Nove
tesi che smontano il progetto, coscia per coscia
A
Poggio Sant'Ilario il cogeneratore di Citterio per bruciare grassi
animali. La cittadinanza è contraria, l'amministrazione nicchia.
Un'analisi punto per punto.
di
Giuliano Serioli
L'iter
di approvazione
E'
durato neanche 5 mesi.
La
presentazione del progetto di Citterio allo sportello unico di
Traversetolo è avvenuta il 30/06/2012, la concessione
dell'autorizzazione da parte della Provincia nella conferenza dei
servizi è del 19/11/2012.
L'amministrazione
comunale ha dato subito il suo benestare urbanistico, anche se la
normativa prevede una distanza minima di 500 metri dalle abitazioni,
che al Poggio sono a 100 metri dallo stabilimento. Il sindaco Lori
motiva la concessione in deroga alla normativa perché l'area in
questione è definita industriale e quindi bastano 100 metri per gli
impianti dalle abitazioni.
A
chi le chiede perché abbia informato la cittadinanza solo il 4
ottobre, il sindaco risponde che il titolare di Citterio, in quanto
privato cittadino, ha diritto alla privacy come chiunque altro.
Come
se il diritto di una parte potesse travolgere quello di tutti gli
altri, che hanno diritto di essere informati su un tema che riguarda
direttamente la loro salute.
In
questi 5 mesi si tengono ben 3 conferenze dei servizi, presso la sede
della Provincia di Parma.
Ma
la rapidità dell'iter è la conseguenza della sudditanza delle
amministrazioni all'aspettativa di Citterio di non perdere il
finanziamento europeo, che scadeva il 31/12/2012.
Il
sindaco Lori presenta il progetto alla cittadinanza il 4 ottobre,
assieme alla dirigenza di Citterio, dopo che il 29 settembre la
Regione si era espressa a favore e i giochi ormai erano fatti. Il 19
novembre si tiene la 3a conferenza dei servizi che da
l'autorizzazione, dopo ben 2 conferenze andate a vuoto in estate
perché la Regione non aveva ancora espresso parere.
L'autorizzazione
La
richiesta della ditta era di bruciare grasso come combustibile
ricavato dagli scarti di lavorazione, i SOA, ma l'autorizzazione
arriva da Regione e Provincia per la combustione di R1 ed R13, cioè
per bruciare rifiuti trattati.
E'
a tutti gli effetti un inceneritore perché il grasso è considerato
un rifiuto.
A
questo punto, però, ci si chiede se sia corretto formalmente e
sostanzialmente bruciare rifiuti in un motore endotermico e non in
una caldaia ad incenerimento. Il problema è sostanziale: in un
motore endotermico le temperature arrivano a non più di 500 °C, in
una caldaia di un inceneritore la temperatura può arrivare anche a
1200 °C. La cosa non è secondaria, in quanto le polveri e le
diossine vengono abbattute maggiormente alle alte temperature.
Il
dott. Monfredini, del comitato di Castelvetro Modenese, interroga sul
fatto la Direzione Generale della Salute dei Consumatori ( DG SANCO)
della CE a Bruxelles.
Questa
così risponde: “Grazie per la sua domanda. Posso confermarle che
qualsiasi proposta per un nuovo metodo alternativo di trattamento dei
rifiuti dovrebbe essere accertata e valutata da EFSA”.
In
altri termini, bruciare rifiuti in un motore endotermico non rientra
nelle normative europee.
Il
combustibile
Il
grasso animale ha una viscosità decisamente superiore a quella già
elevata degli oli vegetali, non a caso la stessa ditta che fornisce
il cogeneratore a Citterio dichiara nella relazione tecnica di dover
usare ogni tanto come combustibile l'olio di colza per pulire
iniettori e valvole del motore endotermico.
La
viscosità degli oli vegetali è, però, già elevata: da 11 a 17
volte superiore a quella del gasolio.
L'olio
di colza ha una viscosità 15 volte maggiore del gasolio.
Per
questo motivo l'utilizzo dei grassi nei motori diesel provoca una
combustione incompleta, formazione di depositi carboniosi agli
iniettori, diminuzione di efficacia termica e di potenza nei motori,
gelatinizzazione dell'olio lubrificante.
Il
grasso viene mantenuto fluido tramite preriscaldamento. Il
preriscaldamento provoca un aumento delle temperature in camera di
combustione che, unitamente ad un elevato tenore di ossigeno delle
molecole di grasso, determina polimerizzazioni degli acidi grassi e
formazione di concrezioni carboniose agli iniettori ed alle valvole e
grandi emissioni di NOx.
Il
grasso, dai dati stessi della relazione tecnica, contiene uno 0,5% di
acqua, anche dopo la centrifugazione meccanica e la degommazione.
Nell'acqua sono sciolti anioni di cloro, presenti strutturalmente per
la salatura dei prosciutti.
Dalla
combustione di sostanze organiche in presenza di cloro si formano
diossine.
Il
motore endotermico
Si
tratta di un motore lento o navale, da 750 giri al minuto.
Ha
una cilindrata di 98,5 litri, vale a dire di 98.500 cm3.
Sarebbe
come avere al Poggio 10 grossi camion da 10.000 cm3 che rimangono
accesi 24 ore al giorno.
I
filtri del motore sono molto condizionati dal tipo di combustibile,
dall'acidità dei grassi animali.
Il
motore lento ha un basso rendimento elettrico rispetto a quello
termico.
Ha
un rendimento elettrico del 41% , energia elettrica prodotta circa
7000 Mwhe, a fronte di autoconsumo di soli 200 Mwe. Un rendimento
termico del 42%, vale a dire 16.800 Mwht.
I
gas di scarico usciranno da un camino alto 14 metri dopo depurazione.
Una parte dei gas sarà convogliata ad una caldaia per il loro
riutilizzo, unitamente all'acqua di raffreddamento del motore, per
abbattere il consumo di metano della caldaia del rendering. Le
emissioni dal camino E1/2 del cogeneratore consistono in circa
45.000 Nm3 annui di fumi.
Il
sistema depurativo
Nella
relazione tecnica di Citterio è presente un reattore catalitico
selettivo (SCR) per ridurre gli NOx con l'aggiunta di urea nei fumi,
seguito da un catalizzatore ossidante per abbattere il monossido di
carbonio (OXICO). L'ing. Capponi di Termoindustriale, la ditta
fornitrice, ha affermato in una pubblica assemblea che ci sarebbe
anche un secondo catalizzatore ossidante a monte, cosa non vera anche
perché confligge con la stessa relazione tecnica.
Se
per gli oli vegetali grezzi è sufficiente un solo catalizzatore per
abbattere le emissioni e rientrare nei range della normativa, per il
grasso animale, nettamente più viscoso, ne occorrono due. Uno a
monte che stabilizza la temperatura dei fumi di uscita (450-500°) su
una temperatura di esercizio di 300°, soglia al di sotto della quale
non vi è una completa trasformazione dell'urea in ammoniaca, e che
nel medesimo tempo abbatte il CO.
Ed
uno a valle che serve ad abbattere il particolato, le polveri sottili
(COT).
Le
emissioni
I
camini da cui escono i gas di scarico sono due, entrambi alti 14
metri. Uno per gli scarichi del cogeneratore, l'altro per quelli del
postcombustore posto all'esterno dell'impianto di rendering.
Le
emissioni del primo sono di circa 45 milioni di Nm3, quelle del
secondo di circa 2 milioni di Nm3.
In
totale si hanno circa 50 milioni di Nm3 di gas di scarico.
La
normativa italiana per le centrali a biomassa stabilisce questi
limiti: polveri 100 mg/Nm3,
CO
350 mg/Nm3, NOx 500mg/Nm3. Anche dando per buone le emissioni
dichiarate da Citterio :
100
mg/Nm3 di CO, 250 mg/Nm3 di Nox, 20 mg/Nm3 di polveri.
Nella
zona si disperderebbero annualmente circa 5 tonnellate di monossido
di carbonio, 12 tonnellate di ossidi di azoto e 1 tonnellata di
polveri sottili.
Da
non dimenticare le emissioni di CO2, circa 500 g per ogni Kwe. Vale a
dire 3.500 tonnellate.
Si
tratta certamente di energia rinnovabile, in quanto gli allevamenti
industriali sfornano continuamente cosce di maiale, ma i suini non
catturano la CO2 come il mais o i boschi, per cui non si può parlare
di saldo zero di CO2, anzi ne emettono già molta di loro attraverso
la digestione e le feci.
E
questo alla faccia dei protocolli di Kyoto e dei cosiddetti comuni
virtuosi, di cui Felino fa parte.
Da
non dimenticare, poi, soprattutto le emissioni di diossina.
Nel
grasso che va al cogeneratore c'è una percentuale dello 0,5% di
acqua, dichiarata proprio nella relazione tecnica della Citterio, che
contiene anioni di Cloro. La combustione di sostanze organiche in
presenza di Cloro produce diossine, recita la scienza.
Ma
anche il camino del postcombustore emette diossina, perché vi
arrivano sostanze organiche volatili (SOV) e fumi di cloro, cioè
cloruri dalla condotta d'aria forzata dell'impianto di rendering per
la bollitura degli scarti dei prosciutti che per la salatura
contengono il cloruro di sodio.
L'impianto
di rendering
Durante
la cuocitura si verifica autossidazione del grasso con formazione di
aldeidi e polimerizzazione degli acidi grassi.
Le
sostanze organiche volatili e i vapori di cloro causati dalla
cuocitura dei SOA a 135° di temperatura a 3 Bar di pressione vengono
convogliati in forzata al postcombustore che funziona 8 ore al giorno
per 260 giorni.
Le
emissioni dal postcombustore attraverso il camino sono di 1000 Nm3/h,
cioè di 2 milioni di Nm3 annui.
Dalla
combustione nel postcombustore fino a 950 °C oltre ai valori di CO,
NOx e polveri dichiarati c'è anche diossina. La provoca la cuocitura
stessa che origina sostanze organiche e cloruri. Il postcombustore,
alimentato a metano con gran dispendio di calore e di energia, non
riesce ad abbatterla perché non raggiunge le temperature che
garantiscono maggiore abbattimento negli inceneritori tradizionali,
tra 900 e 1200 °C, per i quali tuttavia occorrerebbe un consumo di
metano ancora maggiore, eccessivo per l'intento speculativo di
Citterio.
Nella
relazione tecnica si dichiara che l'abbattimento del cloruro di sodio
nel grasso attraverso il degommaggio porta questo da valori di 190
ppm a 15 ppm.
Anche
se questi valori fossero reali, dalla combustione di 1. 170.000 kg di
grasso, nelle emissioni si avrebbero ogni anno 15 kg di cloro che
insieme agli idrocarburi policiclici aromatici derivati dalla
combustione del grasso produrrebbero diossina.
La
zona rossa
Queste
emissioni di CO2 e di inquinanti pericolosi in quantità non certo
irrilevanti si sommano agli NOx ed alle polveri sottili (PM10 e
nanopolveri) di una zona dichiarata "rossa"
dall'amministrazione regionale stessa.
Una
zona, cioè, in cui ogni nuova attività produttiva ed industriale
non dovrebbe fare aumentare in alcun modo gli inquinanti esistenti,
ma dovrebbe essere come minimo a saldo zero.
Anzi
in un comune virtuoso, come ama definirsi l'amministrazione di
Felino, le nuove attività produttive dovrebbero abbassare gli
inquinanti.
Il
dott. De Munari, direttore di Arpa, manifestando la sua impotenza nel
dover autorizzare un impianto che rispetta formalmente le normative,
ha dichiarato che trova assurdo che gli enti approvino centrali a
biomassa così inquinanti per una zona ad alto rischio inquinamento.
Altrettanto
grande è stata la meraviglia del prof. Setti dell'università di
Bologna venuto a presentare il PAES a Felino. Non sapeva nulla del
cogeneratore Citterio e ha dichiarato tutta la sua meraviglia e la
sua contrarietà ad un imbarazzato assessore all'ambiente di Felino.
L'effetto
contagio
Già
corrono voci di un'altra richiesta di bruciare grasso da scarti di
prosciutto.
Questa
volta nella zona di Langhirano, in un capannone in disuso tra
Quinzano e Cozzano.
Pare
sia già stata concessa l'autorizzazione urbanistica da parte del
comune.
Il
comitato sta percorrendo in lungo e in largo i comuni della
pedemontana proprio perché consapevole che ad essere coinvolta è
tutta la zona di produzione del prosciutto.
Altro
che effetto Nimby, come dice qualche amministratore riferendosi alle
preoccupazioni dei cittadini. Il comitato teme che una volta
realizzatosi l'intento speculativo di Citterio, possa essere seguito
da quello di molti altri produttori,ansiosi di intascare gli
incentivi pubblici portando ad un inquinamento grave ed ulteriore
della fascia pedemontana.
Giuliano
Serioli
Rete
Ambiente
Parma
14
marzo 2013
comitato
pro
valparma
-
circolo
valbaganza
-
comitato
ecologicamente
-
comitato
rubbiano
per
la
vita
-
comitato
cave
all’amianto
no
grazie
-
associazione
gestione
corretta
rifiuti
e
risorse
– no
cava
le
predelle
–
associazione
per
l'informazione
ambientale
a
san
secondo
parmense
comitato
associazione giarola e vaestano per il territorio