sabato 6 novembre 2010

Quegli schietti dei toscani

Si possono dire tante cose dei toscani ma di certo tutti saranno d'accordo su un loro tratto caratteristico: la schiettezza. Vanno sempre diritti al punto, quasi rasentando la rudezza.
Così anche in questo caso ci piace segnalare la chiarezza e l'assenza di giri di parole con le quali Walter Bresciani Gatti, direttore di Ersu, la municipalizzata versiliese che gestisce anche i rifiuti, tratta l'argomento inceneritore.
E ci stupisce essere in sintonia con quanto da lui affermato, ed è forse la prima volta che succede in 4 anni di lavoro dell'associazione per la gestione corretta dei rifiuti.



Tanto di cappello all'onestà intellettuale di chi, pur lavorando con questi impianti, non nega l'evidenza, onestà alla quale purtroppo non siamo abituati.
Al direttore di Ersu, nel corso di una serata di dibattito, vengono chiesti lumi sul funzionamento degli inceneritori e gli viene chiesto esplicitamente di esprimersi non in linguaggio tecnico ma utilizzando termini comprensibili ai cittadini non esperti.
E così ha fatto: "Tecnicamente l'inceneritore non è altro che un riduttore di volumi, i rifiuti buttati dentro non scompaiono ma si trasformano in qualcos'altro", insomma quello che esce rispetto a quello che entra ha cambiato solo il proprio stato. Lavoisier un po' di ragione l'aveva!
Basterebbe questa affermazione a fare polpette dei proclami locali sulle meraviglie e sulle magie degli inceneritori moderni.
Ma il direttore Ersu non si ferma qui. Più volte nel suo discorso sottolinea che "l'inceneritore in sé e per sé non è che risolva il problema, l'inceneritore riduce semplicemente la volumetria del rifiuto in ingresso, questo è un concetto che deve essere molto chiaro".
Forse l'ingegnere potrebbe spiegarlo anche ad alcuni suoi colleghi della patrie terre parmensi.
Poi continua spiegando che il più classico ed anche il più efficiente fra gli inceneritori è quello a griglia mobile (proprio come quello che verrà costruito a Parma).
In questi impianti i rifiuti sono posti sopra la griglia, come sopra ad un barbecue per intenderci, e durante il processo di combustione producono chiaramente emissioni gassose e scorie.
L'avverbio "chiaramente" viene utilizzato dall'ingegnere in persona.
Le scorie prodotte sono di 2 tipi: scorie di fondo griglia, derivate cioè dalla combustione diretta, le ceneri per capirci (questo è considerato rifiuto speciale ma non pericoloso e va conferito in discariche specifiche) e scorie derivanti dai residui del filtraggio fumi, altamente pericolose.
I rifiuti oltre a trasformarsi in cenere si trasformano anche in "gas di scarico che contengono polveri pericolosissime perché attaccate a queste polveri ci sono sostanzialmente le diossine".
Certo Bresciani Gatti ci ricorda che rispetto ai vecchi inceneritori dal cui camino usciva direttamente la fiamma (a testimonianza del fatto che dopo la combustione non c'era niente) adesso fortunatamente qualcosa abbiamo.
Un sistema di trattamento fumi diviso in 3 stadi: abbattimento di polveri, filtro a maniche, sistema di lavaggio dei fumi.
Il problema però è che i fumi vengono sì trattati e portati in atmosfera tramite le cappe però in questo passaggio si producono altri rifiuti, i residui del filtraggio stesso, che devono poi essere inertizzate e mica spariscono.
Proviamo a riassumere i rifiuti che si sono prodotti finora dall'ingresso del rifiuto stesso nel forno: scorie di fondo griglia (residuo della combustione), emissioni in atmosfera, polveri da trattamento dei fumi.
Poi ci sono anche le acque utilizzate per i lavaggio delle polveri che sono anch'esse rifiuto e vanno poi depurate.
A questo punto l'ingegnere con un candore degno di un bambino ammette che è un po' come complicarsi la vita: da una parte entra rifiuto e dall'altra escono rifiuti anche molto diversi da quelli in entrata. Seguono le caratteristiche dell'impianto versiliese, la cui camera di combustione invece di essere una griglia è a letto fluido.
Avremmo potuto soprassedere su questo punto se non fosse che il Bresciani Gatti afferma che in un sistema a letto fluido non potrà mai entrare rifiuto indifferenziato.
Ma il nostro inceneritore invece sarà a griglia... quindi adatto a bruciare anche rifiuto tal quale?
Non ci credete?
Ascoltatelo direttamente: http://tinyurl.com/bresciani
La procura della repubblica di Lucca ha sequestrato l'8 luglio 2010 l'inceneritore di Pietrasanta, gestito dalla società Veolia, che nel 2007 lo aveva rilevato da Tev, impianto che serviva Ersu.
Ipotesi di reato l'immissione delle acque di due torrente (3 km dalla spiaggia) di diossine e metalli pesanti.
Dalla notizia e verifica dell'inquinamento sono passati 436 giorni, un anno e 4 mesi.
Quanta acqua inquinata da diossina e metalli pesanti è passata nel frattempo?
Quale grado di protezione è stato garantito alla popolazione?
Quale grado di informazione è stato garantito alla popolazione?
Quale tipo di atteggiamento si evince da parte dei gestori di questi impianti, in questo caso Veolia?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 6 novembre 2010
-547 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+159 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Iren sotto i riflettori dell'Antitrust

Anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, comunemente detta Antitrust, ha di recente acceso un faro su Enia-Iren e sulla vicenda dello smaltimento dei rifiuti a Parma tramite l'inceneritore.
Il 9 luglio scorso l'associazione GCR ha trasmesso un esposto dal titolo “segnalazione di una presunta distorsione della concorrenza nella gestione dei rifiuti nella Provincia di Parma”, il quale oggi l’ Autorità presieduta da Antonio Catricalà sta procedendo ad istruire con molta attenzione.



Tramite un breve documento di sintesi (corredato da diversi documenti allegati) sono stati messi in luce i vari passaggi che hanno portato alla attuale situazione nella nostra Provincia, a partire dalla L.R. n.25 che escludeva dalle competenze delle ATO lo smaltimento finale dei rifiuti, per passare alla Convenzione tra ATO Parma e AMPS del 2004 con la quale ATO, pur non avendone le competenze, (dato che la suddetta L.R. le escludeva), con grande disinvoltura ha affidato ad AMPS senza alcuna gara di appalto il servizio di smaltimento dei rifiuti; per poi arrivare alla attuale situazione in cui Enia-Iren si è autocandidata a realizzare un inceneritore dai costi indefiniti quanto stratosferici (315 milioni di euro?) e ci è riuscita con la complicità più o meno palese delle varie autorità locali competenti.
I documenti allegati mettono in risalto anche dei veri e propri “arrampicamenti sugli specchi” come quello di ATO Parma che nel 2005 (delibera n.10 del 25/11/05) su sollecitazione di AMPS veniva invitata a esprimersi in ordine alla realizzazione di un impianto di smaltimento rifiuti tramite termovalorizzazione. Ato si esprimeva così: “… premesso che sotto il profilo formale l’Agenzia non ha competenze per quanto concerne la parte relativa allo smaltimento dei rifiuti…..delibera di esprimersi favorevolmente alla realizzazione di un impianto di smaltimento dei rifiuti urbani mediante termovalorizzazione ”.
Ma se non hai le competenze non è meglio il silenzio?
Quindi la situazione, di assai dubbia legalità, con cui Enià-Iren sta costruendo un inceneritore da 130.000 tonnellate e dai costi mostruosamente “fuori mercato”, senza aver vinto alcuna gara di appalto e quindi senza nessuna procedura ad evidenza pubblica che mettesse in concorrenza la nostra ex Municipalizzata con altre società presenti sul mercato, è arrivata anche sotto i fari dell’Autorità Antitrust e speriamo che siano dei fari belli potenti perché di cose su cui bisogna fare luce in questa vicenda ce ne sono davvero parecchie.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 5 novembre 2010
-548 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+158 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Iren corre ai ripari, in via Lazio lo spreco d'acqua è finito

Abbiamo segnalato per ben due volte lo spreco che Iren fa della nostra acqua potabile, irrorando le fogne della città decine di migliaia di metri cubi del prezioso elemento.
Un inno alla dissipazione che ben fa il paio con la multi utility, ormai abituata a chiedere ai cittadini di comportarsi correttamente verso l'ambiente quando è essa stessa la prima a fare il contrario.

Ora apprendiamo con non poca soddisfazione che la situazione di via Lazio è stata sanata. Spariti i rubinetti aperti sul nulla e finalmente posto un tappo all'increscioso buttar via acqua.
Sono spariti i contalitri, le tubazioni, i rubinetti, e oggi ci segnalano una situazione normalizzata.
Non conosciamo ovviamente i motivi di questa assurdo evento, visto che Iren si guarda bene da spiegare ai cittadini, che in fondo le pagano le bollette tutti i mesi, i motivi che hanno portato a gettar via tutto questo ben di Dio quando, si sa, l'acqua è ormai stata ridenominata “oro blu”.
Forse sono un po' disattenti o poco interessati al risparmio.
Lo spreco accertato dai contatori ha superato i consumi di 100 famiglie di Parma per un anno e ci sembra che Iren non debba aspettare che una associazione di cittadini bussi alla loro porta per degnare di maggiore attenzione l'efficienza della loro rete di distribuzione.
Ora aspettiamo nuove segnalazioni, che prontamente gireremo all'opinione pubblica, visto che sembra l'unico modo per attivare un intervento di riparazione da parte di Iren alle magagne organizzative e logistiche che spesso appaiono sul territorio.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 4 novembre 2010
-549 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+157 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

giovedì 4 novembre 2010

Inceneritore, il segreto dei 315 milioni

Il Piano Economico Finanziario in nostro possesso riserva non poche sorprese, che acuiscono la sensazione che ci siano sotto tanti segreti e misteri, a partire dal costo dell'impianto.
Cosa infatti può giustificare un incremento così imponente dei costi se non la previsione di un ampliamento alla terza linea di incenerimento?
Non è possibile infatti attribuire al solo teleriscaldamento la crescita esponenziale delle previsioni di spesa, messe nero su bianco sul documento pervenuto all'associazione e a molti giornali locali in forma anonima.
I dubbi si allargano anche alla stima dei costi del teleriscaldamento e della tariffa dei rifiuti, come non è poca la sorpresa nel leggere le ipotesi di guadagno della società, mentre continua il silenzio sulla comunicazione ufficiale del Piano Economico Finanziario, da ormai 150 giorni non pervenuto.



Partiamo dai costi. Il progetto definitivo (agosto 2007), su cui è stato autorizzato l'impianto, prevedeva un costo di 175 milioni di euro, di cui 11 milioni per l'acquisto dei terreni (una spesa folle visto che c'erano aree vicine molte meno onerose ma, chissà, chi è stato il fortunato di turno...), 17 milioni di opere di urbanizzazione, 147 milioni di impianti.
Nel 2009 però Enia ottiene un finanziamento dalla Banca Europea Investimenti per 100 milioni. Nella richiesta di accesso al credito viene però dichiarato un investimento di 265 milioni.
E qui i primi 25 milioni fuori previsione emergono alla luce del sole.
Ma lo shock arriva dalla lettura del Quadro Tecnico Economico giunto via posta da Bologna.
In questo documento, i cui contenuti, recita lo stesso, non sono stati comunicati al mercato azionario, esce una verità sconcertante.
Per l'impianto viene stimata una spesa di 205 milioni.
Per la fase di completamento vengono stimati ulteriori 45 milioni.
Per la rete di teleriscaldamento la mazzata finale: 65 milioni.
Non serve la calcolatrice per arrivare al conto definitivo.
L'inceneritore di Parma costerà 315 milioni.
Un rebus da Settimana Enigmistica.
Sappiamo bene che siamo di fronte a delle cifre inaudite e difficilmente concepibili, a meno che non andiamo a parare sull'evidenza di cui nessuno finora ha voluto parlare.
Queste cifre da nababbi non possono che voler dire una sola cosa, terza linea.
Che non è una schiera di armigeri a difesa del costruendo impianto, ma il terzo forno di incenerimento, che spingerebbe la portata dell'inceneritore di Parma a 195mila tonnellate di rifiuti bruciati all'anno.
La diga ora è aperta.
Ora possiamo cominciare a far domande pericolose.
E la scelta dei quesiti, a questo punto, è infinita.
Detto questo, che è lo scoop che cogliamo dal documento, paiono quisquilie, ma non sono, le altre deduzioni colte nella lettura dei segreti fogli.
Ad esempio la tariffa dei rifiuti. Che Iren, il 14 luglio 2010, addirittura con un comunicato stampa, verba volant, scripta manent, afferma che “riporterà le tariffe di smaltimento... ad importi in linea a quelli dell'anno 2008”. Un harakiri, oseremmo dire perfetto, perché nel documento oggi venuto alla luce del sole si stima una “ipotesi di tariffa in linea con il 2009”.
Forse per Iren tra 8 e 9 non c'è molta differenza. Ma per i cittadini sì.
Le tariffe non dovevano scendere con la conquista del forno?
Non era l'esportazione fuori provincia la causa delle bollette salate?
Ora si dice che il risparmio derivati dalla gestione “in home” dei rifiuti è girati alla copertura dei costi di costruzione, altroché far risparmiare i cittadini!
Sull'affare in corso, non meno importanti sono le valutazioni economiche fatte da Iren.
Viene previsto infatti un flusso operativo di 20 milioni annui, di cui oltre 15 ottenuti da incentivi derivati dal recupero energetico e dai certificati verdi.
E meno male che l'impianto di Parma non doveva poggiare sui Cip 6!
L'idea balzana di Iren di bruciare i fanghi da depurazione non ha come scopo quello di salvare i nostri campi dai liquami, ma semplicemente di irrorare le casse di ulteriore business.
Non esiste, né è in previsione, una legislazione che vada verso lo stop degli spandimenti in agricoltura dei fanghi. Anzi, la Comunità Europea è in procinto di aggiornare la legislazione per migliorare la qualità dei fanghi, ritenuti indispensabili per mantenere la fertilità dei terreni.
Sulla trasparenza ci siamo già dilungati in diverse occasioni.
I fogli analizzati hanno dato la prova finale della nostra ragione.
La trasparenza non fa parte del Dna di Iren.
Nella delibera del consiglio comunale di Parma del 2006, dove veniva approvato l'accordo tra Comune di Parma ed Enia per realizzare il Pai, c'è l'esplicito obbligo di fornire tutti i documenti ai cittadini e alle associazioni richiedenti.
Parole al vento.
L'obbligo alla trasparenza è parte integrante della delibera, quindi “condicio sine qua non” per validare l'intero schema. Che per noi oggi è nullo.
Ancora oggi Iren non consegna il Piano Economico Finanziario, negando una volta la sua esistenza, un'altra facendo riferimento ad un fumoso segreto di Borsa.
Nonostante il sollecito del sindaco di Parma Vignali il 19 luglio scorso
Qui l'unica borsa che vediamo ci sembra quella di Iren, che si appresta a gonfiarsi di soldi fino a scoppiare.
A meno che i politici e gli amministratori non ritengano essere giunto il momento di liberare l'aria di tutti questi miasmi, che persistono e inveleniscono gli umori di tanti cittadini, che ieri avevano un briciolo di fiducia, e che oggi, terminato il tempo della fiducia a perdere, pretendono chiarezza, giustizia, verità.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 3 novembre 2010
-550 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+156 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

martedì 2 novembre 2010

75 giorni

Montale è un comune in provincia di Pistoia dove da anni è in attività un inceneritore contestato per le emissioni di diossina. Emissioni che negli anni hanno colpito gli animali da cortile, i famosi polli alla diossina, ma addirittura il latte materno, contaminato da livelli di diossina che lo renderebbero “invendibile” se fosse proposto al mercato.
Ovviamente le autorità hanno via via rassicurato gli abitanti sull'innocuità dell'impianto, nonostante le evidenze. Nonostante l'impianto sia in gestione ad una società pubblica, la Cis, che si fregia di attenzione e oculatezza sui temi ambientali, che si certifica Iso 9001 con Iqnet Cisq.



E che inquina il territorio, al punto da finire sotto processo.
Lo scorso maggio una manifestazione anti inceneritore aveva portato migliaia di persone tra le strade di Montale, tra cui anche sostenitori del GCR, per testimoniare la vicinanza di Parma anche alla vicende degli altri territori. Una manifestazione pacifica, colorata e allegra, ma che aveva portato le forze dell'ordine a presentarsi in tenuta anti sommossa, con un elicottero che sorvolava minaccioso il corteo, i tombini sigillati, i cassonetti rimossi. Un'atmosfera da guerriglia, come se si volesse far passare il messaggio che gli oppositori fossero dei violenti.
Oggi sono gli amministratori dell'impianto a dover rispondere in tribunale delle emissioni dell'inceneritore. Sono sotto processo l'ex presidente del Cis Giorgio Tibo e il responsabile dell'impianto Maurizio Capocci.
Il giudice Rosa Selvarolo e il pm Emiliano Raganella stanno verificando la loro posizione ma un dato è emerso incontrastabile all'udienza del 29 ottobre. Nonostante fossero a conoscenza di emissioni fuori norma, fecero funzionare l'impianto per 75 giorni, prima dello stop.
Settantacinque giorni in cui dal camino furani e diossine si sparsero sui campi e sulle abitazioni.
Dati che il laboratorio a cui si rivolge la società per i controlli aveva evidenziato ai responsabili, che hanno preferito tacere.
I controlli affidati agli stessi gestori non servono a niente, eccone le prove. Il laboratorio infatti non si è preso la responsabilità di rendere edotte le autorità della situazione, nonostante ci fosse un problema di sanità pubblica e di rischio di contaminazione.
Il processo all'inceneritore di Montale, che proseguirà il 31 gennaio, è una cartina di tornasole per capire cosa in realtà succede nella quotidianità di questi impianti, pericolosi per legge.
I controlli, i certificati, le rassicurazioni, le Bat (le fantasmagoriche tecnologie tecnologiche che ci vengono spacciate come maghi risolvitutto), si rivelano solo specchietti per le allodole.
Una volta accesi i forni, tanti saluti alla qualità ambientale, ciò che conta è il trillo del registratore di cassa, che non si ferma mai.
Tanti rifiuti, tanti soldi.
Tutto qui. Semplice e vantaggioso. Brucio rifiuti, magicamente spariscono alla vista, trasferisco le discariche in cielo. Nascondo le ceneri esauste nel cemento e il gioco è fatto.
Ai posteri tirare le somme tragiche di questo gioco malsano.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 2 novembre 2010
-551 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+155 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?

lunedì 1 novembre 2010

Tre volte lo hai detto

Ci sembra più che mai attuale oggi l'invito di Luigi Einaudi a documentarsi e studiare, prima di parlare e di prendere decisioni.
Un buon grado di conoscenza è fondamentale per esprimersi in scienza e coscienza, utile anche per evitare figuracce, come quella che ha visto protagonista l'assessore all'Ambiente della Provincia di Parma Giancarlo Castellani.
Martedì scorso, durante un'assemblea pubblica a Monticelli Terme in cui si parlava di rifiuti, Castellani ha detto davanti a tutti queste parole: “Le diossine non vengono prodotte dal processo di combustione”.
Le ha ripetute tre volte.


L'assessore all'ambiente della provincia di parma Giancarlo Castellani

Per chi non ci volesse credere c'è su YouTube la registrazione del passaggio: http://tinyurl.com/monticelli
Forse l'assessore non ha studiato bene tutti i documenti prodotti in questi anni, o forse Enia (ora Iren), ha omesso certi dati, nelle relazioni in possesso agli amministratori.
I giornali però sono a disposizione di tutti, assessori inclusi.
E sul quotidiano degli industriali, in una nota datata 12 agosto, Iren dichiara che l' inceneritore di Parma emetterà 50 picogrammi di diossine ogni metro cubo di aria in uscita dal camino.
Staranno parlando di un altro inceneritore?
Cinquanta picogrammi di diossine moltiplicati per i 144 mila metri cubi emessi dall'impianto ogni ora sommano 172 milioni e 800mila picogrammi di diossine al giorno.
Una quantità giornaliera pari alla dose massima di un milione e 230mila adulti di 70 kg.
Parma e Provincia contano circa 440mila abitanti, tra cui migliaia di bambini.
La leggerezza con cui si affronta questo tema è inaccettabile.
L'Inventario della Commissione Europea, rapporto finale del 31.12.2000, 3° volume pagina 69, afferma che il 64% delle diossine in Italia scaturisce dagli impianti di incenerimento, mentre i trasporti stradali contribuiscono solo per un 1,1%.
Se lo abbiamo letto noi lo può leggere anche l'assessore Castellani.
E' inaccettabile che un amministratore pubblico ignori certi dati di fatto, ma ancora più insopportabile che davanti al pubblico affermi il falso.
Ci troviamo dinnanzi a due ipotesi: malafede o ignoranza.
Ora ci aspetteremmo che, invece del silenzio che certamente seguirà questa nostra denuncia, ci fosse invece uno slancio di orgoglio, per dire ai cittadini come stanno le cose.
E' in gioco la salute delle persone e il futuro dei nostri figli.
Non c'è spazio per amministratori che addomesticano la verità.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 1 novembre 2010
-552 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+154 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?

domenica 31 ottobre 2010

Paga Pantalone

Gli “esagerati” della raccolta differenziata abitano in Veneto, esattamente nei 25 comuni del Montebellunese e della Castellana, che sono passati dalla media del 2008, che si era attestata al 68%, e scusate se è poco, ad un 2010 spumeggiante, 78% di differenziazione nel primo semestre.
Che significa che da quelle parti differenziano il doppio della media nazionale.
E nel territorio non mancano esempi di eccellenza anche sul fronte della tariffazione. E' il caso di Montebelluna dove si è passati ad un costo commisurato alla quantità di rifiuti prodotti, la cosiddetta “tariffa puntuale”, che in pratica premia i cittadini che si comportano con i rifiuti in modo virtuoso e castiga i distratti.



Da metà 2009 l'applicazione di questo tipo di tariffa ha fatto chiarezza sui costi che la collettività deve sostenere per la gestione dei rifiuti, che non riguardano quelli differenziati, che si pagano da soli con i contributi del Conai, ma della quota secca residua, maggiormente difficile da trattare, che ha quindi un costo che le amministrazioni devono sobbarcarsi.
A bilanci fatti questa impostazione ha portato evidenti benefici economici ai cittadini. Se nel resto del Paese il costo pro capite della raccolta dei rifiuti è di 131 euro per abitanti, nel consorzio del Triveneto si scende a 96 euro, con una media per famiglia di 170 euro annui, comprensivi di Iva e contributi provinciali, 150 euro di imponibile, al di sotto delle previsioni del piano economico-finanziario, che è stato dovuto rivedere al ribasso, per la gioia dei contribuenti.
Sono fatti rari che vanno giustamente portati all'attenzione del Paese.
Dice il sindaco di Montebelluna, il fisico ambientale Franco Andolfato: “Il dato del nostro comune presenta pochi casi di bollette alte, che corrispondono esattamente a utenze che si comportano male. Quindi possiamo ancora migliorare”.
A Parma invece stiamo andando esattamente nella direzione contraria. Una piano di gestione dei rifiuti fatto a macchia di leopardo, impostato diversamente secondo il comune in cui ci si trova, porta a percentuali di riciclo scarse, a volte imbarazzanti. L'intenzione del gestore di proseguire il piano di realizzazione dell'inceneritore impedisce di fatto di svoltare verso una tariffazione puntuale come quella del Triveneto.
Addirittura Iren si appresta a bruciare la maggior parte della plastica (83%) raccolta dai cittadini.
I costi enormi svelati con il Piano Economico Finanziario dell'inceneritore, arrivato nella cassetta della posta di alcuni giornali, ci fanno capire che a Parma la tariffe non scenderanno. In Veneto i virtuosi risparmiano, da noi, bravi o cattivi, tutti pagheremo salato il forno inceneritore che non abbiamo voluto, ma che ci hanno imposto.
La politica nel frattempo tace. E se ne frega. Tanto, come al solito, paga Pantalone.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 31 ottobre 2010
-553 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+153 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?

Chiacchiere

L'8 agosto scorso avevamo denunciato in piazzale Bartolomeo lo scandalo dei materiali nobili riciclabili (legno, carta, cartone, plastica, organico) stipati nei cassonetti dell'indifferenziato, e quindi destinati, ahinoi, all'inceneritore di turno.



Questa pratica, distruggere materia vergine per alimentare i forni, era stata negata dall'ingegner Ferrari nel corso di una trasmissione televisiva, affermando, testuali parole, “queste cassette vengono riciclate al 99,99%”.
Così ci siamo stupiti quando l'amministrazione comunale, il 19 ottobre, ha annunciato il progetto per recuperare queste cassette, in teoria già riciclate al 99,99%, con le parole dell'assessore Sassi. Ma avevamo salutato comunque con favore la nuova iniziativa, sentendola tutto sommato una vittoria anche un po' nostra.
Così oggi siamo tornati sul luogo del misfatto, quel piazzale Bartolomeo dove ha preso avvio la vicenda, per ammirare gli esiti del progetto, per vedere finalmente riciclato tutto questo ben di Dio altrimenti gettato tra le fiamme dell'inceneritore, e poi respirato sotto forma di fumi tossici.
Eccovi il servizio fotografico relativo.
Avremmo potuto riproporre le stesse fotografie di agosto, tanto il risultato è lo stesso.
I nostri amministratori a quanto pare ritengono le chiacchiere della stessa efficacia dei fatti.
Noi siamo di un'altra opinione.
E quando assistiamo a queste scene, rimaniamo davvero colpiti.
E ci facciamo tante domande.
Senza trarne nessuna risposta.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 30 ottobre 2010
-554 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+152 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?