giovedì 3 marzo 2011

Chi ha scelto la grandezza dell'inceneritore?

Il Piano Provinciale Gestione Rifiuti (PPGR) si occupa della programmazione delle politiche di gestione dei rifiuti a livello provinciale.
Nel 2005 la Provincia di Parma ha adottato, dopo un lungo iter, il proprio strumento di pianificazione per il nostro territorio in materia di materiali di scarto.
A pagina 77 della relazione illustrativa il PPGR afferma come sia necessario “prevedere la realizzazione di un impianto dedicato all’utilizzo energetico della frazione residua in grado di soddisfare il fabbisogno d’ambito a regime (circa 65.000 t/a di frazione secca di origine urbana)”.



Deduciamo quindi che si sia data una chiara indicazione sulle dimensione dell'impianto di trattamento termico della frazione residua.
Ma nelle pieghe di questi strumenti ci si può infilare di tutto.
Durante l'iter di approvazione del PPGR è stata inoltrata da enti e privati una serie di osservazioni e riserve, che hanno trovato nel dicembre del 2004 la risposta puntuale dell'ente.
Tra queste la numero 4 era proprio di Amps Ambiente, la quale esprimeva la convenienza di costruire un impianto doppio rispetto ai calcoli del piano, per rispondere anche all'intenzione dell'azienda di trattare i rifiuti speciali.
Le richieste di Amps verranno approvate nel dicembre dello stesso anno, accogliendo le indicazioni sulla taglia dell'impianto di incenerimento.
Questo è il passaggio che conferma che la scelta della dimensione dell'impianto è stata fatta proprio dalla Provincia di Parma e non dal Comune, come invece sostiene Bernazzoli.
La scelta delle 130 mila tonnellate, suggerita da Amps, è stata avallata dalla Provincia.
Il testo che proponiamo è un po' lungo e in lingua politichese, ma vale la pena soffermarsi sullo slalom di parole, che dicono e non dicono che l'inceneritore sarà il doppio del richiesto.
“Il piano deve contenere la previsione del fabbisogno impiantistico relativo ai rifiuti urbani. Pertanto, rappresentano un suo contenuto obbligatorio le elaborazioni necessarie a quantificare le esigenze derivanti dal comparto dei rifiuti urbani che il sistema impiantistico dovrà essere in grado di soddisfare. In linea con questa impostazione il PPGR non determina il dimensionamento degli impianti di trattamento”.
Chiaro no? Deve ma non lo fa!
Il piano “...identifica la loro tipologia (selezione, biostabilizzazione, trattamento termico) e fornisce una serie di criteri per orientare la fase di progettazione, precisando che la potenzialità complessiva degli impianti deve essere determinata nell’ambito della valutazione di impatto ambientale. Tra i
criteri di cui sopra il PPGR sottolinea “la priorità al recupero energetico della frazione combustibile” , intesa come opzione che consente di minimizzare il ricorso alla discarica, è pertanto evidente che ulteriori flussi, rispetto a quelli indicati nel piano adottato, che presentassero
caratteristiche adeguate potrebbero essere utilmente avviati al trattamento termico (es. scarti derivanti dalla raffinazione della FOS, ingombranti con elevato potere calorifico ma non avviabili a recupero di materia), mirando contestualmente al perseguimento dell’obiettivo dichiarato di
“soddisfare il principio di autosufficienza su tutta la filiera della gestione”. In merito allo scenario da considerare per il dimensionamento dell’impianto di trattamento termico si conferma
l’opportunità di assumere come riferimento la previsione di fabbisogno”.
Ecco che tornano le 65 mila tonnellate ma, udite udite.
“...precisando che dovrà essere garantita la necessaria flessibilità, considerate sia la riconosciuta complessità di tali scelte che l’esigenza di fornire risposte adeguate ai fabbisogni stimati anche nella fase transitoria. In tal senso si sottolinea l’utilità di progettare un impianto in grado di rispondere anche alle esigenze di trattamento termico derivanti dal comparto rifiuti speciali aspetto che il piano non può sviluppare con indicazioni cogenti, ma che, oltre a corrispondere ad uno degli indirizzi prioritari fissati per tale comparto, potrebbe rappresentare un ulteriore elemento di flessibilità del sistema. Pertanto, si ritiene opportuno accogliere in parte quanto richiesto dal Proponente, rivedendo le previsioni di fabbisogno del comparto rifiuti urbani in coerenza con le controdeduzioni ai precedenti punti 1 e 2 e precisando ulteriormente i criteri, che devono informare la fase di progettazione secondo quanto sopra riportato”.
Con un chiaro, lineare, con poche parole semplici, è un sì al forno doppio.
Quindi un piano che si deve occupare soltanto della gestione dei rifiuti urbani entra a gamba tesa nella gestione degli speciali che non gli compete.
E indica, a seconda della riga in cui si legge, la taglia del gingillo in costruzione a Ugozzolo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 3 marzo 2011
-430 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+276 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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