Per i cittadini delle nostre città schiacciate dallo smog non è certo una buona notizia. Superare i valori di Pm 10, che ogni anno Parma, come tante altre città del Nord, ha la pessima abitudine di ripetere decine di volte, andando ben oltre i limiti di legge, è deleterio per la salute.
Niente di nuovo, fin qui.
E' nuova invece la relazione tra aumento delle polveri sottili e incidenza di una tra le malattie più infide dell'occidente: il diabete.
Uno studio epidemiologico condotto negli Stati Uniti ha provato la correlazione tra diabete negli adulti e inquinamento atmosferico da polveri sottili.
Eravamo tutti abituati a pensare all'inquinamento dell'aria come a una causa scatenante per le malattie respiratorie e il nuovo studio, basato sulle Pm 2.5, polveri ultrasottili, ha invece scombussolato l'ambiente scientifico perché fa capire di come la qualità di ciò che respiriamo incida su tutto l'organismo e non solo sull'apparato respiratorio.
I dati sono stati pubblicati sul numero di ottobre di Diabetes Care ed evidenziano un aumento dei oltre il 20% nella prevalenza del diabete nelle aree urbane dove la presenza delle Pm 2.5 è maggiore.
Il legame tra smog e diabete è rimasto invariato anche dopo l'eliminazione dei fattori di rischio come obesità e etnia.
Allison Goldfine, ricercatore del Joslin Diabetes Center e coautore dello studio osserva: “molti fattori ambientali possono contribuire al diabete negli Stati Uniti e nel mondo. Mentre molta attenzione è stata correttamente attribuita a comportamenti come l'eccesso calorico e la sedentarietà, altri fattori possono fornire nuovi approcci nella prevenzione del diabete”.
La manifestazione di questa malattia si presenta tra l'altro a concentrazioni di Pm 2.5 inferiori ai limiti in vigore negli Stati Uniti, livelli più restrittivi di quelli europei.
I ricercatori statunitensi che hanno elaborato lo studio “Association between fine particulate matter and diabetes prevalence in the U.S.” sono 5 e provengono da istituzioni quali il Mit di Boston, l'Harvard Medical School, la Yale University di New Haven, Connecticut.
La loro serietà e competenza non sono quindi in discussione.
Le conclusioni cui sono giunti gli studiosi americani sono particolarmente preoccupanti se riportate alla situazione di Parma. Gli inceneritori infatti sono i maggiori responsabili dell'emissione di Pm 2.5 e l'impianto in costruzione a Ugozzolo emetterà in atmosfera, ogni anno, oltre 3 tonnellate di particolato fine Pm 10, al cui interno è contenuto il particolato ultrafine 2.5, che nemmeno i migliori sistemi di filtraggio sono in grado di bloccare.
Un bel aerosol ci aspetta a nord della città. Prepariamoci.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 ottobre 2010
-573 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+133 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?
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