sabato 13 luglio 2013

Campania a morte

Infelix Campania: Legambiente su terreni avvelenati,
Campania come Chernobyl, quanti ce ne sono?




«Ci domandiamo quante altre bombe tossiche sono nascoste, coperte da vegetazione o da campi coltivati nelle terre di Gomorra? Una cosa è certa: tra insalate al cadmio, zucchine impazzite, cavoli amari, pomodori alla diossina, frutta al percolato, il pranzo è servito ed i veleni della discarica arrivano sulla tavola»: lo dice Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania, commentando l’ultimo ritrovamento di una discarica di rifiuti tossici vicino a campi coltivati a Caivano.
Buonomo plaude «il lavoro delle Forze dell’ordine in particolare gli uomini del Corpo Forestale del Comandante Sergio Costa. Quella che una volta era la Campania Felix, criminali hanno vomitato di tutto: polveri da abbattimento dei fumi di industrie siderurgiche, cromo, rame, zinco, cadmio in quantità industriali vernici di scarto, fanghi.
La provincia di Napoli nell’ultimo Rapporto Ecomafie è maglia nera a livello nazionale per ciclo dei rifiuti con 303 infrazioni, pari ad un’incidenza di 25 reati ogni 100kmq, 364 persone denunciate o arrestate e 180 sequestri effettuati. E davanti a una Cernobyl napoletana la politica resta a guardare passivamente ad una terra che langue e muore».

Tra i viaggi della speranza dei rifiuti ovviamente ci sono anche le ceneri degli inceneritori, specie quelle cosiddette volanti e molto pericolose. Un'ampia letteratura scientifica ha dimostrato la pericolosità dello scarto dei forni, della loro lisciviazione e colatura all'interno delle discariche, del rilascio nel tempo di metalli pesanti in ambiente, dell'avvelenamento delle falde.
Una serie di situazioni scabrose che sono tenute naturalmente coperte dal silenzio.
Fino a quando?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 13 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
433

giorni fa

I Comuni Virtuosi a Piero Fassino, le risorse della Rd ai comuni

E' la sfida del rinnovo dell'accordo Anci Conai
Fassino da che parte sta?

Gentile Piero Fassino,
avendo appreso la notizia della Sua recente nomina a Presidente dell’ANCI, Le anticipo il mio augurio nella certezza che saprà affrontare al meglio il momento drammatico che gli enti locali stanno attraversando.
Le scrivo per segnalarLe una questione che l’Associazione Comuni Virtuosi ha sollevato nei giorni scorsi presentando un apposito dossier, relativamente al nuovo accordo ANCI-CONAI per la gestione degli imballaggi che, se profondamente rivisto come proponiamo, potrà portare ingenti risorse economiche ai comuni per finanziare i servizi di raccolta dei rifiuti.



I comuni italiani si trovano in condizioni di grande difficoltà economica, per cui è sempre più difficile garantire livelli minimi di servizi per i cittadini, mentre le norme di indirizzo dell’UE e nazionali, anche nel settore della raccolta differenziata, indicano correttamente la necessità di raggiungere obiettivi minimi di intercettazione e riciclo di materia dai rifiuti.
Questi servizi hanno dei costi importanti che, se non compensati da adeguati corrispettivi per la vendita degli imballaggi, rischiano di ricadere unicamente nelle bollette di famiglie e imprese.
Gli imballaggi costituiscono il 35-40% in peso e il 55-60 % in volume della spazzatura che si produce ogni anno in Italia. Per ogni imballaggio prodotto e immesso nel mercato, il produttore versa ai consorzi un contributo che dovrebbe essere trasferito ai comuni quando l’imballaggio, passando per la raccolta differenziata, viene riconsegnato ai consorzi.



Sono cifre importanti, che dovrebbero essere destinate a coprire i costi di raccolta e, se ben utilizzate, contribuire sensibilmente a diminuire la bolletta dei cittadini.
Ma delle centinaia di milioni di euro all’anno che vengono incassati dal Sistema Conai, solo poco più di un terzo viene girato ai Comuni: e queste risorse spesso non entrano neppure nelle casse comunali poiché vengono in gran parte utilizzate per pagare le piattaforme private che si occupano della preselezione di tali flussi.
Considerando l'ultimo dato disponibile, riferito al 2011 si evince che i comuni avrebbero beneficiato di circa 297milioni al lordo dei costi di preselezione (si stima che al netto di tali costi rimanga circa la metà ai comuni) a fronte del ricavo totale annuale del sistema Conai di 813 milioni di euro.
Nel resto d'Europa i contributi versati dalle imprese sono molto più elevati e comprendono il rimborso dei costi di preselezione.
In Francia, tanto per fare un esempio, chi produce imballaggi in carta e cartone deve versare 160 euro a tonnellata di contributo ambientale per rimborsare i Comuni francesi dei costi per la gestione a fine vita di tali imballaggi (tale contributo incide per il 0,4 % sui costi al consumo).
In Italia il contributo è invece di 6 euro a tonnellata ed incide per lo 0,015 % sui prezzi al consumo.
Solamente allineando i contributi nazionali rispetto a quelli degli altri paesi europei sarebbe possibile sostenere una gestione efficiente e sostenibile di questi servizi anche in Italia. Se si aumentano le quote di riciclo e contemporaneamente si crea un mercato per le materie prime seconde si apriranno importanti prospettive occupazionali.
Si calcola che una raccolta differenziata efficiente e diffusa in Italia potrebbe generare almeno 200.000 nuovi posti di lavoro distribuiti capillarmente in tutto in tutto il Paese.
Per questo abbiamo deciso di prendere carta e penna e di scriverle, nella speranza che voglia farsi interprete di questa nostra battaglia a favore degli enti locali e di un miglioramento complessivo del sistema di raccolta e riciclo della materia.
Abbiamo lanciato nei giorni scorsi una raccolta adesioni e molti Comuni italiani stanno aderendo convintamente a questa nostra iniziativa.
E' a nome dei Comuni che aderiscono alla nostra associazione che ci appelliamo a Lei, ai Presidenti delle Anci Regionali, ai Rappresentanti dei Comuni che sono parte della Commissione Ambiente dell'Anci, affinché le nostre 10 proposte di modifica dell'accordo in scadenza vengano prese seriamente in considerazione. Confidiamo sul fatto che i destinatari di questo appello non vogliano assumersi la paternità di un nuovo accordo penalizzante destinato a condizionare pesantemente i prossimi 4 anni di storia dei nostri Comuni.
Nella speranza quindi che questa proposta possa incontrare il Suo interesse, invitandola a leggere il dossier e rimanendo fin d’ora a disposizione per qualsiasi richiesta di chiarimento, porgo con la presente cordiali saluti.


Il Comitato Direttivo dell'Associazione nazionale Comuni Virtuosi

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 13 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
433

giorni fa

L’inceneritore si ferma. Tra i sospetti

Anche a Torino camino senza fumo
La regia è sempre quella di Iren


Ancora uno stop “a causa di alcune anomalie” dell'impianto del Gerbido.
Spuntano le prime verità sulla natura dell'incidente del 2 maggio scorso, quando una nube nera uscì dalla ciminiera.
Comitato Rifiuti Zero e M5s chiedono chiarezza



L’attività di incenerimento del Gerbido sono “temporaneamente sospese”.
Ad annunciarlo è un laconico comunicato di Trm, la società che gestisce l’impianto, in cui non si spiegano le ragioni dell’interruzione, dando così adito a sospetti circa problemi di funzionamento che caratterizzerebbero il sito praticamente fin dal momento della sua accensione.
A sollevare la questione è oggi il MoVimento 5 stelle di Palazzo Lascaris che, recependo le preoccupazioni del Comitato Rifiuti Zero chiede all’azienda, all’Arpa e alla Provincia di Torino di fornire dettagliate informazioni, annunciando di aver inoltrato una segnalazione alla Procura della Repubblica di Torino. Della vicenda, inoltre, se ne occuperà in una prossima seduta anche la Commissione Ambiente della Regione.
In verità, qualcosa nel frattempo si sta muovendo.
Dopo che lo stop dello scorso 2 maggio, quando una lunga e densa fumata nera è fuoriuscita dalla ciminiera, la Provincia di Torino, confortata dal rapporto predisposto dall’Arpa, ha inviato ai vertici di Trm una diffida, confermando che si è trattato di un’anomalia nel funzionamento dell’impianto. Non solo, ribadiscono dal Comitato, la “cosa più grave è che, durante l’incidente, i fumi sono usciti praticamente senza controllo, poiché se da un lato l’incendio dei rifiuti nel forno non lo spegni con l’interruttore, dall’altro alcuni importantissimi sistemi dell’inceneritore, che dovrebbero essere sempre accesi – anche durante i malfunzionamenti dell’impianto - ossia il monitoraggio degli inquinanti nei fumi e i bruciatori di abbattimento delle diossine, non hanno funzionato, perché – come si scoprirà dopo (e debitamente riportato nell’aggiornamento della diffida della Provincia) – l’impianto elettrico è stato realizzato in difformità al progetto autorizzato”.
Quindi, sempre secondo il Comitato, durante il guasto “i fumi sono usciti incontrollati, e questo è tanto grave che la stessa Provincia nella diffida aggiornata impone a Trm l’implementazione urgente delle modifiche atte a risolvere questa grave difformità prima del riavvio dell’impianto”.
Il capogruppo Davide Bono nel ripercorrere le tappe dell’entrata in funzione dell’impianto – 8 luglio riavviata la linea 1con una fase di pre-riscaldamento bruciando solo gas; 10 luglio annuncio della combustione dei rifiuti; 11 luglio sospensione dell’attività “a causa di alcune anomalie” – chiede che venga fatta chiarezza, in ogni sede “nella ferma convinzione di chiuderlo non appena sarà possibile, facendo pagare i costi alla classe politica responsabile”.

Parma e Torino sempre più vicine.
Si prospetta una alleanza dei no termo?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 13 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
433

giorni fa

L'inceneritore di Torino, 10 milioni di mc di fumi tossici

Benché Torino sia la 9° città più inquinata al mondo, verrà ulteriormente coperta di polveri, metalli pesanti, diossine ed altre sostanze altamente nocive se non cancerogene per l'uomo.
Niente è servito a bloccare la costruzione dell'inceneritore che ogni giorno brucerà almeno 1160 tonnellate di rifiuti indifferenziati vari, con emissione di oltre 10 milioni di mc di fumi altamente tossici nonostante il rispetto virtuale dei "limiti di legge" (che in realtà non limitano nulla).



Dopo le prime piccole prove di aprile, utili soprattutto per accaparrarsi il diritto a sfruttare gli incentivi statali, l'impianto è stato spento per un mese per consentire le analisi sanitarie di ASL/ARPA dettate più dalla necessità politica di rassicurare la cittadinanza che altro.
Nei prossimi giorni l'impianto riprenderà invece la sua attività a pieno regime, avvelenando i cittadini della Provincia di Torino e le produzioni agricole locali.
Trasformare -per puro fine di lucro- risorse preziose in sostanze inquinanti ed altamente nocive è lo scopo di questo impianto, la cui proprietà è oggi del fondo F2i di Vito Gamberale e della multiutility IREN.
Ecco alcuni degli impegni disattesi e incorrettezze sentite riguardo all'impianto:
La Servizi Industriali, impianto altamente inquinante che doveva essere spostato, non è stata ricollocata, anzi le è stato affidato un appalto connesso all'inceneritore;
I monitoraggi ambientali pre-accensione sono durati qualche mese invece che almeno un anno;
I controlli sanitari sulle popolazioni esposte non rileveranno avvelenamenti da diossina nelle persone a meno che non si registri un aumento di oltre il 20-30% del livello usuale (neanche a Taranto l'ILVA causa questi aumenti evidenti;
Il trasporto via ferrovia dei rifiuti è stato eliminato, per cui arriveranno camion da tutta la Provincia (e magari anche da tutta Italia, come si spera per fare cassa...);
Il teleriscaldamento non è stato realizzato e quindi non dovrebbe chiamarsi "termovalorizzatore".
L'incidente del 2-3 maggio scorso, durante il quale le elevatissime emissioni dell'inceneritore sono state del tutto fuori controllo, dimostra la pericolosità dell'impianto e l'omertà dei mezzi d'informazione, che hanno accuratamente nascosto la notizia.
La stessa TRM è stata deferita alla magistratura da parte dell'ARPA per comportamento "non idoneo".

Coordinamento Ambientalista Rifiuti Piemonte

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 13 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
433

giorni fa

venerdì 12 luglio 2013

Tar boccia Iren, 1 a 0 per Comune e Provincia

Per i giudici Iren è “contraddittorio”

Il Tar di Parma respinge la sospensiva richiesta da Iren.
Un primo punto a favore del Comune di Parma, che aveva sostenuto l'irricevibilità, l'inammissibilità e l'improcedibilità della domanda di Certificato di Conformità Edilizia e Agibilità Parziale presentata da Iren il 28 giugno.



I giudici del tribunale amministrativo, presieduto da Angela Radesi, non hanno riscontrato l'urgenza della richiesta da parte del gestore e rimandano tutto alla discussione nel merito prevista per il 31 luglio.
Non è stata infatti accolta la richiesta di Iren di dare il via all'impianto senza ascoltare la controparte, in questo caso sia la Provincia di Parma che il Comune, nella formulazione della “inaudita altera parte”.
Del resto l'intenzione di Iren di ottenere il nulla osta per avviare l'impianto non ha in sé requisiti sufficienti mancando proprio quel certificato di conformità edilizia ed agibilità senza il quale il gestore è impossibilitato a premere il pulsante del via.
E nemmeno lo può ottenere “di forza” imponendo all'ente locale una pratica che è di competenza dell'amministratore e non certo di chi ne fa richiesta.
Del resto il ricorso presentato da Iren si è rivolto in particolare contro piazza Garibaldi quando in realtà è stato piazzale della Pace ha indicare i termini per la concessione del nulla osta all'esercizio provvisorio.
Nel frattempo il Tar chiede agli attori in campo di depositare tutte le istanze in loro possesso per poter analizzare complessivamente la vertenza.
Il punto rimane il certificato di agibilità, che la Provincia ha imposto a Iren come condizione sine qua non per l'avvio dell'inceneritore.
Indicazione non seguita poi dal gestore che ha comunque avviato l'impianto per poi essere costretta ad uno stop ulteriore.
La guerra dell'inceneritore continua nella complessità del diritto e delle autorizzazioni.
Intanto a Ugozzolo il forno langue.
E i cittadini ringraziano per l'ora d'aria.



Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
432

giorni fa

Ispra, a Parma 8 stabilimenti a rischio incidenti rilevanti

L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale pubblica la mappa dei siti industriali potenzialmente pericolosi: in Emilia Romagna sono 99

L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale pubblica la mappa dei siti industriali potenzialmente pericolosi: in Emilia Romagna sono 99




Elantas Italia Srl a Collecchio, Socogas Spa a Fidenza, Synthesis Spa a Fontevivo, Guazzi Srl a Parma, Latermec Sas di D. Benassi & C a Torrile, Lampogas Emiliana Srl a Fontevivo, La Metalcrom Srl a Parma, Cromital Spa a Parma.
Questo elenco di 8 nomi con relativo comune di “residenza” è una black list a metà, o, meglio, una potenziale black list.
Sono, infatti, gli stabilimenti industriali potenzialmente ad alto rischio, ovvero l’elenco degli edifici produttivi che in caso di incidenti si rivelerebbero particolarmente pericolosi per l’uomo e l’ambiente.
Uno stabilimento industriale su 9 comuni è a rischio e l’Emilia Romagna ne conta 99 dei quali 8 sono in provincia di Parma. Questi i dati emersi dal lavoro certosino condotto da una squadra Ispra sotto la direzione dell'ingegner Alberto Ricchiuti. Una mappatura del rischio potenziale, una cartina dell’Italia dove vengono uno per uno segnalati i siti degli stabilimenti industriali che, in caso di incidenti, si rivelerebbero particolarmente pericolosi per via delle sostanze con le quali si lavora all’interno.
Questa mappata geografia del rischio va inesorabilmente a braccetto con quella dello sviluppo industriale, così che dei 1.142 stabilimenti segnalati come pericolosi oltre il 50% è concentrato al Nord della Penisola, tra Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, le regioni più produttive.
A fare di uno stabilimento industriale uno stabilimento RIR, ovvero a Rischio di Incidente Rilevante, è la detenzione o l’utilizzo di grandi quantità di sostanze classificabili come tossiche, infiammabili, esplosive o comunque potenzialmente minacciose per l’uomo e l’ambiente.
I riflettori sul tema hanno iniziato ad accendersi negli anni ’70, con un caso di cronaca nera ambientale. A seguito del gravissimo incidente ecologico che colpì il comune brianzolo di Seveso -per via della fuoriuscita di una nube della pericolosissima diossina del tipo TCDD dalla valvola di sicurezza di un reattore dell’azienda ICMESA di Meda- l'Unione Europea decise infatti di adottare norme severissime in materia.
È nata così la «direttiva Seveso», che mescola elementi per garantire la sicurezza degli impianti e la tutela di città e abitanti e indicazioni di protezione civile.
La conoscenza della situazione, ora capillarmente messa nero su bianco dall’Ispra, è il primo, fondamentale passo perché il pericolo eventuale non si trasformi in tragedia. Ora però deve seguire a ruota l’adeguamento delle norme per la sicurezza sul lavoro. “Si deve fare di più in alcuni ambiti – esorta l'ingegner Ricchiuti, curatore del rapporto Ispra -. Mi riferisco ai controlli, allo snellimento di alcune procedure di valutazione fatte dai gestori, alla sperimentazione dei piani d’emergenza esterni. Temi su cui occorre un impegno forte della pubblica amministrazione». Solo così la mappatura del rischio potrà diventare da luttuosa sibilla utile strumento per la prevenzione.

L'inceneritore di Parma sarà il nono incluso?

La mappatura dell'Ispra

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
432

giorni fa

giovedì 11 luglio 2013

Differenziarsi. Se non ora... Quando?

A Fidenza il festival del riciclo
E' la strada corretta dei rifiuti


Un nome un fatto... il Differenziarsi Festival si presenta come una novità assoluta, che nel titolo ha già la propria dichiarazione d’intenti: celebrare l’importanza della raccolta differenziata ed evidenziare i motivi per cui è fondamentale che una società si attivi per rispettare l’ambiente, ottenendone risultati concreti e per questo differenti da quanti pigramente scelgono di rimanere indifferenziati.



Un evento unico che venerdì 12 e sabato 13 luglio animerà le vie e le piazze del centro storico di Fidenza con spettacoli, performance, incontri con l’autore, stand di settore e musica.
Il tutto declinato su tematiche valoriali forti come ecologia, etica e sostenibilità, riciclo e indifferenziata.
Il progetto artistico e culturale non è altro che voce ed espressione di una nuova filosofia di vita promossa attraverso comportamenti e atteggiamenti virtuosi che i cittadini fidentini hanno fatto propri, stimolati dall’ottimo lavoro nel campo della raccolta differenziata che, da diversi anni, il Comune di Fidenza, attraverso la San Donnino srl Multiservizi, sta portando avanti sul territorio.
Il progetto di tracciabilità dei rifiuti realizzato dalla San Donnino ha infatti ottenuto la certificazione di qualità, portando a Fidenza il riconoscimento di primo comune nella provincia a mettere a punto un sistema per stimare la quantità di indifferenziato prodotta da ogni utente, un passo importante verso la tariffazione puntuale.
Da qui l’idea di dare corpo alla sensibilità e al rispetto per l’ambiente attraverso gesti concreti che si sono andati affermando tra i cittadini in modo sempre più marcato e che, nel giro di pochi anni, hanno prodotto un circolo virtuoso e un impegno corale con risultati ragguardevoli, in termini di eco sostenibilità, riduzione dei rifiuti indifferenziati e sprechi.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
431

giorni fa

Sotto i cavoli rifiuti tossici, shock a Caivano

Cavoli, finocchi e rifiuti tossici: la scoperta shock a Caivano
A pochi metri, solo qualche giorno fa, erano stati sigillati dei pozzi inquinati
che irrigavano i campi della zona. I rifiuti erano quasi in superficie,
a 50 centimetri dalle coltivazioni


Cavoli, finocchi e rifiuti tossici: la scoperta shock a Caivano
A pochi metri, solo qualche giorno fa, erano stati sigillati dei pozzi inquinati che irrigavano i campi della zona. I rifiuti erano quasi in superficie, a 50 centimetri dalle coltivazioni



Periferia di Caivano, nel perimetro della “Terra dei fuochi”.
Il Corpo forestale dello Stato ha ritrovato, al di sotto di un terreno coltivato a cavoli, fusti di rifiuti tossici: solventi chimici altamente aggressivi, scarti industriali, scorie di fusioni di vetro e materiali contenente fibre di amianto.
Erano sotterrati a soli 50 centimetri dalla superficie, separati da mezzo metro di terra da prodotti che sarebbero finiti sulle tavole di ignari consumatori.
Ma c'è di più. A poche decine di metri, solo la scorsa settimana, la Procura di Napoli aveva fatto sigillare cinque pozzi le cui acque erano risultate inquinate. Le stesse acque che irrigavano i campi di cavoli e di pomodori nelle vicinanze.
L'individuazione del terreno finito sotto sequestro è stata molto articolata.
Gli uomini del Comando provinciale della forestale di Napoli, coordinati dal primo dirigente Sergio Costa, e del nucleo investigativo hanno prima analizzato alcune foto aeree. Successivamente sono stati fatti degli appostamenti, poi sono state avviate le opere di scavo che hanno fatto emergere le scorie.
La Forestale ha accertato che nell'area dove sono stati trovati i rifiuti fino a poco tempo fa erano stati coltivati ortaggi, in particolare finocchi, e che il fondo, dopo un periodo di riposo colturale, era destinato a essere riutilizzato a breve per un nuovo ciclo produttivo di colture agricole. Il sequestro preventivo, si legge in una nota della Procura, "si è reso necessario, al fine di prevenire pericoli per la salute pubblica".

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
431

giorni fa

mercoledì 10 luglio 2013

Tumori al polmone, prima conferma del legame diretto con l'inquinamento

Le polveri sottili killer armati dalla finta modernità
Qualcuno porta il pensiero a Ugozzolo?

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1470204513702791

Su Lancet l'esito della maxiricerca condotta su 300mila persone di 9 paesi europei, seguite per tredici anni di fila: la presenza delle polveri sottili tossiche nell'aria delle città fa aumentare drammaticamente il rischio di cancro polmonare, soprattutto per quanto riguarda l'adenocarcinoma.

Per l'Italia sono stati monitorati cittadini di Torino, Varese e Roma e la situazione è risultata tra le peggiori d'Europa

Ansa

Arriva la prima conferma della stretta relazione fra inquinamento atmosferico e tumori del polmone. Il risultato si deve a una ricerca europea pubblicata sulla rivista Lancet Oncology alla quale partecipa anche l'Italia con un gruppo di ricerca dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano, guidato da Vittorio Krogh.
Il tumore del polmone rappresenta la prima causa di morte nei Paesi industrializzati. Solo in Italia nel 2010 si sono registrati 31.051 nuovi casi. La ricerca mostra che più alta è la concentrazione di inquinanti nell'aria maggiore è il rischio di sviluppare un tumore al polmone.



Inoltre dalla misurazione delle polveri sottili, l'Italia è risultata essere tra i paesi europei più inquinati.
Svolto su oltre 300.000 persone residenti in 9 paesi europei, lo studio è il primo lavoro sulla relazione tra inquinamento atmosferico e tumori al polmone che interessa un numero così elevato di persone, sottolinea l'Istituto nazionale dei tumori, con un'area geografica di tale estensione e un rigoroso metodo per la misurazione dell'inquinamento. E' stato misurato in particolare l'inquinamento dovuto alle polveri sottili tossiche presenti nell'aria (particolato Pm 10 e Pm 2,5) dovute in gran parte alle emissioni di motori a scoppio, impianti di riscaldamento, attività industriali.
Lo studio ha permesso di concludere che, per ogni incremento di 10 microgrammi di Pm 10 per metro cubo presenti nell'aria, il rischio di tumore al polmone aumenta di circa il 22%. Tale percentuale sale al 51% per una particolare tipologia di tumore, l'adenocarcinoma, l'unico tumore che si sviluppa in un significativo numero di non fumatori. Inoltre si è visto che se nell'arco del periodo di osservazione un individuo non si è mai spostato dal luogo di residenza iniziale, dove si è registrato l'elevato tasso di inquinamento, il rischio di tumore al polmone raddoppia e triplica quello di adenocarcinoma.
Le attuali normative della Comunità europea in vigore dal 2010 stabiliscono che il particolato presente nell'aria deve mantenersi al di sotto dei 40 microgrammi per metro cubo per i Pm 10 e al di sotto dei 20 microgrammi per i Pm 2,5. Questo studio, tuttavia, sottolinea l'Istituto nazionale dei tumori, dimostra che anche rimanendo al di sotto di questi limiti, non si esclude del tutto il rischio di tumore al polmone, essendo l'effetto presente anche al di sotto di tali valori.
Il lavoro ha riguardato persone di età compresa tra i 43 e i 73 anni, uomini e donne provenienti da: Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia.
In Italia le città interessate dal monitoraggio sono state Torino, Roma, Varese. Le persone sono state reclutate negli anni Novanta e sono state osservate per un periodo di circa 13 anni successivi al reclutamento, registrando per ciascuno gli spostamenti dal luogo di residenza iniziale.
Del campione monitorato hanno sviluppato un cancro al polmone 2.095 individui. (Ansa)

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
430

giorni fa

martedì 9 luglio 2013

Ponte nelle Alpi, un esempio per l'Italia

I risultati straordinari del porta a porta:
30 kg pro capite di rifiuti indifferenziati all'anno
La dimostrazione che Parma va nella direzione corretta

Siamo orgogliosi di ricevere per la quarta volta consecutiva l’Oscar dei Comuni Ricicloni, - ha dichiarato Ezio Orzes l’Assessore all’Ambiente del Comune di Ponte nelle Alpi - premio che riconosce l’impegno dei tanti che hanno contribuito a questo risultato.
È innanzitutto un riconoscimento alla comunità di Ponte nelle Alpi.


Questi risultati sono la somma di piccoli gesti quotidiani, dall’attenzione posta fin da quando si fa la spesa, evitando di acquistare imballaggi inutili, alla separazione accurata dei rifiuti in casa fino alla loro consegna al servizio di raccolta domiciliare, al conferimento di ogni materiale all’ecocentro comunale.
Il denominatore comune è la responsabilità, che passa di mano in mano dalla bottega del negozio di alimentari, ai cittadini, alla Ponte Servizi Srl che gestisce con grande professionalità il servizio di raccolta, alle piattaforme di selezione che ritirano questi materiali e li riconsegnano alle aziende che li ritrasformano in nuovi beni.
Ponte nelle Alpi è una comunità viva che s’interroga e cresce nel confronto. Una comunità che sta dimostrando a tutto il paese, con modestia e senso civico, che obiettivi apparentemente irraggiungibili sono invece alla portata di tutti.
Non ci possiamo più permettere di buttare sottoterra, in una discarica o dentro un inceneritore, materiali preziosi spendendo in smaltimento quantità enormi di denaro. A Ponte nelle Alpi abbiamo abbattuto questo costo di oltre 90% (da 450.000 a 40 € l’anno) e abbiamo impegnato questi soldi risparmiati per dare lavoro a delle persone che erogano un servizio di grande qualità ai cittadini ad un costo basso. Qui si differenzia quasi tutto, e ogni cittadino del comune di Ponte nelle Alpi produce ormai meno di 30Kg di rifiuto indifferenziato all’anno.
Ponte nelle Alpi lancia una sfida al paese e alla politica: se tutti i Comuni Italiani sotto i 50.000 abitanti facessero la raccolta differenziata come da noi in Italia si potrebbero abbattere dei costi improduttivi, come lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati, e si potrebbero creare almeno 200.000 posti di lavoro offrendo ai cittadini servizi di grande qualità ad un costo contenuto.
Meno costi e più posti di lavoro!
Quanto? In media una famiglia di quattro persone, se differenzia bene, a Ponte nelle Alpi può spendere meno di 160€ l’anno, tramite l’applicazione di tariffa puntuale che premia con una bolletta leggera le famiglie che differenziano meglio.
I segreti di questo successo?
Un’amministrazione compatta e decisa che ha tradotto la vaghezza di termini come “Green Economy” in politiche e azioni concrete.
Una progettazione e una pianificazione accurata del servizio di raccolta domiciliare porta a porta
La partecipazione attiva e il coinvolgimento dei cittadini, dei bambini e ragazzi delle scuole, veri protagonisti del cambiamento.
Una gestione di grande qualità, affidata alla Ponte Servizi Srl, società pubblica del Comune di Ponte nelle Alpi, esempio di assoluta eccellenza nella gestione del servizio. Puntualità, professionalità, competenza, cortesia: il gestore ideale che tutti vorremmo trovare a gestire un servizio pubblico!
“Questo traguardo è dedicato ai Pontalpini- dichiara infine l’Assessore Ezio Orzes - noi amministratori siamo orgogliosi di una comunità così attenta ai valori ambientali e corresponsabile nella gestione dei beni comuni”

Ezio Orzes
Assessore all’Ambiente del Comune di Ponte nelle Alpi

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 9 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
429

giorni fa

lunedì 8 luglio 2013

La Terra dei fuochi

Degrado made in Parma

La vita scorre a pochi metri, l'Asolana e il suo intenso flusso su gomma, via Forlanini e il quartiere industriale. Ma lì, nel regno del nulla, è il vuoto totale.
E il pieno di cose.
Abbandonate, accartocciate, bruciate.



E' la Terra dei fuochi in salsa parmigiana, che si è ritagliata un regno a fianco dello scheletro fantasma del parcheggio multipiano per-non-si-sa-chi, quello degli Spip moltiplicati per sé stessi enne volte con somma finale zero, o meglio con il segno rosso del meno.
Spazza tour: i miasmi di vernici e colle colpiscono le narici e arrivano in gola. Immancabili gli ondulati di eternit e la carcassa di una Regata, crivellata e abbandonata alla ruggine, il grufolare dei topi.
La strada ha le sue piazzole per il parcheggio in cui sostano le discariche, al posto delle auto.
A cielo aperto scarti di lavorazione, di cantiere, di arredamento da eliminare per far posto ai divani dell'ultimo appetibile saldo al 50%.



La strada porta il nome della nave da crociera affondata a nord dell'Irlanda dagli U-boot tedeschi nel '40, mentre carica di prigionieri politici si dirigeva verso il Canada, senza insegne che ne dichiarassero le finalità
L'Arandora Star, che portò la morte a tanti bardigiani emigrati in Gran Bretagna, divenuti poi prigionieri all'entrata in guerra dell'Italia, continua ad affondare oggi tra i mucchi di rifiuti a cielo aperto, sullo sfondo i nuovi quartieri artigianali, il camino dell'inceneritore, i binari dell'alta velocità.
Simbolo del disordine, del degrado, dello spregio alle regole, alla civiltà del rispetto.
Tanti concittadini sanno di essere gli autori di questo piccolo grande disastro ambientale e delle altrettante piccole discariche che certamente punteggiano gli angoli bui della nostra città.
Sanno di essere loro i protagonisti, di aver portato i loro mezzi carichi sul posto, di avere ribaltato i cassoni, di avere appiccato i fuochi.
Il conto lo pagheremo noi, il conto della bonifica di merci e sostanze di cui non siamo responsabili ma delle quali, per senso civico, ci dovremo occupare.
Quanta strada ancora da percorrere per avere tutti diritto di cittadinanza in questa città.


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 8 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
428

giorni fa

domenica 7 luglio 2013

Trivellazioni e terremoti, il coming out dei petrolieri

Se a chi abita a Groningen non piace questa situazione
non dovrebbe fare altro che trasferirsi altrove”




A Groningen in Olanda è stata avvertita una scossa di 3.0 che ha allarmato la popolazione. Il governo olandese ha riconosciuto la correlazione tra l’attività di estrazione e le scosse sismiche che da tempo stanno interessando la zona. Un dipendente della compagnia petrolifera NAM che ha forti interessi nel territorio Olandese ha affermato: “Abbiamo sempre saputo che il fracking causa terremoti“.
L’estrazione petrolifera regala all’Olanda oltre 25 miliardi l’anno senza i quali l’intero paese sarebbe da tempo finito come Cipro. In Italia la situazione è diversa eppure il muro di omertà è davvero duro a crollare. Quando ci fu il terremoto in Emilia i giornalisti che scrissero che questo avrebbe potuto essere causato da attività di perforazione del suolo, furono tacciati di “cialtroneria” e di ignoranza.
Non importava nemmeno se a parlare fosse una valente studiosa come la professoressa Maria Rita D’Orsogna.
Commenti negativi di ogni genere e una forte reazione a parte di lettori che, invece di fermarsi a riflettere, hanno sprecato una grande opportunità di approfondimento e di riflessione. Poi è subentrato il governo che, con la coscienza non proprio pulita ha addirittura pensato ad elaborare una legge che mettesse a tacere chi fa dell’allarmismo in rete. Insomma, l’Italia sta diventando il paese dove è meglio ingoiare la paura per scansarsi la galera. Un paese dove il dibattito scientifico diventa il trampolino di lancio per qualche avviso di garanzia. Nel frattempo le compagnie guardano con occhio attento all’Italia, il paese che potrebbe regalare molti milioni di metri cubi di petrolio estratto dal sottosuolo, oppure di biogas. Non importa se il petrolio è di pessima qualità a causa dell’alto tasso di zolfo che necessiterebbe milioni di euro l’anno per la manutenzione di ogni singolo centro oli, corrodendo i tubi nel giro di 90 giorni. Come disse la Medoil Gas per il progetto di Ombrina 2: “Ci sono molti metri di mare ad attutire il danno!“.
Eppure chi ha pronunciato quella frase choc in Olanda ha un nome e un cognome. Si tratta di Chiel Seinen, rappresentante della compagnia petrolifera NAM che ha detto senza pensarci due volte: “Se a chi abita a Groningen non piace questa situazione non dovrebbe fare altro che trasferirsi altrove”. Subito dopo ammette: “Fino ad ora abbiamo sempre saputo che l’estrazione di gas avrebbe potuto causare terremoti, ora non sappiamo cosa potrebbe accadere”.
La compagnia petrolifera NAM è un consorzio che unisce Royal Dutch Shell Plc e Exxon Mobil Corp.


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 7 luglio 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
427

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