sabato 10 marzo 2012

Venditori di fumo

Sono passati 2 anni da quando, con l’intento di rassicurare i cittadini alla vigilia della prima manifestazione nazionale contro gli inceneritori, i parmigiani si videro consegnare, insieme alla Gazzetta di Parma, un opuscolo redatto dall’allora Enia con il contributo di Comune e Provincia di Parma.



“Gestione integrata dei rifiuti: Parma guarda all’Europa virtuosa” era il titolo di questo volumetto su cui in prima pagina capeggiava un’immagine bucolica dell’impianto di Ugozzolo, immerso nel verde e con un timido e striminzito camino, che quasi si confondeva con un cielo azzurro e ovviamente limpido (è l'aria di Parma, bellezza).
Oggi cominciamo a realizzare che il libercolo con cui ci hanno venduto da bravi piazzisti l’innocuo camino di Ugozzolo potrebbe essere oggetto di studio come primo caso in Italia di pubblicità ingannevole applicata ad un impianto di incenerimento rifiuti.
Guardate voi stessi le foto che abbiamo scattato ieri, oppure fate un giro dalle parti dell’Ikea e di Barilla, per giudicare se quello che ci hanno propinato si può classificare come verità o autentico pacco.
Un camino enorme, probabilmente non ancora terminato, che si staglia a fianco dell’autostrada più trafficata d’Italia, all’imbocco della Food Valley.
Complimenti a chi ha ancora il coraggio di difendere questo scempio.
E' in arrivo un fantastico, nuovo, fiammante skyline per la nostra città.
Parma, la pattumiera d'Italia, con il suo enorme e svettante camino.
Benvenuti in città.

http://www.flickr.com/photos/noinceneritoreparma/sets/72157629548053745/

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 10 marzo 2012

Sono passati
649 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
57 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Diossina dall'inceneritore ai polmoni dei cittadini

Accade a Macerata.

La notizia è certa e grave.
Dal camino dell’inceneritore del Cosmari è uscita diossina in quantità superiore ai limiti di legge.
I cittadini hanno respirato ciò che più di tutti temevano: inquinanti cancerogeni.



Una situazione che ha portato alla chiusura dell’inceneritore e imposto adeguamenti tecnologici importanti.
La domanda che sorge spontanea è di chi ci si deve fidare se anche un ente pubblico portato a vanto da chi lo amministra poi risulta pericolosamente inquinante?
Ci fidiamo dell’Arpam che a dispetto di alcuni contraddittori ha rilevato e segnalato la grave situazione.
Ora l’emergenza Rifiuti creata dall’incapacità della politica dei partiti consociativi al Cosmari è ancora più grave.
All’aumento dei costi di conferimento dovuta all’esportazione dei nostri rifiuti perché incapaci di riciclarli ricade sugli aumenti delle tariffe pagate dai cittadini. A questo si aggiungerà causa il fermo dell’inceneritore un aumento dei rifiuti non trattati con conseguente aumento del conferimento fuori provincia che provocherà ulteriori aumenti.
Il frutto dell’incapacità della Provincia di Macerata variamente amministrata di mettere in campo una seria politica dei rifiuti che puntasse al riciclo totale e coperto con il ricorso alle discariche devastanti e contestate è arrivata ad un punto finale.
Emergenza continua. Un assurdo politico amministrativo ed ecologico per una Provincia piccola come un quartiere di Roma. Nonostante questa ennesima tegola delle immissioni atmosferiche alla diossima la provincia e il Cosmari invece di prendere atto del fallimento della politica industriale e ambientale fin qui praticata, cambiare pagina e scelte e spegnere definitivamente l'inceneritore spenderà 400 mila euro per adeguare quel vecchio pozzo di San Patrizio.
Qualche domanda sorge spontanea.
Perché è successo questo grave incidente?
Quali sono le responsabilità?
Cosa ha intenzione di fare la Provincia e il Consorzio per accertare i fatti e le eventuali responsabilità?
Occorre una vera svolta ambientale e industriale e una parola chiara la possono dire i candidati Sindaci al Comune di Civitanova. La città è il maggio “azionista” del Cosmari ed è presente anche nel CDA del Consorzio. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i candidati alla carica di sindaco rispondendo ad alcune domande:
· Si spegne l’Inceneritore?
· Si punta a modificare il Piano Industriale e puntare inserendolo nel programma a Rifiuti Zero?
· Si mette fine alla dissennata politica di costruzione delle discariche?
· Si organizza il Consorzio in modo che i partiti escano dal consiglio di amministrazione?
· Si da il via ad una tariffa puntuale che premi chi più differenzia i rifiuti?
Sono questi i temi della sicurezza, della salute, dell’efficienza degli organismi e enti pubblici.
Chi metterà nel programma di governo queste richieste?

Città Verde Civitanova Marche

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 10 marzo 2012

Sono passati
649 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
57 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

venerdì 9 marzo 2012

Rifiuti in gita

Il futuro di Parma è attorno a noi, saremo la pattumiera d'Italia.
A Brescia rifiuti da Bergamo e dalla Svizzera. Non bastano mai.

“Parma sarà l'unica provincia in Italia che non brucerà rifiuti provenienti da fuori provincia”.
Vabbè, non ci credete.
Eppure c'è ancora qualche buontempone che va in giro a raccontarla, e magari qualcuno, proprio uno o due faciloni, ci credono anche.
Perché ormai è chiaro che i rifiuti sono una merce degna di nota, da portare a spasso in gita, e ricavarne tanti soldini.



Il governo Monti sta dando una mano in tal senso, con una serie di liberalizzazioni che non mancano di toccare, ovviamente, anche il campo dei rifiuti e del loro smaltimento.
Così l'ultima notizia, e ne seguiranno altre, ci racconta delle gite fuori porta della monnezza, questa volta a Bergamo, che ha appena firmato un accordo commerciale con l'inceneritore di Brescia per farsi accogliere 20 mila tonnellate provenienti dal Sebino e dalla Bassa Bergamasca.
Del resto a Brescia hanno le spalle larghe o una fame atavica.
Il loro inceneritore ha una capacità di incenerimento di 800 mila tonnellate di rifiuti all'anno, e ovviamente non ne è mai sazio (la A2A si è spinta fino in Svizzera a fare incetta di “carburante”).
Ma la parte che più ci ha interessato nel leggere la notizia riguarda l'accordo economico che hanno stretto i due attori: Brescia ha offerto a Bergamo una tariffa di smaltimento di 93 euro alla tonnellata.
Per Bergamo è un affarone perché fino ad oggi spendeva 113 euro nell'impianto Rea di Dalmine.
Ora crediamo che a Parma la valuta euro abbia lo stesso valore che al Nord (a meno che Bossi sia già passato alle vie di fatto e ci abbia distaccato e spinto fuori dall'Italia che lui ama).
Allora vorremmo davvero che qualcuno desse una spiegazione ai cittadini.
Vorremmo che i comuni della Provincia di Parma spiegassero ai loro concittadini come mai fanno spendere 162 euro a tonnellata per fare la stessa identica cosa: bruciare monnezza. O la nostra fa più schifo delle altre e quindi ci fanno pagare una sovrattassa?
Ecco, il futuro dietro l'angolo.
I bacini di riferimento ormai sono regionali e la “merce” può navigare di qui e di là e nessuno può dire nulla, ne alzare la voce, con buona pace alle serenate insistenti che ci siamo sorbiti in questi anni sulla necessaria autosufficienza dei territori provinciali.
Aria fritta.
Ma oggi andiamo ben oltre, perché quello che abbiamo letto è stampato ormai nella nostra mente a lettere di fuoco.
L'assessore regionale lombardo con delega all'ambiente, Daniele Belotti, si dice molto soddisfatto di questo accordo e afferma: “Considerando il bacino regionale, come prescritto dalla legge, non sarà più necessario costruire nuovi impianti in zone congestionate: si potranno spostare dove ci sono impianti esistenti e con disponibilità residua. È un bene per le tasche dei cittadini, degli enti ma anche dell'ambiente”.
Noi pretendiamo la cittadinanza lombarda.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 9 marzo 2012

Sono passati
648 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
58 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

giovedì 8 marzo 2012

Cave ofiolitiche, rischio negato

Le recenti notizie di stampa relative alle dichiarazioni dell’assessore regionale alla sanità Carlo Lusenti ci offrono l’ opportunità di ritornare a riflettere sul significato dei dati forniti, correlati alla questione “Cave ofiolitiche”



Numeri e percentuali
Premesso che l'epidemiologia è una scienza statistica con finalità di prevenzione e non può essere usata a posteriori per mettere in dubbio realtà scientifiche già accertate, lasciamo agli epidemiologi le analisi e le interpretazioni approfondite dei dati e soffermiamoci soltanto su quella che appare l’ anomalia più evidente ovvero il tasso di incidenza del mesotelioma maligno nel sesso femminile che, sulla base dei dati aggiornati al dicembre 2011, risulterebbe in provincia di Parma pari a 1,9 casi ogni 100.000 residenti e quindi quasi il doppio rispetto alla media regionale pari all’ 1%. Questo dato non è una novità infatti l’anomalia risultava già evidente nel terzo rapporto ReNaM. Sulla base di quei dati, nelle osservazioni al PAE protocollo il 12 aprile 2011 ) nel Comune di Bardi, contrarie alla riapertura delle cave ofiolitiche in quanto fonti di disseminazione di nuove fibre di amianto, ISDE Parma affermava: “Dal Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM) risulta che a Parma il tasso nel sesso femminile, nell' ambito di una preoccupante tendenza alla crescita dell’ incidenza, sia attualmente il più alto della regione Emilia Romagna.”
E ancora più avanti
- “Sottolineiamo un altro dato: nelle statistiche nazionali i morti per mesotelioma sono più
frequenti nei maschi che nelle donne, con un rapporto di tre a uno circa, significativo per esposizione lavorativa ( per la ragione che fra i lavoratori si contano molti più maschi rispetto alle femmine), mentre per i Comuni con cave ofiolitiche questo rapporto è quasi di uno a uno, dato questo da ritenersi indice di esposizione ambientale.
Dunque se abbiamo ben interpretato il dato, oggi possiamo dire che in provincia di Parma i casi osservati tra le donne sono pari al 90% in più dei casi attesi e quindi interpretiamo questo dato come conferma di una prevista quanto preoccupante tendenza. Una anomalia a cui nessuno ancora oggi ha ritenuto di dover dare una interpretazione seria.
Prescrizioni e deliberazioni
Focalizziamo ora la nostra attenzione sugli eventi locali ricordando ad improvvidi, quanto inadeguati amministratori, che ad ognuno dei soggetti coinvolti nelle determinazioni di rilevanza pubblica compete un ruolo suo proprio e in questa divisione dei compiti non si può chiedere agli organi tecnici di supporto di sostituirsi nel momento decisionale, così come si è maldestramente tentato di fare nel comune di Bardi.
Cerchiamo di spiegarci meglio.
Le attività estrattive su matrice ofiolitica sono normate dall’ allegato 4 del D.M. 14.05.1996.
ARPA e Ausl nel rilascio dei propri pareri si dovranno attenere esclusivamente al dettato normativo ovvero verificare, in fase preventiva, la conformità dei progetti alle norme, e, ad attività avviata, il rispetto delle prescrizioni di legge; dunque sulla carta un “parere favorevole” preventivo è praticamente obbligato.
Vediamo allora nei dettagli cosa dicono i documenti.
Arpa:
- Il PAE recepisce correttamente il PIAE 2008
- Si procederà successivamente alla verifica degli obbiettivi di sostenibilità "prefissati/ipotizzati”,… restano da definirsi/concordarsi puntualmente le misure, modalità di controllo …..monitoraggio …. Dati “condivisi e convalidati”… nonché eventuali puntuali prescrizioni formali ed operative…. (premesso questo) si esprime parere favorevole.
Dunque l’organo tecnico di riferimento dice molto chiaramente: il piano è correttamente inserito in quello provinciale; come fare i controlli e dare prescrizioni lo vedremo successivamente.
Cosa ci si poteva aspettare di più di quanto ARPA aveva già detto nel più volte richiamato. Progetto regionale pietre verdi” del 2005, dove senza giri di parole, inequivocabilmente, così si esprime:
“L’ assenza di risposta alla Regione Emilia-Romagna da parte della Commissione Nazionale Amianto circa l’ applicazione pratica del D.M. 14.05.1996, riferita alla valutazione del rischio attraverso il calcolo dell’Indice di rilascio (I.r.), lascia purtroppo invariati tutti i dubbi sulla concreta applicabilità del Decreto alle realtà dell’Appennino emiliano, sia rispetto alle azioni preventive”, sia rispetto alla valutazione del rischio.” ?
Vediamo ora come si pronuncia l’Ausl.
Il documento si divide sostanzialmente in due parti. La prima parte è una riassunto storico del lavoro svolto con il richiamo alle norme, leggi, controlli effettuati e disposizioni ecc.
La seconda parte è il lungo elenco prescrittivo a cui viene subordinato il parere favorevole;
per i suoi contenuti merita di essere riportato integralmente all’interno del presente testo:
“…… per quanto di competenza dei Servizi PSAL ed Igiene Pubblica si esprime in merito alle cave
di materiale ofiolitico denominate “ID1 Il Groppo” e “AC 26 Il Groppo di Gora” PARERE FAVOREVOLE con le seguenti prescrizioni, formulate anche in accordo con quanto previsto dal DM 14/05/96 e adottato nel PIAE 2008 provinciale, nonché nella circolare regionale predisposta per regolamentare l’ attività estrattiva nelle cave ofiolitiche
1 - In funzione della variabilità dei dati di esposizione ottenuti, dovranno essere eseguiti’
campionamenti personali e ambientali periodici, al fine di verificare l’esposizione dei lavoratori a fibre di amianto e individuare, per ogni mansione nella cava in oggetto’ - le misure di prevenzione e protezione specifiche adatte a limitare il rischio legato alla presenza di fibre di amianto;
- l'esatta periodicità dei campionamenti successivi da eseguire secondo quanto previsto nell‘appendice F della Norma UNI EN 689/97, e cioè:
- 64 settimane se la concentrazione di esposizione professionale non supera 1/4 del valore limite.
- 32 settimane se la concentrazione di esposizione professionale supera 1/4 del valore limite ma non supera 1/2 dello stesso.
- 16 settimane se la concentrazione di esposizione professionale supera 1/2 del valore limite ma non supera il valore limite stesso.
Quanto sopra dovrà essere opportunamente registrato e documentato quale aggiornamento del DSS
/ VDR.
Si prescrive tuttavia che, trattandosi di campionamenti finalizzati a stabilire l'esposizione
professionale ad un agente riconosciuto da tempo come cancerogeno, gli stessi vengano comunque
eseguiti almeno annualmente, anche qualora la concentrazione di esposizione professionale dovesse risultare inferiore ad 1/10 del valore limite. I risultati del monitoraggio dell'esposizione dovranno essere trasmessi al Servizio P.S.A.L..
2 - Contestualmente ai campionamenti di cui al punto 1, dovranno essere eseguiti campionamenti
ambientali nei centri abitati collocati nelle vicinanze delle cave, in posizioni strategiche e
rappresentative, possibilmente concordate con e/o il Servizio di Igiene Pubblica, al fine di valutare il corretto mantenimento dellE misure di prevenzione e protezione messe in atto dal Titolare di cava per l' abbattimento di polveri e fibre.
3 - a prescindere dagli esiti dei campionamenti suddetti, durante le diverse fasi lavorative
(coltivazione della cava, carico e trasporto dei materiale) dovranno essere seguite le indicazioni seguenti:
a). utilizzare acqua per una sistematica bagnatura di piste, piazzali e cumuli di materiale
depositato, anche con impianti fissi per la dispersione; dotare le macchine operatrici e i mezzi di cantiere di cabina a protezione del conducente con impianto di condizionamento e filtrazione
dell'aria.
b). Dotare le macchine operatrici e i mezzi di cantiere di cabina a protezione del conducente con impianto di condizionamento e filtrazione dell’aria
c). Differenziare, quando possibile, la viabilità per i conferimenti della materia prima da quella per la distribuzione dei prodotti finiti e istituire regole per la circolazione dei mezzi all' interno dell'area, attraverso la predisposizione di opportuna segnaletica (percorsi obbligati e i più brevi possibili);
d). utilizzare mezzi di trasporto con cassone chiuso e telonato per evitare la dispersione delle polveri durante il trasporto del materiale;
e). predisporre un'area attrezzata deputata all‘ idoneo lavaggio delle ruote (e all’ occorrenza di altre parti) dei mezzi di trasporto in uscita dall' area di cava e
4 - infine, si ricorda che allo scopo di ridurre gli impatti negativi sui centri abitati limitrofi alla cava, è buona norma valutare una viabilità alternativa che escluda i centri abitati nelle vicinanze della cava nonché la possibilità di limitare il numero di viaggi degli autocarri.
5 - gli interventi precedentemente indicati dovranno essere opportunamente integrati con le
misure organizzative e gestionali contenute nel succitato PIAE provinciale 2008 e nei documento
tecnico regionale in corso di emanazione concordato e condiviso dagli stessi organi di vigilanza
Specificamente per l’ambito estrattivo: denominato "ID 1 - Il Groppo’ il parere favorevole
è subordinato anche al rispetto delle seguenti indicazioni aggiuntive;
Come già riportato dall'Azienda USL su un documento trasmesso a codesta Spettabile
Amministrazione (prot. n.49716 del 11/06/2010), si propone che il rinnovo dell’ autorizzazione sia subordinato alla realizzazione delle misure di prevenzione già indicate dal Servizio PSAL a seguito di specifico intervento ispettivo e riguardanti:
a). la predisposizione nell'area di cantiere di adeguati locali adibiti a spogliatoio/riposo con
particolare attenzione all’ identificazione dei percorso sporco/pulito;
b). la predisposizione di WC con acqua corrente;
c). la predisposizione di cartellonistica adeguata;
d). la predisposizione di provvedimenti atti a impedire/ridurre lo sviluppo e la diffusione di polveri e fibre nell'ambiente, in funzione della loro natura e quantità, con particolare riferimento a:
- “vasca di lavaggio" all' ingresso/uscita della cava per lavaggio ruote degli automezzi. al fine di non inquinare le strade provinciali;
- sistematica e periodica umidificazione del fronte di scavo e delle zone pertinenziali;
- predisposizione di idonea strumentazione (anemometro) atta a rilevare le condizioni
metereologiche per le quali va interrotta l'attività di cava;
- evidenziazione delle vie di circolazione degli automezzi che permettano il loro passaggio con
facilità e in sicurezza
- aggiornamento del Documento di Salute e Sicurezza (DSS) sulla base degli interventi effettuati, consegnandone copia al Servizio P.S.A.L.
- adeguata formazione e informazione dei lavoratori circa i rischi legati all'attività presso tale cava, le misure di prevenzione da utilizzare e i comportamenti da adottare per contenerli;
Oltre a quanto già prescritto in merito alla periodicità dei campionamenti ambientali e personali nel rispetto dell’appendice F della Norma UNI EN 689/97, il controllo dell'esposizione a fibre di amianto relativo alla mansione “escavatorista”, dovrà con essere ripetuto alla ripresa dell'attività, con trasmissione dei dati al Servizio P.S.A.L, in quanto per tale mansione i campionamenti avevano mostrato il raggiungimento di 1/2 del valore limite di esposizione (soglia di attenzione)
Si rende infine opportuno valutare d’intesa con ARPA un intervento finalizzato al ripristino della delimitazione e alla predisposizione di una durevole protezione dalle intemperie del cumulo di materiale posto sotto sequestro.
Anche per l’ambito estrattivo “Il Groppo di Gora” si formulano le seguenti prcscrizioni
aggiuntive relative ad indicazioni già espresse in fase ispettiva
- dovrà essere redatto ed aggiornato in tutte le sue parti il Documento di Salute e Sicurezza di cui all’art. 6 comma 2 e 3 del D. lgs. 624/96 e dovranno essere adottati provvedimenti atti a impedire e ridurre per quanto possibile lo sviluppo e la diffusione di polveri e fibre presenti nell’ ambiente di lavoro, in particolare si deve strutturare per quanto tecnicamente possibile, e mantenere il luogo di lavoro in modo tale che gli addetti siano protetti dagli agenti atmosferici e da agenti esterni pericolosi ( tra cui fibre di amianto). Allo scopo il luogo di lavoro dovrà essere dotato di locali appositamente destinati a spogliatoi, servizi igienici e riposo/riparo facilmente accessibili, arredati, illuminati e dotati di acqua potabile, regolarmente puliti e con temperatura conforme alla destinazione specifica degli stessi.
Dovranno essere mantenuti attivi ed efficaci i necessari provvedimenti adottati in materia di Primo Soccorso tenendo conto delle diverse persone presenti a vario titolo nel luogo di lavoro.”
Ovviamente anche per l’Ausl valgono le considerazioni già espresse per Arpa, ovvero che, trattandosi di attività consentita per legge, il parere favorevole corredato da prescrizioni
era atto dovuto. Alla luce di quanto sopra riportato, ed escludendo che i responsabili Ausl
siano improvvisamente e collettivamente impazziti, mi sento autorizzato a ripetere agli amministratori comunali che hanno confermato i poli estrattivi ofiolitici di Pietranera e
Groppo di Gora quanto già dichiarato a commento dell’adozione del piano “….nessuna prescrizione Arpa, Ausl sarà in grado di eliminare la contaminazione ambientale conseguente alla ripresa delle attività di scavo; dunque oggi, Lei e i consiglieri che hanno votato il piano, minate la salute delle giovani generazioni e a nulla varranno, ai fini delle responsabilità individuali, i pareri di organi tecnici o peggio “politici”, di supporto.
La politica, il grande accusato.
E’ dai primi anni 50 che viene accertata la relazione medico-scientifica tra il mesotelioma
maligno e l’amianto, ma perché la politica italiana ne prendesse atto sono dovuti passare 40 anni. La legge 257 è del 1992; perché diventi pienamente operativa bisogna attendere altri 4 anni. Quattro anni che per le lobby non sono passati infruttuosamente, infatti con un colpo di mano da manuale, nel D.M. 14 maggio 1996, contravvenendo al principio generale della legge, si consente la prosecuzione dell’escavazione di quelle matrici minerali dalle quali veniva estratto l’amianto. Uno sberleffo che, con il concorso attivo di Comuni, Province e Regioni, ha consentito sino ad oggi, nel silenzio generalizzato, di continuare ad avvelenare cittadini e territorio. Oggi al vecchio insulto si aggiunge quello
nuovo del censimento ARPA 30 settembre 2011 che inserisce fra i siti contaminati da amianto naturale le cave ofiolitiche ma ancora una volta i tre livelli decisionali si fanno giuoco del senso comune e della logica, non adottando provvedimenti coerenti con la finalità della legge 257. Ancora in questi giorni, a livello politico assistiamo all’indegno gioco delle “tre carte” che preannuncia nuovi trucchi ovvero nuovi studi, nuove indagini, un congruo numero di anni per accertare quello che è già chiaro da decenni, nuove regole, “controlli ferrei”, nel frattempo è importante che la cave ofiolitiche restino in attività e i cittadini non si allarmino. A Bardi qualcuno sussurra che l’amianto delle cave non è pericoloso e che il solo problema amianto è dato dai tetti in eternit; tragicamente qualcuno ci crede, e poi, diciamola tutta, in fondo 3000 - 4000 morti all’anno non sono dei grandi numeri: è il progresso, Signori!

Fabio Paterniti
Rete Ambiente Parma
8 marzo 2012

mercoledì 7 marzo 2012

Vi racconto una storia

Che assomiglia alla nostra


C’era una volta una valle.
Imponenti e maestose le montagne che la racchiudevano.
I suoi pendii e i suoi ruscelli la gioia e l’orgoglio del suo popolo.
Le comunità che l’abitava era fiera del territorio e viveva in armonia con esso, ricavandone sostentamento attraverso le attività agricole, gli allevamenti, l’accoglienza dei turisti.



Purtroppo quel bel territorio subì diverse aggressioni ambientali (industria siderurgica, costruzione di strade statali, trafori ferroviari e stradali, centrale idroelettrica) ma riuscì lo stesso a contrastarne gli effetti nel tempo, rimanendo rinomata per la sua qualità della vita, a contatto con la natura.
Finché un brutto giorno un comitato d'affari e di potere non vide la possibilità di mettere le mani su un enorme quantità di denaro (un finanziamento dell’Unione Europea) e decise che pur di farlo si doveva creare una legge ad hoc, una legge Obiettivo, che permettesse di costruire enormi infrastrutture senza rendere direttamente conto alle popolazioni dei territori devastati.
In tutta Italia soprusi e ingiustizie furono perpetrate in nome dei guadagni di quei pochi, come si può capire dalle testimonianze dolenti raccolte da “Fratelli di Tav”, il bellissimo film-inchiesta di Manolo Luppichini e Claudio Metallo. ( http://vimeo.com/26226413 )
Quella bella valle, nonostante tutto quello che è accaduto, viene ancora oggi strenuamente difesa dal suo popolo, che non la vuole sacrificare all’ingordigia dei signori del Tav.
Chi sono questi signori?
Un consorzio d'imprese costruttrici, coordinato dalla cooperativa Cmc (ex amministratore Pier Luigi Bersani), Rocksoil spa, società di consulenza di geoingegneria di Giuseppe Lunardi e famiglia, Impregilo, società di costruzioni partecipata da Gruppo Benetton, Gruppo Ligresti, Argofin.
Interessi a costruire che possono farsi forza dell'appoggio politico della maggioranza dell'arco costituzionale e che riescono a scavare una breccia nel fronte comune del “Patto dei Sindaci”, che aveva finora impedito l’attuazione degli scavi necessari per le opere di verifica dell’impatto ambientale della Tav valsusina.
Il sindaco di Chiomonte, Renzo Pinard, concede infatti i permessi per gli scavi geognostici e così si apre il cantiere de La Maddalena.
Chi è Renzo Pinard?
Eletto Sindaco di Chiomonte con una lista civica di centrodestra si dichiara favorevole al Tav.
Il comune di Torino è grato a Pinard, tanto da conferirgli la cittadinanza onoraria.
Ma la gratitudine degli amministratori torinesi potrebbe aver percorso anche altre vie, per così dire più concrete? Forse.
Tra le altre cose infatti Renzo Pinard è proprietario di un’azienda, la Nuova Spurghi Jet.
Si occupa anche di raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani, raccolta differenziata dei rifiuti urbani e speciali non pericolosi, gestione isole ecologiche, lavaggio, disinfestazioni e sanificazioni di contenitori stradali per rifiuti.
Il comune di Torino detiene una grossa quota azionaria di Iren spa, che controlla Iren Emilia.
Proprio in Emilia e segnatamente diffusissimo in molti comuni della provincia di Parma, è l’affidamento, da parte di Iren, a Nuova Spurghi Jet della raccolta differenziata.
Il sindaco Pinard non è profeta in patria ma forse è un fortunato imprenditore sulle nostre terre.
Cosa accomuna la lotta No Tav alla lotta No Inc?
Vorrei poter raccontare la storia del fiero popolo parmense, che si oppone a quegli stessi intrecci di potere e di affari, per difendere il proprio territorio dallo scempio ambientale e salvare la salute dei propri figli dal mortale inquinamento che verrà prodotto dall’inceneritore.
Queste sono due storie di diritto all’autodeterminazione dei popoli.
Come il popolo della Val di Susa anche quello della provincia di Parma si vede costretto a lottare per difendere il proprio stile di vita, la propria idea di sviluppo, nel nome della salute e dell’ambiente minacciato e violato.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 7 marzo 2012

Sono passati
646 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
60 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

martedì 6 marzo 2012

Slow food e Rifiuti Zero

A Parma un corso sulla corretta gestione dei rifiuti

Cooperare per “iniziare ad alleggerire il carico inquinante”, un carico che mette a rischio la possibilità di diffondere il Diritto al Piacere e di salvaguardare l'ambiente dove viene prodotto il Cibo Buono Pulito e Giusto.



Un corso per “difendere l'agricoltura” di piccola scala che fra mille difficoltà si trova a competere non solo con l'agroindustria ma anche con l'agro-energia, l'energia che mangia le campagne.
Nei giorni 12, 19, 26 marzo e 2 aprile 2012, la condotta di Parma in “cooperazione” con l'associazione Gestione Corretta dei Rifiuti di Parma e con la sezione di Parma del Movimento per la Decrescita Felice, organizza un serie di incontri formativi sulla strategia Rifiuti Zero.
La posizione di Slow Food in tema di rifiuti è chiara e netta.
Considerando che la nostra mission è fare divulgazione e cultura su tutto quanto ruota intorno al cibo Buono Pulito e Giusto, per diffondere il Diritto al Piacere salvaguardando l'agricoltura di piccola scala, ci siamo dati come obbiettivo quello di fare cultura sulla corretta gestione dei rifiuti e sulle strategie rifiuti zero, per superare gli attuali sistemi di smaltimento quali discariche e inceneritori.
Siamo convinti che con la formazione, la consapevolezza, la collaborazione dei cittadini/consumatori co-produttori, la strategia rifiuti zero, verso la quale la legislazione europea e le politiche di raccolta differenziata stanno convergendo, sia raggiungibile a breve termine.
Esula da questo corso entrare nel merito di scelte “transitorie” che rendono la strategia rifiuti zero auspicabile.
Per informazioni e iscrizioni scrivere a slowfoodparma@gmail.com
Ricordiamo a tutti che sabato 14 aprile 2012 a Parma si terrà una importante manifestazione
nazionale dal titolo “Stop all'inquinamento - Stop all'incenerimento” sottotitolo “Ricicliamo
l'Italia”.
Sarà un importante momento di incontro per “fare rete” con le comunità, i movimenti
di cittadini, le associazioni che hanno a cura ciò che ci accomuna tutti: l'ambiente in cui
viviamo e dove produciamo il nostro cibo.
Ricordiamo gli auguri di fine anno inoltrati dal nostro presidente Roberto Burdese ...meno Io e più Noi... Solo (con il) Noi possiamo iniziare ad alleggerire il carico inquinante.
I Nostri bimbi hanno bisogno di un “cambio del Nostro modello di sviluppo” ed è a loro che si
rivolge la manifestazione.
Lanceremo per l'occasione una campagna associativa Slow Kids invitando i partecipanti, al corso ed alla manifestazione, ad iscrivere un bimbo. Con € 2,00 possiamo iscrivere un bambino a Slow Food che riceverà la tessera personalizzata, un simpatico adesivo e potrà acquistare con il 10% di sconto la collana di libri a lui dedicati http://www.permangiartimeglio.it/
Ma soprattutto avrà l'occasione di avvicinarsi alla conoscenza del "cibo buono pulito e giusto".
Se poi volessero iscriversi anche i giovani e/o gli adulti... siamo attrezzati per farlo.
Per aderire alla manifestazione anto.fabio@alice.it
Vi aspettiamo poi numerosi a Parma il sabato mattina per lo spazio dibattito ed al pomeriggio per la manifestazione (seguirà programma dettagliato).
La condotta di Parma.

http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/ComunicatoCorsoRifiutiZero.pdf

lunedì 5 marzo 2012

L'inquinamento porta malattia

Uno studio di Arpa Piemonte

Intervista di Eco dalle Città ad Ennio Cadum, epidemiologo dell'Arpa Piemonte. Secondo uno studio condotto nel 2010, riducendo le polveri PM2.5 a 10 mg/mc medi e le PM10 sotto i 20 mg/mc a Torino si eviterebbero ogni anno 960 morti per effetti a lungo termine e 211 per gli effetti a breve termine. E a Parma?

di Federico Vozza

Ennio Cadum, diversi studi hanno dimostrato l’impatto sanitario dagli alti livelli d’inquinamento in Pianura Padana. Ci aiuta a fare un po’ chiarezza sui dati emersi negli ultimi anni?



La ricerca condotta nel 2006 dall’OMS su 13 città italiane con popolazione superiore ai 200.000 abitanti calcolò, considerando i valori medi di inquinanti registrati nel periodo 2002-2004, più di 8000 decessi all'anno attribuibili alle alte concentrazioni di PM10 da sommare a circa 1300 decessi ascrivibili agli effetti a breve termine che queste comportano. Nel 2010 come Arpa Piemonte abbiamo condotto uno studio per l'assessorato alla Sanità della Regione con l’obiettivo di stimare gli effetti sanitari dello smog nell’area urbana di Torino sia a breve che a lungo termine.
Ecco, ci può spiegare intanto che cosa si intende per effetti a breve e lungo termine?
Gli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute possono essere distinti in effetti acuti a breve termine e cronici a lungo termine. Quelli a breve termine, quali l’insorgenza di sintomi respiratori acuti, le variazioni della funzionalità polmonare, l’aggravamento di patologie cardiopolmonari e la mortalità per cause cardiopolmonari, sono osservabili a pochi giorni di distanza dai picchi di inquinamento e sono dovuti all’esposizione di breve durata ad elevate concentrazioni dei contaminanti. Gli effetti a lungo termine, quali l’aumento dell’incidenza e della prevalenza di malattie cardio-respiratorie croniche, il tumore polmonare e la mortalità per cause cardio-respiratorie, sono osservabili a distanza di anni dall’inizio dell’esposizione e sono causati da un’esposizione all’inquinamento atmosferico di lunga durata, in grado di promuovere anche processi di tipo cancerogeno.
L'Arpa ha quindi calcolato quanti sono i decessi riconducibili allo smog nella città di Torino?
Sì. Per determinare le morti attribuibili in città agli effetti a lungo termine abbiamo preso in considerazione il valore medio del PM2.5 registrato nella centralina di fondo urbano del Lingotto dal 2006 al 2009, cioè 36 mg/mc. Ipotizzando una riduzione di questo valore a 20 mg/mc medi, a Torino si sarebbero potute risparmiare ogni anno 623 vite, addirittura 960 nel caso in cui le polveri non avessero superato i 10 mg/mc medi. In parallelo abbiamo quantificato i decessi dovuti ai fenomeni acuti di inquinamento prendendo in considerazione il valore medio di PM10 registrato nel 2009 dalle centraline di via della Consolata (stazione di traffico), di via Rubino (stazione di fondo in area residenziale) e del Lingotto (fondo), cioè 47 mg/mc. Abbiamo così determinato che se questo valore fosse stato contenuto a 40 mg/mc (limite normativo attuale) , cioè con una riduzione di PM10 di 7 mg/mc medi, si sarebbero evitate 36 morti per cause naturali, 16 per cause cardiache e 6 per cause respiratorie. I decessi evitati sarebbero stati ancor di più se l’asticella delle polveri sottili fosse rimasta sotto i 20 mg/mc: 138 morti per cause naturali evitabili, 50 per cause cardiache e 23 per cause respiratorie.
Forse una delle ragioni per cui lo smog sembra essere ancora sottovalutato o non affrontato adeguatamente dalla politica è il fatto che queste morti non abbiano nome, al contrario ad esempio dei casi di morti dovuti alla lavorazione dell’amianto.
Senza dubbio è più semplice cercare di risolvere il problema amianto, in quanto si tratta di colpire un’unica fonte riconosciuta, che causa ancora oggi in media un decesso alla settimana per mesotelioma pleurico solo nell’area di Casale. Per il PM10 le fonti sono molteplici, le sostanze in gioco piu' d'una e il compito per gli amministratori è più difficile. Ma è evidente che la lotta all’inquinamento atmosferico darebbe, da un punto di vista prettamente numerico, maggiori benefici in campo sanitario. Ma di questo quasi non si parla. Si sa che lo smog è pericoloso e che bisogna ridurlo, ma non si e' ancora arrivati ad una valutazione politica dei costi e dei benefici di una serie di scenari anti-smog sia sotto l'aspetto sanitario sia economico, mentre ad esempio a Londra questi approcci di Valutazione di Impatto sulla Salute sono già disponibili.

E a Parma cosa succederebbe se riuscissimo ad abbassare i livelli di inquinamento?
E se invece riuscissimo nell'intento opposto?
Incrementandoli?
Non è forse vero che accendendo il forno non faremo che peggiorare lo stato di salute dell'ambiente?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 5 marzo 2012

Sono passati
644 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
62 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà