Presentata
a Piacenza la direzione dell'Emilia Romagna verso il 2020
Ridurre lo smaltimento dei
rifiuti, dare slancio alla raccolta differenziata, impostare la
filosofia del recupero della materia per non disperdere le risorse
esauribili e, infine, chiudere tutte le discariche.
Sono alcuni dei cardini del
nuovo Piano regionale dei rifiuti, il primo così strutturato, da
approvare
entro dicembre.
Tra gli obiettivi regionali
fissati portare la raccolta differenziata al 70 per cento entro il
2020 con una produzione procapite che dovrà scendere a 505
chilogrammi (168 chili in meno a testa), ma anche arrivare al
superamento delle discariche e con l’inevitabile conseguenza
d’incentivare la raccolta differenziata (Piacenza ora al 55 per
cento si colloca al quarto posto ed è medaglia di legno regionale).
«Sfida fattibile e
importante che comporterà l’impegno di tutti, non si tratta
affatto di sogni di carta. Tanto più che in certe zone della
provincia di Piacenza, gli obiettivi ambiziosi del piano sono già
stati quasi raggiunti». E’
il commento dell’assessore regionale all’ambiente Sabrina Freda
sul documento preliminare licenziato dalla Regione.
E come si procederà?
Saranno coinvolti tutti livelli di governo locale. Prima
dell’approvazione definitiva previsti infatti vari passaggi. Gli
stessi che interessano tutti i piani territoriali con 120 giorni
suddivisi in due blocchi per ossevazioni prima di arrivare al
documento finale. «Concertazione per noi non significa solo
condividere, vuol dire elaborare strategie per raggiungere gli
obiettivi fissati dall’Europa che individua una corretta gestione
dei rifiutti – segnala l’assessore Freda - e mette al primo posto
la prevenzione dei rifiuti e all’ultimo posto lo smaltimento».
Tra queste le discariche che
sono quelle che vanno superate per prime.
A livello regionale gli
impianti per lo smaltimento dovranno avere un ruolo sempre più
residuale. «Nella provincia di Piacenza - dice l’assessore Freda -
si è già compiuta la totale dismissione delle discariche. Gli
ultimi impianti funzionanti (fino a giugno 2008) erano a Corte
Brugnatella (località Roncoli) e a Ottone (località Valsigiara). La
discarica di Ca’ del Montano a Pontedellolio è invece esaurita
dagli ultimi mesi del 2002. L’unico impianto di smaltimento in
attività è il termovalorizzatore di Tecnoborgo che, con una
capacità di 120mila tonnellate all’anno, è in
grado di trattare
integralmente i quantitativi di rifiuti urbani indifferenziati
prodotti sul territorio
provinciale e destinati a
smaltimento. Anche per questo motivo è da scongiurare - mette in
evidenza Freda - l’ipotesi che i cementifici piacentini
Cementirossi e Buzzi brucino rifiuti, andando ad aggiungersi a
Tecnoborgo e diventando di fatto degli inceneritori “mascherati”
per rifiuti provenienti da ogni parte d’Italia».
Lo smaltimento quindi dovrà
essere messo all’ultimo posto della graduatoria del trattamento
dei rifiuti perché
l’investimento maggiore si dovrà concentrare sul recupero di
materia e lo strumento che viene indicato nel nuovo Piano dei rifiuti
è, come s’è detto, la raccolta differenziata. «Ridurre la
quantità dei rifiuti si può, con un poco di fatica, certo, ma è
fattibile. E’ chiaro - dice ancora Sabrina Freda - che tutti devono
fare la loro parte e anche i cittadini devono stare attenti a
produrre meno rifiuti. Se
ognuno di noi si mette nelle condizioni di fare la propria parte si
può arrivare ai grandi numeri e il recupero di materia non è una
chimera e poi rappresenta anche un fattore economico importante. E lo
è già ora.
«Aumenteranno le aziende
che investiranno sul recupero di materia. In provincia di Piacenza
esiste
già una buona dotazione di
impianti per il recupero dei rifiuti raccolti in modo differenziato:
a
Monticelli (“Fratelli
Mainetti” -carta), a Caorso (Saib - legno e Ancarano metalli), a
Sarmato (Maserati - umido e verde), a Castelvetro (Ravara - verde).
Nel prossimo futuro, anche grazie alla
gerarchia di gestione dei
rifiuti perseguita dal Piano Regionale, il recupero di materia
diventerà il core business di una nuova economia, verde e pulita -
aggiunge l’assessore – in grado di impattare sempre di meno
sull’ambiente e sulla salute dei cittadini, privilegiando
l’utilizzo di materie prime di recupero in sostituzione di quelle
naturali».
Nel documento preliminare
sono contenute le principali strategie ed azioni che saranno
sviluppate all’interno del Piano regionale di Gestione dei Rifiuti.
Esempi? «Ci sono accordi e contratti di programma per lo sviluppo di
processi produttivi che prevengano la produzione di rifiuti,
riduzione degli sprechi alimentari (promozioni su alimenti prossimi
alla data di scadenza e riutilizzo dei residui alimentari),
promozione degli acquisti verdi nelle pubbliche amministrazioni –
elenca l’assessore Freda - compostaggio domestico, diffusione dei
distributori di acqua e di alimenti
sfusi e del “vuoto a
rendere” per ridurre i rifiuti da imballaggio.
Si osserva inoltre che,
mentre alcune Province hanno criteri omogenei di assimilazione dei
rifiuti
speciali a quelli urbani, in
altre, come quella di Piacenza, ogni Comune segue uno specifico
criterio
che porta a valori di
produzione di rifiuti urbani molto diversi tra loro.
Il Piano Regionale punterà
a rivedere e allineare questi criteri per ridurre le differenze a
livello comunale e provinciale».
Il mezzo per incrementare la
raccolta differenziata è individuato nel “porta a porta” «oltre
ad aumentare i quantitativi intercettati, migliorerà in modo
significativo anche la qualità dei materiali raccolti, rendendo così
più efficiente il successivo recupero» dice l’assessore. Ma non
c’è su questo un problema di costi? «E’ presto eliminato il
costo della raccolta. Infatti - spiega Freda – va considerato il
fatto che per smaltire si paga, il conferimento dei rifiuti costa, se
si riduce la quota conferita si paga meno di conseguenza e, quel
costo, può essere utilizzato per il porta a porta».
«L’investimento maggiore
si dovrà concentrare sul recupero di materia»
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
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