sabato 27 ottobre 2012

Meno rifiuti, più benessere


Dieci mosse concrete per ridurre i rifiuti
Al via la campagna di Comuni Virtuosi, Italia Nostra, Adiconsum

Davanti a tante emergenze ambientali, ci sono azioni apparentemente meno importanti ma che potrebbero fare la differenza nella gestione dei nostri rifiuti.
Stiamo parlando degli imballaggi, che spesso si trasformano inutilmente in enormi quantità di rifiuti.



L'unica strada percorribile è quella di chiedere al mondo dell'industria e della distribuzione di prendersi carico dei prodotti e imballaggi che immettono in commercio, di farsene carico dall'inizio vita sino allo smaltimento.
La prevenzione e l'applicazione del principio di responsabilità estesa del produttore sono le azioni che possono porre un freno a monte al consumo di risorse, alla produzione di inquinamento, di rifiuti e scarti evitabili.
Il modello attuale non è più sopportabile da un pianeta dalle risorse finite, è arrivato al capolinea perché produce più costi per tutti e benefici per pochissimi.


E' appena giunta la notizia della multa di 56 milioni dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea all'Italia per le discariche illegali e incontrollate di rifiuti che prosperano nel nostro Paese, una specie di conferma del 20° posto (su 27) nella classifica europea di gestione dei rifiuti.
Passiamo all'azione, creiamo il cambiamento. Seguiamo esempi virtuosi come l'associazione Comunità Rifiuti Zero, fondata pochi giorni fa con l'adesione di oltre cento comuni italiani.
Alle aziende chiediamo di mettere in pratica da subito 10 mosse concrete per la progettazione di prodotti e imballaggi sostenibili e adatti all'uso multiplo (invece che insistere ancora con l'usa e getta).
Chiediamo inoltre di poter trovare all'interno di negozi e supermercati una vasta gamma di prodotti acquistabili con contenitori riutilizzabili e su tutto il territorio nazionale.
Questa proposta verrà lanciata in occasione della settimana europea per la riduzione dei rifiuti di novembre.
Le adesioni di enti locali e associazioni vanno inviate tramite e-mail a adesioni@comunivirtuosi.org, per i singoli cittadini è attiva una petizione sul sito dell'associazione.
Per sostenere la proposta si possono invitare gli enti locali conosciuti a sottoscrivere il programma.
E' possibile scaricare il banner per chi ha un sito o un blog.
Link alla petizione: http://tinyurl.com/menorifuti
Link all'adesione: http://tinyurl.com/10azioni

Silvia Ricci
Associazione Comuni Virtuosi
Meno rifiuti- Più Benessere
e-mail: adesioni@comunivirtuosi.org
http://www.comunivirtuosi.org/

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 27 ottobre 2012

Sono passati
24 giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren

64 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
880 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
174 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
159 giorni dal voto amministrativo-referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno (60%)

Il collaudo dei segreti


Inaccettabile che il Comune di Parma non abbia un proprio rappresentante
nella commissione di collaudo dell'inceneritore dei veleni

Il comune di Parma ospita sul proprio territorio l'inceneritore Iren, in costruzione a Ugozzolo.
Parrebbe logica e scontata la presenza dell'ente locale nella commissione di collaudo.



Invece si scopre che la Provincia si trincera dietro quisquilie procedurali per allontanare da sé un controllore scomodo e rifiuta al Comune la possibilità di farne parte.
Quale sarà il significato di trasparenza e collaborazione tra enti in uso in piazzale della Pace, sede dell'amministrazione provinciale?
Si viene anche a conoscenza del ritmo forsennato del lavoro di questa commissione di collaudo, che da quando si è insediata ha effettuato ben due (2!) visite al cantiere.
La prima nel marzo scorso, 3 anni dopo tre anni dalla sua formazione.
La seconda in giugno.
Entrambe “non hanno prodotto al momento particolari criticità tecniche” chiosa l'assessore Castellani. Si capisce l'antifona, più che una commissione di collaudo sembra una balia.
Ma si capisce il refrain. Ogni richiesta indirizzata alla Provincia da parte del Comune viene subito inserita nella corsia riservata ai mezzi pesanti, la più lenta in assoluto, per dar modo che la lettera goda di un congruo periodo di decantazione, una specie di quarantena postale.
E la risposta è sempre superficiale, incompleta, laconica.
Il comune scrive il 15 giugno. La Provincia risponde il 30 luglio. E via discorrendo.
Vedi www.gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Collaudo.pdf

La posizione della Provincia per quanto riguarda il collaudo appare molto debole.
E la debolezza si è ulteriormente incrementata quando l'ente di piazzale della Pace ha deciso di intervenire ad adiuvandum a fianco di Iren, nella querelle sull'abuso edilizio e la mancanza del permesso a costruire, davanti al Tar di Parma.
Un ente terzo dovrebbe mantenere la neutralità ed attendere l'esito dei procedimenti.
Invece, così agendo, la Provincia ha messo in luce la propria posizione di parte, scegliendo di sostenere uno dei due contendenti, aldilà dell'esito dello scontro, che ancora non era noto.
Che garanzia di imparzialità può dare oggi la Provincia che si appresta a collaudare un impianto da lei stessa fortemente voluto al punto da scendere nelle aule dei tribunali, spendendo soldi dei contribuenti?
Quale credibilità può sostenere di fronte alla sua posizione pro forno?
E' necessario oggi che la commissione di collaudo preveda anche la presenza del comune di Parma, per evitare che si possa pensare che dentro quella commissione si cerchi in tutti i modi di far passare per buono quello che magari buono del tutto non è.
Anche di fronte alla crescente contrarietà di Parma nei confronti dell'inceneritore dei veleni.
Sarebbe un segnale di disponibilità e trasparenza da parte di un ente che in campagna elettorale, per bocca del suo presidente Bernazzoli (che puntava dritto allo scranno di piazza Garibaldi), si impegnava a far diventare l'ente locale un palazzo di vetro.
Cominciamo allora dal pulire le finestre.
Sappiamo bene che la scelta della Provincia sarà un no o il silenzio relativo.
Non hanno ancora capito che continuando di questo passo le urne saranno impietose.
E giuste.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 27 ottobre 2012

Sono passati
24 giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren

64 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
880 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
174 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
159 giorni dal voto amministrativo-referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno (60%)

venerdì 26 ottobre 2012

Non basta


Gli inquinanti vanno cercati dove ci sono

Ieri la Provincia ha dato il via definitivo alle 4 centraline previste nel progetto dell'inceneritore di Parma. Saranno collocate nei comuni interessati dalle emissioni, corpose, dell'impianto, quindi a Parma, Sorbolo, Colorno e Mezzani.
A essere monitorati polveri sottili, ossidi di azoto, benzene e mercurio.



Le campagne stagionali di prelievo saranno invece 4 e si concentreranno su metalli pesanti, diossine, idrocarburi policiclici aromatici (ipa).
Ma non basta a rassicurare i cittadini.
Gli inquinanti vanno cercati dove ci sono.
Per le diossine è possibile il controllo in continuo delle emissioni ed a Parma non ve ne è traccia.
Inoltre per capire davvero lo stato di salute dell'ambiente è necessario trasformare le modalità di rilevazione, per riuscire a cogliere davvero le eventuali modificazioni.
Così crediamo indispensabile una campagna di monitoraggi ambientali su matrici biologiche.
Che tradotto significa analizzare tessuti animali: uova, pollo, latte materno, e verificarne il contenuto di diossina, per poi raffrontare il dato con altri prelievi post accensione (se malauguratamente succederà). Solo così possiamo conoscere realmente (sempre che ce ne sia l'intenzione) come sta il malato e l'effetto della “cura forno”.

Abbiamo capito di avere a che fare con un impianto pericoloso, difficile da gestire se non impossibile. Esempio ne sia tra tutti l'inceneritore di Brescia,  il “migliore al mondo”, che nel mese di agosto ha superato di 400 volte il livello di diossina emesso nella norma.
Non abbiamo a che fare con un aerosol che migliorerà l'aria di Ugozzolo e chi lo afferma intende prenderci per il naso, oltre che per i polmoni.
Infine.
Che senso abbia affidare i controlli al controllato proprio non lo si capisce.
I controlli andrebbero affidati a enti terzi, ed eseguiti senza avvertire i gestori dell'impianto.
I dati dovrebbero garantire assoluta trasparenza e impedire ogni possibile manipolazione.
Conosciamo troppo bene cosa è capitato in giro per l'Italia per fidarci di 4 parole di un assessore.
Comunque, un sentito ringraziamento all'assessore Castellani per il bel regalo che sta facendo ai suoi concittadini, un enorme impianto industriale di classe prima, la più inquinante, perlopiù perfettamente inutile.
Lui e il suo presidente Bernazzoli meriterebbero una targa ad imperitura memoria: “Forno Inceneritore Castellani & Bernazzoli”.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 26 ottobre 2012

Sono passati
23 giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren

63 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
879 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
173 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
158 giorni dal voto amministrativo-referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno (60%)

giovedì 25 ottobre 2012

Forlì, spegnete gli inceneritori


“Visti i risultati del tavolo tecnico inter-istituzionale in tema di diossine/furani e policlorobifenili  nelle matrici ambientali e nelle catene alimentari del territorio forlivese, dove emerge che il numero di campioni non conformi ai valori guida è pari al 57% (in particolare polli e uova, ma anche prodotti vegetali commestibili risultano gli alimenti più contaminati), chiediamo al sindaco Balzani come massima figura istituzionale, responsabile della salute dei cittadini, di adottare ogni intervento utile a salvaguardare l'ambiente e la salute pubblica, non ultimo con la chiusura in via cautelativa delle fonti inquinanti, come gli inceneritori pubblici e privati presenti in città”.



A parlare è la capogruppo comunale Raffaella Pirini, lista civica Destinazione Forlì-Movimento5 stelle che, al contempo, chiede nuovamente l'immediata convocazione di una seduta consiliare ad hoc, alla quale “devono essere invitati esperti nel campo delle diossine come ad esempio il dottor Raccanelli” per affrontare il delicatissimo tema.

