venerdì 17 settembre 2010

Abbiamo un dovere

Ci è stato presentato un progetto che avrebbe risolto alla radice il problema dei rifiuti.
Ci è stato raccontato in tutte le salse che sarebbe stata una macchina meravigliosa, talmente magica che se da un lato entravano rifiuti, dall'altro sarebbe uscita aria pulita.
Non ci è stato raccontato il vero.
Questa macchina meravigliosa, che per edulcorare la pillola viene chiamata termovalorizzatore, così da farle assumere un significato di positività e calore, era tale solo nelle parole, vuote, dei battitori d'asta del momento.



Ci siamo messi d'impegno per forzare lo scrigno di silenzio e smontare il marchingegno, per studiarne le parti e verificare da bravi San Tommaso, come stavano realmente le cose.
L'autopsia dell'impianto ha dato esiti inaspettati.
E' intanto una macchina che non fa sparire nulla ma semplicemente compatta e trasforma.
Ciò che entra come solido esce come gassoso, e altro solido ridotto in dimensioni e peso.
Ma se entra 100 ad uscire è ancora 100, come inserire in una impastatrice svariati ingredienti e pretendere che mescolando alcuni spariscano. Assurdo, no?
Ciò che esce da questa industria, insalubre di classe prima recita la legge, in realtà è ancora rifiuto, più pericoloso di quello che è entrato, perché trasformato in piccole parti volatili che si depositano sui terreni o direttamente respiriamo.
Nuovi composti come diossina e furani, metalli pesanti e microinquinanti, veleni di prim'ordine.
Questa macchina poi non è vero che elimini i rifiuti. Escono dalla sua bocca ceneri corrispondenti al 30% dei rifiuti in entrata, ceneri ricche di sostanze tossiche, che a loro volta necessitano di una discarica di servizio. E ceneri leggere altamente tossiche da stoccare comodamente in Germania.
I danni provocati dagli inceneritori sono noti in tutto il mondo e questa tipologia di impianti va ormai in disuso proprio perché ci si è accorti della loro inefficacia, ma soprattutto della loro insalubrità.
Abbiamo il dovere di dire a tutti queste verità.
Mercoledì 22 settembre all'Auditorium Paganini dalle ore 20,30 alcuni fra i medici che hanno firmato un appello alla città di Parma, saranno tra noi per spiegare queste verità della scienza, perché è ad essa che dobbiamo fare riferimento per definire se un progetto possa essere o meno condiviso.
E' un convengo scientifico di levatura internazionale, con i maggiori esperti sulle connessioni tra ambiente e salute, autorità che verranno a Parma per snocciolare dati inequivocabili.
Gianni Tamino, Ernesto Burgio, Patrizia Gentilini, Dominique Belpomme, Giuseppe Masera, Manrico Guerra: vivono da vicino queste problematiche e raccontano fatti, non interpretazioni di comodo. A volta le verità è impresentabile e volgare.
Questa serata sarà un lampo di luce per far “vedere” cosa si nasconde dietro la finzione di gestire i rifiuti bruciandoli. Il fuoco è stato una grande scoperta per l'uomo, ed oggi il frutto dello sviluppo è proprio quello di avere intuito che ci sono altre modalità di produzione che non siano la combustione. Per seguire come fa la natura, che da sempre non produce rifiuto, che da sempre tutto ricicla nel suo perfetto ciclo chiuso e circolare.
Oltre 60 medici specialisti in malattie legate all'inquinamento ci dicono di fermarci.
I tumori infantili a Parma stanno aumentando a ritmi indiavolati, e i bambini non fanno che subire l'ambiente in cui vivono e respirano, non hanno abitudini che possano giustificare una malattia.
L'insensibilità dei nostri amministratori su questi temi è imbarazzante, si sta giocando sul futuro della nostra comunità con leggerezza, pressapochismo, cecità.
Noi abbiamo il dovere di dirlo.
Davanti a noi si svolge un valzer oscuro, ignoti i passi, la musica stonata.
Interrompete l'orchestra e ricominciamo a ragionare.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 17 settembre 2010
-597 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+109 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?

giovedì 16 settembre 2010

Un silenzio che grida vendetta

E' stupefacente come il silenzio ancora persista sulla questione dell'inceneritore di Parma. Ci sono evidenti illegittimità segnalate, pubblicate, sottolineate a più riprese anche dagli organi di stampa. Eppure ancora nessuno si muove per fermare quello che rischia di diventare un mostro giuridico oltre che una emergenza sanitaria.
Enia ha ottenuto libertà di azione da organi che non avevano competenza per poter dare la patente di guida sullo smaltimento di rifiuti.



Ancora oggi a Ugozzolo le ruspe si muovono senza avere legittimità di azione, se davvero vogliamo seguire pedissequamente le leggi e gli indirizzi in tema di gestione dei rifiuti.
Ci chiediamo come sia possibile che schiere di consiglieri, di minoranza e di maggioranza, che siedono nei diversi consessi, cittadini, provinciali, regionali, nazionali, ancora non abbiano messo in luce questa vicenda per chiarire davanti ai loro elettori, ai cittadini, ai territori che li hanno delegati, come stanno in realtà le cose e far emergere tutte le evidenti storture che si sono perpetrate per anni in questa vicenda.
Tutto nasce da un piano provinciale di gestione dei rifiuti che emette un verdetto: è necessario un impianto avanzato per la gestione dei rifiuti. E' l'anno 2005, da allora sono passati 5 lunghi anni di nuove scoperte, avanzamenti tecnologici, nuove direttive europee che obbligano gli stati membri a ridurre, riusare, riciclare prima di recuperare il residuo, magari con tecnologie meno invasive della combustione.
Dalle conclusioni del PPGR è scaturita la proposta di Enia verso un inceneritore da 130 mila tonnellate. La multiutility ha poi chiesta strada libera all'Autorità d'Ambito Territoriale (Ato), proponendosi come esecutore del PPGR. Qui comincia la serie di storture, perché la risposta di Ato è chiara: “non siamo competenti in materia di smaltimento dei rifiuti”.
Ato risponde in questi termini perché la stessa legge regionale istitutiva ne ha chiarito le competenze e i limiti.
Ma nella stessa risposta Ato si dice non contraria all'impianto, considerazione che non ha ovviamente alcun effetto autorizzativo.
Ma il consiglio comunale di Parma si fa forza di questa non autorizzazione per approvare nel marzo del 2006 un accordo con Enia per localizzare l'inceneritore a Ugozzolo ed avviare tutto l'iter per il cambio di destinazione d'uso e relativi adempimenti.
Di per sé anche la delibera del consiglio non ha valore perché si basa su un'autorizzazione che non esiste.
Ma si va avanti, tutti d'amore e d'accordo, senza nulla eccepire.
Enia prosegue sulla sua strada e presenta il progetto vero e proprio in Provincia.
Si aprono le danze della Conferenza dei Servizi e si valuta il progetto, si producono osservazioni, il progetto viene praticamente rifatto da Enia, si giunge infine all'approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale e alla delibera provinciale.
Il dado è tratto ma a questo punto c'è un progetto che riguarda il pubblico e che andrebbe messo a gara per far vincere la migliore proposta. Invece Enia gestisce in proprio tutta la faccenda, non si va a gara, i costi sono ancora coperti da segreto, Enia nega ai cittadini il Piano Finanziario, evidenziando il fatto che nemmeno rispetto la delibera del consiglio comunale dove di impegnava alla assoluta trasparenza.
Oggi non si sa nulla di quanto costerà questo impianto, tutto dipende dalle scelte non sindacabili di Enia e, ironia della sorte, perfino le gare a sua volta organizzate dal gestore raggiungono punte di imbarazzo, quando ad esempio su un plafond di 43 milioni di euro, mica noccioline, si presenta un sol concorrente, uno dei soliti noti, tagliando rilassato il traguardo dell'aggiudicazione.
Tutto questo traballante edificio, che fa acqua da tutte le parti, minato dalle fondamenta, sta in piedi soltanto perché la classe dirigente fa finta di nulla, finge di disinteressarsi ad un problema che invece tocca da vicino un'inter comunità, un largo territorio, oggi libero da camini, domani, chissà, azzoppato dalle ceneri tossiche.
Un esile scheletro a cui basterebbe un soffio per spargere a terra le sue scarne ossa.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 15 settembre 2010

-599 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+107 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?

lunedì 13 settembre 2010

Clamoroso Bratti: inceneritore tecnologia superata

Forse da Bologna le comunicazioni stentano ad arrivare fino a Parma o forse il federalismo liberale è già stato fatto proprio dal Pd, ma siamo colpiti, positivamente, dalle dichiarazioni dell'onorevole Bratti, responsabile ambiente nazionale del Pd, sul tema dei rifiuti.
Dichiarazioni che forse a Parma devono ancora giungere, in particolare in piazzale della Pace.



Alessandro Bratti afferma, con una nota dell'11 settembre sul sito del Pd, che gli inceneritori sono una tecnologia superata dai tempi e che bisogna andare verso il recupero di materia adeguando l'impiantistica di conseguenza.
Colmeremo noi la lacuna informando il presidente Bernazzoli su che cosa dice il responsabile ambiente nazionale del suo partito, a meno che, appunto, con il federalismo ognuno possa andare per la propria strada a caso, secondo gli interessi di volta in volta individuati
Ma forse anche Bernazzoli dovrà riprendere la faticosa strada dell'adeguarsi ai tempi che cambiano, più velocemente di quanto egli si aspetti o speri.
A quanto pare infatti il partito è avanti e lui è rimasto indietro oppure non ha fatto l'upload della versione più recente del programma del Pd.
Noi, coscienti che le parole hanno un significato ben preciso, sostenendo fin da ora e pubblicamente le posizioni di Bratti, non possiamo che riportare per esteso tali dichiarazioni, perché tra l'altro sono concetti che potrebbero essere usciti dalla nostra fucina.
Dice infatti il dirigente nazionale del Pd: “Consapevole che gli inceneritori saranno necessari per altri 15 anni credo, come indicato dalla Direttiva europea 98/2008, che il Pd debba accelerare il superamento di questa fase per costruire quanto prima la Società del recupero europea. Si tratta di andare sempre di più verso la riduzione dei rifiuti prodotti attraverso un nuovo ecodesign, una maggior assunzione di responsabilità del produttore e sistemi di raccolta in grado di produrre materiale da riciclare di buona qualità, quali la raccolta domiciliare, oltre che ovviamente il recupero di materia. Tutto questo oggi è possibile. La crisi economica e una forte spinta sul recupero di materia da parte dei Paesi europei più virtuosi, stanno fortemente condizionando anche le scelte impiantistiche da fare a livello nazionale. Inoltre, le strutture adibite al trattamento dei rifiuti, al pari di ogni settore di questo comparto, stanno subendo una forte evoluzione grazie alla ricerca e alla tecnologia. Nel solco delle scelte riguardo alla green economy dovremo sempre di più puntare sulle cosiddette filiere corte e sul recupero di materia. Proprio la nostra Regione, in virtù delle scelte fatte nel passato in questo settore, e della forte dotazione impiantistica, può essere alla testa di una proposta veramente innovativa, capace di andare oltre agli attuali sistemi di smaltimento finali quali le discariche e gli inceneritori”
Aspettiamo ora la replica di Bernazzoli sul tema, commento che sarà senz'altro illuminante per tutti noi.
Per il resto sottoscriviamo parola per parola, ed aspettiamo i fatti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 13 settembre 2010
-601 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+105 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?

L'incenerimento è una non soluzione

Oggi pubblichiamo l'intervento di Alessandro Pesci, ricercatore dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Bologna, sull'intervento apparso sulla stampa in agosto e firmato da Antonio Massarutto, docente universitario, dove si dava medaglia di modernità alla tecnica dell'incenerimento.
Ecco il testo.
Porgo alcune considerazioni riguardanti l'articolo di A. Massarutto, “Quel pregiudizio che brucia la modernità”, apparso sulla stampa il 5 agosto scorso.



Come ricercatore INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), e quindi in qualche modo come uno degli “addetti alla ricerca”, mi sono infatti sentito chiamato in causa dall'intervento citato,
perché presenta la pratica dell'incenerimento ancora come una possibile soluzione al problema dei rifiuti, mentre alcuni risultati fondamentali di ricerche relativamente recenti comportano esattamente il contrario, e cioè che ormai l'incenerimento non possa più essere annoverato tra le “soluzioni”.
Ho avvertito perciò la responsabilità di tentare di segnalare gli aspetti o i presupposti di fondo
dell'intervento non condivisibili da un punto di vista scientifico.


Il titolo dell'intervento era “Quel pregiudizio che brucia la modernità”, decisamente rende bene il contenuto.
Il ricorso alla pratica dell'incenerimento nella gestione dei rifiuti con macchine tecnologicamente sempre più avanzate e accorte riguardo all'immissione dei gas di scarico in atmosfera viene considerata sinonimo di modernità.
Al contrario, coloro che vi si oppongono sarebbero persone che guardano con sospetto ai progressi dell'uomo tecnologicamente evoluto, rappresentati, nel trattamento dei rifiuti, anche dagli inceneritori con recupero energetico di ultima generazione.
Ora, da un punto di vista scientifico appare vero tutto il contrario.
E, questo, qualunque sia il livello tecnologico delle macchine d'incenerimento.
La presa di coscienza di ciò si riferisce a tempi relativamente recenti diciamo agli anni “zero”, cioè al decennio che si è appena concluso.
Questo è stato determinato dal fatto che negli anni '90 del secolo scorso è avvenuto qualcosa di decisivo riguardo agli argomenti di cui stiamo parlando.
Il punto è che si è inconfutabilmente dimostrata la non-trascurabilità dell'impatto delle attività umane sull'equilibrio dell'atmosfera del sistema Terra. Ancora ci si può dividere in catastrofisti o no
riguardo alle proiezioni future delle conseguenze di questo impatto, ma è assai difficile metter in discussione l'esistenza stessa di un impatto non trascurabile. La non-trascurabilità di questi effetti umani e` un fatto scientificamente assodato.
Sebbene l'atmosfera, in quanto sistema complesso, abbia come configurazioni di equilibrio situazioni in cui i parametri che la descrivono (concentrazioni di certi gas, temperatura, ..) variano ciclicamente nel tempo -anche su scale di decine di migliaia di anni; sono i cosiddetti “cicli limite”-
e quindi non sia per niente banale stabilire, ad esempio, se certe variazioni sistematiche di temperatura siano effetto di un qualche agente o non piuttosto espressione di un ciclo limite d'equilibrio, negli anni '90 si e` effettivamente potuto dimostrare che solo introducendo
tra le “sorgenti” i gas prodotti dalle attività umane si potevano riprodurre entro gli errori di misura i dati sperimentali riguardanti questi parametri.
Questo è importante. Quanto esso significa è che l'atmosfera del sistema Terra, non si può più considerare, riguardo agli effetti delle attività umane, come un contenitore in pratica di capacità infinita.
Prima si poteva pensare che immettere sistematicamente dei gas in atmosfera, alla fin fine non dovesse comportare effetti tangibili globali. Dopo quella scoperta, non è più così.
Ne nasce un principio di responsabilità “obbligatorio”, “un dovere” di responsabilità nei confronti della specie umana stessa (le generazioni future!) e in generale di ogni forma vivente.
In questo quadro avviene che l'incenerimento dei rifiuti, seppure con recupero energetico e facendo uso dei sistemi tecnologicamente più avanzati (presenti o, anche, immaginabili per il futuro), ora, anno 2010, non si può più considerare come appartenente alla categoria delle possibili “soluzioni”
al problema rifiuti.
Anche nel processo di incenerimento, infatti, i rifiuti non possono, “oplà”, sparire (volendo fare eco ad una affermazione di Massarutto).
E' chiaro che tanta massa entra in un inceneritore tanta massa deve uscire.
Il trucco è che nell'incenerimento in buona parte i rifiuti poi non si vedono più, perché sono nell'aria. Ma (ovviamente) ci sono!
Anzi, se si somma alla massa di residui solidi dopo la combustione, la massa dei rifiuti immessi in atmosfera si ottiene un valore... addirittura significativamente maggiore della massa dei rifiuti immessi nell'inceneritore (nella combustione, infatti, viene prelevato ossigeno dall'aria per formare composti con gli elementi chimici presenti nei rifiuti).
E questo, qualunque sia il livello tecnologico dell'impianto.
Sembra una burla, eppure gli inceneritori agiscono come moltiplicatori di rifiuti (oltre che creare nella combustione molte sostanze e particolati non presenti inizialmente, fatto, anche questo, assolutamente non trascurabile).
L'interesse (quello scientifico), nel passato, nei loro confronti per la gestione dei rifiuti era in qualche modo legato all'ipotesi che una buona parte dei rifiuti immessi in aria, sebbene tanti, potessero essere considerati come sparire ad entrare nel ciclo naturale globale di un'atmosfera di estensione, agli effetti pratici, infinita.
Ora, anno 2010, abbiamo visto è diventato assolutamente chiaro che non si può più continuare a pensare così
Quella che poteva essere considerata una soluzione ragionevole un tempo, ora non è più tale.
Una strada che sembrava percorribile, si è realizzato ora non lo è più. In questo quadro si può capire come mai allora paesi che pure vengono ritenuti essere all'avanguardia ed esempi di civiltà abbiano inceneritori.
Risale infatti ad altri tempi, 20-30 anni fa, la loro decisione strategica di impostare la gestione dei rifiuti in varie città sull'incenerimento.
Partissero ora, non sceglierebbero allo stesso modo.
E spiega anche perché la Comunità Europea da vari anni abbia preso invece una direzione opposta, e cioè di avversione alla pratica dell'incenerimento nella gestione dei rifiuti.
L'articolo di Massarutto si chiude con la frase: “Le varie soluzioni hanno pari dignità. Tutte inquinano un po', nessuna causerà stragi. Finiamola di parlare come se si trattasse della lotta tra il Bene e il Male”.
Il problema qui, a nostro modo di vedere, è che, come si e` detto, in realtà la pratica dell'incenerimento non è più, ora, negli anni '10 del XXI secolo, annoverabile tra le “varie soluzioni” al problema rifiuti.
Il punto non è quindi se essa abbia maggiore o minore dignità di altre pratiche, ma che l'evidenza attuale è che essa abbia ormai perso il diritto stesso ad essere considerata come una tra le possibili
soluzioni alla questione rifiuti, e si presenti piuttosto solo come una ulteriore complicazione della stessa.

Alessandro Pesci

Alessandro.Pesci@bo.infn.it
INFN, Sezione di Bologna
(Istituto Nazionale di Fisica Nucleare)

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 13 settembre 2010
-601 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+105 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché costa molto di più di 180 milioni di euro?