venerdì 29 marzo 2013

Reggio Emilia, addio definitivo a inceneritori e discariche


Il nuovo piano rifiuti è senza incenerimento e costa un quarto del forno

Nella giornata di ieri la Giunta Provinciale ha deliberato la conclusione della prima fase per la progettazione dell'impianto di TMB. Rispetto al progetto depositato da IREN nell'estate 2012, attraverso l'attività della Scuola Agraria di Monza (incaricata dalla Provincia di proporre ulteriori innovazioni tecnologiche), sono emerse alcune significative novità.



Sulla base dell'analisi dei primi positivi risultati del nuovo modello di porta a porta attivato a Poviglio e in altri quattro comuni della bassa reggiana, si è ridimensionato la capacità di trattamento da circa 130 mila tonn/annue di rifiuti urbani residui (progetto dell'estate 2012) a 113 mila tonn/annue, con la richiesta di "dimensionare l'impianto e le singole componenti in modo da evitare sovradimensionamenti della capacità di trattamento dei RUR e relativi costi aggiuntivi a carico dell'utenza."
Nonostante l'individuazione di una capacità massima di trattamento, "la progettazione definitiva dovrà garantire i necessari elementi di flessibilità dell'impianto in ordine ad uno scenario di evoluzione positiva della raccolta differenziata e di riduzione dei rifiuti urbani". In tal senso ci sarà un costante monitoraggio dell'andamento della raccolta differenziata.
Il progetto definitivo, inoltre, al fine di massimizzare il recupero di materia, dovrà essere integrato con i seguenti aspetti: l'impiego del biostabilizzato in applicazioni di tipo tecnico o agronomico non di pregio e l'inserimento di processi di estrusione sulla frazione di sopravaglio, sostitutiva della produzione di Combustibile Solido Secondario. In sostanza, come già annunciato, rispetto al progetto iniziale si elimina la produzione di materiale combustibile da inviare in inceneritori di altre province o nei cementifici e si forniscono le indicazioni per arrivare ad un utilizzo del materiale inerte in uscita dal TMB (il 12% dei rifiuti complessivi) che porti, una volta completate, a superare definitivamente l'uso delle discariche.
Partendo dagli elementi appena citati, nell’ottica della totale flessibilità della tecnologia di TMB, sarà predisposto un vero e proprio progetto di riconversione e riorganizzazione dell’impianto al crescere della raccolta differenziata. Le implementazioni appena citate renderanno il TMB una vera e propria “Fabbrica dei Materiali”, cioè un impianto capace di associare – ad elevati e crescenti livelli di raccolta differenziata – il trattamento finalizzato al massimo riutilizzo del RUR. I costi: IREN ha presentato un primo quadro economico che individua l'importo di 56 milioni di € come costo massimo dell'impianto (per avere un parametro di confronto l'inceneritore con analoga potenzialità ha un costo di 190 milioni di € ed un impatto in tariffa del 20% superiore). L'Agenzia territoriale per il Servizio Idrico e per i Rifiuti esaminerà i costi dell'impianto stabiliti dal progetto definitivo e potrebbe rivedere questa cifra, che dovrà comunque essere validata dall'assemblea dei sindaci.
"La delibera di ieri - dichiara l'Assessore all'Ambiente della Provincia Mirko Tutino - segna un ulteriore passo in avanti verso la realizzazione di un modello di gestione dei rifiuti moderno ed in linea con le più aggiornate politiche europee. A questo punto si apre la progettazione definitiva dell'impianto, che entro settembre dovrà concludersi. Il TMB verrà quindi autorizzato e potranno partire i lavori. Ci sarà ulteriore spazio per la partecipazione ed il confronto (oltre alle 25 assemblee svolte in tutta la provincia dalla fine del 2011 ad oggi) e, soprattutto, per mettere la scelta del territorio reggiano a disposizione del piano regionale rifiuti".

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

La Provincia diffida Laterlite


Pochi giorni fa tecnici di Arpa e Carabinieri del Noe hanno effettuato diversi controlli presso la sede dello stabilimento Laterlite di Rubbiano.
In seguito ai rilevamenti, la Provincia di Parma ha dovuto diffidare l’azienda per la non corretta gestione di centinaia di metri cubi di sottoprodotti/rifiuti all’interno del perimetro dello stabilimento stesso.
Ovviamente noi non ci addentriamo nello specifico, gli organismi di controllo si occuperanno di verificare la situazione e di compiere ulteriori accertamenti, ma ciò che noi vogliamo rimarcare con forza è la necessità di una presenza puntuale e costante della politica e degli amministratori locali, nell’affrontare un tema importante e scottante, che riguarda l’ambiente, la salute e la tutela del territorio.



Siamo ancora in attesa che dalla Provincia, che ha provveduto con grande celerità a rinnovare l’autorizzazione all’azienda per il coincenerimento di rifiuti pericolosi, arrivi la pubblicazione dell’Aia (il documento di autorizzazione integrata ambientale) a tre mesi dalla conclusione della conferenza dei servizi, in pieno contrasto con la dichiarata trasparenza annunciata durante la pubblica assemblea di novembre a Rubbiano.
Ci aspettiamo del resto anche una forte presa di posizione da parte dei sindaci, che in qualità di responsabili del territorio e della salute dei cittadini dovrebbero insistere per avere dalla Provincia questo importante documento, che regola le attività di un’azienda dalle conclamate criticità ambientali.
Siamo davvero preoccupati per questa situazione poco chiara, siamo semplici cittadini che chiedono risposte e si preoccupano del loro territorio, su cui Laterlite riversa 100 mila metri cubi all’ora di emissioni contenenti pericolosi inquinanti le cui conseguenze per l’ambiente e la salute sono del tutto incerte, non potendo per nulla escludere effetti negativi, come ribadito dal dott. Pirondi.
La scorsa settimana, durante un convegno organizzato dal circolo Il Borgo sulla gestione dei rifiuti, abbiamo visto gli stessi protagonisti della procedura autorizzativa di Laterlite, illustrare il piano di biomonitoraggio e di ricerca epidemiologica che verrà applicato all’inceneritore di Parma.
Perché a Rubbiano non si fa nulla?
Perché a Rubbiano, dove insiste un coinceneritore di rifiuti pericolosi da oltre un decennio, non si prevede uno stesso piano di controllo e verifica?
I cittadini di Fornovo, Rubbiano, Medesano, Varano, valgono forse meno di quelli di Parma?
Domande, interrogativi, questioni di primaria importanza.
Vorremmo risposte dalle istituzioni, che noi intendiamo come alleate dei cittadini, della salute, e dell’ambiente.
Ci pare invece, di non poter notare apprezzabili miglioramenti, le recenti elezioni hanno dimostrato una decisa voglia di cambiamento che noi vorremmo cominciasse proprio da una maggiore cura e attenzione nelle vicende che toccano l’ambiente e la salute dei cittadini, non più disponibili a concedere deleghe in bianco su scelte di estrema importanza come quelle ambientali.

Comitato Rubbiano per la Vita

Puliamo l'Italia


Puliamo l'Italia
Presa diretta sul caso di Brescia, una delle città più inquinate d'Italia

Brescia, la città dell'inceneritore gioiello, il più grande d'Europa, pluri-premiato da sè stesso, decantato dalla stampa, una città dove Asl ed Arpat sono costrette a distribuire volantini per proibire ai bambini di giocare nei prati, toccare l'erba e i fiori, perché inquinati dalla diossina, dove i cittadini hanno livelli ematici di diossina superiori a quelli registrati a Seveso ai suoi tempi e le stalle devono chiudere perché il latte è avvelenato.



Il velo inizia a squarciarsi

Raitre, Domenica 31 MARZO 2013 ore 21:15
di Riccardo Iacona e di Francesca Barzini

Presa Diretta accende le telecamere sul caso Brescia, l’inquinamento più grave di Italia, forse d’Europa, perché riguarda un pezzo intero di città, 4 milioni quadrati di territorio nella zona sud di Brescia dove vivono 25mila persone.
Si tratta del Sito di Interesse Nazionale Caffaro, dal nome della fabbrica che per 50 anni ha buttato nelle acque della città 150 tonnellate di PCB, Policlorobifenile, allo stato puro, una sostanza la cui tossicità per il terreno e per l’uomo si misura in microgrammi.
Eppure in dieci anni non si è fatto nulla e le 25mila persone, donne, uomini e bambini vivono ancora a stretto contatto con il PCB.
Ma quanto è pericolosa l’esposizione al PCB per la salute dell’uomo?
Presa Diretta è andata fino a Boston, all’università di Harvard, per intervistare Philippe Grandjean, professore e scienziato di fama internazionale, che studia da più di venti anni l’effetto sulla salute umana dell’esposizione a PCB e a Diossina.
Lo scienziato ha scoperto di recente che oltre a provocare diversi tipi di cancro, l’esposizione prolungata al PCB “scassa” letteralmente il sistema immunitario e l’apparato endocrino, con conseguenze molto gravi soprattutto per i bambini.
Come dimostra la terribile storia di Anniston, una piccola città dell’Alabama, fortemente inquinata da una fabbrica della Monsanto, che proprio come la Caffaro, ha prodotto per cinquanta anni centinaia di migliaia di tonnellate di PCB.
Presa Diretta è andata a vedere da vicino e ha scoperto una intera comunità malata.
L’unica grande differenza è che la Monsanto è stata portata in tribunale, ha dovuto pagare 700 milioni di dollari ai cittadini che aveva inquinato e adesso si sta facendo carico di tutte le spese della bonifica.
Da noi invece non è successo nulla, la Procura della Repubblica non ha portato a processo i dirigenti della Caffaro, la Caffaro nel frattempo è fallita e non esiste più e gli enormi costi della bonifica rimangono sulle nostre spalle.
Dove troviamo adesso i miliardi di euro che servono per ripulire la città di Brescia?

giovedì 28 marzo 2013

Depositata in Cassazione la legge rifiuti zero


E' stata depositata in Corte di Cassazione la Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero.
14 cittadini tra i rappresentanti delle realtà sociali promotrici e tra i coordinatori regionali della Campagna di raccolta firme hanno presenziato alla deposizione del progetto.



Per essere portata avanti la Legge di Iniziativa Popolare avrà bisogno di 50mila firme di cittadini italiani, i promotori mirano ad almeno il doppio, potendo contare su una rete già costituita in tutta Italia: sono già 14 i coordinamenti regionali già costituiti e 6 quelli in costituzione.
E centinaia sono le associazioni e i comitati locali che hanno condiviso la nascita del testo ed ora supporteranno tutte le fasi propositive.
La legge mira ad una riforma organica di tutto il sistema della raccolta e smaltimento rifiuti e si articola su 5 parole fondamentali enunciate già nel primo articolo: sostenibilità, ambiente, salute, partecipazione e lavoro. Quest'ultimo punto – sottolineano i promotori – non è da sottovalutare: la diffusione della raccolta rifiuti porta a porta, che è uno degli obiettivi, sarebbe l'unica grande opera di cui il paese ha bisogno.
La raccolta firme, che partirà in tutta Italia subito dopo Pasqua, si annuncia molto partecipata specialmente in quei territori dove sono già attive vertenze su rifiuti, discariche, inceneritori. La conclusione della raccolta e la successiva presentazione della Proposta di Legge sono previste prima della pausa parlamentare estiva.
La Campagna Legge Zero Rifiuti, di cui fanno parte realtà sociali e comitati territoriali, invita tutte le forze politiche presenti in parlamento a sostenere la raccolta firme e a promuovere incontri per approfondire i contenuti innovativi presenti nel testo nonché ad impegnarsi a portare avanti l'iter legislativo una volta raccolte le firme.

Zero Waste Italy

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Pd Parma, tanti saluti a Iren


Con una mozione firmata dal consigliere Dall'Olio il Pd di Parma si smarca da Iren ed apre la strada a nuovi scenari di gestione nel campo dei materiali post utilizzo.
L'inaspettata sterzata giunge in giorni difficili per la multiutility targata Genova e Torino, che a Piacenza, Reggio e Parma ha in mano la gestione del ciclo integrato dei rifiuti ma che dovrà affrontare a breve una nuova gara dagli esiti incerti.



Non sono ore facili per Iren, indebitata con numeri pesanti, abbandonata da Torino come fornitore di energia, ai ferri corti a Piacenza per i mancati investimenti sull'acqua ed infine all'angolo per le indagini in corso della Procura di Parma che stanno segnando l'abbandono del fondo F2I, fino a ieri intenzionato a investire su Iren ambiente per le prospettive dei forni di Parma e Torino, in gestazione a dir poco problematica.
Sono infatti in crisi nera le cooperative impegnate dei rispettivi cantieri e che oggi stanno depositando i libri in tribunale, con inenarrabili conseguenze a catena sui subappaltatori che hanno operato e che operano nei due progetti.
A che punto sono i pagamenti? Come stanno i libri contabili e contributivi?
La Provincia di Parma (Pd) si è sempre distinta per la sua strenua difesa dell'inceneritore di Ugozzolo, al punto di arrivare a difendere la multiutility nei tribunali.
Una difesa che è costata al partito di Bersani la sconfitta alle comunali 2012 (era candidato il presidente della Provincia Bernazzoli), una non vittoria che ha dato il là allo tsumani nazionale dello scorso febbraio e che oggi sta facendo tramontare la chanches di Bersani primo ministro.
Una debacle che ha fatto riflettere a lungo il partito e che dopo il ricambio delle cariche in seno ai livelli comunali e provinciale pare oggi giungere ai primi segnali di quel cambiamento che ancora non si era palesato.
Dopo aver sostenuto le fusioni delle municipalizzate locali alla grande ammucchiata in Iren (Piacenza, Parma, Reggio, Torino, Genova) oggi il dramma è quello di avere in mano un mostro indebitato e incapace di affrontare i cambiamenti in atto a livello nazionale ed europeo.
La Ue corre verso l'abbandono della tecnica dell'incenerimento e della discarica per sposare la gestione freddo dei rifiuti fino a oggi negata e guardata a vista dal Pd locale.
In queste ore la proposta di legge di iniziativa popolare rifiuti zero viene presentata alla Corte di Cassazione per dare inizio al suo iter, con tanto di raccolta di 50 mila firme in tutta Italia, con centinaia di associazioni e comitati che da tutto il Paese hanno collaborato per la sua stesura e il sostegno necessario. Una legge ammazza inceneritori.
Sta cambiando l'aria e dopo la decisione di Reggio Emilia di abbandonare l'incenerimento e Piacenza che intende portare in tribunale Iren, ora la Parma piddina sta facendo i conti con il cambiamento, sente il fiato sul collo dell'opinione pubblica che non mancherebbe alla prossima occasione elettorale di risollecitare il partito democratico, che ha al suo interno una fetta crescente di iscritti che pur non pensando di abbandonare il partito sta premendo sulla svolta ambientale, senza se e senza ma. Senza inceneritore e senza Iren.
Se sono rose smetteranno di bruciare.
La mozione di Dall'Olio: http://pdparma.it/binary_files/allegati/mozione_11521.pdf

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Inceneritore di Parma, interrogazione parlamentare di 53 senatori 5 Stelle


CASO INCENERITORE PARMA/ INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA DI 53 SENATORI DEL M5S DOPO L'ANNUNCIO DI RITIRO DA PARTE DI F2I CHE TEME SEQUESTRO O DEMOLIZIONE DELL'IMPIANTO A CAUSA DELLE INCHIESTE IN CORSO E RICORSO IN CASSAZIONE IL MOVIMENTO 5 STELLE PORTA IL CASO IN SENATO PRIMI FIRMATARI LE SENATRICI ED I SENATORI EMILIANI, PIEMONTESI E LIGURI "INCENERITORE DISECONOMICO E SUPERATO CI SONO ALTERNATIVE COME DIMOSTRANO LE RISPOSTE ARRIVATE AL COMUNE DI PARMA SU PIANI ALTERNATIVI"



Dopo lo scoop de "Il Fatto Quotidiano" che ha pubblicato la lettera riservata dell'amministratore delegato di F2I Vito Gamberale che in data 22 febbraio 2013 annuncia al direttore
generale di Iren Spa Andrea Viero l'intenzione di ritirarsi dalla partecipazione economica dell'investimento per l'inceneritore Iren di Parma, evidenziando come non è da escludersi a causa delle inchieste in corso (c'è un ricorso della Procura di Parma in Corte di Cassazione) il sequestro o la demolizione dell'impianto in fase di realizzazione ad Uguzzolo (Parma), l'intero gruppo parlamentare al Senato del Movimento 5 Stelle con primi firmatari le senatrici emiliane Mussini, Bulgarelli, Montevecchi, Gambaro, i colleghi piemontesi Scibona, Airola, Martelli, e la senatrice ligure De Pietro ha portato l'argomento all'attenzione del governo italiano ed in particolare dei Ministri dell'Ambiente, dello Sviluppo Economico e delle Finanze.
Nell'interrogazione a risposta scritta, oltre a ricordare tutti i passaggi salienti della lettera dell'amministratore delegato di F2I a Iren Spa si ricorda che "il 25 febbraio 2013 il Comune di Parma, che si oppone alla realizzazione dell’impianto, ha chiuso il bando per la realizzazione di una “Fabbrica dei Materiali“, ricevendo 3 offerte.
Si tratta di un progetto che prevede un impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti “al fine di minimizzare il ricorso allo smaltimento e di utilizzare gli stessi materiali come risorsa per fini non solo ambientali ma anche economici e sociali”. La “fabbrica dei materiali”, già in realizzazione a Reggio Emilia, è un’alternativa all’inceneritore e seguirebbe un modello di trattamento alternativo già sperimentato con successo in altri Paesi, con costi a carico dei cittadini attorno ai 60 euro/tonnellata, contro gli oltre 160 euro/tonnellata indicati dal piano finanziario di Iren per il Polo Integrato Ambientale di Ugozzolo (Parma)".
A fronte di quanto emerso il Movimento 5 Stelle, chiede ai ministri dell'Ambiente dello Sviluppo Economico e delle Finanze "quale sia la posizione riguardo ad investimenti diseconomici come quello dell'inceneritore di Parma e non in linea con la risoluzione di indirizzo del Parlamento Europeo del 20 aprile 2012 che vieta l'incenerimento di tutti i rifiuti riciclabili e compostabili dal 2020, a fronte dell’esigenza di garantire un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale, che rappresenta l’unica via per far uscire il sistema Italia dalla crisi economica e sociale degli ultimi anni". Al tempo stesso Maria Mussini insieme agli altri 52 rappresentanti al Senato del Movimento 5 Stelle chiedono al governo "se a carico di Iren Spa, il cui piano finanziario prevede di fare pagare oltre 160 euro/tonnellata per lo smaltimento tramite incenerimento a fronte di sistemi alternativi molto più economici e sostenibili dal punto di vista ambientale, non si configuri un forte danno erariale potenziale e un aggravio ingiustificato di costi a carico dell’utenza interessata".

Maria Mussini, Michela Montevecchi, Elisa Bulgarelli, Adele Gambaro, Marco Scibona, Alberto Airola, Carlo Martelli Cristina De Pietro e altri.
Gruppo Movimento 5 Stelle
Senato della Repubblica

Al Ministro dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare
Al Ministro dello Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti
Al Ministro dell’Economia e Finanze
Interrogazione a risposta scritta
Premesso che:
- sull’impianto di incenerimento di Ugozzolo (Parma), progettato e in costruzione da parte di Iren Spa su autorizzazione della Provincia di Parma, esiste un ricorso in Corte di Cassazione da parte della Procura di Parma che ne chiede il sequestro a fronte di diverse ipotesi di reato in corso d’accertamento;
- è dimostrata dal punto di vista industriale l’inutilità di tale impianto in una Regione come l’Emilia Romagna già dotata di 7 impianti d’incenerimento e dove, in province confinanti come quella di Reggio Emilia, sono già state avviate proposte alternative ad incenerimento e discarica che puntano su riduzione dei rifiuti, massimizzazione della raccolta differenziata tramite la raccolta domiciliare, riciclo, compostaggio, trattamento meccanico biologico e recupero dei materiali ferrosi-plastici, tramite un progetto innovativo chiamato“Fabbrica dei Materiali”;
considerato che:
- come evidenziato dal giornalista Mauro Meggiolaro su Il Fatto Quotidiano del 26 marzo 2013, F2i (Fondi Italiani per le Infrastrutture) potrebbe far saltare il progetto per il contestato inceneritore di Parma. Il documento “strettamente riservato e confidenziale”,datato 22 febbraio 2013 e oggetto dell’articolo, è indirizzato a Iren Spa ed è firmato dall’ing. Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i, fondo controllato da Cassa e Depositi e Prestiti;
- F2i sarebbe pronto ad acquisire il 49% di Iren Ambiente – la società che gestisce gli impianti di smaltimento di rifiuti del Gruppo Iren – per circa 80 milioni di euro, un’acquisizione condizionata dalle vicende dell’inceneritore di Parma e del PAI (Polo Ambientale Integrato), che “sarà uno dei punti di forza della joint venture tra il gruppo energetico e F2i”. Senza l’accensione del forno inceneritore di Parma, infatti, rischia di non concretizzarsi l’accordo Iren Ambiente e F2i e con esso il previsto “abbattimento” dei debiti di Iren Spa, un rischio che sembra farsi più concreto, come si evince dal documento sopracitato;
- nel medesimo, l’ing. Vito Gamberale ricorda infatti che l’avvio del procedimento penale in relazione a presunti illeciti connessi alla progettazione e costruzione del PAI “ha comportato l’integrazione e la modifica della struttura dell’accordo di investimento di F2i”. F2i ha richiesto “pareri legali” circa “eventuali rischi di confisca o demolizione del PAI”per tutelare la posizione del fondo dalle “eventuali conseguenze negative derivanti dal citato procedimento penale”, ma i pareri dei legali di Iren “non hanno escluso o considerato comunque remoto che il PAI possa essere oggetto di confisca o demolizione” e, pertanto, secondo F2i “non si sono soddisfatte le condizioni dell’investimento”;
- nella lettera dell’amministratore delegato di F2i si fa inoltre riferimento al fatto che, in conseguenza dell’ordinanza del Tribunale del Riesame di Parma del 5 dicembre 2012, i legali di Iren “hanno evidenziato la possibilità di incolpazione con riferimento all’ipotesi corruttiva”;
- sempre in tale lettera, si evidenzia la possibilità che la vicenda processuale si sviluppi con un aggravio “della impostazione accusatoria”, che porterebbe a non escludere “nuovi provvedimenti cautelari a valere sul patrimonio della società” o provvedimenti sanzionatori in capo a Iren, per effetto della legge 231/01 sulla responsabilità amministrativa delle società. A impensierire il fondo F2i e Gamberale sono anche le “incertezze circa l’entrata in esercizio del PAI entro la data ultima per beneficiare degli incentivi di legge”. Da qui le conclusioni che trae F2i: “Allo stato, fino a quando non sarà delineata con chiarezza la risoluzione delle criticità relative al PAI, si ritiene opportuno sospendere l’investimento in IAM”, come si evince dall’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano;
- il 25 febbraio 2013 il Comune di Parma, che si oppone alla realizzazione dell’impianto, ha chiuso il bando per la realizzazione di una “Fabbrica dei Materiali“, ricevendo 3 offerte. Si tratta di un progetto che prevede un impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti “al fine di minimizzare il ricorso allo smaltimento e di utilizzare gli stessi materiali come risorsa per fini non solo ambientali ma anche economici e sociali”. La “fabbrica dei materiali”, già in realizzazione a Reggio Emilia, è un’alternativa all’inceneritore e seguirebbe un modello di trattamento alternativo già sperimentato con successo in altri Paesi, con costi a carico dei cittadini attorno ai 60 euro/tonnellata, contro gli oltre 160 euro/tonnellata indicati dal piano finanziario di Iren per il Polo Integrato Ambientale di Uguzzolo (Parma);
- il piano di Iren Spa per la messa in funzione dell’inceneritore si baserebbe, come è prassi, su tempi di ammortamento di 10 anni per le opere meccaniche e 20 anni per le opere civili, con il rischio che la multiutility sia costretta a ricalcolare al rialzo la tariffa (160 euro/tonnellata) visto che l’Unione Europea – come espresso da una risoluzione di indirizzo del Parlamento Europeo alla Commissione del 20 aprile 2012 – è orientata a vietare l’incenerimento di tutti rifiuti compostabili e riciclabili entro il 2020;
- un tale divieto all’incenerimento da parte dell’Unione Europea costringerebbe Iren a ridurre sensibilmente i tempi di ammortamento, cosa che – nella situazione attuale –porterebbe ad un aumento considerevole dei costi a carico dei cittadini, un motivo in più (quello economico) per decidere a favore di un trattamento più sostenibile dei rifiuti – secondo gli oppositori del progetto d’incenerimento;
Si chiede di sapere:
- quale sia la posizione riguardo ad investimenti diseconomici non in linea con la risoluzione di indirizzo del Parlamento Europeo richiamata sopra, come nel caso dell’inceneritore di Iren Spa di Parma, a fronte dell’esigenza di garantire un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale, che rappresenta l’unica via per far uscire il sistema Italia dalla crisi economica e sociale degli ultimi anni;
- se a carico di Iren Spa, il cui piano finanziario prevede di fare pagare oltre 160 euro/tonnellata per lo smaltimento tramite incenerimento a fronte di sistemi alternativi molto più economici e sostenibili dal punto di vista ambientale, non si configuri un forte danno erariale potenziale e un aggravio ingiustificato di costi a carico dell’utenza interessata.

I Senatori  

mercoledì 27 marzo 2013

L'inceneritore di Parma e il fattore I.


Marco Travaglio ci ha tolto le parole di bocca.
Il merito di queste improvvise e inaspettate aperture a tagli, riduzioni, sobrietà reali della macchina statale, lo dobbiamo interamente al Movimento 5 Stelle, indicato dai cittadini come vero e proprio grimaldello per stanare da dentro i vecchi politicanti.
Non sono tutte rose e fiori.
Il movimento di Grillo è giovane, inesperto, imperbe.
Inciampa, cade, si rialza.



Ma ha permesso agli italiani di guardare finalmente in diretta quello che succede a Roma.
L'aver ascoltato in tempo reale il dialogo Bersani – 5 Stelle ha un che di rivoluzionario, di epocale.
Chi avrebbe mai detto che fosse realizzabile, quando a Parma, fino a ieri, vietavano perfino la diretta del consiglio comunale!
Non c'è bisogno di attendere nessun cronista o conferenza stampa, nessun filtro di chicchessia.
Si è spalancata una enorme finestra sul Parlamento e la luce vivida infastidisce gli occhi di chi era accoccolato nella penombra. Scomoda sensazione di essere osservati.
Direte, che c'entra tutto ciò con l'inceneritore di Parma e il fattore I.?
Quando un Paese cambia i vecchi equilibri subiscono scossoni.
Oggi leggiamo che il fondo F2i ha grossi dubbi su investire milionate a comprarsi un sistema di smaltimento rifiuti connaturato I. che rischia possibili scivoloni, in particolare giudiziari.
Stare lontani dal pesce che puzza.
Non sai mai cosa succederebbe una volta ingerito.
Lo scrollone il Paip lo ha sentito sicuramente, essendo una delle tante vibrazioni che con preoccupante regolarità giungono a Ugozzolo.
La penultima riguarda la salute precarie delle cooperative di costruzione, impegolate in ingenti investimenti a Parma come a Torino e vicine se non già dentro a concordati preventivi e manovre di alleggerimento che rischiano di suonare come campane a morte per tante ditte che nei cantieri di I. hanno compiuto ingenti opere in questi anni passati.
La domanda è: quanta sicurezza c'è dietro i corroboranti annunci dei traguardi di cantiere ormai in dirittura di arrivo?
Il fattore I. è alla base di tutto il sistema delle multiutilities del nord, ancorate ormai a un modello di gestione obsoleto e respinto dalle popolazioni come quello dell'incenerimento, ma spinte a sostenerlo ancora dalla fame delle istituzioni locali amiche, intenzionate a far cassa e subito sostenendo un sistema ormai al tramonto.
Quanto tempo manca ancora prima dell'oscurità?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Caos inceneritore Parma, F2 pensa alla fuga

La lettera che può portare allo stop Pubblichiamo il documento del 22 febbraio "strettamente riservato e confidenziale" in cui Gamberale si dice pronto a sfilarsi dall'accordo con Iren Ambiente: "Dobbiamo tutelarci da eventuali rischi di confisca o demolizione dell'impianto derivanti da procedimenti penali in corso. Allo stato si ritiene opportuno sospendere l'investimento". Così l'accensione dell'impianto potrebbe tornare in discussione
di Mauro Meggiolaro
Il Fatto Quotidiano 
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/26/guai-dellinceneritore-di-parma-allontanano-f2i-ecco-lettera-che-puo-portare-allo/543379/

 

Una lettera di F2i (Fondi Italiani per le Infrastrutture), di cui è entrato in possesso in esclusiva ilfattoquotidiano.it, potrebbe far saltare il progetto per il contestato inceneritore di Parma. Il documento “strettamente riservato e confidenziale”, datato 22 febbraio 2013, è indirizzato a Iren Spa, la multiutility di Parma, ed è firmato da Vito Gamberale amministratore delegato di F2i, il fondo controllato da Cassa e Depositi e Prestiti. Lo stesso fondo che sarebbe pronto ad acquisire il 49% di Iren Ambiente – la società che gestisce gli impianti di smaltimento di rifiuti del Gruppo Iren – per circa 80 milioni di euro. Un’acquisizione condizionata – secondo quanto ha riportato l’agenzia Radiocor - dalle vicende dell’inceneritore di Parma e del PAI (Polo Ambientale Integrato), che “sarà uno dei punti di forza della joint venture tra il gruppo energetico e F2i”. Senza Parma rischia di non concretizzarsi l’accordo Iren Ambiente e F2i e con esso il previsto “abbattimento” dei debiti di Iren, che seguirebbe all’assegno milionario promesso da fondo per le infrastrutture. Un rischio che sembra farsi più concreto. Nella lettera Vito Gamberale ricorda infatti che l’avvio del procedimento penale in relazione a presunti illeciti connessi alla progettazione e costruzione del PAI “ha comportato l’integrazione e la modifica della struttura dell’accordo di investimento di F2i”. F2i ha richiesto “pareri legali” circa “eventuali rischi di confisca o demolizione del PAI” per tutelare la posizione del fondo dalle “eventuali conseguenze negative derivanti dal citato procedimento penale”. Ma i pareri dei legali di Iren “non hanno escluso o considerato comunque remoto che il PAI possa essere oggetto di confisca o demolizione”. Il rischio che le vicissitudini giudiziarie dell’inceneritore possano mandare a monte la sua realizzazione è ancora elevato e, conseguentemente, secondo F2i, “non si sono soddisfatte le condizioni dell’investimento”. Anzi, in conseguenza dell’ordinanza del Tribunale del Riesame di Parma del 5 dicembre 2012, i legali di Iren “hanno evidenziato la possibilità di incolpazione con riferimento all’ipotesi corruttiva”. Nella lettera firmata dall’ad di F2i si evidenzia la possibilità che la vicenda processuale si sviluppi con un aggravamento “della impostazione accusatoria” che porterebbe a non escludere “nuovi provvedimenti cautelari a valere sul patrimonio della società” o provvedimenti sanzionatori in capo a Iren per effetto della legge 231/01 sulla responsabilità amministrativa delle società. A impensierire il fondo F2i e Gamberale sono anche le “incertezze circa le entrata in esercizio del PAI entro la data ultima per beneficiare degli incentivi di legge”. Le conclusioni che trae F2i sono chiare: “Allo stato, fino a quando non sarà delineata con chiarezza la risoluzione delle criticità relative al PAI, si ritiene opportuno sospendere l’investimento in IAM”. Laddove IAM sta per Iren Ambiente Spa, la divisione rifiuti di Iren. La lettera si chiude con un invito al confronto, “per valutare in buona fede su quali basi possano essere definiti i termini e le condizioni dell’accordo di investimento”. Tutto da rivedere, quindi, e prospettive tutt’altro che rosee per la possibile entrata di F2i in Iren Ambiente. Un accordo dato invece per certo da Roberto Bazzano, presidente di Iren. “Tutti gli atti sono a posto”, ha dichiarato Bazzano il 1 marzo a margine di un incontro dell’Osservatorio Utilities. “Ci prendiamo un mese per chiarire alcuni aspetti. L’obiettivo è chiudere entro metà giugno”. Lo stesso 1 marzo, con una nota stringata alla stampa, Iren Ambiente aveva comunicato la partenza ufficiale della fase preliminare del Polo Ambientale Integrato (PAI) di Parma, mentre si erano accese le prime fiammelle del contestatissimo inceneritore, uno dei principali bersagli della campagna elettorale del Movimento 5 Stelle e del neo-sindaco Pizzarotti. Per il momento, come previsto del piano, le fiamme stanno bruciando “solo gas metano”, ma dopo “circa 30 giorni” dall’avvio della fase preliminare Iren prevedeva di “portare a regime le apparecchiature e gli apparati”. Intorno al primo di Aprile, quindi, dovrebbe essere tutto pronto. In realtà, alla luce dei contenuti della lettera di F2i, la partenza effettiva dell’inceneritore potrebbe essere un clamoroso pesce d’Aprile, che toglierebbe dall’impaccio il neo-sindaco, mettendo ancora una volta a nudo i gravi problemi finanziari della municipalizzata Iren e un modello di business – quello degli inceneritori – che avrebbe non poche ombre dal punto di vista economico. Intanto, il 25 febbraio il Comune di Parma ha chiuso il bando per la realizzazione di una “Fabbrica dei Materiali“, un progetto che prevederebbe un impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti “al fine di minimizzare il ricorso allo smaltimento e di utilizzare gli stessi materiali come risorsa per fini non solo ambientali ma anche economici e sociali”. La “fabbrica” sarebbe un’alternativa all’inceneritore e seguirebbe un modello di trattamento “tedesco”, con costi a carico dei cittadini attorno ai 60 Euro/tonnellata, contro i 160 euro indicati dal piano finanziario di Iren per il PAI. Il piano di Iren si baserebbe, come è prassi per progetti del genere, su tempi di ammortamento di dieci anni per le opere meccaniche e venti anni per le opere civili con il rischio che la multiutility sia costretta a ricalcolare al rialzo la tariffa (160 euro), visto che l’Unione Europea – come espresso da una risoluzione di indirizzo del Parlamento Europeo alla Commissione dell’Aprile 2012 – sembra orientata a vietare l’incenerimento di rifiuti compostabili e riciclabili entro il 2020. Un eventuale divieto dell’Unione Europea costringerebbe Iren a ridurre considerevolmente i tempi di ammortamento, cosa che – nella situazione attuale – porterebbe molto probabilmente a un aumento dei costi a carico dei cittadini. Un motivo in più – secondo gli oppositori del PAI – per decidere a favore di un trattamento più sostenibile dei rifiuti. Anche dal punto di vista economico. Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

domenica 24 marzo 2013

I cittadini scrivono al Consorzio del Prosciutto di Parma


No all'inceneritore di carne e ossa

Al presidente del Consorzio del Prosciutto Paolo Tanara,
dopo la pessima figura fatta dal Consorzio alla trasmissione Report di qualche tempo fa la risposta all'invito del comitato di Cozzano ricalca quello stesso stile che dire confuso è dire poco.
Non tornerò sulla trasmissione Report sulla quale già scrissi al vostro indirizzo (anche se un accenno alla battuta comica della salatura come know how lo meriterebbe...), ma vorrei dire qualcosa sulle cose affermate dal consorzio.



1) Non si capisce in che senso la tutela della salute umana e dell'ambiente rappresenterebbe una vostra priorità visto che non mi sembra vi siate mai esposti (tutt'altro) in questo senso, sia quando c'è stato da combattere contro l'inceneritore di Ugozzolo che contro gli inceneritori di carne e ossa.
2) Quando non si hanno argomenti validi si accusano i cittadini di “avere delle ideologie”. Secondo me l'ideologia del denaro, unica vera ideologia che ahimè muove il mondo ce l'hanno quelli che vogliono fare i soldi con questo tipo d'impianti. I cittadini che vogliono preservare il proprio habitat sono forse ideologizzati dalla “salute”?
3) Dicendo che le normative consentono tali attività ci dice in sostanza che la legge lo consente, esattamente come diceva Barilla, ma anche molti amministratori di Parma dell'inceneritore di Ugozzolo. Certo, la legge ha consentito anche la presenza dell'Ilva, di Porto Marghera, la costruzione delle centrali nucleari, persino la guerra. Che fortuna sapere che un inceneritore è a norma di legge. Ci ammaleremo, ma legalmente!
4) Dice che state sviluppando una politica di sostenibilità. In che senso? Importando maiali e cosce da Olanda, Belgio e Romania? Li portate qui facendoli camminare sui sentieri forse? Almeno lo chiamaste prosciutto d'Europa anziché prosciutto di Parma...
5) Sono sempre i cittadini che devono avere “senso di responsabilità”, mai i potentati economici. Mai ad un imprenditore si chiede di recedere da un progetto per motivi di salute pubblica, sempre ai cittadini si chiede di comprendere le ragioni che stanno più in alto dell'interesse “particolare”. In nome del bene comune. Vi rendete conto? Voi e tutti quelli che si arricchiscono e vogliono farlo sempre più alle nostre spalle parlano di bene comune, è incredibile. La ricchezza di pochi a danno dei molti per voi è bene comune. Senza parole.
Signor Tanara, il vostro prosciutto da ormai molti anni è, come si dice a Parma, “salato arrabbiato”, spesso quasi immangiabile. Da adesso per quanto mi riguarda lo sarà completamente.

Cordiali saluti
Paolo Fornaciari

Anche Cozzano contro l'inceneritore a grasso animale

Venerdì scorso, all'assemblea contro l'inceneritore a grasso animale, lo stesso pienone dell'assemblea comunale di Langhirano.
Gente di montagna che ha capito le intenzioni solo speculative dei grossi prosciuttai a danno della salute di tutti e del territorio.
La presenza del sindaco di Langhirano Bovis è servita a rimarcare la decisione del comune di applicare una variante di carattere ambientale al Rue: non saranno consentiti all'interno del territorio comunale impianti di combustione di biomassa di qualunque tipo, ma solo energie rinnovabili da acqua, sole e vento e impianti a biogas, per le aziende agricole, di potenza non superiore ai 200 Kwe.
Grande soddisfazione per gli esponenti del comitato del Poggio presenti, finalmente un amministratore ha il coraggio di sposare la loro lotta contro Citterio, il contrario di ciò che ha fatto il sindaco di Felino Lori.



La presa di posizione di Bovis può costituire il precedente per mettere in discussione, dal punto di vista ambientale, anche l'autorizzazione urbanistica con cui il comune di Felino ha dato il via libera per l'inceneritore.
Applauditissima, poi, la presa di posizione del prosciuttificio Folzani di Felino che stigmatizza il comunicato con cui il presidente del Consorzio del prosciutto nega la sua partecipazione all'assemblea di Cozzano.
Al presidente Tanara, a quanto apre, non interessa confrontarsi con i cittadini.
Ci ha tenuto però ad elargire le sue perle di saggezza, il suo pensiero di industriale “responsabile”.
Scrive il Consorzio: “...un argomento vitale come quello della salute pubblica richiede sempre e necessariamente il metodo della razionalità. Ogni altra modalità di discussione o di denuncia, infatti, rischia di far prevalere l’emotività e le ideologie. È per questo motivo che preferiamo non aderire all’invito proposto”.
Evidentemente pensa di liquidare i comitati di Cozzano e del Poggio come fossero preda di chissà quale estremismo ideologico, mentre tra di loro non c'è nessun partito e nessuna professione ideologica. Oppure colpiti dell'effetto Nimby, come se non volessero quegli impianti nel cortile di casa loro.
Come se dopo l'autorizzazione a Citterio, il contagio di far soldi bruciando il grasso non si fosse già trasmesso ad altri, coinvolgendo tutta la foodvalley.
Ma è razionale bruciare grasso animale al Poggio?
E' razionale che invece di spedire un camion al giorno di scarti all'industria del petfood, si accenda un motore che ha la cilindrata di 10 grossi camion perennemente in moto 24 ore su 24?
Che in un anno immettono nell'aria 3500 tonnellate di CO2, 12 tonnellate di ossidi di azoto, 5 tonnellate di CO, 1 tonnellata di polveri sottili e sicuramente anche diossina?
Ha senso che il presidente del Consorzio si investa di responsabilità sociale, sottintendendo che è ciò che manca ai comitati?
Non è piuttosto vero il contrario?
I comitati, battendosi contro la non sostenibilità ambientale dell'inceneritore, si battono anche per la vocazione agroalimentare del territorio, per la sua vocazione a produzioni di eccellenza, quale il
prosciutto stesso.
Cosa che non si può dire certamente di Citterio, il cui fine sono gli incentivi europei e la tariffa onnicomprensiva del Gse.
E ancor meno del Consorzio che non si preoccupa neanche del danno che le emissioni provocheranno al prodotto. Del danno di immagine che deriverà a tanti piccoli produttori come la Folzani che non seguono la politica dei grandi prosciuttai.
Serve davvero il Paes, un piano di azione per lo sviluppo delle energie rinnovabili, come è venuto a dirci il prof. Setti dell'Università di Bologna, basito appena ha saputo dell'inceneritore autorizzato proprio lì a Felino dove teneva la sua conferenza.
Il Paes finirà che lo faranno i comitati assieme agli amministratori, questi si davvero socialmente responsabili.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma
24 marzo 2012

www.reteambienteparma.org - info@reteambienteparma.org
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita -
comitato cave allamianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorseno cava le predelle
associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense
comitato associazione giarola e vaestano per il territorio