“Ci atteniamo alle informazioni raccolte dai mass media - aggiunge Raffaella Pirini - ma non possiamo esimerci dal ricordare che da tempo avevamo chiesto alla Giunta una divulgazione degli atti raccolti dal tavolo tecnico interistituzionale in tema di diossine/furani e policlorobifenili  e da anni andiamo dicendo che studi e analisi serie testimoniano che gli inceneritori producono diossine e quindi gravi danni alla salute umana”.
Ancora: “Nelle parole degli enti che hanno divulgato la notizia il termine inceneritori fa fatica ad essere pronunciato mentre si è stati solerti, in alcuni casi, a colpevolizzare ingiustamente i proprietari degli allevamenti casalinghi”.
La lista civica DestinAzione Forlì-Movimento5 Stelle chiede di adottare con effetto immediato drastiche soluzioni di cautela e soprattutto, aggiunge la stessa Raffaella Pirini: “Di aprire all'opinione pubblica il confronto e l'analisi sui risultati delle analisi eseguite sul territorio”.
“Vogliamo conoscere tutta la verità, - annuncia Raffaella Pirini  - vogliamo sapere cosa succede quando si bruciano i rifiuti nel comprensorio comunale e la reale incidenza di patologie oncologiche nei pressi degli impianti di incenerimento. Finora in questa emergenza a farla da padrone è stata la disinformazione causata dal voler tenere un inutile basso profilo. Ma qui il tema è la salute umana e in altri casi è stata la magistratura a doversi sostituire con atti radicali all'inerzia di una classe politica pavida. Non vorremmo arrivare a tanto”.
A Forlì si sono svolte analisi sulle matrici ambientali in modo indipendente tramite un laboratorio di fama internazionale come quello di Marghera.
Anche a Forlì, come a Parma, i risultati emersi hanno fatto comprendere la drammatica situazione ambientale del territorio, sottoposto da troppo tempo da una pressione ambientale assurda e inaccettabile, che ha messo in crisi lo stato di salute dei cittadini.
A Forlì come a Parma cresce la richiesta di un presente e di un futuro pulito.
Ora, senza ancora attendere ulteriori drammi.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 25 ottobre 2012

Sono passati
22 giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren

62 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
878 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
172 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
157 giorni dal voto amministrativo-referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno (60%)


L'urgenza di agire


La salute davanti a tutto il resto

Viviamo un tempo in cui l'emergenza è la normalità.
Ci calpestiamo a vicenda, ciechi alla semplice equazione che se smettessimo tutti, tutti ne troveremmo giovamento.
Un po' come il doping nello sport: sono tutti drogati, se tutti smettessero i risultati agonistici non cambierebbero. Allora perché insistere?



La corsa folle ci ha portato oltre il baratro, e oggi tutti siamo a guardare inorriditi il vuoto sotto di noi.
Uno sviluppo che non ha tenuto conto dei rifiuti che lasciava dietro di sé.
La scia ha fatto il giro del globo e oggi ci ha raggiunti.
Abbiamo costruito un inceneritore enorme a fianco della città.
Ora ci rendiamo conto quanto sia inutile e costoso.
Abbiamo continuato ad estrarre ofiolite, fingendo che le fibre di amianto in esso contenute non esistessero, non si liberassero, non colpissero la salute dei cittadini.
Ieri qualche segnale di risveglio in regione. Sel, Idv, 5 Stelle, sembrano aver compreso a fondo l'allarme che i comitati locali hanno lanciato con determinazione e pazienza infinita in questi anni di disinteresse e silenzio.

In regione sta facendo passi importanti anche la proposta di legge popolare sulla gestione dei rifiuti, che mira a massimizzare la riduzione e il riciclo, tassando, come è giusto che sia, tutto ciò che provoca (inutilmente) inquinamento e malattia: inceneritori e discariche.
A livello nazionale ha preso vita l'associazione che riunisce i comitati che lottano contro le centrali a biogas e biomassa, nuovi inceneritori mascherati che stanno affumicando lo Stivale.
Sono segnali di risveglio, di consapevolezza, di rinnovata voglia di fare politica.
La delega lasciata in questi anni ai partiti ci ha portato a questo.
Il mancato controllo da parte degli elettori sugli eletti ha creato una facile occasione per anteporre i profitti (di ogni genere e gravità) al bene comune.
Non c'è più tempo da sprecare.
Il segnale importante di Parma non è tanto la vittoria di un certo movimento rispetto ad un altro, ma il fatto che i cittadini hanno scelto di rimettere in mano a loro stessi le gestione dei beni comuni, l'aver tolto ai partiti politici la delega per riprendere a gestirla in prima persona, l'aver scritto nelle urne la condanna di un certo modo di fare politica e di una certa finzione che ha accompagnato la storia amministrativa per molti anni.
Il pedone ha mosso ed inaspettatamente ha fatto scacco matto.
Ora più che mai c'è bisogno di coerenza e di concretezza, di scelte di campo, di rinunce.
La salute dei cittadini deve essere sopra a tutto e a tutti.
Non bastano più le promesse e i segnali di fumo.
Noi speriamo che l'indirizzo all'abbandono delle pietre verdi sia foriero di una nuova stagione.
Riconoscibile a vista.


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 25 ottobre 2012

Sono passati
22 giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren

62 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai

Sono passati
878 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
172 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
157 giorni dal voto amministrativo-referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno (60%)

mercoledì 24 ottobre 2012

Pietre Verdi, ultimo atto?


La risoluzione Sel Verdi è stata approvata in assemblea regionale e impegna la Giunta ad andare verso la graduale chiusura e riconversione delle cave ofiolitiche presenti sul suolo regionale.
Nel 2010 la proposta similare del Movimento 5 Stelle era stata bocciata dalle stessa aula, tra l'indifferenza generale.
La rivincita del 5 Stelle è però arrivata con la decisione del comune di Parma di vietare l'utilizzo delle pietre verdi su tutto il territorio comunale, un atto che ha fatto da apripista per il pronunciamento regionale.



Per la fine dell'anno dovrebbe vedere la luce una nuova legge sulle cave, che recepirà le indicazioni emerse dal voto assembleare.
Era stata la stessa regione, nel 2004, con lo studio Pietreverdi,
http://www.arpa.emr.it/pubblicazioni/amianto/generale_1281.asp
a mettere nero su bianco i rischi connessi con l'attività di estrazione di questa particolare pietra nera, tenera e poco costosa per la lavorazione, ma dal grande impatto ambientale e sanitario, visto che contiene fibre di amianto in quantità differenti in base alla tipologia.
Nello stesso volume si era sottolineato come “l’OMS ha riconosciuto l’impossibilità di individuare un valore soglia di concentrazione di fibre di amianto nell’aria al di sotto del quale non ci sia rischio.”
Nel territorio di Parma e Provincia esistono molti giacimenti affioranti, 8 le cave attive, ed in particolare a Bardi, Pietranera, e a Borgotaro, Roccamurata, si sono attivati comitati di cittadini per fare luce sulla situazione e richiederne la chiusura.
Si tratta di Cave all'amianto no grazie, http://www.caveallamiantonograzie.info/ 
e No Cava Le Predelle http://www.roccamurata.com/
In Italia, è possibile dimensionare il fenomeno dei decessi per malattie asbestocorrelate intorno ai 3.000 casi l'anno. E a morire non sono solo i lavoratori, ma anche le persone il cui unico torto è stato quello di abitare nelle vicinanza di un sito contaminato. 
La triste contabilità delle vittime in Italia raggiungerà un picco tra il 2015 e il 2018, mentre in Europa occidentale le proiezioni si attestano su 500.000 morti nei primi 30 anni del 2000.
Il fermo no alle cave ofiolitiche arriva anche da scienziati esperti: “Solo una comunità irresponsabile può decidere di manipolare, movimentare e commercializzare una merce a rischio cancerogeno; la ratio di questa scelta pare essere unicamente il margine di profitto economico per chi coltiva la cava”, Prof. Vito Totire - medico del lavoro, docente di igiene e sanità pubblica Università di Venezia.
Insomma l'evidenza del rischio sanitario c'è.
Che ci siano ancora delle cave aperte che liberano in atmosfera questa micidiali fibre sembra davvero una assurdità. Non sarà mai troppo presto per chiuderle definitivamente.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 24 ottobre 2012

Sono passati
21 giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren

51 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
877 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati 
171 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
156 giorni dal voto amministrativo-referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno

Trento, la Provincia pronta a rinunciare all'inceneritore


Clamoroso in Trentino

Corriere del Trentino
Alessandro Papayannidis
http://rassegna.barabino.it/cacheServer/servlet/CropServer?date=20121024&idArticle=161921239&authCookie=-141116788

La Provincia sta pensando di rinunciare a realizzare l'inceneritore.
Dopo vent'anni di dibattito e un primo bando andato deserto, l'attesa per il secondo si fa sempre più lunga.
Un motivo c'è e ieri, in consiglio provinciale, lo ha rivelato l'assessore ai lavori pubblici, Alberto Pacher. Rispondendo a due interrogazioni di Mauro Ottobre (Patt) e Luca Zeni (Pd), Pacher ha spiegato che la Provincia sta “ridefinendo la strategia dello smaltimento finale” del residuo (ciò che non viene smaltito attraverso la raccolta differenziata).



La novità è che entro la metà di novembre è attesa la pubblicazione di un decreto firmato dal ministro dell'ambiente Corrado Clini che “permetterebbe di trattare il residuo non solo in un inceneritore, ma anche in una centrale termoelettrica”.
Attualmente il testo è al vaglio della burocrazia dell'Unione europea, a Bruxelles; se fosse approvato senza modifiche, la politica provinciale sui rifiuti potrebbe uscirne stravolta. Anche perché, ha ricordato Pacher, “per metà novembre avremo a disposizioni gli ultimi dati aggiornati sulla raccolta differenziata, i cui riscontri sono molto incoraggianti”.
Cosa cambia .
Con dati sempre più confortanti sulla raccolta differenziata “spinta”, un testo come quello elaborato dal ministero dell'ambiente non lascerebbe le cose come stanno: il secondo bando, nella sua versione base, contiene già un'apertura a tecnologie diverse dall'incenerimento tradizionale, ma il decreto Clini potrebbe addirittura rendere non più utile la realizzazione dell'impianto a Ischia Podetti. “La previsione del governo è cambiare i codici Cer”, cioè i codici del catalogo europeo dei rifiuti, con il risultato che alcune tipologie di rifiuto potrebbero essere trattate in impianti che oggi non li possono lavorare. 
“Nel caso del residuo - spiega Pacher - si potrebbero utilizzare anche le centrali termoelettriche. In Trentino non ci sono, vicino al Trentino ce ne sono tante. Una per esempio è a Salionze, sul fiume Mincio, in provincia di Mantova (dove l'impianto è partecipato al 5% da Dolomiti energia); un'altra a Fusine, in provincia di Sondrio. La Provincia potrebbe optare per trasportare e bruciare fuori provincia il proprio residuo, quantitativamente in calo, in deroga al principio dell'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti”
“Oppure - spiega Pacher - si potrebbero realizzare piccoli impianti di gassificazione al posto dell'inceneritore, sul tipo di quelli che recentemente abbiamo visto a Londra, con camini di dimensioni molto contenute e emissioni trascurabili”. Nella sua risposta, Pacher ha anche dato rassicurazioni sui tempi (“Le nostre discariche hanno vita tecnica media fino al 2018; acquisite le novità normative, il bando verrà fatto nei prossimi mesi, in tempi compatibili”) e sui costi: “Non c'è bisogno di stanziamenti anticipati da parte della Provincia, perché l'inceneritore sarà realizzato in project financing”. 
L'organico.
Per quanto riguarda i rifiuti organici, Pacher ha spiegato che entro fine anno entrerà in funzione l'impianto di Cadino; a Rovereto è in fase di completamento e sistemazione l'impianto all'interno dell'area del depuratore, che potrà trattare circa 40.000 tonnellate all'anno a fronte di un fabbisogno provinciale che si aggira intorno alle 55.000 tonnellate. 
“Ci stiamo confrontando con alcune amministrazioni locali per la realizzazione di un altro impianto che tratterà 10.000 tonnellate all'anno nel Trentino occidentale. Con un altro impianto nella zona orientale il sistema sarebbe completato”. 

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 24 ottobre 2012

Sono passati
21 giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren

61 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
877 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati 
171 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
156 giorni dal voto amministrativo-referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno (60%)

A Treviso cittadini ricicloni e tariffa congelata


Diminuisce la spazzatura e diminuisce, di pari passo, il numero di ritiri per la raccolta.
Di conseguenza calano i costi per i comuni, che congelano le tariffe.



Con una percentuale di differenziazione che ormai ha stabilmente superato l'80%, nei comuni dei consorzi Priula e Tv3 (Veneto) la produzione di rifiuto secco non riciclabile, il più inquinante e il più costoso da smaltire, è ormai ai minimi storici.
Tanto che da marzo 2013 verrà raccolto porta a porta ogni quindici giorni e non più una volta alla settimana. La decisione è stata ratificata dalle due assemblee dei sindaci a seguito della presentazione di uno studio sul servizio degli ultimi due anni.
I numeri parlano chiaro: la produzione pro capite di rifiuto secco non riciclabile è scesa sino a 51 chilogrammi per abitante nel territorio del Priula (-11% rispetto al 2009) e sino a 47 chilogrammi in quello del Tv3 (-32% sul 2009).
“Di conseguenza la quasi la totalità delle utenze domestiche, precisamente il 99% delle 5.527 famiglie per Tv3 e il 98% per Priula, espone il contenitore del secco meno di 26 volte all'anno; per i due consorzi ben il 77% e il 65% meno di 5 volte l'anno - snocciolano Giuliano Pavanetto e Franco Bonesso, rispettivamente presidenti del Priula e del Tv3 - guardando più da vicino i dati sono 5.295 i contenitori da 120 litri mediamente esposti per ogni giro di raccolta ordinaria sui 61.088 in uso alle utenze domestiche nel territorio del Tv3 e 9.466 sugli 82.703 in uso nel territorio del Priula. In particolare, sono i Comuni Tv3 di Caerano, Pederobba e Cavaso del Tomba che hanno la media più bassa registrata nel 2011, mentre per quanto riguarda i Comuni del Priula i livelli più bassi si registrano a Monastier, Volpago e Preganziol”.

I dati veneti ci portano a fare un semplice calcolo matematico.
Se applicassimo al nostro territorio i “numeri” raggiungi dal consorzio Priula, l'ammontare del rifiuto residuo da gestire nel nostro territorio ammonterebbe a 50 kg pro capite per 440 mila abitanti: il risultato di questa moltiplicazione è 21mila tonnellate di residuo, a monte di un ulteriore trattamento che potrebbe subire con il Tmb.
Mal si accompagna un dato del genere, 20 mila tonnellate circa di rifiuto residuo con un inceneritore che ne deve trattare all'anno 130 mila.
I numeri sono evidenti anche ai cittadini meno attrezzati sull'argomento.
Non si costruisce un inceneritore per 20 mila tonnellate di rifiuto secco residuo.
Non ha alcun senso economico.
A Parma invece lo stiamo ultimando: un mostro enorme che non sappiamo cosa mangerà.
O meglio lo intuiamo, i rifiuti di tutta la regione.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 24 ottobre 2012

Sono passati
21 giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren

61 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
877 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
171 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
156 giorni dal voto amministrativo-referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno (60%)

martedì 23 ottobre 2012

Colleferro, boom di malattie respiratorie. Lo studio “accusa” i termovalorizzatori


Gli studi epidemiologici concentrati su Colleferro (Roma) e San Vittore, più a sud, in provincia di Frosinone, evidenziano l'insalubrità della zona

Michele Marangon - Corriere della Sera
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_ottobre_21/colleferro-inquinamento-malattie-2112351288841.shtml

La valle del Sacco ha conosciuto l'inquinamento un secolo fa - con l'insediamento dell'industria bellica - ma l'individuazione dei colpevoli si dimostra un percorso non facile: le battaglie giudiziarie scaturite da esposti e indagini choc tardano ad entrare nel vivo.



Due grandi processi (uno per lo smaltimento illegale di rifiuti e l'altro per disastro ambientale) attendono di essere celebrati da anni, mentre gli studi epidemiologici concentrati su Colleferro (Roma) - e San Vittore, più a sud, in provincia di Frosinone - evidenziano ancora una volta l'insalubrità della zona e i danni subiti dai residenti. Colpa degli inceneritori e delle troppe industrie che negli anni hanno contaminato ambiente e cittadini; con l'avvento dei termovalorizzatori - rileva il recente studio - le malattie dell'apparato respiratorio sono aumentate del 79%. A rischio, in particolare, i bambini.

Obiettivi e metodo.
Un nuovo contributo, dunque, di lettura certamente più semplice, che vuole mettere in relazione rifiuti, ambiente e salute. E' il progetto di epidemiologia ambientale "Eras" della Regione Lazio pubblicato nel luglio 2012: gli esperti offrono il primo studio organico sulle discariche di rifiuti urbani, gli impianti di trattamento meccanico e biologico (Tmb) e i termovalorizzatori presenti nella regione Lazio; stimano le emissioni in aria relative a ciascun impianto; caratterizzano la popolazione potenzialmente esposta; valutano gli effetti sulla salute della popolazione esposta agli impianti e le condizioni di salute dei lavoratori. Importante sottolineare come le popolazioni studiate (tecnicamente definite 'coorti') siano rappresentate dagli abitanti dei comuni in prossimità degli impianti ( tutti entro i 5 chilometri tranne Malagrotta per cui la distanza aumenta a 7) nel periodo 1996-2003. Mentre gli esiti sanitari di interesse (relativi al periodo 1996-2010) sono stati accertati con un follow-up individuale, attraverso i sistemi informativi di mortalità e di ricovero ospedaliero.

Il Quadro.
Si legge nel rapporto: «Sono presenti oggi sul territorio regionale 10 discariche per rifiuti urbani (9, considerando le due discariche di Latina come unica struttura), 4 impianti di termovalorizzazione dei rifiuti (collocati uno nel comune di San Vittore del Lazio, due adiacenti nel comune di Colleferro e l'ultimo nel comune di Roma, il gassificatore di Malagrotta), e 7 impianti per il trattamento meccanico biologico (Tmb), di cui 3 annessi agli impianti di discarica. Nel 2008 il Lazio ha prodotto oltre 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con una produzione pro capite media di 601,7 kg/abitante. Un dato, quest ultimo, che colloca la Regione tra le prime 5 in Italia per produzione pro capite. Quasi il 77% della produzione è concentrata nella provincia di Roma, dove si registra anche il livello più alto di produzione pro capite (648 kg/ab/anno). I dati delle province di Roma e di Latina relativi alla produzione pro capite sono più elevati rispetto al panorama nazionale, collocandosi rispettivamente al 21esimo e al 28esimo posto tra le province capoluogo di regione. Le province di Viterbo, Rieti e Frosinone registrano invece valori di produzione pro capite inferiori alla media nazionale».

Veleni nell'aria.
Interessanti i rilievi compiuti intorno ai termovalorizzatori di Colleferro e San Vittore nel Lazio: le zone interessate dagli impianti, sono soggetti a fattori di pressione molto differenti. «L' area di Colleferro, al contrario di San Vittore, è interessata dalla presenza di impianti industriali di qualche rilevanza e comunque dalla vicinanza di infrastrutture di trasporto significative. Le quantità di rifiuti smaltiti sono del tutto paragonabili per i due siti mentre il carico emissivo, in termini di Pm10 ( particolato, ndr) , è sostanzialmente differente: la valutazione degli indici di qualità dell'aria stimata, mette in evidenza come l'areale di Colleferro sia sostanzialmente in condizione di maggiore criticità rispetto a quello di San Vittore del Lazio. A questo livello di criticità -spiega il rapporto - concorre anche la posizione geografica dell'area di Colleferro che soffre di condizioni meteo-climatiche sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti e quindi al loro accumulo nei bassi strati dell'atmosfera».

Boom di malattie respiratorie.
Si legge ancora: «Lo studio epidemiologico effettuato sui residenti nei pressi dei termovalorizzatori di Colleferro e San Vittore ha preso in considerazione solo il ricorso alle cure ospedaliere della popolazione. Entrambi gli impianti infatti sono relativamente recenti, essendo in attività dalla fine del 2002. Lo studio ha considerato i tassi di ospedalizzazione per causa dei residenti, nel periodo 1996-2010, potenzialmente dovuti al contributo aggiuntivo all'inquinamento ambientale delle emissioni dei termovalorizzatori confrontando la frequenza relativa di ospedalizzazioni nei periodi pre e post termovalorizzatori. I risultati - proseguono gli epidemiologi - hanno evidenziato come gli uomini residenti in aree identificate dai valori massimi di Pm10 emesso dagli impianti mostrino un eccesso del 31% di ospedalizzazioni per malattie dell'apparato respiratorio e del 79% per malattie polmonari cronico ostruttive (Bpco), rispetto ai residenti in aree meno esposte. Anche tra i bambini esposti a livelli medi e più elevati di concentrazione del tracciante del termovalorizzatore si è osservato un aumento di ricoveri per infezioni acute delle vie respiratorie (+78%)».

Il processo.
Dito puntato, dunque, sul quei termovalorizzatori in cui finiva di tutto, risultando perciò ancora più inquinante. Era il marzo del 2009, ed i carabinieri sequestrarono l'impianto eseguendo 13 ordini di custodia cautelare dopo le verifiche effettuate sull'inceneritore di Colleferro in cui, anziché Cdr, finiva ogni tipo di rifiuto, dalla lastre di alluminio ai copertoni di macchina. Indagate 26 persone, tra cui Paolo Meaglia e Stefania Brida: rispettivamente il direttore tecnico e ingegnere responsabile della gestione dei rifiuti. I reati contestati a vario titolo sono di associazione per delinquere; attività organizzata per traffico illecito di rifiuti; falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico; truffa aggravata ai danni dello Stato; favoreggiamento personale; violazione dei valori limiti delle emissioni in atmosfera e prescrizione delle autorizzazioni; accesso abusivo a sistemi informatici. Dopo 3 anni e mezzo da quegli arresti, il percorso giudiziario è fermo all'udienza preliminare presso il tribunale di Velletri a fronte di una infinita serie di rinvii tecnici. Tra i passaggi di rilievo, ricordiamo l'ammissione delle parti civili: Comune di Colleferro, provincia di Roma e Regione, associazioni di consumatori, ambientalisti, animalisti e tre cittadini. Prossimo appuntamento in aula il 26 ottobre 2012.

Inchiesta madre.
A rilento anche il procedimento più atteso, quello dell'inquinamento della Valle dal Sacco, che vede la prossima udienza fissata al 25 ottobre presso il tribunale veliterno. L'indagine, in questo caso, riguarda l'avvelenamento dell'ambiente, di persone e animali causato dagli sversamenti di sostanze chimiche - in primis un terribile insetticida - nel fiume Sacco. La richiesta di rinvio a giudizio è stata depositata nel marzo 2010 e riguarda 4 persone, mentre un quinto indagato (un veterinario della Asl) nel frattempo è deceduto. Si tratta di Giuseppe Zulli, responsabile della centrale del Latte di Roma che chiuse un occhio sulle analisi del latte quando, nel 2004 si presentava praticamente avvelenato; poi Carlo Gentile, responsabile dello stabilimento Caffaro ( erede dell'industria tra le più velenose, vale a dire la famigerata azienda di prodotti bellici Snia Bdp). In questo caso l'accusa è di aver riversato veleni nel fiume Sacco senza alcuna depurazione preventiva. Altri due imputati sono Giovanni Paravani e Renzo Crosariol, responsabili del consorzio Csc di Colleferro, titolare dello scarico finale del collettore delle acque bianche. . Parti civile ammesse, oltre agli enti locali danneggiati e il ministero dell'Ambiente, un gruppo di cittadini nel cui sangue erano presenti livelli elevati di beta-hch ed altri inquinanti messi in correlazione con tumori alla tiroide, diabete e bronchiti.

Michele Marangon

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 ottobre 2012

Sono passati
20 giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren

60 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
876 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
170 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
155 giorni dal voto amministrativo-referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno (60%)

domenica 21 ottobre 2012

Di biogas si può morire?


Helge Boehnel dalla Germania in Toscana per spiegare i rischi del biogas

di Michele Corti
http://www.ruralpini.it/Commenti21.12.11-Morte-dal-biogas.htm

La morte dal biogas?
In Germania a più riprese il biogas è stato indicato come la causa di infezioni botuliniche mortali nel bestiame domestico, negli ungulati selvatici, ma anche nell'uomo.



Il Prof. Boehnel dell'Università di Gottinga ha sollevato a più riprese l'esigenza di un approccio cautelativo.
Anche se non è stato ancora possibile dimostrare un rapporto diretto tra biogas e infezioni botuliniche lo scienziato tedesco ha mostrato la presenza di Clostridium botulinum (che può produrre le tossine botuliniche) e di altri patogeni nei digestati in quantità pericolose, sostenendo che mentre le condizioni (temperature, pH, ecc.) della massa del digestore possono essere note e controllate nulla si sa di quanto accade nel “cappellaccio” al d sopra della massa e sul fondo.
Ha poi presentato mappe inquietanti che mettono in evidenza la correlazione tra la presenza delle centrali a biogas e l'insorgenza di casi di botulismo (1000 in Germania, ma Boehnel ne stima 3000).



Bohnel ha dichiarato che se non si riesce ad assicurare che dai digestori non fuoriescano clostridi botulinici si dovrebbe abbandonate la tecnologia del biogas.
Ai margini del convegno interpellato da alcuni residenti avrebbe loro consigliato: “per la sicurezza delle vostre famiglie io se fossi in voi traslocherei altrove”.

La scorsa primavera, in Germania, è stato lanciato un allarme per la salute degli animali domestici e selvatici e si ritiene che la diffusione del botulismo cronico negli allevamenti bovini possa essere imputata alla diffusione degli impianti di biogas e allo spargimento dei digestati con spore di Clostridium botulinum.
Alcuni veterinari tendono anche ad attribuire alla stessa causa le morie di selvaggina osservate in alcune regioni e la più diffusa rivista faunistica e cinofila germanica ha dedicato al problema una inchiesta. Da noi la regione Emilia-Romagna per il rischio delle spore di Clostridi ha “esonerato” le aree del Parmigiano reggiano dalle centrali a biogas.
Precauzione. Ma allora conta più il Parmigiano della salute?
In Germania il Prof. Böhnel ha da tempo lanciato l'allarme: con il biogas stiamo diffondendo nell'ambiente pericolose spore di Clostridium botulinum con i residui degli impianti a biogas. Una cassandra?
La Germania è indicata come l'Eldorado del biogas. Il ministro dell'agricoltura lo scorso 27 aprile ha annunciato che si investiranno in coltivazioni da biogas 2 milioni di ettari ma già oggi sono ben 400mila gli ettari destinati ai digestori.
La lobby e i piazzisti nostrani del biogas indicano la Germania ad esempio e modello.
Ma i tedeschi andrebbero imitati su altre cose, sul terreno del biogas la disciplina e la poca flessibilità di quel popolo sta giocando un brutto scherzo. Da noi una innata diffidenza, un certo spirito di contraddizione, la voglia di pensarla diversamente in molti casi ci rovina, in altri ci salva.
I bravi tedeschi ci mettono un po' a realizzare che “energia rinnovabile”, pulita sulla carta è in realtà una delle peggiori porcherie mai inventate.
Fortunatamente da noi non è così. E se non fosse stato per il nostro spirito indisciplinato e ribelle e persino un po' da bastian contrari ci saremmo accorti chissà quando che il biogas è una follia pericolosa e dannosissima. Quando sarebbe stato tardi.
Negli ambienti dei veterinari che si occupano di fauna selvatica certe morie sono apparse sempre più sospette e si è finito per collegarle alle ipotesi di lavoro del prof. Böhnel. Così a maggio di quest'anno la più importante rivista germanica di fauna, caccia e cinofilia ha dedicato allo scottante problema un'inchiesta (link all'articolo originale) con il titolo shock: “Tod aus der biogasanlage”. Basta conoscere quattro parole di tedesco per capire: La morte dagli impianti a biogas.
Non si nega la preoccupazione per un fenomeno che potrebbe avere conseguenze devastanti per la fauna selvatica e si intervista il prof. Böhnel che ritiene che il caso di botulismo cronico riscontrato in 600 vacche della regione Vogtland in Sassonia (che ha colpito gravemente anche l'allevatore). Helge Böhnel sostiene che non è un caso isolato e che ci sono migliaia di animali ammalati. Per lui i digestati residui della produzione di biogas ed utilizzate come fertilizzante (bio-fertilizzante!) sono una causa altamente probabile dell'aumento di botulismo.
Il professore di Göttingen spiega anche il perché. Le condizioni di temperatura (40°C) dei digestori sono favorevoli alla moltiplicazione dei Clostridi.
Nei digestori i Clostridi arrivano per più vie. Se si trattasse di soli liquami i rischi sarebbero minori. Nei digestori arrivano scarti di macelli (anche in Italia!) persino ovaiole a fine carriera.
Ma c'è dell'altro: il mix di biomassa vegetale fresca e materiali organici contaminati da tossine. In primavera quando si raccoglie la segale verde per farne matrice da digestione le macchine operatrici uccidono i piccoli caprioli (che se ne stanno immobili senza fuggire perché quello è il loro istinto di difesa dai predatori). Se sono ammalati contaminano la massa raccolta e poi il digestore.
A parte questa via di contaminazione abbiamo già visto che vi sono forti indicazioni circa la maggior pericolosità (per mancato abbattimento dei patogeni) della digestione di un mix di biomasse vegetali e animali che di sole deiezioni animali. Con i digestati (il miglior concime è ammendante che ci sia secondo gli apologeti del biogas!) le spore tornano sul terreno.
Sia che contaminino foraggi raccolti e somministrati in mangiatoia o, direttamente,  animali domestici e selvatici al pascolo le spore arrivano nell'intestino, possono germinare e possono produrre tossine. Concludo per ora ricordando che il rischio sanitario del biogas non è legato solo ai clostridi o ad altri batteri patogeni.
La scorsa primavera autorevoli esperti hanno additato il biogas come probabile causa dell'epidemia di Escherichia coli E157:H7 che causò decine di morti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 21 ottobre 2012

Sono passati
18 giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren

58 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
874 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
168 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
153 giorni dal voto amministrativo-referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno (60%)