sabato 17 novembre 2012

Veleni nel cemento, interviene l'Ue


Dopo la denuncia trevigiana l'Europa ricorda l'obbligo di informazione

Dopo il caso della diossina trovato nei muri di un'abitazione a Musestre (TV) e la denuncia in Europa di Andrea Zanoni sulla composizione dei cementi utilizzati nelle costruzioni, ecco la risposta del Commissario Ue all'Ambiente: il consumatore deve essere informato.



Zanoni: “L'Ue deve andare verso una più rigorosa legislazione di cosa viene effettivamente bruciato nei cementifici. Nella struttura di Pederobba (TV) si bruciano ogni anno tonnellate di pneumatici”
“Entro aprile 2014 la Commissione valuterà la necessità specifica di informazioni sulle sostanze pericolose contenute nei prodotti da costruzione, incluso il cemento, e vaglierà l’opportunità di estendere ad altre sostanze l’obbligo di informazione”.
Questa è la risposta del Commissario Ue Janez Potočnik ad Andrea Zanoni, eurodeputato IdV e membro della commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo.
Zanoni aveva presentato un'interrogazione alla Commissione dopo il caso avvenuto a Musestre (frazione del comune di Roncade in provincia di Treviso) di una cittadina, che per un contenzioso legale contro un fornitore e un produttore di cemento, aveva fatto eseguire cinque perizie sulla propria abitazione che avevano rilevato nel cemento utilizzato diossine e metalli pesanti.
“L’articolo 11 del regolamento CE n.1272/2008 stabilisce che è necessario tenere conto di ogni impurità, additivo o singolo costituente identificato. Qualora il cemento, a causa del suo processo di produzione, contenga sostanze pericolose in quantità tale da classificarlo come pericoloso, l’etichetta deve indicare i rischi identificati”, scrive Potočnik.

Zanoni: “Il problema è che nei cementifici si brucia di tutto e perciò nei cementi potenzialmente finisce di tutto, comprese sostanze dannose per la nostra salute come già successo in una abitazione di Musestre in provincia di Treviso. Prendiamo il caso della struttura di Pederobba, dove la Provincia di Treviso ha autorizzato un’attività sperimentale di co-incenerimento di un ingentissimo quantitativo di pneumatici pari alla metà di quelli che ogni anno vengono bruciati in Italia. Come risultato queste sostanze pericolose non solo vengono emesse in atmosfera ma finiscono addirittura nei cementi prodotti che servono poi a costruire i nostri luoghi di vita e lavoro abituale, come case, uffici, ospedali e scuole”.
L'Eurodeputato precisa che “in generale tra il materiale incenerito per produrre energia, troviamo rifiuti come quelli urbani, farine e grassi animali, plastiche, gomme, pneumatici usati, fanghi da depurazione e rifiuti pericolosi come oli usati, emulsioni oleose, solventi non clorurati. Inoltre troviamo anche innumerevoli rifiuti derivanti da impianti di combustione (ceneri), da impianti siderurgici (scorie, terre di fonderia, polveri, fanghi) e dall’industria chimica (gessi, fanghi, ecc.)”.
Per questo Zanoni invita “le autorità italiane competenti a fare approfondite verifiche sull'obbligo di indicazione in etichetta per questi cementi” e auspica che “la Commissione europea  conduca nel modo più scrupoloso possibile l'analisi delle informazioni su queste sostanze pericolose,  estendendo a tutte le sostanze tossiche l’obbligo di informazione”.

BACKGROUND
La produzione di cemento è disciplinata dalla direttiva 2008/1/CE sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento. Gli impianti che rientrano nel campo di applicazione di tale direttiva devono operare in conformità di autorizzazioni rilasciate dagli Stati membri che includano i valori limite di emissione basati sulle migliori tecniche intese ad evitare oppure, qualora non sia possibile, a ridurre le emissioni. Anche la direttiva 2000/76/CE sull’incenerimento dei rifiuti si applica ai cementifici che utilizzano rifiuti come combustibile e stabilisce determinati obblighi in merito alle condizioni di esercizio e alla gestione dei residui.
Il regolamento (CE) n.1272/2008 relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele si applica al cemento e alle miscele che contengono cemento. Inoltre ai cementi nelle miscele di cemento si applicano elementi supplementari dell’etichetta per il tenore di cromo solubile (VI).
Zanoni ha presentato l'interrogazione sulle sostanze tossiche che finiscono nei cementifici dopo il caso avvenuto a Musestre (frazione del comune di Roncade in provincia di Treviso) di una cittadina, che per un contenzioso legale contro un fornitore e un produttore di cemento, aveva fatto eseguire cinque perizie sulla propria abitazione che avevano rilevato nel cemento utilizzato diossine e metalli pesanti.
Lo scorso settembre Zanoni ha presentato anche un'interrogazione alla Commissione europea per  chiedere la verifica del rispetto delle direttive Ue sulla tutela dell'aria e della salute a Pederobba (TV) anche alla luce dell'impatto ambientale del locale cementificio.

Andrea Zanoni

IL CASO PARMA
A Parma Iren intende avviare l'inceneritore ad inizio 2013.
Ma tra i tanti misteri anche quello delle ceneri rimane insoluto.
Ogni anno l'inceneritore di Parma  produrrà 40 mila tonnellate di scorie e non sappiamo dove le si intendano mandare.
I cittadini avrebbero diritto a sapere tutto del forno.
Lo aveva sancito anche il consiglio comunale che aveva dato il via libera alla localizzazione dell'impianto ad Ugozzolo, clausola che era parte integrante dell'accordo con Iren.
Non se ne sa nulla, come non si conosce a tutt'oggi il piano economico finanziario.
IL CASO EFSA
Poniamo oggi un quesito importante e legato alla tematica.
Sappiamo che a Parma è stato costruito di recente il palazzo dell'Efsa, un edificio monumentale di cemento armato.
Di quale cemento stiamo parlando?
Conosciamo di cosa sia fatto?
Contiene scorie da impianti di incenerimento?
E' stata testata la qualità e il potenziale di rilascio del materiale di costruzione?
Ci piacerebbe avere chiarezza anche su questo punto.
E non sarebbe male che gli stessi dipendenti dell'Efsa lo pretendessero.
Per la loro salute.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 17 novembre 2012

Sono passati
45
Giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren
85
Giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani
901
Giorni dalla richiesta del piano economico finanziario dell'inceneritore
195
Giorni dalla data prevista di accensione dell'inceneritore di Parma
180
Giorni dal voto amministrativo che ha fatto vincere il no all'inceneritore


venerdì 16 novembre 2012

Chemin de force


Cosa ci porta Babbo Provincia?

Iren corre per chiudere la partita inceneritore di Parma ed avviare la macchina all'inizio del 2013.
Fedele compagno di Iren la Provincia di Parma che chiede alla Conferenza dei Servizi di sbrigare la pratica dell'autorizzazione in 2 giorni lavorativi.
La stessa Provincia che nicchia e risponde con la velocità del bradipo quando il Comune di Parma chiede lumi sulla pratica rifiuti.
Tutti trafelati per dribblare il 30 novembre, quando il tribunale del riesame dirà la sua sul ricorso del procuratore La Guardia al rifiuto del Gip di sequestrare il camino dei misteri.
La Provincia, nei suoi ultimi giorni di esistenza per come fin qui l'abbiamo conosciuta vuole mettere il sigillo a questa storia infinita, nata male e proseguita peggio.
Ci vuole fare il regalo di Natale.



Contro il volere della popolazione di Parma, alla quale è stato negato il referendum da tutto il consiglio comunale della scorsa legislatura, contro le prospettive di sviluppo della raccolta differenziata, contro l'indirizzo ormai chiaro della Comunità Europea, che vede nel 2020 il termine ultimo oltre il quale sarà vietato bruciare.

Si vuole dar fuoco alle polveri, eppure tante zone buie rimangono intatte.
Non conosciamo le tariffe che saranno applicate ai cittadini, ma sappiamo già che il risparmio era solo un spot, pagato tra l'altro da noi, a favore del progetto di Ugozzolo.
Non conosciamo il piano economico finanziario dell'inceneritore, ma dalle poche slide si è capito che brucerà sempre la stessa quantità di rifiuti, con tanti saluti alla raccolta differenziata spinta.
Non conosciamo il motivo per cui non sono state presentate anche alternative a freddo per la gestione dei rifiuti, le stesse che Reggio Emilia sta implementando dopo la chiusura definitiva dell'inceneritore locale.
Non conosciamo la procedura di collaudo visto che la Provincia si rifiuta di far entrare nella commissione un componente del comune di Parma, tanto, dice Castellani, tutto procede benissimo, e noi ci dobbiamo fidare ciecamente.
Non conosciamo la procedura di controllo delle emissioni e soprattutto se ci sarà un organo terzo che possa garantire i cittadini verso i rischi che i dati siano taroccati come già capitato in tante altre realtà del Paese, ultima della serie la nube tossica dell'inceneritore di Brescia (agosto 2012).
Che onore per la Provincia, per Bernazzoli e Castellani in particolare, essere ricordati per coloro che regalarono a Parma, per il Natale del 2012, l'inceneritore dei veleni.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 16 novembre 2012

Sono passati
44
Giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren
84
Giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani
900
Giorni dalla richiesta del piano economico finanziario dell'inceneritore
194
Giorni dalla data prevista di accensione dell'inceneritore di Parma
179
Giorni dal voto amministrativo che ha fatto vincere il no all'inceneritore


giovedì 15 novembre 2012

Inceneritore di Vercelli, rianimazione forzata


Iren ha parlato, la disputa è conclusa

Società Futura: "E’ l’ennesima rapina di diritti dei cittadini. Si brucia solo per interesse"

Roma locuta causa finita, ovvero Roma ha parlato e la disputa è conclusa.
Possiamo applicare questa massima latina al caso inceneritore e dire “Iren dispone, il dibattito è concluso”.



E’ assurdo, infatti, che dopo tutto quello che si è appreso sull’inceneritore di Vercelli, la Giunta comunale, con la complicità di Atena Spa (e utilizzando come palo il Pd), si accinga a compiere l’ennesima rapina di diritti dei cittadini, senza tener in alcun conto i desideri espressi dagli abitanti del territorio. Con la scusa oscena e di dubbio gusto, per l’evidente strumentalizzazione che ne è alla base, di voler salvare i posti di lavoro degli addetti alla stufa, Corsaro permette ad Atena di creare, in società con Iren (chissà con quale proporzione di quote sociali o di azioni….), una nuova azienda per gestire l’inceneritore sino al 2015. Il problema, però, è che tutta la procedura parte nell’esclusivo interesse di Iren, che, a nostro sommesso parere, finge di correre responsabilmente in aiuto al Comune di Vercelli, ma in realtà utilizza il nostro territorio esclusivamente per soddisfare i propri interessi. Schiavi nei propri domini. Che triste fine per la Giunta del fare.

Fare cosa poi? In questi anni, infatti, l’avvocato Corsaro e i suoi assessori/apostoli (prima 12 oggi 10) hanno fatto ben poco per l’interesse generale e per i cittadini. Forse altri soggetti ben più potenti possono continuare a ringraziare e a benedire il loro impegno, ma noi no. Sicuramente no… Ed anche sulla questione inceneritore si conferma la linea di subalternità ad interessi che non sono quelli della città.
In via Asigliano esiste un impianto altamente inquinante, vecchio, pieno di criticità, spesso fermo per rotture, al centro di un’indagine giudiziaria e da bonificare. L’Arpa di Vercelli, organo tecnico e di controllo della pubblica amministrazione, in una sua recente relazione, sostiene che l’impianto non risulta strutturato per garantire un’elevata flessibilità e, di fatto, suggerisce di spegnere la macchina se non si risolvono grossi problemi legati al controllo degli inquinanti che si producono bruciando rifiuti incompatibili con le caratteristiche dell’inceneritore stesso.
Non ci sono abbastanza rifiuti da bruciare e ci costerebbe molto meno conferire l’indifferenziato ad una discarica. Un’Amministrazione “normale” chiuderebbe la caldaia e assorbirebbe i lavoratori nella raccolta differenziata.
Questo in una situazione normale.
Invece la realtà, nel mondo virtuale degli interessi del mercato, è diversa. L’Amministrazione comunale, infatti, calpesterà gli interessi ed i diritti dei Vercellesi per permettere ad Iren di tenere aperto il mostro e di servirsene.
La cosa grave è che queste novità le apprendiamo dai giornali, che pubblicano, senza manifestare un minimo di critica (questo è giornalismo?), le veline fornite da Atena e non dalle cronache di un dibattito in Consiglio comunale. Le veline, peraltro, riportano notizie incredibili. La prima: i tecnici di Iren e di Atena ispezionano l’impianto e in quattro righe liquidano la relazione dell’Arpa, la perizia tecnica del Consulente del Tribunale di Vercelli, anni di problemi, decine di guasti e quintali di segnalazioni inviate alla Procura ed agli uffici competenti. Sorvolano sulla questione bonifica e dicono: facciamo un tagliando al motore e via.
Dracula che ispeziona la banca del sangue: la situazione della struttura è critica, ma le sacche di sangue sono conservate perfettamente. Evviva!
Tecnici imparziali e non coinvolti, se pur dipendenti o consulenti di Iren e di Atena (particolare irrilevante) dichiarano che l’inceneritore è un gioiello della tecnologia. Si, è vero, è un po’ vecchiotto, probabilmente quasi al collasso, ma la “manutenzione è stata costante a eccezione dell’ultimo periodo”, ed il gestore sostiene che l’aria emessa dal camino è migliore di quella che si respira al Sestriere, quindi che problemi ci sono?
Nessuno. Quindi, alla faccia di quel che sostiene il dottor Cuttica di Arpa, il mandante Iren incarica l’esecutore Atena di chiedere la volturazione dell’AIA e di chiedere alla Provincia di ampliare le tipologie di rifiuti da incenerire. Che tipo di rifiuti? Lo sa il dottor Vantaggiato della Provincia di Vercelli che prende tempo prima di consegnare al Consigliere Rossi la lettera ricevuta da Atena. Perché servono così tanti giorni per consegnare una fotocopia ad un amministratore pubblico che, in base alle legge, avrebbe dovuto avere il documento immediatamente? Forse Vantaggiato, il segretario della Provincia e l’assessore (è ancora in carica) ce lo spiegheranno un giorno….
Ma questo è contorno. La sostanza è che l’unico problema per chi fa business è quello di bruciare 70.000 tonnellate di (consentiteci e scusateci) merda in quel pericoloso impianto, alla faccia della salute dei cittadini e della salvaguardia dell’ambiente.
Certo, non chiudere il forno, per ora, evita il collasso finanziario di Atena e del Comune, ma rimanda un problema che prima o poi scoppierà, gravando ulteriormente prima sulla salute e sulla sicurezza dei nostri figli, poi (cornuti e mazziati) sulle nostre tasche.
Ma cosa lo diciamo a fare ai rappresentanti della nostra classe dirigente, quella vera, quella esterna alle istituzioni, che governa da almeno cinquanta anni il nostro territorio, esercitando la sua influenza sia sulle Giunte di destra che di sinistra e che ormai ha l’età media dei nostri nonni? Ormai possono solo ragionare sul dopodomani e non sul lungo termine. Probabilmente anche a trent’anni il loro orizzonte era già limitato all’interesse immediato e, si sa, con l’età si può solo peggiorare.
Fatturato, interessi, potere, problemi di bilancio: sono queste, probabilmente, le leve che muovono anche su questo fronte politici e imprese, peraltro, ahinoi, pubbliche e quando in ballo ci sono questi interessi il cittadino è in netto svantaggio.
Ma noi non molliamo, pur sapendo che la città in questa lotta è da sola contro tutti e che, soprattutto, l’intera classe politica è un avversario. Lo è il centrodestra i cui esponenti, su questa vicenda, lavorano con Iren o si limitano ad alzare la manina nelle amministrazioni. Ma lo è anche il centrosinistra, soprattutto il Pd, che si impegna in battaglie di facciata, ma prive di sostanza e che, quando occorre un impegno vero, latita e si distrae.
Ogni volta che ci pensiamo ci ritorna in mente un ritornello della pubblicità: dove c’è Iren c’è casa. Suonava così?
Nel prossimo post ulteriori aggiornamenti.

Società Futura

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 15 novembre 2012

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899
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178
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martedì 13 novembre 2012

Rifiuti, crolla lo smaltimento

Inceneritori a rischio in Lombardia Paola D'Amico Corriere della Sera Crolla la “produzione” di rifiuti urbani. E, assodato che i rifiuti oggi hanno un valore economico (non è un caso se c’è chi sottrae carta e cartone alla raccolta differenziata ufficiale) c’è chi teme per il futuro dei forni inceneritori.

 

 Cristina Stancari, assessore provinciale all’Ambiente, anticipa le osservazioni al nuovo piano rifiuti della Regione, che sarà consegnato entro fine gennaio, e spiega che “per la prima volta abbiamo fatto una revisione incontrando gli operatori del circuito della raccolta differenziata e del riciclo. Migliora la raccolta differenziata ma al tempo stesso i volumi sono in calo vertiginoso. Non dal 2011. Il trend è una costante dal 2009. Ed è uno dei marcatori più evidenti della crisi. Dal calo globale dei rifiuti, però, potrebbe derivare un problema di gestione degli impianti di incenerimento. Come Provincia vogliamo garantirne l’efficienza”. Il consumatore è più attento. Il dato sugli “ingombranti” (frigo, tv, mobilia) segna un meno 10 per cento. Meno tv abbandonate per strada, dopo la sbornia del decoder? Ma segno meno (-11% rispetto al 2010) è anche alla voce “spazzamento stradale”: meno carte e cartacce nelle strade. Il dato riguarda la metropoli e l’hinterland, per un totale di quasi quattro milioni di abitanti. “I principali elementi derivanti da una prima lettura dei dati di produzione rifiuti relativi al 2011 — aggiunge l’assessore Stancari—confermano un andamento decrescente generalizzato, fenomeno che si ripropone ormai costantemente, e dovuto alla grave crisi economica in atto, sia sui rifiuti totali (-2,8%) che su tutte le principali categorie analizzate: è al -0,8 per cento la raccolta differenziate (Rd), al -3,7% il sacco nero/trasparente (Rsu). Nonostante il calo in percentuale assoluta delle quantità raccolte in modo differenziato, la differenziata cresce del più 1,8%, portando il risultato dal 46,27% al 47,10%. E questo è dovuto, oltreché alla consolidata sensibilità dei nostri cittadini anche al decremento del rifiuto indifferenziato (sacco nero, Rsu)”. L’ultimo piano provinciale prevedeva un aumento importante dei rifiuti. Tanto che nel 2009, a quindici giorni dalle elezioni provinciali, prendeva corpo la società voluta dall’allora presidente uscente Penati per realizzare un nuovo termovalorizzatore in provincia. Si chiamava Anema, Azienda Nord Est Milano ambiente, una newco promossa dalla Provincia attraverso la sua holding Asam e da Core spa. Lo slogan di battaglia era il raggiungimento dell’autosufficienza nello smaltimento. Il nuovo termovalorizzatore, a cominciare dal sito dove realizzarlo (Nord, parco Sud…), per finire con le marce popolari “contro”, ha tenuto banco nei dibattiti a destra e a sinistra. Una mano nella direzione dell’autosufficienza l’ha data la crisi, un’altra la raccolta differenziata ben fatta. Il nuovo forno è svanito dai programmi e dagli slogan. La parola d’ordine ora è “tutelare la funzionalità dei forni e degli altri impianti esistenti in provincia”. Stancari è chiara: “Non sono regolamentate le tariffe. Non si può correre il rischio che in una corsa all’accaparramento dei rifiuti da bruciare i nostri impianti di Trezzo, Silla, Sesto vadano in crisi”.
Paola D’Amico

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 13 novembre 2012
Sono passati
41 Giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren
81 Giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani
897 Giorni dalla richiesta del piano economico finanziario dell'inceneritore
191 Giorni dalla data prevista di accensione dell'inceneritore di Parma
176 Giorni dal voto amministrativo che ha fatto vincere il no all'inceneritore

Inceneritori, una scelta sbagliata. Ovunque sia fatta.

Gcr? No, Fare Verde onlus www.fareverde.it In Italia manca del tutto una politica per la riduzione a monte dei rifiuti e la raccolta differenziata non ha ancora raggiunto i risultati che si possono realmente ottenere.

 

 Per questo, Fare Verde ritiene che, soprattutto al Centro-Sud, in assenza di raccolta differenziata, la scelta impiantistica dell’incenerimento rischia di capovolgere la scala di priorità fissata della Comunità Europea e basata su riduzione (prevenzione), riuso, riciclaggio, incenerimento, smaltimento in discarica. Nel mio cortile e in quello degli altri, solo riduzione e riciclaggio. In Italia esistono diversi amministratori locali e comitati contro la costruzione di nuovi inceneritori o la realizzazione di nuove discariche. Spesso questi cittadini che difendono il loro territorio da scelte dissennate vengono accusati di “sindrome NIMBY” (Not In My Backyard – Non nel mio cortile) per dire che si oppongono ad un impianto non perché non lo giudicano valido, ma solo perché non lo vogliono nel loro territorio. Fare Verde ritiene che l’opposizione alla realizzazione di nuove discariche e nuovi inceneritori debba avere un orizzonte più ampio ed allargarsi a tutto il territorio nazionale. Deve essere la battaglia di cittadini convinti che ci sono altre soluzioni per gestire i rifiuti. Cittadini pronti a cambiare il loro stile di vita per evitare la realizzazione di discariche ed inceneritori, non solo nel loro cortile. Tuttavia, l’informazione su alcune soluzioni come il compostaggio, la riduzione dei rifiuti, il trattamento meccanico- biologico della frazione residua in un ciclo virtuoso di gestione dei rifiuti è molto scarsa. Sono pochissimi a conoscere i modernissimi pannolini lavabili, la maggior parte delle persone è ancora convinta che l’acqua minerale in bottiglia sia meglio di quella del rubinetto, sono ancora pochi quelli che fanno compostaggio domestico, c’è ancora un consumo sconsiderato di prodotti usa e getta… Fare Verde è contraria alla costruzione di nuovi impianti di incenerimento per diversi motivi. Distruggono risorse preziose non rinnovabili come la plastica ottenuta dal petrolio, metalli e vetro ottenuti da minerali. Disincentivano la raccolta differenziata e il riciclaggio: gli impianti di incenerimento sono sempre progettati in modo da essere sovradimensionati rispetto alle esigenze del territorio e per funzionare in modo economico hanno bisogno di grandi quantità di rifiuti da bruciare. Ciò rappresenta un rischio concreto che i rifiuti prendano la strada della distruzione invece che quella del recupero e del riciclaggio: bruciare può essere più “comodo” che differenziare e riciclare. Non eliminano il problema delle discariche: i rifiuti urbani inceneriti si trasformano in ceneri e polveri trattenute dai filtri da smaltire in discariche speciali con costi più elevati e maggiori rischi ambientali; non risolvono il problema energetico: il riciclaggio dei materiali consente un risparmio energetico di gran lunga superiore all’energia prodotta dagli impianti di incenerimento. La plastica è l’unico materiale che conviene bruciare a causa del suo elevato potere calorifico (è come bruciare petrolio) e dello scarso valore dei materiali recuperati (la plastica si può riciclare una volta sola a differenza della carta, del vetro e dei metalli). Ma la plastica rappresenta solo il 10% dei rifiuti che produciamo e può essere drasticamente ridotta! Non risolvono l’emergenza rifiuti: la costruzione di un inceneritore richiede (inclusi gli iter autorizzativi) circa 4 anni, la realizzazione di un sistema di raccolta differenziata spinta con percentuali di recupero superiori al 60% richiede poco più di un anno, la riduzione a monte dei rifiuti è ancora più immediata: se tutti cominciassimo da subito a bere acqua di rubinetto eviteremmo la produzione di 6 miliardi 250 milioni di bottiglie di plastica da 1,5 litri all’anno (188 litri a testa per 50 milioni di abitanti)!; Non creano occupazione: per gestire impianti altamente automatizzati come gli inceneritori occorre un numero di persone infinitamente inferiore a quelle necessarie per gestire la raccolta differenziata spinta, il recupero e il riciclaggio dei materiali. Inquinano produzioni agricole di qualità: l’Italia si contraddistingue a livello mondiale per le proprie produzioni agricole di qualità. Gli inceneritori emettono fumi che, per quanto controllati, inquinano il territorio e compromettono la qualità delle produzioni agricole. Per questo anche associazioni di categoria come Coldiretti sono contrarie all’incenerimento. Una particolare forma di inquinamento è quella delle polveri ultrasottili emesse dagli inceneritori di più recente concezione: polveri tanto sottili da non poter essere fermate da alcun filtro e ancora più pericolose ed insidiose proprio a causa delle loro ridotte dimensioni. Questi impianti contribuiscono al riscaldamento del pianeta: gli inceneritori sono forni che producono anidride carbonica, uno dei gas responsabili del riscaldamento del Pianeta e degli stravolgimenti del clima. ricordiamo che l’Italia è già in ritardo sul raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto per la riduzione dei “gas serra” e… gli inceneritori non aiutano.
Fare Verde onlus

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 13 novembre 2012
Sono passati
41 Giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren
81 Giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani
897 Giorni dalla richiesta del piano economico finanziario dell'inceneritore
191 Giorni dalla data prevista di accensione dell'inceneritore di Parma
176 Giorni dal voto amministrativo che ha fatto vincere il no all'inceneritore

Reggio Emilia, un calcio all'acqua

Si scrive acqua, si leggeva democrazia Le mozioni di iniziativa popolare depositate in Municipio lo scorso 5 ottobre dal Comitato Acqua Bene Comune sono state respinte dalla presidente del Consiglio Comunale, Emanuela Caselli. Due delle tre mozioni firmate da più di 1500 cittadini di Reggio Emilia non saranno discusse in Sala del Tricolore. La motivazione? Una questione formale, un giudizio sulla forma in cui sono stati scritti i testi, che rende irricevibile la richiesta di una discussione popolare sul tema dell'acqua. A dare questo parere, come prevede il regolamento, è il Segretario Comunale, Domenico Rebuttato. Le tre mozioni su cui si abbiamo raccolto le firme da inizio settembre riguardano la gestione del servizio idrico a Reggio Emilia. Dall'anno scorso infatti è scaduto l'affidamento del ramo idrico della nostra città a IREN spa. Si tratta dunque di prendere una decisione sul futuro dell'acqua. Una decisione che non può prescindere il coinvolgimento dei cittadini. Partendo dal risultato referendario del 2011, in cui Reggio ha fatto la parte del leone in termini di votanti, i cittadini chiedono che l'acqua venga riconosciuta come bene comune privo di rilevanza economica, che venga creata un'azienda speciale interamente pubblica per la gestione dell'acqua a Reggio Emilia e che si fermi ogni ipotesi di ulteriore fusione con altre multiutilities (il caso grande multiutility del Nord). Queste ultime due richieste sono esattamente il contenuto dei due testi respinti dalla presidente del Consiglio Comunale. Ricapitolando: i cittadini presentano tre mozioni di iniziativa popolare, il Segretario Comunale dà un parere negativo sulla forma di due di questi testi e la Presidente del Consiglio Comunale li dichiara dunque irricevibili. Fin qui niente di strano, semplicemente un'attuazione del regolamento. Niente di strano se non fosse che due mesi prima, esattamente il 5 settembre il Comitato aveva chiesto un appuntamento al segretario Rebuttato nel suo ufficio (dunque in modo ufficiale) proprio per sottoporgli i testi su cui stava per partire la raccolta firme. Volevamo, da cittadini, avere la certezza di non compiere errori formali proprio per non finire nella situazione che è stata creata in questo momento. Diciamo “è stata creata” perché il segretario comunale ci aveva dato sue precise indicazioni su come scrivere i testi in modo che fossero formalmente ricevibili. Indicazioni che abbiamo seguito alla lettera. A questo punto quindi ci chiediamo come sia possibile tutto questo. Cosa è cambiato in due mesi da rendere una richiesta dei cittadini formalmente irricevibile, dopo che questa è stata scritta seguendo le stesse indicazioni fornita da chi poi l'ha ritenuta scorretta. Forse proprio il fatto che si stava creando il clima giusto per discutere finalmente con i cittadini del futuro dell'acqua a Reggio Emilia. Ancora una volta infatti abbiamo messo in campo una campagna trasversale, rivolta a tutti. Abbiamo raccolto le firme in piazza con i banchetti, le abbiamo raccolte all'ingresso della festa nazionale Democratica, davanti alle parrocchie, nelle feste di quartiere. Abbiamo passato un mese a fare incontri “politici” tra le varie sedi di partito per parlare con i consiglieri comunali e i dirigenti. Ci siamo spesi per costruire un percorso dal basso e realmente democratico di discussione su un tema così cruciale (da non dimenticare infatti che è scaduto l'affidamento ad IREN per la gestione del servizio idrico a Reggio Emilia). E questo è il risultato. Una stroncatura calata dall'alto utilizzando motivazioni formali per arrestare qualsiasi possibilità di discussione democratica e aperta alla cittadinanza. Tra l'altro la bocciatura delle due mozioni era assolutamente evitabile: il parere del segretario comunale non è vincolante quindi il presidente del consiglio comunale poteva benissimo decidere di proseguire verso il consiglio comunale aperto alla partecipazione dei cittadini. Quello che invece viene proposto nella nota che abbiamo ricevuto, in cui viene annunciato il respingimento dei due testi, è che qualche consigliere comunale decida di presentare a nome dei cittadini le mozioni, rendendole però ordini del giorno, ovvero atti politici molto meno vincolanti. Ci si sottrae al confronto con i cittadini per poi così bocciare il testo presentato dai consiglieri, e tanti saluti alla partecipazione democratica. Da sempre il motto che ci accompagna è “Si scrive acqua, si legge democrazia”. Ancora una volta capiamo quanto sia vero, quanto la discussione sui beni comuni debba essere una delle basi della nostra vita democratica di comunità. E quanto una partecipazione dal basso dei cittadini su queste scelte faccia paura alle nostre istituzioni. Come cittadini di Reggio Emilia quindi chiediamo che le mozioni presentate vengano formalmente accettate e quindi discusse come mozioni popolari, presentate dai cittadini in Consiglio Comunale. La democrazia non è un valore negoziabile, i cittadini non possono essere messi da parte per un cavillo burocratico creato ad hoc. Proprio per questi motivi domani, lunedì 12 novembre, alle ore 18 il Comitato Acqua Bene Comune dà appuntamento a tutti i cittadini davanti al Municipio di Reggio Emilia per una riunione generale. Ci troveremo tutte e tutti insieme con un'unica domanda per il nostro Sindaco: “Si scrive acqua, si legge democrazia?” Comitato Provinciale Acqua Bene Comune - Reggio Emilia tel: 3491967628 - 3356280853 - 3481408149 mail: acquapubblica.re@gmail.com web: http://www.acquapubblica.re.it/ youtube: http://goo.gl/PPqdO facebook: http://www.facebook.com/groups/acquapubblica.re/ twitter: https://twitter.com/#!/AcquapubblicaRE FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA http://www.acquabenecomune.org/ Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR Parma, 13 novembre 2012 Sono passati 71 Giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren 81 Giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani 897 Giorni dalla richiesta del piano economico finanziario dell'inceneritore 191 Giorni dalla data prevista di accensione dell'inceneritore di Parma 175 Giorni dal voto amministrativo che ha fatto vincere il no all'inceneritore

lunedì 12 novembre 2012

Stop alle cave d'amianto

Occorre bloccare subito le nuove concessioni La regione è indirizzata alla chiusura totale delle cave ofiolitiche, quelle da dove si estraggono le pietre verdi, ricche di amianto, e quindi pericolose per la salute, presenti anche nella nostra provincia. Siamo pienamente consapevoli del valore “politico” dell’atto regionale di queste ultime settimane. Riteniamo sia una conferma della fondatezza di quanto andiamo ripetendo incessantemente dal luglio del 2008, per anni inascoltati. Ora si tratta di evitare che un piano di chiusura dilatato nei tempi assuma i caratteri dell’ennesima beffa. Una logica seria vorrebbe che come primo atto del piano di dismissioni si proceda al blocco immediato del rilascio di nuove concessioni, nei comuni dove sono presenti questa cave, come in quello di Bardi. Confidiamo che gli amministratori, le forze politiche, i media che hanno sostenuto i comitati in questa battaglia di verità lungamente negate, continuino a essere fattivamente con noi. Un grazie sincero alla direzione giornalistica di RTV per il lavoro informativo che ha saputo svolgere su questo tema scabroso, nascosto e negato in primis proprio da chi avrebbe dovuto tutelarci. Un’ultima considerazione per Giancarlo Castellani il quale spende malamente i suoi ultimi giorni da assessore ripetendo una litania che lo squalifica. Evidentemente non ha ancora capito, ma non importa. Continuare a mettere sui piatti della bilancia il posto di lavoro insieme alla salute non ha più alcun senso. Tutti abbiamo diritto ad un lavoro sano, senza incertezze. La storia di Taranto dovrebbe avere insegnato tante cose. Fabio Paterniti Rete Ambiente Parma 12 novembre 2012 www.reteambienteparma.org - info@reteambienteparma.org comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle – associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense

Cartoniadi, in gara per l'ambiente

Sfida tra Parma, Piacenza e Reggio. Chi ricicla di più? Il successo della raccolta differenziata dipende da un servizio ben organizzato, ma anche dall'impegno di tutti i cittadini. Le Cartoniadi, manifestazione unica nel suo genere in Italia ed in Europa, puntano proprio a valorizzare l’impegno della collettività verso un obiettivo comune: una più corretta gestione dei rifiuti. Per un mese, comuni della stessa regione si sfidano a colpi di carta e cartone per decretare il campione del riciclo. La sfida mira ad aumentare, nel mese di competizione, la quantità e la qualità (meno frazioni estranee che compromettono il riciclo) della raccolta differenziata di carta e cartone, consolidare i dati di raccolta, nei mesi successivi alla competizione, rispetto alle quantità e alla qualità, sensibilizzare i cittadini sulle tematiche ambientali, in particolare sulla raccolta differenziata, e dare loro la possibilità di intervenire con azioni concrete, rassicurare sul corretto funzionamento del ciclo di carta e cartone (tutto quello che viene raccolto viene effettivamente avviato a riciclo) I comuni che partecipano alle Cartoniadi conseguono mediamente questi risultati: + 30% nella raccolta di carta e cartone durante la competizione, consolidamento a +15%, rispetto al dato pre-gara, nella raccolta di carta e cartone durante i mesi successivi. In palio per il vincitore un premio in denaro, 30 mila euro, che deve essere utilizzato obbligatoriamente a favore della collettività: riqualificazione di aree pubbliche, libri e/o computer per le scuole, illuminazione fotovoltaica, mezzi elettrici, laboratori educativi per i ragazzi delle scuole. La gara tra i comuni di Parma Piacenza e Reggio è iniziata il 1° novembre e si concluderà allo scadere del mese. Le raccomandazioni del gestore riguardano in particolare il porre attenzione ad un corretto conferimento di carta e cartone, ponendo particolare attenzione ad evitare materiali estranei, in modo da incrementare la qualità del riciclo. Ad esempio fare attenzione a non mettere nella carta gli scontrini dei registratori di cassa, che essendo in carta termica possono rovinare la fase del riciclo, togliere nastro adesivo e punti metallici dai cartoni da imballaggio prima di conferirli, non mettere carta sporca o con residui di cibo all'interno dei cassonetti, evitare di conferire fazzoletti di carta, che essendo composti per lo più di materiale anti spappolamento, sono difficilmente riciclabili e carta oleata. I prodotti realizzati in carta e cartone riciclati sono ormai una infinità come infinite sono le aziende che hanno deciso di impiegare questo materiale come materia prima per la loro produzione. Da uno studio Ipsos-Comieco emerge che 1 italiano su 2 getta nella differenziata gli scontrini, mentre il 27% degli intervistati, sbagliando, manda alla differenziata la carta sporca di cibo (31% nel 2009), i giornali ancora avvolti nel cellophane (25%) e i fazzoletti di carta (17%). Piccoli errori che, se opportunamente modificati, garantirebbero comunque un incremento della qualità della raccolta. Strategico, insomma, appare il ruolo di iniziative come le Cartoniadi per lanciare messaggi chiari ai cittadini e migliorare così il processo di differenziazione di carta e cartone, contribuendo positivamente al miglioramento della qualità della vita di tutto il Paese (basti pensare che dal 1999 al 2011, grazie alla raccolta differenziata di carta e cartone, è stata evitata l’apertura di 248 nuove discariche, di cui 26 solo nel 2011). Riciclare carta e cartone è un dovere, farlo bene un vanto per la comunità. Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR Parma, 12 novembre 2012 Sono passati 40 Giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren 80 Giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani 896 Giorni dalla richiesta del piano economico finanziario dell'inceneritore 190 Giorni dalla data prevista di accensione dell'inceneritore di Parma 175 Giorni dal voto amministrativo che ha fatto vincere il no all'inceneritore

domenica 11 novembre 2012

Greetings from Rubbiano


A Rubbiano spirano i venti autunnali.
L'aria ancora tiepida consiglia la classica passeggiata all'aria aperta.
Tra lo scorrere ritmato delle automobili lungo l'autostrada, e il frinire dei camini.



Possenti sbuffi che accompagnano perennemente la vita di Rubbiano (e di Fornovo, Varano, Medesano, Ramiola).
Un destino, una condanna, un respiro che oggi accompagna anche le ricette prelibate del fiammante stabilimento, che acquista a km zero, per la gioia degli affezionati clienti.
Arriva l'autunno, l'inverno è alle porte.
Dal camino i soliti segnali di fumo.
E dalle istituzioni il solito, colpevole, silenzio.
Saluti da Rubbiano.

Fidenza, le fabbriche della morte


Il 29 novembre un incontro per capire

Si svolgerà il prossimo 29 novembre, alle 20,30, presso il centro giovanile ex macello di via Mazzini 4 a Fidenza, l'incontro “Fidenza S.I.N., il sito inquinato di interesse nazionale”.
Alla serata, organizzata dal Movimento 5 Stelle di Fidenza, parteciperanno Edoardo Bai, del comitato scientifico di Legambiente, Pier Paolo Poggio, direttore della fondazione Micheletti di Brescia, Marino Ruzzenenti, collaboratore della stessa fondazione.



Durante l'incontro verrà presentato il libro “Il caso italiano: industria, chimica e ambiente”.
Fidenza risulta tra i siti di interesse nazionale per la situazione ambientale compromessa da un pesante inquinamento ambientale.
In regione insieme a Fidenza ci sono i casi di Sassuolo e Scandiano.
In Italia i siti maggiormente inquinati sono 57, luoghi dove di muore di più rispetto al resto d'Italia e dove è urgente una bonifica ambientale che riporti lo stato dell'ambiente a livelli accettabili.
Tra i SIN italiani Taranto, dal 1990 dichiarata ad altro rischio ambientale, Colleferro, dove da 50 anni la discarica avvelena aria, acqua, terreni, Crotone, le scuole dei veleni costruite con materiali edilizi avvelenati, Broni, il paese fatto d'amianto dove non si contano i tumori, Gela, sede del petrolchimico, con il record di nascite con malformazioni, Grado, con l'acqua al mercurio, 100 volte sopra la norma, a causa dell'industria tessile, Mantova e il suo petrolchimico, la Caffaro a Brescia.
Gravi emergenze ambientali e sanitarie che hanno coinvolto anche la nostra provincia con l'area di Fidenza, inquinata dall'attività industriale della Cip e della Carbochimica, adiacenti poli produttivi nella zona nord della città.

La Compagnia Italiana Petroli, fallita nel 1969, ebbe come principale attività la produzione di acido fosforico, fertilizzanti, piombo tetraetile.
La Carbochimica, fallita nel 2004, utilizzava per la produzione su scala industriale idrocarburi policiclici aromatici (Ipa),
I Sin italiani rappresentano il 3% del territorio nazionale.
Nel corso di un’audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, Loredana Musumeci, Direttrice del dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell'Istituto Superiore Sanità, ha confermato la gravità degli impatti sanitari dei SIN (Siti d’Interesse Nazionale) ovvero delle aree dismesse che da anni attendono di essere bonificate.
Lo stesso ministero della Salute ha condotto lo studio Sentieri in 44 dei 57 Sin nazionali, i cui risultati sono stati di recente al centro del dibattito per la conferma della grave situazione di Taranto con incrementi di tumori a due cifre.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 novembre 2012

Sono passati
39
Giorni dalla scadenza del contratto di servizio con Iren
76
Giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani
895
Giorni dalla richiesta del piano economico finanziario dell'inceneritore
189
Giorni dalla data prevista di accensione dell'inceneritore di Parma
174
Giorni dal voto amministrativo che ha fatto vincere il no all'inceneritore