sabato 17 dicembre 2011

San Bartolomeo XII

Buon Natale Commissario

La nostra letterina a Babbo Natale quest'anno la recapitiamo a Mario Ciclosi, primo inquilino, seppur momentaneo, di piazza Garibaldi, e nostro primo cittadino sino al prossimo maggio.
Di regali se ne chiedono tanti, ma noi ci limitiamo ad un piccolo desiderio, di quelli facilmente esaudibili, di quelli che portano il sorriso, una volta tanto.



La storia di San Bartolomeo, la piazzetta, non il santo, la stiamo raccontando (e fotografando) da un anno e mezzo, tra proclami inconcludenti e pratiche efficaci (solo per chi fa soldi con lo smaltimento).
Una storia di quelle poco importanti, poco ascoltate, da tenere di riserva nelle lunghe notti di inverno, quando la favole di grido sono finite e il sonno ancora non arriva.
San Bartolomeo è il simbolo dello spreco.
Spreco di materie prime come la carta, come la plastica, come il vetro, come l'alluminio, come il cartone, come l'organico.
Potrebbero essere occasioni di guadagno per l'ente locale, il quale viene pagato dal consorzio imballaggi Conai proprio per farsi carico della loro raccolta e riciclaggio.
Si trasformano invece in danno, moltiplicato, ripetuto, evidente, provocatorio.

La bottiglia di plastica che non viene riciclata, che i cittadini nel momento dell'acquisto hanno pagato anche nella quota destinata al suo riciclo, finisce irrimediabilmente in una discarica, ma molto più probabilmente in un inceneritore.
Seguire le sue ultime ore ci può insegnare tanto.
Gettata alla rinfusa in un cassonetto stradale dell'indifferenziato perde le sue caratteristiche ottimali per il riciclo, si sporca di organico, si mischia agli altri materiali.
Viene compattata insieme a tutto il resto.
Al Cornocchio viene ribaltata in un preselettore, che toglie parte dell'organico dalla grande massa di rifiuto indifferenziato.
Poi si avvia alla bocca del forno.
Bruciando emette diossina o comunque gas con contenuti molecolari pericolosi e di difficile filtraggio. Il suo valore energetico è perso per sempre. Dal fumo non si ricrea la bottiglia.
Servirà invece tornare in natura ad estrarre petrolio da trasformare in quella bottiglia che abbiamo appena bruciato. E il ciclo si perpetua all'infinito.
Ma non è solo una questione di salute.
Partiamo da un oggetto che ha un suo valore economico riconosciuto.
Diventa un onere per i comuni, perché il gestore farà pagare l'ente locale per portare la bottiglietta verso l'inceneritore.
Il gestore ne ricava un carburante gratuito, anzi sono i cittadini a pagare per farsi ritirare il carburante da casa, o dai mercati.
Il vapore, pochissimo, ricavato dalla sua fiamma, verrà rivenduto agli stessi cittadini a caro prezzo. La stessa fiamma, se produce anche energia elettrica, verrà anch'essa rivenduta a prezzi tripli rispetto alle tariffe di mercato.
Caro Commissario, Lei è una persona razionale.
Questo scempio deve finire, è un scempio anche economico, a tutto svantaggio delle casse comunali, alla cura delle quali Lei è stato assegnato.
Buon Natale Commissario Ciclosi.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 17 dicembre 2011

Sono passati
565 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
141 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Agenzia Dire: Iren continua a pagare i controllori

altri 100 mila euro passano di mano

E' l'agenzia Dire Emilia Romagna che riporta all'ordine del giorno la vicenda del controllato che paga il controllore. Emerge infatti che Iren non solo sborsa 880 mila euro per oneri legati al controllo delle fasi di costruzione dell'inceneritore, ma anche 82 mila euro per la commissione di collaudo, composta da 2 membri nominati dalla Provincia e 1 nominato dalla stessa Iren.



Ecco l'agenzia.
Sul Paip di Parma la storia del controllato che paga il controllore si ripete. A sollevare la vicenda è stato in prima battuta l'ex consigliere comunale di Rifondazione comunista Marco Ablondi, che ha chiesto chiarezza sugli 880 mila euro erogati da Iren a Comune e Provincia per i controlli sul sito dove sta sorgendo il nuovo inceneritore. E adesso spunta una nuova delibera della Provincia (la numero 260 del 4 maggio 2010) relativa alla “convenzione per la costituzione della commissione di collaudo”, che era stata prevista nella delibera 938 del 2008 con cui l'ente di Piazzale della Pace ha concesso la Via al forno di Uguzzolo. Nel testo si legge che “stante la complessità dell’opera, si costituirà una commissione di collaudo in corso d’opera composta di cui 2 membri più 1, saranno nominati dalla Provincia di Parma, che ne nominerà pure il presidente”. Si specifica inoltre che “i collaudatori non dovranno avere preso parte ad attività di progettazione, direzione lavori, o consulenze nell’ambito del Paip”. E infine che “tali oneri ricadono su Enia”. Le parti, dice la bozza della convenzione “sono pienamente consapevoli e convengono tutte sull’opportunità di costituire una commissione di collaudo avente in totale 3 (tre) membri, dei quali 2 (compreso il presidente di commissione) siano nominati dalla Provincia di Parma e 1 da Enia”. Infine il testo stabilisce che Iren (al tempo Enia) “si obbliga nei confronti della Provincia di Parma a corrispondere la somma di 82.400 euro quale onere per le spese legate al collaudo tecnico-amministrativo dell’opera”.
Rispetto alle somme erogate da Iren l'assessore provinciale all'Ambiente Giancarlo Castellani, si è difeso ieri spiegando che i costi dei controlli sarebbero troppo elevati per caricarli sui bilanci degli enti pubblici. Infatti il 16 giugno scorso (con la delibera 310) la Provincia di Parma ha stabilito di “approvare la spesa complessiva di 24 mila euro per l’affidamento ad un ente di ricerca/Università, per il supporto scientifico avente come oggetto la verifica, le elaborazioni e le analisi dei dati tecnico-scientifici del progetto esecutivo del Paip (Polo Integrato Ambientale di Parma) e la rispondenza dell’impianto con quanto autorizzato dalla Provincia di Parma in sede di Valutazione d’Impatto Ambientale e Autorizzazione Integrata Ambientale”. Questa somma è finanziata con i 110 mila euro che Enia ha versato alla Provincia nel 2010.
Sarebbe a questo punto utile conoscere qual'è l'Università e il ricercatore a cui è stato affidato questo incarico, ma soprattutto capire complessivamente quanti soldi Iren ha erogato agli enti locali, che nella vicenda sono i controllori, e come questi soldi sono stati spesi.
Per capire, questa montagna di euro nella tasca di chi sono finiti?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 17 dicembre 2011

Sono passati
565 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
141 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Ospedale di Borgotaro, il cippato inquina

L'esposto ad Arpa e la risposta di Usl

Abbiamo denunciato in questi giorni la grave situazione venutasi a creare all'ospedale di Borgotaro, dove una centrale a biomassa a cippato, inaugurata da pochi mesi, sta creando non pochi problemi all'ospedale stesso, degenti ed operatori compresi.
La segnalazione, sviluppata in un esposto ad Arpa, verteva su diversi aspetti della vicenda, mettendo alla berlina le false rassicurazioni inerenti la corretta impostazione del progetto e lo sviluppo della sua messa in pratica.



Ieri Arpa-Usl hanno risposto tramite l'ufficio stampa (non proprio l'organo maggiormente deputato, ma ci dobbiamo accontentare), ammettendo di fatto che qualcosa non funzioni.
I problemi della centrale termica a cippato all'interno dell'ospedale di Borgotare rimangono diversi ed importanti, che qui è importante rimettere in evidenza, per far capire lo stato dell'arte della vicenda e cercare di porre rimedio a difetti macroscopici che fino a ieri erano stati del tutto ignorati, sostituiti da toni trionfalistici sull'aver realizzato un gioiello, che oggi si mostra appannato, e molto.
1) La tubazione in cui vengono convogliate le emissioni si presenta a livello del tetto, mentre dovrebbe esserci un camino più alto della sommità degli edifici di almeno 3 metri, per permettere un congruo allontanamento dei fumi
2) Una parte delle emissioni tende così a ristagnare all'interno dello spazio cortile dell'ospedale, soprattutto in caso di depressione delle condizioni atmosferiche, appestandone l'aria
3) Il ricambio d'aria delle sale di degenza e delle cucine, anche se attraverso i filtri, avviene pur sempre come scambio tra quella interna viziata e quella esterna, che con la nuova centrale si presenta nelle condizioni di cui sopra
4) La combustione di cippato di legna emette polveri sottili che nessun filtro a multiciclone, come quello esistente nell'impianto, può minimamente trattenere. La combustione della lignina e della cellulosa del cippato, inoltre, produce diossina che nessun filtro attuale può catturare.
La stessa Arpa, rispondendo alla nostra denuncia, comparsa su ParmaRepubblica.it del 15 dicembre scorso, ha dovuto ammettere che ripenserà alla possibilità di far applicare ulteriori sistemi di filtrazione.
Come dire, accidenti ci hanno beccato!

Giuliano Serioli

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comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle

venerdì 16 dicembre 2011

Ci regali un briciolo di ottimismo

Lettera aperta a Mario Ciclosi

Caro Commissario, abbiamo bisogno di Lei.
Abbiamo bisogno di una cosa semplice e realizzabile con poca spesa, ma tanta resa.



Come avrà letto un'altra ombra pesantissima schiaccia l'inceneritore dei misteri.
Iren pare si sia accordata con Comune e Provincia per versare 440 mila euro ad ogni ente per garantire un accurato controllo dell'iter autorizzativo.
Sappiamo come è andata.
Tar, Procura, Commissione Europea...
Tanti inciampi che forse, viste le cifre in campo, non sarebbero dovuti emergere.
A cosa serve infatti spendere quasi un milione di euro se poi il controllo è praticamente inesistente e nemmeno si conosce come questi denari siano stati spesi.
Non ci aspettiamo nulla dalla Provincia, il politichese di Gianparlo lo abbiamo già letto di sfuggita: non ci sorprende leggere la tiritera “è tutto scritto nei libri”.
I libri noi non li abbiamo mai visti.
Ma di Lei abbiamo una modesta fiducia, a giudicare dalle parole che usa, e dalle azioni che sta intraprendendo.
Come dire: una ramazzata per cominciare a togliere il grosso.
Poi ragioneremo di fino.
Dimostri anche a noi che non sta scherzando.
Ci sono in ballo 440 mila euro entrati in Comune e mai più usciti.
Chi li ha presi? Perché il nostro timore è proprio questo: che “qualcuno” e non “qualcosa” li abbia infilati nella tasca lunga, senza troppi complimenti.
Servivano a controllare?
Benissimo, verba volant scripta manent.
Ci regali un briciolo di ottimismo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 dicembre 2011

Sono passati
564 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
142 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Pasta, e basta

Fa sincero dispiacere che un’azienda così gloriosa ed importante per il nostro territorio come Barilla, la pensi così su importanti argomenti come energia e rifiuti.

Luca Barilla è intervenuto a margine della presentazione dell’Ospedale dei Bambini di Parma, intervistato da Polis Quotidiano, affermando di mal sopportare il clima che si respira in Italia (a differenza di altri paesi) quando si tratta di costruire impianti pericolosi come inceneritori e centrali nucleari.

Luca Barilla sostiene che il bilancio emissivo dell’inceneritore parmigiano sarà “positivo”, quando già gli stessi progettisti affermano che nel computo finale, considerando lo spegnimento teorico delle caldaie, sostituite dal teleriscaldamento, avremo 3,2 tonnellate in più all’anno di PM10, senza poi parlare di tutti gli altri inquinanti emessi a camino.

Le PM10 sono drammaticamente salite alla ribalta nella nostra città in questi giorni, quando i limiti di legge sono stati superati sistematicamente senza suscitare alcun provvedimento drastico.

Sarebbe interessante conoscere quali esperti rassicurano l’azienda di Pedrignano e magari metterli a confronto con Dominique Belpomme, presidente di ARTAC e oncologo di fama internazionale, relatore di innumerevoli studi e comunicazioni sul cancro e inquinamento ambientale,

(http://www.artac.info/images/telechargement/091130_cvdbelpomme.pdf ) che ha definito la costruzione dell’inceneritore di Parma, nei pressi del centro città, un crimine contro l’umanità.

Come Luca Barilla ben saprà la comunicazione aziendale deve essere coerente con le azioni, altrimenti il rischio è quello di incrinare la credibilità conquistata con anni di duro lavoro.

Barilla entra ogni giorno nelle nostre case con le sue campagne pubblicitarie fatte di bianchi mulini e luoghi incontaminati: proprio non riusciamo a capire il nesso tra questo idilliaco mondo e quello pieno di inceneritori e centrali nucleari.

Barilla, attraverso il proprio sito (http://www.mulinobianco.it/mulino_responsabile/energie_rinnovabili ) esprime preoccupazioni per l’effetto serra e i cambiamenti climatici, mettendo in atto alcune azioni aziendali per ridurre l'impronta ecologica del suo agire.

Ma la stessa Barilla possiede a Pedrignano una centrale elettrica turbogas che è responsabile dell’immissione nel cielo di Parma oltre 90.000 tonnellate di CO2 (dati 2010 Arpa: http://www.arpa.emr.it/monitorem/ ).

Lo stesso stabilimento di Pedrignano, nel 2010, ha emesso quasi 35 tonnellate di PM10, oltre 9 volte quanto verrà emesso dall’inceneritore di Ugozzolo.

L’impianto Iren è stato dimensionato per il doppio della capacità del territorio di produrre rifiuti urbani residui.

Una corretta gestione dei rifiuti, applicata già oggi in alcune parti d'Italia ed in altri paesi nel mondo, cancellerebbe da subito il dover ricorrere ad una tecnica obsoleta come l'incenerimento.

Abbiamo incontrato di recente il responsabile delle relazioni esterne di Barilla Luca Virginio.

Alle nostre proposte di intervenire per sostenere una riconversione dell’impianto secondo la proposta dell’olandese VGW, ci è stato risposto che la mission dell’azienda è fare pasta e biscotti, quindi mai si sarebbero intromessi in faccende che esulavano dal loro mestiere.

Come spiegare allora l’intervento di Luca Barilla?


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


Parma, 16 dicembre 2011


Sono passati

564 giorni

dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma


Mancherebbero

142 giorni

all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Biomasse o furto di terre?

La richiesta di biomasse così come è stato per i biocarburanti
porterà a ulteriori furti di terra nelle foreste tropicali (e da noi?)

di Tom Levitt -The Ecologist, traduzione di Silvia Ricci www.portalasporta.it

La corsa alle biomasse porterà sempre di più ad un fenomeno ormai globale noto come “land grab”, accaparramento di terre, e avrà lo stesso impatto che la produzione di biocarburanti ha avuto sulle foreste tropicali.



Questo è l'allarme che movimenti ambientalisti e organizzazioni non governative stanno lanciando a livello internazionale.
Proprio come i biocombustibili hanno divorato terreni agricoli destinati alla produzione del cibo, così l'interesse delle multinazionali dell'agro-alimentare come Monsanto, Cargill e altre porterà a un furto di terra senza precedenti a discapito di piante e foreste ricche di biodiversità.
Un mondo sull'orlo di un ulteriore land grab da parte di multinazionali che si muovono all'interno di un ampio tentativo di acquisizione e di controllo della capacità produttiva del pianeta, questo é lo scenario del nuovo libro di ETC Group, Earth Grab - Geopiracy, the New Biomassters and Capturing Climate Genes
Ad oggi gli esseri umani usano un quarto delle risorse di biomassa del pianeta terra per i bisogni primari come nutrirsi, riscaldarsi e costruirsi un riparo. Nel nome della green economy le industrie andranno ad utilizzare sempre maggiori quantità di biomasse costituite da vegetali di varia natura, trucioli di legno, alghe, così come già avviene per i biocarburanti.
Il fatto che le nuove tecnologie rendano possibili sempre nuovi impieghi come la produzione di fertilizzanti, di prodotti chimici o per generare energia non fa che aumentarne la richiesta.
A farne le spese, secondo gli autori, saranno le foreste tropicali ricche di biodiversità dell'Africa, Asia e Sud America dove si trova la biomassa più idonea rimasta.
Quello che viene venduto come un cambiamento benefico verso una cosiddetta “bioeconomy” non più basata sul carbone fossile si rivela invece come l'ennesima appropriazione di una nuova fonte di ricchezza ad opera “del nord del mondo” più ricco verso il sud dei più poveri.
Il punto critico è che quanto è rimasto delle biomasse a livello globale assolve già con difficoltà a quelle funzioni ecologiche necessarie per la vita sul pianeta come la regolazione del clima, del ciclo dell'acqua e dell'azoto e la protezione dei suoli da fenomeni di erosione.
Questo libro, così come altre ricerche, si interroga sulla capacità della terra di poter far fronte a massicce richieste di biomassa per sostituire combustibili fossili, pur dovendo continuare a svolgere funzioni ecosistemiche di vitale importanza.
“a differenza del carbone o del petrolio la biomassa ha già un suo ruolo essenziale in un futuro più verde. Così come la prima generazione di biocarburanti ha sequestrato terreni agricoli quando avrebbe dovuto essere prioritaria la produzione alimentare, un'insaziabile richiesta di biomassa da parte della bioeconomy porterà a conseguenze altrettanto devastanti”. Lo dice uno degli autori Jim Thomas.
Nel libro si fa l'esempio della coltivazione intensiva della canna da zucchero in Brasile nel Cerrado, una zona caratterizzata da una savana estesa, foreste e valli. Per rendere fertili i terreni per lo più originariamente aridi si è fatto un uso massiccio di chimica e fertilizzanti che ha causato un grave inquinamento delle falde e dei fiumi della zona che alimentano il Rio delle Amazzoni.
Per non parlare dell'esercito di lavoratori maltrattati o in condizione di schiavitù che vengono sfruttati nella coltivazione.
L'espansione della coltivazione della canna da zucchero sta spingendo allo stesso tempo altre coltivazioni, come quella della soia, più in profondità all'interno della foresta pluviale amazzonica.
Le conclusioni degli autori sono che il saccheggio di ecosistemi già fragili sia una mossa criminale considerando lo stato in cui versa il pianeta e che la società civile, invece di credere alle promesse che vengono fatte in nome delle nuove green economy, deve respingere l'assalto che i “signori delle biomasse” (Biomassters) perpetrano ai danni della terra, dei mezzi di sussistenza e di tutto il nostro mondo vivente .
Chi sono i nuovi Biomassters?
-Colossi dell'industria del legname e del settore agro-alimentare che già controllano vasti territori e relative risorse biologiche in tutto il mondo come Cargill, Bunge e Tate & Lyle sono in prima linea.
-Imprese ad alta tecnologia come la Monsanto e Syngenta che stanno fornendo nuovi strumenti per trasformare, misurare e sfruttare il mondo biologico, contribuendo a fare dell'informazione genetica una commodity.
-Aziende farmaceutiche, chimiche e del settore dell'energia tra cui DuPont, BASF, Shell, BP ed ExxonMobil che sono pronte ad interagire con i nuovi “bio-imprenditori” per cambiare i loro processi di produzione e di approvvigionamento delle materie prime.
-Società di servizi finanziari e banche d'investimento come Goldman Sachs e JP Morgan stanno elaborando nuovi titoli agganciati a questo mercato.
-Aziende come Procter & Gamble, Unilever e Coca-Cola che utilizzano nella formulazione di prodotti o packaging materie prime provenienti da fonti rinnovabili allo scopo di lanciare o rilanciare alcuni loro prodotti sfruttando l'onda del “green”.

Guarda il video realizzato da Oxfam International sull'argomento disponibile anche con i sottotitoli in italiano (cliccare su CC) http://www.youtube.com/watch?v=ua0TRVm6Fgg

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 dicembre 2011

Sono passati
564 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
142 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Un esposto per fare chiarezza

La dubbia ecologia dell'ospedale di Borgotaro

Lo staff della Provincia di Parma, Dall'Olio e Ferrari, e il presidente della comunità montana ovest Bassi, anche sindaco di Varano, hanno annunciato e presentato la costruzione di 5 nuove centrali a cippato, finanziate in parte dalla Regione.



Sorgeranno in provincia, a Berceto, Calestano, Neviano e Varano Melegari, oltre ad una più piccola alla fattoria di Vigheffio.
Ma il senso vero dell'incontro era tutto nella presentazione dei dati di funzionamento della centrale a cippato dell'ospedale S.Maria di Borgotaro, curata dall'ingegner Saviano della Siram, la ditta costruttrice, e dal dottor Francescato dell'AIEL, la filiera dell'energia da legno.
La cura dei tecnici nel monitorare i livelli della combustione nella centrale ha portato a dosare la potenza della centrale a cippato su standard che permettessero contemporaneamente anche l'uso della caldaia a metano.
Da quel che si è capito, hanno fatto in modo di non spegnere mai la centrale, mantenendola su valori che, alla bisogna, potessero essere integrati dall'intervento di quella a metano perché le
maggiori emissioni nocive si avevano proprio nelle fasi di spegnimento e di accensione, come ogni inceneritore che si rispetti.
Solo con l'uso combinato delle due caldaie infatti pare possibile smussare i bassi valori della combustione del cippato, diminuendo i volumi delle emissioni di polveri, e facendoli così rientrare nel range previsto dalle normative vigenti.
Ma da solo, questo, non sarebbe bastato.
E' stato infatti necessario ancorare la qualità del cippato e il suo stesso prezzo alla sua effettiva produttività in kw/h. A questo si è giunti, ha sostenuto Antonio Mortali, della comunalia fornitrice, con la miscelazione di vari tipi di pezzature di cippato, con l'aggiunta di segatura da
segheria, ma soprattutto cippando solo legname stagionato (abete e castagno).
Tutti questi sforzi per rimanere nei limiti della normativa ambientale.
Ma proprio perché si è all'interno di un ospedale, noi non crediamo che questo basti.
Non basta un filtro a multiciclone, capace solo di abbattere la fuliggine, a garantire dalle emissioni nocive gli ammalati, come ha invece assicurato Francescato, che ha dovuto ammettere che sarebbe meglio aggiungere anche un filtro a maniche.
E' per questi motivi che, dopo aver ascoltato gli esperti ed aver valutato le loro affermazioni, abbiamo deciso di procedere con un esposto all'Arpa.
Ci pare evidente che la modulazione di potenza attraverso due caldaie, di cui una a metano, non sia trasferibile alle altre centrali a cippato esistenti o in progetto, e neppure ci pare possibile si possa realizzare tutta quella cura nella selezione del cippato, che da altre parti è solo di legna fresca e stivata all'aperto.
Non succede nelle centrali di Palanzano e di Monchio, né lo si troverà nelle altre cinque centrali che saranno costruite.
Il cippato, che secondo le intenzioni della Provincia deriverà dalla pulizia dei boschi, ha una umidità che supera il 50% e produce emissioni e residui di ceneri anche e oltre il 5%.
E' questo il motivo che ha spinto il comune di Palanzano a modificare il suo impianto, smettendo il cippato per utilizzare pellet fornito da una piccola ditta artigiana del vicino comune di
Ramiseto, che ne garantisce la tracciabilità.
Il pellet deriva dal cippato, attraverso un procedimento di compressione che garantisce un contenuto idrico inferiore al 10%.
Col pellet, a detta dello stesso ufficio tecnico del comune, le emissioni e i residui di cenere sono insignificanti, pari ad un decimo di quelle precedenti, quando la caldaia bruciava cippato.
Il pellet ha un potere calorifico fino a 5 Kw per Kg, mentre nel cippato fresco si va da 1,5 a 1,8 kw per kg, quindi rese inferiori di 3 volte.
Questo è il motivo per cui il pellet, pur costando 27 euro a quintale, permette al comune di Palanzano di avere meno emissioni e insieme di risparmiare denaro pubblico: 16.000
euro contro i 18.000 euro spesi da Monchio per bruciare 3000 quintali di cippato, per medesimi edifici pubblici.
Viene naturale la domanda.
Perché spendere tanti soldi in queste centrali (426.000 euro a Palanzano, 650.000 euro a Monchio) senza considerare la ulteriore spesa per il tracciato del teleriscaldamento?
Perché buttare i finanziamenti regionali in questi inceneritori inquinanti, quando basterebbe dotare quegli stessi edifici comunali di normali caldaie a pellet automatizzate, come già sta facendo
la gente dei borghi, il cui costo è molto inferiore e per di più detraibile al 55% dalla dichiarazione dei redditi in tre anni?
Non sarebbe più corretto utilizzare tutti i finanziamenti per il risparmio energetico?
Magari cominciando a ristrutturare i borghi, incentivando la ricezione turistica che oggi manca?
Sono opere che porterebbero lavoro, coinvolgendo le piccole aziende artigiane del luogo, dando continuità di lavoro che servirebbe a trattenere i giovani dall'andarsene altrove, oltre a porre le
condizioni necessarie per uno sviluppo turistico attualmente moribondo.

Giuliano Serioli

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giovedì 15 dicembre 2011

880 mila euro per un sì

Apprendiamo con stupore da Marco Ablondi, fino a ieri consigliere comunale di minoranza a Parma, che Iren avesse concluso con Provincia e Comune un accordo che prevedeva il pagamento di ingentissime cifre per la pratica inceneritore, a favore ovviamente delle due amministrazioni.
Stupefatti e indignati ci stiamo domandando, come crediamo stiano facendo tutti i cittadini di Parma, quale sia la plausibile giustificazione per questa vicenda.
Ma facciamo davvero fatica a trovarla.



Abbiamo un'azienda che chiede a due enti il via libera su un suo progetto a cui tiene in modo particolare.
Si scopre poi che la stessa azienda elargirà agli stessi enti centinaia di migliaia di euro per la supposta “attività di verifica controllo e monitoraggio del progetto stesso”.
Il controllato quindi paga il controllore per essere controllato a dovere: e il conto sembra assai salato.
I cittadini non sono proprio addormentati come in molti suppongono e i 440 mila euro che Iren ha, (in parte o completamente ancora non lo sappiamo) versato al Comune ci ha fatto subito venire in mente i 450 mila euro che si stima siano gli oneri edilizi che Iren “ha dimenticato” di pagare al Comune di Parma.
Una coincidenza davvero sorprendente e inquietante.
E' giunto il momento di aprire i libri alla luce del sole, in modo che tutti i cittadini, che di queste entrate ed uscite di cassa sono direttamente interessati, potessero aver modo di comprenderne fino in fondo i “do ut des”, per togliersi dalla testa i tanti interrogativi malevoli che vi circolano vorticosamente.
Vorremmo conoscere vita morte e miracoli del progetto dell'inceneritore.
Come del resto fu sottoscritto in consiglio comunale nella seduta del marzo del 2006, quando Iren si dichiarò disponibile a fornire tutta la documentazione inerente il progetto dell'impianto di Ugozzolo. http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/DELIBERA45COMUNEPARMA.pdf
Peccato che alla prima richiesta (il piano economico finanziario) si alzò subito la cortina fumogena.
Stanno portando avanti un progetto che riguarderà da vicino anche la nostra salute.
E non ne conosciamo nemmeno la contabilità.
Noi vorremmo davvero capire quali siano le ingenti spese che giustificano il pagamento di 880 mila euro da Iren agli enti locali controllori.
Non vorremmo scoprire che tali emolumenti siano giustificati solo dal partecipare a una manciata di riunioni per dialogare bonariamente sul corso delle opere.
Sarebbe davvero inusuale pagare una persona all'ora decine di migliaia di euro.
Fateci capire.
Questi soldi a che cosa sono serviti?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 15 dicembre 2011

Sono passati
563 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
143 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

5 domande ai candidati alle primarie

Si avvicina l'appuntamento con le primarie del centrosinistra. Il prossimo 29 gennaio gli elettori di quell'area sceglieranno il candidato sindaco da proporre alle amministrative del prossimo maggio.
Oggi presentiamo i nostri quesiti ai 5 candidati.
Le risposte le pubblicheremo, se arriveranno, il prossimo lunedì.
Ovviamente si parla di ambiente e di inceneritore in particolare.
Nella nostra ricerca di un candidato che abbia posizioni chiare sull'impianto in costruzione ad Ugozzolo, ci poniamo con le 5 domande l'obiettivo di porre ai cittadini il biglietto da visita ambientale dei singoli candidati.



Per chi vorrà esprimere la preferenza a chi sceglie la strada della corretta gestione dei rifiuti siamo convinti che sarà utile.
Un voto a gennaio per affermare il no di Parma all'inceneritore.
Un voto a gennaio per affermare il sì alla gestione corretta dei nostri scarti, per recuperare tutti i materiali ancora utili che si nascondono dentro le pattumiere, e che qualcuno vorrebbe bruciare per trarne profitto, lasciando ai cittadini solo i costi e il danno alla salute.
Ecco all0ra 5 quesiti per 5 candidati: chiediamo risposte chiare, secche, motivate brevemente.
Ai cittadini poi la decisioni su chi appoggiare alle primarie.
Per noi sarà il primo referendum popolare, dopo quello respinto, sul modo di intendere il futuro di Parma.
1. Secondo lei la raccolta differenziata spinta porta a porta e l'inceneritore possono convivere? Come mai Reggio Emilia con raccolta differenziata simile a Parma farà senza inceneritore?
2. Se lei venisse eletto sindaco, quali iniziative metterebbe in atto per fermare la costruzione dell'inceneritore e per applicare il progetto alternativo di gestione e smaltimento dei rifiuti proposto da AGCR o altri progetti alternativi che non prevedano l'incenerimento dei rifiuti?
3. Cosa ne pensa del progetto alternativo di gestione-smaltimento rifiuti elaborato dal GCR con l’aiuto di ingegneri e chimici del nostro territorio e consegnato a provincia e comune nel giugno 2010?
4. Cosa pensa di fronte alla decisione dell'ente Provincia di Parma di presentarsi a fianco di Iren nel ricorso al Tar contro la sospensiva del cantiere dell'inceneritore?
5. Qual è la sua opinione relativamente all’impatto sanitario-ambientale degli impianti di incenerimento dei rifiuti e degli impianti a biomasse?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 15 dicembre 2011

Sono passati
563 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
143 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

mercoledì 14 dicembre 2011

9 mila tonnellate di rifiuti in meno per l'inceneritore

Parte a Vedelago il riciclo dei pannolini: diventeranno panchine

Il Centro Riciclo di Vedelago è noto anche a Parma come una parte del ciclo virtuoso di gestione dei rifiuti, proposto alle amministrazioni dalla nostra associazione.
A Vedelago si recupera al 99% tutta quella plastica eterogenea che a Parma va all'inceneritore, trasformandola in oggetti comuni come sedie, arredo urbano, manufatti plastici in genere.



Vedelago non è la soluzione chiavi in mano del problema rifiuti, ma ne è una parte fondamentale, specie in questa fase produttiva dove ancora le aziende sono libere di produrre materiali non riciclabili al 100%.
L'obiettivo di ogni amministrazione virtuosa è ovviamente quello del “riciclo totale”, giungere cioè ad un modello a ciclo chiuso, come succede in natura, in cui tutto quello che è considerato scarto da un sistema, diventi materia prima per quello successivo, in un circolo, per l'appunto virtuoso, dove nulla di spreca.
Vedelago è però anche ricerca di soluzioni innovative per portare a compimento questa tesi e da anni Carla Poli conduce l'azienda con questo imperativo: guardare sempre avanti e mai fermare lo sviluppo dell'innovazione.
Andando in vista al centro riciclo ci avevano anticipato la sperimentazione di un sistema di riciclo dei pannolini, uno degli scarti più problematici della frazione dei rifiuti urbani, che si stava implementando in collaborazione proprio con una azienda del settore.
Santa Lucia ci ha portato finalmente un dono importante: la presentazione del progetto che da maggio 2012 consentirà proprio il totale recupero anche di questa frazione, con l'utilizzo di semplice vapore e di una separazione meccanica delle diverse componenti.
Una rinascita per uno scarto da sempre giudicato impossibile da trattare e impegnativo da gestire, che porterà alla nascita di nuovi oggetti, come giochi per i parchi pubblici, strati base per i campi da golf, e tutto ciò che la fantasia potrà inventarsi.
Già il comune di Salerno, che effettua la raccolta separata di questa frazione, potrà adottare il sistema portando a finalizzazione positiva la differenziazione dei pannolini.
L'impianto è stato realizzato da una importante azienda che opera nel settore, che da 2 anni, con il direttore generale Roberto Marinucci, portava avanti il progetto.
I partners sono stati i comuni bellunesi con a capo Ponte nelle Alpi e il suo assessore riciclone Ezio Orzes, era a Parma a ottobre, ed ovviamente il centro riciclo di Vedelago.
L'impianto tratta tutti i tipi di pannolini. Il progettista, Marcello Somma, è un ingegnere chimico, responsabile della sostenibilità per il gruppo Fater, joint-venture tra il Gruppo Angelini e la multinazionale Procter & Gamble (marchio Pampers).
L'impianto pilota tratta 5 mila tonnellate annue, per un bacino di 400 mila abitanti.
Da una tonnellata di pannolini usati si possono ottenere 150 chili di plastica e 350 kg di materia organico-cellulosica.
Anche i cittadini ovviamente sono parte del progetto, come spiega il sindaco di Ponte nelle Alpi Roger Demenech: “La percentuale di raccolta differenziata supera il 90 per cento, ed era solo il 23 per cento nel 2007. La tassa rifiuti invece è diminuita del 15 per cento, grazie alla diminuzione dei costi di trasporto e smaltimento in discarica. Il processo di trasformazione dei pannolini è virtuoso anche perché si va a produrre cartone, che altrimenti avremmo dovuto produrre consumando materiali vergini”.
Per Parma significherebbe 9 mila tonnellate in meno di materiali da bruciare nell'inceneritore.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 14 dicembre 2011

Sono passati
562 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
144 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

martedì 13 dicembre 2011

Aria di inceneritore

Santa Lucia non porta più il carbone, un combustibile fossile ormai fuori moda, ma un regalo più al passo con i tempi: aria di inceneritore.
E' questa la miscela corroborante che Parma, o meglio i suoi amministratori, intende offrire ai fortunati concittadini.
Per alcuni è un'aria perfetta per un aerosol, che aiuti i bronchi ad affrontare l'inverno umido della Padania, oppure per altri anche un'aria migliorata, rispetto a quella che respiriamo ogni giorno nel nostro catino padano, una delle 4 aree più inquinate al mondo.



E' stupefacente rilevare come, nonostante tutte le evidenze scientifiche che si stanno sommando, si scelga ancora senza apparente titubanza o preoccupazione la via dell'incenerimento, che peggiorerà la situazione ambientale del territorio, con la sua aggiunta di oltre 3 tonnellate di Pm10 in più all'anno, nonostante lo spegnimento di migliaia di caldaie domestiche.
Le conclusioni dello studio Moniter, commissionato nel 2007 dalla regione Emilia Romagna, presentate la scorsa settimana a Bologna, hanno evidenziato non pochi punti di preoccupazione.
Sottolineature che sono state sfumate dal comunicato stampa ufficiale, ma che non sono sfuggite a chi i documenti li ha letti, come i medici dell'Isde, e li sa interpretare.



Rischi per i neonati di peso inferiore rispetto a quanto attesa, nascite pretermine, andamento crescente degli aborti spontanei in relazione ai livelli di esposizione, andamento crescente con l'esposizione rispetto alla totalità delle malformazioni.
Ma non solo.
La mortalità per tumore a fegato e pancreas nei maschi è significativamente associata ai livelli di esposizione più elevata come la sua incidenza.
Nella zona di esposizione dell'inceneritore di Modena riscontrati incrementi di tumore al polmone per i maschi, tumore al colon, ovaio ed endometrio nelle femmine, e linfomi non Hodgkin in entrambi i sessi.
Ecco lo stato dell'arte, la terribile tabella con cui dobbiamo confrontarci oggi.
Ecco cosa sono gli impianti meravigliosi che ancora oggi il re della pasta considera sicuri, ma, ammette, “qualcosa nell'aria sarà immesso comunque”.
Questo qualcosa, che causa le malattie sopra descritte, potrebbe oggi essere evitato ai cittadini di Parma.
Potrebbe essere evitato ai lavoratori dell'area Spip, diecimila persone, inclusi i dipendenti del grande pastificio, che ogni giorno per otto ore respireranno quel qualcosa.
Così innocuo da far nascere i bambini prima del tempo.

Il servizio fotografico della consegna dell'aria di inceneritore
al convegno del Pd a Parma
http://www.flickr.com/photos/noinceneritoreparma/sets/72157628407739513/show/

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 13 dicembre 2011

Sono passati
561 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
145 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

lunedì 12 dicembre 2011

Centrali a biomassa, chiesta moratoria alla Regione

Il coordinamento tra comitati civici riunito a Galliera
chiederà alla Regione lo stop alle costruzioni centrali a biogas

Da: La Nuova Ferrara
http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2011/12/11/news/centrali-a-biogas-chiesta-la-moratoria-1.2847590

La richiesta alla Regione Emilia Romagna di uno stop alla costruzione di centrali a biogas.
La moratoria è il prossimo obiettivo del coordinamento tra comitati civici del Ferrarese e del Bolognese contro la proliferazione delle centrali a biomasse, che per produrre elettricità usano terreno dedicato all'agricoltura e incrementano il già pesante inquinamento della Pianura Padana.



E’ emerso l’altra sera a Galliera, a margine di un’affollata tavola rotonda per informare i cittadini sui problemi causati anche da queste centrali. Ad affermarlo, Maurizio Lodi (comitato Territorio e vita di Galliera, tra gli esponenti del coordinamento interprovinciale). “Abbiamo già svolto vari incontri - spiega Lodi - e ora stiamo preparando la base legale per presentare alla Regione la richiesta di moratoria”.
E venerdì sera nella sala del municipio di Galliera – territorio nel quale è stato presentato un progetto per una centrale a biomassa, su cui il Comune ha detto no – erano molti i ferraresi presenti all’iniziativa indetta dalla locale commissione consiliare sulla centrale. Tra i relatori, con il professor Salvatore Virzì, primario di chirurgia all’ospedale di Bentivoglio e consigliere comunale della maggioranza a S. Pietro in Casale, c’erano Luigi Gasparini, il medico igienista referente per Ferrara dell’Associazione Medici per l'Ambiente, e Cleante Ravani, il cittadino bondenese che vive a pochi metri da quattro centrali a biogas.
E tra il pubblico, rappresentanti dei comitati anti biogas di Poggio Renatico e Masi Torello.
Gasperini ha aperto la tavola rotonda, spiegando il grave inquinamento atmosferico della Pianura Padana e affermando che il biogas, se “è meno peggio di altri combustibili” ha un impatto sia per gli odori, sia per lo spargimento del digestato sui campi, sia per le emissioni: le dirette, connesse al bruciare metano per produrre elettricità (con produzione di polveri sottili, diossine, benzene, acido solfidrico e non solo) e quelle indirette, per gli scarichi dei mezzi che trasportano le biomasse agli impianti.
Quindi Ravani ha raccontato lo sconvolgente impatto sulla sua vita degli impianti bondenesi e il dottor Virzì – che come medico ha sollecitato Ravani a lasciare la sua casa, per evitare danni alla salute - ha portato all’attenzione la ricca letteratura medica sugli effetti delle emissioni, in particolare sull’incidenza nelle malattie respiratorie.
Poi parola al pubblico, con vari interventi, tra cui quello del sindaco di Galliera, Anna Teresa Vergnana (“la nostra è un'amministrazione ben diversa da quella di Bondeno” ha detto a Ravani) che ha ribadito come il Comune andrà avanti per evitare l’insediamento della centrale.
Accorato l’appello di una rappresentante del comitato di Masi Torello che, dopo aver ricordato che "il nostro sindaco ha tenuto tutto nascosto" , ha richiamato i politici a difendere la salute dei cittadini e ha posto l’accento sul problema etico dello sfruttamento di terreni agricoli per produrre elettricità. E a dibattito finito, il commento di un’esponente del comitato di Poggio Renatico: “Speriamo che il sindaco Pavani si comporti come il sindaco di Galliera. E manetnga il no, già annunciato, alla centrale”. (al.vin)

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 12 dicembre 2011

Sono passati
560 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
146 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

domenica 11 dicembre 2011

Invito respinto

Ieri Vincenzo Bernazzoli ha presentato alla città il programma con cui si candida a governare.
Ha infarcito il suo discorso di concetti come “partecipazione dei cittadini, apertura all’associazionismo, ascolto della società civile”, facendo intendere di avere una gran voglia di coinvolgere tutti quanti nello stendere le linee guida della sua proposta.



Ci ha fatto sorridere scoprire che ci sia anche la volontà di includerci nella “squadra che andrà a controllare i livelli di emissioni e il rispetto delle normative”, auspicando che “entrino anche rappresentanti dei comitati contrari al termovalorizzatore”.
Assomiglia tanto a un'idea di questo tipo: prima accendiamo la pentola dei veleni, poi mettiamo i cittadini a regolare la fiamma, eliminando però la posizione “spento”.
Siamo al solito obiettivo a lungo cercato, ingabbiare la protesta fingendo di darle potere.
Cosa mai dovremmo controllare in questi comitati di controllo?
Quello che già sappiamo uscirà dai camini?
La popolazione di Parma e i malanni che giungeranno?
Non ci riesce nemmeno l'Usl, dovremmo riuscirci noi semplici cittadini?
Un esempio lampante. Abbiamo chiesto di conoscere lo stato di salute dei lavoratori del fu inceneritore del Cornocchio, ricevendo in risposta il silenzio. Tombale, visti i temi.
Dovremmo forse in questo comitato controllare i limiti emissivi?
Ma non c'è già l'Arpa, che per questo incamera ingenti risorse, riuscendo ad affermare che dal camino esce vapore acqueo?
Suvvia siamo seri.
Noi non ci riconosciamo nella parte dell'utile idiota.
E siamo ancora convinti che l'impianto non partirà.
Se invece dovesse malauguratamente avviarsi, lotteremo con tutte le nostre forze per fermarlo nel più breve tempo possibile.
Vincenzo Bernazzoli, inceneritorista convinto, che improvvisamente cerca Gcr, pare una presa di posizione un po' incredibile, che assomiglia invece tanto ad un interesse risvegliato dalle urne in avvicinamento.
Nel 2008 gli consegnammo oltre 11.000 firme di cittadini di Parma, fogli prontamente ingoiati da qualche polveroso cassetto.
Per avere un incontro con Bernazzoli nel 2009 abbiamo passato un anno intero a bussare alla sua porta.
Nel 2010 il progetto di gestione alternativa dei rifiuti presentato dal GCR e da un gruppo di ingegneri è planato in Provincia per sparire chissà dove..
La scorsa estate, alla festa del PD a Ravadese, avevamo proposto un dibattito sui rifiuti, richiesta prontamente ignorata.
Insomma ci pare che il quadro sia evidente.
Sarebbe il caso di smetterla con i proclami vuoti, i fumosi inviti a tavoli di concertazione, comitati di controllo senza potere, in cui si spera di accalappiare più gente possibile per dimostrare una disponibilità che è finta ed inconcludente.
Se Bernazzoli fosse sul serio intenzionato ad ascoltare le nostre proposte, è presto detto quello che dovrebbe fare.
1. Aprire immediatamente la revisione del PPGR (il piano provinciale di gestione dei rifiuti)
2. Mettere sotto la lente di ingrandimento il nostro piano di gestione alternativo dei rifiuti
3. Verificare la fattibilità della proposta di riconversione recapitata da van Gansewinkel
Affermare che il termovalorizzatore sia funzionale a “smaltire ciò che resta dalla differenziata” è smentito dalla realtà, visto che l'inceneritore è grande il doppio e oltre di ciò che serve a quello scopo.
E ormai lo sanno tutti.
Per il futuro della città, Bernazzoli pensa al recupero di “una buona politica” in cui “dopo anni passati a pensare a cosa si poteva prendere dalla città, è bene che si ribalti il ragionamento. E che ogni cittadino si chieda invece cosa può dare a Parma per risollevarla”.
Bernazzoli vuole dare a Parma l'inceneritore. No, grazie.
E' dal 2006 che GCR propone convegni, incontri, dibattiti, proprio per concretizzare una visione alternativa a quella imposta dall’alto.
E' dal 2006 che riceviamo solo indifferenza e disinteresse.
Ora cercate almeno di essere coerenti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 11 dicembre 2011

Sono passati
559 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
147 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà