sabato 17 marzo 2012

Biomasse a Palanzano, una storia incredibile


Il comune di Palanzano ha autorizzato lo scorso 16 gennaio, attraverso una Dia, la costruzione di una centrale a biomassa da 1 Mw a Nacca di Vaestano.
Brucerebbe all'80% cippato di legna vergine e al 20% residui di digestato di letame, che dovrebbe provenire da un biodigestore da 1 Mw, richiesto ma non ancora autorizzato.
Quest'ultimo dovrebbe trattare circa 100 mila tonnellate annue di deiezioni animali, il tutto per fare
cogenerazione, produrre energia elettrica e ricavarne gli incentivi pubblici.
Lo scandalo non è solo riferibile al carattere puramente speculativo della proposta, ma anche alla tempistica, che appare davvero molto sospetta.
La doppia richiesta, infatti, era stata presentata da privati un anno e mezzo fa e subito era sorto un comitato di cittadini per contrastare le due centrali, comitato che aveva raccolto migliaia di firme, opponendosi sia al sito proposto, gravemente pregiudicato a livello idrogeologico, ma
soprattutto opponendosi al bruciare 50 mila quintali di legna dei boschi attorno, col taglio di 50 ettari all'anno.
Il comune aveva 180 giorni per esprimersi ma, vista la rabbia della gente, aveva tirato in lungo per far calmare le acque, dando infine il suo benestare solo due mesi fa, dopo 586 giorni.
La strategia è servita a poco: la gente è tornata in piazza più arrabbiata di prima.



Ma la cosa incredibile è un'altra.
Il comune di Palanzano, nel frattempo, si è dotato di una centrale a biomassa da 700 Kw per produrre teleriscaldamento e riscaldare casa la protetta per gli anziani, il municipio, la palestra e scuola, con due caldaie separate da 350 Kw ciascuna.
Per alcuni mesi l'impianto ha bruciato cippato fresco, come nella centrale di Monchio, ma di fronte allo scarso rendimento, alle forti emissioni e alla gran quantità di ceneri residue, era passato a bruciare pellet, prodotto in loco e molto meno invasivo dal punto di vista dell'inquinamento e più efficace come rendimento.
Dopo un'esperienza così fortemente negativa nella combustione di cippato fresco, come può il sindaco autorizzare un impianto a biomassa che per fare cogenerazione e produrre elettricità dovrebbe bruciare una quantità esorbitante di cippato ed inquinare un'intera vallata?
Un impianto che produrrebbe più di 2.000 quintali di ceneri, il 5% della biomassa bruciata.
Ricordiamoci che il rendimento della cogenerazione elettrica da cippato è così basso (17/18%)
che occorre bruciare circa 5 volte più legna di quanta ne serva per produrre solo calore.
Come si può autorizzare un taglio annuale di 50 ettari di bosco, rimaneggiando il patrimonio boschivo della vallata e di quelle adiacenti, già gravate dai tagli della speculazione sulla legna da ardere?
Nei fatti vengono utilizzati due criteri, opposti tra loro: a Palanzano tutte le possibili precauzioni, a Vaestano la più totale disponibilità alla pura speculazione e la più totale indifferenza per la salute di chi ci abita.
Stranamente, il comitato locale si è limitato a sollevare il grave rischio idrogeologico, rivolgendosi a Provincia e Regione, senza accennare minimamente alla grande quantità dei tagli e alla nocività di emissioni e ceneri che ne deriverebbe, come aveva fatto invece a suo tempo.
Essendo a guida Pd, probabilmente è a conoscenza dei progetti di centrali a cippato che tali amministrazioni hanno in cantiere sul nostro territorio. 
E si adegua.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma
17 marzo 2012

www.reteambienteparma.org  -  info@reteambienteparma.org
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - 
comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle – 
associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense

Inceneritore, serve nuova autorizzazione


A luglio 2011 abbiamo segnalato una serie di modifiche, a nostro parere significative, apportate al progetto dell'inceneritore, successive alla stessa approvazione del progetto da parte della Provincia e della Conferenza dei Servizi.



Il progetto, lo ricordiamo, ha coinvolto molti enti, Provincia e Comune di Parma, i comuni di Sorbolo, Mezzani, Torrile e Colorno, la regione Emilia-Romagna, i vigili del fuoco, l’ARPA, l’ASL, il Consorzio della Bonifica, l’ATO, i Beni Culturali,, I Beni Archeologici, i Beni Architettonici, etc.
In tutto ben 18 figure istituzionali, che avevano messo la loro firma su un progetto che non andava più toccato, se non per minime modifiche che non ne mutassero il quadro complessivo approvato.
Avevamo segnalato in particolare due importanti modifiche che, a nostro avviso, non potevano essere definite “minime”.
La prima riguardava i filtri
Il sistema di filtraggio dei fumi era composto, nel progetto definitivo, da 2 stadi separati: un elettrofiltro a cui seguiva un filtro a manica.
Nella variante apportata invece l’elettrofiltro è stato sostituito da un ulteriore filtro a manica.
Pare evidente che variando la tipologia di impianto sarà modificata anche la composizione e la quantità dei fumi emessi dall’inceneritore. Non ci è però dato sapere dai progettisti quale sarà il bilancio emissivo con questa nuova configurazione, non essendo così in grado di valutare le performance del nuovo assetto e il relativo impatto ambientale.

La seconda modifica interessa il sistema dei fanghi.
I fanghi da depurazione erano nel progetto originale immessi in camera di combustione solo dopo aver subito una fase di essiccazione che portava l'umidità al 25%.
Nella variante i progettisti, adducendo ragioni improbabili di arresti dell’impianto di essiccazione, hanno creato un by-pass che permette di pompare i fanghi, anche non essiccati, direttamente nella fornace, abbassando così notevolmente il rendimento dell’impianto e aumentando di conseguenza il rischio ambientale.
Un anno fa il nostro appello cadde nel vuoto e nessuno rispose alle domande poste, come invece dovrebbe accadere in una città normale quando cittadini che hanno fame di informazioni su un impianto ritenuto pericoloso dalla legge italiana  chiedono chiarezza.
Confortati da suggerimenti di esperti in materia abbiamo capito che l’ente che può dare queste risposte è uno ed è certo e corrisponde alla Provincia di Parma.
E’ partita ieri dunque la richiesta ufficiale tramite posta elettronica certificata indirizzata all’assessore all’ambiente Giancarlo Castellani e per conoscenza al presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli ed al prof. Luciano Morselli, rappresentante della Provincia nella Commissione Tecnico Amministrativa del Progetto PaiP.
Le risposte possibili sono solo due:
La prima è SI, si tratta di modifiche sostanziali, ed allora occorre riconvocare la Conferenza dei Servizi per emettere una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale
La seconda è NO, non sono modifiche sostanziali ed allora dovete spiegarci perché,  ad esempio, è stato cambiato un sistema filtrante che è costato oltre 12 milioni di euro.
Attendiamo, come sempre, fiduciosi.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 17 marzo 2012
Sono passati 656 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario
Mancherebbero 50 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

venerdì 16 marzo 2012

Centrali a biogas, è allarme rosso


Dalla Lombardia un appello drammatico che ci coinvolge da vicino
Quale verità dietro il progetto della Certosa di Paradigna?

http://sgonfiailbiogas.blogspot.com/2012/03/da-boffalora-mi-un-appello-attenzione.html

A Boffalora Sopra Ticino, un paese molto bello sul Naviglio Grande e sul fiume Ticino il biogas ha colpito di brutto. Ci sono tutti gli ingredienti delle storie già sentite in tanti paesi.
La centrale agricola a biogas, avviata la scorsa estate, sorge sul territorio di Bernate (Cascina Cattabrega) ma al confine con Boffalora, molto più vicina alle case di quest'ultimo paese e ad una azienda di Boffalora, il salumificio Venegoni.



I cittadini di Boffalora hanno realizzato che si stava costruendo la centrale quando i giochi erano fatti, ma sono fermamente decisi a tutelare i loro interessi, a vigilare sul funzionamento della centrale, imponendo il rispetto di quanto previsto nel progetto autorizzato.
Va subito detto che le lamentele per la puzza e per il transito di autocarri e carribotte sono forti.
In particolare si contesta l'utilizzo di liquame da parte di una centrale che avrebbe dovuto utilizzarlo solo nella fasi di avvio (ma sono passati molti mesi).
Che 17 mila tonnellate di matrici vegetali fossero insufficienti era chiaro sin dall'inizio (succede così ovunque e pare che solo chi valuta i progetti in provincia non lo capisca). Era chiaro che in un progetto che dichiarava di funzionare con un quantitativo "tirato" di biomassa proveniente solo per la metà da terreni condotti dall'azienda (compresi parecchi con contratti di affitto che scadono nel 2013) era traballante e suscettibile di richieste di chiarimenti e prescrizioni.

Forse oggi con l'opinione pubblica più allertata la provincia non l'avrebbe passato.
L'amministrazione di Boffalora sostiene di avere ricevuto la documentazione per la riunione della conferenza dei servizi la sera prima della riunione stessa. Il Comitato Dub'bio (gioco di parole che mette in discussione la natura 'bio' di queste realizzazioni) non è molto disposto a credere a questa versione.
All'ultimo affollato incontro pubblico il sindaco Trezzani ha illustrato le iniziative messe in atto dall'amministrazione per tutelare i cittadini: un ricorso al Tar, l'istituzione di un divieto di transito (contro il quale la società del biogas ha fatto ricorso, purtroppo con successo), l'impegno della Polizia locale nel controllo dei mezzi - molto più numerosi di quelli previsti nel progetto - che riforniscono di biomasse la centrale.
Che amministrazione e Comitato siano schierati sullo stesso fronte di "vigile iniziativa" contro la biogas è importante e positivo. Inquietanti, però, sono alcuni aspetti emersi durante l'incontro. A parte il via vai di mezzi con liquami, "ci portano la merda da tutta la zona", la gente di Boffalora che avrebbe voluto avere anche qualche rassicurazione è uscita dall'incontro molto scossa.
Il tecnico che supporta il Comitato, il dott. Longoni di Meda, professionista impegnato in controlli sul buon funzionamento delle centrali stesse e quindi molto addentro nel settore ha esortato i cittadini a controllare essi stessi i mezzi che portano biomasse. "Purtroppo il Sistri, il sistema messo in piedi dal Ministero dell'ambiente per la tracciabilità dei rifiuti non decolla mentre l'Arpa non riesce a controllare tutto".
Questa è già una premessa poco rassicurante. "Dovete state attenti perché le centrali a biogas stanno diventando un sistema di smaltimento dei rifiuti: quelli solidi ai termovalorizzatori, quelli liquidi alle biogas e purtroppo quando si entra nel campo dei rifiuti sapete che c'è di mezzo la criminalità organizzata".
Longoni ha aggiunto che si sono già verificati "incidenti" molto spiacevoli a carico delle biogas. "In provincia di Bergamo matrici contaminate con sostanze chimiche tossiche sono finite negli impianti a biogas". Il riferimento è a Calcio dove qualche anno fa, a seguito del blocco del latte di una azienda zootecnica sono stati individuati terreni inquinati da PCB.
I PCB (policlorobifenili) sono parenti della diossina, sospetti cancerogeni e fortemente stabili. A Brescia ci sono estese aree "congelate" (è vietata ogni coltivazione) per via dei PCB e si sospetta una relazione tra questo inquinamento e i tumori infantili.
La prospettiva è agghiacciante: se già ora finiscono per "incidenti" matrici contaminate nelle biogas cosa succederà quando sarà consentito l'uso di fanghi, rifiuti solidi urbani, ecc.?
Non sono ipotesi "terroristiche".  Il consorzio del biometano (il successore del biogas) lo dice apertamente. In un articolo su una rivista di settore (L'Allevatore, n. 4 22 febbraio 2012) dello "Speciale biometano" l'articolista si chiede: "L'Italia ha le potenzialità per produrre biometano in quantità, senza ripercussioni negative sul fronte della produzione alimentare?".
La risposta è "Sfruttando efficienti biodigestori a codigestione". Cosa si intenda per "codigestione", un termine che può confondere le idee già un po' confuse dalle "cogenerazioni virtuali" presto chiaro: “Un mix di effluenti zootecnici, substrati fermentescibili di diversa natura (sottoprodotti agroindustriali, frazione umida dei rifiuti urbani, ecc.) e ovviamente colture dedicate.
Il quadro è chiarissimo. Prima si creano una marea di centrali a biogas (il discorso per le biomasse a combustione o gassificazione è del tutto analogo) poi si dice che per non rovinare l'agricoltura e per non “bruciare” troppo cibo, che non sarebbe troppo etico, è bene cercare altri "substrati".
Già oggi i tecnici ammettono che la potenzialità di digestione di biomasse delle centrali lombarde (saranno 500 a breve) crea una "domanda" eccessiva rispetto all'offerta disponibile.
Giocoforza andare a prendere qualcos'altro, qualcosa per cui la gente paga per far scomparire.
E chi la offre non manca. Controllare centinaia, migliaia di centrali "agricole" a biogas o a biomasse è molto più difficile che controllare pochi inceneritori. In più c'è anche il vantaggio che alla gente questi sistemi subdoli di smaltimento rifiuti li contrabbandi come un modo per “salvare il pianeta”. Il gioco è ormai chiaro. L'aspetto più immorale e pericoloso del biogas non sono i 28 cent a kWh, non è la sordida speculazione. Quest'ultima è solo un'esca pensata dal "cervello", dalla cupola delle biomasse (industria che vende gli impianti, centri universitari, funzionari pubblici, operatori del rifiuto).
Nel corso dell'incontro di Boffalora è venuto fuori che alle proteste dei cittadini e della stessa commissione comunale che si occupa della biogas i funzionari della Provincia di Milano avrebbero detto le testuali parole: “Ma perché vi opponete il biogas, è una cosa così nobile”.
Nobile, già. La testimonianza di Maurizio Venegoni, il titolare del salumificio che si è trovato a “convivere” con la centrale, è stata chiarissima: “Sono stato contattato da un mediatore di scarti e sottoprodotti che si è offerto di ritirare i miei scarti di macelleria e di inviarli a una centrale a biomasse in Piemonte; sono stato al gioco per capire cosa c'era sotto e mi sono fatto dire qual'era l'impianto. Ho verificato con l'ASL competente, e non era autorizzato per utilizzare quel tipo di matrici. Allora l'ho riferito al “sensale”.
Mi ha risposto: “Ma sarà mica un problema”.
Così, oltre alla puzza e al traffico di carribotte e autocarri, gli abitanti di Boffalora ora sono anche consapevoli del rischio che nella biogas arrivino scarti "sospetti" che poi finiranno come "innocuo" digestato ("un ottimo ammendante" dicono i fautori del biogas) sui terreni con la possibilità non remota di avvelenarli.
Il messaggio a chi non ha ancora una biogas o biomassa è chiaro.
Fate di tutto perché non la realizzino.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 marzo 2012

Sono passati
655 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
51 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

giovedì 15 marzo 2012

Una proposta sulla mobilità intelligente


Che traffico! Quante innumerevoli volte ci siamo ripetuti questa frase, consapevoli, forse, di essere anche noi partecipi dell'accozzaglia di ferraglie incandescenti che si spingono come lumache a colpi di pochi metri, per poi rimettersi fermi a fumare dal retro.

La linea tramviaria Parma Langhirano
   
 Il problema della mobilità è innanzitutto l'eccesso numerico di mezzi privati in circolazione sulle nostre strade, spesso automobili con a bordo solo il guidatore e per il resto piene di spazi vuoti ed inutilizzati. Da dove viene questo eccesso? Dalla fretta (spesso si pensa che con l’auto si faccia prima a raggiungere la destinazione), dalla pigrizia (è vero o no che il moto favorisce un buon stato di salute?), la città dispersa con i suoi microcentri sparsi ormai per tutta la provincia, un sistema di trasporto pubblico poco efficace ed efficiente che non copre varie fasce orarie della giornata. Il risultato lo vediamo come detto sopra ogni giorno dell'anno, fila più fila meno, nei nostri congestionati centri urbani, sulle tangenziali, nelle circonvallazioni, nelle strade provinciale da e per i centri maggiori. Osservando dall'alto questo panorama un po' desolante potremmo tradurre questa immagine come dei corpi centrali (le città) assediati da decine di migliaia di parassiti fumiganti e in fremente e paziente attesa di infilzare il loro pungiglione. L'assedio è rotto solo in qualche ora della notte, per poi ricominciare sempre uguale ogni giorno. I microbi sono talmente tanti da lasciare la loro traccia lungo gli assi di avvicinamento alle prede. I corpi sono oggi ormai esausti, annichiliti, vinti. E' un fenomeno che possiamo osservare anche in natura, in una notte d'estate, quando migliaia di falene ruotano vorticosamente attorno ai lampioni. Frenesie impazzite. Il quadro è sintetizzabile così: migliaia di vetture mono-occupate che ogni giorno stringono d'assedio le città, perennemente intasate e sempre più inquinate. Non c'è blocco del traffico che tenga se non si analizza e si risolve la richiesta di mobilità che si cela dietro questi spostamenti anche se chiudere il centro dalle tangenziali è una manovra corretta che va potenziata e resa sostenibile da un sistema di trasporto pubblico che consenta di lasciare l'auto agli scambiatori e viaggiare in città comodamente sui bus. Ma non vi è altra soluzione se non quella di riprogettare la mobilità del nostro territorio a livello provinciale e non solo comunale, città per città. Soprattutto bisogna smettere di pensare a città sempre più disperse e a centri difficilmente collegabili tra di loro. E l'unica proposta fattibile, sensata, efficace, è quella di guardare indietro e copiare dal passato quando è il caso. Spostare il trasporto dalla gomma alla rotaia è un punto fermo che nessuno oggi mette in discussione. Ricordate anche voi i vecchi tram elettrici che attraversavano la città e collegavano il centro con i paesi vicini? Oggi sembra fantascienza: nei primi del ‘900 eravamo più avanti di oggi in fatto di mobilità pubblica. Anche per il traffico privato la strada deve essere la stessa. Significa in concreto riscoprire i tracciati rotabili che collegavano Parma al suo territorio limitrofo per riportare in attività il collegamento su ferro tra centro e periferie. Il sistema dovrebbe coprire un arco orario il più ampio possibile, permettendo così anche ai turnisti di potersi muovere senza usare l’auto personale. Un esempio lo si può osservare nelle città del nord Europa dove nelle periferie delle grandi città insistono parcheggi collegati a metro leggere che con regolarità frequente e massima puntualità consentono a chi lavora in centro di giungervi senza l'assillo delle code e della ricerca di un parcheggio. Fantascienza o semplice nostra arretratezza? Noi pensiamo che questo sia il modello coretto per la nostra mobilità, oggi applicato in paesi all’avanguardia. Basti pensare al modo di muoversi a New York, dove solo il 35% delle famiglie circola in auto, tutti gli altri coi mezzi pubblici. Quest'uovo di Colombo consentirebbe di collegare Parma alle città satelliti, dando il via anche ad un importante calo della pressione abitativa sul capoluogo. Perché se ho la possibilità di andare e venire dalla città in poche decine di minuti senza impazzire ne spendere soldi in benzina buttata al vento, posso anche decidere di vivere stabilmente in campagna, in collina, in luoghi un po' più salubri della città. Con il risultato di far calare i prezzi di affitti e vendite a far salire la popolazione delle nostre deserte aree periferiche. Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR Parma, 15 marzo 2012 Sono passati 654 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma Mancherebbero 52 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Chi l'ha visto?


L'inceneritore orfano e un'autorizzazione fantasma L'inceneritore di Parma non solo non ha né padre né madre, ma si fatica a trovare anche qualche parente alla lontana.

Forse è stato lui
  
 L'ultima schizzinosa presa di distanza giunge a stretto giro di posta dopo l'ultima (l'ennesima) procedura d'infrazione aperta a carico del forno di Iren, questa volta da parte dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Il documento integrale: http://static.repubblica.it/parma/ince/istruttoria_ince.pdf A stimolare la curiosità dell'ente la coppia di avvocati che ha fatto le pulci al progetto dell'inceneritore, arrivando a muovere perfino l'Europa per cercare di fare chiarezza in un oscuro e intricato progetto. La Provincia, a firma dell'assessore all'ambiente Giancarlo Castellani, risponde di non saperne nulla e di non aver autorizzato alcunché. Insomma cosa c'entra mai l'assessorato all'ambiente con un inceneritore? Un mese fa il commissario Ciclosi aveva risposto in fotocopia all'autorità europea: il comune di Parma non ha competenze sull'autorizzazione all'inceneritore. Che il cerino scottasse ormai lo si sapeva, ma oggi assistiamo ad una pantomima dove gli attori fanno gesti inconsulti ed incomprensibili, dando l'impressione di voler ingannare il pubblico più che far comprendere la storia da raccontare e le sue scene più importanti. Di questo passo non ci dovremo stupire se un giorno, di fronte alla domanda che è ormai diventato un tormentone in città, “Di chi è l'inceneritore?”, l'amministratore di turno rispondesse “Inceneritore? Ma cosa dite! Quello è uno stabilimento termale!”. Ora noi ripetiamo ancora una volta una semplice domanda, nella speranza che per pietas qualcuno di lor signori che siedono sulle poltrone degli enti coinvolti, ci omaggiasse di una risposta. Chi ha autorizzato l'inceneritore di Parma? Siamo passati dallo sponsorizzare il progetto come un concentrato di virtù ambientali ad osservare un enorme cantiere salire al cielo sotto l'egida di autorizzazioni fantasma. Chi ha detto ad Iren fallo? Forse Paperino? Pippo? Qui Quo Qua? Abbiamo capito. Ci rivolgeremo a chi l'ha visto. Smarrita autorizzazione inceneritore di Parma. Cercasi urgentemente.

mercoledì 14 marzo 2012

Il Pd che vogliamo è a Fiumicino

Democratici e Idv contro l'inceneritore "Il sindaco Canapini può dire e fare quello che vuole, ma se davvero vuole ergersi a difesa del nostro territorio, come ha dichiarato oggi a diverse agenzie di stampa, si presenti in consiglio e insieme alla sua maggioranza annulli la delibera di consiglio votata dal Pdl nel 2008 che apre le porte all’installazione di un termovalorizzatore a Fiumicino, e stralci tutti gli atti amministrativi che hanno preparato il terreno a questa eventualità. Facile ora farsi paladino dei cittadini e del nostro Comune. Ma alle parole preferiamo gli atti, concreti. E insieme al netto no alla discarica chiediamo anche una presa di posizione ferma e decisa contro ogni ipotesi di inceneritore". E' la dichiarazione congiunta dei gruppi consiliari del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori a seguito del No ribadito dal sindaco di Fiumicino alla realizzazione della discarica di Pizzo del Prete. E' il Lazio ora a dettare la strada ai democratici e all'Italia dei Valori. E' Fiumicino che di fronte al baratro di discariche e inceneritori si muove compatta contro ogni ipotesi di nuovi forni inceneritori. Ed è il Pd e Idv a indicare la strada maestra: no inceneritori, no discariche. La strada dell'inquinamento, in terra o in cielo non c'è differenza, deve chiudersi per sempre. Parma si trova così ad essere sempre più isolata, una microterra dove ancora si sostiene l'incenerimento come metodo di gestione dei rifiuti, contro tutti e contro tutto. Persino contro il buonsenso. http://tinyurl.com/727aohf Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR Parma, 14 marzo 2012 Sono passati 653 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma Mancherebbero 53 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Torrile, Rifondazione spinge il comune

Partecipiamo alla manifestazione No Inc Gcr ha scritto nei giorni scorsi a tutte le amministrazioni locali di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, invitando tutti i comuni ad una seria riflessione sullo stato di salute dell'ambiente della pianura padana, e sollecitando tutti a porre mano ad una situazione ormai davvero gravissima. La stessa lettera è servita a chiedere una presenza concreta delle amministrazioni alla manifestazione nazionale del 14 aprile, una manifestazione per la salute e l'ambiente e contro l'inceneritore, anzi contro tutti gli inceneritori, che non fanno che peggiorare le cose. Certo non è facile per i comuni prendere coraggio e mettersi di traverso ad un progetto così sostenuto dalla Provincia, e fino a ieri condiviso un po' da tutti. Ci vuole polso fermo ad uscire dal coro e interrompere il silenzio coatto che vige sul tema in tutti i consessi, come se una fatwa avesse escluso il termine inceneritore dai vocabolari pubblici. Non se ne deve parlare. Non si deve dire che quell'impianto farà male, o peggio. Bisogna accendere il più in fretta possibile la fornace e poi sarà quel che sarà. Ci sono per fortuna ancora alcuni amministratori che non si arrendono e fra questi possiamo annoverare il firmatario della mozione del comune di Torrile, Antonio Gentile, che ha indirizzato al sindaco Rizzoli ed agli altri consiglieri il testo che linkiamo sotto. Le premesse ci sono tutte, dal protocollo di Kyoto ai 52 giorni su 60 di sforamenti delle Pm10, e al fatto che la nostra aria sia la più inquinata in Europa. Come autorità sanitaria il sindaco non può fare finta che l'accensione dell'inceneritore non porti ad un incremento dell'inquinamento ambientale. Il consigliere chiede così l'adesione alla manifestazione con partecipazione alla stessa con il gonfalone del comune. Siamo certi che altri enti locali seguiranno l'esempio, e che il tema inceneritore uscirà prima o poi dai discorsi tra addetti ai lavori per diventare fraseggio comune dei cittadini e delle famiglie, visto che l'impianto porterà danno democraticamente a tutti i cittadini. http://gestionecorrettarifiuti.it/img/torrile.jpg Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR Parma, 14 marzo 2012 Sono passati 653 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma Mancherebbero 53 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

martedì 13 marzo 2012

Inceneritore di Pietrasanta, gli imputati chiedono il patteggiamento

Avevano taroccati i dati sulle emissioni di diossina dell'inceneritore di Pietrasanta e oggi sono sotto processo. Si tratta di Francesco Sbrana e Umberto Ricci, addetti all'inceneritore di Falascaia, gestito da Tev (Veolia), al centro nel 2008 di una contaminazione ambientale che avvelenò di diossina e metalli pesanti i torrenti Baccatoio e Carraietta a lato dell'impianto, a 3 km dalla spiaggia della Versilia.



Oggi i due imputati hanno chiesto il patteggiamento della pena.
Nell'aprile del 2008 l'Arpa locale rilevò una serie di sforamenti di diossina nell’ambiente, che portò al sequestro dell’inceneritore stesso oltre che al divieto di utilizzo delle acque dei torrenti.
L’udienza è stata rinviata al prossimo 12 aprile, quando il giudice monocratico di Viareggio si esprimerà circa le due richieste di patteggiamento avanzate dai legali di Sbrana e Ricci.
Sono rimaste escluse dal processo le centinaia di persone che abitano a ridosso, o vicino, all’inceneritore (perché il processo non verte su danni patrimoniali, ma si basa solo sull’accusa di falso), e l’associazione “Amici della Terra” (perché nello statuto non si parla di Versilia come ambito territoriale di riferimento).
Motivazioni di esclusione come al solito nel solco della migliore tradizione italiana.
Ammesse invece tra le parti civili la Regione Toscana, la Provincia di Lucca, i sette Comuni della Versilia, il Cav, il WWF e il Cosaver, il comitato per la tutela della salute in Versilia.
All'epoca dei fatti la società aveva negato qualunque responsabilità del proprio impianto nell'inquinamento ambientale, girando le accuse a fantomatiche altre industrie peraltro non presenti in zona.
Anche Gcr aveva dato notizia e visitato l'area dell'impianto, verificando la vicinanza con campi coltivati e la stessa spiaggia frequentatissima dai parmigiani.
Veolia aveva ribattuto al nostro comunicato con una lettera pubblicata sulla Gazzetta di Parma in cui confermava l'assoluta estraneità.
Aperto nel 2002, 110 mila le tonnellate di Cdr trattate annualmente, lo sforamento dei livelli di diossina era stato di 4 volte i limiti di legge, e oggi si concretizza l'ipotesi che si fosse costruito un software che manometteva i dati per mantenerli nei termini consentiti.
La procura chiuse l'impianto l'8 luglio del 2010, ma dal rilievo dell'inquinamento ambientale, anche a seguito di ricorsi al Tar da parte del gestore, ci volle un anno per arrivare all'ordinanza del sindaco Mallegni che impediva l'utilizzo della acque.
La sospensiva arrivò quindi quando ormai il danno era fatto, dopo mesi di acqua contaminata che è stata utilizzata per le annaffiature dei terreni circostanti.
L'impianto, aggiornato secondo le migliori tecnologie, godeva di un certificato di affidabilità ambientale di riprovata serietà, emesso da un ente svedese.
Un impianto insomma molto sicuro...

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 13 marzo 2012

Sono passati
652 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
54 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

La città, il territorio, l'ambiente

Dieci proposte per il presente

Trentadue sforamenti in due mesi delle polveri sottili (PM 10) rispetto alla norma, costituiscono un terribile primato per la nostra città.
Qualcuno ha pensato (il commissario Ciclosi) che chiudere il centro al traffico auto il giovedì e la domenica possa essere una misura utile a contrastarlo.



Legambiente si è congratulata per la diminuzione dei valori, in un giorno peraltro in cui il traffico da e per la città è già basso di suo. In realtà si è trattata di una ulteriore selezione economica dei cittadini: per chi ha auto vecchie ed abita in centro niente gita in collina od altro.
Noi crediamo sia solo un provvedimento di facciata, giusto per mostrare di far qualcosa, come già in passato era stato fatto dalle giunte precedenti.
Crediamo non basti.
Siamo convinti che l'ambiente e il suo degrado siano l'espressione diretta di un assetto produttivo e commerciale dominato dalla speculazione e dal consumismo.
Assetto che non è più sostenibile.
Una città che ha cementificato il verde agricolo tutt'attorno trasformandolo in aree edificabili, in cantieri abbandonati, creando in tal modo montagne di debiti.
Ma il futuro della città rischia di prospettarsi ancora più fosco.
Ecco la lista della spesa.
La messa in opera dell'inceneritore di Ugozzolo che brucerà 130 mila tonnellate di rifiuti, la richiesta recente di una centrale a biomassa a Paradigna che bruci scarti di macellazioni animali, la richiesta di Eridania Saddam di una centrale a biomassa a Trecasali in grado di bruciare più
di 150 mila tonnellate di cippato di legna e un'altra ancora a S. Secondo che brucerebbe 100 mila tonnellate di sorgo erbaceo da coltivazione dedicata,
Quali risultati arriverebbero se non un vero e proprio avvelenamento dell'aria che respiriamo?
Un vero e proprio disastro.
Altrettanto importante, oltre la denuncia, la proposta.
Ed eccone alcune, da approfondire e discutere.
1- Rinnovare il parco del trasporto pubblico sostituendo con motori elettrici quelli a gasolio, che sono la gran maggioranza. Attrezzare una stazione di ricarica dei mezzi a trazione elettrica, direttamente con l'energia prodotta da impianti fotovoltaici cittadini, come già progetta di fare il comune di Correggio.
Dotare i parcheggi scambiatori di servizi, accrescendone il numero: almeno 8, uno per ogni asse viario, rispetto ai 5 attuali. Incentivarne economicamente l'uso, come già sta facendo il comune di
Reggio Emilia, tramite la concessione di biglietti bus gratuiti per il centro.
Dotare la cerchia dei viali di un circuito bus continuativo, condotto da piccoli mezzi in grado di garantire un servizio agile di spostamenti, tale da essere complementare con l'abbandono delle auto nei parcheggi scambiatori.

2- Costituire una ESCo comunale per produrre energia, in grado di superare le limitazioni del patto di stabilità per le amministrazioni locali. Riuscire, in tal modo, ad accedere ai finanziamenti del fondo rotativo di Kyoto della cassa depositi e prestiti dello stato per iniziative di risparmio energetico e di produzione di energia rinnovabile.

3- Tramite la ESCo comunale, avviare un progetto di produzione di energia elettrica tramite pannelli fotovoltaici posati direttamente sui tetti degli edifici pubblici e anche delle case dei cittadini, accedendo in tal modo agli incentivi pubblici del GSE.

4- Tramite la ESCo, avviare un progetto di risparmio energetico a partire dagli edifici pubblici, arrivando a coinvolgere anche gli edifici dei cittadini, invogliandoli a partecipare coi loro stessi risparmi. Smuovendo così il mercato dell'edilizia e creando lavoro.

5- A partire dall'esperienza dei gruppi di acquisto solidale e dai mercatini spontanei, avviare un progetto di nascita di mercati rionali di prodotti biologici certificati, provenienti dal territorio.

6- In accordo coi comuni del territorio, promuovere ed incentivare economicamente la nascita e lo sviluppo di aziende a produzione agricola biologica e la nascita di allevamenti animali di tipo non industriale, tramite la concessione in uso di fondi dismessi e case coloniche abbandonate.

7- Favorire la trasformazione delle attuali iniziative di banche commerciali o di carattere etico in un'iniziativa unica di banca del territorio, controllata dalle amministrazioni e in grado di poter
finanziare gli obiettivi sopra delineati.

Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma
13 marzo 2012

www.reteambienteparma.org - info@reteambienteparma.org
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita -
comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle –
associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense

lunedì 12 marzo 2012

Fitoremedescion

Ovvero il boschetto stuzzicadenti

Fitoremediescion, si chiama fitoremedescion!
http://www.youtube.com/watch?v=XCS2pbHUl60&feature=player_embedded
Chi non ricorda un past presidente alla prese con questo termine inglese che si incastrava nella sua parlata parmigiana e faceva fatica a prendere il suono giusto?
E che dire del mitico “West to Energy”, che non c'entra con l'energia da occidente, ma una associazione sempre nelle dannata lingua anglosassone, tale “Waste to Energy”.


Il bosco di stuzzicadenti

Il presidente faceva fare silenzio a tutti a Parma Europa, con un sonoro “Sssssssss” gesticolato energicamente: lasciate parlare chi se intende insomma.
Diceva “ci vuole civiltà”.
La phytoremedation era il cavallo di Troia da utilizzare per vincere la partita dei dubbi sull'inquinamento provocato dal camino del forno.
Si trattava del famoso boschetto mangiapolveri, che abbracciando il Paip avrebbe permesso di trasformare un angolo di città destinata al nero fumo in Ugozzolo Terme, da vivere gioiosamente come la bambina dell'opuscolo distribuito dai tre attori del forno, Iren, Comune e Provincia di Parma.
Una bambina ignara, che corre incontro al magnifico impianto.
La finta del boschetto aveva avuto vita breve. Era bastata una domanda ad un docente universitario per capire che dietro quella parola non c'era niente.
Solo una domanda, e un sorrisino imbarazzato come risposta.
http://www.youtube.com/watch?v=f6SMVDmb9MU&feature=related
Oggi finalmente il boschetto mangiapolveri è sbocciato in quel di Ugozzolo.
E più che un boschetto assomiglia a un camposanto, uno di quei cimiteri di guerra con le croci uguali tutte in fila.
Il bosco mangiapolveri è una fila di stuzzicadenti.
Tra vent'anni, forse, arriverà a maturazione, sempre che non facciano prima le polveri a mangiarsi il bosco, evenienza decisamente più plausibile.
Tra vent'anni l'inceneritore sarà sulla via della dismissione, per vecchiaia, dopo aver emesso polveri microscopiche in un largo raggio di territorio, ovviamente non certo frenate dalle giovani foglioline.
Il camposanto di Ugozzolo, confinante a nord dell'inceneritore, ha da oggi un suo ideale emulo anche a sud, in un grande abbraccio di tristezza e destini ineluttabili.
Non dimenticatevi di Allodi, che suggeriva di investire a Ugozzolo.
Non dimenticatevi dell'asilo Pm10, che sta sorgendo a poca distanza dall'impianto.
Poveri bambini, povera Parma.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 12 marzo 2012

Sono passati
651 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
55 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

domenica 11 marzo 2012

3 domande sul futuro di Parma

Gcr interroga i candidati sindaco

Si avvicina l'appuntamento con il voto del 6 maggio.
Parma sceglierà il nuovo sindaco.
Che sindaco vogliamo per la nostra città?
Un sindaco fuoco e fiamme o un sindaco aria pulita e ambiente?
Oggi presentiamo i nostri 3 quesiti ai candidati al momento pronti sul via.
Le risposte le pubblicheremo, se arriveranno, non appena lo schieramento dei partecipanti sarà completato.



Nella nostra ricerca di un candidato che abbia posizioni chiare sull'impianto in costruzione ad Ugozzolo, utilizzeremo i 3 quesiti per porre ai cittadini il biglietto da visita ambientale dei singoli candidati.
Per chi vorrà esprimere nel segreto dell'urna la propensione ad un futuro più sano e pulito, siamo convinti che sarà un utile strumento di riferimento e di confronto.
Chiediamo risposte chiare, secche, motivate brevemente.
Il prossimo 27 aprile verrà organizzata da Gcr una serata di confronto diretto con i candidati sul tema dell'inceneritore e della gestione dei rifiuti. Una serata che si preannuncia molto calda.
Ecco le 3 domande.

Gentile Candidato Sindaco della Città di Parma
1. Vorremmo conoscere il suo pensiero in merito al Progetto alternativo di gestione-smaltimento dei rifiuti “Analisi di fattibilità Rifiuti Energia Parma” elaborato da Gcr con un team di ingegneri e chimici ambientali del nostro territorio, studio consegnato alla Provincia ed al Comune di Parma nel giugno 2010. Il documento è scaricabile qui.
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Analisidifattibilita.pdf
2. Se lei venisse eletto sindaco di Parma, quali sono le iniziative che metterebbe in atto per bloccare la costruzione dell'inceneritore di Ugozzolo e per applicare una corretta gestione dei rifiuti che minimizzi il rifiuto residuo rendendo inutile e anti economico l'incenerimento?
3. Qual'è la sua opinione sull’impatto sanitario-ambientale degli impianti di incenerimento dei rifiuti e sull'impatto delle centrali a biomasse previste sul nostro territorio?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 11 marzo 2011

Sono passati
650 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
56 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà