sabato 31 dicembre 2011

5 domande, 4 risposte

L'esame Gcr: tante insufficienze, qualche speranza di ravvedimento

https://sites.google.com/site/inceneritoreprimarie/le-5-domande-ai-candidati

Grazie ai 4 candidati che hanno risposto ai nostri quesiti su inceneritore e dintorni, anche se dobbiamo ammettere ci saremmo aspettati di più.
Ecco le particolari pagelle in vista delle primarie.



Siamo costretti a rimandare il candidato Dall’Olio (voto 5,1), al quale riconosciamo di non aver cercato a tutti i costi i nostri favori. Ha avuto certamente degli spunti positivi, ma purtroppo dalle risposte trapela la rassegnazione al fatto che questo impianto ci sarà e funzionerà. Noi non lo accettiamo. Sono quasi 6 anni che ci sentiamo dire che è troppo tardi, per scoprire poi che invece una via d’uscita ci sarebbe stata, eccome. E’ sempre mancata solo e unicamente la volontà politica. Abbiamo anche un altro dubbio: riuscirebbe Dall’Olio a restare indipendente dai poteri forti del suo partito che finora ha strenuamente difeso questo impianto? Sappiamo che Dall’Olio può fare di più, ci vuole coraggio, noi siamo qui.
Il candidato La Pietra è risultato sufficiente (voto 6). Non vi nascondiamo che ci lascia comunque qualche dubbio. Sappiamo che nel suo staff lavora una persona che ha a cuore la nostra battaglia e questo è certamente positivo. Nutriamo però dei dubbi sulla sua reale capacità/volontà, una volta sindaco, di opporsi ai poteri forti, che proprio nel centrosinistra difendono strenuamente l’impianto. Non possiamo dimenticare la sua intervista al settimanale Zero sette (http://www.gestionecorrettarifiuti.it/07lapietra.pdf ) in cui ha tentennato parecchio sull’argomento caldo “inceneritore”. Come per Dall’Olio ci sentiamo di dire anche a lui che può fare di più, coraggio!
Buone le risposte del candidato Rossi (voto 8,2). Dobbiamo ammettere che qua e là trapela qualche ingenuità o mancanza di approfondimento. Ma ciò che ci interessa è la volontà politica di spegnere il forno. Dopo 6 anni abbiamo imparato che se c’è volontà la via d’uscita si trova.
E proprio la volontà è mancata finora. Quindi bravo Simone, il forno va spento o meglio ancora non va acceso. La strada per spegnerlo poi la troveremo insieme se sarà necessario.
Non possiamo che bocciare invece i candidati Bernazzoli e Cantoni.
Il candidato Bernazzoli (voto 2,8) dopo 6 anni di convegni, dibattiti, eventi pubblici, manifestazioni... non si è smosso di un millimetro. Alla faccia dell’ascolto! Lo sentiamo ripetere, come un mantra, le stesse cose che diceva 6 anni fa. I tempi sono cambiati, le tecnologie sono diverse, gli esempi virtuosi sono aumentati a vista d’occhio, ma lui nulla, continua ad essere il principale difensore del forno e quindi il principale nemico dell’ambiente. Noi continuiamo a non farci una ragione di questa accanita difesa contro ogni buon senso e ragionevolezza. Basta, ci viene da dire che forse sarebbe ora di lasciare spazio ai giovani.
Il candidato Cantoni invece non ha superato lo zero, non avendoci nemmeno risposto (con l’aggravante del totale disinteresse).
Ci teniamo a sottolineare che i nostri voti, scherzosi ma non troppo, sono suscettibili di cambiamento qualora in queste settimane i candidati dovessero modificare la loro posizione.
Vogliamo dire anche a chiunque dei 5 dovesse uscire vincitore che GCR è a sua completa disposizione, qualora fosse davvero convinto che quest’impianto non s’ha da fare.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 31 dicembre 2011

Sono passati
579 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
127 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

mercoledì 28 dicembre 2011

I 5 mantra delle centrali a biomassa

Spiega il chimico genovese Federico Valerio: “Poco più di un anno fa mi sono collegato in video conferenza con il comitato No Centrali a Biomasse di Villadossola, a pochi chilometri da Domodossola. Durante la conferenza ho chiarito come le biomasse siano un combustibile povero e inquinante e che la prassi consueta di quasi tutti gli impianti a biomasse che si propongono in Italia, sia quella di buttare letteralmente all'aria, come calore non utilizzato, oltre il 70% dell'energia termica delle biomasse bruciate”.
Quello cui fa qui riferimento Federico Valerio sono inceneritori a cippato di legna per produrre energia elettrica e per incamerare certificati verdi da incentivi pubblici.



Impianti, sottolinea, che lasciano inutilizzato il 70% dell'energia termica prodotta.
Federico Valerio afferma comunque che tutti gli inceneritori a legna bruciano un combustibile povero ed inquinante.
Lo prendiamo in parola e andiamo oltre. Sosteniamo che sono inquinanti ed antieconomici anche i piccoli inceneritori sorti per produrre solo energia termica. Per intenderci, quelli sotto il Mw di cui Regione e Provincia stanno finanziando l'installazione in tutto l'Appennino. Tre impianti sono già funzionanti e cinque sono già stati finanziati. Nicola Dall'Olio, dipendente della Provincia e candidato alle primarie del Pd, ha firmato un documento che comproverebbe la larga disponibilità di legna utilizzabile dal punto di vista energetico, nonostante i massicci tagli dovuti alla speculazione sulla legna da ardere, arrivando ad affermare che di tali inceneritori a cippato se ne potrebbero installare, senza problemi, addirittura una trentina nei borghi del nostro Appennino.
Gli argomenti addotti per giustificare tale scelta sono ormai dei mantra, frasi fatte ripetute ad ogni piè sospinto e ritenute certezze intoccabili.
Sarebbe il caso, invece, di sottoporli a giudizio critico.
Il primo mantra è dato dalla certezza che la combustione delle biomasse non contribuisca all'effetto serra. Viene detto che la stessa CO2 assorbita durante la crescita viene restituita durante
la combustione. Cioè sarebbero impianti a somma zero di emissioni CO2.
In astratto è vero : la CO2 emessa è quella incorporata nel legno.
Ma non si considera il fattore tempo. In natura le piante hanno una vita di molte decine di anni e ne impiegano altrettanti, una volta morte, a seccarsi, marcire, diventare humus e rilasciare CO2.
Nel concreto dalla combustione di cippato di legna viene emessa anidride carbonica in quantità industriale che gli ettari di bosco, tagliati per fornirlo, impiegheranno anni prima di avere la massa arborea sufficiente a ricatturare la stessa quantità di CO2 di prima.
Il secondo mantra è dato dalla certezza che una centrale termica a cippato, fornendo teleriscaldamento in sostituzione delle vecchie caldaie a legna delle case, abbia emissioni meno nocive di queste e che l'aria dei borghi in inverno diventi addirittura più salubre.
Sbagliato. La gente ha già provveduto in questi ultimi anni a dotarsi di moderne caldaie funzionanti sia a pellet che a legna, con abbattimento dei fumi. La caldaia è programmata per accendersi automaticamente col pellet ed è poi rifornita manualmente di legna durante la giornata. Il pellet ha un contenuto idrico dell'8%. La legna usata è secca, stagionata due anni, ha un contenuto di umidità inferiore al 20% e produce basse emissioni, ulteriormente abbattute dal filtro della caldaia.
La centrale a biomassa, al contrario, brucia cippato fresco con umidità del 50-60%. Produce una cattiva combustione con eccessi di fumi e con residui di ceneri anche del 5%. Ma soprattutto supera ampiamente il range massimo di 100 mg/m3 di polveri previsto dalla normativa nazionale.
L'ingegner Saviano della SIRAM, la ditta costruttrice della centrale a cippato dentro l'ospedale di Borgotaro, ha dovuto inventarsi alchimista per dosare la quantità di calore della caldaia a metano con quella della caldaia a cippato in modo che questa avesse la minor quantità di emissioni e di ceneri possibile per un ospedale e ha dovuto approvvigionarsi di cippato di legna stagionata, per non dover servirsi di cippato fresco, così difficile da bruciare e così inquinante.
Il terzo mantra è dato dalla certezza del risparmio con la centrale a cippato.
Forse è vero rispetto al gasolio che si usava prima, ma non rispetto ad altre possibilità.
Il costo di una centrale come quella di Palanzano, con due caldaie da 350 Kw l'una, è di 426.000 euro e il costo di quella di Monchio, da 926 Kw, è di 650.000 euro. Il costo aggiuntivo della rete di teleriscaldamento è di 500 euro al metro. Monchio ha già speso 100.000 euro solo per una parte della rete di teleriscaldamento. Il comune di Palanzano, viste le conseguenze nel bruciare cippato fresco, grandi emissioni di fumi e grosse quantità di ceneri, è passato a bruciare pellet. Costa di più ma rende molto di più, ha emissioni e ceneri 10 volte inferiori al cippato fresco. Forti di questa esperienza avrebbero risparmiato molto di più mettendo caldaie a pellet in ognuno dei 5 fabbricati del comune, senza bisogno dei costi del teleriscaldamento. Una caldaia automatica a pellet da 60 Kw di potenza, capace di riscaldare una superficie di 800 m2, costa 36.000 euro(iva e installazione comprese), detraibili al 55% in 10 anni. Il costo reale diventerebbe di 16.000 euro.
Con neanche 100.000 euro avrebbero risolto il problema e avrebbero potuto destinare il resto dei finanziamenti regionali ad interventi di ristrutturazione per il risparmio energetico, creando così anche lavoro.
Il quarto mantra è che non si intacca il patrimonio forestale perché il cippato deriva solo dalla pulizia dei boschi. Falso. La pulizia dei boschi la si faceva una volta quando la legna era poca e la gente tanta. Ora non la fa più nessuno, tanto meno i boscaioli o le cooperative di taglio.
Il cippato fresco, anzi, deriva proprio dal taglio meccanizzato del bosco, dall'esbosco a pianta intera, con cui il tronco diventa tondame da lavoro e i rami e il cimale, una volta tagliati, vengono subito cippati con foglie e tutto il resto. Per un tale taglio meccanizzato è prevista anche l'apertura di nuove strade e quindi un'ulteriore rimaneggiamento del bosco ed una sua maggiore esposizione al taglio generalizzato già in atto per la speculazione sulla legna da ardere che ha già superato la sostenibilità e che sta intaccando la rinnovabilità.
Il quinto mantra è che l'investimento strutturale nel teleriscaldamento sia necessario nei piccoli borghi perché gli anziani non sono più in grado di essere autonomi nemmeno a casa loro. Risibile. Per chi non ce la fa ci sono le case di riposo attrezzate.
Sono necessari, invece, investimenti strutturali per creare lavoro, cosa che le centrali a cippato non fanno minimamente. Investimenti per la ristrutturazione dei borghi finalizzati al risparmio energetico ed alla ricezione agrituristica ed alberghiera, capaci di creare lavoro nell'edilizia e nell'indotto e a seguire nel turismo, ormai moribondo.
Ma nella nostra montagna, altrettanto grave dell'abbandono dei borghi e della mancanza di lavoro
è il taglio dei boschi causato dalla speculazione sulla legna da ardere. Le tonnellate di cippato che bruceranno nelle decine di future centrali termiche si andranno a sommare alle migliaia di tonnellate di legna che ogni anno vengono portate via su camion, con grave dissesto per i boschi, i versanti dei monti e le strade delle valli.
Su circa 300.000 tonnellate potenzialmente prelevabili dai boschi del nostro Appennino, stando ai dati delle comunità montane, nel 2009 ne sono state effettivamente tagliate 190.000, sotto la voce di autoconsumo. Ma questa parola magica, in borghi semi abbandonati, è ormai un eufemismo, valida quando le case erano tutte abitate, ma non certo ora che lo è una casa su quattro.
Tutta quella legna viene portata via dal nostro territorio e venduta a caro prezzo chissà dove.
Il prezzo di mercato della legna da ardere stagionata 3 mesi è di 11 euro al quintale, arriva anche a 18 euro se stagionata 2 anni.
Di quei soldi in montagna resta ben poco. Gli anziani dei borghi che fanno tagliare i loro boschi di proprietà incamerano solo 1.000 euro all'ettaro.
La gran parte dei soldi del taglio finisce però giù in città.
A coloro che vi si sono trasferiti da tempo e che hanno conservato la proprietà della casa e di appezzamenti boschivi. Certo, qualche boscaiolo in ogni borgo mette in tasca un po' di più, 4 o 5.000 euro per ogni ettaro tagliato, ma non si arricchisce di sicuro col sudore della sua fronte.
Né quel po' di euro in più che girano per i borghi ne cambiano l'assetto economico.
Ma soprattutto finiscono nelle tasche dei commercianti e grossisti della filiera del legno che non torneranno certo ad investirli lassù.
I dati degli ettari richiesti al taglio nel 2011 non sono ancora disponibili, ma non lo sono nemmeno quelli del 2010, nonostante siano stati richiesti per un anno intero. Tutti i boscaioli dicono che si sia tagliato molto di più, forse molto più del doppio e che sono nate delle aziende che hanno assunto in nero immigrati che tagliano a più non posso, pagati un tanto a m3.
A confermare l'enormità dei tagli e il mancato rispetto spesso delle regole minime sono le parole stesse del sindaco Bovis di Langhirano ad un'assemblea aperta del Pd sullo stato della montagna del settembre scorso: “Se dovessimo punire quest'anno chi ha sgarrato dalle regole dei tagli, dovremmo comminare ammende per alcune decine di migliaia di euro. Ma non so se sia il caso di farlo: alcune aziende fallirebbero”.
Ma se i tagli hanno ormai superato la sostenibilità e stanno intaccando la rinnovabilità dei nostri boschi, non si può più accettare che le autorità amministrative impongano il silenzio.
La risorsa verde dei boschi non è “il nuovo petrolio su cui siamo seduti”, come affermato da un funzionario della Provincia, ma una risorsa preziosa che va salvaguardata proprio nell'interesse della montagna, di chi vi abita e del suo futuro possibile.

