CASO INCENERITORE PARMA/ INTERROGAZIONE
A RISPOSTA SCRITTA DI 53 SENATORI DEL M5S DOPO L'ANNUNCIO DI RITIRO
DA PARTE DI F2I CHE TEME SEQUESTRO O DEMOLIZIONE DELL'IMPIANTO A
CAUSA DELLE INCHIESTE IN CORSO E RICORSO IN CASSAZIONE IL MOVIMENTO 5
STELLE PORTA IL CASO IN SENATO PRIMI FIRMATARI LE SENATRICI ED I
SENATORI EMILIANI, PIEMONTESI E LIGURI "INCENERITORE
DISECONOMICO E SUPERATO CI SONO ALTERNATIVE COME DIMOSTRANO LE
RISPOSTE ARRIVATE AL COMUNE DI PARMA SU PIANI ALTERNATIVI"
Dopo lo scoop de "Il Fatto
Quotidiano" che ha pubblicato la lettera riservata
dell'amministratore delegato di F2I Vito Gamberale che in data 22
febbraio 2013 annuncia al direttore
generale di Iren Spa Andrea Viero
l'intenzione di ritirarsi dalla partecipazione economica
dell'investimento per l'inceneritore Iren di Parma, evidenziando come
non è da escludersi a causa delle inchieste in corso (c'è un
ricorso della Procura di Parma in Corte di Cassazione) il sequestro o
la demolizione dell'impianto in fase di realizzazione ad Uguzzolo
(Parma), l'intero gruppo parlamentare al Senato del Movimento 5
Stelle con primi firmatari le senatrici emiliane Mussini, Bulgarelli,
Montevecchi, Gambaro, i colleghi piemontesi Scibona, Airola,
Martelli, e la senatrice ligure De Pietro ha portato l'argomento
all'attenzione del governo italiano ed in particolare dei Ministri
dell'Ambiente, dello Sviluppo Economico e delle Finanze.
Nell'interrogazione a risposta scritta,
oltre a ricordare tutti i passaggi salienti della lettera
dell'amministratore delegato di F2I a Iren Spa si ricorda che "il
25 febbraio 2013 il Comune di Parma, che si oppone alla realizzazione
dell’impianto, ha chiuso il bando per la realizzazione di una
“Fabbrica dei Materiali“, ricevendo 3 offerte.
Si tratta di un progetto che prevede un
impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti “al
fine di minimizzare il ricorso allo smaltimento e di utilizzare gli
stessi materiali come risorsa per fini non solo ambientali ma anche
economici e sociali”. La “fabbrica dei materiali”, già in
realizzazione a Reggio Emilia, è un’alternativa all’inceneritore
e seguirebbe un modello di trattamento alternativo già sperimentato
con successo in altri Paesi, con costi a carico dei cittadini attorno
ai 60 euro/tonnellata, contro gli oltre 160 euro/tonnellata indicati
dal piano finanziario di Iren per il Polo Integrato Ambientale di
Ugozzolo (Parma)".
A fronte di quanto emerso il Movimento
5 Stelle, chiede ai ministri dell'Ambiente dello Sviluppo Economico e
delle Finanze "quale sia la posizione riguardo ad investimenti
diseconomici come quello dell'inceneritore di Parma e non in linea
con la risoluzione di indirizzo del Parlamento Europeo del 20 aprile
2012 che vieta l'incenerimento di tutti i rifiuti riciclabili e
compostabili dal 2020, a fronte dell’esigenza di garantire
un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale, che
rappresenta l’unica via per far uscire il sistema Italia dalla
crisi economica e sociale degli ultimi anni". Al tempo stesso
Maria Mussini insieme agli altri 52 rappresentanti al Senato del
Movimento 5 Stelle chiedono al governo "se a carico di Iren Spa,
il cui piano finanziario prevede di fare pagare oltre 160
euro/tonnellata per lo smaltimento tramite incenerimento a fronte di
sistemi alternativi molto più economici e sostenibili dal punto di
vista ambientale, non si configuri un forte danno erariale potenziale
e un aggravio ingiustificato di costi a carico dell’utenza
interessata".
Maria Mussini, Michela Montevecchi,
Elisa Bulgarelli, Adele Gambaro, Marco Scibona, Alberto Airola, Carlo
Martelli Cristina De Pietro e altri.
Gruppo Movimento 5 Stelle
Senato della Repubblica
Al Ministro dell’Ambiente, Tutela del
Territorio e del Mare
Al Ministro dello Sviluppo Economico e
Infrastrutture e Trasporti
Al Ministro dell’Economia e Finanze
Interrogazione a risposta scritta
Premesso che:
- sull’impianto di incenerimento di
Ugozzolo (Parma), progettato e in costruzione da parte di Iren Spa su
autorizzazione della Provincia di Parma, esiste un ricorso in Corte
di Cassazione da parte della Procura di Parma che ne chiede il
sequestro a fronte di diverse ipotesi di reato in corso
d’accertamento;
- è dimostrata dal punto di vista
industriale l’inutilità di tale impianto in una Regione come
l’Emilia Romagna già dotata di 7 impianti d’incenerimento e
dove, in province confinanti come quella di Reggio Emilia, sono già
state avviate proposte alternative ad incenerimento e discarica che
puntano su riduzione dei rifiuti, massimizzazione della raccolta
differenziata tramite la raccolta domiciliare, riciclo, compostaggio,
trattamento meccanico biologico e recupero dei materiali
ferrosi-plastici, tramite un progetto innovativo chiamato“Fabbrica
dei Materiali”;
considerato che:
- come evidenziato dal giornalista
Mauro Meggiolaro su Il Fatto Quotidiano del 26 marzo 2013, F2i (Fondi
Italiani per le Infrastrutture) potrebbe far saltare il progetto per
il contestato inceneritore di Parma. Il documento “strettamente
riservato e confidenziale”,datato 22 febbraio 2013 e oggetto
dell’articolo, è indirizzato a Iren Spa ed è firmato dall’ing.
Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i, fondo controllato da
Cassa e Depositi e Prestiti;
- F2i sarebbe pronto ad acquisire il
49% di Iren Ambiente – la società che gestisce gli impianti di
smaltimento di rifiuti del Gruppo Iren – per circa 80 milioni di
euro, un’acquisizione condizionata dalle vicende dell’inceneritore
di Parma e del PAI (Polo Ambientale Integrato), che “sarà uno dei
punti di forza della joint venture tra il gruppo energetico e F2i”.
Senza l’accensione del forno inceneritore di Parma, infatti,
rischia di non concretizzarsi l’accordo Iren Ambiente e F2i e con
esso il previsto “abbattimento” dei debiti di Iren Spa, un
rischio che sembra farsi più concreto, come si evince dal documento
sopracitato;
- nel medesimo, l’ing. Vito Gamberale
ricorda infatti che l’avvio del procedimento penale in relazione a
presunti illeciti connessi alla progettazione e costruzione del PAI
“ha comportato l’integrazione e la modifica della struttura
dell’accordo di investimento di F2i”. F2i ha richiesto “pareri
legali” circa “eventuali rischi di confisca o demolizione del
PAI”per tutelare la posizione del fondo dalle “eventuali
conseguenze negative derivanti dal citato procedimento penale”, ma
i pareri dei legali di Iren “non hanno escluso o considerato
comunque remoto che il PAI possa essere oggetto di confisca o
demolizione” e, pertanto, secondo F2i “non si sono soddisfatte le
condizioni dell’investimento”;
- nella lettera dell’amministratore
delegato di F2i si fa inoltre riferimento al fatto che, in
conseguenza dell’ordinanza del Tribunale del Riesame di Parma del 5
dicembre 2012, i legali di Iren “hanno evidenziato la possibilità
di incolpazione con riferimento all’ipotesi corruttiva”;
- sempre in tale lettera, si evidenzia
la possibilità che la vicenda processuale si sviluppi con un
aggravio “della impostazione accusatoria”, che porterebbe a non
escludere “nuovi provvedimenti cautelari a valere sul patrimonio
della società” o provvedimenti sanzionatori in capo a Iren, per
effetto della legge 231/01 sulla responsabilità amministrativa delle
società. A impensierire il fondo F2i e Gamberale sono anche le
“incertezze circa l’entrata in esercizio del PAI entro la data
ultima per beneficiare degli incentivi di legge”. Da qui le
conclusioni che trae F2i: “Allo stato, fino a quando non sarà
delineata con chiarezza la risoluzione delle criticità relative al
PAI, si ritiene opportuno sospendere l’investimento in IAM”, come
si evince dall’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano;
- il 25 febbraio 2013 il Comune di
Parma, che si oppone alla realizzazione dell’impianto, ha chiuso il
bando per la realizzazione di una “Fabbrica dei Materiali“,
ricevendo 3 offerte. Si tratta di un progetto che prevede un impianto
di trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti “al fine di
minimizzare il ricorso allo smaltimento e di utilizzare gli stessi
materiali come risorsa per fini non solo ambientali ma anche
economici e sociali”. La “fabbrica dei materiali”, già in
realizzazione a Reggio Emilia, è un’alternativa all’inceneritore
e seguirebbe un modello di trattamento alternativo già sperimentato
con successo in altri Paesi, con costi a carico dei cittadini attorno
ai 60 euro/tonnellata, contro gli oltre 160 euro/tonnellata indicati
dal piano finanziario di Iren per il Polo Integrato Ambientale di
Uguzzolo (Parma);
- il piano di Iren Spa per la messa in
funzione dell’inceneritore si baserebbe, come è prassi, su tempi
di ammortamento di 10 anni per le opere meccaniche e 20 anni per le
opere civili, con il rischio che la multiutility sia costretta a
ricalcolare al rialzo la tariffa (160 euro/tonnellata) visto che
l’Unione Europea – come espresso da una risoluzione di indirizzo
del Parlamento Europeo alla Commissione del 20 aprile 2012 – è
orientata a vietare l’incenerimento di tutti rifiuti compostabili e
riciclabili entro il 2020;
- un tale divieto all’incenerimento
da parte dell’Unione Europea costringerebbe Iren a ridurre
sensibilmente i tempi di ammortamento, cosa che – nella situazione
attuale –porterebbe ad un aumento considerevole dei costi a carico
dei cittadini, un motivo in più (quello economico) per decidere a
favore di un trattamento più sostenibile dei rifiuti – secondo gli
oppositori del progetto d’incenerimento;
Si chiede di sapere:
- quale sia la posizione riguardo ad
investimenti diseconomici non in linea con la risoluzione di
indirizzo del Parlamento Europeo richiamata sopra, come nel caso
dell’inceneritore di Iren Spa di Parma, a fronte dell’esigenza di
garantire un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale,
che rappresenta l’unica via per far uscire il sistema Italia dalla
crisi economica e sociale degli ultimi anni;
- se a carico di Iren Spa, il cui piano
finanziario prevede di fare pagare oltre 160 euro/tonnellata per lo
smaltimento tramite incenerimento a fronte di sistemi alternativi
molto più economici e sostenibili dal punto di vista ambientale, non
si configuri un forte danno erariale potenziale e un aggravio
ingiustificato di costi a carico dell’utenza interessata.
I Senatori