sabato 25 giugno 2011

Edizione straordinaria: l'inceneritore travolto dalle tangenti

Edizione straordinaria questo pomeriggio della Gazzetta di Parma per annunciare il clamoroso stop all'inceneritore, travolto dallo scandalo tangenti Iren-Green Money.
Nello stand delle festa culturale di Collecchio la gigantografia del numero del giornale di Parma con il titolo shock.

La gente corre in edicola per ritirare il numero speciale dove si da anche notizia del ritiro fuori Italia dell'ex presidente di Enia Andrea Allodi.

Il sigillo di Manfredi

Nella cacofonia di avvenimenti che sono occorsi nelle ultime ore soppesiamo come i grani di un rosario le parole spese dall'assessore Francesco Manfredi, in risposta all'interrogazione di Giuseppe Massari, in seno al consiglio comunale di Parma.
Il consigliere Massari è l'unico esponente del Pd che non ha mai fatto mancare la propria dissociazione sul progettato inceneritore ed ha spesso dissentito dai vertici del suo partito, autentici supporters dell'impianto, costi quel che costi.



Così la sua attività in consiglio ha visto in diverse occasioni cogliere le opportunità che potevano mettere in qualche modo i bastoni tra le ruote del forno.
In questi giorni gli avvocati parmigiani De Angelis e Allegri hanno depositato in Procura un esposto sull'ipotesi di assenza di concessione edilizia per il Pai di Parma, l'area entro la quale sta crescendo in fretta e furia l'inceneritore dei rifiuti.
Noi del Gcr abbiamo subito depositato un esposto al nucleo abusi edilizi del comune, chiedendo immediata verifica delle carte e il giorno dopo abbiamo avuto ampie rassicurazioni sull'avvio della pratica, su una prima ispezione dei luoghi e sulla messa in atto dei controlli amministrative dovuti.
L'assessore Manfredi ha poi risposto ieri all'interrogazione di Massari che chiedeva notizie sulla sussistenza delle autorizzazioni del Pai.
Mai ci saremmo aspettati una risposta così lapalissiana.
Afferma l'assessore che “se entro la prossima settimana non avremo come Comune, l'assoluta certezza che sono state seguite in modo regolare tutte le procedure previste dalla legge e dai regolamenti edilizi, il cantiere per il termovalorizzatore verrà chiuso e i lavori saranno sospesi”.
E, ricordiamo noi, la prossima settimana significa entro la fine del mese di giugno.
Il GCR è attivo a Parma dal 2006 e mai fino a oggi un amministratore aveva utilizzato questi espliciti termini per parlare dell'inceneritore.
Anzi, da sempre la cautela e la delicatezza avevano avvolto come ovatta tutti gli interventi politici e non sul tema scottante dell'impianto di Iren.
Noi siamo propensi a credere che al cantiere di Ugozzolo manchino davvero i requisiti autorizzativi in tema di edilizia.
Attendiamo fiduciosi una risposta ed la corrispondente azione nei tempi e nei modi espressi dall'assessore Manfredi.
E' un sigillo, il suo, che ci intriga, fin da ora.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 25 giugno 2011

-316 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+390 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+68 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren
Aderisci anche tu: boicotta Iren, digli che non finanzierai un euro dell'inceneritore di Parma

Arrestate l'inceneritore!

La sconvolgente giornata parmigiana di ieri, 11 arresti eccellenti in una inchiesta che pare non ancora terminata, porta con sé gravi interrogativi anche sul progettato e costruendo inceneritore di Parma.
Il dirigente comunale Emanuele Moruzzi, tra i colpiti dai provvedimenti cautelari, è stato infatti firmatario, come da ruolo, di tutte la pratiche che hanno portato avanti, autorizzazione per autorizzazione, l'iter del forno targato Iren.
Tra gli arrestati di ieri anche Mario Bertoli, direttore generale di Iren Emilia, il quale ha seguito per anni il settore dei rifiuti e della raccolta differenziata.



Non è compito difficile oggi insinuare il tarlo del dubbio che la partita inceneritore, che veleggia in termini economici, su ben altre cifre che il verde pubblico e la toelettatura di qualche fedele quattrozampe, possa essere incappata in qualche curva stretta e sinuosa, magari appianata da un intervento provvidenziale, sulla falsariga di ciò che ieri è stato sui media raccontato.
Come associazione non possiamo che ribadire la nostra richiesta di fermare la costruzione dell'impianto ora e subito, affinché sia fatta piena luce su tutto il percorso.
Di fatti dubbi e oscuri se ne sono allineati parecchi come molte sono le denunce, gli esposti, le segnalazioni anonime, le mancate risposte di Iren, i prezzi impazziti, la trasparenza che non c'è.
Carlo Iacovini, responsabile di Parma Zero Emission City, facciamo fatica ad affiancarlo ad un progetto agli antipodi come l'inceneritore di Ugozzolo, che di fatto aumenterà fortemente l'inquinamento, altro che zero emission!
Giovanni Maria Jacobazzi, comandante della Polizia Municipale, avrebbe fatto pressione su un vigile per non sanzionare un potente. Quanti altri potenti ci saranno nell'ambito dei rifiuti che potrebbero aver limato la puntualità dei controlli? La richiesta fatta dal GCR nella giornata di giovedì di verificare sul cantiere il presunto abuso edilizio sulla mancanza di concessione, come sarebbe stata trattata da un Jacobazzi che per molto meno (il dehors di Rosi) ha minacciato uno dei suoi di trasferimento?
Il sindaco Vignali ha sempre ribadito di pretendere chiarezza e trasparenza sulla vicenda inceneritore.
Quale momento migliore se non oggi per prendere i dovuti provvedimenti e decretare uno stop cautelativo per dare ai cittadini le garanzie che hanno diritto ad avere?
Un'azione forte che darebbe il segnale di una inversione di tendenza, nella direzione di una maggiore tutela dei cittadini amministrati, prima che il Titanic inceneritore affondi trascinandoci tutti nel gorgo.
E' giunto il momento, anche per il forno, di fare pulizia completa e millimetrica.
Ci fa ben sperare la risposta dell'assessore Manfredi ad una interrogazione sul tema della denuncia ultima sulla mancanza di concessione edilizia. Il GCR ha fatto subito un esposto in comune per chiedere una verifica al Nucleo Abusi Edilizia. Manfredi, ripreso oggi dalla Gazzetta di Parma, ha dichiarato che se verranno trovate irregolarità i lavori verranno stoppati.
Siamo convinti che anche la magistratura non dimenticherà di occuparsi dell'inceneritore, per dare le risposte ai tanti interrogativi posti in questi mesi e rimasti per ora senza riscontro.
Non avrebbe senso mantenere alcune imposte socchiuse quando si sentono sbattere persiane in tutto l'edificio, dalle cantine, alle mansarde.
Il nostro no all'inceneritore oggi ha un motivo in più per accrescerne la ragione.
Già oggi potremmo dare inizio al progetto alternativo, che con pochi mesi di organizzazione ci condurrebbe verso la prospettiva rifiuti zero, allineandoci con le più avanzate amministrazioni locali che stanno puntando al massimo riciclo di materie e nel contempo portano ricchezze ai cittadini e non alle lobbies di turno.
La gente non capirebbe un ulteriore finzione, come se tutto fosse in ordine e sotto controllo.
E' giunta l'ora dell'inceneritore, arrestatelo!

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 25 giugno 2011

-316 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+390 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+68 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren
Aderisci anche tu: boicotta Iren, digli che non finanzierai un euro dell'inceneritore di Parma

venerdì 24 giugno 2011

Il GCR solidale con Raphael Rossi

Il problema dei rifiuti a Napoli è la malavita organizzata

Raphael Rossi è un giovane e capace esperto in sistemi di raccolta differenziata, salito agli onori delle cronache grazie alla trasmissione Rai Report ed alla sua esperienza in Amiat, la società torinese che gestisce i rifiuti sotto la Mole.
E’ inoltre uno dei fondatori di ESPER (Ente di Studio per la Pianificazione Territoriale Ecosostenibile dei Rifiuti) ed ha collaborato con la Scuola Agraria del Parco di Monza nel gruppo di studio per il compostaggio e la gestione dei rifiuti.



L’esperienza in Amiat lo ha visto opporsi all’acquisto di un costoso ed inutile macchinario da parte dell’azienda, cui seguì denuncia e arresto per l’ex presidente di Amiat Giorgio Giordano, che caldeggiandone l’acquisto aveva proposto a Rossi una mazzetta utile ad orientare la decisione nel CdA.
Con un curriculum del genere, non ci sorprende che il neo sindaco di Napoli, Luigi De Magistris lo abbia inserito alla testa di Asia, la locale multi utility, per affrontare l’emergenza rifiuti ed estendere il sistema porta a porta a tutta la città, dopo l'ottimo risultato raggiunto in alcuni quartieri di Napoli.
Una sfida indubbiamente non facile ma che Raphael Rossi ha affrontato con la consapevolezza che con impegno, serietà e giuste scelte, anche Napoli può uscire da quello che alcuni vogliono far sembrare un problema irrisolvibile.
Molti hanno interesse che a Napoli le cose non cambino, perché altrimenti vedrebbero a rischio i lauti guadagni che la malavita organizzata percepisce tramite la gestione del problema in continua “emergenza”, con discariche abusive, siti di stoccaggio e subappalti vari.
I segnali ostili non hanno tardato molto e proprio Raphael Rossi evidenzia, in un'intervista di ieri al Fatto Quotidiano, che "quando contemporaneamente in dieci punti della città scoppiano incendi dei cumuli dei rifiuti, ci sono persone che trascinano i cassonetti dai marciapiedi alla strada, e parallelamente esplodono dei problemi con le ditte appaltatrici, beh, parlare di pressioni indebite sull'amministrazione non è affatto esagerato. Sui rifiuti a Napoli si combatte una guerra"
L’Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma, sostiene convinta l’attività e il corretto modo di operare di Raphael Rossi, si può e si deve lavorare per uscire da vecchie logiche di gestione, che vedono in discariche ed inceneritori le soluzioni al problema.
Raphael Rossi va aiutato perché solo così i cittadini di Napoli potranno nuovamente essere fieri di abitare in una delle più belle città del mondo.
In tempi recenti abbiamo contattato Raphael per organizzare un incontro pubblico sul tema delle alternative per Parma e lui aveva dato piena disponibilità. Ora immaginiamo che il nuovo progetto lo assorba completamente, ma siamo contenti che incarichi di responsabilità vengano affidati a persone competenti ed oneste.
Nella guerra sui rifiuti a Napoli il GCR è dalla parte di Raphael Rossi.
E di Napoli e dei napolitani onesti, che sono la stragrande maggioranza ed hanno diritto di poter avere una città pulita e vivibile.

Parma, 24 giugno 2011

-317 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+389 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+67 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren
Aderisci anche tu: boicotta Iren, digli che non finanzierai un euro dell'inceneritore di Parma

giovedì 23 giugno 2011

Differenziare in Cittadella

Un lettore ci chiede notizie sul nostro silenzio riguardo la situazione della raccolta differenziata domiciliare nel quartiere Cittadella.
Affrontiamo volentieri l'argomento, per dare il nostro personale contributo alle informazioni che circolano sull'argomento, non sempre corrette e lungimiranti.
Un corretto riciclo dei materiali inizia nelle nostre case, non vi è dubbio su questa affermazione.



Senza un apporto collaborativo dei cittadini la raccolta differenziata è destinata al fallimento.
I cittadini devono però essere accompagnati in questo cammino, per renderli consci del valore del loro contributo, e far loro toccar con mano i vantaggi.
La raccolta domiciliare è la chiave di volta di una corretta gestione dei rifiuti.
Anche se da sola non è sufficiente a raggiungere quelle performance necessarie a imprimere una svolta positiva e senza ritorno al sistema.
Vediamo di spiegarci per sommi capi.
I materiali devono essere differenziati intanto tra secco e umido. Ma questa pratica non può essere applicata solo ad alcuni cittadini e non ad altri, altrimenti il rischio è di creare cittadini di serie A e cittadini di serie B, dando anche l'impressione che si tratti non di una scelta definitiva e irrinunciabile ma di sperimentazioni senza certezze.
Ad esempio oggi il centro città è ancora scoperto sull'umido.
Mantenendo i flussi mischiati otteniamo un indifferenziato sporco, ingestibile, non differenziabile ulteriormente, una materia utile solo per il forno. E sappiamo che c'è chi apprezza questa situazione.
I cittadini devono avere poi l'opportunità di separare più frazioni possibili, tenendo però separato il vetro dalla plastica e dal barattolame, perché la densità è talmente diversa che mischiandoli causiamo un peggioramento qualitativo importante.
Andrebbe così introdotta anche la raccolta separata dei pannolini e dei pannoloni, altri materiali “difficili” che “sporcano” il nostro rifiuti secco.
Ma è sulla tariffa che si gioca l'asso decisivo per la buona riuscita del sistema.
Una tariffa che deve premiare chi ricicla e appesantire la bolletta di chi non lo fa.
Il cittadino virtuoso fa risparmiare soldi alla collettività: è giusto che a lui sia riconosciuto parte del risparmio ottenuto. Solo con la tariffa puntuale è possibile lo scatto verso la prevenzione dei rifiuti, che significa in soldoni diminuzione dei materiali da smaltire ed aumento delle frazioni riciclate.
Il comune di Parma è in grave ritardo sulla raccolta differenziata ed è l'anello debole del nostro territorio provinciale. Se una città come San Francisco è al 77% di raccolta differenziata tutte le scuse cadono di fronte a questo dato reale. E' possibile riciclare al meglio, basta volerlo.
Il comune di Parma che ritira premi di sostenibilità ha qualche anno fa dato il via all'iter amministrativo che ha portato al progetto dell'inceneritore, anche se l'autorizzazione è della Provincia, e sempre in quegli anni sosteneva un impianto ancora più grande.
Non da ultimo l'approccio dell'azienda che gestisce la raccolta è fondamentale.
Deve ragionare con la prospettiva del riciclo e non dello smaltimento: l'esatto contrario di quello che accade oggi.
Iren continua a mantenere un sistema che mischia modalità differenti a seconda dei contratti con i comuni, trita insieme organico, plastica e legno degli ortofrutta nonostate il comune di Parma da oltre un anno abbia annunciato una corretta selezione degli stessi materiali.
Addirittura Iren dice bugie in una trasmissione televisiva ostentando un dato falso, senza che nessuno ponga rimedio e si opponga a questa manipolazione della realtà.
Ma nel quartiere Cittadella abbiamo assistito a un comportamento ben peggiore.
La minoranza del Pd che cavalca la protesta dei cittadini finalizzandola ad un tornaconto politico, invece che sostenere la differenziata proponendo correttivi o stimoli al confronto ed al dialogo.
Ma il Pd fa la voce grossa quando può, ma tace su temi ben più importanti come l'inceneritore.
Perché alla fine, scusate, chissenefrega della differenziata se scopro che Iren grufolerà nel cassonetto giallo togliendo la maggiorparte della plastica che i cittadini hanno differenziato per gettarla nel forno?
Capite come questa situazione di cui nessuno parla gridi vendetta?
Oggi Parma Civica sollecita la modifica dell'Autorizzazione Ambientale Integrata per chiarire la provenienza dei rifiuti senza se e senza ma. Ha fatto bene e sottolineiamo ancora una volta che se la Provincia non ha nulla da nascondere sia facile e veloce spendere due righe per rassicurare i cittadini, che tranquilli non sono.
Ma il comune deve anche fare chiarezza sulla concessione edilizia, che ieri è stata messa in discussione da un esposto in Procura. Non possiamo aggiungere altre ombre al progetto.
Ma anche sulla plastica sarebbe tempo di fare chiarezza a la stessa Parma Civica potrebbe approfondire questi aspetti senza lasciare spazio ai furbetti del momento.
E sui fanghi stesso discorso
Si tratta di due materiali che possono essere riciclati senza danno ad ambiente e persone e che invece si intendono bruciare a Ugozzolo perché costano zero e rendono molto.
L'avidità travolge anche il diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione?
Al Cittadella è senz'altro mancata una approfondita opera di informazione, sensibilizzazione, spiegazione dei vantaggi di questa modalità di operare. Ma sono manchevolezze recuperabili, ed anche il Gcr aveva a suo tempo dato la sua disponibilità a fare una corretta informazione nei quartieri.
Sono le nostre mani a indicare quale futuro avrà il nostro territorio.
Le stesse mani che possono favorire il riciclo dei materiali o renderlo impossibile.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 23 giugno 2011

-318 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+388 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+66 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren
Aderisci anche tu: boicotta Iren, digli che non finanzierai un euro dell'inceneritore di Parma

mercoledì 22 giugno 2011

Al Capone e l'abuso edilizio dell'inceneritore di Parma

Come molti sanno la fine di Al Capone, figura quasi leggendaria della mafia italo americana, fu decretata dalla classica buccia di banana, che nel caso del gangster fu una banale evasione fiscale.
Ora il progetto dell'inceneritore di Parma fa acqua da tutte le parti e di colpi mortali ne sono stati inferti senza risparmio.
Il piccone non è andato giù leggero.
Al capezzale del Pai c'è la fila di azioni legali, esposti, denunce, interrogazioni, boicottaggi.



Oggi però ci troviamo di fronte ad un fatto nuovo che per la sua semplicità potrebbe essere letale per l'impianto di Ugozzolo che, ricordiamo ai lettori, tra un anno potrebbe cominciare ad eruttare i suoi fumi (144 mila metri cubi di aria sporca all'ora, per 8 mila ore all'anno).
La buccia di banana riguarda le autorizzazioni edilizie legate all'opera che da un esposto alla magistratura degli avvocati parmigiani De Angelis e Allegri, sembrano non solo carenti, ma proprio non esistenti.
Una lettura puntuale del classico cartello di cantiere evidenzia che l'opera non possiede concessione edilizia in quanto così consente una citata norma di una legge regionale dell'Emilia Romagna.
Si tratta della legge regionale che disciplina l'edilizia e che all'articolo 7, citato da Iren, indica gli ambiti di applicazione della deroga alla concessione edilizia di cui sopra.
Ecco il link alla legge regionale.
http://www.regione.emilia-romagna.it/codiceterritorio/ricerca/dettagli_paragrafo.asp?IDAtto=53&IDParagrafo=82
Tornando al cartello di Iren apposto sul cantiere, si formalizza che il progetto fa riferimento proprio all'articolo 7 di questa legge per glissare sulla concessione edilizia.
Non è solo Iren a mettere in relazione la deroga con la legge regionale. Lo stesso comune di Parma nell'accordo che portava alla variazione urbanistica dell'area dello Spip la citava con questa parole “Il Comune assume che suddette opere rientrano tra quelle previste all’art. 7, comma 1, lettera d), della L. R. n.31/2002”.
http://www.parmadaily.it/Service/Allegati2/2011/art22.jpg
Come vedete si fa esplicito riferimento alla lettera d) che nella legge citata equivale a “d)per le opere pubbliche dei Comuni.”
Ora delle due l'una.
O l'opera è pubblica e quindi va andava fatto un appalto per aggiudicare le opere (cosa che come si sa non è stato fatta).
O l'opera non è pubblica e quindi la concessione edilizia è dovuta (e visto che non c'è il cantiere va sigillato per non perpetrare l'abuso).
Ora non resta per il comune verificare la bontà della situazione. L'associazione ha già segnalato alla Polizia Municipale la situazione e chiesto le dovute verifiche.
Noi speriamo che il comune di Parma non si comporti come la Provincia sulle deroghe alla provenienza dei rifiuti, che ha rassicurato i cittadini con una pacca sulle spalle.
Questa volta pretendiamo rigore, chiarezza, trasparenza.
Che siano messi in luce gli eventuali abusi.
Che siano posti i sigilli se tali abusi sono riscontrati.
Ma che l'opinione pubblica, i cittadini, siano tutti informati sulla vicenda affinché non rimanga alcun dubbio.


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 22 giugno 2011

-319 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+387 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+65 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren
Aderisci anche tu: boicotta Iren, digli che non finanzierai un euro dell'inceneritore di Parma

L'inceneritore abusivo

di Andrea Marsiletti
www.parmadaily.it

Sembrava un pacco perfetto, ma alla fine l’inceneritore di Parma rischia di cadere su una buccia di banana… anche se proprio un’inezia non appare considerato che ieri gli avvocati Pietro De Angelis e Arrigo Allegri hanno depositato presso la Procura della Repubblica un esposto per abuso edilizio.



L’inceneritore di Parma non avrebbe la concessione edilizia e quindi, qualora la tesi dei due legali fosse confermata, si dovrà procedere al sigillo del cantiere e all’abbattimento del manufatto fin qui costruito.
ParmaDaily, oltre a dare la notizia clamorosa, ha raccolto le informazioni relative alla tesi di De Angelis e Allegri e le mette a disposizione dei cittadini di Parma.
Come si evince dalla foto della cartellonistica posizionata all’ingresso del cantiere, il progetto è stato depositato in deroga alla concessione edilizia ai sensi della legge regionale urbanistica n.31/2002, art 7. Come noto, la normativa impone che sulla cartellonistica obbligatoria in cantiere debbano essere riportati gli estremi autorizzativi, ma Iren cita l’articolo delle costruzioni in deroga che sono consentite solo nei seguenti quattro casi.
a) “per le opere, gli interventi e i programmi di intervento da realizzare a seguito della conclusione di un accordo di programma ai sensi dell'art. 34 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 2671, e dell'art. 40 della L.R. n. 20 del 2000”. In merito alla realizzazione dell’inceneritore non esiste alcun accordo di programma siglato.
b) “per le opere pubbliche, da eseguirsi da amministrazioni statali o comunque insistenti su aree del demanio statali” (non siamo in questo caso)
c) “per le opere pubbliche di interesse regionale e provinciale” (non siamo in questo caso non trattandosi di un’opera pubblica, poiché l’inceneritore è di proprietà di Iren)
d) “per le opere pubbliche dei Comuni” (non siamo in questo caso non trattandosi di un’opera pubblica, poiché l’inceneritore è di proprietà di Iren)
Ma c’è di più: nella variante urbanistica approvata dal Consiglio comunale nel 2006 per introitare l’inceneritore, all’art 2., è confermata la "possibilità" di deroga: “Il Comune assume che suddette opere rientrano tra quelle previste all’art. 7, comma 1, lettera d), della L. R. n.31/2002” (leggi). E’ lo stesso articolo di sopra analizzato, con la specifica del comma d)… ovvero si assume che l’inceneritore di proprietà di un soggetto privato come Iren sarebbe un impianto pubblico di proprietà del Comune di Parma… a mio avviso una tesi, diciamo così, abbastanza azzardata per non dire di peggio.
Pertanto l’opera non avrebbe potuto essere costruita senza la concessione edilizia, e di conseguenza si tratterebbe di un abuso tutti gli effetti.
A questo punto, se il Tribunale confermerà l’opinione di De Angelis e Allegri, rimangono due strade:
1) il sigillo del cantiere e l’abbattimento dell’opera;
2) la sanatoria dell’abuso ex post che la legge consente corrispondendo al Comune di Parma un importo pari al doppio delle opere fin qui realizzate come risarcimento del danno subito.
Ricordo che lo stesso direttore generale di Iren Andrea Viero, quando minacciava penali, ha più volte dichiarato pubblicamente che la sua società aveva già speso per l’inceneritore più di 120 milioni di euro (comprensivi di opere civili e macchinari). Chissà perché secondo me oggi quelle cifre Viero non le direbbe più e starebbe più basso...
Se i soci di Iren dovranno risarcire 100 milioni di euro non saranno bruciati qui da noi nè i rifiuti di Parma nè di Reggio Emilia, ma ad essere incenerito sarà qualcun altro...

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 22 giugno 2011

-319 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+387 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+65 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren
Aderisci anche tu: boicotta Iren, digli che non finanzierai un euro dell'inceneritore di Parma

martedì 21 giugno 2011

Selvanizza rinnovabile?

Con la Natura non si scherza

Venerdì scorso a Selvanizza in una affollata assemblea si è affrontato il tema “Montagna e Rinnovabili”. Lo studio Ilariucci ha presentato per conto del Pd un progetto di bacino in località La Mora, in grado di raccogliere sia le acque del Cedra che dell'Enza. La diga in cemento armato, alta 55 metri, con pelo libero dell'acqua fino a 40 metri, creerebbe un invaso di circa 7 milioni di metri cubi, neanche un decimo dei 90 milioni di metri cubi pensati per la diga di Vetto.


Il fiume Enza a Selvanizza

Un piccolo bacino molto meno invasivo del precedente progetto, è stato detto, e tuttavia in grado di alimentare tre centrali idroelettriche a scalare con le condotte forzate fino a Cerezzola, capaci di produrre circa la metà dell'energia elettrica che avrebbe prodotto quella di Vetto.
In più, un sistema di filtraggio a vasca di decantazione a gravità, a valle della diga, sarebbe in grado di rifornire di acqua potabile incontaminata la grande sete della pianura.
La spesa per realizzarla si attesta su 60 milioni di euro, recuperabili in modo rapido, a detta del sindaco Moretti di Monchio, con i proventi annui dell'elettricità e degli incentivi verdi (6 milioni) e con la vendita annua dell'acqua (8 milioni).
A rompere l'incantesimo di tutto questo oro colato gli interventi rabbiosi dei promotori della diga di Vetto, che si sono sentiti abbandonati dopo tante assemblee in montagna in cui quegli stessi amministratori si erano detti entusiasti del loro progetto.

Il bacino troppo piccolo, la fame d'acqua degli agricoltori della bassa impossibile da soddisfare pienamente, perfino il pericolo che quella massa d'acqua, col suo peso, possa far franare i versanti già di di per sé instabili. Insomma una serie di critiche riassumibili così: non va bene niente.
Imbarazzo. Rabbia. Interventi tesi ed obliqui. Discorsi che hanno messo in luce che tra i due schieramenti già da un po'' covava astio con reciproche accuse di scorrettezze.
Era in scena la guerra delle due dighe.
Paradossalmente, a stemperare gli animi e a concentrare di nuovo l'attenzione di tutti, è stato proprio l'intervento di Reteambiente.
Certo, un bacino più piccolo è meno invasivo per l'ambiente e i numeri economici appaiono allettanti. Ma stesso assessore provinciale alle attività produttive, Danni, aveva ammesso che l'assetto intero della valle sarebbe stato alterato dall'intervento e che forse era utile pensare ad altri progetti alternativi, come l'eolico.
Siamo insomma così certi che l'una o l'altra diga non creino più problemi di quanti ne risolvano?
Guardiamo cosa succede fuori provincia.
Il lago artificiale creato anni fa nel piacentino, a Lugagnano, attorno a sé ha il deserto e non un eldorado turistico. Produce sempre meno elettricità perché tende ad interrarsi e il suo colore
non è azzurro cielo ma grigio cemento, a causa della sedimentazione delle argille che l'invaso ha contribuito ad erodere.
La stessa situazione si creerebbe in val d'Enza. Qualsiasi diga farebbe retrocedere l'erosione a monte accrescendola e scavando in alto le argille rosse, la cui sedimentazione non potendo sfogarsi più giù si fermerebbe tutta nel lago, riempiendolo in pochi anni.
Il che vuol dire che ci si ritroverebbe con un lago torbido e di colore rosso: quindi zero attrattiva turistica. Un lago che si riempie in fretta vuol dire sempre meno produzione di energia elettrica. Un lago torbido e un'acqua carica di sedimenti in soluzione significa una spesa imponente per la depurazione. Insomma un addio certo ai soldi facili.
Gli scenari e i numeri economici proposti sono da correggere o addirittura da cancellare.
Da ultimo, il peso della massa d'acqua avrebbe un pesante effetto sulla stabilità dei versanti argilloso-calcarei, provocando frane che coinvolgerebbero i boschi.
Una valle disastrata, ecco cosa ci si può aspettare.
Meglio puntare sul fotovoltaico. Meglio le Esco municipali, capitalizzandole con quello che c'è: scuole, immobili pubblici, terreni e ottenere mutui con cui intestarsi la proprietà degli impianti. Con gli incentivi pubblici investire sull'economia locale creando posti di lavoro. Non altro.
Anche i comuni indebitati, in questo modo, potrebbero seguire l'esempio di Monchio e investire nella ristrutturazione delle case del borgo. Non è il progetto della Provincia, quello del fotovoltaico insieme, che ha seminato solo briciole ai comuni dando la gran parte dei soldi degli incentivi alle aziende e alle finanziarie.
E anche l'assessore Danni appoggia il progetto delle Esco comunali.

Giuliano Serioli

www.reteambienteparma.org
info@reteambienteparma.org
Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle

lunedì 20 giugno 2011

Burning is business

Il piano provinciale di gestione dei rifiuti di Parma prevede di trattare dal 2012 in avanti 20.000 tonnellate/anno di fanghi nell’inceneritore di Ugozzolo. Si tratta di fanghi provenienti dagli impianti di depurazione, che in qualche modo devono giustamente essere smaltiti, ma che a Parma si è deciso in modo apparentemente inspiegabile di bruciare, nell’ambito del progetto del Polo Ambientale Integrato.
Bruciare fango per ottenere energia per il teleriscaldamento.
Bruciare del fango.



Ai più mettere insieme queste due parole sembrerà un'assurdità, un autentico controsenso. Quando mai abbiamo pensato di prendere del fango per riscaldare le nostre case? O per fare una grigliata?
Che il fango abbia un bassissimo potere calorifico lo sanno anche i bambini, intriso com’è di acqua, e quindi ci riesce difficile capire perché sia ritenuto un combustibile molto utile all’impianto.
Per far sì che il fango possa essere trattato nell’inceneritore di Parma dovrà prima essere processato in un impianto di bioessicazione, al fine di ridurre il contenuto di acqua all’interno della massa. Anche dopo questo passaggio resta un mistero perché si preferisca bruciare materia che potrebbe essere tranquillamente utilizzata, ad esempio, per la produzione di biogas, tramite digestori anaerobici.
Il divieto di spandere i fanghi in agricoltura, spesso invocato dai convinti sostenitori dell'incenerimento, è in realtà stato definitivamente sconfessato da una recente sentenza del Tribunale Amministrativo della Lombardia che ha annullato la delibera regionale “D.G.R. n. 8/9953 del 29 luglio 2009, avente ad oggetto le Disposizioni per la sospensione dell’attività di spandimento in agricoltura dei fanghi prodotti dalla depurazione delle acque reflue”.
Il Tar mette in evidenza che “non emergono dati di superamento dei limiti massimi di metalli pesanti previsti negli allegati IA (per i terreni) e IB (per i fanghi) al d.lgs. n. 99/92, emanato proprio in attuazione della direttiva 86/278/CEE concernente la protezione dell'ambiente”, sottolineando l’inesistenza del pericolo di contaminazione delle falde invocato dai sostenitori del fango bruciato.
Ma perché, direte voi, si insiste con accanimento nel perseguire una soluzione che sembra di dubbia efficacia, nella gestione di un impianto che deve produrre calore per energia termica?
Abbiamo fatto alcune considerazioni e siamo giunti alla conclusione che la scelta è fortemente guidata dal profitto economico ottenibile trattando appunto i fanghi nell’inceneritore.
Secondo stime di esperti termotecnici ed analizzando la legislazione in materia, si evince infatti che un impianto della taglia di quello di Ugozzolo beneficerà degli incentivi statali, i Certificati Verdi, per un valore di circa 7 milioni di euro, solo perché bruciare i fanghi da depurazione viene classificato come impiego di energia rinnovabile dalla legge italiana.
Un impianto che quindi sembra concepito in particolare per massimizzare il profitto e non per risolvere il problema dei rifiuti di Parma, utilizzando il teleriscaldamento solo per rientrare nei parametri di rendimento energetico, che appunto consentono poi di beneficiare di questi incentivi.
La direttiva europea 2008/98/CE stabilisce che un impianto di questo tipo è classificabile tra quelli a recupero energetico (cod. R1), quindi soggetto alla disciplina degli impianti di recupero energetico e non di smaltimento, solo se oltrepassa un valore di rendimento di 0,65.
Un impianto come quello di Parma, se non avesse il teleriscaldamento, (e quindi fosse posizionato lontano da luoghi abitati dove minore è la possibilità di impattare su ambiente e persone) avrebbe un indice di 0,57.
Quindi si ritroverebbe improvvisamente senza enormi guadagni.
Un impianto della taglia di quello di Parma, se non fosse sovvenzionato (e dunque drogato dagli incentivi statali), non sarebbe economicamente sostenibile ne vantaggioso.
Si stima che dei 20 milioni previsti di ricavi previsti ogni anno, ben 15 siano da asservire al comparto degli incentivi.
Se i ricavi fossero solo di 5 milioni ogni anno, nessuna azienda avrebbe investito 194 milioni di Euro per un progetto così poco remunerativo.
E’ chiaro ormai che nel soppesare il rapporto costi/benefici ci troviamo di fronte ad una gara persa in partenza, se ragioniamo con la sola ed esclusiva logica aziendale.
Ma i nostri amministratori, che invece dovrebbero soppesare anche altri aspetti e valori, oltre a quelli economici, come la pensano?
Come la pensano Vignali, Villani e Bernazzoli?
Lo bruciamo il fango o lo recuperiamo?

Parma, 20 giugno 2011

-321 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.

+385 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

+63 giorni dal lancio di Boicottiren: http://tinyurl.com/boicottiren