sabato 11 maggio 2013

Solidarietà ai manifestanti aggrediti


Lunedì scorso il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli si è reso protagonista di una insensata reazione aggressiva nei confronti di uno dei componenti l'assemblea permanente contro l'inceneritore.
Il gruppo di ragazzi si era recato nella sede di piazzale della Pace armato di sacchi dell'immondizia, in segno di protesta contro l'avvio dell'inceneritore di Parma.



L'associazione GCR esprime la propria solidarietà ai giovani dell'assemblea.
Consideriamo ingiustificabile l'atteggiamento del presidente della provincia di fronte a una manifestazione di dissenso che, se pur colorita e provocatoria, non aveva nulla di violento.
Il presidente Bernazzoli si presentò con il Pd, preparandosi alla campagna elettorale, in una sala del Barilla Center, con intenzioni molto diverse.
Ecco le sue parole:“Ci siamo e lo vogliamo essere con umiltà, apriamo una fase di ascolto, ci mettiamo ad ascoltare i cittadini di Parma, vogliamo costruire insieme il programma per creare il futuro di Parma, vogliamo farlo con un esercizio di disponibilità e con un grandissimo spirito di servizio”.
Forse doveva aggiungere “d'ordine”.
Il video di quell'episodio

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Incidente all'inceneritore di Torino emissioni nocive incontrollate


Ma i media tacciono. Silenzio assenso.

E' appena stato inaugurato ma già si registra un primo importante “incidente tecnico”.
Stiamo parlando dell'inceneritore del Gerbido, prima periferia di Torino.
E' tragicamente comico che l'impianto sia "entrato in esercizio provvisorio" i1 1° maggio e sia andato in guasto ed abbia vomitato fumi tossici il 2 maggio: un gran bel compleanno.


TRM ha confermato che il 2 maggio alle ore 18 si è verificato un incidente tecnico al nuovissimo inceneritore del Gerbido di Torino, con emissioni nocive evidentemente fuori controllo.
Secondo quanto riferito dall'ing. Di Bartolo, si è verificato un "problema tecnico" che sostanzialmente ha causato un black-out all'impianto con "entrata in funzione di tutti i sistemi di sicurezza, che così sono stati collaudati". È stato altresì riferito che "le centraline di monitoraggio hanno funzionato", ma cosa abbiano rilevato (chissà perché) non è stato detto.
Al di là della propaganda, cosa vuol dire tutto ciò e come si spiegano i fumi biancastri e "polverosi" che per tutta la notte si sono diffusi su Torino e cintura?
Vediamo di capirlo.
La linea fumi è costituita da una serie di filtri successivi, con ruoli e scopi diversi, e che secondo TRM trattengono il 99.9% delle sostanze nocive, lasciando passare solo lo 0.1%.
Il primo della serie è l'elettrofiltro, che serve proprio a trattenere le polveri altamente nocive (rifiuti tossici da smaltire in discariche speciali). Ovviamente, durante un blackout, l'elettrofiltro non può funzionare e le polveri (PM10, PM2.5 ecc.) altamente tossiche ed impregnate di diossine, PCB, metalli pesanti non sono trattenute.
Tuttavia non si possono nemmeno usare i filtri successivi, perché non sono fatti per ricevere polveri (si intaserebbero immediatamente, con gravi danni per la sicurezza economica di TRM...).
Entrano pertanto in funzione i "sistemi di sicurezza" che servono a salvaguardare l'impianto (e non i cittadini e l'ambiente): in pratica quindi riteniamo che i fumi altamente tossici e contaminati siano stati scaricati direttamente in ciminiera, bypassando tutti i filtri.
Anziché lo 0.1% di sostanze tossiche pubblicizzato da TRM, ne è stato quindi emesso il 100%, ovvero, se la matematica non è un'opinione, 1000 volte il teorico "normale".
Dopo l'incidente, l'impianto è completamente stato fermato dal giorno 3 maggio.
Silenzio totale sui mezzi d'informazione.
Oggi a Torino la manifestazione contro l'inceneritore.

Coordinamento Ambientalista Rifiuti Piemonte

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

venerdì 10 maggio 2013

Esposto di Arpa alla Procura, inceneritore fuori norma


Esposto di Arpa alla Procura,
inceneritore fuori norma
Ma la Procura dice che essendo una prova, tutto va bene

Si muove anche Arpa, l'agenzia regionale preposta alla vigilanza e alla salvaguardia dell'ambiente e, quindi della salute.
Lo fa con una mossa pesante, deponendo in procura un esposto contro le prove a caldo dell'inceneritore, quelle 50 ore di follia dettate dalla fretta per accaparrarsi gli incentivi, ma che hanno finito per dare una pessima immagine del gestore, oggi al centro di diffide e esposti per quelle prove andate male.
Ma colpisce forse ancora di più la risposta del procuratore La Guardia, che in pratica afferma che non è prevista alcuna indagine visto che siamo di fronte ad una fase di prova.
Chiediamo magari ai cittadini di Ugozzolo se possono tralasciare le respirate delle ultime ore, fare insomma finta di nulla, visto che era solo una prova.



Usl, Arpa, enti locali, comitati vari di controllo, sono i baluardi sui quali la fiducia dei cittadini è riposta per garantirsi sonni tranquilli in quel di Ugozzolo.
Ora gli stessi organi emanano una serie di epistole pesantissime per certificare che qualche cosa è andato veramente storto in quelle 50 ore di nero fumo.
Lo dicono gli esperti, proprio le autorità preposte ai controlli.
Una diffida, un esposto.
La risposta di Iren è laconica ma preoccupante.
Va tutto bene, erano solo prove.
La procura sembra reggere questa tesi: erano prove, nessuna indagine.
Ma allora a che cosa servono le autorità, gli esperti, i comitati di controllo, insomma le regole?
A noi sembra che in queste ore ci sia una sorta di cortocircuito in quel di Parma.
E veramente non ci raccapezziamo più.
E' come se si dicesse.
Una pistola ha fatto fuoco e ucciso un uomo.
Però, dato che l'arma non era ancora stata omologata, non c'è reato.
Oppure per atterrare più sul morbido.
Mamma, la panna è acida! Non ti preoccupare, non hanno ancora stampato la data di scadenza!
Noi non riusciamo ad accomodarci in questa logica illogica.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Inceneritore, un disastro per tutti


di Vincenzo Tradardi

L’inceneritore di Ugozzolo è stato acceso.
Campane a martello.
Nessuno, ma proprio nessuno, di notte si freghi le mani ridendo.
Nessuno canti vittoria.



E’ un disastro per tutti, una sciagura. Un giorno conteremo i costi sociali: malattie, tumori , morti, danni ambientali. In natura nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Dai rifiuti l’inceneritore produce nanoparticelle. Che non perdonano. Nessuno dica: ve l’avevo detto. Si poteva evitare. La contestazione era iniziata ben prima dell’avvio dei cantieri.
Le alternative ci sono. Ma la logica del profitto ha prevalso sulla difesa della salute e dell’ambiente. Parma non merita tutto questo.
Che poi, in questo contesto, un presidente di Amministrazione provinciale , di fronte a una contestazione (per altro moderata rispetto alla gravità del problema) si metta a scalciare contro uno dei giovani che manifestavano, la dice tutta sul degrado civile e morale che ormai alberga nei piani alti della politica.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Se il buon giorno si vede dal camino


I giorni passano, il fumo resta

I test a caldo sono ormai lontani ma l'inceneritore di Parma continua a fumare.
Francesco Mannella è ormai diventato il reporter ufficiale di Ugozzolo ed ogni giorno, puntuale, aggiorna sullo stato degli sbuffi.
L'impianto non ha mai smesso di fumare e ci si chiede davvero che cosa stia succedendo dentro il cantiere di Ugozzolo.



Le prove sono finite, Iren ha ricevuto una diffida ufficiale dalla Provincia per le anomalie riscontrate durante le ore di combustione dei rifiuti, il forno dovrebbe essere spento.
Si accennava a procedure di pulizia delle tubazioni attraverso il vapore, ma ormai anche questa teoria cede davanti alle ripetute immagini del forno, che sia di giorno che di notte, emette pennacchi ininterrottamente verso il cielo di Ugozzolo.
Se il buon giorno si vede dal camino...

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 maggio 2013

Sono passati
1075
Giorni dalla richiesta del piano economico finanziario dell'inceneritore
366
Giorni dalla data prevista di accensione dell'inceneritore di Parma
354
Giorni dal voto amministrativo che ha fatto vincere il no all'inceneritore

Diossina fuori norma, Arpat spegne inceneritore Pisa


La rilevazione del 17 aprile ha rivelato emissioni fuori della norma

Livelli di diossine superiori ai limiti di legge sono stati rilevati dall'Arpat durante i controlli periodici effettuati sulle emissioni dell'inceneritore di Pisa, che è stato immediatamente spento da Geofor, l'azienda proprietaria dell'impianti, appena ricevuta la comunicazione ufficiale da parte dell'Agenzia regionale di protezione ambientale.



Il laboratorio Arpat ha rilevato che nei campionamenti effettuati il 17 aprile scorso erano stati superati i limiti del parametro diossine-furani e del parametro Ipa della linea 2 del termovalorizzatore.
L'azienda ha già avviato le verifiche per scoprire le cause dello sforamento dei limiti di legge per le sostanze inquinanti.
Il laboratorio ARPAT di Livorno ha reso disponibile l’esito analitico dei campionamenti, effettuati, nell'ambito dei consueti controlli periodici dell'impianto, il giorno 17 aprile da parte dell'Agenzia alle emissioni in atmosfera della linea 2 dell’impianto di termovalorizzazione gestito da GEOFOR SpA , localizzato a Ospedaletto (Pisa).
Ecco il comunicato dell'Arpat.
Dai risultati degli accertamenti analitici sono stati rilevati per i due campioni esaminati i seguenti valori: campione 1: 31,1 µg/Nm3 per il parametro IPA; 0,261 ng/m3 TEQ ± 0.115 ng/Nm3 per il param etro diossine-furani. Campione 2: 22,5 µg/Nm3 per il parametro IPA; 0,270 ng/m3 TEQ ± 0.119 ng/Nm3 per il parametro diossine-furani.
I limiti di legge sono: per il parametro diossine-furani: 0,1 nanogrammi (ng) per metro cubo TEQ (tossicità equivalente); per il parametro IPA: 10 microgrammi (µg) per metro cubo.
Pertanto in entrambi i campioni sono stati superati i limiti di legge sia per il parametro diossine-furani che per il parametro IPA.
Il Dipartimento ARPAT di Pisa, in ottemperanza alla DGR 652/2008, ha tempestivamente informato Provincia e Comune di Pisa e l'Azienda USL 5 di Pisa, trasmettendo il rapporto di prova rilasciato dal laboratorio e proponendo di chiedere al gestore dell’impianto di provvedere fermare la linea 2, secondo quanto previsto dal D.Lgs 133/2005, art 16.
Si è richiesto di analizzare le fiale presenti sulla linea 2 per il campionamento dei PCDD/PCDF (diossine e furani) relative al periodo 1 aprile - 9 maggio. Nel caso in cui tali fiale siano state già analizzate, si chiede di inviare una copia dei risultati;
L'azienda è invitata a relazionare sinteticamente sulle cause che hanno prodotto il superamento del parametri in questione, con particolare riferimento al rifiuto che veniva incenerito al momento del campionamento.
Infine Geofor dovrà descrivere gli interventi di risanamento della linea oggetto del superamento.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

giovedì 9 maggio 2013

Inceneritore, prove di accensione


La posizione di Isde

In merito all'accensione programmata di 50 ore per l'avvio dell'impianto di incenerimento di Ugozzolo gestito da Iren, essendo chiaro come riportato in letteratura scientifica che è proprio nelle prove di accensione e spegnimento che si hanno le emissioni peggiori di inquinanti pericolosi per la salute, l'Associazione Medici per l'Ambiente – ISDE Italia di Parma chiede ad IREN di fornire i dati emissivi e ad ARPA e ASL un pronunciamento rapido ed esaustivo su possibili rischi per la salute derivanti da un'accensione affrettata e mal condotta.



In particolare si chiede :
-se le temperature della camera di post-combustione TVC che si è mantenuta al di sopra dei valori ottimali e riferiti dalla letteratura scientifica (temperatura minima prescritta pari a 850°C)
-se vi è stata o meno l'attivazione del sistema automatico finalizzato ad impedire l’alimentazione dei rifiuti in corrispondenza della temperatura scesa al di sotto di 850 °C nella camera di combustione;
-di fornire eventuali analisi effettuate in discontinuo durante l’incenerimento dei rifiuti o, nel caso non ne fossero state effettuate, una valutazione delle emissioni degli inquinanti emessi non monitorati in continuo sulla base delle caratteristiche chimiche/merceologiche del rifiuto incenerito e delle condizioni di funzionamento dell’impianto;
-di dichiarare l’analisi merceologica del rifiuto oggetto di prova di combustione;
-di fornire una valutazione in merito alla presenza nelle scorie/ceneri pesanti di materiali incombusti ed elevata presenza di metalli;
Crediamo che l'impianto così come ha preso l'avvio affrettato per ricevere gli incentivi sia partito malissimo e che la gestione non possa essere condotta con regole superficiali. Se si dovessero riscontrare irregolarità l'impianto andrà chiuso immediatamente per le verifiche del caso.
Prima di tutto la salute.

Dott. Manrico Guerra
ISDE Italia – Sezione di Parma

Primi anche questa volta


Inceneritore di Parma, diffidato prima di nascere

Il fatto è significativo.
Per la prima volta in Italia un inceneritore viene diffidato prima ancora di entrare in funzione.
Il fiato sul collo del Comune sulla Provincia a quanto pare sta funzionando.
Pressione su un rigoroso controllo e accertamento dei fatti, non accettando scorciatoie e laissez faire, testarda richiesta di rispetto delle prescrizioni, centellinate una ad una.



L'impianto di Ugozzolo doveva entrare in funzione alla chetichella, l'associazione “nerofumo” nata allo scopo riteneva utile la pacificazione per guardare avanti ed essere tutti pappa e ciccia, grasso che cola per qualunque appetito.
A quanto pare di capire dai primi atti di piazzale della Pace il rigore oggi prevale.
E noi ci aspettiamo che questa prassi non subisca alcuna retromarcia o indecisione.
Il controllo di un impianto così complesso comporta la messa a disposizione dei dati reali e completi di funzionamento in modo da poter verificare che tutto funzioni senza pecche e nel rispetto di tutte le prescrizioni e performance richiesti dalla legge e dall'Aia specifica del Paip.
Addirittura è stata cambiata l'Aia per poter procedere a queste prove ante prova.
Il cambio di passo dell'atteggiamento verso l'inceneritore da parte delle autorità è all'evidenza dei fatti di queste ore.
L'esposto presentato dal comune di Parma riguardante il decadimento dei permessi edilizi porta ulteriore acqua al mulino di chi come noi da sempre manifesta l'errore di aver progettato un tale impianto quando con spese infinitamente inferiori si poteva gestire in modo corretto i rifiuti di Parma e del suo territorio provinciale.
Oggi ne siamo ancora più convinti.
Dal crono-programma di Iren il forno doveva essere acceso un anno fa, esattamente il 6 maggio.
Un anno dopo non si vedono ancora sventolare le bandiere del traguardo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

mercoledì 8 maggio 2013

La Provincia diffida Iren. Inceneritore in bilico.


La determinazione dirigenziale numero 977 è datata 7 maggio e firmata dal responsabile unico del Paip Gabriele Alifraco.
Quattro pagine dense per dire che il camino è partito con il piede sbagliato.



E' una vera e propria diffida che getta lo sconforto su Iren e mette il cantiere in subbuglio.
Tutto sbagliato, tutto da rifare.
Violazioni e difformità rispetto a quanto autorizzato.
Temperatura al di sotto della quota minima di 850 °C senza che questo dato sia stato comunicato.
Mancato stop all'alimentazione del forno nonostante la temperatura inferiore al limite minino.
Dosaggi dei reagenti probabilmente non corrispondenti alla realtà.
Mancato dosaggio dell'ammoniaca.
Superamento del parametro acido fluoridrico.
Cosa è uscito dal camino durante le prove?
Cos'erano i miasmi rilevati dei cittadini?
Che tipo di inquinamento si è sviluppato a Ugozzolo?
Si apre l'ennesimo scandalo sul forno.
E questa volta la firma è della Provincia di Parma, fin qui gentile verso il Paip.



Parma, 8 maggio 2013
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse - GCR PARMA

I calci di Bernazzoli


Gli attivisti del comitato permanente No Inceneritore hanno recapitato ieri in Provincia alcuni sacchi di spazzatura.
Entrati nella sede di piazzale della Pace, sono saliti ai piani superiori dove stava per iniziare la seduta del consiglio.
Nel corridoio l'incontro scontro con il presidente Pd della Provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli, fervido sostenitore del forno inceneritore.

Bernazzoli perde la testa e affronta la situazione da "duro" colpendo con un calcio un manifestante.
Una bruttissima scena ripresa dalle telecamere di Parma Today www.parmatoday.it
http://www.parmatoday.it/cronaca/bernazzoli-calcio-manifestante-inceneritore.html
Il video fa il giro del web
http://youtu.be/51kG8RSvvYg
e raggiunge in poche ore migliaia di visualizzazioni.
E' la fase "a caLdo" del forno.

Nel frattempo a Ugozzolo un residente segnala nella notte orribili miasmi.
https://www.facebook.com/gufo.rosso/posts/608407592505088
Telefonate al 113, ai vigili del fuoco, ai carabinieri.
Ma nessuna sa quello che succede nel cantiere.
Però i pennacchi si vedono eccome.

E' l'era del camino.


Le prove tecniche dovrebbero essere terminate ma la colonna di fumo è molto evidente.
Iren non possiede ancora tutti i documenti per poter avviare l'inceneritore nella fase di prova.
Tra le innumerevoli prescrizioni si annidano ancora diverse difficoltà.
La Provincia preme, per quanto successo con una certa aninosità, per il nulla osta e per lasciar partire l'impianto senza ulteriori stop.
Il Comune la pensa diversamente e pretende il rispetto delle prescrizioni "parola per parola".
E' ancora guerra aperta sul progetto che ha in gran parte deciso l'esito delle elezioni di Parma del 2012, proprio un anno fa.
Il sindaco Pizzarotti ha fatto della lotta contro l'inceneritore uno dei vessilli del nuovo governo.
L'assessore Folli ha perseguito una politica senza sconti.
Ma Iren era già in possesso di quasi tutti gli atti necessari a traguardare da vincente il suo percorso a ostacoli.
E pare vicino alla bandiera a scacchi.
Il fronte rimane comunque caldissimo e pronto ad riservare nuove inaspettate sorprese.
Come un presidente che prende a calci un manifestante davanti alle telecamere, strappando i sacchi neri all'avversario come fossero un bottino di guerra.

Parma, 8 maggio 2013
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse - GCR


lunedì 6 maggio 2013

Raccolta differenziata incompatibile con gli inceneritori


La conferma arriva da Svezia e Norvegia, che hanno “finito” i rifiuti

Di Livio Martini

https://www.facebook.com/notes/livio-martini/stop-agli-inceneritori-di-svezia-e-norvegia-per-mancanza-di-rifiuti-un-problema-/622756764419921

"Tutta colpa dei suoi abitanti, che riciclano quasi la metà di ciò che buttano e lasciano un misero 2 per cento alla discarica". Così scrive Elena Dusi a pagina 20 de "la Repubblica" di oggi. Per quale motivo i cittadini che riciclano rifiuti sarebbero colpevoli? E ancora, di chi si sta parlando? Non di certo dei cittadini italiani, considerata la bassa percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti che ancora caratterizza il nostro Paese, ma di quelli svedesi e norvegesi.



Infatti, la Svezia e la Norvegia lanciano l'allarme: hanno finito la spazzatura da bruciare negli inceneritori per produrre energia e calore. I Paesi del Nord Europa, a quanto pare, non riescono più a garantire una parte della produzione energetica per la scarsità di materia. Il petrolio invece? Venduto, perlopiù.
Il tema principale tuttavia è la compatibilità degli inceneritori "moderni" con l'ambiente e con la salute pubblica. Ora, quello della compatibilità ambientale "è - sempre secondo la giornalista - un dato che non viene messo in discussione dagli abitanti dell'Europa del Nord".
Ammesso e non concesso che sia così, i rifiuti sono la prova tangibile di un modello di sviluppo insostenibile e autodistruttivo. La loro produzione supera vette insormontabili. Alcuni governi continuano a ritenere che la strada più razionale per la chiusura del ciclo sia proprio quella dell'inceneritore, nonostante direttive comunitarie e buonsenso prevedano modi più sostenibili. In particolare, l'Italia è l'unica nazione in Europa che associa gli inceneritori agli impianti per la produzione di energia pulita.
Ora, tutto questo che sta accadendo nei paesi nordici e riportato dal quotidiano "la Repubblica" non smaschera soltanto, paradossalmente, la pretesa veridicità di alcune tesi in merito alla sostenibilità degli inceneritori, ma conferma soprattutto la giustezza di quanto sostenuto e praticato da tempo da numerose comunità e associazioni in tutto il mondo nell'ambito delle politiche ambientali e della corretta gestione dei rifiuti. Pertanto, occorre incoraggiare ancora di più la pratica della raccolta differenziata porta a porta, il compostaggio, la riduzione, il riciclo, il recupero e il riuso dei materiali per chiudere gradualmente le discariche e bloccare la filiera degli inceneritori.
Impianti che non chiudono il ciclo, emettono sostanze inquinanti nell'atmosfera, nel suolo e nelle falde, generano ceneri, che poi devono essere trattate e smaltite come rifiuti inertizzati in apposite discariche, e, non da ultimo, producono profitti, ma solo per piccoli gruppi d'interesse privato.
Che cosa resta da fare? Applicare la strategia dei rifiuti zero e promuovere una seria e strutturale riconversione ecologica dell'economia e della produzione.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

domenica 5 maggio 2013

Piano regionale rifiuti, oltre discariche e inceneritori


Presentata a Piacenza la direzione dell'Emilia Romagna verso il 2020


Ridurre lo smaltimento dei rifiuti, dare slancio alla raccolta differenziata, impostare la filosofia del recupero della materia per non disperdere le risorse esauribili e, infine, chiudere tutte le discariche.
Sono alcuni dei cardini del nuovo Piano regionale dei rifiuti, il primo così strutturato, da approvare
entro dicembre.



Tra gli obiettivi regionali fissati portare la raccolta differenziata al 70 per cento entro il 2020 con una produzione procapite che dovrà scendere a 505 chilogrammi (168 chili in meno a testa), ma anche arrivare al superamento delle discariche e con l’inevitabile conseguenza d’incentivare la raccolta differenziata (Piacenza ora al 55 per cento si colloca al quarto posto ed è medaglia di legno regionale).
«Sfida fattibile e importante che comporterà l’impegno di tutti, non si tratta affatto di sogni di carta. Tanto più che in certe zone della provincia di Piacenza, gli obiettivi ambiziosi del piano sono già
stati quasi raggiunti». E’ il commento dell’assessore regionale all’ambiente Sabrina Freda sul documento preliminare licenziato dalla Regione.
E come si procederà? Saranno coinvolti tutti livelli di governo locale. Prima dell’approvazione definitiva previsti infatti vari passaggi. Gli stessi che interessano tutti i piani territoriali con 120 giorni suddivisi in due blocchi per ossevazioni prima di arrivare al documento finale. «Concertazione per noi non significa solo condividere, vuol dire elaborare strategie per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Europa che individua una corretta gestione dei rifiutti – segnala l’assessore Freda - e mette al primo posto la prevenzione dei rifiuti e all’ultimo posto lo smaltimento».
Tra queste le discariche che sono quelle che vanno superate per prime.
A livello regionale gli impianti per lo smaltimento dovranno avere un ruolo sempre più residuale. «Nella provincia di Piacenza - dice l’assessore Freda - si è già compiuta la totale dismissione delle discariche. Gli ultimi impianti funzionanti (fino a giugno 2008) erano a Corte Brugnatella (località Roncoli) e a Ottone (località Valsigiara). La discarica di Ca’ del Montano a Pontedellolio è invece esaurita dagli ultimi mesi del 2002. L’unico impianto di smaltimento in attività è il termovalorizzatore di Tecnoborgo che, con una capacità di 120mila tonnellate all’anno, è in
grado di trattare integralmente i quantitativi di rifiuti urbani indifferenziati prodotti sul territorio
provinciale e destinati a smaltimento. Anche per questo motivo è da scongiurare - mette in evidenza Freda - l’ipotesi che i cementifici piacentini Cementirossi e Buzzi brucino rifiuti, andando ad aggiungersi a Tecnoborgo e diventando di fatto degli inceneritori “mascherati” per rifiuti provenienti da ogni parte d’Italia».
Lo smaltimento quindi dovrà essere messo all’ultimo posto della graduatoria del trattamento
dei rifiuti perché l’investimento maggiore si dovrà concentrare sul recupero di materia e lo strumento che viene indicato nel nuovo Piano dei rifiuti è, come s’è detto, la raccolta differenziata. «Ridurre la quantità dei rifiuti si può, con un poco di fatica, certo, ma è fattibile. E’ chiaro - dice ancora Sabrina Freda - che tutti devono fare la loro parte e anche i cittadini devono stare attenti a
produrre meno rifiuti. Se ognuno di noi si mette nelle condizioni di fare la propria parte si può arrivare ai grandi numeri e il recupero di materia non è una chimera e poi rappresenta anche un fattore economico importante. E lo è già ora.
«Aumenteranno le aziende che investiranno sul recupero di materia. In provincia di Piacenza esiste
già una buona dotazione di impianti per il recupero dei rifiuti raccolti in modo differenziato: a
Monticelli (“Fratelli Mainetti” -carta), a Caorso (Saib - legno e Ancarano metalli), a Sarmato (Maserati - umido e verde), a Castelvetro (Ravara - verde). Nel prossimo futuro, anche grazie alla
gerarchia di gestione dei rifiuti perseguita dal Piano Regionale, il recupero di materia diventerà il core business di una nuova economia, verde e pulita - aggiunge l’assessore – in grado di impattare sempre di meno sull’ambiente e sulla salute dei cittadini, privilegiando l’utilizzo di materie prime di recupero in sostituzione di quelle naturali».
Nel documento preliminare sono contenute le principali strategie ed azioni che saranno sviluppate all’interno del Piano regionale di Gestione dei Rifiuti. Esempi? «Ci sono accordi e contratti di programma per lo sviluppo di processi produttivi che prevengano la produzione di rifiuti, riduzione degli sprechi alimentari (promozioni su alimenti prossimi alla data di scadenza e riutilizzo dei residui alimentari), promozione degli acquisti verdi nelle pubbliche amministrazioni – elenca l’assessore Freda - compostaggio domestico, diffusione dei distributori di acqua e di alimenti
sfusi e del “vuoto a rendere” per ridurre i rifiuti da imballaggio.
Si osserva inoltre che, mentre alcune Province hanno criteri omogenei di assimilazione dei rifiuti
speciali a quelli urbani, in altre, come quella di Piacenza, ogni Comune segue uno specifico criterio
che porta a valori di produzione di rifiuti urbani molto diversi tra loro.
Il Piano Regionale punterà a rivedere e allineare questi criteri per ridurre le differenze a livello comunale e provinciale».
Il mezzo per incrementare la raccolta differenziata è individuato nel “porta a porta” «oltre ad aumentare i quantitativi intercettati, migliorerà in modo significativo anche la qualità dei materiali raccolti, rendendo così più efficiente il successivo recupero» dice l’assessore. Ma non c’è su questo un problema di costi? «E’ presto eliminato il costo della raccolta. Infatti - spiega Freda – va considerato il fatto che per smaltire si paga, il conferimento dei rifiuti costa, se si riduce la quota conferita si paga meno di conseguenza e, quel costo, può essere utilizzato per il porta a porta».
«L’investimento maggiore si dovrà concentrare sul recupero di materia»

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

La società post incenerimento


Forlì, Pd, contro i poteri forti, ma con il partito compatto contro i forni
Inizia l'era post camini, il contrario di Parma, dove il Pd li ama
A Forlì un sindaco con il cognome giusto

http://www.leggilanotizia.it/moduli/notizia.aspx?ID=5297



Se a Parma entra in funzione l’inceneritore che tanto ha fatto discutere la città e che la giunta a 5 stelle non ha potuto bloccare, a Forlì inizia un percorso che va nella direzione esattamente opposta e che mette in discussione il ruolo di Hera.
Infatti l’Amministrazione comunale “sta lavorando, sin dal suo insediamento, per la costituzione della società post-incenerimento, ovvero per la programmazione delle azioni amministrative ed economiche necessarie a sostituire gli impianti di smaltimento (discariche e inceneritori) con impianti di recupero di materia”, parola dell’assessore all’Ambiente Alberto Bellini.
“La prossima tappa è quella di ridare ai comuni del circondario il servizio di raccolta dei rifiuti e di spazzamento, togliendolo a Hera - aggiunge il sindaco Roberto Balzani, che già si era scontrato con Hera e con gran parte dei sindaci emiliani romagnoli sulla questione dell’acqua -. Andremo nei consigli comunali in maggio per partire con questa rivoluzione, che mira a contenere le tariffe e a costruire un sistema di riciclo post-incenerimento. Avremo contro tutti i poteri forti possibili e immaginabili, anche quelli che si dicono ‘di sinistra’. Così li misureremo”.
Una iniziativa forte, controcorrente in una realtà regionale dove gran parte dei sindaci delle maggiori città non osano sfidare il “potere” di Hera. Tornando ai rifiuti la realizzazione della società post-incenerimento procederà con i seguenti passi: “Approvazione di un piano regionale di gestione dei rifiuti, che preveda una quota minima di materiale residuale da inviare ad incenerimento; approvazione di una legge regionale, che sostenga attraverso la fiscalità ambientale, gli obiettivi del piano: riduzione dei rifiuti ed aumento della raccolta differenziata di qualità; incentivi alla realizzazione di sistemi di raccolta rifiuti basati sulla tariffazione puntuale, dove si paga in base alla quantità di rifiuti indifferenziati prodotti; incentivi alla realizzazione di piattaforme di selezione, di impianti di recupero materiali, e di impianti di trattamento del rifiuto urbano residuo”.
L'Amministrazione comunale di Forlì, in accordo con la Provincia di Forlì-Cesena, si sta impegnando in questo percorso dal suo insediamento, con diverse azioni concrete. Infatti Forlì è stato il primo Comune ad approvare la legge di iniziativa popolare sui rifiuti, così come è stato fatto diniego ad Hera Ambiente dell'uso dell'inceneritore per il trattamento di biomasse, con conseguente estensione della quantità massima autorizzata, e di materiali provenienti dal altre Province. Inoltre è partita la realizzazione della raccolta porta a porta per aumentare la percentuale di raccolta differenziata di qualità e la conferma degli obiettivi previsti dall'autorizzazione integrata ambientale dell'inceneritore di via Grigioni, che si traducono nella riduzione della quantità autorizzata da 120.000 a 70.000 tonn/anno”.
L'Amministrazione comunale continua il percorso di realizzazione della società post-incenerimento, anche attraverso “la definizione di una normativa nazionale per promuovere la transizione verso la gestione dei rifiuti basata sul recupero. Infatti, riteniamo che tale percorso, oltre ad essere una soluzione ideale dal punto di vista ambientale e sanitario, sia anche una straordinaria opportunità di sviluppo economico nel settore dei materiali, ambito economico molto importante in un paese nel quale le materie prime sono di fatto assenti. L'amministrazione comunale si augura di incontrare la collaborazione di tanti enti e amministratori a livello regionale, come già avvenuto per la legge di iniziativa popolare, sottoscritta dopo il Comune di Forlì da moltissimi Comuni e Province italiane, fino a raggiungere oltre 1.200.000 abitanti”.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Chi ci mette il corpo?


La differenziata avanza, cosa si brucerà nel forno di Parma?

Con l'ampliamento della raccolta differenziata spinta nel Lubiana San Lazzaro prosegue il piano di completamento del porta a porta che farà di Parma, tra un anno, una città al 100% con sistema di raccolta puntuale e percentuali di riciclo attorno al 70%.
Una notizia molto incoraggiante che fatica a convivere con un inceneritore che conta su 65 mila tonnellate annue di rifiuto residuo da bruciare.
Che già oggi non ci sono.



La domanda è ovvia. Cosa si brucerà nel forno al posto dei rifiuti che mancano?
L'articolato dell'autorizzazione che la Provincia ha rilasciato a Iren non lascia spazio a dubbi.
La prescrizione numero 8 recita: “Si ribadisce che al PAIP potranno essere conferiti rifiuti prodotti esclusivamente nel territorio provinciale di Parma, salvo espressa autorizzazione dell’Autorità
Competente”.
Avevamo chiesto a tempo debito di cancellare quel “salvo espressa autorizzazione...”, ma la Provincia fu molto chiara affermando che non esistevano possibilità di deroghe e quindi i cittadini potevano dormire sonni tranquilli.
L'assessore Castellani metterà il suo corpo davanti ai camion provenienti da fuori Provincia?
Dai toni offesi del tempo dovrebbe essere così.
Dubitare delle buone intenzioni della Provincia non era lecito e probabilmente non lo è nemmeno ora.
Torniamo però al problema iniziale.
Cresce la differenziata e la tendenza pare irreversibile.
Ci vantiamo giustamente in regione per essere la provincia più virtuosa e avanzata nella gestione corretta dei rifiuti.
Con l'introduzione della tariffazione puntuale il salto di qualità farà anche fare un ulteriore salto di quantità verso la prospettiva di rifiuti zero, il programma che punta alla riduzione a zero degli scarti prodotti da cittadini e aziende.
La direzione è tracciata, gli obiettivi chiari.
Ci sono comuni che già oggi superano l'80% di raccolta differenziata, lasciando al forno solo le briciole. La fame della fornace è conclamata mentre ancora non si è innescato il processo di combustione.
Vorremmo capire le intenzioni della Provincia: farà morire di fame l'inceneritore o troverà il grimaldello giusto per aprire le porte ai rifiuti stranieri?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR