sabato 16 aprile 2011

Slow Food, No Waste

E' con grande soddisfazione che apprendiamo che una associazione del calibro di Slow Food si sia schierata a favore della nostra battaglia di cittadini contro l'inceneritore di Parma.
Un impianto insalubre quello che Iren sta costruendo a Parma, a soli 4 km dal centro città, a fianco del pastificio più grande del mondo, nel bel mezzo di una campagna votata alle produzioni agricole di pregio.
Parma oggi è di nuovo sotto i riflettori nazionali grazie alla sua cultura eno-gastronomica ed all'immagine che viene proposta al mondo, quella di una Food Valley dove vengono prodotti alimenti di grande qualità, che ogni giorno sono non solo sulle tavole di tutti gli italiani, ma anche di tanti cittadini del mondo.



Slow Food, coerentemente con la sua missione, ha ritenuto di prendere una posizione sul tema dei rifiuti, che è strettamente correlato a quello del cibo, con il quale anche il comune cittadino è costretto quotidianamente a fare i conti, ad esempio con imballi assurdi, difficilmente smaltibili, spesso concepiti solo per attrarre il consumatore e non per la loro funzione primaria, che dovrebbe essere quella della conservazione dell’alimento durante il trasporto.
L’Associazione Gestione Corretta Rifiuti (AGCR) condivide pienamente la missione dell’associazione fondata da Carlo Petrini e presieduta da Roberto Burdese.
Concordiamo che sia necessario e impellente “salvaguardare la biodiversità e le produzioni alimentari tradizionali ad essa collegate: le culture del cibo che rispettano gli ecosistemi, il piacere del cibo e la qualità della vita per gli uomini” ed anche sottoscriviamo l'appello a “promuovere un nuovo modello alimentare, rispettoso dell’ambiente, delle tradizioni e delle identità culturali, capace di avvicinare i consumatori al mondo della produzione, creando una rete virtuosa di relazioni internazionali e una maggior condivisione di saperi”.
La combustione del rifiuto, piuttosto che il riciclaggio, pone poi il serio problema della contaminazione dei suoli, andando ad impattare proprio su quelle filiere agricole di qualità che sono un patrimonio di valore inestimabile, costruito con secoli di fatica dagli uomini e dalle donne del territorio parmense.
Il mondo ci conosce per il Parmigiano-Reggiano, per il Prosciutto di Parma, per il Salame di Felino, il Culatello di Zibello e tante altre produzioni tipiche e noi giustamente ne andiamo orgogliosi.
Molto spesso i nostri amministratori locali, di entrambi gli schieramenti, trattano dei temi ambientali ponendoli in cima all’agenda del proprio programma politico.
Molto spesso capita che però alle parole non seguano azioni coerenti con i programmi.
Lo rileviamo per l’amministrazione comunale di centro-destra, il cui sindaco Vignali si dichiara impotente a fermare un impianto ora mal sopportato, pur essendo stato tra i fautori della sua costruzione quando all’avvio dell’iter era Assessore all’Ambiente.
Lo rileviamo anche nella provincia di Parma, che con il suo presidente Bernazzoli è uno strenuo e accanito sostenitore dell’incenerimento rifiuti come soluzione unica per risolvere il problema, salvo poi presentarsi proprio in questa fiera, dedicata alle produzioni di eccellenza, ergendosi a difensore del patrimonio di biodiversità della provincia.
Comportamenti dunque fortemente contraddittori, che stridono a confronto con le chiare parole di Roberto Burdese e Antonio Cherchi, rispettivamente presidente nazionale e regionale Emilia-Romagna di Slow Food Italia.
Grazie dunque di cuore a chi si dichiara “consapevole che uno dei nodi centrali, tra le sfide cui ci mette di fronte la post modernità, è il sistema di produzione, di distribuzione e di consumo del cibo”.
Chiunque abbia veramente a cuore il tema della salute umana e della salubrità degli alimenti si faccia portavoce di una gestione dei rifiuti rispettosa dell’ambiente e prenda in considerazione i danni che l’incenerimento può arrecare ad una filiera di prodotti Dop e Igp che, per definizione, non sono slegati dall’ambiente e dal territorio dove vengono prodotti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 aprile 2011
-386 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+320 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Anche le api odiano l'inceneritore

Animali raffinati le api, sensibili sentinelle dello stato dell'ambiente. Oggi hanno dato loro la sentenza sulla salubrità degli inceneritori.
Mario Andreini, presidente dell'associazione Toscana Miele non ha dubbi: “La salute delle nostre api, soprattutto di quelle che vivono nelle arnie di villa Cavanis, è migliorata da quando è stato chiuso l’impianto di Falascaia (Pietrasanta)”.



E’ una testimonianza che giunge dagli addetti ai lavori, che fa felici non solo gli ambientalisti ma anche tutti coloro che hanno una grande passione per le api, considerate vere e proprie sentinelle sulla strada della migliore qualità della vita. Al convegno dove parla Andreini è annunciata la presenza dell’onorevole Paolo Russo, presidente della Commissione agricoltura della Camera.
“Le api sono le sentinelle dell’ambiente: rispetto a due anni fa la situazione è nettamente migliorata ma dobbiamo fare ancora meglio”.
Il fenomeno degli apicoltori in Versilia è in costante aumento: per molti di tratta di un passatempo, sempre più interessante e anche oneroso.
Ma lo sviluppo dell'agricoltura e della sua qualità intrinseca non può che passare dallo stato dell'ambiente, dell'aria, dei suoli, delle acque.
L'anno scorso l'inceneritore di Pietrasanta è stato sequestrato per sversamento in due torrenti di diossine e metalli pesanti. Ha avvelenato chilometri di ruscelli che venivano utilizzati per irrigare le fitte coltivazioni presenti nella piana davanti alla spiagia della Versilia.
Non c'è ambiente sano dove è in attività un inceneritore.
Non per nulla la legge lo considera una industria insalubre di classe prima e ne vieta la costruzione in zone di alta vocazione agricola, sedi di marchi come Dop, Doc, Igp.
Chissà, forse ci siamo sbagliati e la food valley non è zona di qualità agricola elevata.
O forse si è sbagliato qualcun altro.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 aprile 2011
-394 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+312 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

venerdì 15 aprile 2011

Controlli e finzioni

Sempre più spesso al GCR viene chiesto se intende far parte di un comitato di controllo del costruendo inceneritore.
Come è possibile far parte di un comitato di controllo di un progetto completamente sbagliato, sotto tutti gli aspetti? Questa è la domanda che come Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse ci stiamo ponendo.



L’elenco dei motivi per cui non intraprendere la soluzione incenerimento, costruendo un impianto insalubre che peggiorerà di molto lo stato già grave del nostro ambiente è lungo.
Gli inceneritori pongono un rischio ambientale: le sostanze contaminanti emesse per via diretta o indiretta inquinano l’aria, il suolo e le falde acquifere.
Nonostante i moderni sistemi di abbattimento degli inquinanti riescano a limitare ma non abbattere completamente le dispersioni atmosferiche, molto spesso gli stessi inquinanti si ritrovano rilasciati in forma solida. La natura della maggior parte degli inquinanti emessi è tale da porre problemi anche a bassa concentrazione e la loro caratteristica di resistenza alla degradazione naturale ne determina un progressivo accumulo nell’ambiente.
Gli inceneritori pongono un rischio sanitario. Molti degli inquinanti emessi come le diossine e i furani sono composti cancerogeni e altamente tossici. L’esposizione al cadmio può provocare patologie polmonari ed indurre tumori all’apparato urinario e ai polmoni. Il mercurio è dannoso al sistema nervoso centrale ed è riconosciuto come possibile cancerogeno.
Gli inceneritori non eliminano il problema delle discariche. Nonostante la diminuzione di volume dei rifiuti prodotti, il destino delle ceneri e di altri rifiuti tossici prodotti da un inceneritore è comunque lo smaltimento in discarica per rifiuti speciali, ulteriori impianti costosi e pericolosi.
Gli inceneritori non risolvono le emergenze. La costruzione di un impianto di incenerimento richiede diversi anni di lavoro (almeno 4-6 anni) e pertanto non può essere considerato una soluzione all’emergenza rifiuti.
Gli inceneritori richiedono ingenti investimenti economici. Sono impianti altamente costosi, a bassa efficienza, che necessitano di un apporto di rifiuti continuo, in netta opposizione ad ogni intervento di prevenzione della loro produzione e riduzione del residuo.
Gli inceneritori disincentivano la raccolta differenziata. I due sistemi (raccolta differenziata e inceneritori) si fanno la guerra tra di loro, puntano entrambi ai materiali nobili, carta, plastica, A Brescia, dopo 10 anni di inceneritore, la Rd è sotto il 40%.
Gli inceneritori non creano occupazione. La costruzione e l’esercizio di un impianto determina un livello occupazionale inferiore al personale impiegato nelle industrie del riciclaggio dei materiali pubbliche e private che potrebbe offrire dai 200.000 ai 400.000 posti di lavoro nell’Unione europea. Per ogni occupato all'inceneritore se ne creano 15 nella raccolta differenziata domiciliare.
Gli inceneritori non garantiscono un alto recupero energetico. Il risparmio di energia che si ottiene dal riciclare più volte un materiale o un bene di consumo è molto superiore all’energia prodotta dalla combustione dei rifiuti.
Già in partenza il progetto di controllo degli inquinanti emessi dall’inceneritore di Parma è assolutamente inadeguato, nonostante l’enfasi utilizzata nel presentarlo.
Il problema non è solo nella verifica dell'aria che uscirà dal camino, ma è fondamentale attuare un piano di monitoraggio anche sulle matrici animali, suoli e su sangue umano prima dell'accensione e poi a distanza di un anno e a due anni dall'accensione del forno, su un campione rappresentativo della comunità, raffrontato ad un punto bianco (lontano da emissioni nocive).
Il Gcr continua la sua battaglia per spegnere l'impianto anche prima che lo si accenda, lo farà come associazione di cittadini, come lo hanno fatto a Pietrasanta, dove sono riusciti a mettere i sigilli ad un impianto simile a quello di Parma, ma molto pericoloso, nonostante tutte le rassicurazioni che erano state date a suo tempo dagli organi competenti.
L’impianto di Pietrasanta, uno dei tanti sequestrati in Italia, era stato rinnovato secondo le così tanto acclamate B.A.T. (Best Available Technologies) solo nel 2007, ricevendo anche la certificazione in accordo con la norma di riferimento MSR 1999:2 pubblicata da Swedish Environmental Management Council, è stato chiuso per sversamento di diossine (14 volte oltre i limiti di legge) solo 1 anno dopo la segnalazione.
Parma deve cambiare strategia, fare una svolta positiva per dare una speranza di futuro ai suoi concittadini.
Abbandonare la finzione e guardare in faccia alla realtà.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 15 aprile 2011
-387 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+319 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

lunedì 11 aprile 2011

Le diossine al tempo di Moniter

Le diossine sono una famiglia di sostanze che comprende alcune delle molecole più pericolose per la salute umana.
La stragrande maggioranza delle diossine presenti nell’ambiente è un sottoprodotto di processi chimici industriali quali l’incenerimento delle plastiche contenenti cloro e la produzione di pesticidi clorurati.
Mentre quasi tutti i pesticidi di questo genere sono stati ormai messi fuori legge in quanto soggetti a divieto d’uso, per quanto riguarda l’incenerimento delle plastiche che producono le diossine molto tossiche e persistenti nell’ambiente, niente si è ancora fatto.



Invece di vietare l’incenerimento delle plastiche che producono diossine lo Stato fissa dei limiti di legge all’emissione che l’impianto insalubre è tenuto a rispettare. Tali limiti sono molto bassi perché la comunità scientifica internazionale non ha dubbi sulla natura cancerogena delle diossine e sull’effetto tossico che esse hanno sul sistema endocrino e sui seri problemi che possono provocare alla riproduzione e allo sviluppo.
Peccato che tali limiti di legge siano di dubbia efficacia se si tratta di proteggere la salute delle persone.
Le diossine infatti sono altamente persistenti nell’ambiente e insolubili nell’acqua. ma solubili nei grassi, così finiscono per accumularsi nelle carni degli animali, nelle uova e nel latte consumate della popolazione. in quantità assai maggiori di quelle rilevate all’emissione.
L’ultimo accumulatore delle diossine siamo noi e su di noi si realizzano gli effetti tossici e cancerogeni.
L'Emilia-Romagna ha finanziato con 3 milioni di euro un progetto di studi chiamato Moniter.
Una spesa imponente che non include però nessuno dosaggio sulle matrici ambientali (carni, suoli, latte materno), metodologia che davvero ci direbbe lo stato delle cose e della salute della nostra popolazione e del nostro ambiente.
In regione oltre al costruendo inceneritore di Parma ci sono già 8 inceneritori funzionanti che sono passibili d’indagine, si penserebbe allo scopo di salvaguardare la salute della popolazione.
La finalità del progetto Moniter è invece un’altra.
Prendendo in analisi uno stralcio degli studi già portati a termine definito “sulla natalità” sorge spontanea la domanda se lo scopo reale del progetto non sia in realtà sostenere che gli impianti d’incenerimento di rifiuti non sono dannosi per la salute umana.
Dal punto di vista scientifico questo approccio fa una grande differenza. Se io volessi salvaguardare la salute della popolazione analizzata, sapendo che le diossine sono responsabili di gravi alterazioni dell’attività enzimatica - che si ripercuote sul metabolismo di molti ormoni sessuali determinando infertilità nell’individuo -, andrei a ricercare i casi di infertilità o di riduzione della fertilità nelle popolazioni esposte alle emissioni.
Invece Moniter esclude tutti i casi di ricorso alla procreazione assistita con la scusa che non sono “naturali” e quindi possono dar luogo a situazioni sanitarie complesse per i nascituri.
Se io volessi salvaguardare la salute della popolazione, sapendo che le diossine provocano gravissimi danni al feto e di conseguenza mortalità prenatale, prenderei in considerazione tutti i concepimenti nell’area esposta alle emissioni per verificare che non ci sia un tasso maggiore di aborti spontanei e terapeutici decisi a causa di gravi malformazioni.
Invece Moniter decide di analizzare solo i nati, i sopravvissuti verrebbe da dire, di fatto escludendo tutti gli eventi più gravi che hanno provocato la morte pretermine dei nascituri.
Infine lo studio, nonostante la cura messa nella ricerca di far risultare tutto innocuo, mostra un dato significativo nel tasso di bambini nati in anticipo e quindi soggetti a maggior rischio sanitario. I responsabili del progetto Moniter si affrettano a comunicarci che tale parte dello studio verrà ripetuto, suppongo fino a ché non darà un risultato che piace alla regione.
In conclusione ci aspetteremmo l’insorgere della comunità scientifica, a difesa della propria competenza e serietà, per sottolineare tutti questi aspetti e queste impostazioni metodologiche che mettono in serio dubbio l'affidabilità dei risultati ottenuti.
Invece tutto tace.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 11 aprile 2011
-391 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+315 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

domenica 10 aprile 2011

Plastiche inalienabili

Concordiamo con Bernazzoli quando afferma che le “garanzie sulla salute sono un diritto inalienabile di tutti i cittadini”.
Il presidente della provincia di Parma rispondeva ad una nostra nota di ieri sui controlli ambientali delle emissioni dell'inceneritore in costruzione a Ugozzolo, dove si sottolineava l'esigenza di monitorare le diossine sui suoli, perché è lì che nascerà il problema maggiore a seguito dell'accensione del forno.


un impianto ad estrusione

Molti cittadini ormai sanno che le diossine vengono prodotte principalmente dalla combustione delle plastiche clorurate, che proprio perché hanno questa molecola tra gli ingredienti, tendono ad emettere sostanze cancerogene pericolose per la salute.
Tutti sanno anche che la prevenzione è ritenuta la migliore medicina per la salute ed anche nel caso delle diossine il sistema migliore per evitarle sarebbe proprio quello di non bruciare la plastica.
Ora facciamo una domanda semplice semplice al presidente Bernazzoli, che giudica inalienabile il diritto alla salute.
Visto che le plastiche fuori dal circuito Conai sono riciclabili al 100% con il sistema ad estrusione, e generano anche un guadagno, perché non imponiamo a Iren di evitare la loro combustione, orientando questo flusso ad un impianto di questo tipo?
Il costo di un estrusore lo conosciamo, 5 milioni di euro, e ci sono esperienze in atto in diverse parti d'Italia che funzionano e danno risultati sorprendenti, reimmettendo nei circuiti produttivi plastiche altrimenti non recuperabili dai circuiti tradizionali del Corepla, il consorzio che si occupa del recupero degli imballaggi plastici.
La direttiva europea 98/2008 considera la prevenzione il primo approccio gerarchico alla gestione dei rifiuti e togliere le plastiche dall'indifferenziato sgraverebbe le amministrazioni, e di conseguenza anche i cittadini, anche di costi che sarebbe trasformati in guadagni.
Meno indifferenziato si produce, meno costi ci sono per il suo smaltimento.
Lapalissiano, no?
Torniamo alla domanda semplice semplice.
Perché bruciare la plastica invece che riciclarla?
Possiamo sperare tutti che l'inalienabile diritto alla salute sia reso concreto nei fatti?
Possiamo avere una risposta chiara?
Perché produrre diossina se si può evitare in modo così semplice?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 10 aprile 2011
-392 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+314 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?