Giuliano Serioli

www.reteambienteparma.org
info@reteambienteparma.org
Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle

sabato 24 dicembre 2011

La prima vittima dell'inceneritore?

Il comune di Parma lo scorso luglio ha portato alla chiusura il cantiere dell'inceneritore, sulla base del presunto abuso edilizio di cui si è tanto parlato e discusso.
Gli uffici hanno sicuramente lavorato molto, e nell'interesse dei cittadini, per comprendere fino in fondo la vicenda ingarbugliata legata all'iter autorizzativo del forno.
Di fronte ad una illegalità, la mancanza del permesso a costruire è un abuso, l'amministrazione non ha avuto esitazione nel porre i sigilli al costruendo inceneritore, visto che si andava configurando un danno per le casse comunali, a causa del mancato pagamento degli oneri urbanistici.



La vicenda si è trascinata sin qui, e ancora non abbiamo modo di leggere la sentenza che metterà la parola fine alla vicenda, che ha visto protagonisti tre sindaci, Vignali, Cancellieri e Ciclosi, alle prese con la stessa scomoda situazione.
La posizione dell'ex sindaco Vignali è parsa evidente: scoperto l'inciampo, nessuna incertezza nel far rispettare le norme, anzi parve quasi una occasione colta al volo per affermare il proprio pensiero sulla vicenda, facendo capire la propria contrarietà a proseguire.
L'arrivo del Commissario Cancellieri, oggi Ministro dell'Interno del governo Monti, fece subito intendere che l'aria era cambiata. Nel giro di poche ore Iren si presentò in comune per cercare una transazione ed evitare la sentenza del Tar, evidente segnale di debolezza, nonostante l'apparente e manifestata tranquillità.
La Cancellieri, anche forse per le notizie circolate sui contatti in corso, non riuscì a concludere, anche perché traslocò a Roma in pochissimi giorni.
L'arrivo di Ciclosi non fece però intravedere né un cambio ulteriore di atteggiamento e nemmeno la decisione di attendere gli eventi con serenità.
Apprendiamo così con stupore della decisione di sostituire il segretario generale Michele Pinzuti, che senz'altro fu parte attiva nella difesa degli interessi del comune di Parma in tutta la querelle.
Il segretario generale aveva a suo tempo manifestato anche un via libera sostanziale al referendum abrogativo sull'inceneritore, decisione poi respinta all'unanimità dalla commissione consiliare.
Non vorremmo mai che una decisione che non appare assolutamente urgente ne figlia del rigore, giustamente imposto dal Commissario Straordinario, scaturisse dalla posizione e dal lavoro speso dal segretario nella vicenda del Paip.
Non vorremmo mai che Mario Ciclosi avesse preso questa decisione valutando la solerzia e l'impegno profuso nella vicenda dell'abuso edilizio.
Se così fosse saremmo davvero delusi da questo Sindaco Temporaneo.
Un gran brutto regalo di Natale, che speriamo sia smentito.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 24 dicembre 2011

Sono passati
572 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
135 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

venerdì 23 dicembre 2011

Non rifiutare il Natale

Festeggiamo senza inquinare. Si può fare.

Un diario dei rifiuti che ci aiuti a riflettere, per capire quanto e come gettiamo via, quanto e come potremmo invece risparmiare, denaro, ambiente, futuro.
Stiamo con le nostre mani plasmando il domani del nostro Pianeta, un cosmo chiuso, ermetico, in cui tutto si rimescola, dove l'inquinamento è evidentemente la traccia più democratica che sia mai lasciata nel mondo. Perché l'aria che respiriamo non la possiamo scegliere. L'aria vaga, si mescola, diventa l'aria di tutti.



Ecco allora alcuni consigli proposti da GreenMe, WWF, Greenpeace e Love Food Hate Waste per riuscire a limitare la quantità di rifiuti prodotti durante il periodo natalizio e condurci per mano, e con coscienza, verso un comportamento più rispettoso dell’ambiente.
Non serve cucinare montagne di cibo, meglio pianificare nel dettaglio il menù, in base alle persone che aspettiamo. Ecco il calcolatore di porzioni “Perfect portions” http://www.lovefoodhatewaste.com/party_portions proposto dall’Associazione Love Food Hate Waste. Se pensiamo a quanta CO2 produciamo con le nostre abitudini alimentari, WWF ci permette di calcolare la nostra impronta ecolgica: http://www.improntawwf.it/ .
La lista della spesa è diventato indispensabile strumento di acquisto consapevole.
L’Associazione Love Food Hate Waste consiglia di pianificare gli acquisti in modo da ridurre quelli d’impulso con il rischio di comprare quantità inutili. Ed ecco uno strumento per fare chiarezza:
http://www.lovefoodhatewaste.com/save_time_and_money .
Naturalmente il mezzo di trasporto incide moltissimo sul nostro impatto. Se facciamo acquisti in bicicletta o con i mezzi pubblici, contribuiremo a ridurre la CO2, logicamente portando con noi la solita borsa della spesa riutilizzabile.
Il packaging eccessivo è la madre di tutti i rifiuti inutili. Acquistiamo prodotti che abbiano pochi involucri: al supermercato diamo la preferenza a merce con poco imballaggio che, una volta a casa, diventa spazzatura.
Importante selezionare confezioni facilmente riadattabili ad altri usi o riciclabili, cibi e bevande contenuti in materiali facilmente riciclabili, come il vetro. Molti contenitori una volta puliti, possono essere utilizzati ancora, come contenitori per i piccoli oggetti di uso quotidiano, le lattine diventare porta spilli, aghi e fili per il cucito, mentre i barattoli possono trasformarsi in salvadanai, oppure dei porta-matite da trucco, come suggerisce GreenMe: http://greenme.it/
I prodotti alla spina o sfusi devono essere i preferiti, se possibile ordiniamo bottiglie di vetro a rendere, e sempre confezioni grandi al posto di quelle piccole, oltre a risparmiare, contribuiremo a produrre meno rifiuti.
Gli avanzi conservati in modo sicuro e corretto possono fare da base per nuovi piatti. In più possiamo donare l'eccesso alle associazioni di volontariato, oppure ai nostri ospiti. Le bucce della frutta e della verdura, e altri avanzi alimentari non più utilizzabili, se ben gestiti con la frazione organica, diventano compost.
Aboliti i piatti e bicchieri usa e getta, se proprio li dobbiamo usare compriamo quelli bio-egradabili.
Gli oggetti che vogliamo regalare, siano durevoli nel tempo, e acquistandoli on line possiamo ridurre l’inquinamento dovuto ai nostri spostamenti (in un furgone di pacchi ce ne stanno molto di più).
I doni se sono eco-compatibili o solidali hanno una dote in più, mentre spesso ci sono occasioni nei mercatini dell’usato, a volte oggetti vintage di grande valore. Anche i regali etici possono essere un'ottima soluzione, come regalare il nostro tempo, buoni per il cinema, il teatro ed altri momenti di divertimento e svago o anche regalare un’adozione ad una specie in via d’estinzione come propone il WWF.
Possiamo fare gli auguri di Natale senza sprecare carta, utilizzando metodi più economici ed ecologici: una telefonata, un sms, una e-mail. Oppure utilizzando materiale riciclato e riciclabile, mentre con i biglietti di auguri che riceviamo da parenti, amici e conoscenti, creiamo dei collage a tema, che potranno diventare carta da découpage.
Per incartare i regali non servono acuisti ad hoc: possiamo lavorare di fantasia, recuperando fumetti, riviste, carta da parati, cartoline di Natale, cruciverba, manifesti e spartiti.
Addobbi e decorazioni devono durare nel tempo, e le potremmo anche realizzare da soli, per impreziosire l’albero o il presepe, magari riutilizzando vecchi materiali.
Natale è un periodo dell'anno in cui utilizziamo più energia nelle nostre case, sforziamoci di risparmiare energia, abbassando le luci di Natale durante il giorno e quando andiamo a letto, se le luci natalizie sono accese, spegniamo quanto più possibile le altre.
Se ci sono più persone riunite in casa, ci sarà anche più calore: quindi il termostato può essere impostato su una temperatura di qualche grado inferiore alla norma.
Quando usiamo i fornelli ricordiamoci di spegnere il riscaldamento, il calore proveniente dalla cucina manterrà le stanze circostanti calde.
Elaborazione di un testo di Stefania Calleri http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2011/243-11/243-11-come-ridurre-i-rifiuti-a-natale-e-qualche-altro-eco-consiglio


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 23 dicembre 2011

Sono passati
571 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
135 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

giovedì 22 dicembre 2011

Domandar è lecito, rispondere...

