto agli altri Stati d'Europa, ma, secondo Bertolino, non sta facendo abbastanza per evitare gli errori commessi in passato da Paesi come l'Olanda e Danimarca. “Invece che imparare dagli sbagli altrui, continuiamo a costruire impianti sovradimensionati rispetto alle nostre esigenze”.
E' il caso dell’inceneritore di Ugozzolo, che già in fase di progettazione viene pensato con una capacità doppia rispetto alle esigenze di trattamento dei rifiuti urbani della provincia di Parma.
Ci domandiamo se con gli stessi prezzi presenti sul mercato europeo Iren sarebbe partita ugualmente in un impresa così poco remunerativa oggi, nel 2011, quando in tutt’Europa i camini si stanno spegnendo.
Il piano di riconversione del Paip intanto giace sul tavolo della van Gansewinkel, in attesa che gli amministratori di Parma si rechino con Iren per prenderne visione e valutarne le prospettive.
Il costo di 40 euro a tonnellata di rifiuti smaltiti è un costo che taglia la testa ad ogni progetto di nuovo impianto che si voglia portare avanti.
Non ci sono più i numeri per far passare l'inceneritore di Ugozzolo come una manna dal cielo.
Non c'è più trippa per i gatti.
Che se ne prenda atto.
Alcune considerazioni finali per riassumere.
La situazione degli inceneritori del nord Europa è il termometro reale dell'oggi per quanto riguarda la gestione dei rifiuti.
Non ci sono più sufficienti scarti da bruciare per tutti.
Da manuale di economia classica a fronte di una forte domanda i prezzi salgono.
In questo caso il salire del valore dei rifiuti fa sì che il costo del loro trattamento cali, e drasticamente, se è vero che si è arrivati addirittura a 40 euro la tonnellata.
Siamo vicino ad un limite, quello del costo zero.
Ma siamo già oltre quello che ha garantito una remunerazione sufficiente a coprire i costi di costruzione e gestione di un nuovo impianto, che oggi non è più coperto rispetto a queste quotazioni.
A meno che non si riesca a fingere ancora a lungo e continuare a spendere più del dovuto.
Ma anche questo la legge non lo consente, sarebbe un evidente danno all'erario.
Dai dati 2010 si evince che trattare 65 mila tonnellate al territorio di Parma è costato, euro più euro meno, 19,2 milioni di euro
Con le tariffe nord europee avremmo speso 4,8 milioni
Risparmiando come amministrazioni 7,8 milioni di euro, un gruzzolo da reimpiegare in servizi alle persone ed al territorio.
Il solo comune di Parma ha speso nel 2010 9 milioni. Con le tariffe nordiche avrebbe speso 2,2 milioni con un risparmio del 75%.
Queste cifre farebbero crollare le entrate del gestore.
Sarebbe in grado di sostenere le spese per l'inceneritore?
Le conclusioni sono evidenti e non serve commentarle.
Rien ne va plus, les jeux sont faits.
Non ci possiamo più permettere di gettare soldi nei rifiuti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 27 ottobre 2011

-41 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+514 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 192 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

martedì 25 ottobre 2011

We want you

In ogni film di avventura che si rispetti, dove ci si batte per un ideale, alla fine i protagonisti vincono solo perché ad un certo punto “arrivano i nostri” e si trovano le spalle protette e sostenute da schiere cospicue di sostenitori.
Nella nostra battaglia per la salute e contro inceneritori e inquinamento, anche noi abbiamo bisogno dei “nostri”.



Abbiamo urgenza di sentirci appoggiati da tutte le associazioni, ma anche da ogni singolo che abbia deciso di non rassegnarsi a vivere in uno dei 4 posti più inquinati al mondo, dove si sfora continuamente il limite massimo di PM10, dove si porta avanti la costruzione di una industria insalubre ed obsoleta, produttrice di diossina, come lo sono gli inceneritori di vecchia e nuova generazione.
Oggi c'è bisogno di tutti, da soli siamo troppo pochi.
In questi anni ci siamo scambiati informazioni, abbiamo insieme partecipato a convegni con personaggi importanti, abbiamo studiato, insieme abbiamo favorito una pubblica opinione informata: questo è un traguardo molto importante.
Abbiamo scoperto che nel mondo si stanno portando avanti progetti alternativi nella gestione dei rifiuti che non colpiscono la salute, ma anzi creano importanti occasioni di lavoro e di crescita economica.
E' possibile ora, e in molti lo stanno facendo.
Abbiamo scoperto che nei paesi avanzati si portano avanti progetti importanti di mobilità alternativa che permettono di abbattere le emissioni di PM10 e di vivere in modo più tranquillo e in sicurezza.
Deve iniziare un fase nuova, chi ha approfondito, chi ha capito, deve intervenire in prima persona, diffondendo e difendendo il proprio pensiero.
Metterci la faccia
Le cose si possono cambiare solo se si diffonde una sensibilità comune per far sì che l’ambiente in cui viviamo possa cambiare, ma in meglio.
Per questo abbiamo bisogno di te.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 25 ottobre 2011

-43 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+512 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 194 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

domenica 23 ottobre 2011

Urne incenerite

Il voto si avvicina, l'inceneritore anche

Combattiamo l'inceneritore di Ugozzolo dal 2006, cinque anni di fatica vera e di energie non misurabili, spese a difendere un ambiente già oggi malato, che dal forno riceverebbe il colpo di grazia.
L'ingegner Paolo Scarpa, sul Nuovo di Parma, ha richiamato ad un confronto a cui non ci sottraiamo.



A noi piacerebbe pubblico, in particolare sul tema dell'inceneritore, ma più in generale sull’ambiente e la salute dei cittadini di Parma, che sono ad esso strettamente correlati.
Paolo Scarpa ha ragione, la vicenda dell’inceneritore di Ugozzolo è stata sottovalutata dalla politica cittadina e dai media.
Consapevolmente, o forse per scarsa voglia di approfondire, hanno fatto passare sotto silenzio ciò che sarebbe stato utile discutere anni fa.
Il Gcr ha lavorato proprio per farlo emergere, ormai da un lustro, cercando il confronto con tutte le parti sociali, i partiti e le istituzioni del territorio.
Nell'intervento Scarpa lamenta l'accoglienza data al delegato alla salute Fabrizio Pallini, in rappresentanza del sindaco, alla serata all'Astra.
Ci ripetiamo, ma serve sempre sottolineare che l'azione di Gcr è da sempre monotematica, non si occupa, per statuto, di politica, ma discute e dibatte solo sul forno.
San Francesco con San Francisco, realizzata nella sala di proprietà del comune, aveva il patrocinio dell'Agenzia alla Sanità, che aveva quindi il diritto di introdurre la serata. Fuori tema per noi quindi le considerazioni sull'operato dell'amministrazione comunale, che certamente ha condiviso per anni il progetto dell'inceneritore, ma anche se tardi è arrivata infine all'appuntamento con il no all'impianto, e gli va riconosciuta la presa di posizione netta contro il progetto, sottolineata da due, peraltro dovute, ordinanze di sospensione dei lavori, che hanno tenuto ai blocchi di partenza il cantiere per tre mesi ed ancora oggi non ha perso i suoi contenuti, non messi in discussione dal Tar.
E' proprio perché non ci vogliamo far strumentalizzare da nessuno che continuiamo ad affermare, in ogni occasione, che la nostra associazione ha un unico metro di giudizio nei confronti di persone o enti: la loro posizione nei confronti del Pai.
Amici se lo contrastano, nemici se lo appoggiano.
Anche se tutti ascoltiamo, con tutti ci confrontiamo, non chiedendo certificati di buona condotta a nessuno.
Ci interessa la salute dei cittadini, per gli altri importanti temi ci sono altre altrettanto importanti associazioni che ne occupano.
Il divenire, in senso buono, soggetto politico, ci interessa invece nel momento in cui il tema ambiente, ed in particolare il tema inceneritore, hanno fatto breccia tra i cittadini, permettendo a molti di poter argomentare con cognizione di causa sul tema, anche forse grazie al nostro contributo.
Del resto a noi piace confrontarci sui temi concreti e, ci perdonerà Scarpa, se non accettiamo la sua rassegnazione.
Mentre si stimano i progressi di una San Francisco che ha detto no all'inceneritore, si pone infatti come masso insormontabile la gestione di una eventuale fase transitoria.
Sono anni che ci sentiamo dire che sarebbe bello cambiare ma che occorre troppo tempo per farlo, nel frattempo nulla si è fatto per giungere alla prospettiva virtuosa del riciclo totale dei rifiuti.
Come invece ha fatto per tempo San Francisco (850.000 abitanti), e come stanno facendo oggi amministratori di 57 comuni italiani, che porteranno nel 2020 2 milioni di italiani a gestire in modo corretto ed ambientalmente sostenibile gli scarti dei cittadini e delle aziende.
Se i nostri amministratori fossero stati lungimiranti, facendo tesoro di quello che andiamo dicendo da anni, adesso saremmo anche noi vicini al traguardo.
L’inceneritore di Ugozzolo non è la soluzione del problema rifiuti e semmai rappresenta un ostacolo alle strategie corrette.
Un esempio lampante lo vediamo a Brescia, dove l’inceneritore definito un modello blocca la raccolta differenziata al 39% e comunque necessita di una enorme discarica di servizio (Montichiari) per smaltire le 240.000 tonnellate all’anno di scorie. In più, a causa della sua enorme e sovradimensionata capacità di trattamento, l'azienda va a caccia di rifiuti in giro per la Penisola.
Per noi oggi è di fondamentale importante definire nel dettaglio la sostenibilità economica di una ipotetica rinuncia al progetto di Iren.
E la soluzione al problema c'è già.
L'olandese van Gansewinkel, uno dei 5 players europei dei rifiuti, era a Parma gli scorsi mesi con il delegato Frans Beckers, direttore dell’area Materiali e Infrastrutture.
Dopo aver visitato Iren e i riciclatori del territorio, ha invitato Comune ed Iren ad andare in Olanda a concordare il progetto di dismissione e riconversione del PAI, in tutti i suoi minuti particolari.
Frans Beckers, analizzando gli investimenti fatti finora, ha dichiarato possibile ricollocare sul mercato le componenti già acquistate, per poi gestire la transizione per il rifiuto residuo a costi di smaltimento inferiori di quelli sostenuti attualmente dal comune di Parma.
Quindi nel mentre si allestisce la gestione corretta dei rifiuti, si risparmia sui costi di smaltimento del residuo.
E' nell’interesse comune di tutta la città verificare attentamente la proposta, lasciando da parte preconcetti, contrapposizioni politiche ed interessi di bottega.
Crediamo che quasi tutti siano concordi, e Paolo Scarpa lo conferma, che l’inceneritore sia diventato il tema principale su cui le forze politiche saranno costrette a confrontarsi in vista di una lunga campagna elettorale.
Un dato di fatto che preoccupa anche noi, perché in ogni modo la soluzione è a portata di mano, ma non la si vuole affrontare per timori di doversi rimangiare le decisioni prese.
Un atteggiamento poco maturo di una classe politica ancora legata a doppio filo con gli interessi economici, che superano ancora oggi gli interessi dei cittadini, ai quali invece ci si dovrebbe rivolgere.
Superare la fase di un forno inceneritore, che, ripetiamo, non porta a soluzione il problema, ma ingessa il territorio per vent'anni, libererebbe la campagna elettorale di un pesante fardello, lasciando spazio a tutti gli altri importanti temi, oggi schiacciati dal camino di Ugozzolo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 23 ottobre 2011

-45 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+510 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.