sabato 7 marzo 2015

Dentro il camino

Gcr in visita all'inceneritore di Parma

Avevamo chiesto di osservare l'inceneritore dal di dentro fin dalla sua apertura e finalmente, in un
ventoso pomeriggio di inizio marzo, ci presentiamo infreddoliti ai cancelli.
Ad accoglierci Mauro Pergetti, l'ingegnere direttore della progettazione impianti di Iren, con Antonio Manente dell'ufficio stampa e Luciano Bussoni, addetto alla sicurezza.


Il primo confronto si svolge nella saletta adiacente l'ingresso dei camion, dove Pergetti ci presenta
la carta di identità di questo inceneritore da 130 mila tonnellate, che la Provincia di Parma ha
coccolato e fatto nascere, stigmatizzato da una recentissima pronuncia dell'Autorità Anticorruzione, proprio un mese fa, che riportava anche il giudizio della Commissione Europea del 2011 dove si ribadiva l'illegittimità dell'affidamento a Iren della costruzione dell'inceneritore.
Ma, si sa, è l'Italia: sempre in ritardo giunge la verità.
L'inceneritore è una grande caldaia in cui vengono bruciati rifiuti di ogni genere.
La complessità dell'operazione, oltre gestire al meglio la combustione stessa, emerge a rogo
ultimato.
Le altissime temperature cercano di distruggere il maggior numero possibile di molecole pericolose
formatesi bruciando materia, ma riducono la dimensione del particolato e lo rendono più pericoloso.
In testa al processo la poltiglia nauseabonda che viene scaricata per tutto il giorno dai mezzi adibiti
alla raccolta.
Sa di putrido e ti prende in gola, ammorba l'aria circostante, invadendo anche la sala controllo ai
piani alti, dove alcuni operatori sovrintendono ai processi, anche se, praticamente, sono del tutto
superflui.
L'inceneritore è un robot che opera in solitudine ed autonomia, si auto controlla.
Secondo la Vas predisposta dalla stessa Enia prima della costruzione, oltre 3 tonnellate di polveri
sottili si liberano in aria ogni anno.
In uno dei luoghi già più inquinati al mondo non è certo cosa da poco.
L'impianto è connesso alla rete di teleriscaldamento cittadina e contribuisce con il calore prodotto
dai rifiuti a scaldare le case allacciate, sostituendo in parte le centrali cittadine di via Lazio e via
Santa Margherita.
Il rovescio della medaglia è che l'inceneritore, scaldando l'acqua tutto l'anno, fa circolare nella rete
acqua surriscaldata anche durante le torride estati: una bevanda bollente al posto di un ghiacciolo.
I piani predisposti sempre dalla stessa Enia prevedevano di spegnere 7 mila caldaie domestiche,
ma questo traguardo non è stato raggiunto nemmeno da lontano.
E non ci sono nuovi allacci all'orizzonte.
Dal nostro punto di vista l'inceneritore è soltanto una macchina che trasforma i rifiuti, non li
distrugge, né li fa sparire come un mago d'antan.
Come le stufe a legna che scaldavano le nostre case, riduce di molto il volume di ciò che viene
incenerito, ma bruciando materiali eterogenei ne incrementa molto la tossicità, delle ceneri e del vapore della combustione.
Nessuno infatti brucia plastica nelle stufe di casa!
L'inceneritore crea a sua volta rifiuti, e li crea particolarmente pericolosi.
Il trattamento dei fumi è la parte più costosa di tutto l'edificio.
Calce e carbone attivo irrorano inizialmente le emissioni in arrivo dalla camera di combustione.
Poi un primo filtro a maniche intercetta i fumi per bloccare le molecole pericolose formatesi durante il processo: gas acidi, diossine, furani, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici.
Entra poi in gioco un secondo miscelatore a secco che apporta bicarbonato di sodio e altro carbone
attivo.
Segue un ulteriore filtro a maniche, per una ulteriore rimozione dei veleni.
A fine processo è attivo un abbattitore degli ossidi di azoto (DeNox Scr) che addiziona i fumi con
ammoniaca (prima che i fumi raggiungano il camino di 70 metri e vengano liberati in atmosfera).
Quattro stadi di trattamento dei fumi, a conferma definitiva della loro pericolosità.
Il volume dell'aria sporca in uscita è enorme: 144 mila metri cubi all'ora, per 24 ore al giorno, per 8 mila ore all'anno.
L'altezza del camino cela il tentativo di disperdere il più possibile l'emissione, in modo da non
concentrare gli inquinanti nei pressi dell'impianto e favorire l'opera dei venti.
Ciò che è trattenuto dei filtri a maniche è ovviamente particolarmente tossico e pericoloso.
Al punto che le scorie (polvere volanti) vengono trasferite in impianti dedicati in Germania (miniere
di salgemma), allontanate per l’eternità.
Avete letto bene, Germania.
E pensare che i sostenitori dell'impianto gridavano allo scandalo perché Parma, senza inceneritore, portava rifiuti fuori provincia: fino a Reggio! Fino a Modena!
Sotto la griglia di combustione invece si accumula altro rifiuto ancora, le scorie pesanti.
Sono circa il 22-25 % del materiale combusto e vengono avviate a recupero nei cementifici.
Anche in provincia di Parma, dove è attivo un impianto a Noceto, dove viene miscelato nella
produzione del clinker.
Entrano rifiuti, escono rifiuti trasformati, più ridotti ma più nocivi. Ridotti poi per modo di dire,
dato che si devono considerare le migliaia di metri cubi di aria emessi in atmosfera, con relativi
inquinanti che si accumulano nel tempo.
Il controllo delle emissioni viene effettuato monitorando una serie di inquinanti.
Ossidi azoto e di zolfo, monossido di carbonio, carbonio organico totale, acido cloridrico,
fluoridrico, Pm 10, polveri totali, ammoniaca.
Nei monitor collocati nei comuni limitrofi, e on-line sulla pagina web dedicata, viene indicato il
dato medio del giorno precedente.
L'Aia (le regole indicate dalla Provincia nel 2008) ha imposto target più stringenti rispetto alle
normative di riferimento.
Periodicamente, ogni quadrimestre, vengono campionati anche altri inquinanti, tra i quali le
diossine, i furani, gli Ipa, i metalli, il mercurio.
Tre immense caldaie a gas metano vengono mantenute sempre accese per intervenire in caso di
black out dell'impianto o picchi di fabbisogno.
Tecnici svizzeri erano al lavoro sulla linea 2, spenta da dieci giorni, per un anomalo dato del
monossido di carbonio, che a seconda dei giorni riporta un dato triplo, quadruplo o anche superiore
rispetto alla linea numero 1.
La cattedrale nel deserto è praticamente vuota.
Nel corso della visita rari incontri umani.
All'impianto bastano a avanzano 3 persone, il resto è manutenzione e trasporto di rifiuti, in arrivo o in partenza.
A noi, quando osteggiavamo l’impianto, ci accusavano di essere contro i posti di lavoro!
Come se l’inceneritore avrebbe portato decine e decine di nuove assunzioni.
Sotto l'impianto spuntano stecchi.
Attraverso i giornali ci avevano mostrato un immenso e rigoglioso bosco, ma di quello restano solo striminziti pezzi di legno senza foglie. Ma chi si ricorda ancora le promesse?
Rimane, nel rosseggiare delle luci intermittenti al camino, la sensazione di un enorme, gigantesco
spreco.
Ci voltiamo a guardare l'enorme opera di ingegneria, ricca di risorse finanziarie ed ingegno e
ci chiediamo ancora una volta perché non si sia invece investito nel riciclo, in nuove tecnologie per provare, almeno una volta, ad arrivare prima degli altri Paesi, e magari creare davvero posi di lavoro, che qui non ci sono, inceneriti insieme ai rifiuti.
La raccolta differenziata crea occupazione, non inquina, non distrugge materia e non ha bisogno di una miniera di salgemma in Germania per nascondere le sue polveri.

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