Spettabili candidati delle primarie del centrosinistra,

giovedì scorso abbiamo inviato 5 domande sul tema di cui ci occupiamo fin dal 2006, un argomento che sta a cuore a molti cittadini di Parma, tra i quali in tanti, speriamo, il prossimo 29 gennaio si recheranno alle urne per selezionare il candidato sindaco del centrosinistra per le elezioni del prossimo maggio.



L'inceneritore di Ugozzolo, ora sotto la lente della giustizia per presunti abusi edilizi e per altre supposte infrazioni nella procedura autorizzativa, rappresenta un tema con cui ogni amministratore ha il dovere di confrontarsi, esprimendo chiaramente qual'è il suo pensiero, in merito alla validità del progetto, alle eventuali ricadute sanitarie, all'opportunità di proseguire o meno nella costruzione dell'impianto.
Già 3 candidati hanno risposto e, a breve, pubblicheremo sul sito dedicato alle primarie
https://sites.google.com/site/inceneritoreprimarie/home
le spiegazioni ricevute, per dare modo ai cittadini di farsi un'idea sulle intenzioni degli aspiranti sindaco per quanto riguarda la gestione dei rifiuti.
Il sito sta suscitando molto interesse tra gli internauti e grazie al sistema di analisi degli accessi Google Analytics, stiamo monitorando costantemente il traffico.
Tra le visite registrate tracce provenienti dai server di Barilla, Provincia di Parma, Regione Emilia-Romagna, oltre a quelle di tanti cittadini comuni, attenti e coscienti, che ragionano sul futuro della città in tema di ambiente e sostenibilità, meditando sul proprio contributo personale.
L’interesse è alto.
Ci auguriamo che nessuno si sottragga a questo esercizio di partecipazione e trasparenza.

La pubblicazione delle risposte dei candidati è prevista per il 27 dicembre prossimo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 22 dicembre 2011

Sono passati
570 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
136 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Fango e Fuoco: che ci azzecca?

E' il nuovo tesoro degli inceneritori, il fango, anche se sembra davvero un assurdo poter pensare di bruciare un materiale senza alcun potere calorifico, che contiene per l'80% acqua.
Ma siamo, come al solito, nel Belpaese, e questo ed altro può succedere.



I fanghi sono un tesoro perché riescono a compensare il calo di materiali da bruciare, vista la crescita della raccolta differenziata.
In più, ed è questa la caratteristica più apprezzata dai gestori degli impianti, i fanghi diminuiscono il potere calorifico dei rifiuti (PCI), portando di conseguenza a poter bruciare una maggior quantità di rifiuti e ovviamente ad incassare più soldi.
Come ci riescono?
Gli inceneritori sono macchine termiche che devono funzionare a carico energetico costante.
Significa che se io metto nel forno un materiale con alto potere calorifico con poca materia ottengo molta energia mentre, se butto dentro materiale scarsamente calorico (come ad esempio i fanghi), per arrivare alla corretta quota energetica sono costretto ad inserire molto più materiale.
La raccolta differenziata dell'organico ha portato ad innalzare nel tempo il potere calorifico del rifiuto indifferenziato residuo.
Eravamo prima a 2500 kcal/kg e siamo passati a 4000 e oltre kcal/kg.
Il giochino è evidente.
La motivazione utilizzata per bruciare i fanghi è la difficoltà nello spandimento su suolo agricolo ed anche la normativa che si sta, dicono, muovendo verso il divieto di tale pratica.
E' però vero esattamente il contrario.
La Ue si sta attrezzando per riformare la norma ma, a differenza di quanto affermato dai sostenitori dell'incenerimento, va verso la conferma e il miglioramento agronomico dei fanghi, allo scopo di recuperare le risorse organiche e fosfatiche a favore appunto della nostra agricoltura e dei nostri suoli bisognosi di apporto nutrizionale di qualità.
Anche la Lombardia, spesso portata ad esempio dei divieti di spandimento, ha chiuso questa esperienza, anche per la recente sentenza del Tar che ha dato ragione alle aziende che portavano in agricoltura i fanghi.
In Europa l'unico Paese che vieta l'utilizzo dei fanghi in agricoltura è la Svizzera. A parte che questa nazione non è nella Ue, tale divieto ha maglie molto larghe, lasciando ad esempio ampia libertà alle aree montane lontane dagli impianti, mentre è evidente il tentativo di garantire materiali agli inceneritori già esistenti, ormai affamati di materia.
Insomma fango e fuoco sono ovviamente in antitesi, visto che l'acqua si usa per spegnere il focolare e non certo come acciarino.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 22 dicembre 2011

Sono passati
570 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
136 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

mercoledì 21 dicembre 2011

Medici Emilia Romagna: precauzione con gli inceneritori attivi, stop ai nuovi

La Federazione regionale degli Ordini dei Medici e dei Chirurghi si è riunita il 14 dicembre per valutare i risultati del progetto Moniter, lo studio iniziato nel 2007 che aveva come scopo il monitoraggio degli effetti delle emissioni degli inceneritori presenti in Emilia Romagna.
Dato atto sulla bontà metodologica di Moniter, i medici, pur concordando con il Comitato Tecnico Scientifico che i dati sugli effetti a lungo termine sono complessivamente rassicuranti (mettendo però in evidenza il dato anomalo di Modena, casi di linfomi non Hodgkin), esprime la necessità di non sottovalutare i segnali emersi sul fronte degli effetti a breve termine.



Moniter infatti ha correlato l'esposizione alle emissioni degli inceneritori emiliano romagnoli con l'aumento dei parti pre termine e dei neonati piccoli per età gestazionale, che possono avere un effetto, nel corso della vita, sulla loro salute.
Frer Emilia Romagna ribadisce anche la necessità di porsi nei confronti di questi impianti in atteggiamento precauzionale, sollecitando alcune raccomandazioni ai decisori politici.
Viene infatti sostenuta la necessità di adottare politiche di gestione dei rifiuti che non creino ulteriore domande di incenerimento ed anche un approccio di precauzione a proposito della creazione di nuovi impianti.
I medici ER in sostanza convergono sulle conclusioni che l'effetto degli inceneritori non sia nullo e che quindi vada intrapresa ogni azione per il superamento di questa tipologia di gestione degli scarti.
Nel 2007 la Frer chiese una moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori e i risultati dello studio confermano che la preoccupazione era ben fondata.
La promozione della cultura di preservazione dell'ambiente, ai fini della protezione della salute delle popolazioni attuali e future, sono le prerogative istituzionali e deontologiche che devono guidare l'azione dei medici, chiamati in prima istanza a difendere la salute dei cittadini.
Il comunicato stampa di Frer puntualizza la preoccupazione che negli ambienti scientifici si fa facendo sempre più convinta e palese sugli effetti sulla salute degli impianti di incenerimento.
Le migliaia di sostanze che vengono emesse dai camini vanno a incrementare gli inquinanti già presenti nella nostra aria, causando un innalzamento delle malattie legate al fattore ambientale.
E' di questi giorni la persistenza degli sforamenti costanti dei limiti di Pm10 fissati per legge.
Parma è una delle maglie nere in regione per la qualità della sua aria.
Che senso potrebbe avere andare ad incrementare la pressione inquinante con un nuovo enorme inceneritore di rifiuti?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 21 dicembre 2011

Sono passati
569 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
137 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

martedì 20 dicembre 2011

Al Voto! Al Voto!

Il 29 gennaio del prossimo anno il popolo del centro-sinistra andrà alle urne per scegliere il candidato sindaco da proporre alle elezioni amministrative di maggio.
GCR, pur non partecipando attivamente alle elezioni, ha colto l'importanza di questi momenti per mettere in evidenza il tema dell'inceneritore e dell'ambiente, affinché sia possibile verificare la posizione dei singoli candidati nei confronti di questi temi.



La nostra posizione sul tema è nota e crediamo che anche la stragrande maggioranza dei cittadini di Parma abbia capito che quello che si sta costruendo a Ugozzolo è un impianto nocivo sotto tanti aspetti.
Lo hanno capito le migliaia di parmigiani che hanno partecipato nel corso degli ultimi 2 anni a 4 manifestazioni di piazza, ai convegni scientifici dove oncologi, esperti di gestione rifiuti, chimici, amministratori di città virtuose, hanno illustrato le loro certezze e visioni.
Persone competenti, che ci hanno fatto comprendere che gli inceneritori sono pericolosi per l’ambiente, mentre altri esperti ci hanno proposto modelli alternativi di gestione dei rifiuti praticabili da subito.
Ormai lo sanno anche i bambini: l’inceneritore non sarà un bene per la salute delle persone, non farà la fortuna del nostro comparto agro-alimentare e non farà scendere i prezzi delle nostre bollette.
Nel passato le voci di protesta che si sono levate dal basso sono state ascoltate poco o niente dagli amministratori del nostro territorio.
Il tema era stato soffocato indicando la protesta come la solita reazione Nimby (Not in My Back Yard, non nel mio giardino), come se si dicesse no a prescindere dal pericolo o meno insito nel progetto del forno.
I politici, in modo trasversale, hanno poi negato alla città la possibilità di esprimersi con un referendum e prima ancora avevano impedito la diretta TV della commissione Ambiente e Sanità del consiglio comunale, nel marzo scorso.
Il principale quotidiano cittadino, anziché favorire un dibattito convinto su un tema tanto sentito, ha minimizzato e centellinato le informazioni, dimostrando una parzialità che non gli fa onore.
Ora però è giunto il momento in cui ogni singolo cittadino sia messo in grado di far pesare la propria voce.
Le primarie del centrosinistra sono il primo appuntamento in agenda.
Abbiamo pensato ad un luogo virtuale dove trovare le posizioni dei candidati.
( https://sites.google.com/site/inceneritoreprimarie/home )
In seguito, per tutte le altre forze politiche che si proporranno alla guida della città, lo strumento sarà aggiornato, per offrire tramite il web confronti e parallelismi, e favorire la decisione dei cittadini che si recheranno alle urne, per scegliere il loro candidato sindaco.
Un sito dedicato al futuro della città, alla salubrità del suo ambiente.
Un sito che riporti le dichiarazioni passate e presenti dei candidati, le azioni concrete, le proposte su rifiuti e ambiente, per fornire una visione completa e un giudizio chiaro e netto sull’operato dei candidati.
Informeremo della proposta tutti i visitatori del nostro sito ufficiale www.gestionecorrettarifiuti.it , che recentemente ha oltrepassato il milione di accessi dalla nascita, nel 2006, così come scriveremo agli oltre 20 mila iscritti alla nostra mailing list.
Non ci accontenteremo di mezze aperture, gli acrobati del politichese, che si attardano in fumosi e prolissi discorsi, non portano da nessuna parte.
In questo ci sentiamo intransigenti.
Per noi esistono solo il bianco e il nero, il si o il no.
Come quando ci viene chiesto di mettere una croce su una scheda elettorale.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 20 dicembre 2011

Sono passati
568 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
138 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

lunedì 19 dicembre 2011

Piazza per un giorno

omaggio a Antoine-Laurent de Lavoisier

In questo Anno internazionale della Chimica che sta finendo e di cui pochi si sono accorti, in mancanza di degne iniziative culturali al riguardo, un piccolo contributo in extremis a celebrarlo può venire dalla nostra associazione, sempre alla ricerca di occasioni per diffondere consapevolezza ambientale e, anche per questa via, chissà, fermare l'inceneritore.



La proposta è quella di rendere un omaggio a Antoine Lavoisier, padre della Chimica moderna e autore di scoperte fondamentali, una in particolare conosciuta sotto forma di aforisma “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, uno slogan sulle nostre bandiere.
Si presta a incoraggiare la raccolta differenziata e soprattutto a scoraggiare i trucchi sulle emissioni da inceneritore.
Lo ricordava martedì scorso Gianni Giuliari, trattando il caso del progettato (e anche lì fortemente contrastato) inceneritore di Verona: "Come Lavoisier insegna... alla fine della combustione dei rifiuti se un 20% diventerà ceneri e scorie, il rimanente 80 % non sparirà come per incanto, ma sarà formato da una miscela micidiale di metalli pesanti diossine e nano-particelle dispersa in atmosfera".
Difficile girarci intorno da parte di chi ha interesse a manipolare i dati e gli argomenti in materia. La legge di Lavoisier di conservazione della massa ha anche il pregio di essere facilmente comprensibile dal cittadino comune : in una reazione chimica la massa complessiva dei reagenti è uguale alla massa complessiva dei prodotti.
Concetti certamente difficili da capire in certe stanze dell'Autorità cittadina e provinciale, ma non nuovi né sorprendenti per chi ha una cultura scientifica o ha almeno l'opportunità di seguire la comunicazione del Gcr, con frequenti pareri di scienziati autorevoli e indipendenti.
Come il ricercatore di Bologna Alessandro Pesci, che recentemente ribadiva il principio: “E' chiaro che tanta massa entra in un inceneritore, tanta massa deve uscire. Il trucco è che nell'incenerimento in buona parte i rifiuti poi non si vedono più, perché sono nell'aria. Ma (ovviamente) ci sono! Anzi, se si somma alla massa di residui solidi dopo la combustione, la massa dei rifiuti immessi in atmosfera si ottiene un valore... addirittura significativamente maggiore della massa dei rifiuti immessi nell'inceneritore (nella combustione, infatti, viene prelevato ossigeno dall'aria per formare composti con gli elementi chimici presenti nei rifiuti).E questo, qualunque sia il livello tecnologico dell'impianto”.
Ecco, questa è la Chimica messa alla portata di tutti,tradotta in soldoni sulla nostra salute, su casi che ci riguardano da vicino come cittadini.
E se è vero che molto dobbiamo al genio di Lavosier perché non rendergli omaggio pubblico in questi ultimi giorni dell'Anno della Chimica?
Ma dove farlo?
Purtroppo a Parma, “la piccola Parigi”, non c'è neanche un vicolo intitolato al grande parigino. Allora si potrebbe chiedere in prestito a Garibaldi la sua Piazza per un giorno.
Sicuramente lui darebbe la sua approvazione a un cartello sotto il suo monumento che recitasse:

Piazza-per-un-giorno Antoine-Laurent de Lavoisier
(Parigi, 26 agosto 1743–Parigi, 8 maggio 1794) chimico francese.
Padre della Chimica moderna
Riconobbe e battezzò l'ossigeno (1778). Ma soprattutto enunciò la prima versione della legge di conservazione della massa:“nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” che oggi per i cittadini di Parma è una verità preziosa per capire quanto possa essere nocivo per la loro salute un inceneritore che promette di bruciare almeno 130.000 ton di rifiuti... la stessa quantità che senza scampo ci restituirà sotto forma di ceneri da sotterrare e polveri sottili da respirare

Gino Ferri

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 19 dicembre 2011

Sono passati
567 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
139 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Un ecomostro a San Secondo Parmense?

Avanti così, siamo ad un passo dalla meta: il disastro totale.

La ECE srl di Brescia sta presentando in questi giorni agli amministratori ed alla gente di San Secondo un progetto di inceneritore a biomassa di dimensioni ragguardevoli.
Si tratta di una centrale che occuperebbe un'area di 14 ettari e avrebbe una potenza complessiva di 50Mw, di cui 12,50Mw per la produzione di energia elettrica e 25Mw per il teleriscaldamento. Brucerebbe una coltura dedicata di sorgo nella misura di circa 100 mila tonnellate annue, da reperire in zona dalla coltivazione di 2500 ettari di campagna.



Venticinque km2 di terre nella bassa parmense. Una enormità.
Dai dati del progetto si evince che dal funzionamento della centrale per circa 8000 ore annue si ricaverebbe la produzione di circa 100 mila Mwh di elettricità, che garantirebbero incentivi pubblici nella forma di certificati verdi del valore di 180 euro per ogni Mwh e il corrispettivo in euro dalla vendita all'Enel dell'elettricità prodotta, circa 90 euro per ogni Mwh.
I promotori della ECE vanno raccontando di essere dei benefattori per la bassa disastrata.
Alla domanda se si rendessero conto della quantità sproposita di ettari che sottrarrebbero alle coltivazioni esistenti, hanno risposto che utilizzerebbero gli ettari solo per secondi raccolti, che nella bassa non vengono fatti.
Ci si chiede: anche ammesso che fosse possibile, come farebbero ad attecchire i normali seminativi con quelle piantagioni di sorgo che hanno apparati radicali profondi 3 metri?
Come farebbero al momento del raccolto?
Oltre al taglio del sorgo, sradicherebbero anche le sue radici?
Antieconomico e assolutamente improbabile.
La società sostiene di essere consapevole dell'inquinamento atmosferico, ed è loro intenzione contribuire ad abbatterlo.
Nelle slide di rito hanno avuto l'impudenza di proporre la dimostrazione dei 3 bicchieri.
Uno contiene l'aria inquinata della zona, l'altro quella pura che uscirebbe dal camino e il terzo conterrebbe l'aria risultante dalle prime due, un po' meno grigia ed inquinata.
Questo è stato il loro approccio al problema emissioni.
A quel punto ci siamo alzati e ce ne siamo andati.
La realtà per le emissioni dalla combustione delle biomasse erbacee è ancora più pesante e nociva di quella delle emissioni dalla combustione del legno.
Presenta, infatti, alcune difficoltà tecniche correlate alle peculiari caratteristiche chimico-fisiche del biocombustibile, ed in particolare:
1. la bassa densità energetica;
2. l’elevato contenuto in ceneri;
3. la diversa composizione chimica.
Le biomasse erbacee hanno generalmente un potere calorifico più basso rispetto a quelle legnose e quindi una minor densità energetica. L’elevato contenuto in ceneri ed il maggior contenuto di alcuni microelementi (N, K, Cl, S, ecc.) possono invece comportare gravi problemi nell’impiego in
tradizionali sistemi di combustione, specificamente studiati per la combustione di biomasse legnose.
Il maggior contenuto in ceneri determina quindi un maggior onere economico per lo smaltimento finale delle ceneri che, ad oggi, sono considerate un “rifiuto speciale non pericoloso”.
L’elevato contenuto in ceneri della biomassa erbacea rispetto a quella legnosa, anche 10 volte superiore, può determinare problematiche per quanto riguarda la gestione ordinaria di utilizzo di un impianto termico.
I costituenti che presentano maggior rilevanza in termini di problematiche:
• l’azoto, come origine di ossidi di azoto (NOX), è fonte di emissioni nocive in atmosfera, oltre a
HCN e N2O, e contribuisce notevolmente all’effetto serra;
• il potassio(KCl), viene correlato a problemi di corrosione degli impianti termici e porta alla riduzione del punto di fusione delle ceneri ed alla formazione di aerosol (effetto fouling);
• il cloro, come origine del cloruro di potassio (Kcl), causa corrosione e porta ad emissioni in atmo-
sfera di acido cloridrico (HCl), diossine e furani;
• lo zolfo, come origine degli ossidi di zolfo (Sox), contribuisce alla formazione di emissioni nocive
in atmosfera (acidificazione dell’atmosfera) e può combinarsi con metalli alcalini a dare solfati corrosivi;
• il sodio viene legato a problemi di corrosione degli impianti termici (scambiatori di calore in particolare) e contribuisce alla riduzione del punto di fusione delle ceneri (provoca slagging) e alla
formazione di aerosol;
• il silicio, o meglio la silice, provoca problemi legati alla formazione di depositi (clinker) nell’unità
termica;
• i metalli pesanti, in genere causano problemi di emissioni di inquinanti in atmosfera, di formazione di aerosol e problemi di smaltimento delle ceneri.
Le biomasse erbacee sono caratterizzate da elevati contenuti di N, S, K, Cl, ecc. che possono determinare problematiche di vario tipo, come l'inquinamento legato alle emissioni in atmosfera di
particolato, di ceneri volatili e di altri composti dannosi per l’ambiente e per la salute (ad esem-
pio NOX , SOX , HCl, ecc.), dovuti alla maggior presenza nella biomassa di composti come N,
S, Cl e K.
In sostanza siamo in presenza del progetto di un vero e proprio ecomostro.
Con emissioni e residui di ceneri ancora maggiori dell'inceneritore a legna e insilato di mais che Eridania vuole impiantare a San Quirico di Trecasali.
Avanti così, siamo ad un passo dalla meta: il disastro totale.

Giuliano Serioli

www.reteambienteparma.org
info@reteambienteparma.org
Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse - no cava le predelle

domenica 18 dicembre 2011

Diossina nel latte materno

A Ravenna l'inquinante è 4 volte sopra i limiti, una quantità sufficiente a creare patologie

Diossina nel latte materno.
Ora tocca a Ravenna confrontarsi con questo allarme.
Il livello riscontrato è talmente elevato che se si trattasse di latte vaccino, sarebbe ritirato dal mercato, i valori superano infatti anche di quattro volte i limiti di legge.
A lanciare l’allarme è il Movimento 5 stelle, che un anno fa ha chiesto al laboratorio Inca di Marghera (uno dei migliori in Italia) di analizzare due campioni di latte materno, provenienti da due donne di Savarna e di Porto Corsini, non fumatrici e residenti nelle località da più di cinque anni.



I risultati — per quanto privi di valore statistico, dal momento che riguardano solo due soggetti — impressionano: sulla prima donatrice, quella di Savarna, la presenza di diossina ammonta a 23,435 picogrammi per ogni grammo di massa grassa.
Sull’altra, il dato è di 15,704 picogrammi per grammo. In pratica, quasi tre e quattro volte il limite di legge stabilito per il latte di mucca, che è pari a 6 picogrammi (il picogrammo equivale a un miliardesimo di milligrammo).
Mentre l’Organizzazione mondiale della sanità indica, come limite di riferimento per l’uomo, una dose giornaliera che va da uno a quattro picogrammi. “Le due località scelte — sottolinea Pietro Vandini, capogruppo dei grillini in consiglio comunale — si trovano entrambe all’interno dell’area di ricaduta delle diossine prodotte dall’inceneritore di Hera. Inoltre risentono dell’influenza del polo chimico. Con queste analisi vogliamo mostrare che, anche se le emissioni di un impianto rispettano i limiti di legge, questo non significa che determinate sostanze ‘spariscano’: al contrario, si accumulano ed entrano nella catena alimentare”.
Secondo i Cinque stelle, manca del tutto un monitoraggio della presenza di diossina nelle matrici biologiche: “Lo studio Moniter della Regione — dice Vandini — è costato tre milioni e mezzo, ma è incompleto, perché non include un biomonitoraggio, pur avendo comunque reso noto che il principio di precauzione è sempre da applicare quando si parla di incenerimento dei rifiuti. La diossina è il più pericoloso tra i veleni, ed è per questo che diremo sempre no alla costruzione di nuovi impianti di combustione. Chiediamo inoltre la chiusura degli inceneritori a favore di una gestione dei rifiuti alternativa: non pretendiamo che il cambiamento avvenga in un giorno, ma dobbiamo iniziare a costruire un nuovo modello”.
Il consigliere del Movimento 5 stelle ricorda che già nel 2006 “l’Ordine dei medici provinciale aveva espresso le nostre stesse preoccupazioni, sulla base di studi scientifici”.
“I dati non lasciano spazio a dubbi — aggiunge Pietro Massaroli, responsabile salute del Movimento 5 stelle — la quantità di diossina è sufficiente a causare patologie”.
Per questo, in un ordine del giorno in consiglio comunale, i grillini chiedono al sindaco di disporre un biomonitoraggio su larga scala, affidando ad Ausl e Arpa gli approfondimenti del caso: “È assurdo — conclude Vandini — che con i soldi pubblici si presentino ricorsi (il riferimento è a quello contro la sospensiva del Tar per la centrale a biomasse di Russi, ndr), ma non si facciano controlli per tutelare la salute dei cittadini”.
La battaglia contro gli inceneritori (supportata da Associazione naturista, Ravenna viva, Legambiente circolo Matelda, comitato Articolo 32) ha un precedente recente.
Prende infatti le mosse dall’analoga esperienza di Forlì, dove l’associazione Medici per l’ambiente — guidata da Patrizia Gentilini — mesi fa ha sottoposto allo stesso consorzio Inca una serie di campioni biologici: polli allevati a breve distanza dagli inceneritori di Hera e di Mengozzi rifiuti sanitari, uova di galline e — anche in quel caso — latte materno. I valori relativi alle madri forlivesi, anch’essi superiori ai limiti di riferimento per il latte animale, erano comunque più bassi di quelli rilevati nel latte delle due donne di Savarna e Porto Corsini.

http://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/cronaca/2011/12/18/639314-tracce_diossina.shtml

Anche a Parma Gcr sta facendo analizzare campioni di latte materno.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 18 dicembre 2011

Sono passati
566 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
140 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Quel che resta del forno

la virtù abita oltr'Enza

Immaginate un territorio guidato da amministratori virtuosi, che hanno capito che la gestione dei rifiuti è centrale per la vita e la salute dei suoi abitanti.
Immaginate che questi esseri illuminati abbiano finalmente compreso che bruciare materia, pensando di poterla far scomparire, è solo fingere si aver risolto il problema.


La valle del fiume Enza

Immaginate anche che questi buoni propositi non rimangano tali, ma che vengano tradotti in pratica, con piani di gestione ed impianti dedicati.
Non ci troviamo in una scena tratta da Blade Runner, non dovete andare al largo dei bastioni di Orione, o fino alle porte di Tannhauser per scovare questa terra promessa.
Basta varcare il fiume Enza.
Venticinque km separano i due comuni capoluogo di provincia, ma sembrano anni luce quando la distanza la misuriamo sulla gestione dei rifiuti.
La notizia giunta è ufficiale. L’inceneritore di Cavazzoli che per anni ha bruciato i rifiuti del territorio reggiano va in pensione e la data dello spegnimento è certa. Maggio 2012.

La Provincia e il comune di Reggio Emilia hanno predisposto un piano che prevede un obiettivo di raccolta differenziata del 67% al 2014, estendendo la raccolta porta a porta a tutti i comuni della provincia, introducendo la raccolta capillarizzata per la fascia pedemontana e una raccolta stradale potenziata per i comuni montani.
Un piano ben studiato che prevede anche di dotare il territorio di impianti dedicati alle varie frazioni, primo fra tutti il Trattamento Meccanico Biologico (TMB) che si occuperà di trattare 120 mila tonnellate di indifferenziato, rimasto dopo la separazione di materiali nobili, che permetterà di ottenere un materiale residuo stabilizzato, inerte, che potrà tranquillamente essere smaltito nelle discariche del territorio senza alcun pericolo per le popolazioni circostanti, separando la frazione organica che andrà ad alimentare impianti a biogas.
Reggio Emilia si doterà anche di un impianto di compostaggio, che permetterà di trattare le 30.000 tonnellate di scarti di cucina, sfalci e potature, con i quali verrà prodotto compost, un ottimo fertilizzante che potrà essere utilizzato dai contadini d’Oltrenza per produrre il foraggio destinato al Parmigiano-Reggiano.
Verrà infine realizzato un impianto dedicato al trattamento della carta e della plastica, rendendo il territorio di fatto indipendente e responsabile della gestione di tutti gli scarti, senza bruciarne un solo chilogrammo.
L’assessore provinciale all’ambiente Mirko Tutino (PD) ha dichiarato a margine della presentazione del PPGR che “se questo modello virtuoso ed avanzato che prevede il 67% di raccolta differenziata ed il Tmb, fosse adottato in tutte le province emiliano-romagnole, consentirebbe di spegnere almeno la metà dei termovalorizzatori e superare gradualmente la tecnologia legata all’incenerimento”.
Restiamo a bocca aperta davanti a dichiarazioni e progetti di questo genere, e ci viene un moto di invidia, pensando al nostro di assessore che dichiara (mentendo) che l’inceneritore non emetterà diossine e che trova normale che il gestore paghi i controllori e i collaudatori dell’impianto che gli farà incamerare enormi ricavi.
A Reggio ci riescono a guardare avanti, a Parma no. Mancherà l'intelligenza?
Certo è che il dileggio sui quadrati andrebbe forse ribaldato.

http://www.reggionline.com/it/2011/12/16/la-provincia-linceneritore-di-cavazzoli-chiudera-nel-maggio-2012-9666

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 18 dicembre 2011

Sono passati
566 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
144 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

sabato 17 dicembre 2011

San Bartolomeo XII

Buon Natale Commissario

La nostra letterina a Babbo Natale quest'anno la recapitiamo a Mario Ciclosi, primo inquilino, seppur momentaneo, di piazza Garibaldi, e nostro primo cittadino sino al prossimo maggio.
Di regali se ne chiedono tanti, ma noi ci limitiamo ad un piccolo desiderio, di quelli facilmente esaudibili, di quelli che portano il sorriso, una volta tanto.



La storia di San Bartolomeo, la piazzetta, non il santo, la stiamo raccontando (e fotografando) da un anno e mezzo, tra proclami inconcludenti e pratiche efficaci (solo per chi fa soldi con lo smaltimento).
Una storia di quelle poco importanti, poco ascoltate, da tenere di riserva nelle lunghe notti di inverno, quando la favole di grido sono finite e il sonno ancora non arriva.
San Bartolomeo è il simbolo dello spreco.
Spreco di materie prime come la carta, come la plastica, come il vetro, come l'alluminio, come il cartone, come l'organico.
Potrebbero essere occasioni di guadagno per l'ente locale, il quale viene pagato dal consorzio imballaggi Conai proprio per farsi carico della loro raccolta e riciclaggio.
Si trasformano invece in danno, moltiplicato, ripetuto, evidente, provocatorio.

La bottiglia di plastica che non viene riciclata, che i cittadini nel momento dell'acquisto hanno pagato anche nella quota destinata al suo riciclo, finisce irrimediabilmente in una discarica, ma molto più probabilmente in un inceneritore.
Seguire le sue ultime ore ci può insegnare tanto.
Gettata alla rinfusa in un cassonetto stradale dell'indifferenziato perde le sue caratteristiche ottimali per il riciclo, si sporca di organico, si mischia agli altri materiali.
Viene compattata insieme a tutto il resto.
Al Cornocchio viene ribaltata in un preselettore, che toglie parte dell'organico dalla grande massa di rifiuto indifferenziato.
Poi si avvia alla bocca del forno.
Bruciando emette diossina o comunque gas con contenuti molecolari pericolosi e di difficile filtraggio. Il suo valore energetico è perso per sempre. Dal fumo non si ricrea la bottiglia.
Servirà invece tornare in natura ad estrarre petrolio da trasformare in quella bottiglia che abbiamo appena bruciato. E il ciclo si perpetua all'infinito.
Ma non è solo una questione di salute.
Partiamo da un oggetto che ha un suo valore economico riconosciuto.
Diventa un onere per i comuni, perché il gestore farà pagare l'ente locale per portare la bottiglietta verso l'inceneritore.
Il gestore ne ricava un carburante gratuito, anzi sono i cittadini a pagare per farsi ritirare il carburante da casa, o dai mercati.
Il vapore, pochissimo, ricavato dalla sua fiamma, verrà rivenduto agli stessi cittadini a caro prezzo. La stessa fiamma, se produce anche energia elettrica, verrà anch'essa rivenduta a prezzi tripli rispetto alle tariffe di mercato.
Caro Commissario, Lei è una persona razionale.
Questo scempio deve finire, è un scempio anche economico, a tutto svantaggio delle casse comunali, alla cura delle quali Lei è stato assegnato.
Buon Natale Commissario Ciclosi.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 17 dicembre 2011

Sono passati
565 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
141 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Agenzia Dire: Iren continua a pagare i controllori

altri 100 mila euro passano di mano

E' l'agenzia Dire Emilia Romagna che riporta all'ordine del giorno la vicenda del controllato che paga il controllore. Emerge infatti che Iren non solo sborsa 880 mila euro per oneri legati al controllo delle fasi di costruzione dell'inceneritore, ma anche 82 mila euro per la commissione di collaudo, composta da 2 membri nominati dalla Provincia e 1 nominato dalla stessa Iren.



Ecco l'agenzia.
Sul Paip di Parma la storia del controllato che paga il controllore si ripete. A sollevare la vicenda è stato in prima battuta l'ex consigliere comunale di Rifondazione comunista Marco Ablondi, che ha chiesto chiarezza sugli 880 mila euro erogati da Iren a Comune e Provincia per i controlli sul sito dove sta sorgendo il nuovo inceneritore. E adesso spunta una nuova delibera della Provincia (la numero 260 del 4 maggio 2010) relativa alla “convenzione per la costituzione della commissione di collaudo”, che era stata prevista nella delibera 938 del 2008 con cui l'ente di Piazzale della Pace ha concesso la Via al forno di Uguzzolo. Nel testo si legge che “stante la complessità dell’opera, si costituirà una commissione di collaudo in corso d’opera composta di cui 2 membri più 1, saranno nominati dalla Provincia di Parma, che ne nominerà pure il presidente”. Si specifica inoltre che “i collaudatori non dovranno avere preso parte ad attività di progettazione, direzione lavori, o consulenze nell’ambito del Paip”. E infine che “tali oneri ricadono su Enia”. Le parti, dice la bozza della convenzione “sono pienamente consapevoli e convengono tutte sull’opportunità di costituire una commissione di collaudo avente in totale 3 (tre) membri, dei quali 2 (compreso il presidente di commissione) siano nominati dalla Provincia di Parma e 1 da Enia”. Infine il testo stabilisce che Iren (al tempo Enia) “si obbliga nei confronti della Provincia di Parma a corrispondere la somma di 82.400 euro quale onere per le spese legate al collaudo tecnico-amministrativo dell’opera”.
Rispetto alle somme erogate da Iren l'assessore provinciale all'Ambiente Giancarlo Castellani, si è difeso ieri spiegando che i costi dei controlli sarebbero troppo elevati per caricarli sui bilanci degli enti pubblici. Infatti il 16 giugno scorso (con la delibera 310) la Provincia di Parma ha stabilito di “approvare la spesa complessiva di 24 mila euro per l’affidamento ad un ente di ricerca/Università, per il supporto scientifico avente come oggetto la verifica, le elaborazioni e le analisi dei dati tecnico-scientifici del progetto esecutivo del Paip (Polo Integrato Ambientale di Parma) e la rispondenza dell’impianto con quanto autorizzato dalla Provincia di Parma in sede di Valutazione d’Impatto Ambientale e Autorizzazione Integrata Ambientale”. Questa somma è finanziata con i 110 mila euro che Enia ha versato alla Provincia nel 2010.
Sarebbe a questo punto utile conoscere qual'è l'Università e il ricercatore a cui è stato affidato questo incarico, ma soprattutto capire complessivamente quanti soldi Iren ha erogato agli enti locali, che nella vicenda sono i controllori, e come questi soldi sono stati spesi.
Per capire, questa montagna di euro nella tasca di chi sono finiti?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 17 dicembre 2011

Sono passati
565 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
141 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Ospedale di Borgotaro, il cippato inquina

L'esposto ad Arpa e la risposta di Usl

Abbiamo denunciato in questi giorni la grave situazione venutasi a creare all'ospedale di Borgotaro, dove una centrale a biomassa a cippato, inaugurata da pochi mesi, sta creando non pochi problemi all'ospedale stesso, degenti ed operatori compresi.
La segnalazione, sviluppata in un esposto ad Arpa, verteva su diversi aspetti della vicenda, mettendo alla berlina le false rassicurazioni inerenti la corretta impostazione del progetto e lo sviluppo della sua messa in pratica.



Ieri Arpa-Usl hanno risposto tramite l'ufficio stampa (non proprio l'organo maggiormente deputato, ma ci dobbiamo accontentare), ammettendo di fatto che qualcosa non funzioni.
I problemi della centrale termica a cippato all'interno dell'ospedale di Borgotare rimangono diversi ed importanti, che qui è importante rimettere in evidenza, per far capire lo stato dell'arte della vicenda e cercare di porre rimedio a difetti macroscopici che fino a ieri erano stati del tutto ignorati, sostituiti da toni trionfalistici sull'aver realizzato un gioiello, che oggi si mostra appannato, e molto.
1) La tubazione in cui vengono convogliate le emissioni si presenta a livello del tetto, mentre dovrebbe esserci un camino più alto della sommità degli edifici di almeno 3 metri, per permettere un congruo allontanamento dei fumi
2) Una parte delle emissioni tende così a ristagnare all'interno dello spazio cortile dell'ospedale, soprattutto in caso di depressione delle condizioni atmosferiche, appestandone l'aria
3) Il ricambio d'aria delle sale di degenza e delle cucine, anche se attraverso i filtri, avviene pur sempre come scambio tra quella interna viziata e quella esterna, che con la nuova centrale si presenta nelle condizioni di cui sopra
4) La combustione di cippato di legna emette polveri sottili che nessun filtro a multiciclone, come quello esistente nell'impianto, può minimamente trattenere. La combustione della lignina e della cellulosa del cippato, inoltre, produce diossina che nessun filtro attuale può catturare.
La stessa Arpa, rispondendo alla nostra denuncia, comparsa su ParmaRepubblica.it del 15 dicembre scorso, ha dovuto ammettere che ripenserà alla possibilità di far applicare ulteriori sistemi di filtrazione.
Come dire, accidenti ci hanno beccato!

Giuliano Serioli

www.reteambienteparma.org
info@reteambienteparma.org
Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle

venerdì 16 dicembre 2011

Ci regali un briciolo di ottimismo

Lettera aperta a Mario Ciclosi

Caro Commissario, abbiamo bisogno di Lei.
Abbiamo bisogno di una cosa semplice e realizzabile con poca spesa, ma tanta resa.



Come avrà letto un'altra ombra pesantissima schiaccia l'inceneritore dei misteri.
Iren pare si sia accordata con Comune e Provincia per versare 440 mila euro ad ogni ente per garantire un accurato controllo dell'iter autorizzativo.
Sappiamo come è andata.
Tar, Procura, Commissione Europea...
Tanti inciampi che forse, viste le cifre in campo, non sarebbero dovuti emergere.
A cosa serve infatti spendere quasi un milione di euro se poi il controllo è praticamente inesistente e nemmeno si conosce come questi denari siano stati spesi.
Non ci aspettiamo nulla dalla Provincia, il politichese di Gianparlo lo abbiamo già letto di sfuggita: non ci sorprende leggere la tiritera “è tutto scritto nei libri”.
I libri noi non li abbiamo mai visti.
Ma di Lei abbiamo una modesta fiducia, a giudicare dalle parole che usa, e dalle azioni che sta intraprendendo.
Come dire: una ramazzata per cominciare a togliere il grosso.
Poi ragioneremo di fino.
Dimostri anche a noi che non sta scherzando.
Ci sono in ballo 440 mila euro entrati in Comune e mai più usciti.
Chi li ha presi? Perché il nostro timore è proprio questo: che “qualcuno” e non “qualcosa” li abbia infilati nella tasca lunga, senza troppi complimenti.
Servivano a controllare?
Benissimo, verba volant scripta manent.
Ci regali un briciolo di ottimismo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 dicembre 2011

Sono passati
564 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
142 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Pasta, e basta

Fa sincero dispiacere che un’azienda così gloriosa ed importante per il nostro territorio come Barilla, la pensi così su importanti argomenti come energia e rifiuti.

Luca Barilla è intervenuto a margine della presentazione dell’Ospedale dei Bambini di Parma, intervistato da Polis Quotidiano, affermando di mal sopportare il clima che si respira in Italia (a differenza di altri paesi) quando si tratta di costruire impianti pericolosi come inceneritori e centrali nucleari.

Luca Barilla sostiene che il bilancio emissivo dell’inceneritore parmigiano sarà “positivo”, quando già gli stessi progettisti affermano che nel computo finale, considerando lo spegnimento teorico delle caldaie, sostituite dal teleriscaldamento, avremo 3,2 tonnellate in più all’anno di PM10, senza poi parlare di tutti gli altri inquinanti emessi a camino.

Le PM10 sono drammaticamente salite alla ribalta nella nostra città in questi giorni, quando i limiti di legge sono stati superati sistematicamente senza suscitare alcun provvedimento drastico.

Sarebbe interessante conoscere quali esperti rassicurano l’azienda di Pedrignano e magari metterli a confronto con Dominique Belpomme, presidente di ARTAC e oncologo di fama internazionale, relatore di innumerevoli studi e comunicazioni sul cancro e inquinamento ambientale,

(http://www.artac.info/images/telechargement/091130_cvdbelpomme.pdf ) che ha definito la costruzione dell’inceneritore di Parma, nei pressi del centro città, un crimine contro l’umanità.

Come Luca Barilla ben saprà la comunicazione aziendale deve essere coerente con le azioni, altrimenti il rischio è quello di incrinare la credibilità conquistata con anni di duro lavoro.

Barilla entra ogni giorno nelle nostre case con le sue campagne pubblicitarie fatte di bianchi mulini e luoghi incontaminati: proprio non riusciamo a capire il nesso tra questo idilliaco mondo e quello pieno di inceneritori e centrali nucleari.

Barilla, attraverso il proprio sito (http://www.mulinobianco.it/mulino_responsabile/energie_rinnovabili ) esprime preoccupazioni per l’effetto serra e i cambiamenti climatici, mettendo in atto alcune azioni aziendali per ridurre l'impronta ecologica del suo agire.

Ma la stessa Barilla possiede a Pedrignano una centrale elettrica turbogas che è responsabile dell’immissione nel cielo di Parma oltre 90.000 tonnellate di CO2 (dati 2010 Arpa: http://www.arpa.emr.it/monitorem/ ).

Lo stesso stabilimento di Pedrignano, nel 2010, ha emesso quasi 35 tonnellate di PM10, oltre 9 volte quanto verrà emesso dall’inceneritore di Ugozzolo.

L’impianto Iren è stato dimensionato per il doppio della capacità del territorio di produrre rifiuti urbani residui.

Una corretta gestione dei rifiuti, applicata già oggi in alcune parti d'Italia ed in altri paesi nel mondo, cancellerebbe da subito il dover ricorrere ad una tecnica obsoleta come l'incenerimento.

Abbiamo incontrato di recente il responsabile delle relazioni esterne di Barilla Luca Virginio.

Alle nostre proposte di intervenire per sostenere una riconversione dell’impianto secondo la proposta dell’olandese VGW, ci è stato risposto che la mission dell’azienda è fare pasta e biscotti, quindi mai si sarebbero intromessi in faccende che esulavano dal loro mestiere.

Come spiegare allora l’intervento di Luca Barilla?


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


Parma, 16 dicembre 2011


Sono passati

564 giorni

dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma


Mancherebbero

142 giorni

all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Biomasse o furto di terre?

La richiesta di biomasse così come è stato per i biocarburanti
porterà a ulteriori furti di terra nelle foreste tropicali (e da noi?)

di Tom Levitt -The Ecologist, traduzione di Silvia Ricci www.portalasporta.it

La corsa alle biomasse porterà sempre di più ad un fenomeno ormai globale noto come “land grab”, accaparramento di terre, e avrà lo stesso impatto che la produzione di biocarburanti ha avuto sulle foreste tropicali.



Questo è l'allarme che movimenti ambientalisti e organizzazioni non governative stanno lanciando a livello internazionale.
Proprio come i biocombustibili hanno divorato terreni agricoli destinati alla produzione del cibo, così l'interesse delle multinazionali dell'agro-alimentare come Monsanto, Cargill e altre porterà a un furto di terra senza precedenti a discapito di piante e foreste ricche di biodiversità.
Un mondo sull'orlo di un ulteriore land grab da parte di multinazionali che si muovono all'interno di un ampio tentativo di acquisizione e di controllo della capacità produttiva del pianeta, questo é lo scenario del nuovo libro di ETC Group, Earth Grab - Geopiracy, the New Biomassters and Capturing Climate Genes
Ad oggi gli esseri umani usano un quarto delle risorse di biomassa del pianeta terra per i bisogni primari come nutrirsi, riscaldarsi e costruirsi un riparo. Nel nome della green economy le industrie andranno ad utilizzare sempre maggiori quantità di biomasse costituite da vegetali di varia natura, trucioli di legno, alghe, così come già avviene per i biocarburanti.
Il fatto che le nuove tecnologie rendano possibili sempre nuovi impieghi come la produzione di fertilizzanti, di prodotti chimici o per generare energia non fa che aumentarne la richiesta.
A farne le spese, secondo gli autori, saranno le foreste tropicali ricche di biodiversità dell'Africa, Asia e Sud America dove si trova la biomassa più idonea rimasta.
Quello che viene venduto come un cambiamento benefico verso una cosiddetta “bioeconomy” non più basata sul carbone fossile si rivela invece come l'ennesima appropriazione di una nuova fonte di ricchezza ad opera “del nord del mondo” più ricco verso il sud dei più poveri.
Il punto critico è che quanto è rimasto delle biomasse a livello globale assolve già con difficoltà a quelle funzioni ecologiche necessarie per la vita sul pianeta come la regolazione del clima, del ciclo dell'acqua e dell'azoto e la protezione dei suoli da fenomeni di erosione.
Questo libro, così come altre ricerche, si interroga sulla capacità della terra di poter far fronte a massicce richieste di biomassa per sostituire combustibili fossili, pur dovendo continuare a svolgere funzioni ecosistemiche di vitale importanza.
“a differenza del carbone o del petrolio la biomassa ha già un suo ruolo essenziale in un futuro più verde. Così come la prima generazione di biocarburanti ha sequestrato terreni agricoli quando avrebbe dovuto essere prioritaria la produzione alimentare, un'insaziabile richiesta di biomassa da parte della bioeconomy porterà a conseguenze altrettanto devastanti”. Lo dice uno degli autori Jim Thomas.
Nel libro si fa l'esempio della coltivazione intensiva della canna da zucchero in Brasile nel Cerrado, una zona caratterizzata da una savana estesa, foreste e valli. Per rendere fertili i terreni per lo più originariamente aridi si è fatto un uso massiccio di chimica e fertilizzanti che ha causato un grave inquinamento delle falde e dei fiumi della zona che alimentano il Rio delle Amazzoni.
Per non parlare dell'esercito di lavoratori maltrattati o in condizione di schiavitù che vengono sfruttati nella coltivazione.
L'espansione della coltivazione della canna da zucchero sta spingendo allo stesso tempo altre coltivazioni, come quella della soia, più in profondità all'interno della foresta pluviale amazzonica.
Le conclusioni degli autori sono che il saccheggio di ecosistemi già fragili sia una mossa criminale considerando lo stato in cui versa il pianeta e che la società civile, invece di credere alle promesse che vengono fatte in nome delle nuove green economy, deve respingere l'assalto che i “signori delle biomasse” (Biomassters) perpetrano ai danni della terra, dei mezzi di sussistenza e di tutto il nostro mondo vivente .
Chi sono i nuovi Biomassters?
-Colossi dell'industria del legname e del settore agro-alimentare che già controllano vasti territori e relative risorse biologiche in tutto il mondo come Cargill, Bunge e Tate & Lyle sono in prima linea.
-Imprese ad alta tecnologia come la Monsanto e Syngenta che stanno fornendo nuovi strumenti per trasformare, misurare e sfruttare il mondo biologico, contribuendo a fare dell'informazione genetica una commodity.
-Aziende farmaceutiche, chimiche e del settore dell'energia tra cui DuPont, BASF, Shell, BP ed ExxonMobil che sono pronte ad interagire con i nuovi “bio-imprenditori” per cambiare i loro processi di produzione e di approvvigionamento delle materie prime.
-Società di servizi finanziari e banche d'investimento come Goldman Sachs e JP Morgan stanno elaborando nuovi titoli agganciati a questo mercato.
-Aziende come Procter & Gamble, Unilever e Coca-Cola che utilizzano nella formulazione di prodotti o packaging materie prime provenienti da fonti rinnovabili allo scopo di lanciare o rilanciare alcuni loro prodotti sfruttando l'onda del “green”.

Guarda il video realizzato da Oxfam International sull'argomento disponibile anche con i sottotitoli in italiano (cliccare su CC) http://www.youtube.com/watch?v=ua0TRVm6Fgg

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 dicembre 2011

Sono passati
564 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
142 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Un esposto per fare chiarezza

La dubbia ecologia dell'ospedale di Borgotaro

Lo staff della Provincia di Parma, Dall'Olio e Ferrari, e il presidente della comunità montana ovest Bassi, anche sindaco di Varano, hanno annunciato e presentato la costruzione di 5 nuove centrali a cippato, finanziate in parte dalla Regione.



Sorgeranno in provincia, a Berceto, Calestano, Neviano e Varano Melegari, oltre ad una più piccola alla fattoria di Vigheffio.
Ma il senso vero dell'incontro era tutto nella presentazione dei dati di funzionamento della centrale a cippato dell'ospedale S.Maria di Borgotaro, curata dall'ingegner Saviano della Siram, la ditta costruttrice, e dal dottor Francescato dell'AIEL, la filiera dell'energia da legno.
La cura dei tecnici nel monitorare i livelli della combustione nella centrale ha portato a dosare la potenza della centrale a cippato su standard che permettessero contemporaneamente anche l'uso della caldaia a metano.
Da quel che si è capito, hanno fatto in modo di non spegnere mai la centrale, mantenendola su valori che, alla bisogna, potessero essere integrati dall'intervento di quella a metano perché le
maggiori emissioni nocive si avevano proprio nelle fasi di spegnimento e di accensione, come ogni inceneritore che si rispetti.
Solo con l'uso combinato delle due caldaie infatti pare possibile smussare i bassi valori della combustione del cippato, diminuendo i volumi delle emissioni di polveri, e facendoli così rientrare nel range previsto dalle normative vigenti.
Ma da solo, questo, non sarebbe bastato.
E' stato infatti necessario ancorare la qualità del cippato e il suo stesso prezzo alla sua effettiva produttività in kw/h. A questo si è giunti, ha sostenuto Antonio Mortali, della comunalia fornitrice, con la miscelazione di vari tipi di pezzature di cippato, con l'aggiunta di segatura da
segheria, ma soprattutto cippando solo legname stagionato (abete e castagno).
Tutti questi sforzi per rimanere nei limiti della normativa ambientale.
Ma proprio perché si è all'interno di un ospedale, noi non crediamo che questo basti.
Non basta un filtro a multiciclone, capace solo di abbattere la fuliggine, a garantire dalle emissioni nocive gli ammalati, come ha invece assicurato Francescato, che ha dovuto ammettere che sarebbe meglio aggiungere anche un filtro a maniche.
E' per questi motivi che, dopo aver ascoltato gli esperti ed aver valutato le loro affermazioni, abbiamo deciso di procedere con un esposto all'Arpa.
Ci pare evidente che la modulazione di potenza attraverso due caldaie, di cui una a metano, non sia trasferibile alle altre centrali a cippato esistenti o in progetto, e neppure ci pare possibile si possa realizzare tutta quella cura nella selezione del cippato, che da altre parti è solo di legna fresca e stivata all'aperto.
Non succede nelle centrali di Palanzano e di Monchio, né lo si troverà nelle altre cinque centrali che saranno costruite.
Il cippato, che secondo le intenzioni della Provincia deriverà dalla pulizia dei boschi, ha una umidità che supera il 50% e produce emissioni e residui di ceneri anche e oltre il 5%.
E' questo il motivo che ha spinto il comune di Palanzano a modificare il suo impianto, smettendo il cippato per utilizzare pellet fornito da una piccola ditta artigiana del vicino comune di
Ramiseto, che ne garantisce la tracciabilità.
Il pellet deriva dal cippato, attraverso un procedimento di compressione che garantisce un contenuto idrico inferiore al 10%.
Col pellet, a detta dello stesso ufficio tecnico del comune, le emissioni e i residui di cenere sono insignificanti, pari ad un decimo di quelle precedenti, quando la caldaia bruciava cippato.
Il pellet ha un potere calorifico fino a 5 Kw per Kg, mentre nel cippato fresco si va da 1,5 a 1,8 kw per kg, quindi rese inferiori di 3 volte.
Questo è il motivo per cui il pellet, pur costando 27 euro a quintale, permette al comune di Palanzano di avere meno emissioni e insieme di risparmiare denaro pubblico: 16.000
euro contro i 18.000 euro spesi da Monchio per bruciare 3000 quintali di cippato, per medesimi edifici pubblici.
Viene naturale la domanda.
Perché spendere tanti soldi in queste centrali (426.000 euro a Palanzano, 650.000 euro a Monchio) senza considerare la ulteriore spesa per il tracciato del teleriscaldamento?
Perché buttare i finanziamenti regionali in questi inceneritori inquinanti, quando basterebbe dotare quegli stessi edifici comunali di normali caldaie a pellet automatizzate, come già sta facendo
la gente dei borghi, il cui costo è molto inferiore e per di più detraibile al 55% dalla dichiarazione dei redditi in tre anni?
Non sarebbe più corretto utilizzare tutti i finanziamenti per il risparmio energetico?
Magari cominciando a ristrutturare i borghi, incentivando la ricezione turistica che oggi manca?
Sono opere che porterebbero lavoro, coinvolgendo le piccole aziende artigiane del luogo, dando continuità di lavoro che servirebbe a trattenere i giovani dall'andarsene altrove, oltre a porre le
condizioni necessarie per uno sviluppo turistico attualmente moribondo.

Giuliano Serioli

www.reteambienteparma.org
info@reteambienteparma.org
Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle

giovedì 15 dicembre 2011

880 mila euro per un sì

Apprendiamo con stupore da Marco Ablondi, fino a ieri consigliere comunale di minoranza a Parma, che Iren avesse concluso con Provincia e Comune un accordo che prevedeva il pagamento di ingentissime cifre per la pratica inceneritore, a favore ovviamente delle due amministrazioni.
Stupefatti e indignati ci stiamo domandando, come crediamo stiano facendo tutti i cittadini di Parma, quale sia la plausibile giustificazione per questa vicenda.
Ma facciamo davvero fatica a trovarla.



Abbiamo un'azienda che chiede a due enti il via libera su un suo progetto a cui tiene in modo particolare.
Si scopre poi che la stessa azienda elargirà agli stessi enti centinaia di migliaia di euro per la supposta “attività di verifica controllo e monitoraggio del progetto stesso”.
Il controllato quindi paga il controllore per essere controllato a dovere: e il conto sembra assai salato.
I cittadini non sono proprio addormentati come in molti suppongono e i 440 mila euro che Iren ha, (in parte o completamente ancora non lo sappiamo) versato al Comune ci ha fatto subito venire in mente i 450 mila euro che si stima siano gli oneri edilizi che Iren “ha dimenticato” di pagare al Comune di Parma.
Una coincidenza davvero sorprendente e inquietante.
E' giunto il momento di aprire i libri alla luce del sole, in modo che tutti i cittadini, che di queste entrate ed uscite di cassa sono direttamente interessati, potessero aver modo di comprenderne fino in fondo i “do ut des”, per togliersi dalla testa i tanti interrogativi malevoli che vi circolano vorticosamente.
Vorremmo conoscere vita morte e miracoli del progetto dell'inceneritore.
Come del resto fu sottoscritto in consiglio comunale nella seduta del marzo del 2006, quando Iren si dichiarò disponibile a fornire tutta la documentazione inerente il progetto dell'impianto di Ugozzolo. http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/DELIBERA45COMUNEPARMA.pdf
Peccato che alla prima richiesta (il piano economico finanziario) si alzò subito la cortina fumogena.
Stanno portando avanti un progetto che riguarderà da vicino anche la nostra salute.
E non ne conosciamo nemmeno la contabilità.
Noi vorremmo davvero capire quali siano le ingenti spese che giustificano il pagamento di 880 mila euro da Iren agli enti locali controllori.
Non vorremmo scoprire che tali emolumenti siano giustificati solo dal partecipare a una manciata di riunioni per dialogare bonariamente sul corso delle opere.
Sarebbe davvero inusuale pagare una persona all'ora decine di migliaia di euro.
Fateci capire.
Questi soldi a che cosa sono serviti?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 15 dicembre 2011

Sono passati
563 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
143 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

5 domande ai candidati alle primarie

Si avvicina l'appuntamento con le primarie del centrosinistra. Il prossimo 29 gennaio gli elettori di quell'area sceglieranno il candidato sindaco da proporre alle amministrative del prossimo maggio.
Oggi presentiamo i nostri quesiti ai 5 candidati.
Le risposte le pubblicheremo, se arriveranno, il prossimo lunedì.
Ovviamente si parla di ambiente e di inceneritore in particolare.
Nella nostra ricerca di un candidato che abbia posizioni chiare sull'impianto in costruzione ad Ugozzolo, ci poniamo con le 5 domande l'obiettivo di porre ai cittadini il biglietto da visita ambientale dei singoli candidati.



Per chi vorrà esprimere la preferenza a chi sceglie la strada della corretta gestione dei rifiuti siamo convinti che sarà utile.
Un voto a gennaio per affermare il no di Parma all'inceneritore.
Un voto a gennaio per affermare il sì alla gestione corretta dei nostri scarti, per recuperare tutti i materiali ancora utili che si nascondono dentro le pattumiere, e che qualcuno vorrebbe bruciare per trarne profitto, lasciando ai cittadini solo i costi e il danno alla salute.
Ecco all0ra 5 quesiti per 5 candidati: chiediamo risposte chiare, secche, motivate brevemente.
Ai cittadini poi la decisioni su chi appoggiare alle primarie.
Per noi sarà il primo referendum popolare, dopo quello respinto, sul modo di intendere il futuro di Parma.
1. Secondo lei la raccolta differenziata spinta porta a porta e l'inceneritore possono convivere? Come mai Reggio Emilia con raccolta differenziata simile a Parma farà senza inceneritore?
2. Se lei venisse eletto sindaco, quali iniziative metterebbe in atto per fermare la costruzione dell'inceneritore e per applicare il progetto alternativo di gestione e smaltimento dei rifiuti proposto da AGCR o altri progetti alternativi che non prevedano l'incenerimento dei rifiuti?
3. Cosa ne pensa del progetto alternativo di gestione-smaltimento rifiuti elaborato dal GCR con l’aiuto di ingegneri e chimici del nostro territorio e consegnato a provincia e comune nel giugno 2010?
4. Cosa pensa di fronte alla decisione dell'ente Provincia di Parma di presentarsi a fianco di Iren nel ricorso al Tar contro la sospensiva del cantiere dell'inceneritore?
5. Qual è la sua opinione relativamente all’impatto sanitario-ambientale degli impianti di incenerimento dei rifiuti e degli impianti a biomasse?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 15 dicembre 2011

Sono passati
563 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
143 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

mercoledì 14 dicembre 2011

9 mila tonnellate di rifiuti in meno per l'inceneritore

Parte a Vedelago il riciclo dei pannolini: diventeranno panchine

Il Centro Riciclo di Vedelago è noto anche a Parma come una parte del ciclo virtuoso di gestione dei rifiuti, proposto alle amministrazioni dalla nostra associazione.
A Vedelago si recupera al 99% tutta quella plastica eterogenea che a Parma va all'inceneritore, trasformandola in oggetti comuni come sedie, arredo urbano, manufatti plastici in genere.



Vedelago non è la soluzione chiavi in mano del problema rifiuti, ma ne è una parte fondamentale, specie in questa fase produttiva dove ancora le aziende sono libere di produrre materiali non riciclabili al 100%.
L'obiettivo di ogni amministrazione virtuosa è ovviamente quello del “riciclo totale”, giungere cioè ad un modello a ciclo chiuso, come succede in natura, in cui tutto quello che è considerato scarto da un sistema, diventi materia prima per quello successivo, in un circolo, per l'appunto virtuoso, dove nulla di spreca.
Vedelago è però anche ricerca di soluzioni innovative per portare a compimento questa tesi e da anni Carla Poli conduce l'azienda con questo imperativo: guardare sempre avanti e mai fermare lo sviluppo dell'innovazione.
Andando in vista al centro riciclo ci avevano anticipato la sperimentazione di un sistema di riciclo dei pannolini, uno degli scarti più problematici della frazione dei rifiuti urbani, che si stava implementando in collaborazione proprio con una azienda del settore.
Santa Lucia ci ha portato finalmente un dono importante: la presentazione del progetto che da maggio 2012 consentirà proprio il totale recupero anche di questa frazione, con l'utilizzo di semplice vapore e di una separazione meccanica delle diverse componenti.
Una rinascita per uno scarto da sempre giudicato impossibile da trattare e impegnativo da gestire, che porterà alla nascita di nuovi oggetti, come giochi per i parchi pubblici, strati base per i campi da golf, e tutto ciò che la fantasia potrà inventarsi.
Già il comune di Salerno, che effettua la raccolta separata di questa frazione, potrà adottare il sistema portando a finalizzazione positiva la differenziazione dei pannolini.
L'impianto è stato realizzato da una importante azienda che opera nel settore, che da 2 anni, con il direttore generale Roberto Marinucci, portava avanti il progetto.
I partners sono stati i comuni bellunesi con a capo Ponte nelle Alpi e il suo assessore riciclone Ezio Orzes, era a Parma a ottobre, ed ovviamente il centro riciclo di Vedelago.
L'impianto tratta tutti i tipi di pannolini. Il progettista, Marcello Somma, è un ingegnere chimico, responsabile della sostenibilità per il gruppo Fater, joint-venture tra il Gruppo Angelini e la multinazionale Procter & Gamble (marchio Pampers).
L'impianto pilota tratta 5 mila tonnellate annue, per un bacino di 400 mila abitanti.
Da una tonnellata di pannolini usati si possono ottenere 150 chili di plastica e 350 kg di materia organico-cellulosica.
Anche i cittadini ovviamente sono parte del progetto, come spiega il sindaco di Ponte nelle Alpi Roger Demenech: “La percentuale di raccolta differenziata supera il 90 per cento, ed era solo il 23 per cento nel 2007. La tassa rifiuti invece è diminuita del 15 per cento, grazie alla diminuzione dei costi di trasporto e smaltimento in discarica. Il processo di trasformazione dei pannolini è virtuoso anche perché si va a produrre cartone, che altrimenti avremmo dovuto produrre consumando materiali vergini”.
Per Parma significherebbe 9 mila tonnellate in meno di materiali da bruciare nell'inceneritore.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 14 dicembre 2011

Sono passati
562 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
144 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

martedì 13 dicembre 2011

Aria di inceneritore

Santa Lucia non porta più il carbone, un combustibile fossile ormai fuori moda, ma un regalo più al passo con i tempi: aria di inceneritore.
E' questa la miscela corroborante che Parma, o meglio i suoi amministratori, intende offrire ai fortunati concittadini.
Per alcuni è un'aria perfetta per un aerosol, che aiuti i bronchi ad affrontare l'inverno umido della Padania, oppure per altri anche un'aria migliorata, rispetto a quella che respiriamo ogni giorno nel nostro catino padano, una delle 4 aree più inquinate al mondo.



E' stupefacente rilevare come, nonostante tutte le evidenze scientifiche che si stanno sommando, si scelga ancora senza apparente titubanza o preoccupazione la via dell'incenerimento, che peggiorerà la situazione ambientale del territorio, con la sua aggiunta di oltre 3 tonnellate di Pm10 in più all'anno, nonostante lo spegnimento di migliaia di caldaie domestiche.
Le conclusioni dello studio Moniter, commissionato nel 2007 dalla regione Emilia Romagna, presentate la scorsa settimana a Bologna, hanno evidenziato non pochi punti di preoccupazione.
Sottolineature che sono state sfumate dal comunicato stampa ufficiale, ma che non sono sfuggite a chi i documenti li ha letti, come i medici dell'Isde, e li sa interpretare.



Rischi per i neonati di peso inferiore rispetto a quanto attesa, nascite pretermine, andamento crescente degli aborti spontanei in relazione ai livelli di esposizione, andamento crescente con l'esposizione rispetto alla totalità delle malformazioni.
Ma non solo.
La mortalità per tumore a fegato e pancreas nei maschi è significativamente associata ai livelli di esposizione più elevata come la sua incidenza.
Nella zona di esposizione dell'inceneritore di Modena riscontrati incrementi di tumore al polmone per i maschi, tumore al colon, ovaio ed endometrio nelle femmine, e linfomi non Hodgkin in entrambi i sessi.
Ecco lo stato dell'arte, la terribile tabella con cui dobbiamo confrontarci oggi.
Ecco cosa sono gli impianti meravigliosi che ancora oggi il re della pasta considera sicuri, ma, ammette, “qualcosa nell'aria sarà immesso comunque”.
Questo qualcosa, che causa le malattie sopra descritte, potrebbe oggi essere evitato ai cittadini di Parma.
Potrebbe essere evitato ai lavoratori dell'area Spip, diecimila persone, inclusi i dipendenti del grande pastificio, che ogni giorno per otto ore respireranno quel qualcosa.
Così innocuo da far nascere i bambini prima del tempo.

Il servizio fotografico della consegna dell'aria di inceneritore
al convegno del Pd a Parma
http://www.flickr.com/photos/noinceneritoreparma/sets/72157628407739513/show/

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 13 dicembre 2011

Sono passati
561 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
145 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà